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Il romanzo del Sei nazioniL’OVALE AZZURRO

Della stessa collana2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIU’ QUI

Ideazione e coordinamento editoriale: Stefano Tamburini

A cura di: Fabrizio Zupo

Copertina e progetto grafico: Federico DeiddaRealizzazione tecnica: Fabio Di Donna

Foto: Archivio Corbis e La Presse

Finegil Editoriale SpaDirettore Editoriale: Luigi Vicinanza

© Gruppo Editoriale L’Espresso, via Cristoforo Colombo, 98 - 00147 RomaTutti i diritti di Copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge

Finito di realizzare il 13 febbraio 2014

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Il romanzo del Sei nazioniLa nazionale di rugby e le sue avventurenel torneo più bello del mondo

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L’ovaleazzurro

a cura di Fabrizio Zupo

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A Piero Rinaldi,compagno di lunghi viaggi rugbisticie fotoreporter.

Questo libro è dedicato a Piero Rinaldi, scomparso a Padova il 4 febbraioall'età di 65 anni, da oltre 40 anni fotografo di cronaca con la sua agenziaCandid Camera per quotidiani e fedele documentatore di rugby per diversiquotidiani veneti, riviste specializzate e libri. Rinaldi ha seguito quattro coppedel mondo di rugby a partire dalla prima edizione nel 1987 in Nuovo Zelanda,oltre a mondiali under 20 e universitari, e per tre decenni la nazionale italianadi rugby nei test in Italia e in tour in Europa e nel mondo. Dal 2000 ha seguitoil torneo delle Sei nazioni. È tra i fondatori del club ad inviti del XV dellaColonna di Padova, selezione veneta che ha incontrato i maggiori clubcontinentali sino a sfidare gli All Blacks di John Kirwan nel 1991. (f.z.)

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N

INTRODUZIONE

Un torneoche profuma di ritodi Stefano Tamburini

on c’è niente al mondo, in nessun altro sport, chesomigli a questo Torneo delle Sei nazioni, nato comeQuattro nazioni nel lontano 1883. E certo non solo

perché questo sia il torneo più antico. C’è qualcosa di speciale, dimagico – appunto di unico – in questa serie di 15 partite giocateda 15 giocatori contro 15 che si gioca una volta all’anno in untempo relativamente ristretto, un mese e mezzo. Questo sportha ovviamente la sua massima espressione nel Mondiale perchéinspiegabilmente non trova spazio alle Olimpiadi ma in Europanon c’è altro che tenga: è il Sei nazioni che regala il trofeo piùambito. Si gioca da 131 anni ed è stato iniziale accademiabritannica, con i francesi aggiunti nel 1910 e gli azzurri solo nel2000. Gli altri vengono considerati, e certamente lo sono, nondegni di esserci. Ma per capire quanto sia difficile e quanto siaparticolare questo torneo, i francesi hanno dovuto attendere 49prima di vincerlo. E gli azzurri ancora non sanno quandopotranno realmente ambire a farlo.Eppure, dai t imori iniziali per non riuscire a riempire lo stadioFlaminio, adesso siamo comunque al “ tutto esaurito” o quasidello stadio Olimpico. Questo Sei nazioni per il rugby, qui inItalia, è un po’ come l’attività di un grande tenore comeLuciano Pavarotti per la lirica. Il personaggio che diffonde lamusica “alta” e la porta fuori dal ristretto cerchio dei melomaniqui è rappresentato dal torneo dalla formula magica: entrambiavvicinano, attraggono persone nuove. E dallo scambio tutti ciguadagnano: il rugby, che accresce la propria popolarità; quelliche si avvicinano perché lo spettacolo, rare eccezioni a parte, èsempre qualcosa di speciale.Certo, ci sono quelli che storcono il naso, che pensano che

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siccome questo torneo non possiamo e forse non potremovincerlo mai o chissà quando, allora è inutile partecipare.Sciocchezze, certo, ma son sempre parole al vento che girano.Pesano poco ma danno fastidio: nessuno si sogna di mettere indubbio la partecipazione del Costa Rica al Mondiale di calcio, disicuro si sa che non potrà mai vincerlo, però ci va. E come, se civa. Lo sport – e il rugby in questo è molto avanti – dovrebbeessere una scuola di vita ancor prima che una scuola di tecnica. Sisa che dall’altra parte c’è un avversario ma non un nemico, eche più è forte e più potrà aiutare a migliorarti. E poi, nonnascondiamolo, molti che erano ossessionati dalle immagini diviolenza gratuita regalate dal calcio si sono appassionati a questiatleti che non si risparmiano colpi duri ma onesti – puòsembrare una contraddizione ma certo non lo è – e che animanopartite che in realtà sono battaglie. E si sono appassionati anchealla pace che anima il pubblico: avversari che seguono insieme lapartita, che prima, durante e dopo bevono alla salute di vinti evincitori.Così, questa magia che sembra quasi un rito, con passionecrescente, è arrivata al quindicesimo anno con gli azzurri. Ilcollega Fabrizio Zupo ha scritto la storia dei primi 13 tornei chetrovate in questo volume e ha dato un decisivo contributo araccontare quella del 14esimo. Qui Zupo non vi farà “vedere”solo le imprese sportive e gli aspetti tecnici ma anche esoprattutto l’aspetto umano; prima nell’inseguimento a questapartecipazione, all’ammissione al salotto buono; e poi anchenella ricerca dei migliori risultati possibili.Ci sono stati momenti buoni e momenti meno buoni, fino allegrandi gioie del 2007 e, soprattutto, del 2013. Al torneo 2013 –quello dello scorso anno, appunto il 14esimo – abbiamo dedicatoun eBook a parte, perché è un ricordo fresco e necessitava più diuna raccolta di ritagli di cronaca che di un racconto storico.Possiamo comunque dire che nella grande storia del torneo piùantico del mondo, c’è un piccolo romanzo che puòappassionare, quello della partecipazione italiana al Sei nazioni.Abbiamo chiamato “L’Ovale azzurro” questo volumeelettronico, per rappresentare qualcosa che prima non c’era –

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almeno in questa forma e sostanza – e che adesso invece è solidarealtà. Anzi, dallo scorso anno, come recita il t itolo dell’altroeBook (“Cenerentola non abita più qui”), gli azzurri nonsembrano più gli ultimi arrivati. Cosa accadrà da qui in avanti celo dirà il resto del romanzo. Intanto godiamoci questa primaparte della storia, comunque una bella storia.

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PRIMA PARTE

Il biennio d’orodella Nazionale

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FRANCESCO “COCO” MAZZARIOL FESTEGGIA FRA IL PUBBLICO SUBITO DOPOLA VITTORIA A GRENOBLE SULLA FRANCIA (32-40) IL 22 MARZO 1997 AGRENOBLE

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1995-1997

L’exploit di Grenobleche apre le portedel Cinque nazionidi Fabrizio Zupo

Sono già passati 19 anni dall’inizio dell’era Pro nel Rugby a 15nata, dopo 172 anni di dilettantismo, nell’estate del 1995 unpaio di mesi dopo la chiusura del Mondiale in Sudafrica, quello diMandela o di “ Invictus” come viene ricordato dopo il film diClint Eastwood.Il rugby in Italia è semidilettantistico fuorché per l’eccellenza didue club: il Milan con Diego Dominguez e il Benetton Trevisocon campioni indimenticabili come Ivan Francescato. Due vette,due franchigie ante lit teram, il corpo stesso della Nazionaleazzurra. Lì finiscono tutti i talenti d’Italia che George Coste, ilct della svolta rimasto in sella dal 1993 al 1999, indica comepossibili talenti azzurri.Fra rimborsi della Federazione e gli stipendi dei club, chi entra inquesto giro può per la prima volta scrivere sulla carta d’identità:professione rugbista. E per un breve lasso di tempo la forbice fral’élite azzurra e i colleghi europei è chiusa, per piccoli trattiaperta a vantaggio dei rugbisti nostrani (parliamo di un gruppo di30/40 atleti). Un superclub con cui Coste miete vittime nelbiennio 1995-1997 costringendo le Union a correre ai ripari.Se per Francia e Inghilterra la risposta sta semplicemente nelcorreggere le formule dei propri campionati (il Top 14 esoprattutto la Premiere League), lasciando che il libero mercatoe la concorrenza faccia il resto (per la prima volta iprofessionisti dell’altro codice, il rugby league a XIII, sonoattratti dal rugby Union a 15 e non viceversa come in sempre inprecedenza, in un secolo esatto dalla scissione del 1895), lefederazioni celtiche Galles, Irlanda e Scozia non hannosingolarmente la "massa critica" per produrre quell’appealeconomico e pubblicitario per finanziare lo sport di alto livello.

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Finché non decidono raggruppare le forze e moltiplicare i bacinipubblicitari unendosi in quella Celtic League che porterà lefranchigie a vincere molte edizioni di coppe europee e le loronazionali a emergere nel nuovo Sei nazioni.Il Caso emblematico nei nostri confronti è rappresentatodall’Irlanda che dalla batosta a Dublino del 1998 di cui faremocenno, non ha più perso contro l’Italia sino alla primaverascorsa (quindici lunghi anni).Ma prima che la forbice del divario si riaprisse a nostrosvantaggio, gli azzurri hanno saputo approfittare dellacongiuntura e dare una spallata al portone del torneo sportivopiù antico al mondo.Battere nell’arco di un biennio 1995-97 Scozia, Irlanda (duevolte) e Francia reduce da una settimana dal Grande Slam delCinque nazioni non poteva essere un risultato da poter eludere. Ilnostro Cinque nazioni “ombra” aveva cambiato gli equilibri e aiprimi del 1998 arriva il sì dal summit di Parigi e apre il cantieredel Sei nazioni.

Ma andiamo con ordineDapprima i risultati. Quelli positivi, stringendo in campo europeo,perché nei confronti novembrini con le potenze dell’emisfero Sudsi subiscono sonore batoste. Lì il professionismo con il suo TriNations e il Super Twelve per le province ha messo il turbo a unprimato che si perde nella storia di questo sport.Il ‘95 si apre con una sconfitta di misura (18-16) a Perth inScozia, poi si vince a Treviso contro l’Irlanda (22-12), alMondiale registriamo la minor sconfitta di sempre (sino adallora) contro gli inglesi (27-20) e c’è la vittoria pur contestata(Dominguez chiama palla in spagnolo e segna al 77’)sull’Argentina per 31-25.Nel 1996 siamo sotto di 5 punti a Cardiff (31-26) con il Galles eperdiamo la rivincita a Roma di 9 (22-31).Ma dal 4 gennaio 1997 al 24 gennaio 1998 inizia un’altra storia:Irlanda battuta a Dublino per 29-37, il 22 marzo a Grenoble cadela Francia stellare di Villepreux per 32-40 (si tratta della finale

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del Fira, dove i galletti arrivano con la formazione maggiore), sipareggia con l’Argentina e si strapazza la Romania, perdiamo30-19 la rivincita in Coppa Latina contro i bleus, ma dicembreinfliggiamo a Bologna un 37-22 all’Irlanda e a gennaio è 25-21contro la Scozia. La serie si interrompe sotto di tre punti aLanelli contro il Galles (23-20). La decisione però è presa. AParigi le cinque federazioni più forti accolgono l’Italia eindicano il 2000 come data di partenza.

Grenoble 22 marzo 1997La crescita dell’Italia è preannunciata nelle sfide natalizie acavallo dell’anno. Sono il segno di una svolta mentale. Il gruppoazzurro di Massimo Giovanelli acquisisce il “software” dellavittoria che ti indica una via da seguire, quando prima in generecedevi. La differenza fra vittoria e onorevole sconfitta è piccolama il salto da fare è lunghissimo. È una mentalità che salva quandole due squadre vanno in riserva fisica e solo la testa ti permette diessere lucido, continuare a fare sempre lo stesso gesto, arrivare aplaccare, non buttare via i palloni, non entrare nel panico.Dal canto suo Coste usa delle tecniche allora ancora in faseembrionale nel rugby: acquisisce i videotape degli avversari estudia tutto, dal nome delle preziose “giocate” in touche, aglischemi più frequenti utilizzati in attacco. Gli azzurri sanno dovee come colpire. La vittoria è fatta di questi dettagli e oggi ilvideoanalist è una professione.A dicembre 1996 gli scozzesi guidati dalla coppia Redpath eChalmers, aprono il salotto buono di Murrayfield (prima sigiocava altrove) e i ragazzi di Coste (nella famiglia s’è inseritoda poco Walter Cristofoletto, 32 anni trevigiano, già un anzianoper la serie A) li trafiggono 29-22, in una giornata che segnaanche il ritorno di Marcello Cuttit ta.Passa il Natale e due settimane dopo, il 4 gennaio, a Dublino ilnuovo colpo. Grazie a Stoica (un rumeno emigrato da bambinoin Italia con la famiglia) un centro alto e grosso come unaseconda linea, un vero ariete che spiana la strada fra i trequarti,il nostro reparto arretrato (la cavalleria) va in paradiso con una

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doppietta di Vaccari e mete di Dominguez e Maus Cuttit ta.L’Irlanda va sotto per 37-29.L’anno inizia nel migliore dei modi è sta per cambiare il destinodell’Italia facendola saltare in corsa sul treno del Sei nazioni chechissà quando mai sarebbe ripassato. La primavera si apre conquesta partita che, come tutte le sfide fra Italia e Francia è validaper il campionato Fira: da qualche edizione di svolge su basebiennale. Quella di Grenoble è la finale di Coppa Europa e per laprima volta mette di fronte la più fortedel Cinque nazioni e l’emergente del Fira, considerata una serie Beuropea. Per i ct Villepreux e Skrelà, la partita viene presa comeuna passerella dei Bleus. Allo stadio viene distribuita una spillettaartigianale, con la foto dei campioni e la scritta “grand chelem”(grande slam in francese) centrato la settimana prima.Diciamo che sotto le Alpi si deve svolgere una celebrazione e gliazzurri sono degni solo di essere dei coinvitati, dei simpaticiemergenti con cui festeggiare, buoni solo nel ruolo di sconfittipredestinati.Ma siamo a Grenoble come dice un detto popolare “Ne parlezmoi de Grenoble” che sarà pure il t itolo con cui Tf1 darà lanotizia della sconfitta. Mentre in Italia il Tg1 apre i t itoli con lavittoria ed è questa la vera notizia.Grenoble città di forte emigrazione italiana, la primadestinazione una volta scavalcate le Alpi. Qui è cresciuto il mitodi Sergio Lanfranchi (con Zani i primi azzurri in trasferta) chenel 1954 portò il Grenoble a vincere il campionato. Qui nel1963 gli azzurri di Lanfranchi e Levorato hanno sfiorato l’unicosuccesso sulla Francia vera per 14-12. Giovanelli respiraquest’orgoglio italiano nella settimana di raduno e la restituisceai compagni con un discorso dei suoi.Solo l’amico Villepreux – ex ct azzurro e consigliere della Fir perl’ingaggio di Coste – non si fida e, parlando della scelta della datala definisce “Un capello nella minestra”. Otto dei suoi15 titolarisono in giro per il mondo, chi con la nazionale Seven a HongKong come Benazzi però sostituito da Fabien Pelous, mentrerientrano due fuoriclasse come Saint-Andrè e Benetton.

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IVAN FRANCESCATO

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La partitaLa formazione azzurra (che patisce i problemi fisici di Problemifisici per Stoica e Arancio) vede Pertile estremo, Vaccari eMarcello Cuttit ta alle ali, Bordon e Francescato ai centri,Dominguez e Troncon in mediana, Gardner, Sgorlon e Giovanelliin terza, Croci e Cristofoletto in seconda, Properzi, Orlandi eMaus Cuttit ta in prima linea. Poi entreranno Mazzariol e Guidi.La Francia scende con Sadourny; Ougier, Bondouy, Delaigue,Saint Andrè; Aucagne, Accocebery; Pelousc (capitano), Costes eBenetton; Miorin e Merle detto “ l’uomo e mezzo” tanto ègrosso; Tournaire, Dal Maso, De Rougemont.C’è il sole ma il clima è decisamente rigido, l’aria è tersa e sivedono nitide le cime innevate delle Alpi.Il ricordo di quella partita è quella di un sentimento diincredulità, l’idea che la consuetudine porti i francesi a vinceresolo accelerando un po’, dopo il primo colpo a freddo degliazzurri con Francescato che ci porta in vantaggio e nonostantealla pausa l’Italia stia ancora conducendo 13-20.Invece la Francia si incarta e l’Italia cresce è dà continuità:difesa impenetrabile, pressione, lotta su tutti i palloni e gioco aviso aperto. La partita era iniziata con l’affondo di quarantametri di Francescato. Uno sprint che gli costerà uno stiramentoe la sostituzione. Poi la prova di forza dei francesi col pack e inostri avanti che prendono una meta tecnica per ripetuti crolliin mischia. Siamo sul 7-7 poi a forza di calci andiamo sotto dimisura: 13-10. Invece c’è un gesto che va contro alla regola basedi fare punti quando si deve, specialmente con i piazzati: nonimporta a quanti metri sei dalla meta. Ed è la svolta. Il medianodi mischia Troncon rinuncia al piazzato del pareggio, per partirealla mano e lanciare il pack oltre alla linea: a toccare in meta èGardner (italo-australiano) per il 13-20.Alla pausa, in tribuna stampa è tutto un guardarsi senza azzardarepronostici. E al rientro delle squadre i francesi ci mettono pocoa ristabilire la gerarchia e pareggiano 20-20. Sembra il loromomento e invece è il canto del cigno. La svolta si chiamaGiambattista Croci che imposta l’azione partendo dai nostri 22

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e, 80 metri dopo, in cui la palla ha viaggiato fra le mani dicinque azzurri, va nuovamente in sostegno a riprendersi l’ovalesu passaggio di Marcello Cuttit ta. Un’azione da antologia. Loronon si riprendono più. Ci si mette anche Delaigue a sbagliare:recupera palla spezzando un’azione travolgente di Vaccari eCocco Mazzariol, ma fa un calcio di liberazione che portal’ovale nelle braccia di Gardner. L’italo-australiano si trova ameta campo, pare esitare, poi inizia la corsa accelerando sempredi più, facendo lo slalom tra i francesi e chi non si sposta vieneabbattuto. Una corsa inarrestabile fino alla meta. L’Italia è sultetto d’Europa: per una volta quello del Fira è molto più alto diquello del Cinque nazioni. Nessuna squadra europea aveva inflit to40 punti alla Francia dal lontano 1910. E questo dà la misura ditutto.

La festa in campo e in spogliatoioOrganizzazione francese paralizzata, i preparativi della festatenuti in magazzino. Il campo è tutto dei t ifosi italiani chesommergono la squadra, Giovanelli in trionfo portato a spalladai compagni. Nello spogliatoio Troncon è sul lettino a farsiricucire un’arcata sopracciliare (il numero dei punti ricevuti infaccia durante la sua carriera è un record). E in una cerimoniaimprovvisata a Dominguez viene consegnata una statuetta: nonesiste ancora il “man of the match” e gli sponsor hanno creatoquesto “Talent d’or”: “Questo è per tutta la squadra” dice ilmediano d’apertura. Giovanelli è distrutto, accovacciato su unapanca, a torso nudo. La sua maglia numero 6 è sparita, non hapiù la casacca della miglior partita della sua vita. Coste cerca diblandirlo ma il capitano è furibondo. “Mi hanno fregato lamaglia. Lo sai – dice all’allenatore – cosa significa per me”.Coste annuisce. In realtà la maglia numero 6 è stata recuperatada un compagno, perché nella confusione non andasse persa.Il banchetto della Nazionale si t iene nell’hotel dove gli azzurrisono ospitati e fuori ci sono i t ifosi con grigliate improvvisatesulle aiuole e che li aspettano. È una festa infinita. Lacelebrazione di un avvenimento invisibile (la Rai vi aveva

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rinunciato) si va consumando così fra bicchieri di prosecco ecarne di porco ai ferri. Il giorno dopo su L’Equipe una grandevignetta in prima pagina mostra un giocatore con una magliatricolore bussare a un grande portone con su scritto “Torneodelle Sei nazioni”. Henri Bru, la prima firma del giornale, vaoltre: stila la classifica, prendendo i risultati dell’Italia contro lealtre cinque Union, partendo dalla debacle autunnale control’Inghilterra alle due vittorie di serie contro Scozia e Irlanda.Punti in più o punti in meno, l’Italia arriva quarta. Anche DavidHands del T imes fa lo stesso calcolo e punta tutto sull’analisidella classifica: l’Italia è terza a pari punti. Se l’Italia avessegiocato regolarmente con tutti con tre vittorie, allora la Franciasarebbe arrivata seconda scavalcata – fatalità – dall’Inghilterra.

Il costo della storiaTre milioni di lire per la vittoria (circa 1.500 euro), altri treperché si giocava in trasferta: sei in tutto come premio partita.Più altri cinque milioni fra indennità convocazione e raduno.Ogni azzurro per Grenoble intascherà 11 milioni (5.680 euro).Saranno 289 (140mila euro) nel totale quelli spesi dalla Fir perGrenoble. Va ricordato come la federazione di allora non godevadegli introiti del Sei nazioni ma solo di quelli del Coni: aveva unbilancio modesto e in quel momento ha anche un buco di 700milioni. Il superclub ha i suoi costi: le convocazioni per il radunovalgono mille euro per ogni azzurro, 1.500 per la presenza areferto. Ai 22 giocatori di prima fascia spettano poi 30 milionidi lire l’anno (15 mila euro circa), ai 18 di seconda la metà:7.500 euro. Georges Coste trova subito l’accordo per ilcontratto triennale sino al 2000, 250 milioni a stagione anchese poi la sua avventura azzurra finirà nell’estate del 1999,durante il tour premondiale in Sudafrica dopo un forte contrastocon i senatori della Nazionale.L’anno si chiude ribattendo l’Irlanda e la telefonata dall’Europa.L’Irlanda affonda per la seconda volta. L’anno finisce come erainiziato: in gennaio al Lansdowne Roads gli azzurri s’eranoimposti per 37-29, il 20 dicembre lo score migliora fissandosi sul

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37-22 con le mete di Pilat e Stoica e 27 punti di Dominguez (frapiazzati e una meta). Si chiude un anno spettacolare di svolta,l’Italia si vede proiettata alla pari delle Nazionali celtiche, sottosolo a Inghilterra e Francia. Il responso del campo è quello. E agiorni a Natale alla Fir arriva una telefonata di Vernon Pughdell’International Board: l’Italia ha venti giorni di tempo perpresentare un dossier che accompagni la richiesta di accedere alclub più esclusivo d’Europa.

Parigi 16 gennaio 1998: addio Cinque nazioniIl 16 gennaio nella sede della federazione francese, il presidentedella Fir Giancarlo Dondi con il suo dossier supera l’esame quasia pieni voti: quattro sì su cinque, gli inglesi si astengono ma nonpossono evitare l’ingresso italiano. Un evento che ha cambiatotutto. Dal bilancio con il buco di 700 milioni lire, la Fir oggigestisce (nonostante la crisi e i primi segni di una crescita che s’èfermata) un budget di oltre 40 milioni di euro.Gli allora dubbi dell’International Board non riguardano laNazionale ma la capacità di organizzare l’evento, l’interesse neimedia e nel pubblico italiano. Intanto una settimana dopo lagrande notizia, a Treviso col Monigo stipato da diecimila e passatifosi, si batte 25-21 una Scozia super, quella che nel giro di unanno farà il Grande slam. Un match in cui ci t iene a galla il piededi Dominguez e che poi rischiamo di perdere, concedendo duemete per intercetto. Il furore del pubblico accende la mischia chesbatte sulla difesa ospite con il punteggio di 11-21 bloccato sinoa una manciata di minuti dalla fine quando si apre un varco perTroncon. Meta. Poi l’arbitro ci ripensa, annulla e punisce unpugno di Castellani. Lì Giovannelli confeziona una delle sue frasistoriche, in cerchio con i compagni: «Adesso ne facciamoun’altra» e così avviene, nel giro di un minuto, griffata PaolinoVaccari e trasformata da Diego.Inizia così il conto alla rovescia per l’approdo allo stadioFlaminio sede iniziale del torneo delle Sei nazioni.

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DIEGO DOMINGUEZ

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2000

Il debutto azzurroed è subito vittoriadi Fabrizio Zupo

Come ci si prepara per il sogno di tutti i rugbisti? L’Italia del rugbyci arriva nel peggiore dei modi. Il 1999 è l’anno orribile dell’ovaleazzurro. Iniziato con la morte di Ivan Francescato a gennaio: 32anni, il miglior talento del gruppo. Da sempre. Perché seDominguez è diventato forte con la tenacia di un Wilkinson, seTroncon è stato coltivato da giovane e ha avuto lo spazio inmediana (togliendolo proprio a Francescato), Ivan è sempre statoforte. Da ragazzino, quando le star erano i fratelli maggiori (Nello,Bruno, Rino a cui assomiglia per velocità), con la società deitalenti Tarvisium che porta in serie A, forte nonostante la pausa diun lavoro come quello a un distributore di benzina, istintivo nellefinte, rapido nelle scelte giuste, dribblatore di avversari se nel rugbynon fosse quasi una bestemmia. Finché un giorno del 1990qualcuno consigliò al ct Fourcade di provare quel ragazzo già stufodi giocare alla mediana, assieme agli altri candidati per il mondialee, con una sola esibizione all’Appiani di Padova, il delirio delpubblico, Francescato stacco il biglietto per l’azzurro che nonmollò mai più.La sua meta agli Usa al Mondiale 1991 fu trasmessa persettimane alla Bbc. Non fu premiata perché l’Italia non passò aiquarti. Storia vecchia. La sua ultima partita fu col Sudafricaqualche mese dopo l’impresa di Grenoble. Un guaio muscolare lotenne fermo quasi un anno e una sera, dopo un cinema con lafidanzata, crollò nel corridoio di casa. Il fratello Nello, medicoin ospedale, fu quello che tentò di rianimarlo.La tragedia di Ivan toccò tutta al sua generazione azzurra, quella“famiglia” di Coste e capitan Giovanelli che, dopo sei annimitici, stava per disgregarsi. Un lit igio durante il tour estivo e ilgruppo che aveva guadagnato il Sei nazioni non c’era più. ViaCoste dentro il vice, l’aquilano Massimo Mascioletti, per

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traghettare gli azzurri al mondiale in Galles. Ma anche lì untonfo. Si perdono tutte le partite e non era mai successo, battutianche da Tonga allora veramente fatta da dilettanti (l’isolaconta 100 mila abitanti). E allora via anche Mascioletti e dopolustri di guida francese (Villepreux, Fourcade, Coste) il presidenteDondi decide di puntare alla Nuova Zelanda vagliando comecandidati: Wayne Smith (ex All Blacks già in Italia comegiocatore-allenatore), John Boe (anche lui in Italia) e BradJohnstone (ex pilone del tour del 1978 che fece tappa a Padova,ex allenatore dell’Aquila) fresco ct delle Fiji che al citatoMondiale aveva portato i forti ma disordinati isolani aglispareggi per i quarti.Basta guardare i numeri del 1999, quello del 70° anniversariodella Federazione italiana rugby, per capire i termini della frana:nei dodici mesi che separano dall’esordio al Sei nazioni l’Italiagioca dodici volte e vince due, contro le deboli Spagna eUruguay. Si perde con cadenza mensile con medie di 30-40 puntiper volta e doppia punta di 101. È una escalation da gennaio aottobre. Si affonda contro Francia (24-49), Scozia (30-12),Galles (21-60), Irlanda (39-30), Sudafrica due volte (74-3 e 101-0), Fiji (32-50) e poi al Mondiale con Inghilterra (67-7), Tonga(25-28) e All Blacks (101-3). Gli azzurri di Giovanelli, in virtùdel recente passato, strappano contratti all’estero e allaFederazione, ma la squadra non c’è più. E neppure i sentimentiche avevano cementato la “famiglia” per cui si arriveràall’ammutinamento.

A due mesi dal debutto, nuovo coach, nuovo capitano, publico edettagli organizzativi.La carta che Dondi pesca dal mazzo è Brad Johnstone. John Boe èin lizza per altri orizzonti, Smith sa già che dopo la debacle degli AllBlacks al Mondiale (buttati fuori in una mitica semifinale aTwickenham che vede i tuttoneri crollare nella ripresa sino abuscare 43 punti, mai successo nella storia) toccherà a lui entrarenella cabina di comando. Ma avverte: «Brad non sa l’italiano e voiil suo modo di giocare non piacerà».Sarà buon profeta, ma un miracolo sta per accadere.

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Intanto la Scozia – la prima avversaria in calendario per l’Italia– si laurea vincitrice con tanto di Grande Slam dell’ultimoTorneo delle Cinque nazioni, quello che generazioni di rugbistiitaliani hanno imparato ad amare grazie alle immagini della Bbccon il commento Rai di Paolo Rosi. Per la sede italiana deltorneo si innesca un dibattito, molti lo vorrebbero in Venetodove il pubblico riempie sempre gli spalti ma la tradizione è perla capitale dove il pubblico è caldo ma inizialmente scarso. Gliottantamila all’Olimpico si vedranno solo nel 2012.La questione del Flaminio come casa del Sei nazioni ha tenutobanco anni, l’ipotesi veneta era stata scartata prima delle altre,quella di Genova ha resistito. Un po’ è sembrata una strategiaper rafforzare la sede naturale di Roma, ottenere dagli enti localiun aiuto maggiore. Si scarta anche Bologna che aveva raccoltomolto pubblico per la sua posizione al centro dei principalibacini rugbistici. La Fir spera che il pubblico del nord, veneto elombardo, si sposti volentieri a Roma. E così avviene. Ognianno, essendo cinque le sfide dell’Italia, se ne giocheranno due otre in casa. Il tutto esaurito c’è alla prima partita con la Scozia epoi contro l’Inghilterra. Ma dopo la prima vittoria si infilerannosolo sconfitte per ben tre edizioni. Al Flaminio l’anno dopo sivedranno spesso dei buchi. Incredibile che la stampa di Romainizi ad accusare il nord di boicottaggio. Senza minimamentepensare che per un tifoso, spesso con famiglia a carico, quellatrasferta a Roma (viaggio, albergo, vitto e prezzo del biglietto,per due o per tre) costi molto cara. A nessuno viene in menteche con un po’ di promozione qualsiasi, in un città da milioni diabitanti, 10-12mila biglietti sui 24miladi capienza dello stadio(gli altri 10mila vengono regolarmente acquistati dagli ospiti)dovrebbero bruciarsi in un attimo. Diecimila persone dovrebberosemplicemente cascarci dentro al Flaminio. Arrivandoci in tram.Spiegare con un esercizio dietrologico l’insuccesso di un evento,è una forma paranoica di chi doveva organizzare o provvedereper il meglio. Non c’è altro da dire.Lo stadio Flaminio comincerà invece a essere “stretto” dal 2008quando, dopo il boom di Bergamasco e compagni nel 2007, lamoda del rugby costringerà a raddoppiare quasi i posti costruendo

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sopra gli spalti vincolati dalla Sovrintendenza ai Beniarchitettonici una struttura smontabile in tubi innocenti.Ma tornando a quel giorno del debutto non c’è un manifesto intutta Roma che ricordi l’evento, in compenso ce ne sono apacchi arrolati e buttati nelle sala stampa ricavata sotto latribuna centrale. C’è la grande novità di un sponsor per la primavolta sulle maglie azzurre (un gruppo farmaceutico) che finirà ineurovisione per qualcosa come 700 milioni di lire di allora (alcambio, poco più di 361mila euro). Tutti gli spazi del camposono invece occupati da pubblicità inglesi: la partita vienemostrata in diretta dalla Bbc. Come spiegherà Dondi, l’entrata incorsa del torneo non poteva far saltare contratti ancora aperti.L’Italia per le prime due edizioni dovrà arrangiarsi: l’incasso delbotteghino è una delle voci maggiori. Il Sei nazioni comincerà aversare soldi nelle casse azzurre dal 2002.L’arrivo dell’Italia non ha sconvolto il meccanismo delcalendario uguale da oltre 100 anni e non è difficile calcolarequali siano le partite fra altri cento. Gli azzurri giocherannosempre le due partite fuori casa con Inghilterra e Scozia comenel 2000 e l’anno dopo tre contro Irlanda, Francia e Gallescome nel 2001 e come quest’anno.Il gruppo è al suo canto del cigno ma Brad Johnstone noncambia molto: specie in mischia. Il suo gioco ha bisogno di genteaffiatata. Con il samoano Vaea come assistente e Mark Harvey,una sorta di sergente di ferro, come preparatore atletico,introduce l’approccio neozelandese al gioco che gli azzurridevono imparare velocemente. Il dogma del rugby del Sud, unadelle tre P: pace, possession, progress. Ovvero velocità, possessoe avanzamento. Non mancano volti nuovi ma Johnstone non dàdue chanche e il turn over sarà esteso nei tre anni della suagestione. L’esordio del Sei nazioni coincide con il debuttoassoluto in azzurro per Aaron Persico da Wellington, e ancheper Andrea Gritti (un solo cap per lui quattro anni prima). Fra gliemergenti c’è anche il fiorentino Paoletti, mentre nasce lacoppia dei fratelli Manuele e Dennis Dallan, e si registra ilritorno di Massimo Cuttit ta dopo il forfait mondiale. C’è spaziopure per la favola di Marco Rivaro e nel corso del torneo

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debutterà Perugini. Dell’esperienza gallese, restano i dubbi suZisti e Pucciariello che – ormai sotto contratto – vengonospediti nell’Italia A a far esperienza. Johnstone sceglie Tronconcome capitano, chiudendo la lunga gestione di Giovanelli. Ilmediano introduce il “pensiero” del ct nello spogliatoio conquattro regole: orgoglio, disciplina e spirito di squadra. La quartaè: «Divertiamoci ragazzi».

Sabato 5 febbraio 2000, stadio FlaminioIl Sei nazioni del cronista comincia come per alcune migliaia dispettatori partit i dal Veneto per l’evento, alla mattina prestosull’Eurostar che porta alla Stazione Termini: molti t ifosiarriveranno a Roma in auto, altri in aereo, ma la sorpresa è iltreno. A Venezia, Padova e Rovigo le stazioni sono affollate ditifosi con la maglia azzurra, bandiere arrotolate, gente che siconosce bene: il popolo del rugby. Ma ci sono pure gli scozzesiche si sono organizzati un “ long week-end”, visita allaSerenissima e trasferimento nella capitale.Per dirla tutta questo – il turismo in Italia – è uno fra i segreti delsuccesso immediato del Sei nazioni, che nei primi anni ha unascansione tutta quindicinale e termina ad aprile quando a Roma ègià estate. Pensate a oltre un secolo di trasferte nel freddo diEdimburgo, negli inverni di Cardiff o a Dublino dove gli stadi sonosempre pieni. E pensate ora a quei t ifosi che con un biglietto per ilrugby si godono Venezia e Roma via Firenze. Una scossa elettrica.E gli scozzesi sono un esercito, molti in kilt , molti in maglia blucon la croce bianca. I t ifosi del cardo, con il vento in poppa deidetentori del t itolo, vengono a celebrare la loro squadra in unapartita che dovrà essere solo il battesimo dell’Italia e nulla più. È lostesso canovaccio di Grenoble e la Francia, ma nessuno puòseriamente pensare a una replica del copione: la debuttante chebatte la detentrice. Con la Francia si arrivava da un escalation disuccessi, con la Scozia dopo un anno disastroso.La squadra dei fratelli Leslie, di Redpath e Towsend che è statagià battuta degli azzurri anni prima, si sente ora al sicuro. In queltreno che, in misura minore, si ripopola ogni anno di t ifosi, quel

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5 febbraio vede seduti anche molti ex azzurri. T ra unachiacchiera e un saluto ci si trova al vagone bar: è lì che avvieneil primo contatto con gli avversari che partono col cantare il“Flower of Scotland”. Una sfida vocale che si scioglie in risate,diventa brindisi con una birra mattutina. A Termini poiconfluiscono scozzesi arrivati da mezza Italia, i tassisti romanicominciano a far conoscenza di questo popolo blu, molti cheindossano un elmetto da guerriero vichingo con le corna all’insù.«Ao’ ma che ce sta’ oggi – chiede il tassista – che so’ tutti ‘ngiro co’ sti cosi ‘n testa », rispondo «una partita». Espressione disconforto: «Ma ‘aa Roma gioca domani...», «No – specifico –è la Nazionale di rugby». Fra tassisti e t ifosi sarà amore a primavista. Per uno scozzese il taxi è il principale mezzo pubblicopost sbornia, basta tenersi un biglietto dell’albergo in tasca daconsegnare e il gioco è fatto. Per chi è abituato a vedere i t ifosidel calcio come sintomo di tensione, questa invasione pacifica digente che gira con solo la maglia da rugby addosso anche inpieno inverno, non pare vero: sei, ottomila mila scozzesi sonouna macchia di colore difficile da evitare.Il prefetto di Roma però ragiona come se ci fosse il derby Roma-Lazio e ordina il divieto della vendita di alcolici (birra) fuoridallo stadio. Non si comprende ancora la differenza fra tifo delcalcio e quello del rugby. Quando si scoprirà che per badare alFlaminio bastano due pattuglie di polizia, che quei t ifosi nonmolesteranno nessuno, il divieto cadrà. È questa la primavittoria del rugby in Italia, il primo effetto del Sei nazioni.

La partitaIn campo c’è un’Italia che è un mix di giovani, più senatori, piùinnesti ma che lavora in una direzione comune. La partita ètutta della mischia, difesa e pressione asfissiante a guadagnarepenalty per Dominguez che, alla fine siglerà 29 dei 34 puntiitaliani.Dall’altra parte però c’è tanta esperienza e anche fortuna: comequella dell’estremo Metcalfe che sotto pressione fa una mezzarovesciata liberando incredibilmente il tallonatore Bulloch verso

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la meta. Servono i calci di Diego per andare alla pausa sul 12-10.Gli ottomila ospiti intonano il Flower of Scotland, in ricordoperenne della battaglia di Bannockburn quando nel 1314sconfissero gli inglesi. Ma non basta a cambiare le sorti dellapartita. Da quel momento in poi è solo Italia, capace di teneregli scozzesi sulla loro metà campo e, quando non arriva ilpiazzato per Dominguez, ci pensa l’apertura azzurra a trovarsi leoccasioni centrando tre drop paurosi fra cui: uno da 30 metri; unaltro in scioltezza da 40 metri, che piegherebbe le gambe a tutti.Il drop è un’arma da cui non ti puoi difendere. Per i blu si fanotte. Varchi non ce ne sono e se solo azzardi la scorrettezza,becchi tre punti contro. L’Italia placca tutto e quando al postodi Denis Dallan, entra Rivaro si assiste a uno show. Il genoveseplacca dritto per dritto Logan, l’ala avversaria, per tre volte conuna velocità tale che il botto si sente in tribuna. Lo stadio vienegiù: applausi per un’ala sconosciuta, che sembra tirare il sipariosulle ultime velleità scozzesi. In mischia Giovanelli mette ilcuore per l’ultima volta. Non lo sa ancora nessuno. Qualchegiorno dopo in un locale subisce un colpo: un bicchiere contro lafaccia, rischierà la vista e non potrà più giocare. C’è anche lospazio per fare una meta: l’azione è di Checchinato che siavvicina ai pali, poi palla a Troncon che sotto pressione, invecedi servire Stoica, allarga appena per il pilone romano De Carli(attuale fresco coach della mischia azzurra, strappato da Brunelal Perpignan) che sfonda e segna. Il Flaminio sul 34-13 inizia afesteggiare. La meta di Leslie allo scadere non interessa nessuno.

ITALIA SCO ZIA 34-20Italia: Pini; Denis Dallan (5’ st . Rivaro), Manuel Dallan,Martin, Stoica; Dominguez, Troncon (cap., 42’ st . Mazzantini);Visser (20’-30’ Lanzi), Bergamasco (22’ st . Persico), Giovanelli;Gritti, Checchinato; Paoletti (25’ st . De Carli), Moscardi,Cuttit ta. Allenatore: Brad Johnstone.Scozia: Metcalfe; Longstaff, Mayer, J. Leslie (cap., 13’McLaren), Logan; Townsend, Redpath; Simpson (20’-31’ Reid),Poutney, M. Leslie; Grimes, Murray (30’ st . Weir); Stewart (32’s.t . Hilton), Bulloch, Smith. Allenatore: Ian McGeechan.

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Arbitro: Kaplan (Sudafrica).Marcatori: 17’ drop Townsend, 23’ c.p. Dominguez, 32’ c.p.Dominguez, 36’ m. Bulloch tr. Logan, 38’ c.p. Dominguez, 42’c.p. Dominguez; s.t . 2’ drop Dominguez, 7’ drop Dominguez,11’ c.p. Dominguez, 17’ c.p. Townsend, 23’ c.p. Dominguez,28’ drop Dominguez, 39’ m. De Carli t . Dominguez, 42’ m. M.Leslie tr. Townsend.Note: giornata di sole, primo tempo 12-10. Spettatori: 20 mila.

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Roma invasa dai kiltfesteggia fino a tardie via delle Coppelle è il nido azzurroÈ una serata quasi primaverile, una di quelle che Roma regalagrazie al Ponentino. Gli scozzesi incantati da Roma sonoovunque, suonano le cornamuse, cantano e quando sono ubriachisi siedono a bordo di un monumento. I romani sono incantantidagli scozzesi. C’è solo spazio per il divertimento. Centinaia dihighlander assiepati a Trevi, altrettanti nella vicina gradinata diTrinità dei Monti. Al Pantheon i fratelli Leslie in kiltpasseggiano con le fidanzate. Poi tutti i t ifosi italiani convergosu via delle Coppelle: lì c’è un ristorante frequentato dai rugbistiromani e c’è un pub australiano che diventerà il fulcro dellafesta. Gli azzurri in smoking arrivano alla spicciolata dal terzotempo, incontrano amici e compagni di club. Non solo il pub,l’intera via è bloccata dalla folla. Qui si consuma la lunga notteazzurra di festeggiamenti. La Nazionale si fonde con il suopubblico. L’altro fuoco della festa è Campo dei Fiori la tappafinale anche per chi cerca un taxi per il rientro.

La favola di Marco RivaroDebutta molto tardi in azzurro, a 27 anni, e infilerà solo quattrocap, ma è l’uomo dal tempismo perfetto. Questa è la sua favola.Giocatore di serie minori con il Cus Genova, Rivaro si laurea inlegge e va a lavorare in uno studio di Pavia, dove si allena nelclub locale. A 25 anni però non si sente pronto per la carrierad’avvocato e decide di continuare gli studi, frequentare un mastera Londra. È qui che, per passare qualche serata in compagnia,decide di continuare a giocare a rugby. Lì c’è la “ tube” permuoversi e lui ci salta sopra già pronto per il campo con lescarpine che penzolano dal collo. Deve scegliere un club e siadegua alle modalità inglesi: prende l’elenco del telefono, va allavoce rugby club e inizia a chiamare. Va dagli Harlequins, fa ilprovino e lo scartano. Gli va di lusso invece al London Irish (gliirlandesi di Londra): il provino va bene e comincia a giocarenella squadra riserve. Poi il colpo di fortuna. Mezza squadra

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t itolare è impegnata con la nazionale del trifoglio al Mondialedel ‘99. L’avvocato Rivaro si trova promosso ala in primasquadra. Gioca per tutto ottobre e viene confermato. Quando aJohnstone dicono che c’è un italiano titolare in un superclub delgenere lo convoca. Nel giro di sei mesi la sua vita è cambiata: daLondra al Sei nazioni, giocando nel terzo turno del torneocontro i suoi compagni di club. Una meteora, ora, a distanza ditempo. La favola di un giocatore di serie C che trova il suoparadiso.

Il resto del torneoIl torneo prosegue male anche se il successo del Flaminio evita ilcucchiaio di legno e segna un record. Ai francesi ammessi nel1910, ci volle un anno per la prima vittoria, dieci per la primaesterna, 17 per battere gli inglesi in casa, 38 per vincere aCardiff e 41 per esultare a Twickenham.La vittoria di Roma resta un exploit che illude sul reale valoredella squadra e confonde il nuovo pubblico televisivo. Sì, perchéil match del sabato pomeriggio, trasmesso in chiaro, interrompelo zapping e cattura l’attenzione. Il rugby a questo livello è unospettacolo di valore assoluto, difficile non restarne incuriositi. Einoltre, sta giocando l’Italia. Purtroppo il seguito è pessimo etrasmesso in chiaro fa ancora più male: 47 punti dal Galles, 60dall’Irlanda, 59 dall’Inghilterra. Solo nel turno finale a Parigiteniamo il campo: regalano una meta marcata oltre alla linea dipallone morto ai francesi (ma il Tmo ancora non esiste),giochiamo in 14 per mezzora senza Cristofoletto per espulsione.Finisce 42-31, quattro mete azzurre: Martin, Troncon, Benazzie acuto finale di Mazzucato che scarta Emile N’Tamack. Laprima edizione del Sei nazioni ci vede sesti ma senza cucchiaio dilegno. Il trofeo va all’Inghilterra.

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Il torneo 2000

I RISULTATI

Italia-Scozia 34-20Inghilerra-Irlanda 50-18Galles-Francia 3-36Francia-Inghilterra 9-15Irlanda-Scozia 44-22Galles-Italia 47-16Inghilterra-Galles 46-12Scozia-Francia 16-28Irlanda-Italia 60-13Galles-Scozia 26-18Italia-Inghilterra 12-59Francia-Irlanda 25-27Irlanda-Galles 19-23Francia-Italia 42-31Scozia-Inghilterra 19-13

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTInghilterra 5 4 0 1 183 70 113 8Francia 5 3 0 2 140 92 48 6Irlanda 5 3 0 2 168 133 35 6Galles 5 3 0 2 111 135 -24 6Scozia 5 1 0 4 95 145 -50 2Italia 5 1 0 4 106 228 -122 2

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META INGLESE CONTRO L’ITALIA NELL’EDIZIONE 2001

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2001-2002

La depressionedel doppiocucchiaio di legnodi Fabrizio Zupo

È “l’inverno del nostro scontento”, un biennio che sarà ricordatoper il record negativo che proseguirà sino al febbraio 2003 con laprima storica vittoria sul Galles: 14 sconfitte di seguito in untorneo ancora diluito ogni 15 giorni che finisce a primaverainoltrata, quasi sempre attorno alla Pasqua (adesso tutto siconsuma in un mese e mezzo). Forse è questa dimensione dievento, che il rugby viene visto come una festa e gli azzurri piùsconfitti di sempre vengono seguiti con un entusiasmo quasi maivenuto meno.È anche la festa di un mondo di nicchia che si mostra e i t ifosi (exgiocatori e non solo) si trovano nel ruolo di sacerdoti e vestali. Ivecchi rit i di club diventano rappresentazione attorno allo stadio el’incontro festoso (e alcolico) con i t ifosi avversari riempie di fotole pagine di tutti i giornali. A un chilometro dal Flaminio le partitedi calcio all’Olimpico sono blindate dalla polizia. È sempre questoil contrasto vincente per la pallaovale che attira gli sponsor inmaniera crescente. Ma anche il t ifoso più cieco fatica a esserecostante se la squadra che segue perde sempre, tanto che i 24milaposti dello stadio fra 2002 e 2003 iniziano a essere disertati.

Brad JohnstoneBrad Johnstone rimane a capo della gestione dell’Italia per tutto il2001 e sino ad aprile 2002 quando, a torneo finito, vieneesonerato per far posto al vice John Kirwan (al contrario suoappariscente e preferito dai media), l’All Blacks oramaiitalianizzato con moglie di Treviso e figli che crescono nel Venetoda quando giocava con la Benetton prima e col Thiene poi.Johnstone infila due tornei estremamente negativi con cinque

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sconfitte in entrambe le stagioni (col record negativo di 80-23 aTwickenham), cucchiai di legno che vedono gli azzurri affossatipure nei punti (meno 100 la differenza il primo anno fra quellifatti e quelli subiti). Il totale della sua gestione (Sei nazioni etest-match) sarà di 27 partite con solo cinque vittorie (nazionalidi seconda e terza fascia come Spagna, Romania e Uruguay ma siperde anche con il Canada). È lontano l’esordio con la Scozia equesto signore rude – sbarcato in Italia la prima volta nel 1978quando era il veterano nel tour degli All Blacks dell’allora grandeslam che fece tappa a Padova contro il XV del Presidente –comincia a stufare anche per la scelta di come comunicare con ilresto del mondo. Capisce l’italiano ma non lo parla, qualchetimore di essere male interpretato forse e si recinta dietro la sualingua madre. Questo non l’aiuta. Aveva già allenato un annoall’Aquila, resterà tre anni a Roma, senza mai dire una solaparola in italiano in conferenza stampa. Eccessivo.L’arrivo di Johnstone coincide con la creazione di uno staffprofessionista, dove il capo allenatore ha aiutanti specializzati.Il suo gioco però non piace. Ha il merito di aver iniziato ilrinnovamento della squadra, finché poi s’è capito che era unmetodo. Provare un giocatore: se funziona lo tieni, se sbaglia locambi. Non ci sono seconde o terze chance. Così è difficile unreale inserimento. Ha dato un gioco alla mischia, ma non aitrequarti. Ha instillato nello spirito azzurro una certa disciplina.C’è poi il capitolo scelte. In mediana cerca un regista persostituire Dominguez e brucia Pez, Raineri, richiama Mazzariol eal posto di Troncon dietro la mischia prova Frati, Queirolo,Mazzantini. La coppia di mediani di Grenoble resterà ancora inpiedi e al loro confronto ogni sostituto appare inadeguato. Omeglio non gli verrà concesso il tempo di crescere sbagliando.Intanto nel 2001 la serie A abdica dopo 70 anni di carriera perfar posto al Super 10 che dovrebbe far aumentare spettacolo eagonismo e invece fa lievitare soprattutto i costi a fronte di unpubblico che inizia a disertare i club. Altre scelte nella formuladei campionati si stanno per realizzare all’estero, ma le vedremofra poco. Scelte quelle italiane e quelle del nord Europa da cuideriva l’attuale situazione di club e nazionale.

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Anche fuori dai ruoli più strategici Johnstone appare inflessibilenel liquidare o congelare chi non si trova pronto.È abituato a una nazione come la Nuova Zelanda dove laconcorrenza è agguerrita e la coperta corta, se non cortissima,dell’Italia mal si concilia con questa filosofia. Giocare conl’incubo di giocarsi una carriera in 80 minuti non è il massimo.Proverà oltre 40 giocatori, senza mai dare un volto definitivo alsuo gruppo. E cambierà anche capitano togliendo la fascia aTroncon (a cui l’aveva data nel 2000) e dandola ad AlessandroMoscardi (oltre un breve parantesi per Stoica, capitano nel tourdel Pacifico del 2001). Con i quaranta nomi che l’ex pilone fagirare sul suo taccuino inizia un altro dei vizi azzurri, rimasticostanti nel tempo.La ricerca del salvatore della patria: non importa se italiano oeleggibile. Come in un gioco di prestigio si cerca (e si continua acercare) un nome che sparigli i pronostici negativi. Se nel 1999 laFir aveva individuato in Zisti, giocatore di valore nel rugby a XIIIpoi rivelatosi non all’altezza al mondiale gallese, dieci anni dopoMallett individua Gower, tredicista australiano, che non arrivaneppure a giocare il mondiale 2011 per questioni di ingaggio.Durante la gestione Johnstone inoltre si inizia a vedere quella“zoppìa”, che trasformerà negli anni la Nazionale in una squadra adue velocità, dovuta alla differenza di ritmo fra chi è figlio dellaSerie A e chi gioca all’estero. Intanto però iniziano ad affacciarsi eimporsi dei giovanissimi come Bortolami, Dellapè, si affermanoDenis Dallan e Mirco Bergamasco a fianco dei fratelli Manuel eMauro. Questi innestati nel vecchio gruppo Coste con gli Stoica,Vaccari e lo stesso Bergamauro mischiati ad altri arrivati e spariticome meteore. Si infitt isce la ricerca di talenti nel grande bacinoargentino dove uno su due ha origini italiane e nel sud del mondodove Brad e John hanno i loro osservatori.Ma il risultato non cambia. Brad appende nella bacheca azzurradue cucchiai di legno, il presidente Dondi dice che può bastare eaccelera il cambio nell’aprile 2002. Il consiglio Fir lo stringe nelproseguire la pista neozelandese.

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Il torneo 2001

I RISULTATI

Galles-Inghilterra 15-44Italia-Irlanda 22-41Francia-Scozia 16-6Scozia-Galles 28-28Irlanda-Francia 22-15Inghilterra-Italia 80-23Inghilterra-Scozia 43-3Italia-Francia 19-30Galles-Irlanda 6-36Francia-Galles 35-43Scozia-Italia 23-19Irlanda-Inghilterra 20-14Inghilterra-Francia 48-19Italia-Galles 23-33Scozia-Irlanda 32-10

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTInghilterra 5 4 0 1 229 80 149 8Irlanda 5 4 0 1 129 89 40 8Scozia 5 2 1 2 92 116 -24 5Galles 5 2 1 2 125 166 -41 5Francia 5 2 0 3 115 138 -23 4Italia 5 0 0 5 106 207 -101 0

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Il torneo 2002

I RISULTATI

Francia-Italia 33-12Scozia-Inghilterra 3-29Irlanda-Galles 54-10Galles-Francia 33-37Inghilterra-Irlanda 45-11Italia-Scozia 12-29Francia-Inghilterra 20-15Galles-Italia 44-20Irlanda-Scozia 43-22Scozia-Francia 10-22Inghilterra-Galles 50-10Irlanda-Italia 32-17Francia-Irlanda 44-5Galles-Scozia 22-27Italia-Inghilterra 9-45

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTFrancia 5 5 0 0 156 75 81 10Inghilterra 5 4 0 1 184 53 131 8Irlanda 5 3 0 2 145 138 7 6Scozia 5 2 0 3 91 128 -37 4Galles 5 1 0 4 119 188 -69 2Italia 5 0 0 5 70 183 -113 0

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MAURO BERGAMASCO IN ITALIA-GALLES

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2003

Gli azzurririassaporanola vittoriadi Fabrizio Zupo

John Kirwan da Auckland, oggi 51enne, ha intrecciato la sua vitaprofessionale e privata con l’Italia sin da giocatore quando segnòla meta più bella del mondiale 1987 proprio agli azzurriseminando quasi tutta la squadra; ai suoi anni a Treviso e Thieneingaggiato in quel periodo “semipro” che portò nella penisola imigliori talenti dell’emisfero Sud approfittando delle pausestagionali (estate-inverno) opposte. Sposato con un’italiana, trefigli (la maggiore potrebbe diventare un’azzurra della pallavolo),a 40 anni dopo una carriera che l’aveva visto giocare anche a 13e poi nel campionato giapponese, sembra l’uomo perfetto perrisollevare le sorti. Conosce l’ambiente e tutti i suoi vizi, lepersonalità forti dietro ogni scelta. Conosce i giocatori e comepochi altri la realtà veneta, i suoi vivai più nascosti.Chiamato l’angelo biondo All Blacks, dell’unico gruppo iridatonella prima coppa Rwc 1987 (finché l’incantesimo non si èrotto nel 2011), ha tutto per poter piacere. A distanza di diecianni dalla panchina azzurra (in seguito ha seguito il Giappone indue mondiali e ora la franchigia dei Blues) ha destato sorpresache dietro a questa immagine glamour si nascondesse unaumanissima depressione. Due anni fa con il libro “All Blacksdon’t cry” e il successivo film ha svelato 15 anni di depressionedal 1991 sino a tutto il suo periodo azzurro. Un libro che hafigliato una fondazione e la riconoscenza di tanti suoiconnazionali che hanno visto riconosciuto il loro dolorepsicologico da un mito vivente neozelandese.Se Johnstone era ombroso e poco comunicativo con la stampa,John è solare e accattivante con i media. È un mito del rugby equando parla i riflettori e i microfoni si accendono. Quandodisse: «L’Italia vincerà il Sei nazioni in cinque anni»,

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l’affermazione fu riportata nei giornali di mezza Europa. Se Bradrifiuta l’italiano, Kirwan ti può parlare anche in trevigianostretto o rispondere a tono ai media giapponesi. Sa qual è ilvalore del marketing e degli sponsor e aiuta la Nazionale anchein questo. La sua profezia non si è avverata ma in quel lasso ditempo s’è passati dalle singole vittorie (2003 e 2004), al primopareggio esterno (2006), alla prima doppietta (2007).Kirwan parte quindi con la benedizione di tutti, vive a Treviso enon perde una partita di campionato in tutta Italia. Su questopunto va registrato che Kirwan arriva nel momento più altodell’influenza della Benetton (ormai dominatrice del Super 10,senza più la vecchia dicotomia con il Milan) sul superclubazzurro cui rifornisce la maggioranza assoluta dei t itolari. Maanche per Kirwan il giudizio finale sarà dato dai risultati e se iprimi due anni sarà salvato dalle vittorie su Galles e Scozia, ilterzo porterà il cucchiaio di legno e gli chiuderà la strada dalpoter arrivare a condurre gli azzurri a un secondo Mondiale.

Cambi della guardiaCon l’era Kirwan avvengono quei cambi che completano ilrinnovo della Nazionale portando dei giovani che sono gli attualiprotagonisti azzurri. Anzi il gruppo di Bortolami (a cui lui dà lafascia di capitano), Castrogiovanni, Parisse (che fa esordire)nasce sotto la sua gestione. È il suo lascito migliore: lanciare deigiovani ventenni e farli crescere, pur nelle sconfitte, e dei suoifrutti ne ha goduto dapprima Berbizier e poi gli altri. Intanto siregistra l’addio di Moscardi, che Johnstone ha fatto capitanodopo il torneo del 2000, edizione in cui la fascia era andata aTroncon. Il tallonatore architetto e opinionista Sky che hapartecipato al restyling dello stadio di Wembley, ha condotto gliazzurri per 19 partite. Il suo ruolo sarà d’ora in poi conteso fra ilveneziano Ongaro e l’aquilano Festuccia. La fascia per il Seinazioni ritornerà a Troncon, che la perse per essersi rifiutato dipartecipare al tour Samoa Fiji del giugno 2000 perché impegnatonella fase finale del campionato francese. Rischiò l’espulsionedalla Nazionale poi tutto si ridimensionò.

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Kirwan però esordisce sulla panchina azzurra nel nuovo tourestivo, l’8 giugno 2002 a Hamilton, contro la sua NuovaZelanda, affrontata con un’Italia di giovani come il 19enneSergio Parisse (argentino figlio di un ingegnere aquilano, rugbistaanch’egli) al suo debutto azzurro e la fascia da capitano affidataal padovano e petrarchino Marco Bortolami, quattro giorniprima del suo 22° compleanno. Lo skipper più giovane dellastoria azzurra. Non saranno solo queste le scoperte e gli innestiin un gruppo azzurro che allora sta vivendo ancora grazie aiVaccari, ai Troncon, ai Giacheri, ai Checchinato (pronto allachiamata per il suo quarto Mondiale).

Galles, buona la primaL’apprendistato del nuovo gruppo passa attraverso i test (persi)con Argentina e Australia e nuovi esperimenti come quello diEnrico Pavanello. Ma tutti aspettano Kirwan al test del Seinazioni.Il calendario mette per primo il Galles di Steve Hansen (attualec t All Blacks). Mai battuto prima. In regia Kirwan torna aconvocare Diego Dominguez. All’ala mette Mauro Bergamasco,il nostro pezzo migliore, che si sente però una terza linea inpurezza. Sarà uno dei temi di contrasto della sua gestione con ilpadovano che si sentirà tradito ed emarginato. Però quellapartita sarà storica. Ecco il tabellino.

Il trionfo con il GallesChe botto. Che debutto. Secondo vittoria nel Sei nazioni, primaassoluta sui dragoni rossi, spezzato il record negativo, evitato ilcucchiaio di legno, riesplode la mania del rugby.Il Galles è anche la testa di serie (con i neozelandesi) della pouledel Mondiale in Australia in cui è inserita l’Italia con Tonga,Canada. Passano le prime due, quindi il XV sarà l’avversario dabattere.

Ma torniamo a Roma e al caso Bergamasco. Alla vigilia Kirwanparagona Mauro all’ala più famosa al mondo: «È il nostro Jonah

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Lomu bianco. L’unico a poter fare la differenza». Ma sembrauna pillola indorata. Come il far leva sulla propria storia: «Hoincontrato il Galles cinque, sei volte e non ho mai perso.Dobbiamo trovare la fiducia in noi stessi come italiani». Inoltreuna settimana prima a Treviso, quale warm up al Sei nazioni, gliazzurri hanno incontrato una selezione All stars del campionatoitaliano, beccando due mete nel primo tempo e perdendo ilbandolo nella ripresa. Gli azzurri per la prima volta dispongonoanche di un aiuto psicologico, fornito da Bobby Robazza, extallonatore azzurro degli anni Settanta.Ma al Flaminio la musica cambia. L’Italia gioca a viso a aperto,rischiando con i trequarti al largo e portando a casa una vittoriastorica. La nota negativa di questa lunga attesa è la carenza dipubblico: 15mila in tutto, di cui la metà fatta di magliette rosseche confliggono con l’azzurro di cinquemila seggiole vuote. Eracaduto nel vuoto l’invito del ct Kirwan di presentarsi allo stadioindossando l’azzurro. Si perde anche il pullman della Nazionale:Roma è bloccata da un corteo per la pace, contro la guerra delGolfo.Segna in avvio De Carli, i gallesi rintuzzano e alla fine le metesaranno tre pari. La differenza è ancora il piede di Dominguezfra piazzati che vengono concessi e i soliti drop assassini (ilprimo – importante – ci porterà in vantaggio alla pausa delprimo tempo) a sfiancare le motivazioni avversarie più che ilfiato. Siamo Diego-dipendenti, il suo acume tattico e il suo piedefirmano le vittorie importanti: i Pez, gli Orquera e qualche mesedopo i Wakarua saranno sacrificati nella ricerca del clone diDominguez e questo confronto li sfiancherà. Serve un progettoin mediana, non esistono due Dominguez e cercare di pescare “ lamatta” è solo un esercizio d’azzardo. Il ragazzo di Cordobainoltre in questa partita sforerà i mille punti in carriera, un clubcui appartengono un pugno di calciatori come Neil Jenkins eJonny Wilkinson. È anche l’ultima grande vittoria, l’acutofinale, il canto del cigno, dei trentenni del gruppo Fourcade-Coste: dalla mediana Troncon-Dominguez, a Stoica e Vaccari.Uno fra i pochi a non divertirsi è proprio Mauro Bergamascoche toccherà tre palloni in tutta la partita, pur rischiando di

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segnare. In conferenza stampa cercherà di abozzare: «Stoprendendo sempre più confidenza con il ruolo, spero di nonabituarmi mai, certo la caccia all’apertura mi manca. Credo cheil mio ruolo sia in terza linea, però ora devo pensare amigliorarmi come ala». Giocherà ala in Irlanda e Scozia, salteràInghilterra e Francia. Un dolore muscolare non riuscirà a fardissimulare il dissenso con Kirwan sempre più scoperto.Gli azzurri si riconciliano con il pubblico. E c’è anche il tempo diun gesto inconsueto per una partita di rugby: Stoica e Bortolamitirano fuori non so da dove la bandiera della pace con i coloridell’iride e la tengono alta per tutto il giro d’onore. Un segno disensibilità per il futuro del mondo.

ITALIA GALLES 30-22Italia: P. Vaccari; M. Bergamasco, Stoica, Raineri (27’ Mi.Bergamasco), D. Dallan; Dominguez, Troncon (cap.); Phillips,Persico, De Rossi; Bortolami, Bezzi; Martinez (18’ st Perugini)dal 19’ st Martinez, Festuccia, De Carli. All. Kirwan.Galles: R. Williams; M. Jones (37’ st Sweeney), Shanklin, L.Davies (16’ st Watkins), Gareth Thomas; Harris, Peel; Charvis(cap., 28’ st Gavin Thomas), M. Williams, Owen; S. Williams(9’ st D. Jones), Sidoli; Evans, M. Davies (10’ st G. Williams), I.Thomas. All. Hansen.Arbitro: Juge (Francia).Marcatori: pt 3’ meta De Carli t . Dominguez, 5’ meta S.Williams t. Harris, 15’ m. Shanklin t . Harris, meta Festuccia t .Dominguez, 26’ cp Harris, 31’ cp Dominguez, 38’ dropDominguez; st 21’ meta Phillips t . Dominguez, 30’ dropDominguez, 40’ m Peel.Note : spettatori 15.000, debutti di Festuccia e Bezzi, giallo aBezzi (35’ st colpo proibito). Pt 20-17.

Non c’è il bisNon ci sarà un’altra gioia nell’edizione 2003. Si vanno adincassare di fila tre sconfitte: 37 punti dall’Irlanda, 40 dagliinglesi e spiccano i 53 dalla Francia. Solo l’epilogo contro la

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Scozia viene giocato alla pari. A Murrayfield Mirco Bergamascosegna in apertura e Palmer in chiusura, ma la differenza sarannoi calci di Paterson, il cecchino che quattro anni dopo a SaintEtienne ci butterà fuori dalla Coppa in Francia.Il nodo della mediana resta il tema principale. Davanti aglispogliatoi, Kirwan si lascia sfuggire il nome dell’ennesimo(futuro) equiparato che dovrebbe risolvere ogni problema,appena acquisirà i dirit t i per vestire l’azzurro: il sudafricanoRoland De Marigny. Siamo ancora al mercatino del talento.

Vince l’InghilterraIl giorno dopo la Scozia, si gioca a Dublino la vera finale deltorneo, fra due squadre con quattro vittorie a testa: l’Irlandadelle meraviglie al suo massimo (quel gruppo e quel ciclo si sonospenti durante France 2007) e l’Inghilterra che ha persoHogdson all’apertura per infortunio ma ha riacquistatoWilkinson. Da marzo a novembre saranno otto mesi stellari peril XV della Rosa. A cominciare da quella sfida. Chi la vincerealizza il Grande Slam, inseguito da vent’anni dagli irlandesi.Per qualche minuto il XV del trifoglio c’è, ma la potenza ingleseè qualcosa di incredibile da contenere. Wilkko alza la coppa. Duemesi dopo il gruppo di Woodward riuscirà a imporsi nel tour inNuova Zelanda e quindi alla finale iridata di Sydney.

2003: Mondiale in AustraliaIl quinto mondiale azzurro inizia come gli altri, con pezzi che siperdono per strada. Al Nevegal, John Kirwan sta restringendo ilnumero dei papabili per fissare i 30 da portare a Canberra dovegli azzurri resteranno 20 giorni a giocarsi la poule contro i“soliti” All Blacks, il Canada, Tonga e il Galles. È il tema che siripresenterà uguale quattro anni dopo a Berbizier: Nuova Zelandaall’esordio, i due match abbordabili in mezzo, la sfida finalecontro la squadra europea già battuta sei mesi prima. Nel 2007 laScozia, nel 2003 il Galles. Ogni componente della rosa riceverà20mila euro per tutto l’impegno dal raduno al Nevegal alla sogliadei quarti.

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Vodo, Wakarua: fratelli d’ItaliaVodo, ala figiana del Calvisano, convocato al raduno non ciarriverà mai. Finito il Super 10, Vodo è tornato nel paese natiofra le palme di una delle centinaia di micro isole al largo di Suva.Spiagge e palme dove i telefonini italiani non “prendono”. Laconvocazione non arriverà mai. Lui torna un paio di mesi dopoe quando gli dicono che lo stanno cercando, vola al Nevegal. MaKirwan lo blocca. La preparazione è già quasi conclusa. Nonutilizzerà questo metodo per il caso Pez-Wakarua. La sera del 6settembre, a trenta giorni dall’esordio (lista chiusa e bigliettid’aereo staccati), si gioca Italia-Georgia ad Asti. I caucasicifanno un partitone, l’Italia no. Kirwan è deluso dalla prova diRamiro Pez. Decide nel lasso di due ore. Pez è fuori rosa.Rientrerà solo due anni dopo con Berbizier. Convocato al suoposto l’ennesimo equiparato d’urgenza. Si chiama RimaWakarua, maori neozelandese, gioca nella Leonessa Brescia inseconda serie. Farà il suo debutto azzurro direttamente alMondiale. Il senso di questa scelta è inspiegabile. Pez andavabocciato prima, non certo mandato via con le valigie in mano.Quella di Pez è la defezione che mancava alla tradizione diassenze celebri ai Mondiali, per i motivi più vari: Bettarello nel1987, Covi nel 1991, Giovanelli nel 1995, i fratelli Cuttit ta nel1999.

Il girone mondialeTutto come previsto: sconfitta pesante contro gli All Blacksdove Kirwan schiera il secondo XV in polemica con uncalendario che non dà respiro agli azzurri e concede molti piùgiorni di riposo al Galles. Lo score è 70-7.Poi i “ titolari” tornano contro Tonga e finisce 36-12. È lapartita della famiglia Dallan: i genitori hanno vissuto inAustralia 10 anni prima di tornare nel Veneto - ad Asolo – dovehanno aperto una ditta edile e dove i figli sono nati e cresciuti.Manuel e Denis segnano tre mete da protagonisti nel luogo dovei genitori sono emigrati, hanno amici e conoscenti. Era successoanche nel ‘95 con i gemelli Cuttit ta in Sudafrica. Pare incredibile

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che proprio l’Italia che conta emigrati in tutti i paesi del mondo,possa non gradire la questione equiparati: eppure dovrebbe esserechiaro che un uomo appartiene al luogo in cui vive, lavora emette radici, non solo a quello in cui è nato.Molto più incerta la partita con il Canada, che passiamo dimisura 19-14. Mauro Bergamasco non compare neppure inpanchina, gli vengono preferiti Persico e Palmer. Il Jonah Lomubianco sta vedendosi passare davanti il secondo mondiale intribuna.

I sogni sfumano col GallesLa partita decisiva si gioca a Canberra nel tardo pomeriggio permotivi televisivi e il fischio finale dell’arbitro arriva che sta giàimbrunendo. La partita sembra un copione scritto che nessunopoteva cambiare. Man mano che il tempo corre, non accade nulla.L’Italia cerca un gioco, il Galles mette pressione e costringeall’errore: su un intercetto sbagliato nasce l’azione che lancia inmeta i dragoni. Lo score italiano si muove per i piazzati diWakarua. Manca poco alla fine e la distanza sul tabellone è ancoralunga. Kirwan deve far entrare anche Mauro Bergamasco ma noncome ala: a venti minuti dall’eliminazione dal Mondiale si gioca lacarta su cui non aveva creduto. Ma è tardi per qualsiasi recupero.Non riusciamo a segnare neppure una meta: finisce sul 27-15, ilrisultato non è mai stato in bilico. Sette mesi dopo la grandevittoria sul Galles al Flaminio, non riesce la doppietta per la storia.C’è gente che piange fuori dallo spogliatoio. È l’ennesimaoccasione sfumata. Il giorno dopo c’è aria di rompete le file.Kirwan tiene un’ultima conferenza stampa per fare un bilanciocon i giornalisti che hanno seguito gli azzurri. Sono parole piene diorgoglio per il gruppo, dichiarazioni di intenti per il futuro, anchemolto oneste. Certo nessuno prima di Kirwan ha messo in cassadue vittorie in un Mondiale. Ma la delusione è grande lo stesso. ACanberra è tempo di saluti, tutti circondano Checchinato. Dopoquattro mondiali da giocatore ci sarà ancora un Sei nazioni ma ilsuo futuro è già deciso in quei giorni. Diventa il manager dellaNazionale.

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L’altro MondialeSono otto le squadre passate ai quarti: le tre potenze del sud e lecinque europee, la sesta (l’Italia) resta fuori. Un risultato chedimostra una certa immobilità dei valori in campo: gli acuti diCanada, Fiji nelle edizioni precedenti erano legati alla mancanzadel Sudafrica del torneo. Solo i Pumas nel 1999, guidati dal piededi Quesada (scarpa d’oro di quel torneo), avevano realizzato unasorta di sorpasso. In finale si trovano Inghilterra e Australia ed èil giorno di Jonny Wilkinson che pure durante la pausa fra i duetempi si allena a battere calci. Sarà un suo drop nel secondoextra-time a fare alzare la coppa per la prima volta al XV dellaRosa di Lancaster.

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Il torneo 2003

I RISULTATI

Italia-Galles 30-22Inghilterra-Francia 25-17Scozia-Irlanda 6-36Italia-Irlanda 13-37Francia-Scozia 38-3Galles-Inghilterra 9-26Irlanda-Francia 15-12Scozia-Galles 30-22Inghilterra-Italia 40-5Galles-Irlanda 24-25Inghilterra-Scozia 45-9Italia-Francia 27-53Francia-Galles 33-5Scozia-Italia 33-25Irlanda-Inghilterra 6-42

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTInghilterra 5 5 0 0 178 46 132 10Irlanda 5 4 0 1 119 97 22 8Francia 5 3 0 2 153 75 78 6Scozia 5 2 0 3 81 166 -85 4Italia 5 1 0 4 100 185 -85 2Galles 5 0 0 5 82 144 -62 0

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FRANCIA-ITALIA DEL SEI NAZIONI 2004

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2004-2005

Kirwan e l’addiocol cucchiaio di legnodi Fabrizio Zupo

I convocati del 2004Partiamo dai convocati di questo 2004, dando un occhio ai nomirispetto ai club di allora, dove a far la parte del leone sono lesocietà italiane e talenti come Canale, Parisse, Perugini (chepochi anni dopo giocherà anche una finale di Heineken conTolosa) e Bortolami non hanno ancora seguito i Bergamasco inFrancia ma affollano i club che si giocano il Super 10 daprotagonisti (Benetton, Petrarca, Calvisano, Viadana).Mirco Bergamasco (Stade Francais), Canale (Benetton),D.Dallan (Benetton), Mazzucato (Calvisno), Barbini (SafiloPetrarca), M. Dallan (Benetton), Masi (Calvisano), Stoica(Montpellier), Griffen (Calvisano), Picone (Benetton), DeMarigny (Overmach Parma), Wakarua (Leonessa Brescia), DeRossi (Calvisano), Orlando (Benetton), Palmer (Benetton),Parisse (Benetton), Persico (Leeds Tykes), Phillips (Viadana),Zaffiri (Calvisano), Bezzi (Viadana), Bortolami (SafiloPetrarca), Checchinato (Benetton), Dellapè (Benetton),Festuccia (Gran Parma), Ongaro (Benetton), Castrogiovanni(Calvisano), Costanzo (Benetton), Faliva (Benetton), Lo Cicero(Lazio&Primavera), Perugini (Calvisano).

Lo stato dell’arte in Europa: Super 10 italiano,Celtic League, Top 14 francese e PremiershipingleseServe fissare un punto, che è storia ormai ma allora solo unprogetto dimostratosi efficace. L’Italia si attrezza per il Seinazioni varando il Super 10 concentrando un po’ le forzedistribuite sulla penisola. Nella sostanza il ritmo di gioco non sialza ai livelli delle altre nazioni.

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Cosa succede altrove? In Francia viene solo razionalizzato ilTop 14 e le regole di fair play economico. Se i conti non sono aposto un club viene retrocesso. Una ghigliottina più frequente inProD2 che nella massima serie. Ma ci ha già pensato l’ingressoin era Pro a far ridimensionare club storici transalpini comeAgen, Bezier (dieci scudi di Brenno negli anni 70), Pau. InInghilterra la Premiership già accompagna dal 1988 (l’annodopo il primo Mondiale e sette anni prima dell’era Pro) unmovimento che vuole arrivare a vincere il mondiale, riuscendocitre mesi prima di questo Sei nazioni. Le società si spartiscono undividendo che la Union riconosce alle società di vertice. Dal2002-2003 vengono introdotti i play-off. Una cosa da niente?No perché ha il merito di rendere le partite degli eventi, tantoche il campionato inglese detiene il record mondiale di pubblico:lo fissa un match di regular season del 31 marzo 2012 fraSaracens e Harlequins (uno dei derby di Londra) che si gioca aWembley, tempio del calcio. Pagano il biglietto 83.761 persone.Infine le tre nazioni gaeliche: Galles, Scozia e Irlanda. Corronoai ripari nel periodo delle sconfitte ripetute contro l’Italia. Siinventa la Welsh-Scottish league con nove club gallesi che poi siconcentrano in cinque franchigie e infine nelle quattro attuali.La Scozia arriva ad iscriverne quattro ma nel tempo nerimangono due, quelle federali. Manca il terzo polo: l’Irlanda ene mette quattro sul tavolo. Nasce così nel 2003 la CelticLeague, quella a cui l’Italia partecipa dal 2010.Vediamo tutto questo che effetti ha avuto sulla Nazionale e sulleCoppe. Partiamo dalla Heineken Cup, la cui prima edizione s’èconsumata nel 1996. Ebbene le prime dieci edizioni sino al 2005sono state un affare fra Francia (quattro titoli) e Inghilterra(cinque titoli). Si inserisce un anno l’Ulster (1999) ma èun’edizione senza i club inglesi.E ora guardiamo i risultati dal 2006 a oggi: otto edizioni concinque titoli irlandesi (tre Leinster Dublino e due Munster), duefrancesi e uno inglese. Nell’edizione 2013 i quarti di finalevedono tre team irlandesi su otto posti. E ora guardiamo il Seinazioni: fino al 2005 sono Francia e Inghilterra a divedersi it itoli. Poi negli ultimi nove anni ci sono stati quattro titoli al

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Galles e uno all’Irlanda. I verdi però sei volte secondi, di cui bentre volte volte a 8 punti come i primi ma senza coppa per unadifferenza punti. Nel rugby non si inventa nulla.Controprova? La prima doppietta dell’Italia arriva nel 2007quando la pattuglia azzurra che gioca all’estero è già bella nutrita, ilcuore del gruppo (Castro, i Bergamasco, Masi, Bortolami capitanoin una finale di Premiereship, Parisse e Canale). Ma la primavittoria sulla Francia arriva nel 2011 quando da pochi mesi laBenetton sta giocando la Celtic: per la prima volta Treviso eViadana giocano ai ritmi di un campionato europeo e la Nazionalenon è più zoppa ma un gruppo omogeneo. E la seconda doppietta?Nel 2013 con Brunel che gode in una Benetton super che arrivasettima nel torneo. I t itolari e i “rincalzi2 corrono alla stessavelocità. La coperta è stretta ma almeno la zoppìa è stata curata.Nella pallaovale non si inventa nulla.

Il torneo 2004Il 2004 si apre con le speranze del ct Kirwan di dimenticarel’Australia e impostare un Sei nazioni importante. Tre mesidopo Canberra, il 15 febbraio, si affronta l’Inghilterra: i neocampioni del Mondo sbarcano al Flaminio. È la prima uscitaufficiale degli iridati e c’è molto interesse. Non c’è Wilkinson enon si vedrà in campo praticamente per altri quattro anni.Rientrerà per l’edizione 2007 giusto in tempo per la nuovaavventura iridata che lo vedrà finalista sfortunato a Parigi. Lanovità italiana dell’epoca si chiama Paul Griffen, equiparatoneozelandese, una sorpresa del Super 10 italiano. Troncon siprenderà una pausa di un anno e Griffen, basettoni alla JprWilliams e boccoli rasta, diventerà un perno azzurro. L’altranovità è l’assenza di Mauro Bergamasco che salterà l’intero Seinazioni e rientrerà al “volo” nel tour estivo (Romania eGiappone) il giorno dopo aver vinto il suo primo titolo diFrancia con lo Stade allenato da un certo Nick Mallett .Gli inglesi ci tengono a ribadire il loro primato e segnano 50punti. Sei giorni dopo si migliora: a Parigi la Francia si limitaarrivando a quota 25. Il terzo turno ci va meglio.

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Salvati dalla vittoria sulla ScoziaIl 6 marzo si gioca a Roma. Dopo solo una manciata di capsWakarua perde di già il posto da numero 10 titolare. Toccherà aDe Marigny a esordire in regia e se la caverà benone con 15punti di piazzati. La partita troverà un Griffen super e Ongaro asiglare la sua prestazione con una meta che forse non c’era. IlTmo non viene richiesto. Ma per una volta possiamo goderci unerrore arbitrale a nostro favore. Kirwan si sta giocando lapossibilità di un rinnovo contrattuale. La vittoria porta ascavalcare un paio di posizioni nel ranking mondiale e a toccareper la prima volta il 9° posto mondiale. La vittoria è sempre ilmiglior viatico per tutto. Certo in questa nazionale ci sono novegiocatori di scuola non italiana, che è quasi un record (Johnstonetoccò quota dieci) ed è la maggioranza sul 15 titolare dipartenza. Il gruppo ha ormai svoltato nella fisionomia rispettoal debutto nel Sei nazioni. I giovani del 2000 hanno decine dicap alle spalle e gran esperienza. Il ricambio generazionale èstato completato. Senza Troncon la fascia di capitano è in manodall’inizio del Sei nazioni al livornese Andrea de Rossi. Lalascerà a giugno quando, con il tour estivo, inizierà il lungo regnodi Bortolami interrotto nel 2008 da Parisse.

ITALIA SCO ZIA 20-14Italia: G.Canale (43’ s.t . Mi.Bergamasco); Mazzucato, Stoica,M.Dallan (8’ s.t . Wakarua), D.Dallan; De Marigny, Griffen;Parisse (25’ s.t . Orlando), Persico, De Rossi (cap.); Bortolami,Dellap‚; Castrogiovanni, Ongaro (42’ s.t . Festuccia), Lo Cicero.All. Kirwan.Scozia: Hinshelwood; Danielli (40’ s.t . Lee), Philip, Laney (46’s.t . Henderson), Webster; Paterson (cap.), Cusiter (1’ s.t . Blair);Taylor, Hogg, White (46’ s.t . Petrie); Grimes (31’ s.t . Hines),Stuart; Douglas (31’ s.t . Jacobsen), Bulloch, Jacobsen (1’ s.t .Kerr). All. M.Williams.Arbitro: Whitehouse (Galles).Marcatori: 2’ c.p. De Marigny, 7’ c.p. Paterson, 9’ c.p. DeMarigny, 34’ c.p. Paterson, 41’ c.p. Paterson, 42’ c.p. De

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Marigny; s.t . 1’ m. Ongaro, 37’ c.p. De Marigny, 40’ c.p. DeMarigny, 48’ m. Webster.Note: spettatori 23.500. Infortuni a M. Dallan (stiramento alcollaterale mediale del ginocchio destro) e Parisse (risentimentoinguinale). P.t . 9-9.

Il cucchiaio di legno viene dunque evitato, anche se poi lebecchiamo dall’Irlanda sia pure solo per 19-3 e siamo travoltinel punteggio ancora dal Galles. Registriamo una piccolacontinuità: una vittoria all’anno. Il bilancio non è fallimentare,ma i segnali non sono dei migliori. Nella prima tappa del tourestivo si perde di un punto contro la Romania. In Giapponearriva a dar man forte Mauro Bergamasco. I tour di novembrenon tolgono e non aggiungono nulla. A parte il fascinodell’Haka al Flaminio che sarà disturbata dalla banda militarementre sfila in mezzo al campo.

2005 un altro anno nero,un altro cucchiaio di legnoBlande nei punteggi ma sempre sconfitte sono. Gli azzurri vannosotto ovunque, solo contro la Scozia, sul 18 a 10 si puòrecriminare sul mancato successo. Troncon è di nuovo loskipper di “azzurra”. Eppure un’altra edizione del torneo scivolavia senza colpo ferire. Il “grip” della novità del Sei nazioni è giàsfumato: lentamente sta perdendo terreno e pubblico. Trevittorie in venti partite dal 2000 al 2004 non aiutano a risolverei problemi di una squadra anche se il movimento del rugby inItalia continua a godere dell’effetto vetrina. Il boom si vedesoprattutto nell’ingresso di bambini nelle squadre aquilotti,pulcini, ovetti.

John Kirwan se ne vaLa malattia che abbatte l’angelo All Blacks è la mancanza divittorie: il 13-56 contro la Francia nell’ultimo turno al Flaminiosegna la sorte di Kirwan. Ha già il consiglio federale contro,stavolta lo mollerà anche il presidente Dondi che gli ha

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permesso di completare il triennio e però desideroso diabbandonare la pista neozelandese e tornare ai metodi dei cugini.Si cerca un ct disponibile. Kirwan non arriverà a guidarenemmeno il tour estivo in Argentina.

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Il torneo 2004

I RISULTATI

Francia-Irlanda 35-17Galles-Scozia 23-10Italia-Inghilterra 9-50Scozia-Inghilterra 13-35Francia-Italia 25-0Irlanda-Galles 36-15Italia-Scozia 20-14Inghilterra-Irlanda 13-19Galles-Francia 22-29Inghilterra-Galles 31-21Irlanda-Italia 19-3Scozia-Francia 0-31Francia-Inghilterra 24-21Irlanda-Scozia 37-16Galles-Italia 44-10

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTFrancia 5 5 0 0 144 60 84 10Irlanda 5 4 0 1 128 82 46 8Inghilterra 5 3 0 2 150 86 64 6Galles 5 2 0 3 125 116 9 4Italia 5 1 0 4 42 152 -110 2Scozia 5 0 0 5 53 146 -93 0

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Il torneo 2005

I RISULTATI

Francia-Scozia 16-9Galles-Inghilterra 11-9Italia-Irlanda 17-28Italia-Galles 8-38Scozia-Irlanda 13-40Inghilterra-Francia 17-18Scozia-Italia 18-10Francia-Galles 18-24Irlanda-Inghilterra 19-13Irlanda-Francia 19-26Inghilterra-Italia 37-7Scozia-Galles 22-46Italia-Francia 13-56Galles-Irlanda 32-20Inghilterra-Scozia 43-22

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTGalles 5 5 0 0 151 77 74 10Francia 5 4 0 1 134 82 52 8Irlanda 5 3 0 2 126 101 25 6Inghilterra 5 2 0 3 119 77 42 4Scozia 5 1 0 4 84 155 -71 2Italia 5 0 0 5 55 177 -122 0

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CARLO DEL FAVA DURANTE FRANCIA-ITALIA

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2006

L’avvento di Berbizier,le petit caporaldi Fabrizio Zupo

Il nuovo condottieroÈ disoccupato come allenatore da qualche tempo. Unpersonaggio sanguigno, ironico certe volte, ma non facile. PierreBerbizier, detto le petit caporal e sui giornali francesi siglatocome Bbz è in una lista di papabili ma sbaraglia la concorrenzadurante un pranzo milanese con il presidente federale Dondi, incui ammette la volontà di rimettersi in discussione. Dopo averfatto il ct dei bleus a 33 anni (un terzo posto al mondiale 1995 eun tour vincente dei galletti in Nuova Zelanda) era di fatto“fuori mercato”. I due ci mettono poco a trovare un accordo.Due mesi dopo quel gran tonfo contro la Francia che costa lapanchina a Kirwan, arriva il primo grande botto nel tour estivo.È il debutto del francese. Pierre Berbizier richiama Ramiro Pez(finito a Perpignan) che non gioca in azzurro dalla famosa seratadi Asti e se lo porta in Argentina. Nel secondo test, a Cordoba,città natale di Pez, l’apertura farà la sua partita più bella inazzurro davanti ai parenti e agli amici di infanzia che tifanoPumas: guida l’attacco, segna una meta pesante che si aggiunge aquelle degli “argentini” Canale e Parisse. Finisce 29-30. Per laprima volta in tutta la sua storia l’Argentina, la stessaformazione che guadagnerà l’anno dopo la medaglia di bronzo almondiale contro la Francia, perde in casa contro l’Italia. Il ctMarcelo Loffreda detto Tano (l’Italiano) e il capitano Pichotaddirittura disertano la conferenza stampa. È il biglietto da visitadi Pierre Berbizier che in Italia è accolto come l’arrivo delmessia. Ai test di novembre il miracolo non si ripete e i Pumassi prendono la rivincita a Torino, mentre l’Italia riuscirà astrapazzare agevolmente Tonga e le Figi sotto la neve di Monza.Con tre vittorie importanti l’attesa per il debutto del nuovo ct

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cresce notevolmente. Ecco alcuni passi di un’intervista fatta inquella parentesi fra Test e Sei nazioni, dove Bbz non si sottrae atemi su cui ancora si discute, dimostrando di aver le idee benchiare. Più da dirigente che da allenatore.

Il pensiero di Bbz. Franchigie, coppe europee,centralità dei club, obiettivi del torneo, dopingCi parli della franchigie .«è una buona idea. Con due successi su 24 partite giocate, enessuna vittoria in Heineken, certe volte contro formazioniimbottite di riserve, non c’è da stare allegri. Il rugby italianodeve concentrare le forze, e creare superclub che raggruppinotutti i migliori giocatori. Come fanno in Scozia, Galles eIrlanda».Ma così i l campionato è destinato a scomparire...«I club devono rimanere al centro, perché producono talenti.Semmai si potrebbe irrobustire la qualità del rugby italianogiocando all’estero, e dopo qualche stagione rientrarerilanciando un campionato più valido, che richiami tutti gliemigrati. In Francia io ho militato in una serie A con 80 squadre.Oggi sono 14, forse diminuiranno ancora, con stadi semprepieni».Come giocherete il Sei nazioni?«Puntare tutto sul match conclusivo contro la Scozia sarebbeun errore madornale. E se perdiamo anche quella? Molto megliogiocarle tutte al massimo, per cogliere ogni opportunità.A novembre, dopo aver perso a Genova contro l’Argentina, hoscoperto che la prima linea aveva deciso, a mia insaputa e senzanemmeno avvisare i compagni, di gestire inizialmente le mischieordinate senza mettere pressione agli avversari: l’esattocontrario del nostro piano. E difatti dopo tre mischieera già chiaro che avremmo perso».Però è logico che non si possa tenere testa a corazzatecome Francia o Inghilterra dall’inizio alla fine.«è vero, questa Italia non riesce a rendere al massimo per 80minuti. Quindi la mia priorità è gestire i momenti di calo senzasubire punti. E poi la differenza non la fai con i cinque giocatori

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più forti, ma se fai crescere i cinque più deboli. Per questo vorreiuna panchina lunga, e di qualità».Nel rugby, sport di contatto e logorante, ciclicamente siparla di doping. Lei, che nel 2001 disse a “L’Equipe” cheil doping è una realtà nello sport francese, cosa ne pensaoggi?«I soldi e troppe partite per ogni stagione sono il terreno idealeperché si sviluppi il doping. Misi sotto accusa la creatina,affermai che tutti si attendono dagli atleti sempre il massimo,rischiando la salute».Come si vede c’è già tutto anche la consapevolezza della tenutafisica del gruppo: l’Italia crolla al 60’, minuto più e minutomeno. In quell’ora è sempre all’altezza. Il torneo del 2006 verràgiudicato come quello dei “primi tempi”: se fissiamo i punteggi ela classifica alla pausa, l’Italia avrebbe vinto il Sei nazioni. Ma ladistanza fra i “cinque forti e i cinque deboli” è ancora tanta, lapanchina è corta, Berbizier non riuscirà a mettere incompetizione fra i ruoli nessuno (piloni a parte) e un giocatoretroppo sicuro del posto non sempre offre prestazioni al 100%.

Gennaio 2006: il raduno alla BorghesianaEcco i nomi dei 25 azzurri convocati al raduno iniziale al centroLa Borghesiana di Roma per l’esordio dell’Italia di PierreBerbizier nel Torneo delle Sei nazioni in calendario a Dublinocontro l’Irlanda il 4 febbraio 2006. La novità nell’elenco eral’assenza di Alessandro Troncon, mediano del Benetton erecordman di maglie azzurre. «Al raduno di novembre – spiega ilct francese – mi aveva detto che non si sentiva pronto per laNazionale. Troppo stanco mentalmente». Un anno dopo – a 33anni suonati – sarà fra i protagonisti della doppietta azzurra. Diquesta lista, messa a confronto con quelle del biennioprecedente, non può sfuggire che 9 su 25 giochino in Francia ocome il tradizionale serbatoio trevigiano sia – in questomomento – al minimo storico con tre presenze.Mauro e Mirco Bergamasco, Sergio Parisse (Stade Français);Marco Bortolami (Narbonne); Gonzalo Canale (Clermont-

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Auvergne); Martin Castrogiovanni, Paul Griffen, LudovicoNitoglia, Salvatore Perugini, Maurizio Zaffiri, Alessandro Zanni(Calvisano); Denis Dallan, Fabio Ongaro e Simon Picone(Benetton); Carlo Del Fava (Bourgoin); Santiago Dellapè(Agen); Carlo Festuccia, Rima Wakarua (Gran Parma); EzioGalon (Overmach Parma); Andrea Lo Cicero (L’Aquila); CarlosNieto, Samuele Pace, Josh Sole (Viadana); Ramiro Pez(Perpignan); Alessandro Stoica (Montpellier).

L’esordio a DublinoIl tema di tutto il torneo è proprio quello della tenuta e dellacoperta corta. Bbz fa di necessità virtù. Ha già vinto unascommessa riportando Pez in regia (e in attacco l’argentino haun timing nelle scelte notevole, in difesa molto meno) e quandoarriva la tegola di Masi “rotto” per tutto il Sei nazioni inventa lacoppia di centri Canale-Mirco Bergamasco che scala dall’ala afavore di Canavosio. Affiatamento immediato in difesa esintonia in attacco, la coppia non verrà più toccata. A Dublinosi scopre però che l’Italia politicamente vale molto poco e solola stampa irlandese difenderà gli azzurri dagli svarioni di Pearson.Stampa “svegliata” dai pugni sul tavolo di Berbizier nellaconferenza post partita al grido «We want the same right», lestesse condizioni degli altri e crocifiggendo il “campione”O’Driscoll che ricorre allo “stamping” davanti all’arbitro e infavore di telecamera senza neppure un richiamo (lo rifarà nel2013 ma gli andrà malissimo). Una brutta pubblicità per la lealtàdel rugby. Finisce 26-16 (pt. 10-10) e nonostante le altreprestazioni dell’anno come il primo pareggio esterno di semprea Cardiff un mese dopo, il ct ricorderà questa partita come la piùbella, la più vicina ai suoi dettami e dove il gioco azzurro è statoun coro.La beffa è che Pearson dà un giallo a Pez e in quattordicil’equilibrio salta. Ancora peggio fa il City commissioner, dopo lepolemiche sollevate anche dalla stampa dublinese. Non si accusail capitano irlandese ma il numero 8 Leamy sempre perstamping, un’ipocrisia. E si indaga su un morso subito da

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Easterby che non sa indicare chi sia stato, forse Castrogiovanni.Insomma si vuol dimostrare che le scorrettezze sono repertoriodi entrambe le squadre.Mirco Bergamasco scala da ala a centro con Canale. Nonsaranno più sostituiti. Il mediano Canavosio diventa ala. Mircoripaga subito della scelta con una meta da urlo alla mezz’ora cheporta in vantaggio, la prima di un torneo da incorniciare per lui.Cadiamo nella ripresa, calpestati soprattutto dall’arbitro.Quando Bowe segna, tutto il pubblico vede il replay e fischial’arbitro: si vede chiaramente Mauro Bergamasco che in volocintura l’avversario, lo gira verso l’alto e gli impedisce dischiacciare a terra. Per molto meno si chiede il parere del Tmo.Pearson, al suo debutto no. E mentre O’Gara trasforma, si rivedeil furto sul megaschermo.Berbizier si sente derubato a un passo dall’impresa, non ci sta efa vergognare gli irlandesi: «È già dura lottare ad alti livelli, sepoi ci danno un handicap diventa difficile. Vogliamo giocare conle stesse regole degli altri. Forse siamo ancora una piccolasquadra ma vogliamo gli stessi dirit t i. Ci si accorge di Pez e si dàun giallo ma non si vede lo stamping fatto da O’Driscoll. ForsePez non è conosciuto, mentre il capitano dei Lions è un divo.Per questo O’Driscoll può fare stamping e non succede nulla?».Il carisma e l’autorevolezza del ct fanno il resto, la stampairlandese gli va dietro: si parla di fortuna (“Lucky break” titolal’Irish T ime), il mondo scopre il pack azzurro.

Tifo in trasfertaGrazie ai voli low-cost molti appassionati sperimentano comeDublino o Parigi sia più conveniente di Roma e l’effetto si vedeper la prima volta in Irlanda. I biglietti staccati sono tremila e lamacchia azzurra si vede soprattutto la sera nel quartiere diTemple Bar dove cascano tutti i turisti. Il rugby è diventato unfenomeno da studiare per il marketing.

Inghilterra e FranciaTornati a Roma gli azzurri incrociano dapprima l’Inghilterra

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con un 16-31 che vede i campioni del mondo uscire alladistanza. Partita ricordata per l’assedio finale inglese sui 22azzurri con continui drive, ma la mischia si immola e il“panchinaro” Dallaglio che guida il suo pack decide per l’onoredelle armi e fa calciare in touche. Al termine chiederà ai suoi direstare in “corridoio” e aspettare il giro d’onore degli azzurri,applauditi per come si sono battuti.E si arriva alla terza sfida, quella con la Francia dove c’è uninteresse tutto extra campo. Il ritorno di Bbz a Parigi daavversario e la contestazione a Laporte, ct francese, reo di averoffeso il pubblico dello Stade de France («Borghesi di merda»aveva detto in un fuori onda). I due poi non si parlano, Bbz daanalista dell’Equipe aveva “bastonato” il collega. Si evitanoanche allo stadio, cercano di non incrociarsi nella mix zone equando sfilano in campo il pubblico applaude l’ “ italiano” efischia sonoramente Laporte. Al punto che lo speaker evita difarne il nome quando legge le formazioni. Grazie a Pez e ai calciguadagnati dalla mischia l’Italia va alla pausa in vantaggio 8-12.Ma quei punti non si muovono più. Laporte nella ripresa cala iljolly Castaignede che fa impazzire a calci la nostra lineaarretrata. Finisce 37-12. Il lavoro però si vede, l’Italia cadeesausta o sui dettagli. La svolta è per ora solo un desiderio.

Galles-Italia 18-18Si può essere ottimisti dopo tre sconfitte? Forse no, ma fra gliazzurri si comincia a credere che l’era delle “sconfitteonorevoli” stia per finire. Parisse è uno di quelli che lo diceapertamente. Il Galles non sembra più quello che l’anno primaha vinto il torneo con tanto di grande slam. Ora ha paura diperdere e si vede. Il giudice televisivo non annulla la bella metadi Canavosio che prima umilia l’apertura Stephen Jonesintercettando un passaggio per Watkins, poi cavalca per sessantametri in contropiede solitario, infine schiaccia quasi sulla linea dipallone morto, al termine dell’area di meta. L’Italia centreràl’ennesimo primo tempo in vantaggio.Ma stavolta non cede e nel finale sono i Dragoni a dover

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recuperare per cercare di pareggiare davanti a 74.000connazionali. Il risultato insomma è storico, ma non sta in tascaall’Italia. È il primo risultato utile del Sei nazioni 2006, il primofuori casa da quando si gioca il torneo, il primo punto checancella il pacco regalo in arrivo col cucchiaio di legno. Gliazzurri recriminano e i gallesi escono col sorriso dal MillenniumStadium per lo scampato pericolo. Mirco Bergamasco si gode lochampagne regalato al miglior giocatore in campo.

Festeggiamenti dimezzatiin vista del quinto turnoIl bello di Cardiff è che le partite si concludono in un’unicagrande festa sul vialone centrale che porta dal Castello allostadio. È tutto lì in centro, in quell’unica via: pub, ristoranti,vecchie birrerie, discoteche. Ma gli azzurri dove sono afesteggiare? Per loro si tratta di una prova di maturità. L’hotelscelto è proprio in pieno centro, al limite della zona pedonale.Nella settimana gallese avrebbero potuto distrarsi e molto.Quella sera potrebbero farlo senza problemi ma gli azzurridecidono di ricevere a domicilio. Amici e parenti invadonol’albergo. Molti t ifosi affollano il bar, tutti offrono birre. Quasitutta la Nazionale però sceglie di andare a letto a dormire. Diceun giovane saggio: «Meglio dormire e recuperare. Ci sono solosette giorni alla Scozia. Siamo veramente stanchi».Una settimana al quinto turno: se qualcuno pensa che il torneosia solo un festival, sappia che l’ultimo match si giocapraticamente in apnea. Non c’è recupero (e men che meno orache il Sei nazioni dura un mese e mezzo e non tre) e si va incampo più con le riserve mentali che quelle fisiche. È il bello diun torneo mai scontato.

Finale amaro senza acutoal Flaminio, Italia-Scozia 10-13Il cucchiaio di legno è evitato ma il primo anno di Bbz iniziatocon i Pumas andrebbe festeggiato con una vittoria con la Scozia,l’unica Union di cui condividiamo un bilancio quasi alla pari.

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Partiamo dall’ingenuità finale. Sul 10-10 e una manciata disecondi al fischio si deve conservare un po’ di lucidità: vincerenon si vince, la linea di meta è troppo lontana e pare che ilcampo sia in salita. Non resta che calciare in touche, metterefine alle ostilità e alla fatica. Soluzione “old fashion”, come unavolta. Bisognerebbe accontentarsi del secondo pareggio di fila.Invece qualcuno prende palla al volo e cerca di aprire il giocoall’esterno: là dove normalmente erano schierati i centri ci sonodue piloni. Che a quel punto della partita hanno diritto a esserestremati, a cui non puoi chiedere virtuosismi pedatori o manuali.La palla ce l’ha in mano Perugini che la passa a Lo Cicero. Chefare? Lo Cicero decide tardi, la terza White lo placca ma lui nonlascia la palla e muore con l’ovale in mano. Viene fischiato ilpenalty per tenuto a terra. Paterson piazza e porta a casa lapartita. Una beffa. Ripagata con gli interessi l’anno dopo. Maquell’episodio sarà il primo delle tante avventure sfumate per untanto così.Inutile dire che l’impalpabile titolo assegnato da stampa etecnici all’Italia quale squadra rivelazione non può stemperarel’amarezza.

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GLI ARTICOLI DELL’EPOCA

Il sogno azzurro dura un tempoClamoroso a Parigi: l’Italia prende a calci la FranciaMa poi nella ripresa i Bleus fanno fioccare le metedi Fabrizio Zupo (inviato a Parigi)

I sogni azzurri si spengono al quarto d’ora della ripresa col tuffodi Nyanga nella nostra meta, lanciato dal richiamato Castaignededopo un rasoiata verticale dell’estremo di decine di metri nellanostra difesa. Sembravamo ancora in partita.In realtà l’Italia buona era rimasta chiusa nello spogliatoiodurante la pausa, dove eravamo entrati con un 12-8 stupefacentee guarnito da un drop sontuoso di Pez al 38’. Parigini incantati edisposti a fischiare i loro giocatori, una Francia che faceva moltierrori nel suo fondamentale migliore: la manualità con l’ovale.Noi con una difesa aggressiva e l’occupazione degli spazi liavevamo contenuti. Colpo su colpo, e facce segnate come quella diGriffen (uscito due volte per ferita al volto). Era mancata solo lameta. Poi il rientro, con ancora tanta forza sulle gambe ma pocabenzina in testa. Tanto da restare a secco nel punteggio per tutta laripresa mentre i galletti infioccavano altre quattro mete, due nelrush finale a gonfiare un risultato che pareva prima accettabile(undici punti di scarto). E in una partita sino al 15’ del secondotempo decisa dai calciatori, i due penalty che Rougerie (al 3’ dellaripresa) invece di piazzare ha cercato di convertire in touchesbagliandoli entrambi, pochi secondi l’uno dall’altro, pescando lazona di pallone morto, e ancora il clamoroso palo centrato daYachvili un minuto dopo, sembravano il segno del destino. Lagiornata giusta per noi? Macché. Inizia la discesa, puniti daNyanga.E arriva poi anche l’espulsione di Del Fava, reo per l’arbitroSpreadbury di somma di falli ripetuti. «Ma non sappiamo qualifossero quelli prima» rivela alla fine capitan Bortolami.Di certo a metà ripresa, giocare in 14, ha cambiato il volto delmatch. Perché in quei 10 minuti il pack francese ha finalmenteavuto ragione – due volte – di quello italiano: violando la metacon drive vincenti su sviluppi di touche a cinque metri dalla

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linea. La prima volta è sembrata dubbia, tanto che l’arbitrotelevisivo, il gallese Nigel Owens, l’ha annullata. Ma sullaripartenza gli otto avanti hanno trasportato i nostri fino apermettere al pilone De Villiers di schiacciare in modo nitido.La paura francese era cominciata a svanire al 25 del primotempo: dopo ripetuti tentativi di superare la difesa azzurra neinostri 22 con continui cambi di fronte resi vani dai placcaggidelle terze linee (Mauro Bergamasco ne ha confezionati tre insequenza su questa azione), il mediano di mischia Elissalde ci hascavalcati con un calcio a parabola sulla fascia che ha trovatosulla bandierina l’appostato flanker Lievremont sul punto dicaduta. È bastato appoggiare l’ovale. Ma eravamo ancora invantaggio e ci siamo rimasti in tutto 50 minuti.La classe di Pez, dapprima impeccabile ad alternare calci e passaggie concreto sui penalty, è diventata nella ripresa incapacità ditrovare la touche dando spazio al pericolo numero 1 predetto daBerbizier: i contrattacchi dei francesi su spazi aperti. A questo vaaggiunto che la touche è mancata in momenti decisivi, con cinquelanci rubati dai galletti. Così abbiamo perso anche il possesso e glierrori hanno cominciato a fioccare.Dopo la boa della prima ora, i segni della battaglia hannoconsigliato il ct di dare ossigeno al pack, cambiando l’interaprima linea, un pezzo dietro l’altro a favore dell’esordiente – inquesto Sei nazioni – Lo Cicero, di Festuccia e di Castrogiovanni.A quel punto ai francesi è bastato giocare sui ritmi dellaMarsigliese cantata in coro per spegnere ogni incertezza, grazieal ritrovato Yachvili (come piazzatore e come skipper dellamischia) e alla classe di Castaignede che ha sigillato il trionfocon un passaggio di rara bellezza permettendo a Michalak dichiudere il match sotto i pali.

L’Italia fa tremare il GallesSul pareggio pesano tre calci sbagliati da Pezdi Fabrizio Zupo (inviato a Cardiff)

È storico, ma non ci sta in tasca. Il primo risultato utile del Seinazioni 2006, il primo fuori casa da quando si gioca il torneo, il

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primo punto che cancella il pacco regalo in arrivo col cucchiaiodi legno. Ma sono gli azzurri a recriminare e i gallesi ad uscire colsorriso dal Millennium Stadium per lo scampato pericolo.L’Italia dei primi tempi avrebbe ora cinque punti, quella reale neconserva uno. E, tutto sommato, allora è meglio che vada comeoggi, che dal 15-15 alla pausa si è chiuso sul 18-18 e che si tengaper 80 minuti e non più solo 60, invece che la delusione di Parigidove siamo andati a bere il tè in vantaggio 12-8 e poi abbiamoincassato e basta, o come con l’Irlanda col parziale di 10-10 epoi battuti fra recriminazioni e polemiche, o infine conl’Inghilterra (6-7 al 40’) che ha regalato solo pacche sulle spalleda Dallaglio e soci e nulla più.Meglio essere meno eleganti, ma collezionare un pari che citrasporta al Flaminio con la consapevolezza che la partita –sabato prossimo contro la Scozia (oggi battuta 15-9 a Dublino) –la faremo noi. In classifica resteremo ultimi anche vincendo (3punti) ma forse assieme al Galles (se perde a Parigi).Vincere con la Scozia sarebbe un punto d’arrivo di un lavoroandato avanti per piccoli passi, ma costanti. S’è visto anche iericon la touche risistemata (quattro le palle rubate) e funzionanteanche con Festuccia al posto di Ongaro che le aveva provate datitolare. Quattro partite di seguito con rendimento e intensitàcostante l’Italia non le aveva mai fatte, in assoluto.Altra caratteristica di questi azzurri è di essere realmente in 30,non più 15 titolari più altri. E il risultato storico s’è avuto anchein assenza di stelle come Mauro Bergamasco. Per Berbizier(cinque sconfitte, un pareggio, tre vittorie il suo bilancioazzurro) stanno arrivando i risultati del suo metodo. Non unexploit come fu a Grenoble nel ‘97 il battere la Francia delGrande slam nell’allora Cinque nazioni, ma un punto di nonritorno. L’Italrugby non c’è più, la comparsa ha imparato ilcopione. Ci sono gli azzurri e fanno paura: che siano gli altri apreoccuparsi. Ecco perché è un pareggio storico. Oggi c’èmancata solo la fortuna. Quei tre piazzati sbagliati da Pez e queldrop sbilenco di Stoica: ne bastava ovviamente uno. Incompenso il giudice televisivo non ha annullato la meta diCanavosio che, dopo aver umiliato l’apertura Stephen Jones,

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intercettando un passaggio per Watkins e cavalcato 60 metri incontropiede solitario, ha schiacciato sulla linea di pallone morto,al termine dell’area di meta.Oggi al Millenium Stadium con il tetto aperto e 77.402 bigliettistaccati agli ingressi (cifra da finale mondiale) la partita non erainiziata per il verso giusto. Azzurri a cercare di rallentare il giocodel Galles, ma così facendo esponendosi alle fughe dei trequarti.Sino al fallo di Perugini che ha portato i Dragoni in attacco ealla meta dell’ala Mark Jones. Lo sbandamento è rientrato conla meta di Galon cinque minuti dopo: su un drive della mischia,Pez apre per Bergamasco che trova il buco, avanza e lanciaCanavosio sulla linea dell’out. Sulla seguente touche presa a duemani da Parisse, la mischia si compatta e spinge sino alla linea.Griffen esulta troppo presto, ma torna lucido e raccoglie l’ovaleaprendo al largo: il pallone con due tocchi di Pez e Bergamascoarriva a Galon che trova il varco aperto.Il Galles risponde con un invenzione di Stephen Jones, ma è poila stessa apertura a fare un errore alla Carlos Spencer e regalarel’ovale a Canavosio. Nella ripresa l’Italia ha avuto il possessodel campo per 25 minuti, ma senza trovare il punto decisivo.

Berbizier: «Reagire dopo tre sconfitteè già una risposta da campioni»di Fabrizio Zupo (inviato a Cardiff)

«C’è stato un momento, in cui ci siamo guardati tutti e abbiamocominciato a parlare: facciamo cose semplici, buttiamola intouche, andiamo avanti così»: Mirco Bergamasco “miglior uomoin campo” nella sfida del Sei nazioni racconta così la “svolta” diGalles-Italia a metà ripresa, quando di solito gli azzurri hanno giàfinito la benzina, e invece sabato si trovavano ancora in partita.La “svolta” per il padovano che ora spera in Galthié, coachdello Stade Francais, per un suo impiego da centro più frequente.La “svolta” che il ct azzurro Pierre Berbizier in conferenzastampa ha poi confermato chiamandola la «capacità di impararea soffrire, che diventa un piacere, quando scopri che la cosa tipermette di giocare ad alto livello. Non possiamo pensare di

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vincere con squadre così importanti senza imparare a gestire lasofferenza».Anche Marco Bortolami – capace di interpretare bene il ruolo dicapitano con l’arbitro quando i gallesi pasticciavano in touche –conferma la qualità del secondo tempo: «Siamo riusciti amantenere una disciplina tattica in campo, abbiamo preso piùconfidenza e abbiamo cercato di vincere. Non è arrivata lavittoria, ma questo è il rugby. Va bene così».Ma il sentimento è più di amarezza o di felicità per il traguardostorico? «C’è molta felicità per quello che rappresenta».Berbizier sul punto incalza e guarda avanti: «Ora lavoreremo suquesto tema specifico, i progressi ci sono ma dobbiamo imparareche quando si ha un’opportunità di vincere si deve prendere».In sostanza, nonostante il Galles abbia giocato la sua migliorpartita del torneo, davanti a oltre 77 mila spettatori, gli azzurripotevano e dovevano uccidere il match. «La squadra migliora unpasso alla volta – interviene Bortolami – avete visto come latouche che in Francia ci aveva dato problemi, questa volta ci hatenuto in partita sino alla fine. Siamo soddisfatti di ciò e pure delfatto che siamo stati costanti per quattro partite di seguito cosìravvicinate».Berbizier è però pure capace di esaltare i suoi uomini, diprendersi una pausa dal suo sguardo continuo sull’analisi delgioco: «Devo dire che è stata una grande soddisfazione vederel’Italia reagire dopo tre sconfitte. La reazione è già una rispostada campioni, è decisiva. Certo non abbiamo vinto. Ma siamo aCardiff, nello stadio dove loro hanno vinto il Grande Slam : incampo non scendiamo da soli e non possiamo fare quello chevogliamo. Io devo ringraziare tutta la panchina che s’è fattatrovare pronta, e posso dire che esiste un gruppo azzurro, non cisono solo 15 giocatori. Spendo una parola per Zaffiri che èrientrato dopo molto tempo nella squadra come avesse giocatosempre. Tutti i giocatori devono entrare con quello spirito».Il terzo tempo è passato tranquillo, la stanchezza ha fatto il suolavoro e molti azzurri hanno rinunciato a festeggiare in città.Facce scure fra i gallesi che dimostrano con il gelo a tavola letensioni dello spogliatoio: il vecchio coach vincente dimesso, e

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quello nuovo – Scott Johnson – triturato sul mancato impiegodell’apertura talentuosa Gavin Henson, come fu nel calcio conCesare Maldini per Roberto Baggio, per dare un’idea.Poi tutti assieme le due squadre al lounge bar dell’Hilton, afianco del palazzo del governo, come mezza Cardiff-bene nelsabato di festa. Stavolta confusi con i t ifosi italiani (un gruppo diex nazionali girava con un t-shirt azzurra che recitava in inglese“scimmie italiane assetate”, altri con le feluche e mantelli delBo, l’università di Padova) e tante tante fan gallesi in misegenerosamente estive nonostante il nevischio serale.

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Il torneo 2006

I RISULTATI

Irlanda-Italia 26-16Inghilterra-Galles 47-13Scozia-Francia 20-16Francia-Irlanda 43-31Italia-Inghilterra 16-31Galles-Scozia 28-18Francia-Italia 37-12Scozia-Inghilterra 18-12Irlanda-Galles 31-5Galles-Italia 18-18Irlanda-Scozia 15-9Francia-Inghilterra 31-6Italia-Scozia 10-13Galles-Francia 16-21Inghilterra-Irlanda 24-28

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTFrancia 5 4 0 1 148 85 63 8Irlanda 5 4 0 1 131 97 34 8Scozia 5 3 0 2 78 81 -3 6Inghilterra 5 2 0 3 120 106 14 4Galles 5 1 1 3 80 135 -55 3Italia 5 0 1 4 72 125 -53 1

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SECONDA PARTE

Arrivala rugby-mania

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SCOZIA-ITALIA: MIRCO BERGAMASCO E GONZALO CANALE, LA GIOIA

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2007

L’annodel boomdi Fabrizio Zupo

Secondo e – inaspettatamente – ultimo anno di gestione per il ctBerbizier che nel lasso di tempo fra Sei nazioni e mondiale diFrancia di settembre annuncerà le sue dimissioni. Non senza danni,perché muove gli equilibri all’interno della squadra durante ladelicata fase del girone di qualificazione mondiale. La tensionecapitano-allenatore arriverà alle stelle. Iniziata durante il tour alleFigi l’estate prima, condita da un incontro con la stampa in cui Bbzchiede a Dondi la necessità di un nuovo capitano, sopita durante iltorneo quando il ct riconosce l’errore davanti a tutti alla consegnadelle maglia, deflagrata a Marsiglia quando Bortolami fa votare gliazzurri sulla decisione di dare le spalle all’Haka. Tutti episodi su cuiarriveremo per ordine. Ma sarà anche l’anno del boom, la rugby-mania che dilaga a partire dallo storico risultato a Edimburgo difebbraio, accelerato dalla prima storica doppietta a Roma contro ilGalles, culminata nel match contro l’Irlanda in cui l’Italia èvirtualmente in lizza per il t itolo (e è ovviamente la prima volta).Sarà sconfitta nel giorno di San Patrizio ma la Nazionale vieneattesa per la passerella in piazza del Popolo. Davanti ci sonodiecimila persone festanti. I ragazzi scattano “selfie” col pubblicoalle spalle, perché non ci credono neppure loro.Il ct decide convocazioni due partite alla volta, la porta è apertaper tutti. E rispetto al 2006 c’è già una grossa novità. RitornaTroncon che l’anno prima aveva disertato. Tronky (nonchiamatelo Castoro perché odia quel soprannome) sta giocandonel Clermont Auvergne e ha disputato pure una finale di Top 14.In quest’annata sta giocando meno perché i francesi voglionovalorizzare il mediano Mignoni in vista della nazionale nelmondiale di casa. E torna Denis Dallan rimasto invece fuori perinfortunio.Ecco la lista dei primi 24, un gruppo di sole certezze ormai. Sale

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a 14 la legione straniera, spalmata tra Francia e Inghilterra:Mauro e Mirco Bergamasco (Stade Français, Francia), Bernabò(Cammi Calvisano), Bortolami (Gloucester, Inghilterra), Canale(Clermont Auvergne, Francia), Castrogiovanni (LeicesterT igers, Inghilterra), Dennis Dallan (Stade Français, Francia), DeMarigny (Cammi Calvisano), Dellapè (Biarritz, Francia),Festuccia (Rolly Gran Parma), Griffen (Cammi Calvisano), LoCicero (Infinito L’Aquila), Masi (Biarritz, Francia), Nieto(Gloucester, Inghilterra), Ongaro (London Saracens, Inghilterra),Parisse (Stade Français, Francia), Perugini (Stade Toulousain,Francia), Pez (Bayonne, Francia), Robertson (Arix Viadana),Scanavacca (Calvisano), Sole (Arix Viadana), Troncon(Clermont Auvergne), Zaffiri (Calvisano), Zanni (Calvisano).

Italia-Francia 3-39 e primo Trofeo GaribaldiL’esordio non è fra i migliori e addio sogni di rivincita. Anzipresentato a Palazzo Farnese sotto gli affreschi del Caravaggio,sede dell’ambasciata di Francia, i bleus si portano a casa il trofeoGaribaldi da allora in lizza fra le due “ latine” del Sei nazioni. Percompensare le varie Calcutta cup e Triple Crown dei Paesi delNord. Il trofeo è realizzato da Jean Pierre Rives, un vero mitolui per chiunque abbia giocato negli anni Settanta. Un flankerpiccolo e coraggioso (la madre è di Vicenza) venerato ovunqueanche se nella versione scultore appare un po’ meno dotato.La sconfitta serve solo a lanciare il mito di Chabal che pare uscitoda un fumetto di Asterix, un personaggio capace di rilevare il posto“vacante” di Jonah Lomu nell’immaginario rugbistico. E’ unbrutto risveglio per le velleità azzurre, soprattutto perché Chabalha messo in imbarazzo il nostro pack. È lì che l’Italia ha ceduto.Sarà l’ultima partita da titolare con Berbizier per il medianoGriffen e anche Pez in regia è sotto esame.

Sette giorni dopo: Inghilterra-Italia 20-7La svolta inizia in mediana, il solito enigma mai risolto. Il ctsceglie Troncon con Scanavacca, il talento rodigino eternapromessa azzurra. Con l’innesto di una coppia di vecchietti

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(sessantasette anni in due) pur giocando tatticamente in modonon disciplinato, viene fuori un match esaltante: mischia checontiene e fa soffrire il pack inglese nella metà campoavversaria, meta capolavoro di Pepe Scanavacca, sconfitta conlo scarto minimo di sempre a Twickenham, Man of the matchp e r Tronky, fischi inglesi al Jonny Wilkinson, reo di averdimostrato paura di perdere nel tempio inglese, piazzandol’ovale invece di giocare alla mano un paio di penalty. BrianAshton, coach inglese, chiede scusa per la prestazione e celebrain italiano (complice un passato da giocatore a Roma) le virtùazzurre. È come se fosse scattato un interruttore, e il faroazzurro ora inquadra la Scozia.

Scozia-Italia 17-37La partita più raccontata di sempre, più di Grenoble. Mancanosette mesi al Mondiale e saranno proprio quelli del Cardo gliavversari da battere per approdare ai quarti di Parigi. Sono salitia seimila i t ifosi italiani al seguito e nel piccolo centro storicoattorno alla rocca del castello di Edimburgo si vedono e sisentono. Invadono il Royal Mile sotto un cielo plumbeo. Sitratta del rettilineo che dal castello sulla sommità della collinascende sino a valle finendo all’ingresso della residenza estivareale che, a sua volta, fronteggia il nuovo Parlamento scozzese.I t ifosi invadono preferibilmente i pub del centro storico o delporto, che s’affaccia sul grande fiordo diventato in parte zonaturistica, con i docks trasformati in pizzerie e bistrò. LaNazionale è “nascosta” in un albergo sull’anonima statale versol’aeroporto.Edimburgo è forse la città migliore per gli appassionati di rugby.Parigi e Londra sono metropoli indifferenti all’evento singolo;Cardiff è solo birra e rugby; Dublino ti stringe su Temple Bar. Lacapitale scozzese vede il rugby diffuso ovunque, non fadistinzione fra caffè letterari e sport, l’aria vissuta di una cittàuniversitaria fra le più importanti e lo spirito highlandersecessionista. Il centro storico arriva sino al mare e c’è sempremolto da scoprire ogni volta.

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La partitaDire che esistevano sensazioni positive già al riscaldamento degliazzurri sull’erba bagnata di Murrayfield è semplicemente un viziodeformante del ricordo. E neppure uno sceneggiatore di talentopoteva scrivere un copione che prevede un “primo tempo” di 7minuti sospeso su uno stratosferico 0-21 e una ripresa di 73minuti che diventa quasi un’agonia. E quello strano sentimentoche qualcuno ti svegli dal sogno.In campo ci vanno De Marigny estremo; Robertson e Masi alleali, Canale e Mirco Bergamasco centri, Scanavacca e Troncon inmediana; Parisse numero 8, Mauro Bergamasco e Zanni flanker;Bortolami e Dellapè in seconda linea; Castrogiovanni pilonedestro, Lo Cicero sinistro e Festuccia tallonatore. Quandol’arbitro Courtney fischia non tutto il pubblico ha preso posto intribuna e per sei minuti non ci sarà tempo di prendere fiato,figuriamoci sedersi passando in mezzo alle poltroncine.Roland De Marigny fa un lungo calcio d’invio sui 22 avversari, ilpack scozzese raccoglie, forma una maul per consegnare aCusiter un ovale “pulito”, mentre ben quattro sentinelle azzurre(Mauro Bergamasco, Castrogiovanni, Lo Cicero e Dellapè) oltrea Scanavacca restano in linea fuori dal raggruppamento pronti aintervenire. Quando la palla arriva a Godman, l’aperturavorrebbe semplicemente calciarla fuori il più lontano possibile eci prova, ma Mauro Bergamasco incombe a pochi passi e appenadistende le braccia non c’è più traiettoria possibile perl’avversario: l’ovale, stoppato dal padovano con le dita dellamano destra, vola in senso contrario e rotola a terra.Bergamasco è in vantaggio perché sta già correndo nella stessadirezione, la porta è pochi metri più in là: il problema è nonessere spiazzati da un rimbalzo strano o per lo stesso motivonon riuscire a tenerla in mano. Mauro rallenta, afferra il pallonea un passo dalla meta e si tuffa. Poi si alza, urla e getta il pallonein alto, alzando le braccia quasi a chiamare il pubblico. Sonopassati diciotto secondi. C’è un doppio boato: l’oooh didelusione di un intero stadio, l’urlo dei seimila ad accompagnarequello dei giocatori azzurri. Scanavacca trasforma e si riparte

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sullo 0-7. Scozia intontita. Nulla di irreparabile. Ma ora è l’altromediano, Cusiter, a giocare per noi. Per due volte. La prima alquarto minuto: la Scozia sta giocando in difesa sulla fasciasinistra, fissa il gioco e i mediani aprono sulla destra, ma l’azioneè interrotta da un placcaggio di Parisse che si trasforma inraggruppamento. Palla fuori e Cusiter rischia una prima voltacon una palombella verso destra con l’ovale che vienerecuperato dall’estremo Hall, al quale non resta che impostareuna ruck. La Scozia non è ancora avanzata di un metro: si è solospostata dalla fascia sinistra alla destra, da touche a touche, maalla stessa altezza, appena fuori l’area dei 22. Il pack puliscel’ovale per Cusiter che passa ancora. Palla a Godman e poi allaseconda Hines inserito fra i trequarti, Cusiter in raddoppio si farestituire l’ovale e a questo punto deve scegliere: davanti haCanale che si allarga e Scanavacca che sembra galleggiare inattesa, e allora cerca di infilarsi rientrando alla destra di Pepe,ma il recupero a tutta velocità di Lo Cicero che l’ha messo giànel mirino gli fa cambiare corsa. Stringe verso sinistra quasi perbucare nell’intervallo avversario, poi invece fa un passaggiotardivo verso il centro Dewey. Scanavacca, nel gioco di anticipie ritardi che si svolgono nel giro di frazioni di secondo, si trovasulla traiettoria del passaggio, fermo come un gatto nell’erba afissare una farfalla che gli svolazza attorno, prima di brandirel’artiglio: gli basta avanzare di mezzo passo e allungare la manoper trovarsi l’ovale in mano. Deve solo correre per quindicimetri, bissare lo sprint di due settimane prima a Twickenham.Forse pensa di sognare perché si gira due volte a rassicurarsi cheil contropiede abbia tagliato le gambe agli avversari. Quindisegna in mezzo ai pali. Si t iene l’ovale, fa testa contro testa conBortolami, poi sistema il pallone e trasforma.Il ct Hadden Hadden, nonostante il doppio errore, ordina aCusiter e a Godman di aprire ancora al largo in qualsiasi puntodel campo. Il numero 9 lo accontenta, anche troppo, due minutidopo: sugli sviluppi di una touche Cusiter con l’ovale in manoprima passa a Godman, poi gli va in raddoppio, riprende l’ovalee tenta una lunga palombella a saltare apertura e centri destinataa Di Rollo all’ala, a oltre venti metri di distanza. La gittata è

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scarsa quanto basta a Kaine Robertson per mostrare il suonumero migliore: lo scatto da centometrista ad arpionare la pallache gli piove in braccio e l’allungo in meta.Nessun urlo, il gelo. Ammutoliti i 50.284 spettatori paganti. Finqua lo show: tre mete a zero. Senza costruire un’azione, ma conl’ovale consegnato a mano dagli avversari. Neppure inparrocchia. Ed è troppo presto. Gli scozzesi si destano dalloshock e inizia un’altra partita. Con molti errori azzurri, specienel placcaggio, che Berbizier non riuscirà a perdonare. Untrionfo messo a rischio che costerà il posto, ad esempio proprioa Scanavacca. Mai più schierato. Il piede di Paterson dà il ritmoalla rimonta. Due le mete scozzesi e la paralisi azzurra continua,finché Troncon non ridà la carica costruendo una meta chepassa attraverso il logorìo degli avanti avversari. I nostri pilonisi esaltano, ma quando Castrogiovanni (miglior giocatore dellaPremiership quell’anno) esce per infortunio alla coscia destraentra Nieto. E quando esce Lo Cicero subentra Perugini. Per ipiloni avversari è un incubo. Il muro scozzese si sgretola unmetro alla volta in una lunga interminabile sequenza di drive, digiocatori che rientrano nel mucchio. Fino a quando Tronconnon sale sul podio. Manca meno di un metro alla meta: Parisse eOngaro difendono e lo sospingono Tronky. I tre sono una cosasola, mentre gli scozzesi faticano ad alzarsi dalla precedenteruck. Tronky è di nuovo il proprietario dell’ovale e ha capitocome portarlo oltre la linea: sembra esserci un corridoio ma èpresidiato, allora decide di scivolare attorno alla mischia con icompagni in sostegno e, passata la linea, crolla a terra. Unavversario lo cintura nel tentativo di tenerlo su, ma lui ha ilpallone più basso, all’altezza del bacino e lo cinge con tutte e duele braccia, come un bambino da difendere dalla pioggia. Siaccascia a terra, segnando con tutto il corpo. Meta, indicaPerugini con le mani puntate verso il basso. Televisione, fasegno l’arbitro disegnando un rettangolo nell’aria con le dita. Alrallentatore del Tmo si vede chiaramente che quel “bambino” èstato dolcemente appoggiato a terra mentre era nelle mani delmediano. Un secondo, esplode Murrayfield: Troncon salta inmezzo al campo, non ha mai smesso di urlare.

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L’uomo che due settimane prima a Londra al suo ritorno datitolare, aveva detto «darò una mano ai ragazzi», ha finalmentegettato la maschera del Cincinnato che casualmente passava di làe scarica tutta la sua adrenalina agonistica. È il 43’ della ripresa,l’arbitro fischierà la fine al 50’ ma è già festa in campo e suglispalti. Un’ora dopo chiama il presidente del consiglio RomanoProdi per congratularsi.

L’Italia si accorge del rugbyLa festa prosegue nei pub dove gli azzurri vanno a ringraziare it ifosi. Ma dalla mattina dopo con tutti i quotidiani che apronosulla loro impresa, le televisioni che prenotano interviste, gliazzurri capiscono che è cambiato il mondo per loro.L’Italia si accorge di questo sport, forse aiutato dai tragici fattiallo stadio di Catania (la morte dell’ispettore Filippo Raciti) e daun 2006 appena concluso marchiato da Calciopoli. Fatto sta chec’è un prima e un dopo Murrayfield e dopo ben sette anni l’ecodi quella popolarità non s’è spenta nonostante gli azzurriabbiano vinto - a tutt’oggi - solo 11 partite sulle 70 giocate in14 edizioni. L’imprinting di quel successo ha dato smalto aquesto sport prima così bistrattato.

Italia-Galles, tutti a caccia del bigliettoDal freddo scozzese all’estate romana nel giro di 15 giorni e tuttia caccia di un biglietto: i 23.500 posti a sedere del Flaminio nonbastano più. Bruciati in 24 ore. Overbooking in tribuna stampa.In quella vip è un vero assalto. Si vedono anche Zoff e Rivera.Quando a Roma è moda lo spettacolo è incontenibile.La partita finirà 23-20 per l’Italia con tanto di giallo finale, magli episodi non possono cambiare l’inerzia di un entusiasmo chemoltiplica le forze. Il sole di Roma illumina un eventoincredibile dove all’Italia riesce tutto. In regia c’è di nuovo Pezvisto il giudizio definitivo su Scanavacca. Il talento non bastaper Berbizier che commenta così: «Una squadra non è la sommadei migliori, ma il gruppo più efficace».L’Italia passa con un contropiede di Robertson che inventa la

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difesa più strana di sempre: un rinvio alla Buffon lunghissimo,poi sotto a pedalare con lo sprint benedetto da un rimbalzo chegli mette in braccio l’ovale. Meta che nemmeno in cineteca cicredono. Il Galles – detentore del t itolo – non ci sta. Mastavolta è Mauro Bergamasco che si trova schierato centro adapprofittare di uno schema studiato per il fratello Mirco. Pezriceve da Troncon e inventa un calcetto a scavalcare i centri checade sotto i pali. I due fratelloni in vantaggio sulla difesa giratadi schiena si avventano e Mauro ci si butta sopra per primo.Potremmo ancora perdere e qui per una volta ci aiuta l’arbitroWhite che non si capisce con i gallesi. I rossi a un amen daltermine hanno un piazzato a disposizione: se lo battono e vadentro pareggiano. Oppure possono spedirlo in touche a pochimetri dalla meta, godere del lancio a favore e iniziare un’azioneche potrebbe dare la vittoria. Optano per la penaltouche maquando vanno a lanciare l’ovale l’arbitro fischia la fine. Non si èmai capito cosa si son detti, ma di certo i gallesi credevano diaver tempo per giocare.È un trionfo. E i t ifosi non ragionano più pensando che l’Italiaabbia anche la continuità per cercare il terzo centro stagionale.

Irlanda e San PatrizioMa non sarà così. L’Irlanda cerca il suo primo successo nel Seinazioni e infligge il 17 marzo, festa nazionale per l’isola verde,51 punti all’Italia che nel caldo di Roma però fa il dannomaggiore con capitan Bortolami. La sua meta finale costa ilt itolo all’Irlanda per differenza punti a favore della Francia.O’ Driscoll e soci sono in campo a guardare dal grande schermoche fa la Francia. È una scena crudele: tutto il pubblico non simuove dagli spalti del Flaminio, poi il collegamentointernazionale salta e quando l’immagine da Saint Denis riprendesi vedono i francesi saltare con la coppa in mano. Gli irlandesi simettono a piangere davanti al pubblico romano.

Il mondiale di FranciaÈ l’ennesima impresa mancata. Lo sgarbo italiano all’haka nella

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partita d’esordio (gli azzurri hanno mostrato la schiena durantel’esibizione) fa arrabbiare i neozelandesi che punisconoseveramente gli azzurri. La spaccatura del gruppo con Bbz èconsumata e già esce la notizia dell’arrivo di Nick Mallett allaguida azzurra. Bortolami e compagni rischiano pesantementecontro la Romania e pure col Portogallo. L’ultima partita aSaint Etienne contro la Scozia si risolve con due calci: quellocentrato dal cecchino Paterson e quello sbagliato di pochicentimetri dall’oriundo Bortolussi. Sul talentino di Montpellierpesava una battuta del ct a domanda precisa: «Se era fortegiocava per Francia».Si spacca tutto. Troncon si rit ira, Berbizier lascia l’Italia uscendoda solo dallo stadio. In due anni ha fatto meglio di tutti (unavittoria e un pareggio esterno, una seconda vittoria in casa). Neltotale su 31 partite ne ha vinte 13 e fallite 17 oltre al pari. Indue anni ha tirato fuori il meglio da un gruppo che, sette annidopo, è ancora lì a difendere i colori azzurri. Inizia l’era Mallett .

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GLI ARTICOLI DELL’EPOCA

Italia, vittoria storica in ScoziaTre mete d’intercetto nei primi minutidi Fabrizio Zupo (inviato a Edimburgo)

Rotto ogni tabù rugbistico in maniera pirotecnica (tre mete diintercetto nei primi sei minuti) in una partita da numeri record,gli azzurri di Berbizier hanno fatto l’impresa: vincere per laprima volta un match esterno del Sei nazioni. A Murrayfield s’èconsumata la passione della Scozia, con un rotondo 17-37 chevale molto pensando ai Mondiali. Nel mirino azzurro c’èl’obiettivo di andare ai quarti, fra le prime otto per la primavolta, e tutto passa per lo scontro con gli scozzesi.È la terza impresa del gruppo guidato dalla ditta Berbizier &Bortolami: ct e capitano dopo la prima vittoria esterna contro iPumas (2005), il primo pareggio esterno in Galles (2006),firmano la vittoria a Murrayfield, dove non vince quasi mainessuno nel Sei nazioni.Berbizier da giocatore, per dare un’idea non c’è mai riuscito indieci tentativi. Bortolami invece due mesi fa con il suo Gloucesteraveva battuto l’Edinburgh, squadra che mette insieme mezzaNazionale scozzese. Un segno benaugurante, ha rivelato poi.Si inizia con coreografiche lingue di fuoco a bordo campo adaccogliere l’entrata dei padroni di casa, ma le bruciature vengonoda tre scudisciate inferte dall’Italia in avvio. Manco con ilPortogallo a ottobre, cui l’Italia ha rifilato 83 punti, si era sul21-0 dopo sei minuti. Ammutoliti i 50.284 spettatori paganti,seimila dei quali arrivati dall’Italia, pronti a intonare il“popopopopopopoooo” mondiale. Il record arriva al 19esimosecondo: calcio d’avvio di Scanavacca, pack azzurro a farpressione sulla difesa avversaria con l’apertura Godman a tentareun semplice calcio di liberazione. Senza però tener conto deiriflessi di Mauro Bergamasco, ormai un mito alla WayneShelford sia per generosità sia per fisicità: il padovano stoppa ilcalcio, sfrutta il rimbalzo e si tuffa in meta. Scozia intontita. Maè l’altro mediano, Cusiter, a giocare per noi: per due volte cerca

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di lanciare i suoi trequarti prima con un passaggio stretto perDewey poi con uno lungo per l’ala Paterson, entrambiintercettati. Il primo da Scanavacca, l’altro da Robertson e Italiain meta due volte. Tutto il credito accumulato con la fortuna,riscosso in un colpo solo. Roba mai vista, contropiedi calcisticiverrebbe da dire.Però mancano 74 minuti alla fine e inizia un’altra partita. LaScozia, che rimane pure in 14 per un giallo a Taylor, comincia aprendere possesso del campo, ruba le touche e tiene palla. Al 15’il centro Dewey in prima fase, complice l’arbitro Courtney chesi trova a fare velo in mezzo fra Canale e Mirco Bergamasco, siinfila nella difesa azzurra e marca fra i pali. Gli azzurri sembranoparalizzati dalla paura, quella di non essere mai stati così in altoda sentirne le vertigini. E dopo un piazzato di Scanavacca al 23’,per altri 43 minuti non viene segnato un punto. Si fanno erroribanali, Canale calcia con tre giocatori cui passare palla, Parissefa l’egoista a pochi metri dalla meta che chiuderebbe la partita.La Scozia vuole riaprire il match e rinuncia a piazzare trepunizioni (saranno sette alla fine) per tentare la meta. Si rompeMasi, Berbizier sposta all’ala Mauro Bergamasco e fa entrareZaffiri in terza linea. È il momento più difficile e la pausa arrivacome una liberazione.Nella ripresa la Scozia si installa nei 22 italiani e ha il suomassimo quando Paterson (passato all’apertura) riesce a bucarela difesa e volare in meta. Ma sul calcio di rinvio la Scozia èdisattenta e la palla va in touche a un niente dalla meta. Il packazzurro guadagna due piazzati che Scanavacca trasforma (allafine saranno quattro su quattro). Poi il suggello di Troncon chesi infila nel pack avversario partendo da una ruck a cinque metrie schiaccia.L’arbitro chiede la prova televisiva, ma il replay è chiaro e ilpubblico comincia a cantare “Volare”. È festa. Il presidente dellaFir Dondi piange di nascosto. Anche il presidente del Consiglio,Romano Prodi chiama gli azzurri, il presidente della Repubblica,Carlo Azeglio Ciampi, spedisce un sms. L’Italia del rugby è inparadiso.

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La gioia degli azzurridopo lo show scozzesedi Fabrizio Zupo (inviato a Edimburgo)

Gigantografia a coprire l’intera copertina dell’inserto sportivodomenicale del T imes, il giornale più letto in Gran Bretagna. Sivede Mirco Bergamasco placcare l’apertura Godman, eroenegativo assieme a Cusiter della Scozia battuta 17-37 in casadall’Italia e unico titolo «Triple clowns», gioco di parole sutriple crown (triplice corona): tre volte buffoni.Tanto per capire come va da queste parti con i giudizi. Ancorapeggio i quotidiani scozzesi: si va da «Operazione auto-distruzione» a «Veni, vidi, vici», e ancora «Va in scenal’umiliazione» oppure «Scozia: dentro e fuori in 6 minuti».E c’è chi ha scritto: «A Roma davano in pasto uomini ai leonidel Colosseo, per molto meno di quanto hanno combinato incampo i 15 di Frank Hadden». Tutto questo – come pure lepagelle ai giocatori – viene visto come indice di popolarità delrugby. Nessuno si sente offeso. Non così molti azzurri, che malhanno sopportato le critiche piovute dopo la sconfitta con laFrancia. Le vittorie però stemperano tutto. Del resto per unavolta la fortuna ha reso quanto tolto nei due match precedenti.Il rimpallo favorevole per la prima meta di Bergamasco cancellaquello che ha messo in mano l’ovale a Dominici che tagliò legambe agli azzurri nel primo turno.Stavolta l’Italia ha approfittato della fortuna e sebbene permezzora la paura di non saper vincere abbia prevalso, poiTroncon ha tirato fuori l’anima dal pack azzurro. La sintesidello spirito del rugby non è negli incredibili sei minuti iniziali,ma nei sei finali quando, a partita vinta (37-17 fissato dalla metadi Troncon al 42’ su 50’ giocati nella ripresa) l’Italia ha scavatola trincea a pochi metri dalla propria area di meta. E il furibondofinale a cercare di violare l’area azzurra è svanito.Mostruoso Mirco Bergamasco in una di queste situazioni a nonfarsi assorbire dal mediano Cusiter a fintare la penetrazione, e apuntare invece sull’apertura Paterson (ala spostata lì al posto diGodman) che ha ricevuto palla e placcaggio in simultanea.

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Nessuna concessione agli avversari, nessuna meta della bandiera.La paga data completamente, record di punti alla Scozia (furono34 nell’esordio del 2000) e di punti fatti nel Sei nazioni. Quattromete poi sono evento raro per l’Italia in questo torneo. Nelmezzo, in quei 43 minuti senza segnare un punto, in cui gliscozzesi hanno rinunciato a punti sicuri giocando sette punizioni(21 punti) ma senza riuscire nella rimonta, ci siamo salvatiricorrendo alla semplicità. Anche con la classica pedata “cortama sicura”, uno dei dogmi del rugby interpretato al meglio da DeMarigny. E in touche un Parisse svettante e sicuro.L’arbitraggio al solito non aiuta: «Courtney è molto fiscale e siirrigidisce se gli si parla – rivela Bortolami – il capitano è l’unicoa poterlo fare, così sono andato a trovarlo durante la pausa. Asuggerirgli attenzione sui loro falli commessi sui drive».Una parola va spesa per la prima linea: l’Italia ne ha due diuguale livello e chissà cosa passa per la testa dei piloni avversari,quando vedono uscire Lo Cicero ma gli arriva sul collo Perugini,e se il sostituto di Castrogiovanni è Chango Nieto. E la nostraarma migliore: « È vero – dice Bortolami – più in generale digente con le palle non ne manca in questa Nazionale. Anziabbonda ma dobbiamo riuscire a trovare il modo di esprimerci almeglio. Siamo al 20-30 per cento delle potenzialità. Abbiamomargini enormi da esplorare».

L’Italia mette sotto anche il GallesLa meta di Mauro Bergamasco vale una storica doppiettadi Fabrizio Zupo (inviato a Roma)

L’Italia non si ferma più. L’edizione 2007 del Sei nazioni, iltorneo più antico del mondo, segna la definitiva consacrazionedegli azzurri nell’élite del rugby internazionale. E non solo per lastatistica, che da lunedì vedrà collocare la Nazionale di PierreBerbizier all’ottavo posto del ranking mondiale della palla ovale.Gli ultimi dieci minuti del match visto allo stadio Flaminio, conle curve e le tribune stipate da 23.500 spettatori, resterannoscolpiti nella memoria: il Galles mai morto, è rientrato in gara

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con un parziale di 0-10 in avvio di ripresa, ma poi è statodemolito nel finale.Siamo alla mezz’ora della ripresa quando arriva la scossa azzurra.Se nel primo tempo (13-7) ci aveva tenuto in piedil’occupazione del campo (24’31” nella metà campo avversaria),concretizzatasi nei penalty trasformati da Pez e suggellata dallosprint in meta di Robertson inseguendo l’ovale calciatolunghissimo sin quasi sotto ai pali del Galles, il riposo haappannato le idee di Bortolami e soci. Una meta il Galles l’avevagià segnata al 29’ con Shane Williams, poi un piazzato di Hooke la meta del tallonatore Rees nell’unico sbavo difensivo diTroncon cambiano volto al match.A quel punto l’idea di schiacciare i gallesi nei propri 40 metri,per quanto efficace, non è più sufficiente. Non basta a impedirele folate dei tre-quarti. Hook su tutti: pronto a dare il colpofinale (al 70’), con una cavalcata sulla fascia. Ostruito, la pallacade in avanti e l’arbitro White ci grazia: non concede lamischia agli avversari ma a noi. Pez ci porta fuori al piede. Ilmatch è ormai a trincee aperte, gli schemi sono saltati. Peruginie Staibano, entrati da poco per Lo Cicero e Nieto, aiutano ilpack a tornare in cattedra. Al 76’ Perugini, intrappolato dagliavversari, riesce a non perdere palla e guadagnare un fallo. Peztrasforma e sul 16-20 gli azzurri decidono di giocare il tutto pertutto. Si rinuncia a piazzare ancora per avvicinarsi al bocconepiù grosso. Una penaltouche ci porta a un passo dalla meta. Marestiamo a tre metri dall’area avversaria, con continue maul eruck. La palla resta viva ma non sfondiamo. Troncon continua agiocare attorno alla mischia cercando varchi inesistenti. Ed ècosì che ormai in quarta fase il mediano apre verso Pez:l’apertura, che aveva tentato ogni tipo di finta, prova il numeromigliore del repertorio azzurro in attacco. Un calcetto ascavalcare i centri Hook e Shanklin a favore di MircoBergamasco. A fianco Mirco ha il fratello Mauro piazzato asecondo centro, dopo il colpo alla tibia ricevuto da Canale al23’. Come già in Scozia, vista la panchina densa di avanti epovera di tre-quarti, Berbizier fa entrare Zaffiri in Terza e faslit tare Mauro all’esterno. La gittata a scavalco di Pez, invece

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dell’affondo alla mano, prende in contropiede Hook, ma nontanto da non ostacolare Mirco. Mauro invece allarga, Shanklin sifa assorbire e l’ovale rimbalza incustodito in area per un tuffoplastico in meta. White vuole la prova televisiva ma non cisono dubbi. Pez trasforma e si sale a più 3. Manca un minuto emezzo, più 120 secondi di recupero.La rabbia gallese si insedia nei nostri “22”, fino a costringereStaibano al fallo in ruck. Un piazzato per pareggiare come aCardiff l’anno scorso. Gareth Thomas decide di calciare intouche, perché l’arbitro ha concesso 10 secondi. Ma per tutto ilmatch i gallesi sono stati lenti a formare la rimessa. Quandostanno per batterla, White fischia la fine. Azzurri in festa, gallesiattorno all’arbitro. Ora faranno ricorso, ma non servirà a molto.

E dopo il trionfo con il Gallesgrande festa in piazza Navonadi Fabrizio Zupo (inviato a Roma)

Una notte al Kabala: il nome aiuta ma non basta per indovinaresino a dove l’Italia del rugby si potrà spingere in questo Seinazioni sempre più magico e, in prospettiva ormai prossima, almondiale di settembre. Ma restiamo al Kabala il locale nellapoppa di piazza Navona, eletto dai giocatori italiani quale rifugiofinale per il post Terzo tempo (il quarto, il quinto spingendosinella notte), dove lo smoking è meno inamidato, i papillon sislacciano e, soprattutto, partecipano pure le donne.Come a Edimburgo due settimane fa, la vittoria si festeggia inmezzo alla gente. In questo locale alloggiato in una palazzinamedievale, l’altra notte, gli eroi del Flaminio si sono svestitidell’aurea di campioni per mostrarsi come sono: ragazzi divent’anni e poco più con voglia di divertirsi, ballare, strappareper qualche ora le regole monastiche dell’atleta con le tabelledietetiche in tasca. E anche nel privé riservato agli azzurri, maallargato alle visite del pubblico delle altre sale (quello femminileaffluiva a metri quadrati, per dare una misura), la nazionaledimostra di essere compatta pure nel divertirsi.Pure in questa situazione la pattuglia veneta – possiamo dire –

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non sta seduta in panchina, ma ha decisamente i gradi da titolari.Qualche problema con il collo della camicia per Troncon, conun papillon che pare strozzarlo, impeccabile LeonardoGhiraldini, tallonatore padovano felice per il rientro nel girodella nazionale maggiore anche se non è potuto entrare inpartita. C’era pure lo staff azzurro, Berbizier con Cariat eValentini, Checchinato con Bernabò senior. Aria di festa e relax.Qualcuno ha continuato la festa in una discoteca vicina, versol’alba il ritorno all’hotel Colony.Guardiamo ora lo scenario creato dall’inattesa vittoriadell’Inghilterra a Twickenham rovinando il possibile GrandeSlam (cinque vittorie) per la Francia e non solo. La classifica ècorta: a sei punti le prime tre, al quarto posto gli azzurri conquattro punti. Dato che una delle tre è proprio l’Irlanda chearriverà al Flaminio sabato prossimo (17 giorno di San Patrizio,patrono dell’isola) con 17 mila tifosi al seguito, rientrata in garaper alzare la coppa, c’è una grande possibilità: battere O’Driscolle soci, qualunque siano gli esiti di Francia-scozia e Galles-Inghilterra, significa raggiungerli a quota sei e però a salire sulpodio al terzo posto (un record) sarebbe l’Italia in virtù propriodello scontro diretto che regola la classifica in caso di parimerito. Questa la sostanza vera per Berbizier.C’è poi la fantascienza rugbistica, ma prevede troppe variabiliimprobabili, veder perdere gli inglesi a Cardiff e i galletti aParigi: Italia con le prime a sei punti, anche se poi la classificaavulsa ci negherebbe il trofeo. L’importante è essere arrivati agiocare per il podio.Certi analisti inglesi ieri hanno scritto che non è l’Italia ad averscalato l’elite mondiale, ma le potenze europee a essere calate,sostenendo che l’unica a essere in forma – cioè la Francia – ci hastrapazzato svelando la realtà. Ma ciò non è vero, è quantosuccesso ieri a Londra, dimostra il contrario. Di vero c’è lacontingenza di un mondiale alle porte che ha portato tutti asperimentare un po’ di più e a sbagliare di più per trovare gliassetti. Ma agli azzurri dai talenti contati non è certo statoregalato nulla.

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L’Italia perde ma rovina la festa all’IrlandaMete di Bortolami e De Marigny, trofeo alla Franciadi Fabrizio Zupo (inviato a Roma)

Costa molto all’Irlanda la reazione finale dell’Italia che, sotto di51 punti, ha avuto l’orgoglio di segnare due mete con MarcoBortolami, fra astuzia e forza, e nei secondi finali con DeMarigny, portando a 24 lo score azzurro. Per una differenza ditre punti il XV del trifoglio vede sfumare, dopo 22 anni, lapossibilità di alzare la coppa del torneo Sei nazioni. Due oredopo la Francia, battendo 46-19 la Scozia in un finalerocambolesco, ha messo il suo sigillo. Un equilibrio tale in testaalla classifica, con tre squadre per un trofeo deciso solo dallacabala dei numeri, che sono state spedite tre coppe in giro perl’Europa: a Roma, a Cardiff e a Parigi, dove è stata utilizzata.La beffa del destino per l’Irlanda – nel giorno di San Patrizio – èche la meta di Papé per la Francia segnata nei secondi direcupero, decisiva nel conteggio finale (+69 Francia, +65Irlanda), è stata convalidata dopo una pausa thriller dal giudicetelevisivo: l’irlandese Simon Mc Dowell.Anche l’Italia era in corsa (solo aritmetica) per il t itolo mal’eventualità era stata bocciata prima che dai numeri (serviva un+33) dalle condizioni con le quali gli azzurri erano arrivatiall’appuntamento finale: su 22 giocatori convocabili per ilmatch, solo cinque sono sempre partit i t itolari nei cinque matchprecedenti: Bortolami, Dellapè, Parisse, Mirco Bergamasco e DeMarigny. Tutti gli altri hanno subito un più o meno lungo turn-over per magagne fisiche, scelte tecniche, batoste disciplinari. Icasi più clamorosi il ritorno di Troncon di Scanavacca, unaprima linea titolare che cede il passo in blocco alle riserve.Contro il XV irlandese l’Italia ha retto in maniera cinica solo ilprimo tempo grazie ai drop e ai calci di Pez e al modo con cuiqueste chance sono state guadagnate. Sul 12-13 l’Irlanda soffrepur avendo già segnato due mete ed infila la terza perla conGordon D’Arcy (man of the match) pur viziata da un “inavanti” non visto. È proprio il primo centro con il sodale Brian

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O’Driscoll a trasformare ogni palla vinta dal pack in una folata aincidere profondamente la difesa italiana. Alla fine su otto meteirlandesi (cinque nella ripresa) sette sono state segnate daitrequarti. Una cavalleria presa in blocco dal Leinster e che ha nelriciclo e nel sostegno molto stretto, l’arma di forza riuscendo acostruire azioni di attacco in pochi metri.L’Irlanda è salita in cattedra nella ripresa con un parziale di 0-19prima della tardiva reazione italiana. L’Irlanda ha un quartod’ora di buio solo con l’uscita per infortunio di O’Driscoll al 20’,dimostrando quanto conti. Gli azzurri perdono tutti i confrontidiretti, sull’uno contro uno. Affiora il nervosismo di Tronconcontro Stringer, quello di Bortolami che “ringhia” a Easterby. Ilpadovano si riscatta al 34’: piazzato solitario sulla fasciaopposta a quella dove il pack azzurro sta sviluppando una ruck, ilcapitano chiede palla con la mano. È De Marigny con unapennellata di 30 metri a servigliela in mano: Bortolami poi conuna mezza veronica si gira spalle alla meta e con uno sprintsfonda in area trascinando tre avversari.L’Irlanda vuole il trofeo e tocca quota 51 con la meta di Hickie.L’ultimo sussulto è azzurro: Troncon batte veloce un penalty sui22 avversari, il pack crea una maul e la palla esce pulita: latoccano nell’ordine Troncon, Bergamasco, Bortolami, Sole e DeMarigny che si tuffa. Kaplan attende la moviola ma è meta, poifischia la fine.

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Il torneo 2007

I RISULTATI

Italia-Francia 3-39Inghilterra-Scozia 42-20Galles-Irlanda 9-19Inghilterra-Italia 20-7Scozia-Galles 21-9Irlanda-Francia 17-20Scozia-Italia 17-37Irlanda-Inghilterra 43-13Francia-Galles 32-21Scozia-Irlanda 18-19Italia-Galles 23-20Inghilterra-Francia 26-18Italia-Irlanda 24-51Francia-Scozia 46-19Galles-Inghilterra 27-18

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTFrancia 5 4 0 1 155 86 69 8Irlanda 5 4 0 1 149 84 65 8Inghilterra 5 3 0 2 119 115 4 6Italia 5 2 0 3 94 147 -53 4Galles 5 1 0 4 86 113 -27 2Scozia 5 1 0 4 95 153 -58 2

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FABIO ONGARO IN AZIONE NELLA SFIDA CON LA SCOZIA

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2008

Mallet, il ctche sembra Clooneydi Fabrizio Zupo

Forse perché le cronache del gossip – un lustro fa – parlavanospesso dell’attore data la sua residenza sul lago di Como, NickMallett per chioma e vaga rassomiglianza viene ribattezzatosubito il George Clooney del rugby: avviene alla suapresentazione ospitata a Roma – guarda caso – alla Casa delCinema nel verde di Villa Borghese.La pista sudafricana è un esordio pure per l’Italia. Mallett piacea molti e per molti motivi. Cinquant’anni, nato in Inghilterrama cresciuto in Sudafrica, laurea a Oxford, ha pure giocato inItalia un anno con il Rovigo e collezionato una manciata di capcon gli Springboks. Ma la sua carriera di allenatore è piùinteressante. Arriva ad allenare la nazionale verdeoro del suopaese che riceve in eredità dopo l’avventura vincente delMondiale 1995, quello di Invictus e di tutte le sue emozioni conMandela in campo alla finale che sigla la pace sociale.Transizione non semplice con il primo vero inserimento deitanti talenti neri fra le gazzelle dopo l’esperimento dell’alaChester Williams.E Mallett va alla grande infilando una serie di vittorie (17)continue che sono ancora un record. Serie che non si spezzanemmeno al mondiale dato che la semifinale è persa dopo itempi supplementari e poi arriva al bronzo battendo una delusaNuova Zelanda ancora Lomu dipendente.Non bastassero l’affabilità, le lauree, le tre lingue parlate(afrikaans, inglese e francese) l’esperienza al top, c’è anche ilsuo recente passato allo Stade Français a dipingerlo come unvincente. Lì ha alzato lo scudo di Brenno con MauroBergamasco nel 2004. Tutto concorre a dipingere un quadropositivo. Ma cosa potrebbe dare al movimento italiano, inquesto momento ancora dipendente da un campionato sempre

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più depresso dove la Benetton vince otto finali su dieci e semprecontro Calvisano o con Viadana? Se Kirwan ha creato il gruppo,Berbizier l’ha sfruttato insegnando ai giocatori come arrivare inzona punti e poi liberi di inventare, Mallett è della scuola che«primo non prenderle». E spinge sulla via del playbook, illibretto di schemi che nell’emisfero Sud si impara a memoria.Cose di cui un giocatore latino spesso diffida in virtù di unapresunta creatività agonistica. Anche un razionale comeBerbizier diceva sempre: «Ve li vedete i piloni azzurri che giranocon il bloc notes in campo a ripassare gli schemi?».Mallett esprime il suo pensiero in maniera chiara ma per quattroanni si lamenterà di non poter pescare da un gruppo di tutti«grossi e veloci». Ma è l’Italia non il Sudafrica dei Boeri dovecerti fisici abbondano.

Le scelte di NickIl ct fa subito delle scelte di rottura con il passato per spezzare lacrisi di fiducia in cui l’Italia s’è cacciata uscendo dal Mondiale diFrancia con le ossa rotte. Troncon ha lasciato il rugby, dopo un2007 esaltante. Pez in forze ora al Venezia non è neppureconvocato dopo essere stato resuscitato dalla gestioneprecedente. Mallett cambia capitano e sceglie Sergio Parisse, ilgioiello della squadra, mettendo fine a una specie di ballottaggiofra i due padovani Bortolami (37 fasce) e Mauro Bergamasco(che nella sera di Saint Etienne aveva arringato i suoi compagnida vero leader).Mallett ha un contratto di quattro anni, da confermare dopo iprimi due, e questo significa che sarà lui a portare l’Italia alMondiale 2011 in Nuova Zelanda. La sua sfiducia sulle capacitàdel gruppo nel complesso però lo porteranno a spingere semprepiù sul punto di forza azzurro: la mischia. Esaltandone i leader,quasi permettendo una squadra nella squadra. I trequarti paiono iparenti poveri. E c’è un episodio preciso che rivela le gerarchieinterne di cui parleremo nel capitolo Mondiale. Proprio allacoppa quando si arriva al dunque, l’ennesima sfida per i quarticontro l’Irlanda a Dunedin il primo ottobre del 2011,

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l’infortunio a Castrogiovanni farà cascare il palco. Crolla lamischia e tutta l’Italia. Mallett non ha un piano B.Ovviamente non c’è allenatore che possa cambiare da solo lesorti di una nazionale, perché ognuno lavora sul materialeatletico e umano disponibile. L’azzurro ovale è un paesino dicinquanta, sessante anime. Forse solo la Scozia ha un bacinodelle nostre dimensioni, in compenso una storia gigante allespalle.Mallett sarà una delusione: 9 vittorie (tre nel torneo in quattroanni) su 42 partite da ct e 33 sconfitte. L’unico acuto degnoquello sulla Francia al Flaminio nel 2011 (vittoria di un solopunto) ma gli azzurri erano già sotto “effetto Celtic”. È stato ilBenetton Treviso di Franco Smith (bravissimo nel turn over) atrasformarsi in un team dai ritmi europei che batte club storici,saldando così finalmente il gruppo azzurro: chi gioca in Italia èai livelli di chi gioca all’estero. Via la zoppìa, l’Italia corre tuttainsieme alla stessa velocità e la Celtic inoltre garantisce per laprima volta una panchina un po’ più lunga. Nessuno si lamentatroppo se manca un titolare perché il rincalzo forse non ha lastessa esperienza ma il ritmo di gara nelle gambe sì. Cresconoinvece di appassire gli Sgarbi e i Derbyshire, Semenzato e DeMarchi. Chi invece entra subito da protagonista, pur essendogiovane, è Leonardo Ghiraldini scappato dal Petrarca perapprodare a Calvisano dove diventa pure capitano. Berbizier l’hafatto scalpitare nei due tornei precedenti concedendogli scenanei test e al mondiale, pur considerandolo pubblicamente «ilfuturo dell’Italia». Con Mallett diventerà uno degli inamovibili.

I convocatiQuesti i convocati all’avvio del Sei Nazioni 2008: RobertBarbieri (Benetton Treviso), Mauro Bergamasco (StadeFrançais), Mirco Bergamasco (Stade Français), Marco Bortolami(Gloucester), David Bortolussi (Montpellier), Gonzalo Canale(Clermont-Auvergne), Pablo Canavosio (Castres), MartinCastrogiovanni (Leicester T igers), Denis Dallan (Overmach),Carlo Antonio Del Fava (Ulster), Santiago Dellapé (Biarritz),

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Carlo Festuccia (Racing Parigi), Ezio Galon (OvermachCariparma), Leonardo Ghiraldini (Cammi Calvisano), Andrea LoCicero (Racing Parigi), Andrea Marcato (Benetton Treviso).

Il Mallett pensieroIl sudafricano ha due mesi di tempo per preparare il Sei nazioni, unpo’ come accadde a Johnstone nel ‘99 e, come allora, per fardimenticare il grosso smacco subito a France 2007. Fa un tour nelVeneto come un vescovo in visita pastorale, vede i giovani deivivai, vede le rose delle serie minori. E poi sentenzia sul sistemaitaliano. «C’è troppo squilibrio fra il gioco della Nazionale, quellodel Super 10 e quello delle minori. Due gradi troppo ripidi. InSudafrica ce ne sono sei di gradini fra il vertice e la base. Se c’èbisogno un giovane può essere chiamato al livello più alto, essereprovato e crescere. Come faccio io a convocare uno Sgarbi (allorasolo un emergente) se neppure nel suo club riesce a giocarefrequentemente? Ci deve essere un cuscinetto fra Nazionale ecampionato maggiore. Altrimenti la scelta di pescare unequiparato straniero già pronto alla battaglia diventa più semplice.Credo che due selezioni pagate dalla Fir possano trattenere igiocatori ora all’estero e far crescere i giovani».Analisi corretta ma sembra già stia parlando di Celtic o qualcosadel genere che era solo nelle ipotesi di qualche dirigente.E sui club. «Io posso pescare su 60 italiani (anche Ashton inInghilterra si lamentava dello stesso problema) perché i clubmettono sotto contratto, specie nei ruoli chiave, molti stranieri.Posso comprenderlo per la massima serie. Ma perché in serie Bingaggiano così tanti stranieri?». Un problema che oggi adistanza di sei anni non si pone, la crisi ha fatto piazza pulita diingaggi facili e inutili visto che in palio nelle serie minori nonc’è la coppa del mondo.E ancora – parlando dell’ipotesi Masi (il centro che ha perso ilruolo per non rompere l’alchimia della coppia Canale-MircoBergamasco) all’apertura (anche se l’aquilano non ha il piede frai suoi numeri migliori) svela del tutto la sua idea di rugby: «Masiapertura sono pronto a provarlo per tutto il Sei nazioni e al

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quinto turno contro la Scozia sarà un’apertura brillante. Il rugbyè un gioco per gente alta, grossa, veloce e che placca». I suoiesempi: De Villiers e Fourie, quasi due metri d’altezza, 105 chilie con un 11” sui 100 metri. Peccato che sarà il piede del ben piùesile Marcato a salvare la stagione del ct proprio contro laScozia con un drop all’ultimo minuto.Ed ecco la formula finale: «Ogni giocatore è solo l’8% di unasquadra, un campione è il 10%. Ma se hai un fuoriclasse chesupera molto la percentuale non va bene per il collettivo: glialtri tenderebbero ad abbassare la loro. E un buon selezionatore èal 30% tecnico, al 35% una manager di gruppo, al 35% purapassione e onestà. E questa non si inventa: ce l’hai o non cel’hai».

Gli esperimenti in medianaAi 32 convocati all’Acqua Acetosa di Roma, Mallett spiega ilsuo credo. Innanzitutto la difesa. Non solo il gioco senza palla el’occupazione degli spazi. Ma proprio il fondamentale: ilplaccaggio. «Senza difesa – dice Mallett – non c’è gioco chetenga».Ma chi porta la palla e in gioco avanti. Se la mischia resterà unpunto di forza straordinario – eccetto nel periodo in cui le regolesperimentali permetteranno il cosidetto “crollo della maul”disinnescando una tecnica sviluppatasi in decenni – per Mallettla regia resterà un cruccio, un enigma irrisolvibile. Nella suagestione riesce a schierare 19 mediane diverse in partenza.Difficile anche registrare tutte le mosse. Di cui iniziamo a citarequelle più famose: Masi schierato all’apertura per tutti i cinqueturni del torneo e, nel 2009, l’azzardo di Mauro Bergamasco inmediana (forse per avere una terza in più?) un tragico 7 febbraiodi cui citiamo i risvolti qualche riga sotto.Ma ecco gli accoppiamenti su cui si sono sacrificate carriere. Ildebutto spetta ala coppia 9-10 formata da Travagli e Masi. Poisi passa per un Picone-Masi e il Sei nazioni non è finito che c’èla coppia formata da Picone (e Canavosio rincalzo) e McLean.A Padova contro l’Australia ai test di novembre si passa per un

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Canavosio-Marcato (promosso apertura dopo il famoso dropschianta Scozia) che nella ripresa vengono sostituiti daToniolatti e Orquera. Sul piccolo Luciano – va detto – che haavuto la costanza di aspettare il suo momento. Era in nazionalegià cinque anni prima come erede di Dominguez, e ha fallito perla troppa pressione. Orquera si inabissa nel campionato francesea Brive e l’azzurro non si accorge di lui che, però, risponderàsempre alle convocazioni della Nazionale A. Come si sa chifirma l’esclusiva con i club esteri guadagna di più e però non puòcontrattualmente rispondere alle chiamate del team nazionale.Chi non la firma, al contrario, perde una quota dell’ingaggio. Sisvolta al 2009 con l’esperimento di Twickenham: Maurodiventa mediano di mischia. Se funziona è la trovata del secolo.Mauro risponde con coraggio alla richiesta, la sua immagineglamour e di sorriso nasconde una forte dose di emotività. Ilragazzo viene seguito da una telecamera dalla discesa dal pullmanallo stadio sino all’entrata in campo. La sua partita dura 40minuti in cui veniamo infilati già al 2’ da Goode. Mauro apre aMarcato palloni killer: uno troppo basso e due troppo alti. Ed èstato così che l’apertura padovana nell’allungare le braccia versol’alto viene raggiunto da un placcaggio ad altezza costole che lospedisce direttamente in infermeria. Bergamasco alla pausa è giàsotto la doccia distrutto. Poi mentre Mallett sta raccontandoalla stampa di aver promesso al flanker che la sua esperienza inNazionale non era finita, non dice di aver già contattato PaulGriffen per la partita successiva. Il mediano neozelandese dinascita non ha quasi più una squadra ed è in pieno relax quandoriceve la telefonata di Nick. Potenza dei social network èproprio il numero 9 di Calvisano a postare su Facebook la suafelicità per il ritorno in azzurro. Griffen chiude il torneo incoppia con Mc Lean mentre due mesi più tardi ai test estivi inAustralia compare Gower con la maglia numero 10. Un nonnoitaliano, una carriera nel 13 australiano e campione del mondo diquel codice, Gower si muove in maniera eccelsa anche con glischemi e gli spazi del rugby a 15. A Tebaldi – convocato ai tourper la defezione per “paternità” di Simon Picone – bastamezzora per sentirsi investito ufficialmente del comando del

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pack. E tutto tiene sino al test di San Siro con gli All Blacks. Poisarà Picone-Gower e ancora Gori-Orquera, Gori-Burton,Mozzarella Semenzato-Orquera, Semenzato-Burton eSemenzato-Orquera (nel 2011 nella vittoria sulla Francia), fino aun Gori-Bocchino al Mondiale dato che Gower dichiarerà forfaitper questioni di ingaggio. Una lunga sperimentazione per poivedere il candidato numero uno squagliarsi. Oggi Gower vesteancora l’azzurro ma quello del rugby a 13.

Le partite e il drop-salva stagioneSi inizia al Croke Park, uno dei due luoghi assieme aLondonderry nel 1972, a essere ricordato per la Bloody Sunday.Nel caso dello stadio, un episodio degli anni venti quandol’esercito inglese entrò con mezzi corazzati sul prato del tempiodel calcio gaelico e fece fuoco sulla folla. Nel 2008 lo stadioLansdowneroad è in piena ricostruzione e serve un luogoalternativo. I problemi ce li avrà l’Inghilterra, di cui non avrebbedovuto mai risuonare l’inno su quello stadio. Ci vorrà un anno ditrattative con i nazionalisti irlandesi per dare il via libera.Con i verdi si perde 16-11, uno scarto sotto il break della metatrasformata, che ha il suo culmine con la meta di sfondamento diCastrogiovanni, e che vive di flash sottolineati dal pubblicocome il placcaggio devastante di Mauro Bergamasco che disfàTrimble. Era da tanto che non si andava vicini alla vittoria. Eappena una settimana dopo a Roma contro l’Inghilterra il 19-23è una sconfitta vissuta come un’occasione persa. Lì sono i calcidell’eterno Wilkinson (quattro mesi prima capace di portare infinale mondiale l’Inghilterra, preceduti da quattro anni diinfortuni vari) a tenere a galla i bianchi. La meta a temposcaduto di Picone non basta per il sorpasso.Scarti brevi: questo l’effetto Mallett in difesa. Poi per la solitamancanza di ripetersi più di due partite di fila, l’Italia fa un beltonfo a Cardiff (47-8), in pratica sembra che non sia mai uscitadallo spogliatoio. La Francia ci regola a Parigi e arriviamo al solitofinale dello spareggio con la Scozia per evitare il cucchiaio dilegno.

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La solita Scozia e il drop di MarcatoUna meta tecnica guadagnata dalla mischia e un acuto di GonzaloCanale su contropiede di rapina di Parisse ci portano al pareggio.È Marcato che piazza e dirige invece di Masi, perchél’esperimento di Mallett con l’aquilano (saracinesca in difesa,poco dotato in regia) a numero 10 è finito. Fuori uno e l’atrorisale da estremo a mediano.Meno sicurezze sul placcaggio, ma il gioco al largo rifiorisce.Intanto capitan Parisse aveva centrato un intercetto e dopoaver segato in due il campo riesce a scaricare per Canale asuggellare con un guizzo. Sul 20-20 potrebbe bastare ma l’Italiaha la forza di costruire un assedio nell’area ospite aspettando cheil tempo si consumi per passare il proiettile al centro dei pali.Marcato deve avere solo la freddezza dell’esecuzione. Al 5’ dopola sirena il suo drop disegna un arcobaleno di gioia. Il pubblicosegue con gli occhi la traiettoria perché già troppe volte si èperso per un tanto così. Ma stavolta entra e non c’è possibilitàdi recupero per gli scozzesi. Mallett che è gia sceso giù dallatribuna un paio di volte per dare consigli, sfoga tutta lafrustrazione di una stagione entrando in campo e andando adabbracciare Andrea Marcato, piangendo dalla commozione. Èfesta al Flaminio grazie alla tecnica pedatoria e alla fantasia inregia di un ragazzo né grande e né grosso.E il Sei nazioni? viene vinto dal Galles che quel 15 marzo superala Francia detentrice del t itolo 2007 e centra pure il Grandeslam: tutte vittorie.

La cronaca della partita con la Scoziadi Fabrizio Zupo (inviato a Roma)

Un equilibrio sottile spezzato dal drop alla Wilkinson di Marcatoa venti secondi dal fischio arbitrale, solo un minuto dopo ilpareggio del solito Paterson (con i tre di oggi diventano 33 icalci centrati di seguito dallo scozzese) che sembrava aver fissatooltre lo score anche la fine delle ostilità sul 20-20. Ma il riscattoazzurro nella ripresa (13-3 il parziale) meritava una chiusura

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come l’assedio finale sotto la porta scozzese che ha permesso aMarcato di trovare spazio e tempo per mettere il suo sigillo.Il drop del padovano in forza alla Benetton e prima ancoral’intercetto assassino (ancora un abile gesto di rapina, nonun’azione costruita) di Parisse poi concluso in meta da Canale,salvano il bilancio azzurro a chiusura del Sei nazioni. E non è statala prestazione migliore degli azzurri, che resta invece quella controgli inglesi (persa di 4). Arriva così anche il verdetto finalesull’ambiguità di fondo di quest’avventura: la mediana fuori ruolo.Oggi Masi non avrà fatto la sua partita migliore («Non mi do lasufficienza né oggi, né per tutto il torneo», ha detto), di certo conla sua uscita e lo spostamento di Marcato, s’è dimostrato che unasquadra ha bisogno di un’apertura con scelte e visione dettate daanni di pratica, che possa giocare al piede e alla manoindifferentemente. Senza forzature. Senza provare per 80’ il giocoalla mano come successo contro l’Irlanda, dove un calciatore diruolo avrebbe portato a casa la prima vittoria a Dublino del Seinazioni. Anche se Marcato pesa solo 80 chili e in difesa non chiudela saracinesca come l’aquilano. Senza quell’invenzione finale dioggi, senza quel contropiede di Parisse (che segue la metad’intercetto di Picone all’Inghilterra e le tre del 2007 proprio allaScozia) l’Italia sarebbe a zero punti e, oltre al cucchiaio di legno,con una gestione già da discutere.L’esperimento è finito e non per colpa di Masi, costretto a“cantare e portare la croce”: fare il regista, ma anche placcarecome e spesso più di una terza linea. La prova del nove di tuttociò sta nel primo tempo di oggi (finito 10-17) in cui l’evidentesuperiorità del pack azzurro (culminato con la meta tecnicaconcessa per crollo della mischia scozzese e a tre penaltyguadagnati di cui uno trasformato) non è mai sfociato in azionidi respiro al largo. Anzi la Scozia giocando nel modo piùsemplice, rilanciando il gioco sempre attorno al pack, edesaltandosi nei continui ricicli grazie ad un sostegno presente(Strokoch su tutti, poi nominato uomo del match), haguadagnato metri un po’ alla volta e, quando è arrivata nelladifesa italiana, ha trovato pure i punti con le mete del flankerHogg e del mediano di mischia Blair.

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Per come s’era messa la partita nel primo tempo, quindi è statoun miracolo la capacità di cambiare registro degli azzurri nellaripresa, dove sono stati concessi solo tre punti, e la difesa èsalita di tono. Siamo finiti ultimi senza cucchiaio di legno, e consoli due punti in più avremmo scavalcato proprio la Scozia alquinto posto in una classifica importante per gli introitiaggiuntivi che il torneo dispensa. Eppure tutto era partito per ilmeglio, con un pack volitivo e le incursioni di capitan Parisse aspostare gli avversari. Al quarto d’ora in mischia chiusa nei 22avversari, gli scozzesi crollano. Punizione, come nel finalecontro la Francia, ma stavolta è il pubblico a chiedere di ripeterela mischia: un carrettino devastante e Owens che fischiacorrendo in mezzo ai pali concedendo la meta tecnica.La follia è il recupero del pack scozzese nel gioco aperto, capacedi infilare alla mezzora e al 44’ la porta azzurra. Nella ripresa lastanchezza del torneo pesa a tutti e Parisse ruba palla a Parks,corre per 60 metri e scarica davanti ai pali per Canale che trovaalleato un rimpallo per agguantare l’ovale e tuffarsi in meta,agguantando la rimonta e chiudendo un mese di brutte figure.

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Il torneo 2008

I RISULTATI

Irlanda-Italia 16-11Inghilterra-Galles 19-26Scozia-Francia 6-27Galles-Scozia 30-15Francia-Irlanda 26-21Italia-Inghilterra 19-23Galles-Italia 47-8Irlanda-Scozia 34-13Francia-Inghilterra 13-24Irlanda-Galles 12-16Scozia-Inghilterra 15-9Francia-Italia 25-13Italia-Scozia 23-20Inghilterra-Irlanda 33-10Galles-Francia 29-12

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTGalles 5 5 0 0 148 66 82 10Inghilterra 5 3 0 2 108 83 25 6Francia 5 3 0 2 103 93 10 6Irlanda 5 2 0 3 93 99 -6 4Scozia 5 1 0 4 69 123 -54 2Italia 5 1 0 4 74 131 -57 2

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GLI AZZURRI SCHIERATI A TWICKENHAM PER IL SEI NAZIONI 2009

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2009-2010

Dalla crisialla Celtic Leaguedi Fabrizio Zupo

Il 2009 con il suo cucchiaio di legno per dote, nasce suglisviluppi di un episodio di crisi che dà la stura ormai inevitabileall’intero movimento intrappolato in un Super 10 senzaevoluzione. Clamorosa la vicenda di Calvisano che ha comepresidente Alfredo Gavazzi: vince l’edizione 2007/2008battendo la Benetton a Monza e Ghiraldini alza la coppa altermine di un anno d’oro. Il tallonatore non sa ancora chequando tornerà dalle ferie la squadra si sarà rit irata dalcampionato, autoretrocedendosi di due serie. Un gruppo che sisquaglia e una società tornata alla massima serie tre anni dopo.Perdendo il treno della Celtic. Ghiraldini e Zanni si accaserannoa Treviso. Oltre alle crisi sportive c’è quella economica asquassare il movimento. Il professionismo del rugby in Italiariceverà brutti colpi: le società non rientrano più dei soldi spesi,il pubblico non c’è, gli sponsor fuggono e il modello economiconon poggia più su nulla e crolla. Da quel momento tuttiaccetteranno tagli a ingaggi e a stipendi.Restiamo ancora per un poco al 2008. Il Sei nazioni aveva avutocome appendici un tour estivo pieno di rincalzi che ha registratola vittoria azzurra in Argentina per 12-13 e i test di novembreinvece disastrosi. Si perde con l’Australia nella partita in cui ilcalcio del sorpasso di Orquera si stampa sul palo. Subito dopo iPumas si prendono la rivincita a Torino. E si arriva alla stranapartita di Reggio Emilia contro i Pacific Islanders: una selezionedi Figi, Tonga e Samoa che in tutta la sua breve storia non hamai vinto un match. L’Italia gli fa questo regalo. Il pubblico nons’è ancora tutto sistemato che Delasau è in meta, grazie aplaccaggi inesistenti. Una difesa a porte spalancate. Finisce 17-25 ed è uno shock. Si sente fischiare la prestazione dell’Italia,molti azzurri non erano più abituati al normale dissenso. Finisce

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la love story con il rugby? Lo choc è salutare per una volta.Telefonate infuocate si susseguono e alla conferenza post partitasi capisce che, in mezzora, è stato avviato un meccanismoatteso anni.Il Super 10 non rappresenterà più il rugby di alto livello in Italia.Il campionato ex serie A che da 80 anni assegna lo scudetto vain prepensionamento. Nasceranno le franchigie (e lasciamoperdere la tortuosità con cui si arriverà a negare al Veneto e poia concedergli una Benetton celtica) che assorbiranno uncentinaio di giocatori, i migliori. La Fir chiederà agli azzurriemigrati all’estero di rientrare e non firmare i rinnovi con ipropri club per entrare nel giro di Treviso o con gli Aironi diViadana. Per ottenere ciò viene promessa una retribuzione ailivelli dei club europei. Una goccia, l’ennesima sconfitta, hafatto traboccare un oceano. Ma l’effervescenza del movimentosarà solo politica, le franchigie toccano anche temi secessionistida parte delle regioni del Nord e la Lega sposa il progettoceltico. Solo sul campo l’Italia di Mallett non fa passi avanti. Ecosì si apre il torneo del 2009, anno secondo dell’eramallettiana.

Le partite del Sei nazioni 2009e il record di San Siro per gli All BlacksSono cinque partite in cui si perde senza discutere e sommate allequattro sconfitte del 2008 fanno nove. C’è la difesa – questo èvero – ma evidentemente non basta e non c’è nemmeno gioco.Emblematica la partita con i campioni in carica del Galles.L’unica finita con uno score abbordabile: 15-20 al Flaminio. Mala squadra diretta dal neozelandese Warren Gatland segna duevolte con il piccolo grande Shane Williams e con Shanklinentrato a 5’ dal termine. L’Italia guadagna invece solo calci dipunizione con la mischia e segna i suoi 15 punti con cinquepiazzati di Marcato. Ed è tutto qui.Quando perdiamo di poco sono 26 punti (Scozia), quandoperdiamo di tanto è il doppio (50 con la Francia). Il torneo lovince finalmente l’Irlanda dopo lungo inseguimento e tanti

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secondi posti a pari punti (ma scarti fatti e subiti penalizzanti).Nei test di giugno e novembre si incontrano solo le superpotenze(due volte l’Australia, una il Sudafrica e due la Nuova Zelanda).Sono solo batoste e Mallett comincerà a lamentarsi di incontraresolo squadre di prima fascia: «Perdere solo non aiuta a crescere»,afferma.La novità è che gli All Blacks riescono a riempire tutto San Siroa Milano con il record di 80.018 presenze e un incasso di duemilioni 588 mila euro. Altro record. L’Italia perde ma nel finalemette sotto il pack tuttonero sulla linea dei cinque metri che,dopo sette reset e sette reintroduzioni dell’ovale concesse daDickinson, non viene punito con la meta tecnica. Scoppia lapolemica e sarà foriera di un dibattito che cambierà le regole diingaggio. È però anche la prova generale per tentare il salto allostadio Olimpico a scapito di un Flaminio i cui restauri nonfiniscono mai. Ma la sfida di passare dai 35mila agli 80mila postisi potrà vincere?L’unica gioia dell’anno, su undici partite in calendario, è ilsuccesso per 24-6 su Samoa giocata allo stadio di Ascoli. Maattenzione: Parisse è rotto e resterà fuori un bel pezzo, Marcatoè stato travolto dal citato turn-over sperimentale del ct inmediana. Si scopre che Mirco Bergamasco sa calciare: nessunoaveva controllato che a Parigi era spesso lui in prima o inseconda squadra l’incaricato dei piazzati con una buona media dipunti fatti. In mediana è il momento di T ito Tebaldi e CraigGower. Il mistero è il pubblico che continua a seguire conentusiasmo uno sport dove non si vince mai. E il 2010 non saràmigliore.

Il 2010 con quattro ko ma Benettone Aironi da agosto giocano in EuropaMentre le Union celtiche accolgono l’Italia nel loro torneo e laselezione delle due franchigie diventa una telenovela che porta ilVeneto a dichiarare guerra alla Fir, il calendario del 2010(giocato senza capitan Parisse per i primi sei mesi) proponedieci partite. Mallett ne porta a casa due. Una è il turno

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casalingo del Sei nazioni con la Scozia (16-11: 11 punti al piededi Mirco più la meta di Canavosio) e il test minore novembrino:quello a Modena contro le Figi (24-16 con ben otto piazzati diBergamirco, cinque nella ripresa dove Figi non ha segnato unpunto).Tutti i progetti della gestione Mallett sono svaniti, l’instabilitàin regia manda fuori giri un motore collaudato come quello delpack azzurro. Non c’è progetto: Mallett prova e scarta. Habisogno di giocatori e solo la Celtic dalla fine di agosto gli verràin soccorso alla fine del suo terzo anno: mancano 12 mesi alMondiale e l’Italia è solo un cantiere. La Celtic è un progettosensato con mille aspettative. Il sì definitivo all’ingresso delleitaliane viene dato il 22 febbraio nonostante il parere contrariodell’Irlanda. I verdi del trifoglio che l’anno dopo saranno inseritinello stesso girone eliminatorio dell’Italia al Mondialeneozelandese non vogliono dare aiuti agli azzurri. Per cuichiedono che l’inserimento venga accolto dopo l’impegnoiridato. Ma ormai è fatta. A tredici anni da Grenoble tutte leporte del rugby si sono aperte per l’Italia.

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Il torneo 2009

I RISULTATI

Inghilterra-Italia 36-11Irlanda-Francia 30-21Scozia-Galles 13-26Francia-Scozia 22-13Galles-Inghilterra 23-15Italia-Irlanda 9-38Francia-Galles 21-16Scozia-Italia 26-6Irlanda-Inghilterra 14-13Italia-Galles 15-20Scozia-Irlanda 15-22Inghilterra-Francia 34-10Italia-Francia 8-50Inghilterra-Scozia 26-12Galles-Irlanda 15-17

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTIrlanda 5 5 0 0 121 73 48 10Inghilterra 5 3 0 2 124 70 54 6Francia 5 3 0 2 124 101 23 6Galles 5 3 0 2 100 81 19 6Scozia 5 1 0 4 79 102 -23 2Italia 5 0 0 5 49 170 -121 0

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Il torneo 2010

I RISULTATI

Irlanda-Italia 29-11Inghilterra-Galles 30-17Scozia-Francia 9-18Galles-Scozia 31-24Francia-Irlanda 33-10Italia-Inghilterra 12-17Galles-Francia 20-26Italia-Scozia 16-12Inghilterra-Irlanda 16-20Irlanda-Galles 27-12Scozia-Inghilterra 15-15Francia-Italia 46-20Galles-Italia 33-10Irlanda-Scozia 20-23Francia-Inghilterra 12-10

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTFrancia 5 5 0 0 135 69 66 10Irlanda 5 3 0 2 106 95 11 6Inghilterra 5 2 1 2 88 76 12 5Galles 5 2 0 3 113 117 -4 4Scozia 5 1 1 3 83 100 -17 3Italia 5 1 0 4 69 137 -68 2

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L’ESULTANZA AZZURRA AL TERMINE DELLA SFIDA CON LA FRANCIA

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2011

La partita vintacon le seconde sceltedi Fabrizio Zupo

È il debutto dell’Italia in salsa celtica. Ci si aspetta uno scatto inavanti. Il ct Mallett ha già goduto degli effetti due mesi prima aModena grazie al piede preciso di Bergamasco junior. Ma è statala partenza a razzo della Benetton nel nuovo torneo a migliorarel’umore del tecnico azzurro. Grazie a Treviso – benedetta nellasala Consiglio regionale a Venezia dove ha ricevuto una bandieradel Veneto rosso e oro con il leone marciano dei dogi – vedeallungarsi la coperta.Ne fa le spese subito Bortolami in seconda linea: il padovano haappena sciolto il legame con il Gloucester e si è accasato con gliAironi. Ma viene considerato al suo punto più basso e salteràl’intero Sei nazioni: Doctor Touche è l’unico vero ingegnere dellarimessa laterale, gli altri come Dellapè sono soprattutto deicombattenti. E all’orizzonte Mallett – che col collegaconnazionale Franco Smith condivide una visione comune delpack – vede nel sudafricano Van Zyl il prossimo azzurro eleggibile.Un altro tecnico della touche. Al mondiale di settembre peròMallett ci andrà con tutti e due: Bortolami viene richiamato e conVan Zyl trova un perfezionista del gesto come lui.Mentre gli Aironi faticano a trovare l’acuto, la Benetton haadottato una strategia che, nel calcio, adottano spesso le“provinciali” quando emergono in serie A. Una preparazioneatletica per “volare” subito in campo, mentre i grandi club comeLeinster e Munster partono piano perché l’obiettivo per loro èdi trovarsi pronti a primavera quando nelle coppe si giocano iplayoff. Non si può essere sempre allo stesso livello, ci sono deipicchi che si spera coincidano con febbraio per il Sei nazioni,aprile per le coppe, novembre per i test o settembre nell’annomondiale. Treviso accelera, diciamo così, nella bassa stagione.Ma intanto il pubblico gode nel vedere vincere i biancoverdi

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contro le gallesi e le irlandesi: nel primo biennio al Monigocadono quasi tutte e che partite e che gioco si vedonofinalmente. I giocatori cominciano a imparare com’è che sivince. Si spiana quel gradino di inferiorità mentale. E c’è iltempo per farlo perché la Celtic dura 22 settimane. E quando iNazionali sono impegnati, il torneo continua e i “rincalzi” o i“permit player” dai club di Eccellenza hanno a possibilità di farsivedere. Succederà così a Minto (da Mirano a Parma e poi aTreviso), a Fuser e molti altri.La Nazionale torna come negli anni novanta a essere un affarequasi solo di due società, due franchigie ora. C’è solo unapattuglia francese a distinguersi: Lo Cicero, Mirco, Masi, Dellapè(ma anche Festuccia fuori dalla rosa azzurra) finiti tutti al RacingParigi. Chiamati da chi? Da Pierre Berbizier, director of rugbynella capitale che per rilanciare lo storico club ha voluto i suoiex azzurri. In un altro livello sono ancora Parisse allo Stade eCastro al Leicester.

L’esordio con l’Irlandapuniti da O’Gara: 11-13L’Irlanda cos’è? La mischia di Munster e i trequarti di Leinster.Uomo più, uomo meno. Squadre con cui la Benetton e gli Aironihanno più confidenza del passato. L’Irlanda è anche il nostroavversario nel solito girone di qualificazione mondiale a NewZealand 2011 e la partita testa anche le nostre possibilità divittoria di ottobre, quando servirà veramente. Come nel 2003 conil Galles e nel 2007 con la Scozia. All’inizio è Mirco Bergamasco atenere a galla il punteggio al piede in una sfida con Sexton, ilgiovane talento che lascia in panchina il mito Ronan O’Gara. Inregia ora abbiamo Burton altro promosso dalla Celtic dopo anni diassenza. Viene scelto perché l’affiatamento stabilito nella cernieradel club con Gori venga trasportato in azzurro. L’equilibrio allapausa sul 6-3 la dice lunga sul cambio avvenuto. Un altro copione,un’altra Italia. Sono i dettagli dell’esperienza a mancare. Al rientroci pensa il divino Bod (Brian O’Driscoll) a segnare la prima meta.Ma è sempre più lotta di territorio, per mezzora esatta nessuno

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segna punti. L’equilibrio lo rompe McLean al termine di un assediocon il primo sovrannumero che si forma al largo, dove l’estremopassa. È sorpasso da 6-10 a 11-10, anche se la trasformazioneviene fallita. Ma che succede in quei cinque minuti finali? Il ctDeclan Kidney (promosso dalla guida del Munster al XV delTrifoglio) sceglie di far uscire il talentino di Dublino e chiama incampo il suo vecchio alfiere con i rossi di Cork. O’Gara comeDominguez è un metronomo del gioco al piede ed ha già punitoaltre volte l’Italia. Ma il calcio di rinvio è verde e la palla arriva inbocca all’Italia che deve solo tenerla in pugno sino alla fine. Ilrinvio è altissimo e sotto il punto di caduta c’è Geldenhuys,seconda linea. Una delle sicurezze, uno dei ragazzi più umili delgruppo e più costanti e presenti (come Zanni in terza). La raccoltadel pallone da rinvio è un gesto che si allena. Manca sì e no unminuto e mezzo e Geldenhuys si trasforma nel Charlie Brown colguantone da baseball in attesa della palla. Mette le braccia raccoltea “cesto”, l’ovale ci si infila e però i gomiti non chiudono sotto. Lapalla cade e tocca terra: Poite fischia in avanti. Sconforto. Gliirlandesi non credono al regalo: il tempo non conta più e finché ilpallone sarà vivo l’arbitro non potrà fischiare la fine. Non restache tener palla, avanzare, raggruppare, avanzare, raggruppare.Fino a quando la piattaforma non mette radici al centro del campoa una distanza abbastanza vicina ai pali. Solo allora il medianoReddan si girerà a “gradi zero” verso O’Gara a cui passa la palla. Ècome un rigore, il “rosso” ha il tempo di prendere la mira escoccare il drop. Centro e fine: 11-13. Geldenhuys piange, gliazzurri sono distrutti. Anche Mallett mostra il suo lato emotivo.Solo la cabala ci dà speranza: se in passato si vinceva al Seinazioni e si perdeva la sfida al mondiale, stavolta dovrebbeessere il contrario. Speriamo!

Le altre partiteMa l’Italia c’è e il Flaminio che deve ospitare tre partite hasubito un restyling: si spera di vincere almeno con Francia eGalles in casa. Intanto sette giorni dopo l’Inghilterra non fasconti e sotterra di mete ogni velleità. Sono quattro le mete

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dell’ala Ashton con altrettanti tuffi a volo d’angelo in meta.Una gag quasi calcistica, criticata anche in patria. Ma sono ottole mete finali subite, quasi tutte dai trequarti come Cueto, T indalle Danny Care. Una debacle. Sembra che non placchi nessuno lìfuori in mezzo al campo mentre il pack soffre in “miniera”. El’immagine dell’intercetto di Mirco Bergamasco che buca ladifesa con campo libero, ma poi perde terreno e viene raggiuntodalle ali (che partono di spalle) in un lasso di 30 metri dà il sensodella differenza degli sprinter in campo. È forse qui che si spezzadefinitivamente la stima di Mallett per la “cavalleria” italiana.In casa giochiamo meglio ma è sconfitta per 16-24 con il Gallese si sta a meno cinque sino a pochi minuti dal termine quando ildrop, stavolta di Hook, mette in salvo il risultato appena unpunto sopra il break.

Italia-Francia, solo una tappaverso la Scozia?Nei ragionamenti tecnici di Mallett si fa strada un ragionamento.Contro la Francia si perderà. Come al solito. E una settimanadopo c’è il quinto turno, il più duro contro l’obiettivo piùsemplice: la Scozia. Perché non dare un turno o almeno mezzapartita di riposo ad alcuni punti di forza e arrivare più riposati aEdimburgo? Non sono cose che si ammettono in pubblico. Mainsomma, viene data tregua a Sgarbi (ormai una realtà comecentro), Festuccia richiamato da tallonatore con il Ghiro inpanchina, Del Fava al posto di Geldenhuys e così via. Esoprattutto Masi di nuovo estremo al posto dell’ordinatoMcLean. La panchina è lunga per qualche motivo, o no? Ma chesuccede. Sarà una guerra di calci? Anche. Ma non solo. LaFrancia che dal 2007 ha chiuso in bacheca il trofeo Garibaldi eha buttato via le chiavi, arriva a Roma il giorno prima dellapartita solo per fare il captain’s run. Una sufficienza sospetta.Un gruppo che Lievremont non riesce a gestire, lit igioso, masette mesi dopo pronto a giocarsi la finale contro gli All Blacks(e finirà 8-7).In campo Clerc va subito in meta e nella ripresa è il mediano di

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mischia Parra a raddoppiare. C’è solo Bergamasco junior semprepiù efficace al piede a far star sotto nel punteggio l’Italia (unbottino personale di 17 punti). Tanti piazzati significano tantepunizioni guadagnate dal pack in avanzamento e ogni voltadiventano punti. Manca un acuto e viene da Masi che interpretail ruolo alla sua maniera: dritto per dritto a tutta velocità, consempre la solita fintina iniziale, lo scarto per raddrizzare lacorsa. La conoscono tutti a memoria, ma quando l’aquilano tiviene addosso fa male lo stesso. E in una sequenza di cambi difronte continui, pick and go, raggruppamenti, Masi vieneliberato da un riciclo di Benvenuti e trova il varco giusto con unultimo scarto sulla bandierina. Viene giù il Flaminio. Mircopiazza anche dalla linea di touche. Siamo al 19’ della ripresa e sul13-18 gli azzurri si gasano e trovano subito un altro piazzato peril calcio di avvicinamento che Mirco non sbaglia. La mischiafrancese con l’orco Chabal è in balìa dei drive azzurri e si ricorreal fallo come unico rimedio. E riesce anche ad allungare con unpenalty centrato da Parra. Mancano dieci minuti e lo stadio èuna bolgia. Il pubblico accompagna le incursioni di una squadraallo stremo delle forze. È chiaro che nessuno riuscirà facilmentea far meta. L’unica arma è il calcio ed è a favore nostro perchéil pack staziona nella difesa francese. Ne servono due e Mirco seli fa bastare per il sorpasso. Soprattutto quello al 75’ sulla lineadei 10 metri laterali bello angolato: 22-21. Poi è solo festa. Ilpiù spiritato è Dellapè, solitamente silenzioso, che si presenta inmix zone per farsi intervistare. Dopo mille battaglie ha battuto isuoi “datori di lavoro” e non sta nella pelle: «Stavolta quandotorno al Racing sarò io a dare delle pacchette sulle spalle ai mieicompagni e a dirgli bien joué, bien joué. Non potete capire lasoddisfazione». Sarà festa sino a notte tarda al Kabala, ladiscoteca ricavata nella metro al Galoppatoio di Villa Borghese.

E la Scozia?L’exploit di Masi mette in panchina McLean che paga per tutti,come se fosse lui la causa di tutte le inerzie del reparto arretrato.Ma che ci voleva, gli chiede Dondi al banchetto, a fare come

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Masi? La risposta è disarmante ma vera: «Disposizionidell’allenatore». I nostri azzurri interpretano alla lettera il“piano di battaglia” teorizzato alla vigilia. Questa Italia piùampia, con seconde scelte che valgono o almeno vincono comele prime, non fa che ingolosire Mallett . Al suo quarto torneo unadoppietta, visto anche come era andata con l’Irlanda,potrebbero far schizzare verso l’alto le azioni azzurre. Il tuttocon sei mesi di Celtic alle spalle. Ma le illusioni si infrangono aMurrayfield dove il giovane Gray domina le touche e scarica learmi azzurre. Finirà 21-8 ed è un passo indietro. Il t itolo dei Seinazioni, che da vent’anni è anche diventata una coppa, va agliinglesi.

Mondiale under 20e al Mondiale seniorl’addio di MallettL’Italia ospita nel Veneto il mondiale Under 20. A maggioarrivano i talentini di tutto il mondo. Ragazzi già pronti per ilsalto: dei Baby Blacks vincitori in finale sull’Inghilterra ben ottohanno debuttato o sono titolari nella squadra maggiore, quella del2013 di tutte vittorie come Luatua, Retallick o Sam Cane. Gliinglesi hanno un 18enne George Ford all’apertura preferito alcentro Farrell, oggi protagonisti nel XV di Stuart Lancaster.L’Italia ha pescato da quel gruppo sinora Campagnaro edEsposito che esordirà nel Sei nazioni 2014.Il settimo mondiale della storia si gioca invece nel paradiso delrugby: due isole grandi come l’Italia con quattro milioni diabitanti a formare la Nuova Zelanda e il segreto di questo sportcustodito nella terra degli Hobbit. A Nelson, scelta per lapresenza di una comunità italiana a partire dal sindaco Miccio, ilgruppo ha solo in testa il match con l’Irlanda. Ma per capire ilsentimento che circola, basta ricordare quanto accaduto il giornoprima della sfida decisiva. Alla rifinitura allo stadio gli azzurrigiocano a favore di telecamera una partitella avanti contro tre-quarti. «Dai ragazzi – dice Parisse – cercate di batterci almenostavolta». Avete capito bene? I trequarti azzurri non battono al

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“tocco” neppure gli avanti. C’è un contatto di gioco fraBocchino, la giovane apertura che Mallett vuole valorizzare alposto di Burton (del gruppo che ha battuto la Francia) assiemeall’esperto Orquera, e Martin Castrogiovanni. Il pilone non cista e lo stringe, lo mette sotto. Tutto ripreso. Devono staccarli.Parisse in conferenza stampa minimizza l’accaduto. Ma quandonon ci sono le parole per dirlo, sono le azioni a parlare per noi.Si gioca di sera, lo stadio è pieno, anche perché Dunedin è unacittà di immigrazione scozzese e irlandese. Mallett si affida aisenatori e sceglie Mauro Bergamasco (che è senza una squadra eha saltato come Bortolami il Sei nazioni) lasciando fuori RobertBarbieri più in forma in quel momento. Diciamo che si circondadi sicurezze: è la sua ultima partita o l’inizio di un’avventuraincredibile. Il gioco è tutto attorno alla mischia. E tiene inpanchina un pilone in meno. Succedono due cose:Castrogiovanni alla mezzora si infortuna e viene sostituito da LoCicero che è però un pilone sinistro come Perugini, già incampo. Poi Orquera riceve l’ennesimo colpo in un placcaggioche lo mette fuori causa. Alla pausa Luciano non si ricordaneppure perché è lì: stato confusionale. Tocca a Bocchino. Sirientra in campo sul 9-6. Ma basterà un placcaggio lisciato dallagiovane apertura romana per sfondare la difesa. Di lì passaO’Driscoll dritto in meta a cui segue la doppietta di Earls. Crollatutto. Dondi stavolta non s’era fatto pregare, il nuovo ct ha giàfirmato. Jacques Brunel si trova in Nuova Zelanda a seguire iltorneo da una certa distanza.

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Il torneo 2011

I RISULTATI

Galles-Inghilterra 19-26Italia-Irlanda 11-13Francia-Scozia 34-21Inghilterra-Italia 59-13Scozia-Galles 6-24Irlanda-Francia 22-25Italia-Galles 16-24Inghilterra-Francia 17-9Scozia-Irlanda 18-21Italia-Francia 22-21Galles-Irlanda 19-13Inghilterra-Scozia 22-16Scozia-Italia 21-8Irlanda-Inghilterra 24-8Francia-Galles 28-9

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTInghilterra 5 4 0 1 132 81 51 8Francia 5 3 0 2 117 91 26 6Irlanda 5 3 0 2 93 81 12 6Galles 5 3 0 2 95 89 6 6Scozia 5 1 0 4 82 109 -27 2Italia 5 1 0 4 70 138 -68 2

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LA META DI BENVENUTI CON GLI INGLESI ALL’OLIMPICO INNEVATO

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2012

L’equilibriodi Jacquesdi Fabrizio Zupo

Bologna è la città scelta dal presidente della Fir Giancarlo Dondiper presentare il suo settimo commissario tecnico. Ancora nonlo sa, ma sarà il suo ultimo Sei nazioni da presidente dopo 13edizioni. Alle elezioni di settembre dopo quattro mandati e 16anni in cui ha scritto la storia moderna di questo sport, Dondinon si presenta e nella sfida Gavazzi-Zatta, vince il candidatobresciano scelto proprio da Dondi.Anche stavolta una partenza a razzo, perché c’è solo un meseper preparare il Sei nazioni. Dopo Coste, Mascioletti,Johnstone, Kirwan, Berbizier, Mallett si ritorna in Francia. Ilsud, quello del rugby più sanguigno. Lì dove coltiva le sue vigneche producono il Minervois, un uvaggio di rosso della zona delLanguedoc, Jacques Brunel da Auch (la città-bastide diD’Artagnan) era già stato contattato dalla Fir nel 2005. Ma poiera arrivato il contratto con Perpignan e in Nazionale fuchiamato Bbz. Con i catalani Brunel aveva fatto il massimovincendo uno scudo di Brenno dopo un’attesa di decine d’anni.Inoltre con il gemellaggio con Barcellona aveva portato il rugbydai cugini in Catalogna facendo giocare i giallorossi davanti a 60mila persone, quando a Perpignan si fa il tutto esaurito in15mila. Inutile dire che i colori rossoblù di Barcellona egiallorosso della Catalogna sono gli stessi della maglia delPerpignan.Se Bbz avevo in bocca sempre lo “spirito”, le prime parole diBrunel riguardano “l’equilibrio”. Quello che manca fra i duereparti della squadra, fra mischia e trequarti. Parla con il suoitaliano incerto già alla prima uscita e allo stadio canta l’inno diMameli anche quando si gioca contro la Francia. Un caratteredeciso ma la forma è la pacatezza. Non usa tante parole ma èpreciso nel linguaggio. L’altra parola chiave è “osare”.

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Francia-Italia 30-12I francesi non sono quelli dell’anno prima e hanno la medagliad’argento del Mondiale ancora appesa al collo. Saint-André, neoct della Francia, non vuole partire con uno scivolone, contro unfrancese per di più, che gli ha dato filo da torcere nel Top 14 lastagione precedente. Rougerie, Malzieu, Clerc e Fofana, quasil’intera linea dei trequarti vìola la meta azzurra. Una partenzatravolgente. Per gli azzurri c’è l’esordio di Venditti all’ala equello dell’eleggibile Tobias Botes buono sia come 9 sia come10, in coppia con gli altri tre mediani che si alternano in campo(Burton, Gori, Semenzato anche loro di Treviso).

Italia-Inghilterra, all’Olimpico sotto la neveNon è la prima volta che l’Olimpico ospita l’Italia del rugby manon c’era, negli anni novanta, la necessità di riempirlo. Daquest’ anno l’Olimpico è lo stadio azzurro del Sei nazioni.Stavolta la prevendita mette paura: esaurite le due partitecasalinghe. Il tempo ci mette lo zampino: Roma è sotto unatormenta di neve e, per evitare polemiche a un mese da unanalogo evento, il sindaco allerta la protezione civile e questostato di calamità naturale tiene lontano parte del pubblico.Nevica sino a due ore dall’evento e poi durante la partita. Iteloni vengono tolti all’ultimo dal campo, gli spalti si riempionoma non tutti i 72mila possessori di biglietto si fanno vedere. Lafesta è anche al vicino Stadio dei Marmi dove c’è il villaggio peri t ifosi. La scommessa è vinta.

La partitaAltro che equilibrio, la t imida Italia che gioca con la mischia, osain tutte le zone del campo. Segnano un’ala ventenne al debuttodavanti al pubblico di casa, un centro e si va al riposo sul 12-6.La meta di Venditti è costruita su un continuo cambio di frontecon l’ultimo sprint affidato a Venditti che è grosso come unpilone. È più di astuzia quella di Benvenuti a cui si apre la difesadavanti e deve solo correre sino a tuffarsi sotto i pali. Intanto

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perdiamo Castrogiovanni che in un impatto dei suoi allamezzora si frattura delle costole: il Sei nazioni apparecompromesso.Che sia la prima volta anche per l’Inghilterra? Stuart Lancasteralla sua prima panchina (con un contratto di cinque partite) nonsa a chi affidarsi e troverà il piede di Owen Farrell, 20 anni,figlio del suo vice allenatore Andy (centro della nazionaleinglese al mondiale del 2007), e l’esperienza di Charlie Hodgson.Si tratta dell’apertura più sfortunata della storia, un po’ comeStuart Sutcliffe che lascia i Beatles a Ringo Starr alla vigilia delsuccesso. Hodgson è l’apertura titolare nel 2003 quando subisceun infortunio che lancia al suo posto Wilkinson in regia alMondiale vinto in Australia. Dopo dieci anni Wilko lascia eHodgson torna a guidare la rosa. Una settimana prima in Scoziaaveva stoppato un calcio di liberazione e il rimbalzo l’avevafavorito in meta. A Roma farà il bis. Ci mette del suo Brunel cheforse strafà quando decide di far debuttare al 25’ della ripresaanche il ventenne Morisi. L’Italia aveva aperto la ripresa con unpiazzato di Burton e aveva fissato il punteggio a quota 15. Poi iminuti passano e nulla accade. C’è un episodio che decide tutto:il pack recupera palla e Bortolami e pronto a passarla indietro aMasi per il calcio di liberazione. Forse il passaggio è lento, oMasi è macchinoso, fatto sta che Hodgson alza le braccia eriesce a stoppare la palla che rotola in meta con l’inglese invantaggio. Meta trasformata per il 15-13 e sorpasso definitivoal piede di Farrell. Un’occasione buttata via.

Irlanda e Galles trasferte da buttare,Scozia solita ancora di salvezzaL’equilibrio si paga, perché l’Italia non ha la forza di opporsiall’Irlanda e ne becca 42 e si ripete a Cardiff con il Galles chevincerà il t itolo 2012. E allora Brunel rallenta l’annunciatolancio di giovani ventenni e si riaffida all’esperienza. C’è anchela favola stoica di Castrogiovanni che a un mese dall’infortuniosi ripresenta in campo con le costole risaldate ma con il bustoprotetto da fasciature. La giornata è caldissima, la cornice

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dell’Olimpico strapieno è incredibile, attorno allo stadio la festadura dalla mattina presto alla notte. Decine di migliaia dipersone, famiglie con bambini, in un evento di cui la partita èsolo il primo piatto. È incredibile che la capienza del Flaminiotutto esaurito fosse la metà esatta dell’Olimpico. Da dove arrivatutta questa gente? La Scozia rischia come l’Italia il cucchiaio dilegno, ma forse metà dei suoi giocatori (quelli dell’Edimburgo)hanno più paura di perdere la partita valida per la semifinale diHeineken Cup la settimana dopo a cui la franchigia della capitalenordica partecipa per la prima volta. E la partita finisce 13-6con tanto gioco al piede e una meta di sfondamento.

Il tour e i test e l’apparizione di MintoScansato il cucchiaio di legno, Brunel ha ora il tempo diriflettere, utilizza il tour nelle Americhe (Sud e Nord con duevittorie) per fare esperimenti. Continua anche a novembre con itest vincendo contro Tonga (debutto del presidente Gavazzi,grande partita per Joshua Furno) , perdendo con gli All Blacks(Minto, esordio col botto) a Roma e pescando una prestazionemonstre proprio di Minto (man of the match, incredibileapriscatole in ruck e difensore negli spazi larghi) control’Australia a Firenze dove si infortuna seriamente MircoBergamasco. Si perde di tre punti e l’immagine del match èquella dell’estremo Barnes che calcia l’ultimo pallone in tribunaper evitare altri rischi. Con questa annata (quattro vittorie su 12partite) si chiude l’anno. L’Italia del rugby sta diventando adulta.

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Il torneo 2012

I RISULTATI

Francia-Italia 30-12Scozia-Inghilterra 6-13Irlanda-Galles 21-23Italia-Inghilterra 15-19Francia-Irlanda 17-17Galles-Scozia 27-13Irlanda-Italia 42-10Inghilterra-Galles 12-19Scozia-Francia 17-23Galles-Italia 24-3Irlanda-Scozia 32-14Francia-Inghilterra 22-24Italia-Scozia 13-6Galles-Francia 16-9Inghilterra-Irlanda 30-9

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTGalles 5 5 0 0 109 58 51 10Inghilterra 5 4 0 1 98 71 27 8Irlanda 5 2 1 2 121 94 27 5Francia 5 2 1 2 101 86 15 5Italia 5 1 0 4 53 121 -68 2Scozia 5 0 0 5 56 108 -52 0

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LA COPERTINA DELL’EBOOK DEDICATO AL SEI NAZIONI 2013

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2013

Cenerentolanon abita più quidi Stefano Tamburini

Quando un giorno l’Italia vincerà il Sei nazioni di rugby percapire come possa essere accaduto bisognerà tornare al 2013,l’anno in cui ha smesso di essere una squadra poco più che ospitedi un Cinque nazioni allargato, quella che fa numero, quella cheogni tanto vince qualcosa ma tanto si sa che non è pericolosapiù di tanto. Potranno dire, quel giorno di gloria e di inni allagioia, che l’Italia partecipò per la prima volta al Sei nazioni cheera l’anno 2000 ma poi ha cominciato a giocarlo davvero nel2013: due vittorie e, soprattutto, quella sfiorata (almeno il parisfiorato) nel tempio londinese di Twickenham con le facce deglispettatori impietriti, un silenzio irreale e una touche comerifugio per chiudere frettolosamente – e anche ignobilmente,secondo i codici del grande rugby – una partita che avrebbepotuto trasformarsi in un incubo. E poi i giornali inglesi che ilgiorno dopo titolavano “Italiani vincitori morali”.Ci sono cose, nello sport in genere e soprattutto in questo sport,che talvolta valgono quasi, come e talvolta più di una vittoria.Le abbiamo assaporate – quella di Twickenham certo lo è – inquesto cammino che ogni anno è un po’ un romanzo e ve loabbiamo voluto raccontare proprio come se lo fosse davvero,utilizzando le parole di quei giorni, senza cambiar niente.Certo, il finale lo conoscete già ma ripercorrere giorno dopogiorno le emozioni attraverso le parole di chi le ha vissute indiretta e le ha trasferite sul giornale di carta e sul sito webrenderà questo racconto ancor più immerso nelle circostanze.Sembrerà di rivivere attimo per attimo e gustarselo di nuovo,questo romanzo che ha degli autori, certo, ma che in realtàfinisce ogni volta per scriversi da solo. Di fatto è il Sei nazioniche ogni anno scrive pagine dolci e amare, che hanno un fascinotutto loro, per certi versi inspiegabile. Non basta dire che questo

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è il torneo più bello del mondo, non basta dire che ha avvicinatoal rugby appassionati di altri sport e che il Sei nazioni è qualcosache va anche oltre il rugby. Il romanzo del Sei nazioni 2013 ciracconta anche di tre partite casalinghe degli azzurri con lostadio Olimpico di Roma strapieno, quasi esaurito, cosa che nonriesce più da tempo neanche per i derby del calcio fra Lazio eRoma.Ci racconta di un grande teatro dei sogni, quello dei sei stadi cheospitano sfide che possono ogni volta diventar leggendarie.C’era un prima con un attore che sul palcoscenico era con glialtri ma era come se non ci fosse, sembrava che fosse lì per caso.Poi a un certo punto è andato al centro della scena e hacominciato a recitare. Poi, certo, gli altri sono lì da tempo e diquei legni del palcoscenico conoscono ogni piega. Ma sanno cheprima o poi – certo non nel 2014 ma neanche chissà quando –dovranno fare i conti anche con quelli che erano lì, innocui quasicome soprammobili. Rigodiamoci quel momento, anzi queimomenti. Dolci e amari, ma stavolta finalmente più veri.

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Il torneo 2013

I RISULTATI

Galles-Irlanda 22-30Inghilterra-Scozia 38-18Italia-Francia 23-18Scozia-Italia 34-10Francia-Galles 6-16Irlanda-Inghilterra 6-12Italia-Galles 9-26Inghilterra-Francia 23-13Scozia-Irlanda 12-8Scozia-Galles 18-28Irlanda-Francia 13-13Inghilterra-Italia 18-11Italia-Irlanda 22-15Galles-Inghilterra 30-3Francia-Scozia 23-16

LA CLASSIFICA

SQ UADRA G V N P P+ P- P± PTGalles 5 4 0 1 122 66 56 8Inghilterra 5 4 0 1 94 78 16 8Scozia 5 2 0 3 98 107 -9 4Italia 5 2 0 3 75 111 -36 4Irlanda 5 1 1 3 72 81 -9 3Francia 5 1 1 3 73 91 -18 3

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L’eBook “Cenerentola non abita più qui” – dedicatoall’edizione 2013 del Sei nazioni – può essere scaricatogratuitamente dai siti internet dei quotidiani locali del GruppoEspresso.

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L’autore

Fabrizio Zupo è un giornalista del Mattino di Padova e scrive di rugby per i 18 quotidianilocali del Gruppo Espresso-Finegil. Ha seguito sei coppe del mondo di rugby, dal 1991 al2011, oltre a diverse edizione di mondiali universitari, junior under 20, campionati italianie coppe. Oltre a tutte le edizioni del torneo delle Sei nazioni dal 2000 a oggi. Gioca pilonenegli Amatori Rugby Padova e nella Nazionale giornalisti.

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Indice

Colophon

Frontespizio

Introduzione

PRIMA PARTE - Il biennio d’oro della Nazionale

1995-1997, L’exploit di Grenoble che apre le porte delCinque nazioni

2000, Il debutto azzurro ed è subito vittoriaIl torneo 2000

2001-2002, La depressione del doppio cucchiaio dilegno

Il torneo 2001Il torneo 2002

2003, Gli azzurri riassaporano la vittoriaIl torneo 2003

2004-2005, Kirwan e l’addio col cucchiaio di legnoIl torneo 2004Il torneo 2005

2006, L’avvento di Berbizier, le petit caporalL’Italia fa tremare il GallesBerbizier: «Reagire dopo tre sconfitte è già una risposta da campioni»Il torneo 2006

SECO NDA PARTE - Arriva la rugby-mania

2007, L’anno del boomItalia, vittoria storica in ScoziaLa gioia degli azzurri dopo lo show scozzeseL’Italia mette sotto anche il GallesE dopo il trionfo con il Galles grande festa in piazza Navona

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L’Italia perde ma rovina la festa all’IrlandaIl torneo 2007

2008, Mallet, il ct che sembra ClooneyLa cronaca della partita con la ScoziaIl torneo 2008

2009-2010, Dalla crisi alla Celtic LeagueIl torneo 2009Il torneo 2010

2011, La partita vinta con le seconde scelteIl torneo 2011

2012, L’equilibrio di JacquesIl torneo 2012

2013, Cenerentola non abita più quiIl torneo 2013

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