Pezzi da 90. Storie mondiali - Anteprima

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Un racconto intero tratto dal nuovo avvincente libro di Stefano Marelli: "Pezzi da 90. Storie mondiali" edito da Rubbettino.Per info, o per acquistare il libro vai su: http://www.store.rubbettinoeditore.it/pezzi-da-90.htmlIl libro:Luisito Monti, Omar Sivori, Roberto Baggio. Ma anche un arbitro, un poliziotto, un militare che distribuisce caffè. Passando per uno sceicco, Don Diego Maradona e Bora Milutinovic. Questi, e molti altri ancora, sono i personaggi che popolano il libro. Attraverso i loro occhi, le loro parole, a volte le lacrime, più spesso le incazzature, riviviamo la storia della Coppa del mondo di calcio. Dagli incontri con trecento spettatori presenti, alle dirette con centoventi telecamere e due miliardi di persone aggrappate allo schermo. Palloni che sotto la pioggia triplicavano di peso, e sfere perfette costituite da materiali scelti da un computer. Ma con traiettorie da umiliare un Super Tele. Furti, sviste, dittatori. Il Maracazano e i gol di Fontaine. La punizione dal limite per il Brasile calciata da un difensore dello Zaire, evaso dalla barriera scattando come Jesse Owens. Tribune e spogliatoi. Ospedali e aeroplani. Storia e affabulazione si mescolano come vodka e succo d'arancia. Confessioni, dialoghi e ritratti di outsider e fuoriclasse. Per ricordarci come è bello, ogni quattro anni, spararsi i Mondiali di pallone

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    Altre stelle uruguayane

  • Stefano Marelli

    Pezzi da 90Storie mondiali

    Rubbettino

  • 14. Italia 1990

    Il rumore e le vibrazioni del motore mi uc-cidono. Ma il prezzo da pagare, se vogliamola fottuta aria condizionata. Finalmente, Die-go dribbla gli ultimi giornalisti e sale sul pul-lman. Viene a sedersi accanto a me. Gli chiedocome andata in sala stampa.

    Negro risponde Dovevi esserci.Quando per tutti io ero El Negro, Diego mi

    battezz Galindez, perch diceva che ero iden-tico al pugile. E ora che il mondo intero mi co-nosce come Galindez, lui torna a chiamarmiNegro. Tipico di Maradona. Aveva sedici anniquella volta che mi cambi il nome. Debutta-va nella primera dellArgentinos Juniors, doveio facevo il magazziniere. Da allora, siamostati quasi sempre insieme. E devo a lui se og-gi sono il massaggiatore della albiceleste. Det-tagli.

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  • A un certo punto racconta Branco strap-pa il microfono a Dunga e dice: gli argentini mihanno drogato. Cera qualcosa nellacqua che mihanno dato. Appena bevuto, ho cominciato a sen-tirmi male, intontito, spossato. Ci che mi suc-cesso gravissimo, potrei aver subito danni enormiper la mia salute.

    Diego sghignazza e continua I giornalistisi mettono a ridere, giocatori e dirigenti brasi-liani guardano Branco come fosse un poveret-to. Salgado, il loro capo delegazione, si scusacon i presenti: macch droga spiega Branconon ha retto allo stress e ora cerca giustificazioni perla sconfitta. E a chi domanda se intendono farericorso alla FIFA, risponde: non credo proprio....

    A te hanno chiesto nulla della borraccia?indago.

    Claro que s.E che gli hai detto?.Ho messo la maschera da scandalizzato:

    per favore, signori, siamo seri!.Poi dice Facciamo divertire un po i ra-

    gazzi. Raggiunge lautista e gli parla al-lorecchio. Star armando una cazzata dellesue. Allimprovviso, sentiamo ruttare gli alto-parlanti. Diego che regola il volume del mi-crofono. E inizia il suo show.

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  • Alla vostra sinistra, Damas y Caballeros,attacca, potete ammirare limponente Stadiodelle Alpi, dove nel giugno del 90 lArgenti-na elimin il Brasile dal Mundial. Una partitaperfetta quella degli argentini, capaci di an-dare in gol ogni volta che superavano la metcampo.

    la verit. Un tiro, un gol. Pali e traverseci hanno salvato il culo tre volte. Eppure, i ra-gazzi non reagiscono alle battute del loro ca-pitano. Solo poche risatine stanche. Diego ca-pisce che ci vuole altro.

    Ed eccoci ora, Seoras y Seores, al famosoBivio degli Sfigati. Noi prendiamo per Casel-le, piccolo aeroporto per i voli interni. Di l,invece, dove si sta infilando il pullman delBrasile, si va alla Malpensa, scalo specializza-to nei collegamenti intercontinentali. Fate ciaociao con la manina ai vostri avversari, che sene tornano a casa. Anche stavolta, ovvio, era-no i grandi favoriti del torneo.

    Diego ha indovinato la canzone. I ragazzicominciano a scaldarsi. Battute, urla, risate.

    In effetti, nessuno avrebbe scommesso unpeso su di noi. Siamo campioni in carica, vero,ma la squadra cambiata parecchio rispetto aquattro anni fa. E linfermeria piena. Nep-

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  • pure Diego sta bene, ha un alluce che pare unpompelmo. Allesordio, il Camerun ci batte 1-0. Lo fa con clava e mitra, fra i sorrisini com-piaciuti di Havelange e dei suoi scagnozzi,che nei discorsi ufficiali hanno ripetuto sei-cento volte: questo sar il Mundial del fair play.Per fortuna. Torniamo in campo controlURSS. Vinciamo senza incantare (2-0), ma so-prattutto perdiamo il portiere Pumpido.Rompe tibia e perone scontrandosi con El Ba-sco Olarticoechea, uno dei nostri. Con la Ro-mania, infine, non riusciamo a difendere ilvantaggio e terminiamo 1-1. Passiamo agli ot-tavi come ripescati, perch siamo fra le mi-gliori terze. E Diego, in tre partite, non ha maitirato in porta. La stampa di tutto il mondo cid morti e sepolti.

    Chi volesse qualcosa da bere continuaDiego, non esiti a chiedere al Negro!. laconferma, non ufficiale, dei loro sospetti. E fi-nalmente si scatena il pandemonio: per me vi-no Branco bello fresco! A me invece una borracciaspeciale! Una copa de Galindez gran reserva! Pre-se per il culo, imitazioni, canzoncine. Diegoha ripreso il controllo totale del gruppo.

    Il solo rischio, ora, che ai ragazzi scappiuna parola di troppo. Ma il nostro CT Bilardo

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  • ha due palle cos: sapr evitare ogni fuga dinotizie, nessun dubbio.

    Prima del match, solo tre persone erano alcorrente de la trampa: Bilardo, che mi aveva or-dinato di sciogliere del Roipnol in un paio diborracce; io, che avevo provveduto senza fareuna piega; e Diego, ovvio. Il Brasile troppo for-te aveva detto El Narign Qualificato a pun-teggio pieno, gioca tre volte pi veloce di noi. Senon facciamo qualcosa, perdiamo 5-0. E cos hopreparato le borracce secondo le sue istruzio-ni. Paura? E perch mai? Bilardo laureato inmedicina: chi sono io per non fidarmi? Gine-cologo, certo, ma pur sempre dottore. En elftbol vale todo, mi ha rassicurato strizzando-mi locchio. In quel momento, ho ripensato alBilardo giocatore, quando con la maglia del-lEstudiantes lo sanno tutti era maestronellesasperare gli avversari. La sua specialiterano spilli, aghi da siringa, spille da balia. Liinfilava nelle chiappe dei rivali. E poi, sui cor-ner, tirava sabbia negli occhi ai portieri. Senzacontare le provocazioni verbali: corna, impo-tenza, malattie in famiglia. Quella squadravinse tutto, in Argentina e nel mondo. Ma incampo ci andavano undici figli di mignotta.

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  • Non a caso, il ciclo trionfale si chiuse quandola polizia dovette arrestare tre di quei fuori-legge. Li ammanett sul campo, al termine diuna mattanza vergognosa ai danni del Milan.Un gran tipo, El Narign. Quando allenava inColombia, cenava spesso con Pablo Escobar eMiguel Rodriguez, i mammasantissima de loscarteles de Medellin y de Cali. E sapete qual ilsuo maggior rimpianto? Non essere riuscito ametterli daccordo. Ma ci and vicino, pare.

    Ganar! De qualquier forma! mi ha detto ElDoctor ieri sera. Poi siamo andati a informareDiego. E, con lui, si deciso di non dire nullaai ragazzi. Troppo rischioso. Qualcuno maga-ri non era daccordo. E qualcun altro, pessimoattore, avrebbe finito per farsi sgamare. Nel-lorfanotrofio in cui sono cresciuto, ho impa-rato che quando sono troppi a sapere una co-sa, finisce sempre tutto a puttane.

    A questo punto, limportante era evitareche i ragazzi bevessero dalle borracce desti-nate ai brasiliani. Succede spesso, infatti, chei giocatori si dissetino dalle bottigliette degliavversari, durante le pause, quando medici emassaggiatori entrano in campo ad assistereun infortunato. Dunque, borracce trasparen-

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  • ti per noi, borracce verdi per Careca e com-pagni.

    Loccasione buona si presenta al 39. Ri-cardo Rocha stende Troglio, il francese Qui-niou fischia. Io e il dottore ci fiondiamo ad as-sistere Pedrito. Si avvicinano alcuni giocato-ri. Passo una borraccia verde a Giusti e gli di-co: non bere, fa solo finta, e dalla a un brasi-liano. Lui capisce al volo. Con la coda del-locchio, mi accorgo che anche Monzon haraccolto una borraccia verde. Gli urlo di spu-tare immediatamente. Lo fa. Il nostro medicomi guarda interdetto, ma Diego subito lo di-strae, chiedendogli del ghiaccio. Recupero laborraccia di Monzon, gli proibisco di metteredi nuovo le mani nella mia borsa, e gli allun-go dellacqua pulita. Intanto Giusti parlottacon Branco e, nel modo pi naturale del mon-do, gli offre da bere. Sono le 5 del pomeriggioe ci sono 34 gradi: il brasiliano se la ciucciatutta dun fiato.

    Branco, fino a quel momento uno dei mi-gliori, sparisce dalla partita. Nello spogliatoionon dice nulla, cos ce lo ritroviamo in campoanche nella ripresa. Ora ce la spassiamo, diceBilardo. Il laterale verdeoro uno zombie.Tocca il primo pallone dopo un quarto dora,

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  • guadagna un corner, cade goffamente e im-piega mezzo minuto per rialzarsi. Sbaglia ipassaggi, commette falli stupidi, perde ognicontrasto. Visto che gioca proprio davanti al-la nostra panchina, ci chiede di continuo cosacera nella borraccia. Caipirinha rispondiamonoi bastardi cachaa, batida de coco, vino deMendoza. Una comica. Branco il migliore almondo sui calci piazzati lo sanno tutti spa-ra bordate da cineteca. Quattro giorni fa, con-tro la Scozia, ha mandato allospedale MurdoMacLeod, che ha voluto fare il figo respin-gendo di testa una sua fucilata. Ebbene, ogginemmeno riesce a prendere la rincorsa. Stra-scina i piedi fino al punto di battuta e poi mol-la cacatine fiacche contro la nostra barriera.Passano i minuti ed sempre pi allucinato.Prima di calciare unaltra punizione, si muo-ve come un tergicristallo a destra e sinistra delpallone. Quando si decide a battere, pare di-sarticolato come il Ciao, quella merda di ma-rionetta sbranata da un dogo che gli italianihanno scelto come mascotte del Mundial. Esvirgola ad almeno dieci metri dalla porta, siain altezza che di lato. Insomma, un cinema,povero Branco. Poi Diego, a dieci minuti dal-la fine, si beve lintera difesa brasiliana e toc-

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  • ca per Caniggia, tutto solo davanti a Taffarel.Il biondo non si fa pregare e il turno lo pas-siamo noi.

    I ragazzi sono gasatissimi. La stanchezzadella battaglia pare gi svanita. La Copa, laCopa... ruggisce Diego nel microfono. Se mi-ra y no se toca rispondono impazziti i compa-gni.

    Qui lo dico e qui lo nego, Miguel Di Lorenzodetto El Negro detto Galindez

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  • Indice

    1. Uruguay 1930 92. Italia 1934 173. Francia 1938 254. Brasile 1950 335. Svizzera 1954 436. Svezia 1958 517. Cile 1962 618. Inghilterra 1966 699. Messico 1970 7710. Germania Ovest 1974 8511. Argentina 1978 9312. Spagna 1982 10113. Messico 1986 109

  • 14. Italia 1990 11715. Usa 1994 12716. Francia 1998 13717. Corea del Sud - Giappone 2002 14518. Germania 2006 15319. Sudafrica 2010 161

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    copertina1234