L’ETA’ MODERNA . (Cap. XI / XX). 11.1 Ingegno e meraviglia. · L’affermazione del barocco....

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L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. XI / XX). By Rot. 1 1 L’ETA’ MODERNA . (Cap. XI / XX). di Francesco Benigno. 11. L’affermazione del barocco. 11.1 Ingegno e meraviglia. L’etimologia della parola «barocco» è controversa; secondo alcuni definisce una figura atipica del sillogismo aristotelico, secondo altri deriva dalla parola portoghese barocco, che indica una perla difettosa, dalla forma irregolare. In entrambi i casi col termine barocco si può intendere una strutturale infrazione a regole date. L’irregolarità, la ricerca dell’insolito, la volontà di stupire sono i tratti che definiscono il gusto barocco che si diffonde in Europa fra il 1580 e il 1680. Il barocco non investe solo le arti visive, la letteratura e la musica, ma anche la religiosità, la politica, il costume. Quasi per reazione alle forme di controllo e coercizione che la Chiesa contro-riformista e gli Stati esercitano sugli individui, gli artisti cercano l’originalità. La loro ricerca di quanto è trasgressivo, capriccioso, strano, alternativo, è tollerato e a volte incoraggiato, in ambito artistico e letterario, sia dai sovrani e dall’aristocrazia, sia dalla Chiesa cattolica, soggetti che sono soliti combattere ogni tentativo di eversione in campo religioso, politico, filosofico e scientifico. Grazie al suo ingegno l’artista deve avvicinare oggetti fra loro distanti ed inconciliabili, creando nessi inediti che li apparentino. L’obbiettivo dell’artista è quello di stupire chi fruisce della sua opera. Gianbattista Marino ( 1569/1625) «… è del poeta il fin la meraviglia…». Il dovere dell’artista è di proporre, utilizzando materiali rari/pregiati, è creando paragoni inconsueti recepiti solo da chi ha una cultura raffinata ed esclusiva, di creare l’effetto della meraviglia nello spettatore. Gli artisti elaborano un linguaggio iniziatico e misterioso, costellato di simboli ed emblemi. La Chiesa controriformista cerca di operare un controllo sulla produzione artistica con la censura. Paradossalmente, mentre si sviluppa un movimento culturale che sembra rifiutate ogni regola, cresce il tentativo di arginare e ricondurre entro certi limiti le libertà artistiche che si diffondono. Questo governo delle arti evidenzia come in un’epoca in cui vengono messi in discussioni valori religiosi/politici/scientifici/filosofici ritenuti intangibili via sia bisogno di nuovi punti di riferimento 11.2 Lo spettacolo del mondo. L’intervento del potere politico nella sfera della cultura è finalizzato ad ottenere il consenso dei sudditi. Per questo, pontefici e sovrani, quando si tratta di arricchire le proprie collezioni personali si mostrano estremamente raffinati;, mentre, quando l’opera è destinata alla fruizione pubblica, prediligono oggetti artistici che impressionino per la loro magnificenza. Il teatro, in particolare è il frutto dell’armonica sinergia fra molteplici arti: pittura, scultura, letteratura, musica. La spettacolarità del teatro diviene un elemento anche della vita pubblica. Nel Rinascimento lo spettacolo teatrale era una festa riservata alle corti signorili, nell’epoca barocca festeggiamenti e celebrazioni si svolgono nelle strade e nelle piazze coinvolgendo l’intera società. Non solo rappresentazioni teatrali, ma processioni, cortei, giostre, tornei,. Persino gli autos da fé. L’intera città diviene teatro dove si svolge l’azione spettacolare. In questo periodo molte città vedono modificata la loro struttura ai fini di modellare lo spazio in modo da migliorare la resa visiva delle feste pubbliche. Roma è la città dove l’intervento strutturale/decorativo di gusto barocco è maggiormente deciso. La Chiesa cerca di affascinare quanti vi giungono per attuare la propria propaganda e contrastare la diffusione di idee protestanti.

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L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. XI / XX). By Rot.

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L’ETA’ MODERNA . (Cap. XI / XX).

di Francesco Benigno.

11. L’affermazione del barocco.

11.1 Ingegno e meraviglia.

L’etimologia della parola «barocco» è controversa; secondo alcuni definisce una figura atipica

del sillogismo aristotelico, secondo altri deriva dalla parola portoghese barocco, che indica una

perla difettosa, dalla forma irregolare. In entrambi i casi col termine barocco si può intendere una

strutturale infrazione a regole date. L’irregolarità, la ricerca dell’insolito, la volontà di stupire sono i

tratti che definiscono il gusto barocco che si diffonde in Europa fra il 1580 e il 1680. Il barocco non

investe solo le arti visive, la letteratura e la musica, ma anche la religiosità, la politica, il costume.

Quasi per reazione alle forme di controllo e coercizione che la Chiesa contro-riformista e gli Stati

esercitano sugli individui, gli artisti cercano l’originalità. La loro ricerca di quanto è trasgressivo,

capriccioso, strano, alternativo, è tollerato e a volte incoraggiato, in ambito artistico e letterario, sia

dai sovrani e dall’aristocrazia, sia dalla Chiesa cattolica, soggetti che sono soliti combattere ogni

tentativo di eversione in campo religioso, politico, filosofico e scientifico.

Grazie al suo ingegno l’artista deve avvicinare oggetti fra loro distanti ed inconciliabili, creando

nessi inediti che li apparentino. L’obbiettivo dell’artista è quello di stupire chi fruisce della sua

opera. Gianbattista Marino ( 1569/1625) «… è del poeta il fin la meraviglia…». Il dovere

dell’artista è di proporre, utilizzando materiali rari/pregiati, è creando paragoni inconsueti recepiti

solo da chi ha una cultura raffinata ed esclusiva, di creare l’effetto della meraviglia nello spettatore.

Gli artisti elaborano un linguaggio iniziatico e misterioso, costellato di simboli ed emblemi.

La Chiesa controriformista cerca di operare un controllo sulla produzione artistica con la censura.

Paradossalmente, mentre si sviluppa un movimento culturale che sembra rifiutate ogni regola,

cresce il tentativo di arginare e ricondurre entro certi limiti le libertà artistiche che si diffondono.

Questo governo delle arti evidenzia come in un’epoca in cui vengono messi in discussioni valori

religiosi/politici/scientifici/filosofici ritenuti intangibili via sia bisogno di nuovi punti di riferimento

11.2 Lo spettacolo del mondo.

L’intervento del potere politico nella sfera della cultura è finalizzato ad ottenere il consenso dei

sudditi. Per questo, pontefici e sovrani, quando si tratta di arricchire le proprie collezioni personali

si mostrano estremamente raffinati;, mentre, quando l’opera è destinata alla fruizione pubblica,

prediligono oggetti artistici che impressionino per la loro magnificenza.

Il teatro, in particolare è il frutto dell’armonica sinergia fra molteplici arti: pittura, scultura,

letteratura, musica. La spettacolarità del teatro diviene un elemento anche della vita pubblica.

Nel Rinascimento lo spettacolo teatrale era una festa riservata alle corti signorili, nell’epoca barocca

festeggiamenti e celebrazioni si svolgono nelle strade e nelle piazze coinvolgendo l’intera società.

Non solo rappresentazioni teatrali, ma processioni, cortei, giostre, tornei,. Persino gli autos da fé.

L’intera città diviene teatro dove si svolge l’azione spettacolare. In questo periodo molte città

vedono modificata la loro struttura ai fini di modellare lo spazio in modo da migliorare la resa

visiva delle feste pubbliche. Roma è la città dove l’intervento strutturale/decorativo di gusto

barocco è maggiormente deciso. La Chiesa cerca di affascinare quanti vi giungono per attuare la

propria propaganda e contrastare la diffusione di idee protestanti.

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Fra i Cinquecento e Seicento anche le monarchie europee organizzano in maniera pubblica e rituale

i distinti momenti della vita del sovrano, non solo l’incoronazione, le nozze, i battesimi, i funerali,

ma anche i momenti della vita privata e quotidiana. Il cosiddetto «cerimoniale borgognone»

introdotto da Carlo V, si diffonde nelle regge europee e fissa i ruoli e le mansioni dell’aristocrazia

che vive a corte, il tutto finalizzato a sottolineare la sacralità del sovrano. L’esistenza del monarca

diviene spettacolo, la figura del sovrano per diritto e per volontà divina appare rarefatta e preziosa.

11.3 La cultura della Controriforma.

La propaganda controriformista non si esaurisce nel tentativo di affascinare i fedeli con il fasto delle

cerimonie e degli spazi in cui esse si svolgono. La Chiesa cattolica cerca anche di plasmare le

coscienze tanto degli analfabeti –la maggioranza-, con linguaggi artistici e arti visive; quanto gli

alfabetizzati attraverso collegi ed istituti di istruzione in cui opera con l’arma della censura.

Nel 1577, Carlo Borromeo, cardinale di Milano, pubblica un trattato in cui sostiene che l’arte deve

essere al servizio di Dio e che questo principio deve essere trasmesso ai fedeli.

Nel 1594 il cardinale Gabriele Paleotti rimprovera gli errori di rappresentazione degli episodi sacri

da parte dei pittori che ignorano le Sacre Scritture ed esalta la funzione didattica della pittura i cui

prodotti però devono nascere da una stretta collaborazione tra artisti ed ecclesiastici.

Sempre per contrastare la diffusione delle idee protestanti, la Chiesa da vita anche a numerosi

istituzioni educative, scuole di villaggio gestite dai parroci o da ordini religiosi.

La Compagnia di Gesù –gesuiti- spicca per l’opera pedagogica rivolta ai ceti dirigenti. I collegi dei

gesuiti, a cui vengono ammessi gli appartenenti alle più alte fasce sociali, ottengono un enorme

successo e si distinguono per la pianificazione di orari e programmi, la progressione degli studi.

Il numero di questi collegi cresce rapidamente anche perche da essi escono i giovani educati e

seriamente preparati, che andranno a servire i vari sovrani in mansioni civili e militari.

Conseguenza di questo successo è l’enorme crescita del patrimonio della Compagnia dovuto a

lasciti testamentari e a donazioni; accanto alle scuole sorgono convitti per i rampolli aristocratici.

Grande è anche l’influenza della Compagnia sulle università di cui a volte assumono il controllo.

11.4 La politica barocca.

Nel corso dei Seicento la riflessione politica non insiste più sull’autorità e sovranità del principe,

bensì sulla macchina del potere, sui segreti dello Stato. Con la Controriforma si fa strada un’idea

politica cristiana che tenga conto del ruolo centrale dei sovrani per il mantenimento dell’ordine

sociale e politico. Nel 1589, Giovanni Botero nell’opera Della ragion di Stato – in contrasto con

Machiavelli, afferma che ragione di Stato e la conoscenza «dei mezzi atti a fondare, conservare ed

amministrare un dominio.». Per lui il principe deve guadagnarsi i consenso dei sudditi ed è

fondamentale il rapporto fra il potere del sovrano e la Chiesa; il re deve essere un buon cristiano e

sapere utilizzare l’appoggio della Chiesa per la stabilità del proprio potere. Altro tema trattato è

quello della prudenza, non intesa machiavellicamente come cautela nelle azioni di governo, ma

come timore di Dio secondo l’ottica cristiana. Rimane comunque la difficoltà di coniugare i

principi della religione cattolica con il rigore e la crudeltà indispensabili nell’esercizio del potere;

la sincerità con la necessità di dissimulare le proprie recondite intenzioni per poter governare .

Machiavelli aveva sostenuto la necessità per il principe di essere un gran simulatore e dissimulatore;

ora, sull’onda della Controriforma, l’occultamento delle proprie intenzioni è giustificato solo da una

situazione di pericolo, negli altri casi la dissimulazione è da disapprovare.

Nel Seicento, l’attenzione dei pensatori si concentra non sulle regole generali della politica, ma su

quelle appropriate ad affrontare ogni singola situazione o a raggiungere determinati fini.

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12. Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna.

12.1 La rivoluzione celeste.

All’inizio del XVI secolo la visione del cosmo è quella fondata sulla centralità della terra

-geocentrismo- immobile al centro dell’universo. Essa deriva dal filosofo greco Aristotele e dal

matematico Tolomeo di Alessandria; grazie a Tommaso d’Aquino e dottrina ufficiale della Chiesa.

Ogni cosa ha il proprio luogo naturale in base alla minore/maggiore perfezione delle sua essenza.

Ma Niccolò Copernico (1463/1543) formulò un nuova ipotesi, ispirata da Pitagora, in cui il sole era

al centro dell’universo e la terra ruotava circolarmente attorno. La teoria eliocentrica proposta da

Copernico innesca nelle scienza fisiche ed astronomiche un processo rivoluzionario che si

concluderà solo con l’opera dello scienziato inglese Isaac Newton. Ma la rivoluzione copernicana,

a causa delle sue potenzialità eversive viene osteggiata dalla Chiesa, sia Cattolica, sia Protestante.

Le idee di Copernico trovano ulteriore sviluppo nelle teorie di Giovanni Keplero sulle orbite celesti.

12.2 Il metodo sperimentale: Galileo Galilei.

In Italia, Galileo Galilei (1564/1642), matematico dell’università di Pisa, si muove sulle orme di

Copernico e Keplero. Egli, convinto che per studiare la natura sia necessario osservarne le

caratteristiche primarie e reali, che sono quantificabili, basa il suo metodo di ricerca sulla

formulazione di un’ipotesi e nella sua verifica sperimentale. - esperimenti sul moto dei gravi, ;

scoperta della legge delle piccole oscillazioni del pendolo ( isocronia ). Per poter verificare le sue

ipotesi egli fabbrica anche nuovi strumenti: il più straordinario è il telescopio; con questo strumento

può osservare e studiare vari satelliti - Giove, Venere, Saturno - e anche le mari della Luna. Questi

suoi studi consolidano la teoria eliocentrica a scapito di quella geocentrica sostenuta dalla Chiesa.

Galileo à molto considerato dagli altri studiosi per le sue scoperte astronomiche che però si

scontrano con l’interpretazione ufficiale della Bibbia da parte della Chiesa. Nel 1616 l’Inquisizione

condanna le teorie copernicane in quanto contrarie alla verità bibliche, anche Galileo è ammonito.

Egli cerca di convincere gli studiosi della fondatezza delle sue teorie, però senza riuscirci.

Nel 1633, viene processato dall’Inquisizione e condannato alla pubblica abiura, ritrattazione

dell’eliocentrismo, e alla carcerazione a vita che sconterà presso Firenze ; dove peraltro continuerà

la sua opera di ricerca e scrittura gettando le fondamenta di una scienza del moto.

12.3 Una nuova medicina.

Anche in campo medico, tra Cinque e Seicento, si registrano scoperte che modificano l’idea del

corpo umano che si è sviluppata nella cultura europea. Partendo dalla rilettura dei testi del greco

Galeno (129/201), Andrea Vesalio (1514/64) docente dell’università di Padova, elabora un testo che

attraverso le tavole allegate, dimostra di voler studiare direttamente i corpi, senza pregiudizi.

Anche Girolamo Fabrici (1533/1619), combinando lezioni teoriche con ricerca pratica, crea il

primo teatro anatomico nel quale si operano le dissezione dei cadaveri sotto gli occhi degli studenti.

Fabrici si concentra sulle valvole venose che fanno affluire il sangue venoso al muscolo cardiaco.

Un suo studente inglese, William Harvey si dedica allo studio del cuore giungendo ad illustrare i

meccanismi delle circolazione, e la centralità del cuore nel sistema circolatorio. Harvey compie una

serrata opera di sperimentazione attraverso la dissezione dei cadaveri e la vivisezione di animali.

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12.4 L’universo come macchina.

Le esperienze compiute in campo fisico, astronomico e medico concorrono alla nascita del

«meccanicismo»; una concezione del mondo contraria sia all’aristotelismo, sia al naturalismo.

Thomas Hobbes, Martin Mersenne, Pierre Gassendi, sono i principali intellettuali secondo i quali la

conoscenza delle leggi del moto è sufficiente a spiegare l’intero universo. L’universo è composto da

corpi che si muovono continuamente, conoscere le leggi matematiche del moto consente di far

comprendere nella sua realtà la struttura cosmologica.

Il filosofo Cartesio (1596/1650) afferma che il mondo naturale è composto essenzialmente da

materia in movimento, l’universo è uno spazio dove i corpi si urtano in un continuo movimento di

traslazione; le sue idee non derivano dall’osservazione delle realtà, ma da una deduzione logica.

Egli invita lo scienziato a chiedersi come i corpi danno vita agli avvenimenti in natura e non perché.

L’universo è un’enorme macchina i cui ingranaggi sono tutti ugualmente importanti e necessari.

Il pensiero meccanicistico conduce al materialismo di Hobbes per il quale i concetti morali di bene

e male non derivano dai comandamenti divini, ma dal movimenti dei corpuscoli materiali che

incontrandosi col corpo umano generano le passioni del piacere (bene) e del dolore (male).

Il vero punto di svolta nel pensiero filosofico/politico europeo è dato dall’opera di Isaac Newton

(1642/1727): per lui non è importante studiare la causa ultima del moto, ma analizzare il modo in

cui una forza opera e descriverla in termini di legge matematica. Egli giunge ad elaborare e

dimostrare la legge di gravitazione universale. A questo punto l’universo può essere concepito come

del tutto indipendente dall’ordine divino; solo la perfezione dell’universo prova l’esistenza di Dio.

12.5 I lunghi del sapere: università e accademie.

Sin dal basso Medioevo l’università è il principale luogo di trasmissione dell’alta cultura.

Nel cinquecento il loro numero cresce; le principali sono:Bologna/Padova/Parigi/Oxford/Salamanca

Si studia Diritto, Filosofia, Medicina; la lingua di comunicazione del sapere resta il latino.

Gli studenti devono apprendere mnemonicamente conoscenze, spesso obsolete, nozionistiche.

L’università non è un luogo di ricerca, i docenti stessi spesso non lo amano,considerandolo un posto

dove ci si guadagna da vivere; anche Galileo, docente all’università di Padova, conduce altrove i

suoi studi e le sue ricerche private sull’eliocentrismo.

Il luogo del vero confronto intellettuale è l’accademia, una struttura informale dove si incontrano

periodicamente appassionati di una determinata disciplina per discutere di singole questioni.

In Italia: Accademia dei Lincei, a cui si affilia anche Galileo; Accademia del Cimento; Accademia

degli Investiganti a Napoli. Questi sodalizi però sono a volte minati dagli attacchi dell’Inquisizione.

In Francia: Academie Royale des Sciences, fondata per volere di Luigi XIV, nel 1666, i cui

componenti percepiscono un salario dalla corona per dedicarsi alla sperimentazione delle scienze.

In Inghilterra : Royal Society of London , fondata come sodalizio privato nel 1660.

13. Tra guerre e rivolte: la crisi politica di metà Seicento.

Durante gli anni Quaranta del XVII secolo un terremoto politico investe le grandi monarchie

europee. In Spagna, Filippo IV mentre torna alla guerra contro le Province Unite, per la mai risolta

crisi nei Paesi Bassi; scoppia la ribellione della Catalogna e Portogallo che vogliono la secessione;

nel 1647 esplodono ribellioni a Palermo, Sicilia e poi a Napoli dove viene proclamata la repubblica.

In Francia, Anna d’Austria, reggente per conto del futuro Luigi XIV, si trova a fronteggiare una

rivolta, chiamata Fronda, cappeggiata dal parlamento di Parigi che vuole allontanare il primo

ministro il cardinale Giulio Mazzarino. Ne deriverà una lunga e pericolosa guerra civile.

In Inghilterra, Carlo I che governa dispoticamente introducendo nuove tasse si scontra con il

Parlamento, una rivolta che porterà alla decapitazione del sovrano a alla repubblica inglese.

Tutte questi crisi, che si risolveranno con esiti diversi, presentano però tratti comuni.

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13.1 Lo scenario: la guerra dei Trent’anni,

A partire dagli anni Sessanta, i Sacro Romano impero è attraversato da profondi conflitti religiosi.

La controffensiva del cattolicesimo, è guidata dalla Compagnia di Gesù nella formazione spirituale.

Mentre nella Germania centro-settentrionale la nobiltà è in maggioranza luterana, nella parte

meridionale rimane/ritorna cattolica - Baviera, Austria . Anche il calvinismo crea nuova instabilità.

All’’iniziale liberta di confessione religiosa, vista l’aggressiva intransigenza dei gesuiti, i principi e

le città luterano/calviniste costituiscono la lega Unione evangelica, sotto Federico IV del Palatinato.

Anche i principi cattolici danno vita alla Lega cattolica, sotto la guida di Massimiliano di Baviera.

La tensione è alimentata anche dal fatto che l’imperatore Mattia d’Asburgo, privo di eredi, designa

successore Ferdinando di Stiria, cattolico intransigente. Alla morte di Mattia, i boemi rifiutano di

riconosce Ferdinando come loro sovrano ed eleggono Federico V, capo dell’ Unione evangelica.

Però, nel 1620, le truppe imperiali e quelle della Lega cattolica sconfiggono i boemi, impongono

il cattolicesimo con saccheggi, confische, rieducazione forzata invadendo il Palatinato.

Successivamente l’egemonia cattolica, che preoccupa le potenze europee protestanti, viene attaccata

sia in Germania, sia in Italia settentrionale. Ma l’affermazione delle truppe asburgiche portano ad

un mutamento degli equilibri religiosi nell’impero; Ferdinando II (1619/37) ordina ai principi

protestanti di restituire i beni ecclesiastici confiscati cercando di accrescere il suo potere.

Sebbene l’imperatore rinunci poi alla restituzione dei beni da parte dei principi protestanti, sembra

che gli Asburgo abbiano di fatto vinto la partita dell’egemonia politica europea.

A questo punto è la Francia che decide di intervenire con le armi a sostegno dei rivali dell’impero.

Con l’intervento della Francia, in un conflitto che dura dal 1618, gli equilibri militari mutano a

sfavore degli Asburgo. Si giunge alla pace di Vestfalia -1648- che sancisce il tramonto del disegno

egemonico degli Asburgo. La Spagna è costretta a firmare la pace con le Province Unite.

Inoltre vengono riconosciute come Stati regionale la Confederazione svizzera e la Svezia.

Successivamente la pace con la Francia, - Pirenei 1659- ridimensiona ulteriormente il ruolo di

Madrid nella competizione per l’egemonia europea. Inizia il periodo del predominio continentale

francese a cui si sottraggono sole le potenze navali e commerciali: Inghilterra e Province Unite.

13.2 Ministri - favoriti.

La crisi politica di metà Seicento è conseguenza della lunga guerra e della divisione religiosa.

La disperata ricerca di denaro necessario ad armare gli eserciti, spinge le corone ad imporre nuove

tasse ed a ricorrere ai finanziamenti dei banchieri; anche la lotta tra cattolici e protestanti è

importante. Va però sottolineato che non è tanto la fiscalità in quanto tale che da vita alle ribellioni,

quanto piuttosto la sua legittimità, i motivi per cui vu si ricorre, l’uso che si fa dei soldi raccolti;

anche i vari conflitti non sono tutti da imputare alla rivalità cattolici/protestanti - es. rivolte di

Napoli e Catalogna- quanto piuttosto una condanna dei metodi assolutistici dei governi, condanna

presente anche i tutte i le guerre cattolici/protestanti.

La figura del favorito, un amico del sovrano che riceve, in cambio dei suoi consigli, speciali onori,

esisteva già nel medioevo, ma nella prima metà Cinquecento viene a perdere peso perché i sovrani

cercano di garantire stabilità alla loro corona assegnando a ciascuna delle varie fazioni cortigiane

un qualche riconoscimento.

Questa prassi viene per la prima volta modificata da Filippo III (1598/1621) che concede al suo

favorito Francisco Gomez, duca di Lerma, un enorme potere, in pratica governa al suo posto.

L’esempio spagnolo viene imitato in Inghilterra - a fianco di Giacomo I / George Villiers; in

Francia Maria dei Medici, vedova di Enrico IV, reggente per il figlio Luigi XIII / Concino Concini -

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Il potere autocratico dei sovrani va diminuendo, contemporaneamente il controllo delle decisioni

politiche da parte di una sola persona che non è il re polarizza il sistema politico in due fronti.

Gli esclusi tendo a coalizzarsi per dimostrare di essere in grado di sostituire validamente il favorito,

l’opposizione attua una resistenza o renitenza che rende problematica l’attuazione di certe politiche.

Per i sovrano diventa necessaria una mutazione di governo.

13.3 Il governo straordinario e la guerra.

All’ascesa al trono di Filippo III -critico nei confronti del padre- vi è un nuovo cambiamento nella

corte spagnola; il nuovo sovrano si circonda di uomini intenzionati a difendere la monarchia

cattolica dal declino. Nella nuova classe dirigente emerge il conte di Olivares, detto poi conte-duca.

La spagna riprende la guerra nei Paesi Bassi e interviene militarmente a sostegno degli Asburgo

d’Austria. Olivares, il valido , cerca di imporre tributi anche fuori dalla Castiglia, agli altri territori.

Ma sono gli stessi aristocratici della Castiglia che ostacolano questo progetto, temendo di perdere

potere; una condivisione degli oneri avrebbe portato anche quella degli onori. Il Conte - Duca, per

evitare che l’opposizione della classe dirigente esistente, ricorre a mezzi straordinari cercando di

creare nuovi luoghi decisionali: giunte speciali di ministri, e per assicurare la concreta esecuzione di

quanto deciso, colloca suoi uomini di fiducia nei punti strategici dell’amministrazione. Non si tratta

più della tradizionale fedeltà al sovrano, ma di una fedeltà al suo Valido ed alle sue direttive.

Il favorito, alter ego del sovrano di cui ha plagiato la volontà, dispone, di un potere dispotico.

Questo stile di governo straordinario e di guerra: un favorito dotato di tutti i poteri, pur essendo

bollato dai contemporanei come arbitrario e illegittimo, diventa comune alle grandi monarchie.

In Inghilterra, il duca di Buckingham, il favorito di Carlo I, viene accusato di essere un usurpatore.

In Francia, Maria dei Medici si affida al duca e cardinale Richelieu che contemporaneamente

combatte gli ugonotti in Francia e all’estero, finanzia i protestanti nella guerra dei Trent’anni.

Per consolidare il suo potere il cardinale crea una potente rete di legami personali familiari e pone

suoi uomini di fiducia a sorvegliare i governatori per contrastarne la lentezza e l’opposizione.

Egli afferma che in circostante speciali può agire in violazione dei normali vincoli, potere assoluto.

Tali teorie legittimano una serie di misure straordinarie, notevole incremento della pressione fiscale,

usando anche l’esercito per reprime le rivolte nelle campagne e ridurre al silenzio le voci critiche.

13.4 Tempi di rivolta.

Le profonde innovazioni nel rapporto tra il sovrano e i sui sudditi e nella distribuzione del potere

provocano resistenze da chi non approva i nuovi metodi, e non di rado la ribellione popolare.

Nei territori iberici, l’ostilità nei confronti di Olivares induce l’aristocrazia a progettare congiure;

nel 1640, Catalogna e Portogallo si ribellano, accusando Olivares di continue violazioni delle

proprie libertà e privilegi; i catalani dichiarano rotto il vincolo di fedeltà agli Asburgo cercando

aiuto presso il sovrano francese. Solo dopo una lunga guerra Filippo IV pone fine alla ribellione.

I ribelli portoghesi si richiamano alla tradizione dinastica autoctona, prima della conquista del

Portogallo da parte di Filippo II; la nobiltà decide di affidare il trono a Giovanni IV di Braganza.

A seguito di queste ribellioni, Filippo II allontana Olivares ed allarga la cerchia del governo alle

famiglie aristocratiche contrarie al Duca - Conte.

Ma la pressione fiscale continua a crescere e causa la rivolta di Palermo; inizialmente a Napoli il

popolo si scaglia contro la nobiltà accusata di essere filo francese; poi il popolo, dapprima guidato

dal pescivendolo Masaniello, accusa i ministri spagnoli di aver violato un contratto implicito tra

governati e governati garantito da Carlo V. Quando Masaniello viene ucciso dai suoi stessi

compagni, la rivolta si estende alle campagne.

La flotta spagnola bombarda Napoli che, rotta la fedeltà alla corona, proclama la repubblica che;

però cade nei mesi successivi, a causa di rivalità interne alla repubblica, e di azioni militari spagnole

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In Francia: il nuovo ministro-favorito della regina madre Anna d’Austria è il cardinale Mazzarino

che incontra la resistenza dalle corti riunite del Parlamento di Parigi appoggiato dal popolo cittadino

Il Parlamento decide l’abolizione di norme ritenute inique: arresto arbitrario, aumento del prelievo

fiscale, invio di commissari straordinari, creazione di giunte speciali di governo. I rivoltosi vengono

definiti con disprezzo frondeurs, quelli che scagliano pietre con la fionda; essi però vanno

orgogliosi di questo epidoto perché richiama l’immagine biblica di Davide che uccide Golia.

Mazzarino, fuggito da Parigi nel 1648, invia l’esercito contro i rivoltosi della capitale; ne deriva una

lunga e sanguinosa guerra civile, tutti coloro che hanno subito il regime straordinario si oppongono.

Alla fine, la maggior potenza finanziaria di Mazzarino, unita all’incapacità dei rivoluzionari di

ottenere la convocazione degli Stati Generali, portano alla conclusione della rivolta (1653).

Resta, in un paese devastato, la lezione che l’uso del potere arbitrario esercitato da una autorità

ritenuta illegittima ha un preciso limite, oltre il quale provoca inevitabilmente la rivolta dei sudditi.

14. La rivoluzione inglese.

Nel 1603, alla morte di Elisabetta I, si estingue la dinasti dei Tudor; la corona passa al nipote

Giacomo Stuart (1566/1625) re di Scozia. Giacomo - IV di Scozia e I d’Inghilterra - era figlio di

Maria Stuart - la regina cattolica di Scozia fatta imprigionare e poi giustiziare da Elisabetta I.

Giacomo si trova a governare sia sulla Scozia, - paese convertito al calvinismo, dedito

all’allevamento e governato dal una forte nobiltà, da un Parlamento e dalla chiesa calvinista - ;

sia sull’Inghilterra, - paese con una ricca agricoltura, un artigianato attivo e un commercio

marittimo in espansione, governato da un Parlamento in cui la camera dei Lord rappresenta la

nobiltà e l’alto clero; la camera dei Comuni il resto della popolazione; la religione è anglicana. -

la situazione religiosa ed ecclesiastica è particolarmente complessa: Elisabetta I aveva cercato di

non radicalizzare le differenza tra anglicani e cattolici ancora molto presenti in Irlanda, in cui nella

regioni del nord -Ulster - si erano insidiate comunità presbiteriane; come in Scozia il calvinisti.

14.1 L’Inghilterra di Giacomo I Stuart.

Introdurre un’uniformità religiosa appare un dovere imprescindibile perché la compresenza di

diverse fedi potrebbe condurre alla sedizione ed alla distruzione dei regni - Inghilterra e Scozia. -.

Di fatto Giacomo I, pur cercando di aumentare il suo controllo nel campo religioso, evita di aprire

gravi contenziosi su questo terreno tollerando la coesistenza di religioni diverse, anche la cattolica.

Anche il progetto di fondere la due corone, unendone le istituzioni, viene respinto dal Parlamento.

Innegabile la profonda differenza tra il mondo scozzese e la grande metropoli di Londra; il re stesso

e la sua corte di giovani dediti alla caccia ed ai bagordi suscita diffidenza nell’aristocrazia inglese;

solo la riconferma di Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta, è una garanzia per l’aristocrazia

Pure in Inghilterra si impone lo stile suntuoso e economicamente caro delle altre corti europee.

Le entrate finanziare della corona sono: rendite di terre regie, tariffe doganali, proventi feudali.

Solo in caso di guerra il Parlamento può autorizzare nuove tasse. Ma sia l’inflazione, sia la

propensione alle spese di Giacomo rendono le entrate statali insufficienti. Si ricorre alla vendita di

uffici e di titoli nobiliari, riuscendo però a sanare solo parzialmente la grave situazione finanziaria.

Il sovrano è obbligato chiede nuove tasse al Parlamento, sempre molto restio a concederle.

Sotto Elisabetta, l’Inghilterra era stata il principale alfiere della lotta antiasburgica e il sostenitore

della resistenza anticattolica in tutt’Europa. Giacomo I preferisce il ruolo di mediatore e pacificatore

La Francia, pur rimanendo in paese cattolico, uscita dalle guerre di religione appariva più tollerante.

Contemporaneamente in Francia con la stabilizzazione politica, risorge lo spirito di rivalità nei

confronti con la Spagna; questo atteggiamento e ben visto da Giacomo che spera di sfruttarlo

Il Parlamento inglese è però più propenso ad un netto impegno anticattolico in politica estera.

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La posizione attendista del sovrano inglese nella guerra dei Trent’anni in cui i protestanti, guidati da

Federico V del Palatinato, vengono sconfitti dall’imperatore Ferdinando II e dalla Lega cattolica,

risulta incomprensibile; proprio mentre la Spagna riprende la guerra contro le Provincie Unite.

I calvinisti inglesi - i puritani - tornano ad intensificare la loro campagna anticattolica.

Anche il matrimonio dell’erede Carlo con Enrichetta Maria, sorella del re di Francia, e la

conseguente concessione della libertà di culto cattolico a Londra per la corte della regina, introduce

un elemento di scarsa sintonia con gli umori della Nazione espressi dal Parlamento inglese.

14.2 Una stella fissa: Buckingham.

La fulminea scesa a corte dei George Villiers (1592/1628), - nobile minore e uno dei più ricchi

signori d’Inghilterra, divenuto duca di Buckingham suscitò diffusa avversione fra gli aristocratici.

Dotato di indubbie qualità, Villiers era riuscito, grazie alla sua posizione privilegiata nell’entourage

del sovrano, a raggiungere una posizione di primato sul piano politico. L’emergere anche in

Inghilterra di un sistema cortigiano dominato da un’unica fazione dominante, come già succedeva

nelle altre corti europee, deve tener conto di una particolarità inglese: il controllo della corte non

garantisce automaticamente quello del Parlamento.

Alla morte di Giacomo I, e con la successione di Carlo sul trono inglese, (1625) cade anche la

speranza di un’alleanza con la Francia in funzione antispagnola con la pace firmata da francesi.

La prospettiva di un trionfo cattolico si sovrappone alle avvezione per lo strapotere di Buckingham.

Il Parlamento è favorevole ad una guerra navale che colpisca la Spagna nelle sue ricche colonie.

Carlo I scioglie il parlamento che era entrato in aperto contrasto con Buckingham il quale impone

un prestito ai sudditi abbienti; la Camera dei Comuni richiede al re -in cambio dei sussidi richiesti -

di firmare una Petition of right, che proibisca per il futuro nuove tassazioni da essa non autorizzate.

Il successivo assassinio di Buckingham, accolto con manifestazioni di gioia, aggrava la situazione.

Il sovrano decide di prendere in mano la situazione e torna a sciogliere il Parlamento (1629).

14.3 La manovra personale di Carlo I.

Durante gli undici anni di governo diretto da parte di Carlo I (1629/40), si verifica un progressivo

scollamento fra la corte (the Court) e il paese (the Country). Il re, non volendo convocare il

Parlamento, ricorre a banchieri/mercanti per finanziarsi concedendo privilegi e monopoli

commerciali, e imponendo anche ai sudditi imposte e dazi e reprimendo duramente ogni dissenso.

In campo religioso, il sovrano appoggia l’arminianesimo - versione moderata del protestantesimo -

tentando la via della mediazione nel complicato puzzle religioso dei suoi regni; ma questo provoca

una reazione da parte dei gruppi puritani che porta alcune sette ad emigrare in America del Nord.

In politica estera -guerra dei Trent’anni -, la posizione defilata se non filo spagnola di Carlo I, che

rovescia il tradizionale appoggio alle Province Unite ed ai principi protestanti tedeschi crea

disorientamento e timori nella corte inglese,rimarcati dall’arrivo di Maria de Medici -regina madre-.

Anche le Chiese d’Irlanda e di Scozia si ribellano al tentativo del re di uniformarle

all’anglicanesimo: Di fronte all’aperta ribellione della Chiesa presbiteriana Scozzese, Carlo I arriva

ad inviare una spedizione militare che viene però sconfitta, il re è obbligato a recedere.

Nel 1640, Carlo I è, suo malgrado, obbligato a convocare il Parlamento per finanziare la guerra .

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14.4 Una guerra civile.

Appena convocato il Parlamento chiede di discutere prima sulle proprie rimostranze alle corona e

solo dopo delle richieste finanziare per la guerra agli scozzesi. E così, dopo appena tre settimane,

il sovrano decide di licenziare il Parlamento (Short Parlament) e far arrestare alcuni componenti.

Le trattative con gli scozzesi si complicano poiché essi pretendono un elevato risarcimento

finanziario per i loro costi di guerra. Carlo I è costretto a riconvocare il Parlamento che di fatto non

si sarebbe più fatto sciogliere (Long Parlament). L’azione del Parlamento ha il sostegno popolare.

Viene chiesto al re di firmare un decreto di colpevolezza per tradimento contro il conte di Strafford

suo primo ministro; sotto la pressione dell’opinione pubblica londinese Carlo I cede, finendo col

firmare la condanna a morte di Strafford che verrà decapitato nel 1641. Successivamente il

Parlamento ribadisce l’incostituzionalità ed illegalità di ogni tassazione senza consenso

parlamentare ed ordina lo smantellamento di tutto l’apparato di governo volto alla repressione.

A questo punto però il Parlamento incomincia a dividersi su come affrontare altri provvedimenti,

mentre vi è accordo sul limitare il potere del sovrano, sorgono disaccordi su come procedere nel

governare il Paese. Vi è chi sostiene che il Parlamento deve tornare a svolgere solo una funzione di

controllo sull’operato di governo esercitato dal sovrano e dai suoi consiglieri; altri propendono per

una più stretta tutela da parte del Parlamento sul sovrano che ha mostrato ripetutamente di voler

accrescere la sua autorità sottraendosi ai controlli previsti e assumendo posizioni filocattoliche.

Nel 1641, un’improvvisa rivolta cattolica nell’Irlanda sconvolge gli equilibri politici del paese.

L’opposizione parlamentare, guidata da John Pym e forte di un sostegno extraparlamentare, vota

una proposta di sussidio alla spedizione repressiva in Irlanda condizionandola però al controllo sulla

scelta del comando militare non fidandosi delle reali intenzioni del re. A questo punto, Carlo I tenta

l’azione di forza ordinando l’arresto dei leader dell’opposizione che riescono però a fuggire e a dar

vita ad agitazioni popolari e a manifestazioni di protesta. Il re si ritira a York, coi suoi fedeli.

Nel 1642, con il reclutamento di un esercito di volontari da parte di Carlo I, inizia la guerra civile.

Il Paese si spacca in due: le regioni del Nord e del Sud-Ovest con il sovrano; Londra, l’Est ed il

Sud-Est con il Parlamento. Da un punto di vista sociale, la maggioranza dei Lord e della piccola

nobiltà rurale rimane fedele al re; gli artigiani e i ceti professionali sostengono il Parlamento.

Gli scontri militari tra le forze realiste e quelle parlamentari, alleate con gli scozzesi, hanno un esito

incerto: le seconde, a nord, grazie all’aiuto scozzese, controllano le province settentrionali; mentre

le truppe regie guadagnano terreno a Sud-Ovest.

14.5 La sconfitta di Carlo I e la proclamazione del Commonwealth.

Nel 1645, l’esercito regio viene sbaragliato a Naseby, dall’esercito avversario che nel frattempo è

stato riorganizzato e messo sotto il comando di Oliver Cromwell (1599/1658); i re si arrende alle

truppe scozzesi che, nel 1647, lo consegnano al vittorioso schieramento parlamentare.

Il panorama politico appare ora ben diverso dall’inizio della guerra civile. Vi è un partecipazione

alla vita politica da parte di forze e soggetti che ne erano tradizionalmente esclusi. Anche l’esercito,

attraversato da forti correnti radicali, è una di questi nuovi soggetti politici con cui confrontarsi.

Tra i soldati, come tra gli artigiani, si discute liberamente della forma di governo e dei rapporti

Stato/Chiesa; delle radici e della legittimità dell’autorità. Per quanto riguarda la Chiesa si

confrontano tre posizioni: - la prima, propone una purificazioni da riti cattolici; -la seconda,

presbiteriana, sostiene l’omologazione della chiesa inglese a quella scozzese; - la terza, propone di

lasciare spazio alle autonomia delle libere assemblea, pur nel quadro di una Chiesa nazionalista.

Nascono gruppi religiosi antitetici come quaccheri o battisti, un variegato universo di idee

anticonformiste. Il dibattito religioso arriva ai limiti della tolleranza religiosa.

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A Londra, gruppi radicali, come i livellatori, non solo propongono tolleranza religiosa, ma anche

l’elezione di un nuovo Parlamento a suffragio generale maschile, sull’esempio olandese, con una

evoluzione in senso democratico ed antiautoritario, propugnano radicali riforme economiche/sociali

Un movimento radicale, detto degli indipendenti, chiede lo scioglimento del Parlamento, la sua

totale riforma ed il mantenimento della linea di fermezza nella trattative con il re. La maggioranza

parlamentare è invece favorevole a una conciliazione con Carlo I, che intanto cerca di prendere

tempo nel tentativo di riorganizzarsi militarmente anche alleandosi con gli scozzesi.

Nel 1647, la decisione parlamentare di sciogliere l’esercito suscita l’ammutinamento delle truppe;

la protesta è guidata da Oliver Cromwell; nell’infuocato dibattito che ne segue vengono avanzate

idee che ancor oggi sorprendono per la loro modernità: tutti i cittadini hanno uguali diritti politici e

la conseguente facoltà di eleggere i loro rappresentanti, la sovranità risiede nel popolo, il potere

della corona va molto limitato e la Camera dei Lord addirittura abolita.

Nel 1647, Carlo I riesce a fuggire; mentre il parlamento soffoca le insubordinazioni nell’esercito e

limita molto il potere dei livellatori. Nel 1648, un esercito scozzese invade l’Inghilterra, ma viene

sconfitto dalle forze parlamentare che hanno ritrovato una temporanea unità di intenti.

Però subito dopo questa vittoria, lo schieramento inglese torna a dividersi: l’esercito vuole

processare il sovrano, mentre il Parlamento cerca nuovamente una possibile mediazione.

Un reggimento dell’esercito «purga» il Parlamento espellendone gli elementi più conservatori;

il sovrano viene processato, condannato a morte e decapitato, in nome del popolo il 30 gen.1649.

Tre mesi dopo, la Camera dei Lord è abolita e proclamata la repubblica, il Commonwealth.

15. Il Seicento fra crisi e trasformazione.

15.1 Gli aspetti demografici.

Sul finire del Cinquecento una serie di cattivi raccolti causa una gravissima carestia che sfocia in un

aumento del tasso di mortalità ed una diminuzione del tasso di natalità. Anche le epidemie di peste

mietono numerose vittime, soprattutto nelle varie città europee. - Genova, Barcellona, Londra -

Nel 1618, lo scoppi della guerra dei Trent’anni, che interessa Germania, Boemia, Danimarca,

Francia e Italia, con il suo seguito di devastazioni ed epidemie aggrava la crisi demografica.

Per tutto il Seicento vi è un calo demografico in tutto il continente ad eccezione delle isole

britanniche, paesi scandinavi e Province Unite. Anche in Italia si registra una notevole diminuzione.

15.2 I problemi del mondo rurale.

Per analizzare la stagnazione/diminuzione della popolazione nel Seicento bisogna partire dalle

vicende dell’agricoltura europea. Secondo l’economista inglese Robert Malthus (1766/1834), la

scarsità dei raccolti è da imputare all’arretratezza delle conoscenze tecniche e alla scarsezza di terra

di buone qualità; si estendeva l’estensione dei terreni coltivati, ma si trattava di terre povere.

Secondo altri studiosi bisogna piuttosto guardare ad altri fattori di natura sociale e culturale come la

polarizzazione della ricchezza, la sua concentrazione nelle mani di alcuni gruppi sociali.

Le popolazioni urbane e rurali costrette a spendere per alimentarsi buona parte del loro reddito a

causa dell’inflazione che ha fatto lievitare il prezzo delle derrate agricole. In campagna alla

diminuzione dei redditi reali si aggiunge un aumento dei canoni di affitto dei terreni. Ad arricchirsi

sono i medi e grandi proprietari terrieri i quali però non investono per aumentare la produzione.

I ceti aristocratici, preoccupati di salvaguardare la propria preminenza sociali, cercano di mantenere

integri i loro patrimoni; - fedecommesso: stabilisce la linea successoria, con divieto di vendita -

I nobili sono più impegnati ad edificare palazzi e chiese e a costituire doti per le figlie.

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La scarsa diversificazione delle colture;- la diversità avrebbe potuto produrre una compensazione

tra colture colpite da eventi atmosferici e altre meno colpite - e la riduzione dell’allevamento che

diminuisce la disponibilità di concime per i campi impoveriscono il suolo = meno raccolto.

Inoltre, il raffreddamento del clima iniziato alla fine del Cinquecento, e che si protrarrà sino a metà

dell’Ottocento, - una piccola era glaciale - rende più frequenti le cattive annate agricole. Le rese

agricole restano stazionarie o diminuiscono per tutto il Seicento. Si innesca un circolo vizioso:

caduta della domanda / diminuzione dei prezzi delle derrate invendute, si torna anche

all’allevamento, i pascoli, i boschi ed anche i terreni incolti aumentano.

15.3 La nascita di una nuova gerarchia nella produzione manifatturiera.

Nel Seicento si verificano mutamenti negli equilibri economici europei: non tutte le regioni

reagiscono allo stesso modo alle crisi causata dalla diminuzione di domanda. In alcune regioni vi è

un vero e proprio tracollo produttivo: industrie tessili della Castiglia e della Catalogna a causa della

concorrenza inglese e italiana. In territori dei Paesi Bassi ci si specializza in fabbricazione di tessuti

di buona qualità e nella produzione del lino. L’Inghilterra accresce notevolmente le proprie

esportazioni di manufatti di lana colpendo notevolmente la produzione tessile dell’Italia.

La diminuzione del reddito di chi poteva comprare le stoffe di alta qualità italiane restringe la

domanda che si sposta verso stoffe di bassa qualità e prezzo contenuto. Si rafforzano i produttori

che riescono a diminuire i costi, specie quello della manodopera, -magari a scapito della qualità -

Le manifatture italiane, che producevano stoffe di qualità, perdono competitività e diminuiscono.

I pubblici poteri impongono misure protettive per salvaguardare le produzioni locali.

15.4 Verso nuovi equilibri negli scambi commerciali.

Lo sviluppo delle manifatture inglesi e olandesi, e la crisi di quelle fiamminghe ed italiane ridisegna

la gerarchia economia europea, non con un tracollo improvviso, ma con una progressiva perdita di

un primato produttivo e commerciale. Elemento importante di questo mutamento è il quadro

demografico; nell’Europa nord-occidentale cresce sia la popolazione, sia l’urbanizzazione; mentre

nell’area mediterranea calano entrambi questi dati portando ad una contrazione della domanda

urbana delle derrate agricole e conseguente a minor commerci.

Venezia perde al sua centralità anche nel commercio delle spezie con il Levante; olandesi ed inglesi

cominciano a circumnavigare l’Africa, violando il monopolio dei portoghesi, importano dall’Asia.

La guerra dei Trent’anni, bloccando il flusso di merci, da il via alla lento declino di Venezia.

Anche Genova subisce gli effetti della stagnazione dei commerci mediterranei.

Solo Livorno, grazie a sgravi fiscali, diventa un centro commerciale di olandesi, inglesi, francesi,

che conquistano l’egemonia dei traffici mediterranei. Le esportazioni italiane sono sempre più

rappresentate da derrate agricole e da materie prime , non più da manufatti. In questo periodo

assume particolare importanza l’esportazione di seta grezza o semilavorata legata al largo sviluppo

della gelsicoltura e di alcuni centri manifatturieri, non più urbani, ma operanti nelle campagne.

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16. Divisione dei poteri, libertà, ricchezza: il modello di società olandese e inglese.

Tra il 1566 ed il 1648, la monarchia Asburgo di Spagna viene tenuta in scacco dalla rivolta dei

Paesi Bassi; la vittoriosa resistenza delle Province Unite rappresenta una sconfitta delle ambizioni

egemoniche europee degli Asburgo, confermando anche l’impossibilità di imporre la

restaurazione del cattolicesimo.

Nelle Province Unite, l’organizzazione dei poteri pubblici è basata sulla compartecipazione alle

decisioni politiche dei vari corpi rappresentativi degli Stati provinciali. Questo nuova repubblica

non si basa sul modello di quelle tradizionali - Genova Venezia -, ma su quello più radicale delle

cittadine protestanti e delle confederazioni ad esse legate - Ginevra -. I lunghi decenni di guerra

antispagnola, consolida un sentimento antidispotico, ed il desiderio di libertà di coscienza, a cui si

affianca il principio della tolleranza religiosa.

In Inghilterra, la nascita della repubblica, seguita alla guerra civile che ha contrapposto la

monarchia degli Stuart al Parlamento, è il primo caso in cui il sistema repubblicano si instaura per

via violenta - decapitazione di Carlo I in nome della volontà del popolo - in un grande paese europ.

Malgrado l’esperimento repubblicano inglese venga presto interrotto con la restaurazione degli

Stuart, produce una consolidata e diffusa opposizione all’incremento dei poteri della corona,

sottolineando la necessità di un nuovo equilibrio tra i poteri che salvaguardi i diritti fondamentali.

Al contrario, in Francia il modello statuale punta al rafforzamento delle prerogative regie,

all’imposizione di un modello religioso cattolico, all’accentramento amministrativo con nuove tasse

16.1 Due poteri.

La «nuova» repubblica inglese - Commonwealth - e la «vecchia» repubblica delle Province Unite,

presentano tratti in comune. Entrambe accanto ad un organo rappresentativo - Parlamento / Stati

generali -, va emergendo un potere esecutivo fondato sulla forza militare. Nelle Province Unite il

legame Stati generali/forza militare ha origine nella lunga guerra contro la corona spagnola.

La compresenza di questi due poteri esprime tendenze differenti:- religiose ( protestanti moderati

/puritani); - geografiche ( Olanda/altre province); -radicamenti sociali (nobiltà rurale/plebe urbana

Tuttavia è la forza del modello, pur richiamandosi all’esempio monarchico, sottolinea la vitalità e la

capacità della repubblica di garantire una partecipazione politica estrae al sistema monarchico.

Una dialettica simile si manifesta, nella seconda meta del Seicento, anche in Inghilterra.

Nel 1653, viene eletto un nuovo parlamento, «Parlamento dei Santi», in cui esponenti radicali si

stringono attorno a Oliver Cromwell e lo eleggono Lord protettore della repubblica. Però

l’equilibrio tra Parlamento e potere esecutivo/militare, del nuovo regime risulta precario. La carica

di Lord protettore, legata alla personalità carismatica di Cromwell, mancava di una vera legittimità;

alla morte di Cromwell (1658), il tentativo di trasferirla al figlio Richard ebbe breve durata.

Nel 1660 viene ripristinato il parlamento sciolto nel 1653 e si apre la trattativa con la corona

inglese: Carlo II torna sul trono. Questo compromesso porta alla restaurazione della monarchia,

della camera dei Lord, e della Chiesa anglicana, ma garantisce anche la sopravvivenza di molte

conquiste repubblicane. Rimane in vigore parte della legislazione del 1641/42; ma soprattutto il

Parlamento vede riconosciuto il proprio ruolo di garanzia e di controllo, nonché la competenza in

materia fiscale.

Sul piano religioso, con l’Atto di uniformità, si cerca di riportare omogeneità di culto entro la

Chiesa d’Inghilterra; si approvano leggi contro sette radicali, che restringono la libertà religiosa.

L’idea di un ‘unica Chiesa inglese, che raccolga tutti i sudditi, è comunque ormai tramontata.

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16.2 I punti di forza di un’economia all’avanguardia.

A partire dal 1600 la crescita economica delle Province Unite è notevole. La repubblica diviene la

maggior potenza marittima e commerciale, alla borsa di Amsterdam vengono valutati i prodotti che

giungono da tutti gli scali mondiali. Il territorio delle Province Unite comprende il delta di tre

importanti fiumi dell’Europa nord-occidentale - Schelda -Mosa Reno - arterie di comunicazioni e di

traffici fra territori tedeschi, francesi, fiamminghi ed il Mare del Nord e Mar Baltico. Prende vita

una grande cantieristica navale all’avanguardia in Europa. Gli olandesi realizzano una vera

egemonia nei commerci nei Mar del Nord e Baltico; esportano verso nord pesce, vino, sale e i

prodotti coloniali provenienti dalla penisola iberica, dal baltico importano legname e grano che poi

rivendono nell’Europa occidentale e meridionale. La fortuna dei mercanti olandesi sta nella loro

capacità di riesportare, dopo aver riconfezionato, quanto avevano importato dagli angoli del globo.

Il sistema finanziario e creditizio costituisce, grazie anche ad un elevato livello di monetizzazione,

un altro punto di forza del primato economico delle Province Unite. Nella capitale olandese sorge la

Banca dei Cambi - monete/banconote -, e la Borsa dove sono quotate merci di ogni genere e luogo.

Nel settore manifatturiero si sviluppa la produzione di tessuti di lana e di seta; sorgono saponifici,

fabbriche di mattoni, segherie, cartiere tutte alimentate dall’energia eolica fornita da molti mulini.

La crescita demografica è alimentata anche dall’immigrazione di protestanti di terre occupate dagli

spagnoli, di puritani inglesi e ugonotti francesi; questo grazie al clima di relativa tolleranza che vige

nella repubblica olandese e che consente un afflusso di manodopera qualificata ed intraprendente.

16.3 L’egemonia nei commerci internazionali e l’esperienza coloniale.

Dopo aver cominciato spingersi nel Mediterraneo esportando il grano polacco in Italia, gli olandesi

diventano protagonisti di una rapita penetrazione economia nel Levante. Ma la vera svolta

mercantile è il commercio delle spezie orientali. Nel 1591, Filippo II aveva stipulato un contratto

di esclusiva coi mercanti tedeschi, spagnoli e italiani che gli assicurava l’esclusiva sulla

commercializzazione del pepe importato a Lisbona. Quindi, gli olandesi cercano contatti diretti con

le terre di produzione di questa preziosa spezia, in Asia. Nel 1596, fondano la loro prima base

commerciale a Giava , in Indonesia; negli anni successivi sorge la Compagnia Unita delle Indie

Orientali, - VOC - che ottiene dal governo olandese non solo il monopolio dei commerci nell’area

fra Africa ed Asia, ma anche una propria autonomia politico/militare per difendere i propri interessi

La VOC stabilisce un saldo controllo non solo sul commercio, ma anche sulla produzione delle

spezie imponendo nei suoi vari insediamenti coloniali monocultura specializzate e obbligando le

popolazioni indigene a lavorarvi in schiavitù. Dopo aver insediato numerose basi commerciali e

militari la VOC stipula accordi con vari Stati - Persia, Giappone - che le assicurano il monopolio.

Nel 1621, viene fondata la Compagnia delle Indie Occidentali - WIC - che ha come scopo quello di

condurre un’aggressiva politica commerciale e coloniale ai danni della monarchia spagnola in

Africa occidentale ed in America. Le navi della WIC danno luogo ad una autentica guerra di corsa

contro i galeoni spagnoli che trasportano l’argento americano; poi conquistano buona parte delle

colonie portoghesi in Brasile. Però con il distacco del Portogallo dalla corona spagnola ( 1640)

i portoghesi riconquistano tutte e le loro colonie e la WIC inizia la sua parabola discendente.

16.4 L’imbarazzo dei ricchi, l’orgoglio dei pezzenti.

Alla base del successo economico delle Province Unite vi è una società con caratteristiche

particolari, insolite per quei tempi. Accanto all’aristocrazia locale che non costituisce più il fulcro

della vita sociale, crescono ricche borghesie cittadine che cominciano a prosperare. All’interno della

società predomina il metodo degli accordi tra soggetti autonomi che si riconoscono reciprocamente

di pari livello, non vi sono subordinati o vassalli.

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La società appare aperta e tollerante, la classe dirigente - i reggenti - integra tra le proprie file

gruppi professionali, impiegati pubblici, gruppi di artigiani, ma anche la nobiltà rurale che finisce

per aprirsi, con matrimoni, alla ricca borghesia.

La classe dirigente ha saputo contemperare particolarismi e privilegi con la necessaria apertura al

mercato. In questa repubblica si contestano le pretese spagnole e portoghesi del monopolio della

navigazione e si rivendica la libertà di navigazione, di pesca e di commercio gettando le basi di un

diritto originario e naturale delle nazioni. Anche gli inglesi guardano alle Province Unite con un

misto di gelosa ammirazione e irritata invidia.

Nel campo della cultura e dell’arte, l’attenzione per la vita di tutti i giorni rappresentata dai quadri

famosi di Rembrandt o di Vermeer esprime i gusti della ricca borghesia mercantile, mentre l’uso

della matematica e della geometria sostiene la diffusione della scienza e delle tecniche.

L’evoluzione di telescopi e microscopi consentono all’astronomia ed all’anatomia nuove scoperte,

la fiorente industria della stampa contribuisce alla diffusione della cultura e delle notizie.

16.5 Competizione e conflitto: il declino delle Province Unite e l’ascesa dell’Inghilterra.

Nella seconda metà del Seicento le Province Unite cominciano a risentire la presenza di un serio

competitore economico: l’Inghilterra che ha accresciuto le proprie capacita commerciali/ industriali

A Londra sono nate: la Compagnia del Levante (1581) e la Compagnie inglese delle Indie (1600) a

cui la corona ha concesso il monopolio commerciale in determinate aree del globo.

Nel 1651, il Parlamento promulga una legge -Navigation Act - allo scopo di favorire e proteggere lo

sviluppo della marina e i traffici inglesi che sono ancora deboli a confronto con quelli olandesi.

In questo periodo storico si parla di mercantilismo. Le misure volte a proteggere gli spazi interni

dalla concorrenza estera e quelle volte a promuovere lo sviluppo economico cercano di coniugare

politica di potenza e benessere della comunità.

Le politiche mercantilistiche di Francia ed Inghilterra mettono in difficoltà l’economia olandese;

tutti i settori economici- finanziario, commerciale e manifatturiero - subiscono una contrazione.

Anche la piccola repubblica finisce coll’adeguarsi alla politica protezionistica europea.

In ultimo, la politica espansionistica del re di Francia Luigi XIV verso i Paesi Bassi spagnoli,

spinge le Provincie Unite ad allearsi con Svezia ed Inghilterra (1668). Quando la Francia invade la

Repubblica esplodono rivolte contro il governo, un terremoto politico interno.

16.6 Gentiluomini, mercanti e scienziati.

La struttura sociale inglese si presenta, alla metà del XVII secolo, più complessa di quella olandese.

Al vertice una articolata nobiltà - titolati, cavalieri, scudieri - divide una ricchezza che permette

loro di dedicare il tempo allo svago o al servizio della comunità; nella campagne proprietari non

nobili e piccoli proprietari terrieri, poi i lavoratori agricoli ed i servi. Nella città, Londra, comunità

mercantili, uomini di professione ed un complesso e combattivo universo artigianale.

Nel tardo Seicento incomincia a delinearsi una distinzione di interessi terrieri e rurali e quelli

commerciali ed urbani. La vendita delle terre della Chiesa anglicana e dei possedimenti della

corona aveva dato vita ad una disponibilità fondiaria che finì per favorire il ceto dei possidenti

medio - alti, danneggiando invece i piccoli proprietari e affittuari. Inoltre una pesante tassazione

sulla terra svolge un ruolo di selezione dell’investimento terriero a favore delle terre ben coltivate.

Con l’espansione navale cresce la ricchezza di chi ha interessi commerciali e manifatturieri.

Cresce l’importanza dei porti e delle comunità mercantili di Londra, Glasgow, Bristol, Liverpool.

I proprietari terrieri chiedono di spostare la tassazione sulle nuove ricchezze mobili.

Il ventennio rivoluzionario 1640/60, costituisce per la società inglese uno spartiacque: la rottura

degli schemi autoritari e delle rigidità sociali. L’affermarsi della lingua inglese al posto di quella

latina, contribuisce all’ampliamento della possibilità di lettura, anche grazie alle gazzette, - giornali

Anni di libera sperimentazione creano un clima positivo nei confronti di cambiamenti e novità.

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Si giunge a rifondare le basi della convivenza civile; con Thomas Hobbes, lo Stato perde il suo

fondamento di diritto divino per rivelarsi un prodotto umano, un male necessario. Esso si fonda sul

monopolio della forza che i cittadini cedono all’autorità in cambio della difesa delle proprie

persone e dei propri beni. L’assolutismo trova così giustificazione razionali, mentre perde il suo

fondamento di legittimità sacrale.

17. La monarchia di Luigi XIV: l’Europa all’epoca della preponderanza francese.

Alla morte del cardinale Mazzarino, (1661), Luigi XIV - Re Sole - dichiara di voler governare

direttamente; finisce il governo tramite un ministro fiduciario dotato di pieni poteri. La decisione

del sovrano francese sarà imitata da tutte le principali monarchie perché i regimi a fazione unica,

quella che governa in nome del re di cui gode la fiducia, metteva a rischio la monarchia stessa.

Nel mezzo secolo in cui regna Luigi XIV, viene forgiato un sistema di governo in cui si evidenzia la

potenza assoluta della volontà sovrana, sistema di potere che verrà poi chiamato «assolutismo».

La scelta di Re Sole di governare direttamente è solo una delle novità introdotte dal sovrano.

17.1 Un re di guerra.

Al centro della politica di Luigi XIV sta il disegno di sostituire all’egemonia asburgica sull’Europa

quella francese ergendosi a difensore della fede cattolica per legittimare questa azione politica .

A tale disegno, articolato e complesso, il Re Sole si dedicherà con tenacia per decenni.

Primo passo è la creazione, da parte del ministro della guerra F. Le Tellier, di un esercito stabile e

ben armato da usare sia contro il nemico esterno, sia contro eventuali ribellioni di sudditi francesi.

Prospettando la pacificazione interna e l’espansione militare esterna, Luigi XIV riesce ad ottenere

il consenso dei ceti dirigenti del paese. Tale politica però causa un sempre più gravoso carico fiscale

sulla popolazione francese.

La prima direttrice della politica espansiva francese è quella verso est e verso nord-est. Il sovrano

francese rivendica il diritto di successione al trono asburgico sia in quanto figlio di Anna d’Asburgo

-sorella di Filippo IV- sia per aver sposato Maria Teresa, - figlia di Filippo IV -. Alla morte di

Filippo IV d’Asburgo (1665), la reggenza passa a Marianna d’Austria madre di Carlo II ancora

bambino; Luigi XIV cerca di approfittare di questo momento di incertezza e divisione interna alla

monarchia spagnola facendo occupare dalle proprie truppe i Paesi Bassi spagnoli e la Franca

Contea. Le Province Unite però non accettano l’espansione francese preferendo appoggiare la

corona spagnola; nasce un’alleanza con Inghilterra e Svezia che costringe il Re Sole alla pace di

Aquisgrana (1668) in cui ottiene solo alcuni territori delle Fiandre.

L’espansionismo francese da vita ad una reazione internazionale; a difesa delle Province Unite

intervengono l’impero e la corona spagnola. Alla fine la Francia ottiene la Franca Contea, la

l’integrità territoriale delle Province Unite è salvaguardata. Nel 1680/83, Re Sole annette al suo

regno Alsazia e Strasburgo. Solo l’assedio delle truppe ottomane a Vienna sospende questa politica

di annessione; però nel 1684 la flotta francese bombarda Genova - che sosteneva finanziariamente

la corona spagnola - per convincerla ad accettare la protezione francese in funzione anti spagnola.

Nel 1685, si forma un’alleanza antifrancese: la Lega di Augusta, a cui aderiscono: l’Impero,

la monarchia spagnola, la Svezia, le Province Unite, l’Inghilterra e il ducato di Savoia. Dopo una

lunga guerra la Francia deve cedere i territori annessi/ e conquistati, mantenendo solo Strasburgo.

Nel 1700, alla morte di Carlo II d’Asburgo Luigi XIV cercherà di imporre al trono spagnolo il

nipote Filippo Borbone duca d’Angiò - Filippo V (1700/46) -.

La politica di espansione francese con le conseguenti guerre, aggrava la situazione del debito

finanziario dello stato a cui si cerca di porre rimedio riorganizzando il sistema di riscossione delle

imposte e aumentandole contemporaneamente; tuttavia l’indebitamento statale non diminuisce.

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Jean-Baptiste Colbert (1619/83), controllore generale delle finanze, - periodo del colbertismo -

sostiene la pratica mercantilistica concedendo monopoli ai privati per rafforzare settori ritenuti

strategici per l’economia; tassa i costosi prodotti lavorati provenienti dall’estero, nel contempo

riduce i dazi doganali sulle materi prime importante per favorire le lavorazioni interne. Con questa

sua politica protezionistica egli vuole scoraggiare l’acquisto di prodotti esteri; a tal fine sostiene

anche la creazione di numerose manifatture interne che portino al Francia all’autosufficienza.

Ma spesso queste manifatture hanno vita stentata e non corrispondono alle aspettative di Colbert,

le uniche manifatture che prosperano producono armamenti per l’esercito e materiale per la marina.

Il settore navale è fortemente sostenuto perché solo la creazione di una marina in grado di

competere con quella inglese e olandese può imporre la Francia nei traffici internazionali.

Nel 1664, vengono costituite la Compagnia delle Indie Orientali e quella delle Indie Occidentali che

ottengono il monopolio dei commerci nelle rispettive zone di competenza. Queste compagnie sono

autorizzate dal sovrano a concludere accordi diplomatici ed azioni militari. A differenza però delle

altre simili compagnie europee formate esclusivamente da mercanti, fra gli azionisti di quelle

francesi ci sono il sovrano, membri della famiglia reale, ministri, aristocratici, cortigiani.

Sono in sostanza sotto il diretto controllo della corona francese.

17.2 Il controllo del sacro.

Luigi XIV si propone come un re guerriero circonfuso da un’aura di vittoria; ma Re Sole vuole

anche essere un re cattolico la cui azione è volta a restaurare una identificazione tra potere politico

e potere religioso, aspirando a diventare, nei fatti, il capo della Chiesa francese. Riscoprire la

tradizione sacra dei sovrani di Francia, significa restituire al trono una fonte di legittimazione.

Questa sua posizione, non accettare alcuna subordinazione al papato, provoca durissimi contrasti

con la Curia papale. Nel 1681, convoca un sinodo gallico che approva i Quattro articoli:

- il sovrano e i governanti laici non sono soggetti all’autorità ecclesiastica negli affari temporali;

- la superiorità dei concili sui pontefici, - come era stato stabilito del Concilio di Costanza - ;

- il sovrano deve esercitare la sua autorità in conformità delle tradizioni galliche;

- le decisioni del Papa possono esser considerate definitive solo se approvata dalla Chiesa tutta.

Nel 1688, Luigi XIV viene, in segreto, scomunicato; e solo nel 1692 viene raggiunto ad un

compromesso fra il sovrano ed il nuovo papa, Innocenzo XII (1691/1700).

Negli anni precedenti, a partire dal 1679, Luigi XIV aveva anche incoraggiato soprusi e danni alle

comunità protestanti: espulsione degli ugonotti dagli uffici pubblici, demolizione degli edifici di

culto e divieto di cerimonie pubbliche e private degli ugonotti. Tutto ciò causerà l’esilio di circa

200.000 ugonotti verso l’Olanda, la Svizzera, l’Inghilterra e la Germania; però questo priverà la

Francia di intelligenze/capacità professionali essendo la maggior parte degli espulsi ottimi artigiani.

L’intransigenza del sovrano francese nel riaffermare l’ortodossia cattolica lo porterà anche a cercare

di reprimere una corrente interna alla Chiesa cattolica francese: il giansenismo che predicava il

ritorno ad una spiritualità personale ed austera, ad un più puro ritorna al cattolicesimo delle origini.

Contro i giansenisti, il Re Sole si mostrerà più intransigente del Papa, il quale comunque

scomunicherà poi il movimento giansenista come eretico, - 1713 -.

17.3 Un nuovo equilibrio politico.

Luigi XIV è molto attento a eliminare quei poteri che possono essere concorrenti all’autorità

sovrana. Stabilito il ritorno al governo diretto del sovrano, egli cerca di integrare l’aristocrazia

offrendole maggiori occasioni di servizio nell’esercito, nella marina e nell’amministrazione.

La reggia di Versailles diviene un notevole polo di attrazione per tutti i nobili; -una gabbia dorata -;

ma il sovrano più che costringere cerca di convincere la nobiltà ad assecondare la sua politica.

Luigi XIV favorisce famiglie dedite da generazioni al servizio della corona valutate più affidabili.

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Con Bretagna e Linguadoca, territori che conservano ampia autonomia amministrativa, il re

mantiene una politica di trattativa mirando ad ottenere il massimo di contributo finanziario.

Nei confronti del Parlamento parigino, il sovrano si mostra inflessibile nell’impedire forme di

ingerenza nelle sue scelte politiche, su altre questione adotta una strategia duttile, di mediazione.

Però di fronte a atti di insubordinazione vengono presi provvedimenti molto severi, esemplari.

Il modello di monarchia realizzato in Francia viene presto adottato anche da altri sovrani.

Nel ducato Brandeburgo Prussia, sotto Federico Guglielmo, la nobiltà terriera viene strettamente

coinvolta nella creazione di un esercito permanente e nel rafforzamento degli apparati statali.

Anche in Russia, sotto Pietro I detto il Grande , si assiste al rafforzamento ed ammodernamento

dell’esercito e della marina e sul piano interno, lo zar cerca di coinvolgere, seppur con scarso

successo, l’aristocrazia sia nel nuovo esercito sia nell’apparato statale per renderlo efficiente.

Anche il controllo della monarchia sulla Chiesa ortodossa rimane ferreo arrivando

all’allontanamento e persecuzione dei religiosi che non voglio sottomettersi all’autorità dello zar.

Infine, grazie all’intervento diretto dello Stato, viene dato un forte impulso all’attività estrattiva e

metallurgica nelle regione degli Urali.

18. La seconda rivoluzione inglese e l’affermazione della potenza britannica.

18.1 La fine della monarchia Stuart.

In Inghilterra, a partire dagli anni settanta, ritorna una diffidenza, a causa di questioni religiose e

politiche, tra Carlo II Stuart e il Parlamento. Il Parlamento sospetta che il sovrano voglia

riafferrare una politica filo cattolica; quando Giacomo duca di York, successore al trono, si converte

al cattolicesimo, riprende una sorda ostilità. Nel 1673, il Parlamento approva il Test Act, una legge

che esclude per150 anni i cattolici da tutte le cariche civili e militari, - Giacomo Stuart deve

abbandonare la carica di grande ammiraglio-; poi una seconda legge che esclude i lord cattolici

dalla Camera alta. Una presunta congiura «papista» per assassinare il sovrano accentua le tensioni.

In Parlamento l’opposizione Whig - mercanti ed aristocratici che si oppongono a Carlo II - cerca di

far approvare una legge per escludere Giacomo dalla successione; la legge viene però respinta dai

Tory - il partito di corte-. Nel 1683, dopo aver scoperto una congiura per assassinarlo, Carlo II da

vita ad una dura repressione degli oppositori politici. Con la salita al trono di Giacomo II, che

nomina ufficiali dell’esercito di fede cattolica, i contrasti con i lord puritani cresce ulteriormente.

La rottura definitiva avviene quando la corona abolisce il Test Act, concedendo ai cattolici libertà

di culto. Per superare ogni opposizione Giacomo II scioglie il Parlamento. A questo punto sia i whig

che i tory chiedono soccorso a Guglielmo III d’Orange d’Olanda che aveva sposato Maria Stuart,

figlia di Giacomo II, ma di fede protestante. Nel 1689, Guglielmo III sbarca in Inghilterra e

raggiunge Londra dove viene proclamato sovrano assieme alla moglie; Giacomo II figge in Francia

Sia i Whig che i Tory ritengono che Giacomo II abbia infranto il contratto tra monarchia e popolo.

Guglielmo e Maria, accettando il Bill of Rights - Dichiarazione dei diritti - in base al quale il

Parlamento diventa l’organo rappresentativo con piena podestà legislativa e facoltà esclusiva di

imporre tasse -, rafforzano la stabilità della nuova corona, confermata dalla sua tenuta nel reprime

nel sangue sia l’insurrezione in Scozia, dei seguaci di Giacomo II, sia quella dei cattolici in Irlanda.

Il cambio di dinastia, caduta degli Stuart / ascesa di Guglielmo e Maria d’Orange, viene definita

come «rivoluzione gloriosa e pacifica», essendo stato relativamente consensuale e non violento.

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18.2 Il re regna ma non governa.

Con la cosiddetta «seconda rivoluzione inglese» si stabilizza l’idea di un potere condiviso tra

popolo, rappresentato dal Parlamento, ed il sovrano. Al re non è consentito di sciogliere le Camere;

cade l’idea di sovranità per diritto divino e di potere assolutistico, mentre si afferma quella di un

patto tra il re e i cittadini inglesi che sancisca la separazione dei poteri legislativo/esecutivo, la

libertà di parola, di stampa e di culto. Con il Toleration Act del 1689: - si abrogano le leggi contro

conformisti, puritani e quaccheri, -ma non contro i cattolici - ; - si sancisce l’intangibilità della

proprietà privata e l’inammissibilità di un esercito permanente in tempo di pace.

Il sovrano mantiene: - il diritto di veto sulle leggi approvate dal Parlamento, controbilanciata

dall’approvazione del bilancio di Stato da parte del Parlamento; - la direzione della politica estera e

la nomina dei ministri, che sono però soggetti al giudizio politico del Parlamento.

Il Parlamento con l’Act of settlement (1701) esclude i cattolici dalla successione dinastica. Alla

morte di Guglielmo sale al trono Anna, altra figlia di Giacomo II, poi il trono passa agli Hannover.

Guglielmo I di Hannover, (1660/1727) si trova ad affrontare nel 1715, l’insurrezione della Scozia

che contesta l’incorporazione/fusione del 1707 con l’Inghilterra; l’aristocrazia ha ottenuto solo una

rappresentanza minoritaria nel Parlamento di Londra - 16 posti fra i lord, 45 nella camera bassa -

Inizia un lungo periodo di predominio dei Whig nel Parlamento inglese dove i raggruppamenti

politici, antenati dei moderni partiti, si contendono l’egemonia.

Giorgio I, tedesco estraneo alla politica inglese, delega largamente il potere esecutivo ai ministri

scelti tra i Whig; il più importante è Robert Walpole (1675/1745); egli diventa il solo contatto fra il

sovrano e gli altri ministri riscendo così ad influire fortemente sulle decisioni del consiglio. Nasce

in questo modo la figura del primo ministro che non è solo amico personale e fiduciario del sovrano

ma anche capo della maggioranza parlamentare da cui deve ottenere la fiducia per poter governare.

Ora il re regna, ma non governa: è garante delle istituzioni e simbolo dell’identità nazionale.

Durante il XVIII secolo Whig e Tory cominciano ad alternarsi al governo; i Whig appoggiati dai

ceti più dinamici, i Tory dall’aristocrazia fondiaria più tradizionale; tutto questo in un sistema

elettorale ancora molto imperfetto -vota solo che ha un reddito, manca proporzionalità elettori/eletti.

Comincia a prendere vita la dialettica parlamentare moderna: una maggioranza che governa

-in accordo con il sovrano- attraverso il primo ministro ed il suo governo; una minoranza che

esercita una funzione di controllo; l’accettazione da parte di tutti delle regole del gioco. I membri

del partito contrario non sono più nemici, ma soltanto avversari con cui competere per governare.

18.3 Il fascino del modello inglese.

Contro la giustificazione razionale dell’assolutismo elaborata da Hobbes nel 1688/89, John Locke

nel 1690 contrappone uno Stato con poteri limitati, che deve innanzi tutto garantire i diritti

fondamentali dell’individuo: libertà di stampa, di parola, di religione; diritto alla proprietà ed

eguaglianza di tutti di fronte alla legge. La ribellione contro l’assolutismo è giustificata e per evitare

questo occorre che i poteri siano separati - legislativo, esecutivo, giudiziario - e posti in mani

diverse che si contrappongano e si bilancino a vicenda.

Anche la religione non sfugge a questa ondata razionalistica e la Bibbia stessa viene sottoposta ad

una nuova severa analisi che porta ad accettarne delle parti, a criticarne o rifiutarne delle altre.

Nel XVIII secolo, il Regno Unito, unico Stato in cui esista una simile dialettica politica, diventa uno

Stato a cui guardare con ammirazione, sia per il suo sistema di poteri divisi, sia per le libertà

garantite, sia per la rappresentatività bicamerale.

Quando, nel Regno Unito, al particolare sistema politico si unirà anche il fascino della grande

potenza commerciale, marittima e militare, l’anglomania dilagherà in Europa. Nel continente sono

sempre più in disuso le antiche istituzioni rappresentative dei ceti, la pressione dell’opinione

pubblica incomincia a farsi sentire attraverso i libri, le gazzette; mentre la discussione politica

avviene in luoghi informali quali i caffè ed i salotti in cui si confrontano le opinioni di gruppi sociali

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Prendono vita anche società segrete tra cui si distingue la Massoneria, - nata a Londra nel 1717 -

che si richiama alla tradizione delle corporazioni di mestieri del Medioevo. Si tratta di una

associazione di eletti dello spirito, che rifiuta discriminazioni di nascita, si ispira ad idee di pace,

fratellanza , tolleranza e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri. Risulta divisa in varie

sette con ideologie diverse, ma accumunate da rituali di stampo religioso. La massoneria si diffonde

ampiamente in tutta l’Europa con l’apertura di varie logge; poi raggiunge l’America.

Dove non esiste la libertà di stampa e di associazione la sua attività si svolge nascostamente,

venendo a volte tollerata, a volte repressa e qualche volta utilizzata dalle autorità per i suoi fini.

19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del Settecento.

Il XVIII secolo si apre con una lunga e quasi interrotta serie di conflitti politici. Lo scopo non era

più quello di difendere «la vera fede», ma mantenere l’equilibrio fra i diversi attori politici europei.

Queste guerre rispondono all’esigenza di mantenere o stabilire interessi territoriali e dinastici.

Nel teatro continentale la presenza della Francia va a sostituire quella della Spagna, che non è più

la potenza di riferimento, ma un paese in declino sociale e politico, il grande malato dell’Europa.

Appaiono anche altre aggressive potenze: Inghilterra, Province Unite, Russia, Svezia, Prussia.

L’instabilità politica di quegli anni è alimentata anche dal conflitto tra il principio di legittimità

dinastica, della potenza assoluta, e le resistenza dei poteri territoriali. Da un lato i sovrani tendono

ad intervenire maggiormente sui propri complessi dinastici, sulle forme istituzionali; dall’altro i vari

territori esigono che vengano rispettate le proprie esigenze e prerogative. L’idea che un sovrano,

anche se non nato in quello Stato, deve rispettare le tradizioni, i costumi le tradizioni del territorio.

19.1 La guerra di successione spagnola.

Essendo Carlo II d’Asburgo privo di discendenza vengono siglati accorti per la spartizione del suo

regno tra gli Asburgo d’Austria e la Francia di Luigi XIV. Ad Inghilterra e Province Unite

interessano i mercati delle colonie americane della Spagna.

Quando però, nel 1700, Carlo II designa proprio erede Filippo d’Angiò, - Filippo V di Spagna,

nipote di Luigi XIV, si realizza un asse franco-spagnolo; contro questo schieramento Leopoldo I

d’Asburgo, che rivendica la corona di Spagna, convince Inghilterra e Province Unite a formare con

lui una coalizione a cui aderiranno anche Prussia, Portogallo, ducato di Savoia e principi tedeschi.

Le operazione belliche, iniziate nel 1702, volgono a favore dello schieramento antifrancese.

In Catalogna scoppia una ribellione contro Filippo V; in Italia gli austriaci sconfiggono le truppe

franco-spagnole; la flotta inglese occupa Gibilterra. Quando però muore Giuseppe I , -1711- e sale

al trono Carlo VI , candidato anche al trono spagnolo, la coalizione che combatte i Borbone si

sfalda perché molti sono contrari al ruolo egemone che Carlo VI potrebbe assumere in Europa.

Con i trattati di Utrecht e di Rastadt -1713/14- , la Spagna, e le sue colonie americane, viene

assegnata a Filippo V Borbone che si impegna a non riunire i territori spagnoli alla corona francese,

l’Inghilterra ottiene Gibilterra, importanti territori nell’America settentrionale - Terranova, Nuova

Scozia, Canada - oltre al lucroso asiento : appalto del commercio degli schiavi nelle Americhe.

All’impero austriaco vanno i Paesi Bassi meridionali, il regno di Napoli, il regno di Sardegna, lo

stato di Milano; inizia il periodo dell’egemonia austriaco in Italia, finisce quella spagnola.

Il duca di Savoia ottiene il regno di Sicilia, e può quindi ora fregiarsi del titolo regio.

Ma questa radicale nuova spartizione dell’Europa, viene poco dopo rimessa in discussione; Filippo

V tenta la riconquista dell’Italia, cercando di occupare sardigna e Sicilia. Una violenta reazione

internazionale stronca questo tentativo spagnolo e tutto viene riconfermato; tranne l’assegnazione

della Sardegna - più vicina al Piemonte e quindi più difendibile- ai Savoia che cedono la Sicilia.

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19.2 Unioni e conquiste.

Il caso della rivolta in Catalogna mostra bene come esistano possibilità di resistenza dei territori;

d’altra parte in uno Stato conquistato con la forza, il principe dispone di una maggior libertà di

intervento perché il così detto diritto di conquista lo esime dal rispettare i privilegi e i contratti

stipulati dai suoi predecessori. Tutto può essere rinegoziato premiando chi lo ha sostenuto.

In Spagna, Filippo V avvia un processo di unificazione politico amministrativa delle corone di

Castiglia e d’Aragona riducendo il grado di autonomia dei due singoli regni cattolici; questo

favorirà il sorgere di due schieramenti: l’uno che sostiene il modello di Stato centralizzato, - élites

castigliane - l’altro - gruppi dirigenti provinciali - che cerca di tutelare le autonomia locali.

Anche in Inghilterra, Anna Stuart avvia un processo di integrazione di Scozia e Inghilterra,

dall’unione dei due regni nascerà la Gran Bretagna. Di fatto si tratterà di una annessione della

Scozia che perderà la propria autonomia giuridico amministrativa -anche il Parlamento, con

adesione al quello britannico; per molti scozzesi questa apparirà come un sopruso inaccettabile.

La Scozia si ribellerà due volte - 1714 e 1745 - in nome dei propri diritti e di una identità separata.

Anche in Irlanda si verificano episodi di ribellione contro il dominio inglese, che getterà le basi

necessarie a dar vita al movimento indipendentista irlandese del XIX secolo.

19.3 Le guerre del nord e la successione polacca.

Anche per il controllo del Mar Baltico, un’area importante per i traffici commerciali marini

dell’Europa nord-orientale, si susseguono guerre.

Dal 1655 al 1660 l’egemonia in quest’area era stata assunta dalla Svezia sotto la dinastia Vasa.

Ma la nobiltà della Levonia - Estonia/Lettonia - mal sopportava la corona svedese e chiese aiuto

allo Zar, Pietro il Grande, il quale, alleandosi con Danimarca e Polonia, attacca la Svezia.

A sorpresa, il giovane sovrano svedese Carlo XII, con il sostegno di Gran Bretagna e Province

Unite, riesce a sconfiggere la Danimarca ed invade la Polonia. Ma viene sconfitto dalla nascente

potenza militare russa; così, mentre la Russia entra a far parte delle grandi potenze europee,

la Svezia vede declinare il suo controllo del mar Baltico, ed il suo ruolo politico-militare nell’area.

Anche la guerra di successione polacca evidenzia l’instabilità politica di questa zona dell’Europa.

Alla morte di Augusto II (1733), Stanislao Leszczynski, che era già stato sostenuto dalla Svezia,

avanza nuovamente pretese di successione al trono appoggiato dalla nobiltà polacca e dalla Francia

- Luigi XV ha sposato la figlia di Stanislao (1725) -; contro di lui si pone Augusto III, figlio del

defunto sovrano, appoggiato dalla Russia che invade la Polonia. I Borbone di Francia e di Spagna

si alleano contro gli Asburgo; i francesi invadono la Lorena e Milano, gli spagnoli la Sicilia, Napoli.

La successiva pace di Vienna (1738) stabilisce: - il trono polacco viene attribuito ad Augusto III;

- a Stanislao Leszcz… viene riconosciuto, solo a titolo vitalizio - alla morte toccherà alla figlia -, il

ducato di Lorena; - a Francesco, marito di Maria Teresa figlia di Carlo VI, in cambio del ducato di

Lorena, viene dato il granducato di Firenze, - estintasi la dinastia dei Medici -; - a Carlo Borbone,

figlio di Filippo V di Spagna, vengono attribuiti i regni di Napoli e di Sicilia.

19.4 La guerra di successione austriaca.

Nel 1740, alla morte di Carlo VI, l’erede designato al trono degli Asburgo era Francesco di Lorena,

marito di Maria Teresa, figlia di Carlo VI; a Maria Teresa sarebbero spettate Austria, Boemia,

Ungheria. Ma i sovrani di Sassonia e Baviera avanzavano pretese sui territori austriaci e, con

l’appoggio di Francia, Spagna, Prussia e Sardegna sostenevano al trono Carlo Alberto di Baviera.

A questo punto i prussiani occupano la Slesia, i francesi e bavaresi la Boemia.

Per dividere la coalizione avversa Maria Teresa concede la Slesia alla Prussia; mentre con abile

diplomazia riesce ad ottenere l’appoggio di Inghilterra, Province Unite e regno di Sardegna.

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Poi ottiene successi militari in Germania e nei Paesi Bassi. In Italia, mentre il regno di Sardegna

deve fronteggiare l’offensiva francese, l’Austria occupa la repubblica di Genova, alleata con la

Francia; scoppia la rivolta popolare della popolazione genovese. - Il lancio di una pietra da parte di

un ragazzo, Gian Battista Perasso detto il Balilla, contro gli invasori austriaci, in seguito sarà

considerato come uno dei primo segni di risveglio di una coscienza nazionale italiana.

Tutte le principali potenze europee cercano di bilanciare e controbilanciare continuamente le forze

dei contendenti per evitare che una singola potenza prenda decisamente il sopravvento sulle altre.

Con al pace di Aquisgrana (1748) si conclude la guerra di successione austriaca: - la Prussia

conquista la Slesia; vi sono alcuni piccoli vantaggi territoriali per il regno di Sardegna; il ducato di

Parma e Piacenza viene affidato al secondogenito di Filippo V di Spagna; Maria Teresa attiene la

successione ai domini asburgici e la contemporanea elezione del marito Federico al trono imperiale.

Va infine sottolineato che episodi come la rivolta genovese evidenzino come certe logiche

dinastiche contrastino con l’identificazione delle popolazioni in istituzioni territoriali. Nasce una

sorta di consapevolezza diffusa della diversità territoriale; la base della futura coscienza nazionale.

20. L’espansione europea e le nuove gerarchie economiche internazionali.

Negli ultimi due decenni del XVII e per tutto il XVIII secolo sulla sia delle Provincie Unite due

nuove potenze Inghilterra e Francia si presentano sullo scenario dei traffici internazionali.

Le compagnie commerciali europee tessono una tela d’interessi e scambi su scala mondiale.

Comincia una agguerrita concorrenza fra inglesi, francesi e olandesi, tutti impegnati a scardinare il

monopolio esercitato da Spagna e Portogallo sulle economie dei rispettivi imperi coloniali.

Nella seconda meta del Settecento questa concorrenza in India ed in America settentrionale si

trasforma in vera guerra -la guerra dei Sette anni (1756/63) - per il primato commerciale mondiale.

A uscire vittoriosa è la Gran Bretagna: dominatrice dei mari grazie alla maggior marina mondiale.

Inizia il dominio politico-commerciale delle compagnie commerciali europee; aumentano gli

insediamenti coloniali, soprattutto in America settentrionale; si intensificano le relazioni

economiche fra paesi europei ed il resto del mondo; non si tratta però di rapporti paritetici perché la

gerarchia mondiale dei rapporti commerciali, politici ed umani ha al proprio centro l’Europa.

Tutto ciò sfocerà nel colonialismo del XIX secolo.

20.1 I cambiamenti negli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna.

Nella seconda metà del Seicento gli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna risentono del

declino delle rispettive corone nella scena politica europea.

Nel 1662, i portoghesi cedono agli inglesi l’importante basa indiana di Bombay -come dote alla

principessa lusitana che sposa Carlo II Stuart -; però riprendono il controllo del Brasile cominciando

a colonizzarlo ed a sfruttarne gli ampi spazi coltivando la canna da zucchero. Per lavorare queste

ampie piantagioni si ricorre all’importazione degli schiavi dall’Africa. Successivamente vengono

scoperti grandi giacimenti d’oro (1697) e di diamanti (1729) spostando verso sud - Rio de Janeiro -

l’asse economico della colonia e causando un afflusso sempre più numeroso di coloni - alla fine del

Settecento risiedono in Brasile 2 milioni di portoghesi, tanti quanti vivono nella madrepatria.

L’oro e le derrate agricole brasiliane alimentano i traffici con la Gran Bretagna, - maggior alleato

politico, ma anche principale partner commerciale -, da cui giungono tessuti, manufatti, grano.

L’impero coloniale della Spagna si concentra in America centrale e meridionale dove continua il

monopolio dei traffici con quelle sue terre. Di fatto le grandi distanze con il Nuovo Mondo e gli

attacchi corsari dei nemici inglesi corrodono questo monopolio spagnolo. A questo si aggiunge

l’incapacità delle manifatture spagnole a soddisfare la domanda di prodotti delle sue colonie.

Si sviluppa il contrabbando dei mercanti olandesi, francesi ed inglesi che inviano prodotti europei.

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L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. XI / XX). By Rot.

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Per quanto riguarda la tratta degli schiavi africani verso le sue colonie la Spagna ricorre ad una sorta

di appalto con monopolio, -«l’asiento de negros » - che nel 1700 viene aggiudicato alla Francia.

Il trattato di Utrecht (1713) attribuisce però alla Gran Bretagna l’esclusiva della fornitura degli

schiavi africani alle colonie spagnole ed un primo permesso di inviare anche carichi di merci inglesi

A poco a poco la Gran Bretagna espande la sua influenza commerciale sulle colonie americane.

20.2 La Gran Bretagna alla conquista dell’impero.

Nel corso del XVIII secolo l’Inghilterra diventa la prima potenza commerciale del globo.

Grazie allo sviluppo dell’industria navale e al formarsi di una potente marina le compagnie

commerciali inglesi tolgono agli olandesi il primato nell’intermediazione e commercio conto terzi.

Anche la Francia conosce una notevole crescita dei traffici commerciali, soppiantando gli olandesi

nei traffici con le Americhe; ma subisce la supremazia navale e commerciale della Gran Bretagna.

Inizialmente, in Gran Bretagna, nel ventennio 1721/42, la classe dirigente dei Wigh, guidata da

Walpole, ritiene che la politica economia britannica sia meglio tutelata dalla pace e si astiene dai

conflitti politici continentali. Successivamente, sotto la guida di William Pitt il governo ritiene di

doversi impegnare nella difesa e nell’espansione dei possedimenti coloniali. Nella guerra dei sette

anni(1756/63) la Gran Bretagna si allea con la Prussia contro Francia, Austria e Russia. Per gli

inglesi si tratta di sconfiggere la concorrenza francese nell’espansione coloniale in America e India.

I francesi, alleati con tribù indigene locali, si sono spesso scontrati con gli inglesi per il controllo

dei territori canadesi. Dopo una serie di alterne vicende le truppe inglesi conquistano importanti

roccaforti francesi - Quebec, Montreal -; si giunge alla pace di Parigi (1763) che assegna alla Gran

Bretagna sia il Canada e i territori a est del Mississippi, sia la Florida, sottratta alla Spagna.

Il continente americano è diventato un importante mercato per le merci europee essendo aumentata

la domanda di manufatti da parte di una popolazione in continua crescita - emigrati e schiavi -.

Grazie al commercio di tessuti di cotone e lino provenienti dall’India, la Gran Bretagna assume una

incontrastata posizione di primo piano nei traffici marittimi fra le varie colonie del mondo. Di fatto,

le compagnie commerciali britanniche pagano le merci acquistate con merci provenienti da altri

territori; un sistema di scambi multilaterali con ben quattro continenti, ma che ha il proprio cuore

finanziario a Londra. I manufatti di cotone provengono dall’India; gli schiavi, l’avorio e l’oro

dall’Africa; zucchero, legnami, tabacco e cotone grezzo dalle Americhe; seta, the, caffè e spezie

dall’Estremo Oriente, tutte queste merci vengono commercializzate in tutto il mondo da Londra.

Va sottolineato il particolare ruolo del commercio degli schiavi dall’Africa orientale alle varie

colonie europee nel continente americano: tra il 1701 e il 1800, vengono comprati e

commercializzati in America oltre 6 milioni di schiavi per opera di mercanti europei.

Le compagnie britanniche occupano il primo posto nella classifica del commercio degli schiavi;

solo nel 1808, il Parlamento di Londra decreterà l’abolizione di questa tratta nelle colonie inglesi,

aprendo una campagna internazionale a tale scopo.

20.3 Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia.

Nel tardo Seicento e nel Settecento i rapporti coi mercati asiatici conoscono significativi

cambiamenti. In primo luogo si riduce il valore delle importazioni di spezie ed aumenta quello dei

manufatti tessili -cotone indiano / seta cinese -; il cotone viene scoperto dalla moda europea, anche i

piantatori delle colonie del Centro/Sud America richiedono di tessuti leggeri ed economici.

Il principale produttore di manufatti di cotone è il Bengala - India nord/orientale- dove sono sorte

basi commerciali inglesi e francesi. Nel 1690 viene fondata a Calcutta l’agenzia EIC che di fatto

controlla l’esportazione dei tessuti indiani verso l’Europa con accordi coi mediatori locali.

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L’invasione del mercato britannico di tessuti di cotone a basso prezzo fa si che vengano adottati

provvedimenti a favore delle manifatture inglesi col risultato di aumentare la produzione interna di

tessuti di bassa qualità, ma con prezzi competitivi, che vengono riesportati in Europa ed in America.

Conseguentemente cresce l’importazione di cotone grezzo da lavorare in Inghilterra.

Altro importante prodotto che i mercanti britannici introducono in Europa è il the cinese.

Si inizia a pagare questo prodotto con una merce illegale assai richiesta sul mercato cinese: l’oppio.

Grazie alla produzione di quest’ultimo in Bengala, regione dove hanno instaurato ottimi rapporti,

gli inglesi riescono ad assumere il controllo del redditizio commercio del the dalla Cina.

I manufatti tessili e il the favoriscono lo spostamento delle attività della compagnia inglese sulla

costa orientale dell’India: sede principale Calcutta da dove inizia una progressiva penetrazione nella

vita politica indiana per tutelare i consistenti interessi commerciali.

Nel 1744, la rivalità economica tra Francia e Gran Bretagna si trasforma in scontro aperto nel quale

sono coinvolti anche i principi indiani; gli accordi finali mirano a rendere neutrali tutti i territori al

di la del Capo di Buona Speranza. Di fatto però la supremazia navale inglese rimane incontrastata.

Anche nel corso della guerra dei Sette anni, le forze britanniche sconfiggono quelle francesi.

Il trattato di pace afferma l’egemonia britannica in India con il controllo dei territori del Bengala.

La Compagnia francese delle Indi orientali comincia a declinare; sarà soppressa nel 1790.

Gli inglesi assumono il monopolio del salnitro necessario per la fabbricare la polvere da sparo che

finiscono per pagare con merci europee di cui loro stessi fissano i prezzi con enormi guadagni.

Giungono infine a fornire prestiti in denaro ai principi indiani e ad assumere il controllo della

riscossione delle imposte e dell’amministrazione delle finanze di territori sempre più vasti.

L’intermediazione dei mercanti indiani viene superata con una trattativa diretta coi produttori;

inoltre avendo ottenuto il controllo sulle entrate pubbliche del ricco Bengala possono servirsi

dell’attivo di bilancio per acquistare the e seta in Cina e coprire le proprie spese amministrative.

Dal 1757 al 1780, Londra preleva in Bengala e trasferisce in Inghilterra oltre 38 milioni di sterline.

Nel 1773 il Parlamento inglese, viste le rimostranze contro il monopolio commerciale della EIC,

nomina il primo governatore generale del Bengala arrivando poi a porre la compagnia sotto il

controllo politico, finanziario e militare delle autorità di Londra abolendo infine il monopolio stesso

20.4 Il ruolo del Mediterraneo nella nuova divisione internazionale del lavoro.

Nel corso del XVIII secolo il Mediterraneo cessa di essere l’area commerciale più intensa e

profittevole. I traffici dell’Atlantico sono diventati più importanti e sono comparse nuove mercanzie

Inoltre alcuni paesi come l’Italia e la Spagna, sino ad allora all’avanguardia nella produzione

manifatturiera, hanno visto declinare le proprie attività economiche ed hanno perduto il controllo

della commercializzazione dei loro prodotti. Ora sono le flotte olandesi, inglesi e francesi che

dominano gli scambi nel bacino del mediterraneo. Solo le correnti di traffici marittimi a breve

distanza sono ancora gestite da città di tradizione mercantile come Genova, Marsiglia, Barcellona.

Il mezzogiorno d’Italia conosce una notevole penetrazione economica britannica. La Sicilia esporta

grano, vino, seta greggia, sale, sodio; ed importa manufatti inglesi, francesi e tedeschi, spezie orient.

Grazie alla notevole incremento della coltivazione del gelso nelle campagne italiane la penisola

italiana produce ben 75% di tutta la seta greggia e di filato di seta europea che però viene esportata

verso le manifatture della Francia, della Germania meridionale e dell’Inghilterra. La parte centro -

settentrionale dell’Italia si specializza nella produzione e vendita di filato di seta - ossia un prodotto

semilavorato -; mentre il Mezzogiorno si dedica soprattutto all’esportazione di seta greggia.