1°CAP.-PARTE PRIMA-STORIA MODERNA (1).doc

25
LA STORIA MODERNA: 1450-1870 di Mario Rosa, Marcello Vera !ARTE !RIMA: !ER "NA STORIA DELLA SO#IETA$ E"RO!EA IN ETA$ MODERNA 1% MODELLI INTER!RETATIVI E &"ESTIONI 'ENERALI LINEE DI LETT"RA !l(rali)* di +odelli i )er re)a)i.i: per raccontare una storia dell'età moderna, non esiste un solo piano di ricostruzione del passato. Gl storiografci utili a evidenziare le caratteristiche di base dell'E XVI secolo sono molti. Lo svolgimento della società e della politi stato colto !acendo ricorso ad alcuni grandi schemi interpretativi dello #tato moderno e dello #tato nazionale, il disciplinamento e con!essionalizzazione, l'economia$mondo, il capitalismo, l'industr modernizzazione e la secolarizzazione. %gnuno di essi ha voluto in piano principale di evoluzione, capace di spiegare le modifcazioni della società del continente e dei rapporti della storia europea c mondiale. La /or+a io e deli s)a)i: la centralità dei cambiamenti istituzionali nella direzione della !ormazione e del consolidamento di uno #tato poi di uno #tato nazionale, ha voluto cogliere nella creazione e n !unzionamento di un livello di potere centrale, capace di esercita reale della popolazione e delle risorse economiche del territorio, signifcativo delle vicende politiche dell'Europa. E nell'a ermazion nazione, a partire dalla (ivoluzione !rancese, si voluto coglier cambiamento dei pi& generali valori politici e identitari della so Disci li a+e )o e co /essio ali a io e: le categorie del )disciplinamento) e della )con!essionalizzazione) sottolineano la modifcazioni di lungo periodo nell'evoluzione degli atteggiamenti comportamenti sociali e individuali, dei cambiamenti intervenuti n sociali. *ueste categorie insistono sull'accettazione di norme vol dalle +hiese e dai poteri statali. L'esito di uesti processi avre nel contesto mondiale, l'evoluzione della società europea e la !or )mondo occidentale). Secolari a io e: una consolidata tradizione di studio ha sempre sott la centralità, nella storia della società europea dell'età moderna religiose" soprattutto la centralità della rottura istituzionale t cristiane e dei pro!ondi rivolgimenti intervenuti nella coscienza

Transcript of 1°CAP.-PARTE PRIMA-STORIA MODERNA (1).doc

LA STORIA MODERNA: 1450-1870

di Mario Rosa, Marcello Verga

PARTE PRIMA: PER UNA STORIA DELLA SOCIETA EUROPEA IN ETA MODERNA

1. MODELLI INTERPRETATIVI E QUESTIONI GENERALI

LINEE DI LETTURA

Pluralit di modelli interpretativi: per raccontare una storia dell'et moderna, non esiste un solo piano di ricostruzione del passato. Gli schemi storiografici utili a evidenziare le caratteristiche di base dell'Europa tra il XV e XVI secolo sono molti. Lo svolgimento della societ e della politica europea stato colto facendo ricorso ad alcuni grandi schemi interpretativi: la formazione dello Stato moderno e dello Stato nazionale, il disciplinamento e la confessionalizzazione, l'economia-mondo, il capitalismo, l'industrializzazione, la modernizzazione e la secolarizzazione. Ognuno di essi ha voluto individuare un piano principale di evoluzione, capace di spiegare le modificazioni complessive della societ del continente e dei rapporti della storia europea con il contesto mondiale.La formazione degli stati: la centralit dei cambiamenti istituzionali e politici nella direzione della formazione e del consolidamento di uno Stato moderno, e poi di uno Stato nazionale, ha voluto cogliere nella creazione e nel funzionamento di un livello di potere centrale, capace di esercitare un controllo reale della popolazione e delle risorse economiche del territorio, l'elemento pi significativo delle vicende politiche dell'Europa. E nell'affermazione degli stati-nazione, a partire dalla Rivoluzione francese, si voluto cogliere il cambiamento dei pi generali valori politici e identitari della societ europea.

Disciplinamento e confessionalizzazione: le categorie del "disciplinamento" e della "confessionalizzazione" sottolineano la centralit delle modificazioni di lungo periodo nell'evoluzione degli atteggiamenti religiosi, dei comportamenti sociali e individuali, dei cambiamenti intervenuti nei rapporti sociali. Queste categorie insistono sull'accettazione di norme volute e imposte dalle Chiese e dai poteri statali. L'esito di questi processi avrebbe differenziato, nel contesto mondiale, l'evoluzione della societ europea e la formazione di un "mondo occidentale".

Secolarizzazione: una consolidata tradizione di studio ha sempre sottolineato la centralit, nella storia della societ europea dell'et moderna, delle vicende religiose: soprattutto la centralit della rottura istituzionale tra le Chiese cristiane e dei profondi rivolgimenti intervenuti nella coscienza religiosa degli europei, e dell'affermazione, nell'800, di una visione laica e secolarizzata della societ.

Economia-mondo e capitalismo: questa categoria ha voluto individuare le differenziazioni strutturali tra le singole aree europee e l'evoluzione delle gerarchie economiche e sociali tra queste aree in un contesto mondiale di trasformazione dell'economia. L'affermazione di un'economia capitalistica si accompagna all'emergere di profonde variazioni nel peso specifico delle singole aree europee.L'Europa: un'idea in movimento: al centro del nostro discorso l'Europa, intesa pi come un'idea in movimento che come una realt geografica ben delimitata. La storia dell'idea di Europa molto complessa perch questa storia parte della storia di una riflessione pi ampia sull'idea di civilt.CAMBIAMENTI SOCIALI E POLITICO-CULTURALI

Ai cambiamenti profondi della societ europea si accompagnano forti modificazioni della realt e delle funzioni istituzionali dei ceti sociali e delle regole che presiedono alla loro formazione. Le antiche gerarchie sociali, basate sulla divisione, di origine alto-medievale, tra clero, nobilt guerriera, contadini-artigiani-lavoratori in genere, trovavano la loro legittimit nell'adesione a un modello stabile di societ e in un rapporto personale, di fedelt, ai 2 poteri universali del papato e dell'impero. Nei secoli successivi le maggiori e diversificate possibilit di accumulazione delle ricchezze, i pi larghi processi di mobilit e ascesa sociale, la formazione di nuovi centri politico-istituzionali, il consolidarsi di poteri monarchici, sono i principali elementi costitutivi della formazione di nuovi ceti sociali. Ci favorisce la concreta evoluzione della societ europea.La riflessione politica sulla societ europea: la storia del pensiero politico europeo in et moderna registra profonde novit nella riflessione sull'idea e sul funzionamento della societ e del potere. Il profondo travaglio religioso e politico riguardo all'accettazione di altre e diverse realt umane dopo la scoperta del nuovo mondo, la presa d'atto della rottura confessionale del mondo cristiano dopo la riforma di Lutero, la riflessione sulle realt politico-statuali dell'Europa cinquecentesca e sulle gerarchie sociali che si erano consolidate al loro interno aprono un significativo ripensamento, che investe la visione tradizionale della societ politica, ma anche la stessa idea di "civilt europea" e il rapporto tra gli europei e l"altro" non europeo.La riflessione sul potere tra assolutismo e contrattualismo: il modello di un potere monarchico assoluto tra 5 e 600 prende spazio pi ampio verso un modello di "governo misto" e di Stato repubblicano.SVILUPPO E ACCELERAZIONE (XVIII-XIX SECOLO)

A partire dal XVIII secolo la velocit dei cambiamenti sembra accelerare e la loro incidenza sulla societ europea sembra essere pi forte.L'incremento demografico: nel 700 cresce il "numero degli uomini" e ha inizio lungo processo di crescita demografica, con forti modificazioni dello stesso regime demografico: composizione per et della popolazione, et al matrimonio, dimensione della famiglia, ecc. Sono i segni di un cambiamento di base dell'economia europea, ora capace di sfuggire a quella che stata definita la "trappola malthusiana", cio lo stretto e condizionante rapporto tra andamento della popolazione e disponibilit delle risorse alimentari, che, secondo l'economista scozzese Malthus, aveva dettato l'andamento demografico dell'Europa dei secoli precedenti. Nel contesto di questa crescita demografica cambiano i rapporti tra le popolazioni delle singole aree del continente.

L'ascesa dell'Inghilterra e la rivoluzione industriale: al centro dell'economia-mondo si consolida sempre di pi la posizione di assoluta importanza dell'Inghilterra e delle sue colonie, in competizione commerciale con la Francia e l'Olanda. Non solo l'Inghilterra guadagna spazi sempre pi ampi nei traffici coloniali a danno dell'impero spagnolo e delle colonie francesi, ma dai decenni centrali del secolo l'economia e la societ inglesi nel loro complesso conoscono un processo di rapida trasformazione con l'avvio della cosiddetta "rivoluzione industriale". una rivoluzione strettamente legata, nel senso comune storiografico, all'introduzione, massiccia a partire dagli ultimi anni del 700, di macchine nel sistema produttivo dell'industria tessile, ma che pi correttamente va inteso come un processo molto complesso e cronologicamente pi ampio di modificazione dell'economia e della societ inglese: dall'agricoltura ai commerci coloniali, ai mercati mondiali, al regime demografico.Industrialismo e "questione sociale": l'800 europeo vedr la piena affermazione dell'industrialismo: anche altri paesi europei conobbero un forte uso di macchine e di nuove tecnologie in sempre pi larghi settori produttivi. La nascita delle citt industriali, limpiego di bambini e donne nel sistema produttivo, la formazione di un proletariato di fabbrica e lo sviluppo di una classe operaia, con laprirsi di ci che si chiamer la questione sociale, e il consolidarsi di ideologie sociali e politiche nuove, cambiano il panorama complessivo della societ europea. La diffusione di un sistema industriale comport anche laffermarsi di una diversa concezione del tempo di lavoro e pi in generale del tempo della vita. Lapplicazione delle macchine a vapore ai mezzi di trasporto e la diffusione delle reti ferroviarie determinarono una maggiore velocit nei collegamenti e unaccelerazione della circolazione delle merci e degli spostamenti personali. Inoltre, il consolidarsi di un mercato di capitali attraverso un sistema finanziario pi articolato, con banche capaci di controllare il mercato finanziario, rese possibile la disponibilit di capitali per lo sviluppo industriale e per investimenti a largo raggio.

L'accelerazione dei processi politici e istituzionali: insieme a queste trasformazioni, di tipo economico e sociale, tra il XVIII e il XIX secolo si assiste a una specie di accelerazione dei processi politici e istituzionali. Nel 700 si consolidano nuovi assetti istituzionali e si affermano una nuova realt e una nuova sostanza della politica: da una politica ristretta ai vertici del potere e interessata solo alla sua conservazione si passa a una politica che tiene conto degli interessi privati e dell'esistenza di quella sfera che del 700 si chiamer "opinione pubblica". L'800, dopo gli esiti della rivoluzione francese e il consolidarsi delle idee di rappresentanza e di costituzione, affermer i nuovi valori di nazionalit e di Stato-Nazione.I cambiamenti culturali: in questo stesso contesto vanno collocati i cambiamenti che segnano la cultura europea. Si ha il cambiamento di funzione e di significato dello stesso dibattito culturale: si vuole un pi stretto rapporto fra il lavoro degli intellettuali e la realt politica e sociale del loro tempo. Gli intellettuali dell'Europa settecentesca diventano uno strumento volto a "illuminare" i responsabili dei governi e l'opinione pubblica.La laicizzazione: a questi cambiamenti del quadro politico e della societ europea tra 7 e 800 pu essere ricondotto il processo di trasformazione del ruolo dei poteri pubblici verso altri poteri tradizionali, in particolare i poteri ecclesiastici. Un processo molto avvertito dai contemporanei quello di "laicizzazione" dello Stato, che acquisisce maggiore autonomia verso le Chiese e verso la stessa societ.Le rivoluzioni di fine 700: comunque, questi cambiamenti e accelerazioni non determinano per tutto il 700 una modificazione radicale delle strutture fondamentali della societ europea. Non sono rovesciate le gerarchie sociali n viene meno il tradizionale ruolo delle nobilt, e neppure cancellato il peso esercitato dalla Chiesa cattolica e dalle sue istituzioni soprattutto sulle popolazioni rurali. Quindi, il 700 un secolo di trasformazioni e di accelerazioni, ma anche di accumulo di tensioni e di crisi. Saranno la rivoluzione americana e soprattutto la rivoluzione francese a segnare un momento di rottura della societ e della politica dell'antico regime. In queste 2 rivoluzioni trova il proprio sbocco un insieme di orientamenti ideali, culturali e politici, presenti nella societ europea settecentesca, capaci di spezzare le basi stesse della politica della prima et moderna. La fine dell'antico regime e i nuovi modelli politici ottocenteschi: la crisi della monarchia francese segna il crollo non solo delle istituzioni politiche dell'assolutismo, ma anche della societ politica nel suo complesso. L'affermazione, sancita dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, dei valori di libert, di uguaglianza e di fraternit apre un nuovo orizzonte della politica: l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge rompe la sostanza dell'antico regime.EUROPA DELLE CAMPAGNE, EUROPA DELLE CITTA

L'Europa rurale nell'et moderna: ancora per tutto il XIX secolo l'Europa un'Europa rurale: il 70-75% della popolazione impegnata nelle campagne e oltre la met del prodotto fisico nazionale dei vari paesi legato allagricoltura. Per, le campagne hanno vissuto cambiamenti profondi durante l'et moderna: l'introduzione di nuove colture, l'estensione della superficie coltivata, l'intensificazione dei metodi e delle tecniche agricole, l'introduzione di macchine nel sistema produttivo, la diffusione, su alcune aree, di manifatture dislocate nei contesti rurali, primo avvio del lungo processo di industrializzazione dell'Europa sette-ottocentesca. Le campagne europee hanno visto l'affermazione di un pieno diritto di propriet che colp i diritti e le pratiche comunitarie: dallo sfruttamento comune dei boschi ai diritti di pascolo e di legnatico, all'abolizione del regime delle terre comuni, appartenenti a una comunit che le coltivava secondo pratiche e usi di sfruttamento comunitario.Agricoltura e capitalismo: nell'Europa occidentale e mediterranea le grandi propriet assunsero il profilo di una c.d. "azienda agricola capitalistica", condotta spesso da fittavoli che anticipavano le rendite al proprietario e che coltivavano le terre con forza lavoro salariata. Anche nelle regioni pi urbanizzate l'attivit agricola non ha mai il profilo prevalente dell'autoconsumo, ma parte di un sistema di agricoltura molto aperto al mercato. Dal punto di vista delle tecniche di coltivazione, la vera innovazione riguarda l'introduzione di nuove colture. Poi, si diffondono tecniche di coltura pi attente all'incremento delle rese produttive.

Tradizioni e innovazioni nelle campagne: nelle campagne europee prevalevano una cultura "orale" tradizionale, trasmessa da una generazione all'altra, un sapere tecnico-agricolo, credenze e valori morali e sociali che resistettero alla cultura scritta, rappresentata dalla circolazione di testi di devozioni, di calendari e almanacchi, di facili libri di previsione.Potere politico centrale e comunit rurali: all'estensione della rete amministrativa e di controllo del territorio rurale si accompagnarono l'istituzione di scuole e l'esercizio di un pi capillare intervento del potere centrale nella gestione delle comunit e dei loro patrimoni, a partire dalle riforme della seconda met del XVIII secolo.LEuropa delle citt: l'elemento centrale dell'economia per tutta l'et moderna sono le citt, che sono state il centro motore dei processi di crescita economica e sociale del continente. nelle citt che si raggruppano gli operatori economici che controllano le manifatture e soprattutto i traffici a lunga distanza; nelle citt che si concentrano i consumi pi importanti per lo sviluppo economico; ed nelle citt che affluiscono i capitali e le rendite e nascono le istituzioni pubbliche e private che assicurano la circolazione dei capitali. Quindi, sono le citt, con le loro produzioni e i loro consumi, a muovere le campagne.Poteri centrali e realt urbane: i processi di formazione delle principali realt statali europee si sono svolti in una situazione di forte tensione con le citt e i poteri che si erano consolidati in esse, oltre che in aperta contrapposizione a pi o meno grandi signorie feudali concorrenti dell'autorit delle dinastie sovrane.

Un sistema di citt: nell'Europa moderna il processo che si evidenzia sempre di pi il consolidarsi di un sistema di citt nel contesto dei nuovi stati, pi ampi e organizzati. In cima a questa gerarchia sta la citt sede dell'autorit centrale: non sempre residenza del sovrano e della sua corte, che spesso si collocheranno fuori della citt, ma comunque sede degli organi di governo e residenza delle principali famiglie aristocratiche. Solo pi tardi queste citt si indicano con il nome di citt-capitale. Rispetto alle capitali le altre citt si dispongono secondo gerarchie di importanza che seguono l'evoluzione di processi economici o la riqualificazione e lo sviluppo di insediamenti urbani preesistenti e prima considerati minori. Anomalo il caso di Napoli, che ha un'alta concentrazione demografica, rappresentando una delle 2 o 3 maggiori citt europee insieme a Londra e a Parigi, in un contesto, quello del regno meridionale, di piccoli centri urbani.

Citt dell'Europa cattolica: nell'Europa cattolica, il sistema di citt riconosce una gerarchia delle funzioni e delle istituzioni ecclesiastiche. La definizione stessa di citt legata alla presenza di un'autorit vescovile e la gerarchia delle citt essa stessa una gerarchia delle istituzioni ecclesiastiche, per la presenza della capitali, ma anche in altri importanti centri dello Stato, di sedi arcivescovili metropolitane, da cui dipendono i vescovi suffraganei delle sedi vescovili minori. Inoltre, nella citt-capitale e nelle altre citt pi importanti sono concentrati i monasteri e i conventi degli ordini religiosi maschili e femminili, grandi istituzioni educative e grandi complessi assistenziali di fondazione laicale. La presenza dei grandi ordini religiosi e, in generale, delle istituzioni ecclesiastiche incide molto nel tessuto delle citt, occupando lo spazio urbano e creando vere e proprie sedi di privilegio, per l'immunit locale e il diritto di asilo e anche per le esenzioni fiscali che si riconoscono alle stesse istituzioni. Questa situazione cambi molto dopo le riforme ecclesiastiche degli stati settecenteschi; la soppressione di monasteri, di conventi e di altre istituzioni ecclesiastiche, lasci nuovo spazio alla giurisdizione dello Stato, alle sue competenze e alle sue strutture. Molte scuole, caserme, ospedali, ora gestiti dallo Stato, furono ospitati in edifici prima ecclesiastici.Citt dell'Europa della riforma: anche negli stati dell'Europa della riforma la citt molto caratterizzata dalla presenza e dall'organizzazione delle Chiese. Nelle citt riformate, soprattutto in quelle calviniste, la Chiesa e le sue istituzioni sono l'elemento motore della stessa organizzazione civile e sociale, ma anche morale e culturale. La comunit civica si identifica con la comunit dei credenti, seguendo un modello di sovrapposizione di poteri religiosi e poteri politici.

Corpi cittadini e stratificazione sociale: ogni citt un corpo vivo che si traduce nella sua organizzazione e nella sua stratificazione sociale: dai ceti dirigenti ai ceti produttivi, mercantili e artigianali, organizzati in arti e corporazioni di mestiere; al clero; alle classi povere e ai gruppi cosiddetti "marginali" (vagabondi, mendicanti); alle comunit separate, come gli ebrei, che vivono in quartieri o zone delimitati. Ancora per tutto il 700 in citt si vive in una comunanza di ceti sociali diversi: nella stessa strada, negli stessi palazzi l'esercizio di piccole attivit artigianali o commerciali convive con la residenza delle famiglie nobili. Comunque, nelle citt la stratificazione sociale si legittima non solo come risultato di processi economici, ma anche come effetto di precisi meccanismi e regole istituzionali, come lappartenenza per diritto ereditario al ceto dei patriziati o dei "cittadini", lascrizione allarte e corporazione di mestiere, la partecipazione alle confraternite, l'esercizio di particolari privilegi legati a un ceto o a un corpo.I patriziati cittadini: ai patriziati cittadini saranno riconosciuti il monopolio delle cariche di governo e l'esercizio dei privilegi legati ad esse. Patriziati cittadini che, pur tendendo a formarsi in ceti "chiusi", attraverso la stesura di "libri d'oro" e l'adozione di meccanismi rigidi di cooptazione, saranno comunque sempre disponibili ad accogliere fra le loro file quelle nuove famiglie di origine mercantile che riusciranno a emergere, per livello di ricchezza e prestigio. L'appartenenza al patriziato garantisce il conseguimento di un prestigio e di uno status sociale e istituzionale: verso i poteri centrali, statali ed ecclesiastici, ma soprattutto verso i poteri locali. Per esempio, i patriziati cittadini controllano l'amministrazione annonaria delle citt, le istituzioni preposte a importanti attivit economiche e sociali e governano molte istituzioni ecclesiastiche cittadine. Tra i gruppi sociali che nelle citt si pongono a contatto con i ceti di governo sono importanti alcuni ristretti gruppi professionali: giuristi, avvocati, medici, uomini di cultura. La forza di questi gruppi sociali consiste non tanto nel controllo e nell'esercizio di un alto sapere specialistico, quanto nel rapporto che spesso essi stabiliscono con i ceti di potere, cittadini e statali.I mercanti: in ogni citt vive e opera un ceto, pi o meno numeroso e importante, di mercanti, differenziato al proprio interno tra un ristretto gruppo di grandi mercanti, imprenditori e finanzieri, e gruppi pi numerosi di piccoli mercanti, fino al piccolo commerciante. Da un punto di vista economico e patrimoniale, un ceto pi dinamico, ma anche pi esposto ai contraccolpi delle congiunture. questo il ceto che tradizionalmente tender a trasferire nellacquisto di propriet fondiarie le ricchezze accumulate nei traffici. Assieme agli "aristocratici" il ceto dei mercanti a dare alla citt quel ruolo di luogo di consumo di manufatti e di prodotti di lusso. Questi ceti, in alcuni centri delle regioni a maggiore sviluppo mercantile dell'Europa, presero il controllo dei regimi di governo cittadino, attraverso l'organizzazione delle loro "arti" e l'esclusione delle cosiddette "arti minori".Gli artigiani: legati da profondi rapporti economici ai mercanti, operavano nelle citt europee dell'et moderna compositi gruppi di artigiani, anch'essi riuniti soprattutto in arti e corporazioni di mestiere e al loro interno socialmente molto differenziati: dal maestro al lavoratore, all'apprendista. Rigidi regolamenti controllavano l'organizzazione delle corporazioni, che erano tra loro molto diverse per importanza sociale e per peso economico, ma tutte comunque attente alla salvaguardia dei privilegi economici e sociali di ristretti gruppi di maestri. Questi, all'interno di ogni corporazione, controllavano le fasi e i segreti di produzione, i prezzi dei manufatti, i salari dei lavoratori e soprattutto le norme e i modi di ammissione degli apprendisti e di cooptazione dei nuovi maestri. Gli artigiani caratterizzano l'attivit produttiva e le congiunture economiche della citt, impongono la loro "economia morale", cio i loro costumi di vita e di lavoro, le loro concezioni della societ, i loro rituali; e possono rappresentare, in momenti di particolari difficolt economiche e di tensioni sociali e politiche, una potenziale forza di opposizione.

Le "plebi" urbane: al di sotto, ma spesso in uno stretto rapporto con questi gruppi, vive la "plebe" cittadina: quellinsieme di lavoratori alla giornata e occasionali di ogni tipo, le donne sole, le vedove, gli orfani, i disgraziati di ogni tipo (ciechi, storpi e cos via), i mendicanti. Una massa destinata a crescere nei momenti di difficolt economiche con lapporto dei disoccupati della citt e dei poveri delle campagne. Questa massa assume un ruolo attivo solo nei momenti di pi forte tensione sociale, provocando tumulti difficilmente controllabili con gli scarsi strumenti di polizia delle citt di antico regime e contribuendo a rafforzare l'immagine, consolidata nella coscienza collettiva, della citt "pericolosa", luogo di infezioni materiali (la peste) e sociali (la rivolta).

Poveri, mendicanti, vagabondi: a partire dai primi anni del 500, si sviluppano le discussioni sui modi di regolare la presenza di queste masse di poveri nelle citt. Prima, con provvedimenti di espulsione, poi, di fronte al fallimento di queste misure, ricorrendo a una politica di provvedimenti settoriali, rivolti a gruppi differenziati di poveri e marginali: le fanciulle "pericolanti", cio quelle ragazze esposte ai pericoli di perdizione morale, gli orfani, i ciechi, per arrivare, a fine 500, all'istituzione di ospedali in cui concentrare i mendicanti e i vagabondi di ogni tipo. In questi ospedali i poveri cosiddetti "validi", cio quelli capaci di lavorare, erano costretti a svolgere alcune attivit utili e produttive. Queste misure furono l'espressione del prevalere, da un lato, di una concezione del povero come ozioso e nemico della "citt regolata" e, dall'altro, di una visione produttivistica della societ. A partire dal 700, si accentuano forme gi esistenti di controllo e di espulsione dei poveri dalle citt, ma soprattutto il potere politico centrale fa un intervento attivo nella gestione dell'assistenza, con la fondazione di nuovi istituti, come gli "opifici" e i "conservatori" dei poveri, e con l'organizzazione di nuove forme e regole di lavoro al di fuori del sistema.

La "scena" urbana: la citt rimane sempre la "scena del potere", dove si manifesta la capacit di intervento urbanistico e di controllo da parte del potere politico. Essa si esplica nella realizzazione di piazze e di nuove strade, nell'organizzazione e strutturazione degli spazi pubblici, nelle costruzioni di grandi edifici spesso destinati alle nuove funzioni pubbliche: ospedali, collegi universitari, accademie e istituti scientifici, scuole e collegi militari."Mali" della citt e "miti" delle campagne: se le denunce dei "mali" della citt si arricchiscono, tra 5 e 700, di nuovi e facili "capi daccusa" (dalla delinquenza al vagabondaggio, all'immoralit e rilassatezza dei costumi, alla sporcizia, alle malattie e al lusso), cambiano invece in questi secoli il valore e il senso del richiamo positivo alle societ rurali. Nella "natura " convergono aspirazioni di superamento di ogni costrizione sociale e politica. La citt rimane comunque il centro positivo della vita sociale e culturale e luogo del progresso del secolo "illuminato".La citt ideale: nell'Italia centrosettentrionale, il modello della citt ideale attir l'attenzione di artisti, letterati di corte, oltre che degli stessi uomini di governo. Non mancarono citt ideali realizzate, molte delle quali furono spesso citt-fortezze, segno della volont dei nuovi principi di esercitare un controllo militare del territorio.

La citt utopica: di contro a questi progetti di nuove citt ideali, il vagheggiamento della citt utopica rappresent il rifiuto dei nuovi assetti di potere degli stati cinquecenteschi. Un esempio la Citt del sole di Tommaso Campanella. Anche questo citt ideali hanno influenzato la concreta progettazione e le realizzazioni urbanistiche dell'Europa moderna: verso una forte tensione razionalizzatrice, che nel 700 porter a elaborare progetti di "pianificazione" urbanistica.

La citt regolata: nell'800 si accentua la capacit del potere politico di "regolare" la citt, non solo nei suoi aspetti architettonici e urbanistici, ma anche nei suoi elementi funzionali e di organizzazione sociale. Se l'illuminazione delle piazze e delle strade principali e la maggiore cura dell'igiene pubblica rendono la citt pi "sicura", il risanamento di vecchi quartieri e lavvio di nuovi poli residenziali innescano un processo di differenziazione sociale: tra quartieri "residenziali" dei ceti privilegiati e benestanti e quartieri "popolari" e poveri.

Nuova geografia e nuovo ruolo della citt: l'800 europeo conosce una profonda modificazione della geografia delle citt e dei tassi di sviluppo urbano, ma soprattutto una trasformazione del ruolo delle citt nel contesto dello sviluppo industriale ed economico-sociale del tempo.

Il proletariato industriale: riguardo la crescita delle citt nell'et dell'industrializzazione, si ha un modello di insediamento urbano molto diverso da quello dell'et moderna e nuovo polo di attrazione della popolazione delle campagne. Se in passato erano i campanili delle chiese a segnare il profilo delle citt, ora sono le officine e i magazzini, le ciminiere delle fabbriche. Non pi il ceto degli artigiani a segnare il volto sociale delle citt ottocentesche, ma la presenza del proletariato industriale. Gli operai, ma anche le donne e i bambini impegnati nel processo produttivo, sono ormai i protagonisti di una difficile realt urbana.

Circolazione, traffico, progresso: la citt uno spazio in cui anche facile muoversi: una rete di trasporti pubblici e un diverso uso del tempo e della velocit permettono di spostarsi molto pi rapidamente, mentre esigenze di tipo pubblico e di igiene, oltre che esigenze di decoro borghese, spingono alla costruzione di nuove e larghe vie di circolazione a danno spesso delle vecchie mura cittadine, che vengono abbattute, e dei vecchi quartieri medievali. Anche lo sviluppo delle ferrovie contribuir al cambiamento di molte citt europee: la costruzione delle stazioni ferroviarie, spesso dentro il centro urbano o ai suoi margini, comporta un nuovo orientamento degli assi di sviluppo. Il mutare della citt, dei suoi sistemi di trasporto, delle forme del vivere comune d forza all'idea di progresso, che nel XIX secolo diventa paradigma centrale di ogni concezione sociale. Anche le campagne europee in questo periodo conoscono una trasformazione dei processi di produzione e dei rapporti sociali. Pi stretto ora il rapporto citt-campagna, dovuto alla larga penetrazione di capitali della produzione agricola, anche se permangono in varie regioni europee aree di arretratezza economica e sociale.UNA LETTURA DI GENERELa figura femminile tra Medioevo e Rinascimento: dal Medioevo l'et moderna aveva ereditato una visione, mediata dalla cultura ecclesiastica, negativa della donna: fonte di concupiscenza e di peccato. Per, non erano mancati nella stessa epoca medievale figure femminili di spicco, come le sante o alcune sovrane. Con il Rinascimento, un maggiore spazio autonomo fu riservato alla figura femminile: protagoniste della cultura e della politica; grandi figure di sovrane; impegnate nei dibattiti religiosi; autrici significative della letteratura italiana. Nello stesso tempo le donne divennero protagoniste di ritratti."Recinti" femminili tra Riforma e Controriforma: questa stagione politica e culturale cambi presto di segno, restringendo entro confini politici, sociali e religiosi molto pi stretti la condizione delle donne. Escluse ora anche in linea diretta dall'eredit e dalla gestione dei beni familiari e da ogni ruolo attivo nella societ e nel confronto religioso, le donne furono rinchiusi all'interno delle strutture familiari o, nei paesi cattolici, anche nelle mura dei monasteri. A questo processo di marginalizzazione e di riduzione dei loro spazi di autonomia concorse la svolta fatta dalla Chiesa nella repressione della stregoneria. Forme di aperta e violenta repressione si accompagnarono a una pervasiva opera di educazione e di disciplinamento del mondo femminile, attraverso le pratiche devote controriformistiche nei paesi cattolici e lesercizio del controllo sociale e dei comportamenti morali individuali nei paesi protestanti: concorrendo a determinare il restringersi della presenza sociale della donna.

Disciplinamento della donna: la trattatistica di comportamento cinque-seicentesca, nell'et della Controriforma cattolica, sembra riflettere questo cambiamento di ruolo e di condizione, irrigidendo la contrapposizione uomo/donna sul piano dei rapporti sociali e nell'ambito dei rapporti familiari. Nella trattatistica economica, che a partire dal governo della casa interpreta la realt sociale nel suo complesso, la figura dominante quella del "padre di famiglia", mentre una trattatistica specifica dedicata al disciplinamento della donna sia come madre che come religiosa. Invece, nei paesi protestanti la figura femminile assunse un profilo significativo. In Inghilterra, singole figure o gruppi di donne ricoprirono un ruolo importante sul piano politico e religioso.I cambiamenti della condizione femminile nel 700: nel 700 le rappresentazioni delle identit di genere cambiano molto. Si sviluppa una nuova trattatistica sulla condizione della donna e sulla necessit di una sua migliore educazione. Nei paesi cattolici si allargano le offerte per la formazione culturale delle ragazze all'interno di monasteri o di nuove istituzioni. Nella Francia del 700 la "donna di spirito" una protagonista o comunque una voce presente nella cultura e nella societ, partecipando alle conversazioni dei saloni parigini. Questo modello parigino delle conversazioni dar il tono a tutta la societ colta e mondana europea del XVIII secolo, permettendo anche in altri paesi la presenza pubblica di donne colte. Anche in Italia appaiono sulla scena culturale del primo 700 donne capaci di inserirsi nei dibattiti scientifici, in piena parit con gli uomini.Le donne della rivoluzione francese: con la Rivoluzione francese e con il regime napoleonico le donne acquisteranno piena capacit giuridica di ereditare, di acquistare in proprio, di vendere, e una grande autonomia.

Il matrimonio: centrale nel determinare la condizione della donna per tutti i secoli dell'et moderna l'istituto matrimoniale. La Riforma e la Controriforma cattolica hanno insistito molto sul matrimonio. Per i protestanti il matrimonio non pi un sacramento: un contratto sociale e morale molto importante perch fondamento del nucleo familiare a cui affidata la riproduzione della societ cristiana. La Controriforma ha segnato la vittoria di un nuovo modello di matrimonio, definito nel decreto Tametsi del concilio di Trento (1563) e rapidamente applicato in modo molto rigido negli stati cattolici. Dopo il concilio l'istituzione ecclesiastica a governare rigidamente tutte le fasi del matrimonio; il sacerdote la figura centrale che celebra il sacramento. L'affermazione del matrimonio cosiddetto "tridentino" garant alla Chiesa cattolica un controllo diretto su un momento fondamentale della vita sociale, che acquistava ora un forte statuto religioso. Nello stesso tempo, questa normativa lasciava un certo spazio alla libera scelta dei diretti contraenti (i 2 futuri coniugi) attraverso il riconoscimento della validit dei cosiddetti "matrimoni clandestini", che facevano a meno del consenso delle famiglie di appartenenza.

La dote: la dote della donna elemento significativo del contratto matrimoniale. Da un lato, la dote formava un elemento essenziale per la stipula degli accordi matrimoniali: senza dote per una donna non era praticamente possibile contrarre un matrimonio. D'altro lato, la dote garantiva una certa autonomia patrimoniale alla donna nell'ambito della nuova famiglia, assicurando in caso di vedovanza una fonte di sussistenza. Per le aristocrazie europee la dote aveva un significato molto diverso, garantendo la trasmissione di patrimoni da una famiglia all'altra.Equilibri sociali e sentimenti: la regolamentazione e lirrigidirsi dell'istituto matrimoniale, sentito soprattutto come strumento di conservazione e di controllo degli equilibri sociali, lasciava poco o nessuno spazio, nella scelta del marito o della moglie, ai sentimenti individuali. Per, al primo 700 risale un certo cambiamento nell'immagine e nei modi in cui la societ (degli uomini) guardava al mondo delle donne, alla loro sensibilit, alla loro interiorit: allora nacquero opere letterarie di grande successo, che avevano al loro centro figure femminili e il loro "sentire" amoroso. Questa sensibilit si tradurr anche in un modello di comportamento amoroso che, nel secondo 700, incider sulle scelte matrimoniali e affettive dei ceti dirigenti e colte dell'Europa, tra cui si andr diffondendo il "matrimonio d'amore", aprendo la strada a quel sentimentalismo romantico che si affermer come ideale di vita dell'800.Legami familiari e rapporti conflittuali: per, ancora per il XVIII e il XIX secolo il matrimonio poteva diventare un legame costrittivo intollerabile per le donne che avessero un rapporto conflittuale con il marito. Se nei paesi protestanti il divorzio scioglieva un vincolo matrimoniale diventato insostenibile per i coniugi, nei paesi cattolici invece tutta l'et moderna conosce la figura della "malmaritata", cio della donna abbandonata da marito o fuggita, di sua volont, dalla casa del coniuge. Molto spesso, fallito ogni tentativo di conciliazione, la "malmaritata" pi che tornare alla casa paterna si rifugiava in un monastero.

Stato e Chiesa di fronte all'istituto matrimoniale: durante il 700, nei paesi cattolici i poteri sovrani rivendicarono un maggior spazio di intervento nelle condizioni contrattuali del matrimonio: nella regolamentazione degli impedimenti, nel riconoscimento dei matrimoni clandestini e nella sanzione dei rapporti sessuali prematrimoniali. Solo nei primi anni dell'800, dopo l'emanazione del codice civile napoleonico, anche nei paesi cattolici verr accolto l'istituto del divorzio, che annullava gli effetti civili del matrimonio; il divorzio sar poi cancellato dagli stati della Restaurazione, per riapparire nelle legislazioni di alcuni paesi cattolici solo a fine 800.

Padre, madre e figli nell'et moderna: il modello familiare, che si consolida durante l'et moderna, costruisce 2 figure: quella del padre e quella della madre. Per molta parte dell'et moderna quello tra padre, madre e figli spesso un rapporto di scarso contenuto sentimentale. Soprattutto nell'ambito dei ceti dirigenti e abbienti, i bambini, subito dopo la nascita, sono dati a balia, cio affidati per l'allattamento e lo svezzamento a un'apposita figura professionale, per poi essere affidati per la loro prima educazione a personale di servizio senza alcuna specifica competenza educativa o, nel caso migliore, a un precettore, mentre le famiglie contadine o di bassa condizione sociale avviavano i bambini molto presto al lavoro. Le famiglie di modestissime condizioni, con difficolt economiche, non esitavano a ricorrere a istituti di assistenza e di ricovero, lasciandovi figli per sempre o per il tempo necessario a superare i momenti pi duri per la loro sopravvivenza. Comunque, su tutti i bambini incombeva un altissimo tasso di mortalit, a cui si rispondeva con un pi alto tasso di natalit. il padre ad essere il punto di riferimento del nucleo familiare: per l'educazione dei figli, per le loro scelte matrimoniali, per l'individuazione del loro futuro, per la trasmissione del patrimonio. Solo la madre vedova sembra avere un ruolo pi attivo nella gestione della famiglia e del suo patrimonio, riuscendo spesso a imporre la propria autorit contro la famiglia del marito. La famiglia di provenienza della madre sempre uno strumento a cui ricorrere per garantire la carriera e la sistemazione dei figli e per ulteriori reti di parentela e di relazioni.Donne e lavoro: comunque, in tutti i secoli della storia moderna europea costante stata la presenza della donna nelle attivit lavorative. Non solo nelle campagne, ma anche nelle citt le donne dei ceti popolari hanno sempre lavorato: nella produzione e nella raccolta nei campi, nella trasformazione e lavorazione dei prodotti agricoli, nelle manifatture rurali e nelle manifatture artigianali delle citt. Nei paesi cattolici anche le donne rinchiuse nei monasteri o nei conservatori femminili erano impegnate in attivit lavorative. Ma tutte le donne lavoratrici, nell'Europa dell'et moderna, hanno sempre sofferto di una considerazione riduttiva del proprio lavoro, di una minore protezione sociale e di salari pi bassi di quelli degli uomini, come dimostra l'aumento del numero di serve nelle famiglie contadine. Quindi, la "rivoluzione industriale" non segna la nascita della figura sociale della lavoratrice, ma solo l'inserimento delle donne nel quadro delle nuove strutture di fabbrica. Nella societ europea del XIX secolo, le donne sono sempre pi attenti a rivendicare per se stesse migliori condizioni di vita, nuovi diritti sociali, civili e politici. Dalle rivendicazioni di alcuni gruppi di donne negli anni della rivoluzione francese alle prime forme di associazionismo femminile, alle prime convinte richieste di diritti civili e politici, si delinea cos un percorso che porter alla luce temi e valori di uguaglianza che solo nel XX secolo avranno un esplicito riconoscimento. Solo nel XX secolo sar accertata, senza scandalo della societ, la figura della donna che vive da sola, in autonomia, con il proprio lavoro.PRESENZE NELLEUROPA MODERNA: LE MINORANZE

Troppe volte nelle storie dell'Europa si trascurata una riflessione storiografica pi generale sulla presenza e il ruolo di minoranze etniche e religiose. Al di l delle vicende, oggi abbastanza studiate, degli ebrei, poca o nessuna attenzione stata rivolta al significato della presenza di altre minoranze nello sviluppo della storia politica, ma anche culturale e civile del continente; come, per esempio, al ruolo delle minoranze greco-ortodosse negli stati dell'Europa cattolica. Bisogna distinguere tra la presenza di minoranze confessionali, nate dalla frattura e dallo scontro religiosi interni alla cristianit europea occidentale del 500, e le vicende delle minoranze presenti nei paesi europei e definite da elementi etnici o di appartenenza a una religione diversa da quella cristiana, come nel caso specifico degli ebrei. La scarsa attenzione prestata a questi elementi della storia europea rimanda al modo particolare in cui, a partire dal XVIII secolo, si svolto il processo di costruzione di un'idea di civilt europea, come molto coesa, con poca attenzione alle minoranze attive.Gli ebrei: repressione e tolleranza nell'Europa moderna: fra 3 e 400 si definita la presenza di comunit ebraiche nelle citt e nei centri minori, sulla base di autorizzazioni alla residenza limitata nel tempo, ma rinnovabili, che permettevano loro l'esercizio del prestito a interesse e di determinate attivit commerciali, artigianali e professionali. Sempre fra 3 e 400 andato aumentando l'atteggiamento di insofferenza e di ripulsa verso la loro presenza. Nei secoli successivi la presenza ebraica in Europa sar sempre soggetta a un regime di controllo e di subordinazione alla volont e agli interessi dei poteri politici e religiosi, con unalternanza di fasi di relativa tolleranza a fasi pi dura e aperta ostilit, sia nei paesi cattolici che in quelli protestanti. Ci nonostante, le comunit ebraiche mantennero non solo la loro identit etnico-religiosa, ma anche una loro specifica cultura, contribuendo al dibattito culturale e scientifico europeo.I moricos: la distruzione di una cultura: un'altra importante minoranza quella dei moriscos, cio delle popolazioni arabe insediate nelle regioni meridionali della Spagna. Obbligati a convertirsi, essi erano nella maggior parte contadini o piccoli artigiani. Comunque, dopo la conversione, mantennero i loro costumi e le loro tradizioni familiari e sociali. La monarchia spagnola non aveva affatto puntato a una reale assimilazione dei moriscos, ma alla loro emarginazione e alla distruzione della loro cultura, obiettivo che la monarchia volle raggiungere tra il 1609 e il 1614 con provvedimenti di espulsione del regno. Questa minoranza scomparve dai primi anni del 600 dalla storia d'Europa.Gli zingari: ostilit e fascino nell'immaginario europeo: diversa fu la storia delle popolazioni zingare nell'Europa moderna. Di incerta provenienza, ma di antica origine indiana, gli zingari sono il risultato di incroci di popolazioni dell'Europa danubiana e meridionale, dell'Egitto e dell'Africa settentrionale. Gli zingari erano dei gruppi nomadi, dediti al commercio dei cavalli e a piccole attivit artigianali e di lavorazione del rame. Arrivati in molte parti dell'Europa occidentale durante il 400 e accolti all'inizio con curiosit, ma sempre con diffidenza, gli zingari furono poi assimilati, per i loro comportamenti, a quelle figure socialmente pericolosa che erano i vagabondi, i miseri senza lavoro e senza casa, e come tali fatti oggetto di aperta repressione; e ci anche per la loro cultura piena di magia che provocava la condanna dei poteri ecclesiastici e civili. La presenza di questa minoranza influ molto su molte espressioni artistiche: dalla pittura allarte dell'incisione, alla poesia, alla musica, alla danza, occupando un posto importante nell'immaginario europeo.OLTRE LEUROPA

Alle profonde trasformazioni della societ e della cultura dell'Europa dell'et moderna non sono estranei i cambiamenti segnati dai processi di espansione e di colonizzazione perseguiti da molti stati europei. Dopo il consolidarsi della presenza dei turchi nel Mediterraneo orientale e centrale, tra il XIV e il XV secolo, e soprattutto la loro penetrazione lungo le coste nordafricane, gli orizzonti dei traffici europei sembravano restringersi al bacino mediterraneo, sulle cui coste meridionali, nei porti nordafricani, affluivano spezie dell'Oriente, loro delle miniere del Maghreb e schiavi dell'Africa nera.

L'avventura portoghese lungo le coste africane: fu il Portogallo il protagonista di questa prima, importante fase di espansione dei traffici europei, puntando alle coste africane. I portoghesi si spinsero sempre pi a sud, anche nella prospettiva di una rapida circumnavigazione dell'Africa, per raggiungere direttamente i luoghi di produzione delle spezie e degli altri prodotti orientali. Nel 1432 fu doppiato il Capo Bojador e nel 1472 Fernando Po raggiunse il Golfo di Guinea, spinto soprattutto da interessi economici, visto che sulle coste del Ghana e della Guinea i mercanti portoghesi trovavano oro, pepe e anche schiavi. L'oro era necessario alla monetazione e gli schiavi servivano come manodopera non solo da impiegare nei lavori agricoli o domestici in Portogallo, ma anche da usare nelle piantagioni di canna da zucchero che si stavano avviando a Madera.

In rotta per l'India: a partire da questa consolidata presenza dell'Africa equatoriale, matur sempre pi nei portoghesi l'interesse a portare a compimento la circumnavigazione del continente per raggiungere le Indie. Nel 1487 Bartolomeo Diaz raggiungeva quella che si riteneva la punta estrema meridionale dell'Africa, chiamata Capo delle Tempeste dallesploratore e ribattezzata Capo di Buona Speranza dal sovrano di Portogallo, Giovanni II. Dopo la sfortunata spedizione di Cristoforo Colombo e la scoperta di quella che fu ritenuta la nuova "via dell'Indie" (1492), i portoghesi si impegnarono ancora di pi nell'obiettivo di raggiungere le coste indiane. Nel 1497 Vasco da Gama guid una spedizione che, risalendo le coste orientali dell'Africa, raggiunse nel 1498 Calicut, sulla costa del Malabar indiano. Nel 1500 l'obiettivo di raggiungere le Indie fu affidato a una flotta pi numerosa e meglio organizzata, sotto il comando di Pedro Alvares Cabral: fu lui che, navigando verso il Capo di Buona Speranza, ma portatosi troppo a ovest della costa africana, avvist il continente americano, prendendo possesso del Brasile. Dal 1500 in poi, ogni anno, una spedizione sostenne i traffici portoghesi, usando una serie di scali lungo le coste dell'Africa equatoriale, della Guinea e dell'Africa orientale, dove i portoghesi costruirono fortezze e centri di scambi commerciali, sulla base di accordi con i sovrani locali. La vittoria riportata nello scontro navale di Diu, nel 1509, presso le coste nord-occidentali indiane, contro il sovrano mammalucco dell'Egitto, segn l'esclusivo predominio portoghese nell'Oceano Indiano, rafforzato ancora di pi dall'occupazione di Goa, di destinata a diventare sede del viceregno delle Indie e centro principale di scambi dei prodotti dell'Oriente.L'impero commerciale portoghese: gi alla fine del 300 lespansione coloniale e commerciale in Portogallo era sotto il diretto controllo della famiglia reale. La corona si riservava il diritto di prelevare e di gestire attraverso la Casa de India, organo destinato al governo delle colonie e dei suoi traffici, il 30% dei prodotti che arrivavano dall'Oriente, mentre agli altri finanziatori delle spedizioni spettava il restante 70%.

La concorrenza spagnola e la scoperta del Nuovo Mondo: solo nel clima della compiuta Reconquista e della caduta di Granada il 2 gennaio 1492, anche i regni spagnoli sembrarono volgersi verso lesplorazione e la ricerca di una nuova via per le Indie, in competizione con il Portogallo. Da qui la decisione di affidare una modesta flotta, sostenuta in gran parte da capitali di mercanti italiani, al navigatore genovese Cristoforo Colombo, che al servizio del Portogallo aveva gi fatto spedizioni lungo le coste africane, fino al Golfo di Guinea, e che aveva concepito l'audace progetto di raggiungere le Indie navigando verso Occidente. La decisione di patrocinare l'impresa di Colombo, che gi aveva incontrato il rifiuto del re portoghese Giovanni II, trova la sua spiegazione nella volont della regina Isabella di Castiglia di rivolgere l'attenzione e la volont di un'azione economica della Castiglia verso le nuove rotte atlantiche, insieme all'affermazione mediterranea del regno di Aragona di Ferdinando il Cattolico, marito della stessa Isabella di Castiglia. Infatti, nella situazione della monarchia spagnola sempre distinta nei 2 regni di Aragona e di Castiglia, la conquista del Nuovo Mondo sar sempre considerata una conquista castigliana. L'esito positivo della prima spedizione di Colombo, che il 12 ottobre 1492 sbarc a San Salvador, stimol un'intensa attivit di esplorazione lungo la rotta aperta dal navigatore genovese: da parte dello stesso Colombo, che fece altri 4 viaggi, arrivando alle coste degli attuali Honduras e Costarica; ma anche da parte del veneziano Giovanni Caboto verso le coste settentrionali del Nuovo Mondo, per conto dell'Inghilterra; e da parte del fiorentino Amerigo Vespucci, che in 2 viaggi (il 1 al servizio della Spagna; il 2 al servizio del Portogallo) esplor le coste meridionali del continente, e al quale si deve la consapevolezza che le terre scoperte da Colombo fossero parte di un continente fin allora ignorato dai geografi europei. Proprio in onore del navigatore fiorentino fu coniato il nome America. Il clima di accesa concorrenza, suscitato dall'impresa di Colombo, tra i navigatori al servizio di Spagna, Portogallo e Inghilterra, port un primo accordo tra Spagna e Portogallo. Papa Alessandro VI, con la bolla Inter coetera del 1493, sanzion una specie di divisione tra 2 sfere di influenza, riconoscendo al Portogallo le terre che i navigatori portoghesi avrebbero potuto scoprire entro 100 leghe a ovest delle isole di Capo Verde e lasciando alla Spagna tutte le terre a occidente di quel limite. L'opposizione portoghese a questa decisione papale port a negoziati diretti tra il Portogallo e la Spagna e alla conclusione del trattato di Tordesillas del 1494, che spostava verso Occidente, e quindi a favore del Portogallo, la linea di divisione.Corts e la conquista dellimpero azteco: dopo i primi viaggi di esplorazione, la presenza spagnola nel Nuovo Mondo, guidata da volont di trovare loro, si concentr nell'isola di Santo Domingo, che fino al 1513 fu la principale zona di approvvigionamento di metallo prezioso per le navi che facevano rotta per Siviglia. Esauritasi presto ogni possibilit di sfruttamento dell'isola, la conquista spagnola, a partire dal 1516, si volse verso il continente, indirizzandosi prima di tutto verso l'impero azteco, nell'attuale Messico. Protagonista di questa conquista fu il famoso Hernan Corts, che all'inizio strinse rapporti non ostili con Montezuma, re degli aztechi. Cos, inoltratosi nel continente, un primo modesto contingente spagnolo formato da soldati, avventurieri e pochi religiosi entr in contatto con societ e civilt indigene dotate di un buon livello di organizzazione e a volte di antiche tradizioni. Le entit politiche pi significative del continente erano i domini degli stessi aztechi, degli incas, lungo le coste orientali, e dei maya, nell'America centrale. Gli aztechi avevano conquistato da poco pi di un secolo i territori del loro impero, sottomettendo le popolazioni locali a rigide imposizioni fiscali e creando un sistema di governo molto gerarchizzato. Anche l'impero degli incas aveva una storia recente: da circa un secolo, muovendo dal sud, avevano costruito il loro dominio e il loro sistema di governo, basato sull'imposizione ai popoli soggetti di forme di lavoro obbligatorio. Elementi importanti di questi 2 imperi erano un alto senso della sacralit del sovrano e la presenza di una vera e propria casta di sacerdoti. Invece, al momento della conquista spagnola, la civilt maya stava attraversando una fase di declino. Comunque, tutte e 3 le civilt dimostrarono un'evidente fragilit di fronte all'arrivo degli spagnoli a causa della storia stessa dei loro imperi, deboli nelle loro fondamenta e minati dall'opposizione delle popolazioni assoggettate o da conflitti dinastici, e anche da angosciose suggestioni religiose, che lasciavano scorgere nell'improvviso aprire degli spagnoli il ritorno di antiche divinit e l'annuncio di una fine epocale. La relativa superiorit tecnologica dell'armamento degli spagnoli, la loro aggressiva determinazione e l'avida ricerca delloro, spiegano la rapidit del successo dell'impresa di Corts, che nel 1519 in pochi mesi riusc a far crollare l'impero azteco, assumendo il controllo della capitale Tenochtitlan (Citt del Messico) e facendo prigioniero lo stesso Montezuma.L'espansione spagnola nel sud del continente: consolidata la conquista dell'impero azteco, nei primissimi anni 30 l'espansione spagnola procedette lungo le coste occidentali del Sud America, lungo quel "Mare del sud", scoperto dallo spagnolo Balboa nel 1513 e poi ribattezzato oceano Pacifico dal portoghese Magellano.Governo e amministrazione dell'America spagnola: per governare questi enormi possedimenti coloniali la corona spagnola fece ricorso a strumenti collaudati di governo, organizzando la formazione di 2 viceregni: Nuova Spagna con capitale Citt del Messico e Per con capitale Lima, presto considerato il viceregno pi importante d'America. A questi si aggiunsero, pi tardi, i viceregni di Nuova Granada e quello de La Plata. Al loro interno le audiencias, in mano a letrados, funzionari che avevano conseguito il titolo dottorale, tutti di provenienza castigliana, formavano l'ossatura della macchina giudiziaria e amministrativa della monarchia. Fulcro della presenza spagnola furono le citt, per la cui fondazione o riedificazione Filippo II eman una specifica prammatica: la citt, imperniata su un asse ortogonale, al centro del quale era la piazza, doveva essere orientata in modo da garantire una buona esposizione ai venti, per ragioni igienico-sanitarie. L'amministrazione cittadina era formata dal cabildo (consiglio cittadino) e da un regimiento (una specie di giunta comunale), mentre l'amministrazione della giustizia era affidata a 2 alcades di nomina regia.La Chiesa nell'America spagnola: a sostenere la presenza e il dominio spagnolo contribu efficacemente la Chiesa, sia con l'attivit del clero regolare, sia con la presenza di ecclesiastici secolari. Il clero regolare segu i conquistadores e si adoper per l'evangelizzazione delle popolazioni indigene, praticando in un primo tempo battesimi di massa, per passare a una pi meditata opera di conversione. Nella storia dell'evangelizzazione e poi della Chiesa ispano-americana, centrali sono le figure di ecclesiastici regolari: i francescani, i domenicani, gli agostiniani, poi i mercedari e, infine, i gesuiti, destinati a svolgere poi un ruolo centrale nella vita religiosa delle colonie spagnole.Metodi di evangelizzazione: la Chiesa ispano-americana non present una fisionomia univoca. Lo stesso clero regolare era diviso al suo interno da orientamenti religiosi e da metodi di evangelizzazione tra loro molto diversi: da una parte francescani e agostiniani, con unaccentuazione di temi e toni apocalittici e profetici nell'opera di evangelizzazione delle popolazioni indigene; dall'altra i domenicani, pi attenti a una conversione profonda delle popolazioni locali, attraverso un'opera graduale di evangelizzazione.La religiosit degli indios: le presenze missionarie diedero luogo a una religiosit che, da una parte, ebbe la capacit di imporsi alle preesistenti credenze, ma, dall'altra, mantenne al proprio interno valori e culti autoctoni. Cos, si svilupparono devozioni e culti molto intensi, ma pieni di significati ambigui. Rester comunque nell'azione della Chiesa la convinzione di una specie di "minorit" degli indios, incapaci di una conversione piena e responsabile. Governo centrale e commercio con le colonie: contemporaneamente si consolidavano strutture di governo e di amministrazione delle colonie. Nel 1503, si cre a Siviglia alla Casa de la Contratacion, che controllava il traffico commerciale con le colonie e soprattutto il flusso dei metalli preziosi, oro e argento, dalle colonie al porto andaluso. Nel 1524 listituzione a Madrid del Consiglio delle Indie diede vita a un organo centrale di governo delle colonie.L'espansione coloniale francese e inglese: se nella seconda met del 500 la Spagna consolidava il proprio impero coloniale, la Francia e lInghilterra fecero alcune spedizioni lungo le coste settentrionali dell'America, alla ricerca di un passaggio a Nord-Ovest del nuovo continente verso l'India. Per, queste spedizioni non realizzarono insediamenti permanenti e significativi in terre ricche di risorse naturali. Solo nei primi anni del 600 un primo gruppo di coloni, guidato da Samuel de Champlain, si stabil in Acadia, l'attuale Nuova Scozia, 1nucleo della Nuova Francia.L'avvio del colonialismo francese: si trattava comunque di iniziative private, che negli anni 20 del 600, nei quali si form la Compagnia della Nuova Francia (detta anche dei Cento associati), furono sottoposte a una specie di controllo da parte della monarchia francese. Sempre negli anni 20 del 600 si rafforz la presenza francese nelle Antille, che si specializzarono nella produzione della canna da zucchero.

Lavvio del colonialismo inglese: anche le vicende del colonialismo inglese sembrarono seguire le linee dell'espansione coloniale francese, anche se con maggiore determinazione. Nel 1585 sir Walter Raleigh fond sulla costa settentrionale dell'America, ma a sud della zona gi occupata dai francesi, la colonia della Virginia, cos chiamata in onore della regina Elisabetta. Nel 1606 si avr la formazione di 2 compagnie commerciali, una di Plymouth e l'altra di Londra; nel 1607 la fondazione di Jamestown.La tratta degli schiavi: intorno agli anni 20, poi, altri fattori concorsero alla crescita dell'interesse e della presenza inglesi nel Nuovo Mondo; tra questi, il diffondersi di un'emigrazione di dissenters religiosi, di coloro che non si piegavano al riconoscimento della supremazia della Chiesa anglicana. Un 1gruppo, detto dei "Padri Pellegrini", sbarc sulla costa a nord di Jamestown, nel territorio poi chiamato Nuova Inghilterra, dando vita alla citt di New Plymouth. In questi stessi anni gruppi di puritani, cio di calvinisti, si stabilirono pi a nord, nellattuale Massachusetts, dove nel 1630 fu fondata Boston. A sostenere questo primo sviluppo delle colonie inglesi concorsero l'occupazione dei territori posti lungo i principali assi fluviali, la ricerca di nuovi spazi, nei quali dar vita a piantagioni di tabacco e la disponibilit di una manodopera che dall'Inghilterra veniva a popolare un mondo sostanzialmente disabitato. A formare questa manodopera erano coloni bianchi, che provenivano dalle file dei contadini poveri, disposti ad accettare per 5 anni una condizione servile, per poi diventare piccoli proprietari. Cos in Virginia la crescita della produzione e del consumo del tabacco port allimpiego, nelle piantagioni, di manodopera schiava africana, 1passo di quella tratta degli schiavi che avr un ruolo importante nello sviluppo e nella storia delle colonie americane.Inglesi contro olandesi: tra queste 2 zone di espansione inglese, cio la Nuova Inghilterra a nord e la Virginia a sud, negli stessi anni 20 e 30 del 600 si era consolidata una forte presenza olandese, organizzata intorno alla fortezza e al porto di Nuova Amsterdam, centro della Compagnia olandese delle Indie occidentali. Nel 1664, durante la guerra anglo-olandese per la preminenza commerciale, gli inglesi conquistarono l'intero territorio olandese. La pace del 1674 riconosceva all'Inghilterra il possesso della citt di Nuova Amsterdam, ribattezzata New York.

Inghilterra e traffici coloniali: l'espansione del dominio inglese non si realizz senza una forte opposizione da parte delle popolazioni indigene dei territori vicini. Gi nel 1675-76 la guerra indiana aveva messo in pericolo le prime colonie della Nuova Inghilterra. L'esito di questo primo scontro, al di l della riaffermazione della presenza inglese, era stato la realizzazione di un maggior controllo sui territori e le popolazioni da parte della madrepatria, che di fronte alla crescita economica e demografica delle colonie impose l'applicazione di rigidi Acts of Trade e le competenze di un Board of Trade and Plantations, che doveva esercitare il controllo sui traffici e le produzioni dei territori.Colonialismo francese e colonialismo inglese: negli ultimi decenni del 600, contemporanea a questa pi significativa presenza inglese nei territori americani, si ebbe una ripresa dellattenzione della monarchia francese per i possessi coloniali. La rivalit anglo-francese port alla cessione dellAcadia, l'attuale Nuova Scozia, dalla Francia all'Inghilterra, che favor l'immigrazione di coloni inglesi, determinando l'espulsione di circa 2.000 francesi. Poi, l'esito della guerra dei Sette Anni (pace di Parigi, 1763) ridisegn la geografia delle colonie nordamericane a tutto vantaggio dell'Inghilterra.Le colonie olandesi: la prima espansione coloniale olandese sembr essere l'effetto della pi generale crescita economica del 600, capace di estendere la propria presenza commerciale e finanziaria dal Baltico al Mediterraneo, all'oceano Atlantico, a quello Indiano, grazie alla disponibilit di una flotta mercantile che da sola superava per tonnellaggio tutte le altre flotte europee.

Lo scontro con il Portogallo: il punto di attacco dell'espansione coloniale olandese fu l'impero portoghese, perch il Portogallo era diventato dal 1580 un dominio della Spagna di Filippo II e anche per la particolare fragilit dell'insediamento portoghese in Asia. Gi nel 1595 navi olandesi si spinsero nell'oceano Indiano, occupando le isole dell'Indonesia, dove si producevano le spezie pi pregiate, e tagliando fuori la base portoghese di Goa. La creazione della Compagnia olandese delle Indie Orientali, nel 1602, diede un forte impulso all'organizzazione del sistema coloniale olandese.La novit del sistema coloniale olandese: la novit del sistema coloniale olandese consisteva prima di tutto nella capacit della Compagnia olandese delle Indie orientali di esercitare un controllo diretto non tanto sulle rotte commerciali quanto sulla stessa produzione di spezie, concentrandola al ciclone in alcune isole, sottoposte al dominio della Compagnia, e provvedendo, in caso di sovrapproduzione, a distruggere parte dei prodotti, per mantenere sempre alto il livello dei prezzi. Questo sistema non solo eliminava la funzione di centro commerciale di Goa, ma dava agli olandesi il controllo pieno della produzione. Solo dagli anni 30 del 600 cominci l'espansione olandese in America. Nel 700, in Oriente, l'impero coloniale olandese fu occupato dagli inglesi.Il consolidamento dell'impero coloniale inglese in America e Asia: la pace di Utrech (1713) e poi quella di Parigi (1763) segnarono, nel XVIII secolo, il riconoscimento della supremazia inglese nel Mediterraneo e in Europa e il consolidarsi dell'impero coloniale britannico in America e in Asia, dove la penetrazione inglese era gi stata avviata nel 600 con la formazione della Compagnia inglese delle Indie Orientali, in concorrenza con i traffici olandesi. Dopo scontri violenti si era raggiunta una specie di spartizione delle zone di influenza: gli olandesi mantenevano i loro insediamenti in Indonesia; gli inglesi controllavano l'India, a esclusione di Celyon, che restava in mano olandese. Fu allora fondata una serie di insediamenti fortificati lungo le coste indiane. Nel XVIII secolo, durante la guerra dei Sette anni, si estese il controllo inglese sul Bengala, fino a che, nel 1784, con lInde Act, il governo inglese assunse direttamente, in sostituzione della Compagnia, il controllo dei possessi coloniali.Il commercio "triangolare" inglese fra Europa, Africa e America: le clausole di tipo economico e commerciale del trattato di pace di Utrecht, con il riconoscimento dellasiento, cio del diritto di monopolio riconosciuto alla Compagnia inglese dei Mari del Sud dell'importazione di schiavi dall'Africa nelle colonie spagnole d'America, e del cosiddetto "vascello di permissione", cio del diritto di inviare una nave all'anno nelle colonie spagnole per la commercializzazione di prodotti inglesi, sancirono la rottura ufficiale del monopolio spagnolo e l'ingresso di merci e mercanti inglesi in un'area fino allora preclusa a un pi largo circuito commerciale. Quest'area si rivel fondamentale per l'avvio di quello che stato definito il commercio triangolare inglese, cio quel sistema di rapporti commerciali che gli inglesi, a partire dal primo 700, instaurarono tra l'Europa, l'Africa e l'America: essi davano alle popolazioni delle coste africane prodotti inglesi o di altri paesi europei (tessuti, armi) in cambio di schiavi, che erano a loro volta destinati al mercato americano, dove erano scambiati con prodotti coloniali (zucchero, tabacco), materie prime e metalli preziosi, poi importati in Europa.

Nuovi orizzonti e nuova realt per l'Europa: le scoperte geografiche e il consolidamento di un sistema di colonie ebbero un peso determinante sulla coscienza degli europei, nella loro vita collettiva e sociale, nella loro esperienza politica e nella riflessione culturale. Inoltre, le vicende e la realt dell"oltre l'Europa" hanno contribuito a cambiare gli orizzonti e la realt stessa del continente europeo. La prima grande questione che si pose ai colonizzatori europei fu quella dell'evangelizzazione delle popolazioni indigene. Il problema di base affrontato fu quello del riconoscimento o meno dell'umanit stessa delle popolazioni del Nuovo Continente. A una concezione religiosa, che identificava l'umanit con il mondo europeo e orientale, riusc difficile inserire in questo stesso orizzonte culturale e religioso popolazioni di cui si scopriva solo allora l'esistenza. Fu grande il dibattito se queste popolazioni avessero o no un'anima. Fu necessaria una bolla di papa Paolo III per stabilire che gli indigeni avessero l'anima e quindi fossero uomini da convertire.Il dibattito sui "selvaggi": ma il dibattito sui "selvaggi" continu a svilupparsi, da un lato attraverso l'attivit missionaria e le difficolt che l'opera di conversione incontrava, dall'altro attraverso una nuova attenzione alla cultura stessa degli indigeni, alla loro lingua, ai loro costumi, e la messa a punto di metodi e schemi di confronto. La strategia missionaria impose la conoscenza diretta delle lingue indigene, che furono usate nell'opera di conversione, mentre solo pi tardi si tent di studiare pi affondo le popolazioni indie. L'attenzione dei missionari alle culture delle popolazioni si tradusse in un interesse diretto da parte di gruppi missionari, soprattutto gesuiti, alla raccolta di una trasmissione e traduzione in spagnolo di testi e memorie di riti e culti tradizionali, appresi dalla voce o da scritti di indigeni, ormai per in contatto con la cultura dei colonizzatori.Il mito del "buon selvaggio" e l'idea di civilt: si svilupparono i temi, tipici della cultura europea del 6 e del 700, del "buon selvaggio" e dell'inserimento delle popolazioni americane nello schema generale dell"incivilimento" dell'umanit, collegando cos queste popolazioni ad altre non europee. Questi temi trovarono nel 700 un momento molto alto di elaborazione e di diffusione da parte della cultura illuministica, quando nell'ambito di una discussione sull'idea di civilt si vide, da parte di alcuni, nel "buon selvaggio" l'unico vero portatore di valori di felicit naturale, non corrotti dalla cultura e dallincivilimento. Ma in questo stesso momento non mancarono nella cultura europea posizioni molto diverse, volte ad affermare l'inferiorit delle razze americane. Nel 1799 nacque a Parigi la Societ degli osservatori dell'uomo, che raccolse naturalisti, filosofi, geografi, studiosi del linguaggio, per "osservare l'uomo": uno dei momenti fondanti della moderna antropologia culturale.La letteratura di viaggio: la letteratura di viaggio contribu molto alla scoperta e alla conoscenza dell"altro". Soprattutto le 700 i viaggi nei territori extraeuropei rappresentarono un tema di grande interesse e successo tra i lettori.La scoperta delle civilt orientali e il mito della Cina: per, la fortuna di questi temi e di questa visione di un mondo diverso da quello europeo si univa con un motivo profondo della cultura europea, cio la scoperta delle complesse civilt orientali. La Persia, l'India, la Cina di Marco Polo, pi tardi i primi difficili contatti con la civilt giapponese, rappresentarono per la cultura occidentale un alto modello possibile e realistico di civilt. Anche qui dalla scoperta della diversit si pass alla teorizzazione e mitizzazione di un diverso sistema politico e di organizzazione sociale, che trover in Voltaire uno dei pi convinti sostenitori, soprattutto riguardo alla Cina da lui presa come immagine esemplare di uno stato razionale e tollerante, retto dalla saggezza filosofica dei mandarini e dall'autorit di un sovrano giusto e imparziale.La missione gesuitica, i "riti cinesi" e i "riti malabarici": la cultura europea, per entrare in contatto con i popoli orientali, elabor forme di sincretismo e addirittura di mimetismo, soprattutto sul piano religioso e dell'attivit missionaria, come mostrano i gesuiti in Cina con la formalizzazione dei cosiddetti "riti cinesi", cio con il riconoscimento da parte dei missionari della Compagnia della liceit di cerimonie tipica della tradizione confuciana. In modo simile, in India i gesuiti con i loro "riti malabarici" cercarono di elaborare cerimonie rispettose delle consuetudini locali e delle divisioni in caste.I barbari ai confini d'Europa: i tartari: nel 700, ai confini orientali dell'Europa, in una fascia di incerta definizione che correva tra i Balcani al Caucaso, altre popolazioni si sono imposte all'attenzione della cultura europea. A queste popolazioni l'Europa occidentale guard come a una nuova manifestazione del "barbaro": prima di tutto ai tartari, protagonisti, negli anni 70, della famosa rivolta di Pugacev; ma anche alle popolazioni balcaniche.Acculturazione animale e vegetale: il confronto e il rapporto tra l'Europa e le altre realt fuori del continente non si risolsero solo in conflitti culturali e religiosi o nello sfruttamento coloniale, ma diedero luogo a complessi processi che sono stati detti di "acculturazione animale e vegetale". Cio i nuovi legami tra l'Europa e gli altri continenti hanno favorito lo scambio di prodotti vegetali e animali da un continente all'altro, modificando cos i paesaggi, le economie, le abitudini e i gusti alimentari.Antichi e nuovi colonialismi nell'800: dell'800 si hanno alcuni importanti cambiamenti nei rapporti tra l'Europa e le realt extraeuropee. In America la presenza diretta degli stati europei ormai molto ridotta: sia al Nord, dove comunque il Canada resta un dominio inglese, sia nel centro e sud America, dove si formano nuovi stati indipendenti. Invece, in Africa e in Asia la presenza europea si estende durante l'800.Lascesa degli Stati Uniti d'America e l'indipendenza delle colonie spagnole: dopo il consolidarsi, negli ultimi decenni del XVIII secolo, degli Stati Uniti d'America, i territori ex inglesi dell'America settentrionale saranno sempre pi un interlocutore alla pari delle potenze europee e un forte concorrente sul piano dei commerci e delle produzioni agricole e manifatturiere, fino a diventare dalla met dell'800 un punto di attrazione di grandi ondate migratorie dall'Europa. Cos, molti stati ottennero l'indipendenza.La contrastata realt dell'America latina: il nascere di questi stati testimoniava le profonde differenze esistenti all'interno dei territori dell'impero spagnolo americano e la frammentazione dei loro ceti dirigenti, pur in presenza di progetti di unione federale. L'affermazione di questi stati indipendenti non interruppe comunque gli stretti legami fra lAmerica centro-meridionale e l'Europa, sul piano economico e su quello politico.

La formazione degli imperi coloniali francese e inglese in Africa e in Asia: in Africa e in Asia, nell'800 si ha la formazione di 2 grandi imperi coloniali (quello francese e quello inglese) ed inizia una vera et del colonialismo. Da una parte la Francia con la spedizione di Algeri del 1830 poneva le basi di un impero coloniale che si estender dall'Algeria al Senegal, per puntare poi al controllo del mar Rosso e a un'espansione del Vicino Oriente con una spedizione militare in Libano. In questi stessi anni si avviava la formazione di un impero coloniale francese in Asia. Dall'altra parte l'Inghilterra, dal primo decennio dell'800, aveva creato una rete di basi militari e commerciali in Oriente: da Singapore a Hong Kong. Centro della presenza inglese in Asia rimase, comunque, l'India. In quest'area anzi gli inglesi rafforzarono la loro presenza con la conquista del Nepal e della Birmania e con un maggiore controllo delle regioni indiane governate da principi locali. Nel 1857-58 la stabilit del possesso indiano fu messa a dura prova dalla cosiddetta "rivolta dei sepoys", truppe indigene arruolate nell'armata inglese. La repressione della rivolta fu accompagnata da una profonda riorganizzazione del governo coloniale: fu sciolta la Compagnia delle Indie Orientali e tutti i possedimenti indiani passarono alla corona inglese. In Africa l'Inghilterra ampli la propria presenza nella regione del Capo, conquistando il Nathal, ma entrando in conflitto con i coloni boeri, di origine olandese.

L'Australia: una nuova colonia inglese: l'Australia rappresent la nuova frontiera dell'espansione coloniale inglese, qui affidata alla presenza di popolazioni bianche, provenienti dalla madrepatria: all'inizio criminali, rivoltosi, persone pericolose e i loro carcerieri; poi agricoltori e allevatori, chiamati a colonizzare il continente australiano e a dare avvio a una societ australiana solida al suo interno, ma sempre legata alla corona inglese.L'et coloniale e l'Europa: questa una vera e propria et coloniale, che segner la storia dei continenti colonizzati e della stessa Europa: per la formazione di ampi circuiti commerciali sotto il controllo delle potenze coloniali, per l'incidenza che questa et del colonialismo avr nella cultura e nei valori della societ europea, e soprattutto per il peso che questa avr nel destino delle societ africane e asiatiche colonizzate, obbligate a subire quei processi di occidentalizzazione che avrebbero alterato i loro equilibri sociali, economici e ambientali.