Teologia della morale cristiana, recensione a un manuale ...
2. Le fonti della teologia morale - Stephan Kampowski alla... · 2. Aspetti di metodo: le fonti...
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Il metodo della teologia morale consiste in una circolarità ermeneutica tra la rivelazione e la ragione (esperienza, etica, scienza).
Da un lato, l’esperienza morale pone delle domande alla rivelazione.
Se uno non avesse un’esperienza morale non potrebbe percepire il bene e il male e non potrebbe neanche capire quello che la rivelazione gli dice.
Dall’altro lato, la rivelazione illumina l’esperienza morale con il suo significato fondamentale.
La rivelazione ha il primato ermeneutico.
2. Le fonti della teologia morale
Prof. Stephan KampowskiPontificio Istituto Teologico Giovanni
Paolo IIPiazza S. Giovanni in Laterano, 4
00120 Città del Vaticano / Vatican City
06 698 95 538
www.stephankampowski.com/corsi.html
Introduzione alla teologia moral fondamentale
Bibliografia
L. Melina, Morale tra crisi e rinnovamento, Ares, Milano 1993. (disponibile presso il centro stampa)
L. Melina – J. Noriega – J.J. Pérez-Soba, Camminare nella luce dell’amore. I fondamenti della morale cristiana, Cantagalli, Siena 20173.
S. Pinckaers, Les sources de la morale chrétienne, Editions du Cerf, Parigi 1985. (Italiano : Le fonti della morale cristiana, Ares, Milano 1992).
R. Spaemann, Grundbegriffe der Moral, Verlag C.H. Beck, Monaco di Baviera 1982. (Italiano: Concetti morali fondamentali, Piemme, Milano 1993).
Introduzione alla teologia moral fondamentale
Bibliografia
Per l’esame sarà richiesta la lettura di:
L. Melina, Morale tra crisi e rinnovamento, Ares,
Milano 1993. (disponibile presso il centro stampa)
Introduzione alla teologia moral fondamentale
1. La teologia morale: che cosa è?
2. Aspetti di metodo: le fonti della teologia morale
3. Il fondamento della morale cristiana e il dinamismo dell’agire
4. Gli atti umani
5. Le virtù
6. Il merito e le beatitudini
7. Legge naturale
8. La legge nuova di Cristo
9. Gli assoluti morali e il proporzionalismo
10. Opzione fondamentale, libertà e peccato
11. La coscienza morale cristiana e la sua formazione
12. Principi per la soluzione di casi difficili
Schema delle lezioni
Che cosa è la teologia morale?
La morale è spesso concepita come scienza
degli obblighi.
Immanuel Kant: “Che cosa devo fare?”
Spesso la moralità
viene vista come
campo di battaglia
tra legge e libertà.
1. La teologia morale: che cosa è?
Una morale basata sull’obbligo comporta due pericoli:
il minimalismo
il tentativo di adattare la legge alle proprie capacità
L’accusa contro l’insegnamento della Chiesa: fa solo che la gente si sente male.
“Meglio cambiare l’insegnamento”.
Questi suggerimenti sono il frutto di una mentalità che vede la morale esclusivamente come l’ambito delle regole e delle norme.
1. La teologia morale: che cosa è?
E infatti, la dottrina morale della Chiesa sembra
imporci tanti «NO».
No al sesso casuale.
No agli atti omosessuali.
No al vivere insieme
prima del matrimonio.
No alla contraccezione.
No alla pornografia.
→No al divertimento???
1. La teologia morale: che cosa è?
Ma in verità si tratta di un
grande SI.
E’ un «sì» alla verità della
persona umana.
Si tratta di un «sì» alla vera
libertà.
Si tratta di liberare i
desideri che Dio stesso ha
impiantato dentro il nostro
cuore.
1. La teologia morale: che cosa è?
L’insegnamento morale della Chiesa fa parte di
una visione integrale della persona umana, della
sua natura e della sua chiamata.
La Chiesa non può cambiare i suoi
insegnamenti come se fossero delle regole di
traffico.
1. La teologia morale: che cosa è?
Le norme morali esprimono piuttosto una verità
sull’uomo, che corrisponde al disegno di Dio e
che la Chiesa non può cambiare.
La Chiesa on può
neanche
cambiare la legge
della gravità.
1. La teologia morale: che cosa è?
E poi la morale non si occupa soltanto del
peccato.
Esempio: analogia tra la vita e un buon
matrimonio: non basta non tradire l’altro.
Non conta solo l’assenza del peccato (che è
importante), ma anche la presenza dell’amore,
delle virtù, dell’amicizia.
Le cose più belle della vita, non siamo
«obbligati» a compierli.
ad es. l’amicizia è sempre gratuita.
1. La teologia morale: che cosa è?
La teologia morale ha a che fare con la nostra
vocazione in Cristo:
Concilio Vaticano II, Optatam totius, Sulla
formazione sacerdotale, n. 16:
• “Si ponga speciale cura nel perfezionare la
teologia morale in tale modo che la sua
esposizione scientifica, maggiormente
fondata sulla sacra Scrittura, illustri l’altezza
della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro
obbligo di apportare frutto nella carità per
la vita del mondo”.
1. La teologia morale: che cosa è?
La teologia morale ha a che fare con la
domanda del senso della vita.
Giovanni Paolo II, enciclica Veritatis splendor:
Commenta sul-
l’incontro tra
Gesù e il
giovane ricco.
1. La teologia morale: che cosa è?
Veritatis splendor, n. 7:
• “«Ed ecco un tale...». Nel giovane … possiamo riconoscere ogni uomo che, coscientemente o no, si avvicina a Cristo, Redentore dell’uomo, e gli pone la domanda morale. Per il giovane, prima che una domanda sulle regole da osservare, è una domanda di pienezza di significato per la vita.
• E, in effetti, è questa l’aspirazione che sta al cuore di ogni decisione e di ogni azione umana, la segreta ricerca e l’intimo impulso che muove la libertà.
• Questa domanda è ultimamente un appello al Bene assoluto che ci attrae e ci chiama a sé, è l’eco di una vocazione di Dio, origine e fine della vita dell’uomo”.
1. La teologia morale: che cosa è?
La domanda morale è la domanda sul senso della vita.
Quando ci poniamo la domanda morale, ci chiediamo non solo:
→“Che cosa devo fare?”
Ma ci chiediamo una domanda ancora più fondamentale:
→“Chi sono chiamato a diventare? Quale senso ha la mia vita?”
La teologia morale è un sapere sistematico/la scienza del senso della vita.
1. La teologia morale: che cosa è?
È necessaria una tale scienza?
C’è dentro ciascuno di noi una fame e una sete di significato, il desiderio che la nostra vita abbia senso.
Ogni nostro atto libero è spinto dal e indirizzato al bene o almeno a ciò che ci sembra bene.
La domanda fondamentale della morale è se quello, che ci sembra bene è anche bene in verità: la domanda sulla verità del bene.
Robert Spaemann: la scienza morale è il tentativo sistematico di renderci conto su ciò che vogliamo in verità.
1. La teologia morale: che cosa è?
Si può sbagliarsi su ciò che si vuole?
Esempio di Esaù e Giacobbe: il piatto di
lenticchie:
Il nostro desiderio immediato può offuscare la
visione di ciò che desideriamo veramente.
1. La teologia morale: che cosa è?
Si può sbagliarsi su ciò che si vuole?
L’esperienza della delusione con cose che abbiamo desiderate.
Come mai le cose “promettono” più che tengono?
Volevamo di più.
Maurice Blondel: la sproporzione tra la volontà volente (trascendentale) e la volontà voluta (categorica).
Nei nostri desideri e nelle nostre scelte siamo tesi non soltanto verso gli oggetti immediati, ma anche verso la felicità.
1. La teologia morale: che cosa è?
La felicità è ciò che volgiamo veramente.
Comunque, cosa è la felicità, e come raggiungerla?
La felicità = la vita buona
Ecco di nuovo, la domanda della morale: Qual è il senso della vita, come vivere bene, cosa vogliamo in verità?
Se ciò che dà senso alla vita e se ciò che noi vogliamo in verità è la felicità, la morale poi si deve chiedere: che cosa è la felicità, e come possiamo raggiungerla? (Cfr. S. Tommaso, Summa theologiae, I-II).
1. La teologia morale: che cosa è?
Per sapere della felicità
dell’uomo, dobbiamo sapere
dell’uomo.
Ma l’uomo, chi è? S.
Agostino: “Quaestio mihi
factus sum -- Io sono
diventato un mistero a me
stesso” (Confessioni X, 33,
50).
1. La teologia morale: che cosa è?
Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per sapere in fondo chi siamo:
Vaticano II, Gaudium et spes 22:
• “In realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo.
• Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro, e cioè di Cristo Signore.
• Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione”.
La teologia morale è una scienza alla luce della rivelazione.
1. La teologia morale: che cosa è?
La rivelazione ci dice anche
chiaramente dove sta la nostra
felicità.
La nostra felicità è Dio e si
trova in Dio.
S. Agostino: “Ci hai fatto per
te, o Signore, e il nostro cuore è
inquieto finché non riposa in
te” (Confessioni I,1).
1. La teologia morale: che cosa è?
Ma come raggiungere al nostro fine ultimo,
come raggiungere la felicità?
È attraverso i nostri atti, il nostro agire,
trasformato e plasmato dalla grazia divina,
perché da soli non potremmo mai raggiungere
Dio.
Se quindi la teologia morale è la scienza sul
senso della vita, sulla nostra felicità in Dio e
sulla via che ci porta lì, essa include i seguenti
elementi:
1. La teologia morale: che cosa è?
La teologia morale comporta:
uno studio degli atti umani, per mezzo dei quali noi ci muoviamo su questa strada verso la casa del Padre,
uno studio delle virtù, come disposizioni stabili che ci aiutano a compiere e di conoscere atti morali eccellenti,
uno studio della legge come guida sul cammino
uno studio della grazia, che ci permette di raggiungere un fine soprannaturale, Dio, che non potremmo mai raggiungere con le nostre forze naturali.
1. La teologia morale: che cosa è?
La definizione della teologia morale di S. Pinckaers(Le fonti della morale cristiana):
«La teologia morale è quella parte della teologia che studia gli atti umani per dirigerli al raggiungimento della felicità autentica e al fine ultimo della persona attraverso le virtù nella luce della rivelazione».
«La moralità è basata sull’attrazione a ciò che è vero e buono piuttosto che un orientamento ai comandamenti e agli obblighi».
«L’etica cristiana è divisa secondo le virtù, teologali e morali, che sono principi interiori dell’azione, ai quali si aggiungono le leggi particolari e la grazia, che nella loro origine sono principi esteriori».
1. La teologia morale: che cosa è?
Le fonti della teologia morale sono due:
La rivelazione
La ragione umana nella sua dimensione
pratica e morale
Due presupposti:
La rivelazione ha una rilevanza morale.
Esiste un’esperienza morale originaria e
irriducibile (l’esperienza del bene morale
come bene della persona).
2. Le fonti della teologia morale
La rilevanza della rivelazione per la morale:
Discussione soprattutto in ambito protestante
L’accento sulla fede come causa della giustificazione
Le opere non avrebbero nessun significato salvifico, ma solo mondano.
Lutero: «Nessuno ci può separare da Cristo, anche se uccidessimo o commettessimo adulterio mille volte ogni giorno» (lettera 99, a Melanchton, 1521).
«Pecca fortiter sed crede fortius» (lettera 501, a Melanchton).
2. Le fonti della teologia morale
La rilevanza della rivelazione per la morale:
Weltethos verso Heilsethos – l’ethos mondano verso l’ethos della salvezza
Opposizione tra vangelo e legge
Roger Mehl: “Il Vangelo non è una morale; esso appartiene ad un altro ordine di realtà. La questione che il Vangelo pone è quella della fede, non quella della morale” (R. Mehl, Morale cattolica e morale protestante, Torino 1973).
Ambito protestante: Basta l’annuncio del Vangelo.
Cade la possibilità di una teologia morale vera e propria.
2. Le fonti della teologia morale
La rilevanza della rivelazione per la morale:
La visione cattolica: Il Vangelo ha un significato morale.
Il Vangelo è prima di tutto un annuncio di salvezza: l’annuncio del Regno.
Gesù dice: “Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).
L’irruzione del Regno di Dio è l’azione stessa di Dio che decide di intervenire.
Questo Regno che viene non elimina, ma piuttosto sollecita una risposta dell’uomo.
2. Le fonti della teologia morale
La rilevanza della rivelazione per la morale:
Gesù parla della conversione. Invita alle opere, che siano espressioni di una accoglienza del Regno di Dio.
“Non chi dice ‘Signore, Signore’, ma chi fa la volontà del Padre mio entrerà nel Regno dei Cieli” (Mt 7,21).
Le lettere di San Paolo: la dialettica tra kerygma e didache.
Il kerygma è il primo annuncio, la didache è l’insegnamento morale.
2. Le fonti della teologia morale
La rilevanza della rivelazione per la morale:
Romani 6,17: Siate fedeli alla “forma di insegnamento (typos didache) alla quale siete stati consegnati”.
Per essere fedeli al Vangelo, bisogna essere fedeli a questa forma di insegnamento.
Questa forma di insegnamento è la catechesi morale che seguiva il kerygma.
La didache è l’insegnamento pre-battesimale.
Cfr. James MacDonald, Kerygma and Didache,Cambridge University Press.
2. Le fonti della teologia morale
L’esistenza di un’esperienza morale:
Esempio: Delitto e castigo di Dostoevskij
Raskolnikov fa un “esperimento”
Prova un sentimento di colpa
che è profondo, che non si
aspettava.
Scopre che gli atti che
compie sono atti che
cambiano la sua persona.
2. Le fonti della teologia morale
L’esistenza di un’esperienza morale:
Scopre ciò che diceva già Gregorio Nisseno:
«Noi siamo, in certo modo, i nostri stessi
genitori, creandoci come vogliamo, e con la
nostra scelta dandoci la forma che vogliamo»
(Vita di Mosè).
I nostri atti ci trasformano.
Un atto non ha solo un valore transitivo ma ha
anche un valore intransitivo.
2. Le fonti della teologia morale
L’esistenza di un’esperienza morale:
L’atto non è solo un fare, ma è anche un agire.
Poiesis / facere vs. praxis / agere.
La tecnica prende la prospettiva per cui io,
agendo, cambio le cose esterne a me.
La prospettiva dell’agire è la prospettiva delle
conseguenze che l’attività ha su me stesso.
2. Le fonti della teologia morale
L’esistenza di un’esperienza morale:
Socrate: “Sceglierei il subire ingiustizia
piuttosto che il commetterla” (Platone, Gorgia
469c).
2. Le fonti della teologia morale
Giovenale, Satirae:
«Considera il più grande
dei crimini preferire la
sopravvivenza all'onore e,
per amore della vita
fisica, perdere le ragioni
del vivere».
L’esistenza di un’esperienza morale:
Ci sono delle azioni che ci fanno perdere il
senso del vivere. Questo è proprio al cuore
dell’esperienza morale.
L’esperienza morale è l’esperienza
dell’incontro con un bene, che mi interpella di
rispettarlo e di amarlo.
In questo incontro percepisco le mie azioni
come capaci di rendermi buono o cattivo.
2. Le fonti della teologia morale
Le fonti stessi della teologia morale:
La rivelazione
Dove sta la rivelazione?
→ «Cristo è insieme il mediatore e la
pienezza di tutta intera la Rivelazione»
(DV 2).
→ «La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura
costituiscono un solo sacro deposito
della parola di Dio affidato alla Chiesa»
(DV 10).
2. Le fonti della teologia morale
La rivelazione
La Sacra Scrittura è la parola di Dio scritta
per ispirazione dello Spirito divino (DV 9).
La Sacra Tradizione trasmette integralmente la
parola di Dio - affidata da Cristo Signore e
dallo Spirito Santo agli apostoli - ai loro
successori. (DV 9).
Il deposito della fede viene autenticamente e
autorevolmente proposto dal Magistero.
2. Le fonti della teologia morale
La Sacra Scrittura
Optatam totius n. 16: «Si ponga speciale cura nel perfezionare la teologia morale in tale mode che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».
I padri e i grandi scolastici vedevano un senso morale in tutta la Scrittura.
La Scrittura non ci dà solo delle norme ma una visione completa dell’uomo, del suo agire, e di come lo Spirito opera in noi.
2. Le fonti della teologia morale
La Sacra Tradizione
La Sacra Scrittura è la testimonianza dell’evento di Cristo.
La Tradizione è la grande corrente di insegnamento e di interpretazione che ci comunica questo evento.
La Tradizione è presente
1. nei Padri della Chiesa
2. nei Dottori della Chiesa
3. nella testimonianza dei santi
4. nel sensus fidelium
2. Le fonti della teologia morale
1. I Padri della Chiesa
Quattro criteri per essere un padre della Chiesa:
1. Ortodossia della dottrina
2. Santità della vita
3. Approvazione ecclesiale
4. Antichità
L’ultimo padre della Chiesa orientale: S. Giovanni Damasceno († Gerusalemme 749)
L’ultimo padre della Chiesa occidentale: S. Isidoro di Sevila († 636).
Ci aiutano a interpretare la S. Scrittura, in quanto vicini alle sorgenti.
2. Le fonti della teologia morale
2. I dottori della Chiesa
pensatori che eccellono per due
motivi:
→ santità della vita
→ eccellenza della dottrina,
che ha dato un contributo
originale alla Chiesa.
2. Le fonti della teologia morale
3. La testimonianza dei santi
Per la teologia morale sono
importanti non solo le cose
scritte.
Anche la santità vissuta è
un locus theologicus, perché la
loro vita è un’esegesi della rivelazione.
«Viva lectio est vita bonorum» (S. Gregorio
Magno, Moralia in Job XXIV, VIII, 16).
2. Le fonti della teologia morale
4. Il sensus fidelium
La Chiesa come Popolo di Dio vive e sente in un certo modo.
Si parla di sensus fidelium, il modo di sentire e vivere dei fedeli (cfr. Lumen Gentium, nn. 12 e 25).
Non è opinione pubblica, né il parere dei sondaggi.
E’ l’espressione della fede vissuta, che è in consonanza con la Sacra Scrittura, con la Tradizione e con il Magistero.
Non è sensus fidelium il dissenso dal Magistero.
2. Le fonti della teologia morale
4. Il sensus fidelium
Vari autori (ad es. J. Mahoney e B. Häring) proponevano l’idea che l’insegnamento di Humanae vitae non avesse valore obbligatorio per i fedeli.
“Il senso dei fedeli ha rifiutato Humanae vitae”.
B. Häring in 1989 proponeva un referendum nella Chiesa per sapere come pensavano i fedeli.
Ma: Come si può sapere chi sono i fedeli e chi non sono i fedeli?
Il senso dei fedeli non è un mero fatto sociologico.
I sondaggi non sono una buona maniera per sapere il senso dei fedeli.
2. Le fonti della teologia morale
4. Il sensus fidelium
Cardinale John Henry Newman: On Consulting
the Faithful in Matters of Doctrine.
I fedeli vengono consultati come
uno consulta il suo orologio.
Il Papa e i vescovi, prima
di una decisione dogmatica hanno
l’obbligo di consultare il modo del
sentire dei fedeli.
Lo fanno, discernendo chi sono veramente i
fedeli.
2. Le fonti della teologia morale
Newman dà due esempi del sensus fidelium
La crisi ariana del 4° secolo.
→Ario insegnava che Cristo era solo un
uomo, non era Dio.
→ La posizione ariana fu assunta o sostenuta
dall’Imperatore.
→ S. Girolamo: “Ingernuit totus orbis et se
esse arianum miratus est” – “Tutto il
mondo gridò e si meravigliava di essere
diventato ariano.”
→ La maggioranza dei vescovi era ariana.
2. Le fonti della teologia morale
Newman dà due esempi del sensus fidelium
La crisi ariana del 4° secolo.
→ La fede vera fu custodita dai monaci, soprattutto da S. Antonio Abate e poi dai grandi vescovi che hanno raccolto la sua eredità, soprattutto da S. Atanasio che ha scritto la Vita di S. Antonio.
→ I monaci avevano prestigio diffuso tra la gente, per cui il senso dei fedeli aveva il meglio sopra lo sbaglio dei vescovi.
→ La fede è stata preservata dal senso dei fedeli e la crisi fu risolta nel Concilio di Nicea (325): (Gesù è «generato non creato, della stessa sostanza del Padre»)
2. Le fonti della teologia morale
Newman dà due esempi del sensus fidelium
l’Immacolata Concezione di Maria,
definita da Pio IX in 1854
→Newman: il senso dei fedeli ha
prevenuto e preparato la definizione.
→ Il senso dei fedeli è rilevante, ma deve
essere inteso bene: deve avere come il
suo intimo punto di verifica la fede.
→Si deve distinguere tra senso dei fedeli e
opinione pubblica.
2. Le fonti della teologia morale
4. Il sensus fidelium
Il Concilio Vaticano II parla dell’infallibilità dei
fedeli nel credere.
È una qualità della fede battesimale, che poi è
espressa nella vita quotidiana, e che comporta
anche un modo di sentire morale, un modo di
vivere.
Il senso dei fedeli ha un significato sia
diacronico sia sincronico.
2. Le fonti della teologia morale
4. Il sensus fidelium
E’ vero che il giudizio di Paolo VI nel promulgare Humanae vitae era impopolare.
Paolo VI si esprimeva contrario al giudizio della maggioranza nella commissione consultativa
Ha guardato al senso dei fedeli: Quale era il sentire dei fedeli fino a quel punto al di là della commissione di esperti?
Sempre nella Chiesa c’è stato un sentire contrario alla contraccezione.
Paolo VI: una decisione contraria a questo modo di sentire sarebbe stata una rottura con la Tradizione.
2. Le fonti della teologia morale
4. Il sensus fidelium
E’ vero che il giudizio di Paolo VI nel promulgare Humanae vitae era impopolare.
Paolo VI si esprimeva contrario al giudizio della maggioranza nella commissione consultativa
Ha guardato al senso dei fedeli: Quale era il sentire dei fedeli fino a quel punto al di là della commissione di esperti?
Sempre nella Chiesa c’è stato un sentire contrario alla contraccezione.
Paolo VI: una decisione contraria a questo modo di sentire sarebbe stata una rottura con la Tradizione.
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
Che cosa è il Magistero?
Il Magistero è l’ultima istanza autorevole che
interpreta la rivelazione autenticamente, sia
nell’aspetto della Sacra Scrittura, sia nella
Tradizione.
Che cosa vuole dire interpretare
“autenticamente”?
Significa: Interpretare la rivelazione nello
stesso senso dell’autore della rivelazione.
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
Il Magistero ha un’autorità fondata sullo
Spirito Santo, che, essendo l’autore della
rivelazione, assiste il Magistero nella
interpretazione.
“Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc 10, 16).
Il Magistero non è fonte di rivelazione, ma istanza
di interpretazione autentica.
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
Chi è il Magistero?
Il Papa in quanto capo del collegio
apostolico.
I vescovi in comunione col Papa.
=> Rapporto reciproco (Lumen Gentium 25).
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
Su che cosa ci parla il Magistero?
Competenza in fides et mores
L’oggetto del magistero è la verità rivelata
circa la fede e i costumi: fides credenda,
moribus applicanda.
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
Gradi di autorità
1) Il Magistero ordinario del Papa
ad es. le encicliche (cfr. Pio XII, Humani
generis, n. 20).
È un Magistero autentico che parla con
dignità.
Ai fedeli è chiesto il religioso ossequio e la
presunzione della verità.
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
1) Il Magistero ordinario del Papa
Lumen gentium 25: “Questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla «ex cathedra».
«Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal
→ carattere dei documenti, o
→ dall'insistenza nel proporre una certa dottrina, o
→ dalla maniera di esprimersi.”
2. Le fonti della teologia morale
Il Magistero della Chiesa
2) Il Magistero solenne
Il Magistero solenne ha valore di
infallibilità riguardo alla fede e alla morale.
Qui il Magistero impegna in modo
particolare il suo carisma di verità.
Ai fedeli è chiesto l’obbedienza della fede.
2. Le fonti della teologia morale
2) Il Magistero solenne
Sono due le forme del Magistero solenne:
a) il Papa si esprime «ex cattedra»
Il Papa, quando si esprime solennemente in materia di fede o di morale, gode della stessa infallibilità di cui il Signore Gesù ha dotato la Chiesa (Concilio Vaticano I)
Finora il Papa ne ha fatto uso due volte:
→ Immacolata Concezione, Pio IX, 1854;
→Assunzione, Pio XII, 1950.
b) un Concilio Ecumenico
I vescovi sono riuniti e in unione col Papa,
e esprimono la volontà di definire una verità
2. Le fonti della teologia morale
3) Il Magistero ordinario universale
Si tratta di un insegnamento che non viene definito in un atto solenne, ma
che viene insegnato dal Papa e dai vescovi di tutto il mondo in unità morale sia diacronica che sincronica: in ogni tempo e in ogni luogo.
Anche esso ha valore di infallibilità.
Cost. Dei Filius, 3: «Quindi si devono credere con fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio, scritta o trasmessa per tradizione, e che vengono proposte dalla Chiesa, o con solenne definizione, o con il magistero ordinario e universale, come divinamente ispirate, e pertanto da credersi».
2. Le fonti della teologia morale
3) Il Magistero ordinario universale
Lumen Gentium 25: “Quantunque i vescovi,
presi a uno a uno, non godano della
prerogativa dell’infallibilità, quando tuttavia,
anche dispersi per il mondo, ma conservando il
vincolo della comunione tra di loro e col
successore di Pietro, si accordano per insegnare
autenticamente che una dottrina concernente la
fede e i costumi si impone in maniera assoluta,
allora esprimono infallibilmente la dottrina di
Cristo”.
2. Le fonti della teologia morale
3) Il Magistero ordinario universale
Alcune verità molto fondamentali non sono mai state definite.
→ ad. es.: Dio esiste.
Perché non è mai stato definito?
Le definizioni sempre difendono delle verità minacciate da un attacco.
Senza attacco, non si sente il bisogno di definire.
Pur non essere mai state definite, queste verità appartengono al Magistero ordinario universale, e sono quindi infallibilmente insegnate, anche se non sono state solennemente definite.
2. Le fonti della teologia morale
Il Dissenso
Charles Curran, Dissent in and for the
Church. Theologians and Humanae vitae
(1970).
Curran ha negato il valore obbligante del
magistero ordinario, che si è espresso da
parte del Santo Padre soprattutto
nell’enciclica Humanae vitae di 1968.
2. Le fonti della teologia morale
Il dissensoLe tesi di Curran:
1) «Non ci sono insegnamenti infallibili nell’ambito della morale, perché non ci sono definizioni solenni».
2) «Se il magistero ordinario del Papa non è infallibile, allora è fallibile. Se è fallibile, io sono libero di dissentire».
3) «Gli insegnamenti del magistero valgono ciò che valgono gli argomenti avanzati».
4) «Il magistero ordinario non è vincolante delle coscienze dei fedeli».
2. Le fonti della teologia morale
Come rispondere a Curran?1. Non si può concentrare tutta la discussione
circa il magistero sull’infallibilità. L’infallibilità è solo la garanzia ultima. Il Magistero ordinario è la forma più
normale dell’esprimersi dell’autorità dei pastori della Chiesa.
Il Magistero ordinario ha in sé una sua autorevolezza, anche quando non garantisce completamente l’irreformabilitàdelle formule in cui si esprime.
Se uno ci dicesse: “Io ti credo solo se mi giuri che non mi stai dicendo una bugia”, questo distruggerebbe qualsiasi rapporto.
2. Le fonti della teologia morale
Come rispondere a Curran?
2. Non è vero che il Magistero non si sia mai
espresso in forma solenne in materia morale.
Concilio di Trento: l’indissolubilità del
matrimonio canonicamente celebrato (G.
Grisez).
2. Le fonti della teologia morale
Come rispondere a Curran?3. Ci sono anche delle verità morali insegnate
dal magistero ordinario universale: Tutti i vescovi in unanimità tra di loro, nel
corso di tutta la storia hanno sempre insegnato delle verità morali anche se non li hanno mai definite.
Ad es. «Non uccidere; non commettere adulterio».
Questo corso di insegnamento ha un valore infallibile, anche se l’infallibilità non è stata dichiarata o definita.
2. Le fonti della teologia morale
Come rispondere a Curran?4. Il magistero ordinario del Santo Padre è un
Magistero che molto spesso si fa voce del Magistero ordinario universale. Nelle encicliche il Papa talvolta parla con
un’autorità che non è sola la sua propria ma che è l’autorità del Papa in quanto capo del collegio dei vescovi.
Nell’enciclica Evangelium vitae Giovanni Paolo II parla di tre argomenti, cioè: l’uccisione diretta di una persona innocente, l’aborto, e l’eutanasia.
In tutti e tre di questi casi cita esplicitamente Lumen gentium 25, dando voce al Magistero ordinario universale (EV nn. 57, 62, 64).
2. Le fonti della teologia morale
Come rispondere a Curran?4. Il magistero ordinario del Santo Padre è un
Magistero che molto spesso si fa voce del Magistero ordinario universale. Un’enciclica ha il valore del magistero
ordinario. Però qui si fa voce del Magistero ordinario
universale. Il Papa aveva convocato un sinodo dei vescovi
e aveva consultato i vescovi con una lettera prima di scrivere la sua enciclica.
Quindi, anche se l’insegnamento non è formalmente infallibile in quanto Magistero ordinario, è però infallibile in quanto basato sull’infallibilità del Magistero ordinario universale.
2. Le fonti della teologia morale
La posizione di Curran non è sostenibile per un
teologo cattolico.
Essendo in dissenso con la Chiesa a lui è stata
ritirata la missio canonica.
Quelli che ascoltano hanno il diritto di sapere
che chi insegna la teologia è in accordo con la
dottrina della Chiesa.
Se uno non insegna la dottrina della Chiesa,
allora è come se lui tradisse gli interlocutori.
2. Le fonti della teologia morale
Il tema del dissenso è stato forte nel dibattito nella
Chiesa in particolare riguardo a Humanae vitae.
Essendo un’enciclica, è magistero ordinario del
Papa.
Ma riflette un insegnamento precedente e si fa
voce di una grande tradizione della Chiesa.
Pio XI Casti Connubii (1930): «E poiché l’atto del
coniugio è, di sua propria natura, diretto alla
generazione della prole, coloro che nell’usarne lo
rendono studiosamente incapace di questo effetto,
operano contro natura, e compiono un’azione
turpe e intrinsecamente disonesta».
2. Le fonti della teologia morale
Pio XII, Discorso alle ostetriche, 29 ottobre 1951: «Ogni attentato dei coniugi nel compimento
dell’atto coniugale o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, attentato avente per scopo di privarlo della forza ad esso inerente e di impedire la procreazione di una nuova vita, è immorale». «Questa prescrizione è in pieno vigore oggi
come ieri, e tale sarà anche domani e sempre, perché non è un semplice precetto di diritto umano, ma l’espressione di una legge naturale e divina».
Poi questo insegnamento è stato confermato da tantissimi altri interventi dei papi (Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI).
2. Le fonti della teologia morale
Giovanni Paolo II (Congresso “Humanae Vitae 20 anni dopo”): L’insegnamento di Humanae vitae non è
«una dottrina inventata dall’uomo […] Metterla in discussione, pertanto, equivale a rifiutare a Dio stesso l’obbedienza della nostra intelligenza» (ASS 81 [1989], 1207).
Valutazione teologica: l’insegnamento del magistero ordinario in Humanae vitae è espressione del magistero ordinario universale.
Essendo espressione del magistero ordinario universale è infallibile.
2. Le fonti della teologia morale
La ragione umanaLa ragione trova la legge morale e interpreta
l’esperienza moraleS. Paolo: «Quando i pagani, che non hanno la
legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono» (Romani 2, 14-15).
L’uomo trova in sé una legge non scritta interiore, universale, comune, accessibile alla ragione: la legge naturale.
2. Le fonti della teologia morale
C.S. Lewis, L’abolizione dell’uomo: parla del Tao, che è il modo cinese di parlare della legge naturale.
Lewis riporta gli elementi fondamentali della legge morale che trovano espressione nelle culture più diverse: dalla Cina, dall’Egitto, dalla Grecia.
“Onora il padre e la madre”, “non uccidere”, “non rubare”.
Tutte le grandi tradizioni morali e religiose dell’umanità, nei vari continenti e nelle diverse epoche, erano sempre sostanzialmente concordato su questi fondamenti di vita morale.
Essenzialmente la legge naturale trova espressione nei 10 comandamenti (S. Ireneo, S. Tommaso).
2. Le fonti della teologia morale
L’uomo virtuoso conosce per connaturalitàL’esperienza morale illuminata dai principi
della legge naturale diventa essa stessa una sorgente di interpretazione.
Aristotele: l’uomo virtuoso è la misura vivente della vita morale, perché a lui appare bene ciò che è bene in realtà.
La percezione della verità morale non è un fatto puramente di ragione, ma dipende dalle disposizioni affettive del soggetto.
Non si conosce la verità morale con la stessa facoltà con cui si conosce un teorema di matematica.
Lì basta l’intelligenza.
2. Le fonti della teologia morale
L’uomo virtuoso conosce per connaturalitàNella conoscenza della verità morale tutto il
soggetto, con le sue disposizioni virtuose, è implicato.
Talvolta una persona che non ha studiato tanto ma che ha vissuto bene ha un giudizio morale più sicuro che una persona che è più intelligente e ha studiato bene ma che non ha vissuto bene.
L’intelligenza non è un ostacolo alla conoscenza morale, ma l’intelligenza deve essere accompagnata dalle virtù morali.
2. Le fonti della teologia morale
Rapporto tra le scienze umane e la morale
Qual è il contributo che possono dare le scienze
umane:
la psicologia,
la sociologia, la medicina,
l’antropologia culturale, ecc.?
Caratteristica di queste scienze: applicano il
metodo scientifico alla conoscenza dell’uomo.
2. Le fonti della teologia morale
Rapporto tra le scienze umane e la morale
Cosa deve fare la teologia morale in rispetto a
queste scienze?
Deve rifiutarli o ignorali?
Assumerli come criterio della moralità?
Tra questi due atteggiamenti c’è quello di
un’assunzione critica.
2. Le fonti della teologia morale
Le scienze umane possono dare molto ma non sono il criterio ultimo del bene e del male.
La teologia morale deve assumere queste scienze criticamente e inserirli all’interno della propria prospettiva.
Si deve tener presente che le scienze umane sono una modalità storica culturale di conoscenza dell’uomo.
Per approfondire: Alberto Strumia, Introduzione alla filosofia delle
scienze Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni
scientifiche Hans Jonas, Organismo e libertà
2. Le fonti della teologia morale
Il metodo scientifico
Le scienze umane nascono con l’applicazione
del metodo scientifico all’uomo stesso.
Storicamente era Galileo Galilei ad introdurre
questo metodo.
I principi fondamentali del
metodo scientifico:
quantità misurabili
l’esperimento
oggettività
2. Le fonti della teologia morale
Il metodo scientificoa) Quantità misurabiliGalileo Galilei non si interessa più delle
essenze e in ciò si distingue da Aristotele. Ciò che conta per la nuova scienza non sono le
qualità ma le quantità: Ciò che si può pesare, contare, quantificare
In quanto considera solo le quantità misurabili, il metodo scientifico tende ad essere riduttivo.
Cerca di ridurre le qualità alle quantità.Come tale è legittimo introdurre un criterio per
delimitare la ricerca.
2. Le fonti della teologia morale
Il metodo scientifico
a) Quantità misurabili
Un problema sorge quando si dimentica che la
realtà è più grande di questo criterio.
Poi la scienza con il suo metodo scientifico
diventa scientismo.
Le cose più belle e più profonde
della vita non sono misurabili.
Come si può misurare l’amore?
2. Le fonti della teologia morale
Il metodo scientificob) L’esperimentoPer trovare le leggi della natura espresse in
quantità misurabili il metodo scientifico fa uso dell’esperimento.
L’esperimento non equivale l’esperienza. Si tratta di una prova costruita dallo scienziato
per strappare dalla natura i suoi segreti. «I segreti della natura si mostrano meglio sotto
la pressione dell’arte, che secondo il loro corso naturale» (F. Bacone)
Qual è il segreto della natura? Le leggi matematiche che la costituiscono.
2. Le fonti della teologia morale
Il metodo scientificoc) Oggettività: prescinde dal soggettoSi presenta come un metodo oggettivo, neutrale
e universale. L’esperimento deve essere ripetibile da
qualsiasi persona in qualsiasi luogo.Ma: è impossibile mettere tra parentesi il
soggetto. Anche nelle forme più neutrale delle ricerche
scientifiche c’è sempre il soggetto che esprime i suoi desideri.
La ricerca è motivata. Le risposte sono pre-giudicate già dalle
domande.
2. Le fonti della teologia morale
Il fascino della scienza moderna sta nella sua
efficacia pratica.
F. Bacone (1561 –1626): scientia potestas
est.
La scienza moderna non è solo un’impresa
di conoscenza ma un progetto per
trasformare il mondo.
La scienza e la tecnica oggi per forza vanno
insieme.
2. Le fonti della teologia morale
Th. Hobbes (1588 –1679): Conoscere una
cosa vuol dire poter immaginare «quel che
potremmo fare con essa quando la
possedessimo».
La scienza moderna si accredita come
promotore maggiore del progresso umano.
Sarebbe la scienza a rendere l’uomo felice e
a migliorare la vita.
2. Le fonti della teologia morale
Lo scientismo:Si tratta di una deriva culturale con due
caratteristiche principali:1. Il positivismo: solo ciò che è misurabile è
conoscibile. La scienza moderna diventa l’unico
criterio di verità.2. L’imperativo tecnologico: ciò che si può fare si
deve fare per non fermare il progresso della scienza. Chiunque ponessi un limite alla
sperimentazione è il nemico dell’umanità.
2. Le fonti della teologia morale
Lo scientismo:
Giovanni Paolo II, Evangelium vitae n. 22: la
natura come mater viene ridotta a materia e poi
a materiale.
La natura è materiale di fronte all’arbitraria
volontà umana di potere e di trasformazione.
Marc Jongen: “Der Mensch ist sein eigenes
Experiment”. L’uomo è esperimento di se
stesso.
2. Le fonti della teologia morale
Rapporto tra scienze umane e antropologia
Quando la teologia morale si trova di fronte ad
“un dato scientifico”, bisogna assumerlo
criticamente, cioè
di criticarne i presupposti.
Poi deve assumere quel dato nella prospettiva
di un’antropologia integrale.
Così diventa utilizzabile la conoscenza
scientifica.
2. Le fonti della teologia morale
Rapporto tra scienze umane e antropologia
Esempio: La psicologia ci dà una conoscenza
realistica della nostra libertà.
Può essere che un’indagine psicologica ci dice:
“il fatto è che 80% delle persone fanno questo o
quello.”
Poi viene detto: “È normale che…”
Ma la normatività statistica non può mai
diventare normatività etica.
2. Le fonti della teologia morale
Rapporto tra scienze umane e antropologia
La normalità etica è come la normalità medica.
Se 80% degli uomini hanno un mal di testa, il
medico non dà una pastiglia ai 20% che non ne
soffrono, affinché anche loro lo avessero.
Cercherà invece di curare gli 80% che ce
l’hanno.
Il medico ha della salute
umana un concetto
normativo e non statistico.
2. Le fonti della teologia morale
Rapporto tra scienze umane e antropologia La teologia morale non ha un concetto statistico di
normalità e non può elevare la normalità statistica alla normatività etica.
La sociologia: guarda alle azioni umane come un comportamento che si svolge in un contesto sociale.
Scopre i condizionamenti sociali dell’agire. È una cosa cui la teologia morale deve tener conto,
ma criticamente. L’antropologia teologica impara tanto dalle
scienze umane: una visione realistica di che cosa è l’uomo concreto e della sua libertà.
2. Le fonti della teologia morale