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il ponte Settimanale Cattolico dell’Irpinia anno XXXXi - n°. 10 - eur o 0.50 sabato 14 marzo 2015 web: www.ilpontenews.it | email: [email protected] “Et veritas liberabit vos” il ponte è il primo settimanale dell’irpinia sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino politiCa pag 4 mediCina pag 8 fisCo pag 5 pag. 3 “guadagnare il giusto non È un male” H a suscitato numerose reazioni la pubblica- zione su questo giornale delle dichiarazioni di Papa Francesco pronunciate in occasione del- l’udienza riservata a Confcooperative. Abbiamo volutamente aperto lo scorso numero con la frase “Il Danaro è lo sterco del diavolo”. Sapevamo bene di compiere una scelta editoriale forte. In tanti hanno detto: ma come, i soldi sono un male? E allora do- vremmo tutti privarcene per essere felici? Premesso che la frase è una citazione tratta dagli scritti di San Francesco D’As- sisi: il poverello che di rinuncia alla ricchezza ne ha fatto una ragione di vita esemplare, anzi di santità. Ancora una volta siamo costretti a richiamare l’attenzione sull’intero contenuto del messaggio e non a soffermarci su una sola frase, onde evi- tare una riduzione di contenuti e di significati. Papa Francesco ha operato un richiamo alla giusta misura, come sempre più spesso ci ha abituato negli ultimi tempi. Il suo parlare è chiaro ed efficace perché è il frutto di un’esperienza consolidata, non solo sul piano personale, ma avvalorata dai pensieri dei Padri della Chiesa, che il Pontefice spesso cita, senza magari,tal- volta, ricordarne la fonte. Ad un lettore più attento, desideroso di approfondire, questi aspetti non sfuggono. Ma torniamo alla frase di San Francesco. Il danaro è un male se usato solo ed unicamente per sé stessi in maniera avida, se invece il danaro è una moneta di scambio, e come tale utile a soddisfare i bi- sogni personali ma anche per costruire meglio la vita di rela- zioni commerciali e di conseguenza sociali, se in altre parole ci abituiamo ad ottenere con il danaro ciò che ci serve senza accumulare “il di più”, allora il danaro non è un male ma un bene. Quando il Papa ha evidenziato l’indecenza di giovani “costretti”, in mancanza di valide alternative, a lavorare in cambio di compensi molto bassi, insufficienti a soddisfare le esigenze quotidiane, ha in pratica acceso la luce per far notare che tante persone offrono lavoro sfruttando il prossimo: pa- gando bassi salari e prendendo per sé il compenso sottratto illegittimamente. Oggi, sotto la voce cooperative si trova di tutto, certo la maggioranza svolge bene il proprio compito e sicuramente operano nella legalità, ma non è di questo che il Pontefice voleva parlare, Egli ha inteso solo chiedere maggiore attenzione alle finalità delle cooperative: lo stare insieme, prima di tutto, e perseguire gli obiettivi sociali ed economici, senza sovvertire, in alcun modo l’ordine delle cose: il danaro non può e non deve essere una priorità! rivendita di cialde e capsule da caffè Cultura e informazione fare tv per bambini 1975 2015 40 anni Piermarco Aroldi, direttore del Centro di ricerca sui media e la comunicazione (OssCOm) mette in luce il nesso fra consumo televisivo e alfabetizzazione alla rete. Il digitale ha portato con sé la frammentazione dell'audience e un'offerta sproporzionata rispetto alla platea dei giovani utenti. Posizione dominante dei prodotti esteri. La necessità di recupero per il sistema Italia Mario Barbarisi il futuro del giornalismo di andre a melodia * Il giornalista che spera di vivere di notizie è morto. E in effetti la professione respira a fatica, se è vero che ormai è tenuta in vita da migliaia di precari sottopagati e sfruttati. (pag. 3) (*) Presidente nazionale dell'Ucsi 19 marzo san giuseppe pag 1 4 festa del papà

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ilponteSettimanale Cattolico dell’Irpinia

anno XXXXi - n°. 10 - euro 0.50sabato 14 marzo 2015

web: www.ilpontenews.it | email: [email protected]

“Et veritas liberabit vos”

il ponte è il primo settimanale dell’irpinia

sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino

politiCa pag 4 mediCina pag 8fisCo pag 5

pag. 3

“guadagnare il giustonon È un male”

Ha suscitato numerose reazioni la pubblica-zione su questo giornale delle dichiarazioni di

Papa Francesco pronunciate in occasione del-l’udienza riservata a Confcooperative. Abbiamovolutamente aperto lo scorso numero con la frase

“Il Danaro è lo sterco del diavolo”. Sapevamo benedi compiere una scelta editoriale forte. In tanti

hanno detto: ma come, i soldi sono un male? E allora do-vremmo tutti privarcene per essere felici? Premesso che lafrase è una citazione tratta dagli scritti di San Francesco D’As-sisi: il poverello che di rinuncia alla ricchezza ne ha fatto unaragione di vita esemplare, anzi di santità. Ancora una voltasiamo costretti a richiamare l’attenzione sull’intero contenutodel messaggio e non a soffermarci su una sola frase, onde evi-tare una riduzione di contenuti e di significati. Papa Francescoha operato un richiamo alla giusta misura, come sempre piùspesso ci ha abituato negli ultimi tempi. Il suo parlare è chiaroed efficace perché è il frutto di un’esperienza consolidata, nonsolo sul piano personale, ma avvalorata dai pensieri dei Padridella Chiesa, che il Pontefice spesso cita, senza magari,tal-volta, ricordarne la fonte. Ad un lettore più attento, desiderosodi approfondire, questi aspetti non sfuggono. Ma torniamo allafrase di San Francesco. Il danaro è un male se usato solo edunicamente per sé stessi in maniera avida, se invece il danaroè una moneta di scambio, e come tale utile a soddisfare i bi-sogni personali ma anche per costruire meglio la vita di rela-zioni commerciali e di conseguenza sociali, se in altre paroleci abituiamo ad ottenere con il danaro ciò che ci serve senzaaccumulare “il di più”, allora il danaro non è un male ma unbene. Quando il Papa ha evidenziato l’indecenza di giovani“costretti”, in mancanza di valide alternative, a lavorare incambio di compensi molto bassi, insufficienti a soddisfare leesigenze quotidiane, ha in pratica acceso la luce per far notareche tante persone offrono lavoro sfruttando il prossimo: pa-gando bassi salari e prendendo per sé il compenso sottrattoillegittimamente. Oggi, sotto la voce cooperative si trova ditutto, certo la maggioranza svolge bene il proprio compito esicuramente operano nella legalità, ma non è di questo che ilPontefice voleva parlare, Egli ha inteso solo chiedere maggioreattenzione alle finalità delle cooperative: lo stare insieme,prima di tutto, e perseguire gli obiettivi sociali ed economici,senza sovvertire, in alcun modo l’ordine delle cose: il danaronon può e non deve essere una priorità!

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Cultura e informazione fare tv per bambini

1975

2015

40 anni

Piermarco Aroldi, direttore del Centro di ricerca sui media e la comunicazione(OssCOm) mette in luce il nesso fra consumo televisivo e alfabetizzazione allarete. Il digitale ha portato con sé la frammentazione dell'audience e un'offertasproporzionata rispetto alla platea dei giovani utenti. Posizione dominante dei

prodotti esteri. La necessità di recupero per il sistema Italia

Mario Barbarisi

il futuro delgiornalismo

di andrea melodia *

Il giornalista che spera di vivere di notizie è morto. E in effetti la

professione respira a fatica, se è veroche ormai è tenuta in vita da migliaiadi precari sottopagati e sfruttati. (pag. 3)

(*) Presidente nazionale dell'Ucsi

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2 14 marzo 2015ilponte

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314 marzo 2015attualitàilponte

La tv per i bambini è, ancora oggi, una cosaseria. In Italia l’offerta è tanta, “una delle più

ricche d’Europa”, ma quel che si trasmette vienesoprattutto dall’estero. Bisognerebbe osare di più,investendo sui produttori nostrani, dato che lacreatività non manca. Parte da un’analisi dell’of-ferta televisiva l’indagine su televisione e infanziaprodotta dal Centro di ricerca sui media e la comu-nicazione (OssCOm) dell’Università Cattolica di Mi-lano, presentata oggi nella cripta dell’Aula magnadell’ateneo. “Il consumo televisivo è ancora oggiprioritario, e costituisce anche un’alfabetizzazionealla rete: il modo con cui i bambini accedono a in-ternet è legato alla ricerca dei propri personaggipreferiti”, rileva Piermarco Aroldi, direttore del Cen-

tro di ricerca. “Più di quanto sia in grado di fare lascuola e la famiglia, le compagnie televisive pos-sono associare a questo tipo di prodotti app, soft-ware, siti che costituiscono una palestra totalmentesicura ma anche molto sfidante per bambini e ra-gazzi, che imparano così ad andare in rete”.

Offerta ampia e segmentata. Innanzitutto va rico-nosciuto il cambiamento portato dal digitale, in ter-mini di offerta ma pure di “frammentazionedell’audience”: in Italia abbiamo 10 operatori chegestiscono 22 canali tematici, con oltre 100milaore di programmazione in un anno. Un’offerta cheAroldi giudica “sproporzionata rispetto alla plateadei giovani utenti”, ovvero 8,5 milioni di bambini

tra 0 e 14 anni. Perché, a far da contraltare, vi è la“scomparsa dei programmi per i bambini dalle tvlocali”, ha osservato Federica Zanella del Comitato“Media e minori”, e - più in generale - dalla tv ge-neralista: ormai anche i più piccoli sanno qual è lasequenza di tasti da premere sul telecomando pervedere il canale tematico preferito. Infatti, va puretenuto conto che questi canali si dividono l’utenzasecondo tre fasce l’età (0-4, 4-7, 7-14). Quantitàe qualità possono essere complementari, però“non si possono fare programmi televisivi di qualità- ha aggiunto Aroldi - senza un sistema televisivodi qualità, ma senza investimenti non si va lon-tano”. I soldi investiti sono “tanti in valore assoluto,pochi in relazione ad altre forme d’investimento eper quanti ce ne vorrebbero”.

I format vengono dall’estero. Se il sistema “piccoloe frammentato” a fronte di un’offerta “ampia esegmentata” è la prima caratteristica italiana, su-bito dopo viene, appunto, la questione economica,perché i costi di una “tv dei bambini” fatta benesono astronomici: un’ora di animazione, nel 2010,costava 200mila euro in Giappone, 480mila in Ita-lia e 800 mila negli Usa, arrivando così a un contodi 5 milioni di euro per una serie televisiva di 10ore. “Per quanto riguarda il mercato pubblicitario -sottolinea l’indagine - la raccolta realizzata nei ca-nali della ‘children television’ è passata dai 24 mi-lioni di euro del 2010 ai 68 milioni circa di fine2012” e per il 2013 si attesta sui 70-80 milioni,però “su un volume complessivo annuo di circa 3miliardi e mezzo di euro d’investimenti pubblicitariin televisione, si tratta di poco più del 2%, concen-trato su pochi settori merceologici e su imprese conbudget pubblicitari molto ridotti”. Come alimen-tare, quindi, 100mila ore di contenuti d’anima-zione? La risposta viene soprattutto da grandi“library” internazionali, ovvero format prodotti al-

l’estero, come il fenomeno globale di Peppa Pig,mentre “la domanda di produzioni italiane - ha os-servato Aroldi - è limitata e inferiore all’offerta, conprezzi d’acquisto bloccati e spesso più bassi deiprezzi di costo”. In un giorno, su un canale Rai,“sono andati in onda - ha messo in luce SergioManfio, presidente e responsabile creativo delGruppo Alcuni - 17 programmi televisivi, di cui 13stranieri e 4 italiani. E nessuno di questi 4 negliorari in cui i bambini guardano la tv”.

Quale cultura? Mandare in onda prodotti “transna-zionali”, però, ha un risvolto anche a livello di alfa-betizzazione culturale dei bambini, rappresentando“una progressiva anestetizzazione - ha messo inguardia Roberto Farné dell’Università di Bologna -degli elementi peculiari delle culture”. Mentre, percoprire tutte le ore di trasmissione, le serie ven-gono proposte di continuo, con un vantaggio eco-nomico, ma pure di fidelizzazione dei bambini, aiquali piace la ripetizione. E il risvolto economico siha anche nelle attività “ancillari”, come prodottieditoriali e merchandising legati a quel personag-gio dei cartoni animati. “C’è un rischio estinzione,in questo schema, dell’informazione per bambini eragazzi a favore del puro intrattenimento, in alcunicasi demenziale”, ha annotato Aroldi riferendosi inparticolare al “target scolare”, mentre “su quelloprescolare c’è ancora un’attenzione di tipo educa-tivo, investendo sull’immaginario, sulla creatività,sulla fantasia”. È possibile “produrre in modo di-verso, ma deve necessariamente entrare in gioco“un livello nazionale, in cui si giochi tutta quellacreatività propria della nostra tradizione e identità,che però ha bisogno di finanziamenti”.

a cura di Francesco Rossi, inviato Sir a Milano

Cultura e informazione: fare tv per bambini Piermarco Aroldi, direttore del Centro di ricerca sui media e la comunicazione (OssCOm) mette in luce il nesso fra consumo

televisivo e alfabetizzazione alla rete. Il digitale ha portato con sé la frammentazione dell'audience e un'offerta sproporzionatarispetto alla platea dei giovani utenti. Posizione dominante dei prodotti esteri. La necessità di recupero per il sistema Italia

Qual è la notizia? La domandaci viene rivolta dai colleghi

giornalisti ogni volta che si proponeun discorso, un tema di convegno,un approfondimento. Già, dov’è lanotizia? A volte dovremmo rispon-dere: questo è un problema tuo,non mio. Non vedi la notizia perché

manca l’anomalia, lo scontro, il lato “cattivo”?Ma guarda bene, c’è un problema serio su cuiragionare! Intendiamoci: i colleghi giornalisti hanno ra-gione quando pensano, in base a esperienza,che è difficile “raccontare” ragionamenti moltocomplessi. Il giornalismo non è il luogo della ri-flessione astratta. Quindi di cosa ci lamentiamo? Il problema è un altro: forse il giornalismo nonè più nemmeno il luogo della notizia. Perché lanotizia oggi viaggia con le proprie gambe, arrivaa destinazione prima che il giornalista l’abbiamessa nero su bianco, non trova alcuna prote-zione né fisica né legale. Se anche è stato ungiornalista a produrla diventerà preda del “copiae incolla” di chiunque. E sempre più spesso ciaccorgiamo che la fonte primaria di una notizianon è un giornalista, ma un testimone ocularedotato di smartphone, o peggio qualcuno chepur non testimone crede di sapere come si sonosvolti i fatti. Estremizzando: il giornalista che spera di viveredi notizie è morto. E in effetti la professione re-spira a fatica, se è vero che ormai è tenuta invita da migliaia di precari sottopagati e sfruttati. Esiste un’alternativa? Forse sì. Escludiamo su-bito che sia quella di inventare le notizie. L’in-venzione creativa è una splendida pratica, dalasciare a artisti e autori, che deve restare estra-nea alla professione. L’alternativa per i giornalisti è produrre servizibasati su informazioni reali che siano utili allapropria comunità di riferimento. Quindi, i

“problemi seri su cui ragionare” devono atti-rare la sua attenzione, perché spesso, dopolungo lavoro, possono diventare informazionedi servizio.Cerchiamo di vedere nel dettaglio cosa possasignificare “produrre servizi informativi utili”. Perprima cosa occorre cogliere tutte le potenzialitàdi quello che si produce, in modo da renderlodisponibile su tutte le piattaforme utili. Se è unservizio solo per i giovani saranno importanti isocial network, se è solo per gli anziani sarannonecessari mezzi più tradizionali; ma in linea dimassima dovremo inventare qualcosa di real-mente crossmediale, cioè facilmente trasferibilesu media diversi. Qualcosa non “di massa”, maspecifico. E concreto il più possibile. Si possono fare esempi. La vita in città, nel

quartiere o in altre aggregazioni è piena di mo-menti critici, servizi in evoluzione o non funzio-nanti, attività poco note, vere e proprieemergenze, occasioni di mobilitazione intorno atemi più o meno rilevanti. È una miriade di oc-casioni nelle quali, intorno alla notizia nuda ecruda, si possono organizzare servizi sottoforma di aggiornamenti, adesioni, pagamenti,prenotazioni; ma anche attività più sofisticatecome ricavare andamenti, scoprire tendenze, operfino ricavare veri e propri scoop dall’esameanalitico dei dati disponibili. La nostra cultura giornalistica normalmente

tende a sottovalutare queste potenzialità. Leconsideriamo attività tecniche, organizzative, dimarketing; adatte a ingegneri, informatici oamministratori pubblici. In realtà non ci ren-diamo conto che nel mondo industrializzato einformatizzato, dove la notizia non ha più dasola un valore economico rilevante, queste ini-ziative hanno valore crescente. Forse ancoranon in equilibrio, ma crescente. E soprattuttonon cogliamo quanto la cultura giornalistica, lacapacità di gettare lo sguardo sull’oggi e di co-

municarlo in modo comprensibile, sia preziosae indispensabile per far funzionare questi ser-vizi, purché ci si metta nell’ottica di collaborarecon le vere competenze tecniche necessarie adavviarli e a farli funzionare. Certamente il cambiamento di prospettiva nonriguarda soltanto i giornalisti, dovranno esseregli editori a comprendere il nuovo “business” ead adattarvisi. Se poi concepiamo la stessa at-tività editoriale più come servizio alla comunitàche come impresa, il cambiamento dovrebbeessere più facile. In altri casi potrebbero esseregli stessi giornalisti ad avviare, magari in coo-perativa, una “start up” di servizi informativi allacomunità. Essenziale per tutto questo mi pare sia non

concepire il giornalismo come un lavoro di ta-volino, ma appassionarsi alla realtà, ai suoi pro-

blemi, ai suoi protagonisti e avere molta vogliadi aiutare il prossimo. Perché è evidente che, senon conosco bene coloro con i quali vengo incontatto, se non organizzo nel mio piccolo laraccolta delle informazioni su di loro e i loro bi-sogni - imitando i grandi soggetti del web, chevivono profilando i loro utenti -, ben difficilmentepotrò offrire un servizio utile. Allora, al collega che mi chiede “dov’è la noti-zia?” posso rispondere “a questo pensaci tu”. Iosuggerisco un problema, tu controlla se dietroc’è un interesse pubblico e prova a escogitare ilmodo di dargli una risposta, per il bene comune.

Andrea Melodia

(*) Presidente nazionale dell'Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana)

il futuro del giornalismo Il giornalista che spera di vivere di notizie è morto. E in effetti la professione respira a fatica, se è vero che ormai è

tenuta in vita da migliaia di precari sottopagati e sfruttati. Esiste un’alternativa? Forse sì. L'alternativa per i giornalisti

è produrre servizi basati su informazioni reali che siano utili alla propria comunità di riferimento

4 14 marzo 2015 politica ilponte

“le Cooperative servono a dare speranza”

maurizio gardini, presidente di Confcooperative, ripercorre l’incontro con papa francesco sabato scorso in vaticano.

dal pontefice è giunto un forte monito contro "le false cooperative":"sono una patologia grave, che fa un doppio danno. tutti dobbiamocombatterle". sulla riforma del credito cooperativo: "un processo

inevitabile" con alcuni punti, però, che siano ben chiari.l’invio all’unione e alla collaborazione tra varie coop

La cooperazione come via per un’economianuova, che metta al centro l’uomo e non la

finanza. Questo il messaggio emerso, sabatoscorso, dall’incontro di Papa Francesco con 7milarappresentanti di Confcooperative. Bergoglio haguardato alle origini (le cooperative sono “me-moria viva di un grande tesoro della Chiesa ita-liana”), ma soprattutto al futuro, chiedendo di“portare la cooperazione sulle nuove frontieredel cambiamento, fino alle periferie esistenziali”.Con Maurizio Gardini, presidente di Confcoope-rative, ripercorriamo i passaggi salienti emersidall’incontro.

Quale futuro si delinea per il movimentocooperativo? “Le cooperative servono oggi e serviranno an-cora di più domani a dare speranza: la speranzache si può costruire un’economia basata sul-l’uomo e non sul capitale, fondata sulla rispostaai bisogni piuttosto che sulla speculazione finan-ziaria”. Le cooperative nascono, storicamente, perrispondere alle esigenze di territori bendeterminati. Come coniugare l’attenzionelocale con mercati e sfide oggi globali? “Bisogna coniugare le nuove istanze, in partico-lare la globalizzazione, rimanendo fedeli alle mo-tivazioni per cui sono nate le cooperative:valorizzazione del prodotto dei soci, centralitàdel lavoratore, sostenibilità ambientale ecc. Unacooperativa agricola, ad esempio, che cinquan-t’anni fa raccoglieva il prodotto dei soci e lo ven-deva sul mercato locale, oggi deve assumere ledimensioni giuste per essere protagonista in unmercato nuovo. Non si può andare a vendere inGiappone o negli Stati Uniti se non si hanno unastruttura tecnica adeguata o degli operatoricommerciali che parlano le lingue!”. Ingrandendosi, non si corre il rischio di fi-nire per essere come le altre imprese, peròusufruendo del nome e dei vantaggi legatialle cooperative?“Non possiamo chiedere alle cooperative di cre-scere solo fino a un certo punto. L’importantenon è l’elemento dimensionale, ma rispettaresempre i valori della cooperazione, la partecipa-zione e la vita democratica. Le cooperative de-vono avere la giusta dimensione in relazione alloro scopo: a una cooperativa sociale che lavorain un territorio non è chiesto di crescere, ma diessere puntuale rispetto ai bisogni di quel terri-torio; una cooperativa agricola che ha bisognodi vendere i propri prodotti, invece, deve cre-scere per essere protagonista sui mercati”. Molto forte è stato il monito del Papa a“combattere le false cooperative”… “C’è un mercato fortemente inquinato da spe-culatori ed espressioni della malavita, che costi-tuiscono cooperative perché sono unostrumento giuridico che meglio risponde ai loro

scopi. Nascono e chiudono senza pagare sti-pendi, contributi, senza avere controlli. Sonouna patologia grave, che fa un doppio danno allecoop oneste e sane: porta via il lavoro e ‘prosti-tuisce’ il nome della cooperazione”. È possibile contrastarle? “Non è facile perché il più delle volte duranomeno di un anno e sono ben organizzate. Tuttidobbiamo combatterle, a partire dalle impreseche le utilizzano, verso le quali si possono pre-vedere sanzioni o comunque una corresponsa-bilità. Infatti, quando si appalta un servizio a unacooperativa, se questa ha prezzi eccessiva-mente bassi, inferiori al costo del lavoro, non

può essere una coop sana. E l’impresa non lopuò ignorare”. Il Papa ha richiamato l’uso del denaro “perrealizzare opere buone”, invocando unacollaborazione tra cooperative bancarie eimprese… “Non va demonizzato il denaro: le cooperative,anche le più virtuose, hanno bisogno di risorseben investite, di capitale. Una cooperativa so-ciale che volesse aprire una casa protetta per glianziani o un’attività per l’inserimento lavorativodi persone diversamente abili avrebbe bisognodi risorse. I soldi impiegati per attività economi-che devono essere valorizzati per quel che rie-scono a produrre, e non per speculazionifinanziarie o per l’arricchimento”. Nel sistema bancario, proprio il creditocooperativo si pone come il più vicino alterritorio. Ma siamo alla vigilia di una ri-forma che si preannuncia epocale, e non èesente da rischi. Quale futuro avranno lebanche di credito cooperativo? “L’Europa e Bankitalia chiedono loro di adeguarsirispetto a certi standard, e questo comporta unprocesso di autoriforma inevitabile. Un po’ di au-tonomia sarà trasferita dal territorio al centro:occorre però che sia ben chiaro l’obiettivo e chela governance sia di matrice cooperativa, cono-sca e abbia sempre il senso etico del fare finanzacooperativa”. Ha ancora senso parlare oggi di coop bian-che, rosse e verdi? “Questa distinzione appartiene al passato: pro-prio il Papa ci ha invitato a guardare a quello checi unisce e non ciò che ci ha diviso. Un tempoc’erano motivazioni ideologiche ora cadute. Oggisi può avere una visione laica o una cristiana:l’importante è che ci si ritrovi insieme nel soste-nere un modello di cooperativa che salvaguardie metta al centro l’uomo, con le sue esigenze ei suoi bisogni, e tutti quei valori propri della coo-perazione, realizzando una sorta di contamina-zione che ci permetta di vivere portando i nostrivalori, senza paura di praticarli”.

Francesco Rossi

In un andirivieni di processi per quasi5 anni 18 magistrati si sono occu-

pati della morte di un piccione. Questii fatti per dimostrare come funziona lagiustizia in Italia: tutto comincia il 6 giu-gno 2010 quando un avvocato si affacciadalla finestra della sua villa, a Milano, espara un colpo di fucile ad aria compressacolpendo a morte un piccione checade in un cortile del palazzo afianco. I vicini chiamano i carabinieri chetrovano nella sua villetta un uomo “in pa-lese stato di ebbrezza alcolica”, verbaliz-zando che costui dice “di aver sparatoperché anni prima suo figlio si era amma-lato ed era “entrato in coma a causa diuno di questi volatili”.Dal pm della procura al gip Bruno Gior-

dano viene formulata l’accusa contro l’uomo con il seguente capo di imputazione: “uccisionedi animale con crudeltà e getto pericoloso di cose (cioè il proiettile) in luogo privato diuso altrui”. Quattro mesi e mezzo dopo il fatto l’uomo viene condannato a pagare8mila euro di multa, ma l’imputato fa ricorso, si oppone e chiede di essere giudicatocon il rito abbreviato. Secondo la legge, per questo reato la prescrizione è di 5 anni.Il fascicolo arriva sul tavolo del giudice Andrea Ghinetti, dopo due anni, che il 6 marzo2012, su richiesta di un secondo pm condanna l’avvocato ad un mese e 20 giorni di ar-resto con la condizionale. I difensori producono appello, perché “le prove erano insufficienti,nessuno ha visto lo sparatore”, i carabinieri non hanno “redatto un verbale per consta-tare lo stato del piccione” e la confessione era “inutilizzabile” perché resa senza la presenzadi un avvocato. Il processo d’appello (tre giudici e un sostituto procuratore generaleper l’accusa) conferma, l’8 ottobre 2012, la condanna. Ma i legali dell’accusato decidono diportare il caso in Cassazione. Dopo 16 mesi i 5 giudici della terza sezione penale rispondono al pm che chiede la conferma della condanna che in tre pagine di motivazione la ratificanosolo per l’uccisione dell’animale, rimandando il fascicolo al mittente, perché la sentenzanon era ben motivata dall’Appello.Il 30 gennaio 2015, a Milano, tre giudici della sezione quarta della Corte d’Appello, doveera arrivato il fascicolo, e il sostituto pg Gaetano Amato Santamaria, che con i 17 che loavevano preceduto nelle varie fasi del processo e qualche decina di cancellieri e impiegati,confermano la condanna di un mese e 20 giorni per il reato restante. Per le motivazioni ci vor-rebbero 30 giorni, ma il presidente Francesca Marcelli le ha depositate il 10 febbraio.Restano ancora 4 mesi (a giugno 2015), perché il reato venga definitivamente pre-scritto. C’è ancora la possibilità di un ricorso in Cassazione che occuperà altri sei magistrati,con la speranza che dopo 1699 giorni dall’esordio della “sparatoria” all’ultima condanna,tra i tanti fascicoli da esaminare, che subissano gli uffici, ci sia il tempo da dedicare al pic-cione ed al suo uccisore.

[email protected]

AlfonsoSantoli

SPRECOPOLI

in 5 anni 18 magistrati si sonooccupati di un piccione ucciso

514 marzo 2015fiscoilponte

E’ STATA EMANATA LA CIRCOLARE N. 4/E DEL 19 FEBBRAIO 2015

“A TU PER TU CON IL FISCO”“A TU PER TU CON IL FISCO” a cura di Franco Iannaccone

affitto Con risCatto : CHiarimenti del fisCo sulla tassazione

La norma che ha introdotto i cosiddetticontratti “rent to buy”, cioè affitto con ri-scatto non contiene le necessarie indica-zioni sul trattamento tributario daapplicare a tale fattispecie (vedi il prece-dente numero de “il Ponte”). Per soppe-rire al silenzio della legge, l’Agenzia delleEntrate ha emanata una dettagliata cir-colare (la 4/E del 19 febbraio 2015) incui viene definita la disciplina fiscale daapplicare a questi contratti sia ai finidelle imposte dirette sia ai fini di quelleindirette.La circolare chiarisce che si tratta di una fatti-specie contrattuale, diversa dalla locazione fi-nanziaria, finalizzata a conferire al conduttorel’immediato godimento dell’immobile, rin-viando al futuro il trasferimento della proprietàdel bene, con imputazione di una parte dei ca-noni al corrispettivo del trasferimento. Questatipologia contrattuale si caratterizza:• per l’immediata concessione in godi-mento dell’immobile verso il pagamentodi canoni;• per il diritto del conduttore di acqui-stare il bene;• per l’imputazione di una quota dei ca-noni a corrispettivo del trasferimento.

IL FISCO SEGUE GLI STEP CONTRATTUALI

Nella circolare particolare attenzione èstata rivolta dall’Agenzia alle tematicheche riguardano: la quota di canone corri-sposta per il godimento dell’immobile; laquota di canone corrisposta come antici-pazione del corrispettivo; il successivotrasferimento dell’immobile; le sommerestituite in caso di mancata conclusionedel contratto di compravendita.Viene distinta la disciplina fiscale applicabile peril periodo del godimento dell’immobile (ante-cedente all’esercizio del diritto di acquisto), i cuicanoni sono assimilati a quelli della locazione,dal successivo esercizio del diritto di acquistoda parte del conduttore e del trasferimentodell’immobile, con riguardo anche alla tipologiadei soggetti concedenti/venditori, operanti omeno in regime di impresa.L’Agenzia, inoltre, chiarisce il trattamento fi-scale riservato alle ipotesi di mancato trasferi-mento dell’immobile e conseguenterestituzione di tutti o parte degli acconti, siaquando non è stato esercitato il diritto di ac-quisto (comma 1-bis), sia quando il contrattosi risolve per inadempimento da parte del con-cedente (comma 5).

IMPOSTE SUI REDDITIPer il concedente che opera in regimed’impresa, nei periodi precedenti all’eserciziodel diritto di acquisto, rilevano solo i canoni dilocazione (nel caso di immobili strumentali pernatura o di beni merce) o quanto emerge dalconfronto tra il canone di locazione e la renditacatastale (nel caso di immobili patrimonio),mentre non assumono rilevanza gli acconti, es-sendo un anticipo sul prezzo di vendita.Se il conduttore esercita il diritto di acqui-sto, emerge per il concedente titolare direddito d’impresa un componente posi-tivo di reddito.Se, invece, il conduttore non esercita il di-ritto di acquisto, assume rilevanza reddi-tuale per il concedente (comecomponente positivo da assoggettare atassazione) la sola quota di acconto ver-sata durante la locazione dal conduttoree trattenuta dal concedente secondo gliaccordi contrattuali.In caso di risoluzione per inadempimento delconcedente, assumono rilevanza nella deter-minazione del reddito d’impresa, come inte-ressi passivi, i soli interessi legali che ilproprietario è tenuto a corrispondere al con-duttore.Nell’ipotesi di risoluzione per inadempimentodel conduttore, si producono i medesimi effettifiscali previsti in caso di mancato esercizio deldiritto di acquisto. In particolare, il concedenteassoggetta a tassazione la sola quota di ac-conto versata durante la locazione dal condut-

tore, che non deve essere a quest’ultimo resti-tuita.Per il proprietario/concedente che nonopera in regime d’impresa, la quota dei ca-noni stabilita per il godimento è tassata comereddito fondiario derivante dalla locazione, cuiè assimilato il godimento dell’immobile ed èdeterminata in base alle regole ordinarie. Laquota dei canoni stabilita come acconto prezzoper il trasferimento non è tassata fino al pe-riodo di imposta del trasferimento. In ognicaso, il proprietario/concedente può optare perla cedolare secca, se ne sussistono i presup-posti.Nel caso di esercizio del diritto di acqui-sto, il proprietario/concedente deve ve-rificare se ha conseguito una plusvalenzaimponibile quale reddito diverso in basealle regole ordinarie.Nel caso in cui il conduttore non eserciti tale di-ritto, la restituzione da parte del proprietariodelle quote dei canoni imputata ad accontoprezzo non assume alcuna rilevanza reddi-tuale, né per il proprietario né per il condut-tore.Per il proprietario, la parte dell’acconto prezzoeventualmente trattenuta costituisce un red-dito diverso, derivante dall’assunzione di “ob-blighi di permettere” (art.67, comma 1, letteral, del Tuir), imponibile per un importo corri-spondente a quanto trattenuto.Stesso trattamento è previsto per le sommeeventualmente trattenute dal concedente a ti-tolo di indennità, nell’ipotesi di risoluzione delcontratto per inadempimento del conduttore.

IVASe il concedente è un soggetto Iva, allequote di canone imputate a godimentodell’immobile si applica la disciplina Ivaprevista per i canoni di locazione, men-tre le quote di canoni corrisposte a titolodi anticipazione del prezzo di cessione(acconti) seguono il trattamento Ivaapplicabile alle cessioni di immobili.A tal proposito si fa presente che,quando l’operazione è imponibile, allaquota di canone pagata come accontoprezzo della futura vendita si applical’aliquota del 4% se il futuro acquirentepossiede i requisiti della prima casa, vi-ceversa si applica l’aliquota del 10% odel 22% se bene di lusso.Nel caso di esercizio del diritto di acquistodell’immobile, il momento di effettuazionedell’operazione si verifica con il passaggiodella proprietà e la base imponibile è deter-minata dal corrispettivo di vendita pattuitocui va sottratta la somma dei canoni (acconti)versati dall’acquirente.In caso di omesso esercizio del diritto di ac-quisto e di conseguente restituzione al con-duttore della quota versata a titolo di accontosul prezzo, il proprietario emette una nota divariazione a favore del conduttore per gli im-porti restituiti. La nota di variazione per l’am-montare complessivo è emessa anche se una

parte degli acconti viene trattenuta. Tuttavia,tale quota assume, comunque, natura di cor-rispettivo dovuto per l’esercizio (a titolo one-roso) del diritto riconosciuto al conduttore e,conseguentemente, deve essere assoggettataa Iva, con aliquota ordinaria.In caso di risoluzione per inadempimento delconcedente, lo stesso deve restituire al condut-tore tutti gli acconti sul prezzo incassati e,quindi, emette una nota di variazione.Se invece l’inadempimento è del conduttore, ilconcedente, se stabilito dal contratto, acquisi-sce interamente i canoni a titolo di indennità.Tali canoni, mutando la loro natura in penalitàper inadempimento del conduttore, devonoessere esclusi dall’applicazione dell’Iva me-diante l’emissione di una nota di variazione.IMPOSTA DI REGISTROI contratti “rent to buy” devono essereregistrati nel termine fisso di trenta giornidalla data di loro formazione, in qualsiasicaso, sia se formati per scrittura privatasia se formati per atto pubblico o scritturaprivata autenticata.Nel periodo precedente l’esercizio del diritto diacquisto da parte del conduttore, rileva sia laconcessione in godimento dell’immobile daparte del proprietario a fronte del pagamentodi un corrispettivo (una quota del canone) siala quota di canone destinata, nella misura in-dicata nel contratto, ad acconti prezzo, per lavendita dell’immobile.La quota del canone corrisposta per il godi-mento è assimilata, ai fini dell’imposizione, aicanoni di locazione. L’imposta può essere as-solta sul corrispettivo pattuito per l’intera du-rata del contratto ovvero sull’ammontare delcanone relativo a ciascun anno.

Diversamente, in relazione all’imposizione sugliacconti, l’imposta viene calcolata sull’ammon-tare complessivo dei corrispettivi pattuiti perl’intera durata del contratto.Se il contratto di godimento rientra nelcampo di applicazione dell’Iva, per i fab-bricati abitativi, l’imposta di registro èdovuta nella misura proporzionale del2%, se il contratto è esente da Iva, inmisura fissa, se invece il contratto è im-ponibile Iva.Per gli immobili strumentali, in deroga al prin-cipio di alternatività Iva/Registro, il contrattosconta l’imposta di registro in misura propor-zionale dell’1%, indipendentemente dal regimeIva di imponibilità o di esenzione. Le quote dicanone da imputare a corrispettivo di venditasono assoggettate all’imposta di registro nellamisura fissa di 200 euro.Se il contratto di godimento non rientranel campo di applicazione dell’Iva, per ilgodimento trova applicazione l’impostadi registro nella misura proporzionale del2%, mentre, per quanto attiene allaquota di canone da imputare a corrispet-tivo di vendita, trova applicazione l’impo-sta di registro nella misura del 3%(articolo 9 della tariffa, parte I, TestoUnico Imposta di registro) sull’importocomplessivo degli acconti pattuiti.Esercitato il diritto all’acquisto da parte del con-duttore, per il trasferimento dell’immobile siapplicano le aliquote normalmente previste peri trasferimenti.Per la determinazione dell’imposta di registroda applicare in sede di trasferimento, l’Agenziachiarisce inoltre che è applicabile la disciplinadettata dalla nota all’articolo 10 della tariffa,parte I, del Tur, secondo la quale dall’impostadi registro dovuta per il contratto definitivodeve essere scomputata quella corrisposta inrelazione agli acconti prezzo.All’atto della cessione vera e propria del-l’immobile, dopo l’avvenuto godimento,si applicano le aliquote d’imposta di re-gistro previste per i trasferimenti immo-biliari: 2% se prima casa e 9% per glialtri fabbricati, più le imposte ipotecariae catastale nella misura fissa di 50 eurociascuna.Infine, nel caso di mancato esercizio deldiritto di acquisto da parte del conduttoreovvero di risoluzione del contratto perinadempimento, viene chiarito che non sidà luogo alla restituzione dell’imposta diregistro corrisposta nella misura del 3%,applicata in relazione alla quota di ca-none assimilata ad acconti prezzo, anchenel caso in cui il concedente proceda allarestituzione di tali somme al conduttore.

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il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc

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fondazione “Opus solidarietatis pax onlus”

Editrice “Coop. Il Ponte a.r.l.”Direttore responsabile

Mario Barbarisi

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6 14 marzo 2015 ilponte

Continua l’iniziativa 24 ore per il Signore, che ha riscontrato così tanto successo nel 2014: sarà celebrata anche nel 2015 nei giorni 13-14 marzo.

Papa Francesco presiederà la liturgia penitenziale a San Pietro, mettendo così il sacramento della riconciliazione al centro del cammino

della nuova evangelizzazione in tutta la Chiesa.

Il tema che orienterà la riflessione nel 2015 è Dio ricco di misericordia (Ef 2,4).

AVVI

SO S

ACRO

#24oreperilSignore

novaevangelizatio.va

PONTIFICIO CONSIGLIOPER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

24 ore per il SignoreDIO RICCO DI MISERICORDIA

13-14 MARZO 2015

NUOVA EVANGELIZZAZIONE

7ecclesiailponte 14 marzo 2015

Ho conosciuto don Giuseppe De Gregorionell’anno 1988 in occasione di un pro-

blema di salute del mio amato direttore dellaBiblioteca Statale di Montevergine Don Pla-cido Mario Tropeano, conosciuto da molti peri suoi studi storici e paleografici autore dellamonumentale opera “Codice DiplomaticoVerginiano”. Don Placido ebbe un problemaagli occhi così, insieme ad un altro collega, loaccompagnammo da un oculista, il quale gliprescrisse delle gocce da mettere tre volte algiorno negli occhi. Alle 08,00 ed alle 14,00ero io a compiere questo servizio, ma la serarimaneva insoluto. Dopo continue insistenze,

un giorno mi disse: “Ieri sera l’ho fatto, mele ha messe fra Giuseppe”, dissi: “ E chi è?”;“E’ un oblata, di profesione infermiere in unospedale di Roma, ma ora fa esperienzapresso di noi”, ogni giorno mi e ci riferiva delleesperienze che Giuseppe faceva quando pre-gava per le persone. Faccio un passo indietro.Una volta un amico mi chiese se io fossi aconoscenza della presenza di un “carismaticoguaritore” che si trovava a Montevergine,poiché risposi di no mi chiese di informarmi.Cosa che mi guardai bene dal fare. Torniamoa don Placido. Mossi dalla curiosità per i rac-conti che ascoltavamo, chiedemmo di po-terlo conoscere. Così fu! Incominciammo afrequentarlo e noi due divenimmo Amici. Vi-vevo un periodo non felice della mia vita, eroamareggiata per le tante difficoltà sia econo-miche che di salute che provavo ed ero ar-rabbiata con il mondo e anche con Dio e non“frequentavo” i sacramenti. Un giorno rac-contandogli della mia vita volle pregare perme e in conclusione mi parlò del Rinnova-mento nello Spirito, dicendomi che era ungruppo in cui si pregava e la sua attenzioneprivilegiava (sebbene non esclusiva) lo SpiritoSanto e l'esperienza spirituale che ne deri-vava introduceva gli aderenti in atteggia-menti interiori tali da costituire un modonuovo di essere cristiani e di vivere nellaChiesa, secondo la tradizione propria delleprime comunità cristiane, facendo crescere la

consapevolezza dell'identità cristiana e la vo-lontà di viverla in maniera attiva. Data la miapoca disponibilità ad accogliere il suo consi-glio, un giorno ci accompagnò lui stesso, siame che mio marito e mia figlia, a questo in-contro di preghiera che si teneva nella chie-setta dell’Asilo delle Suore della Parrocchia delRosario il mercoledì alle 17,00. Trovammoun’accoglienza mai sperata: sorrisi, abbracci,parole di benvenuto e, l’allora coordinatricedel gruppo, la Professoressa Mafalda Rizzi,chiese a tutti di pregare per noi. Da quel mo-mento la nostra vita cambiò senza accorger-cene. Imparai cosa vuol dire “carisma”,grazie particolari, date ad alcuni per fare delbene ad altri e che è la Chiesa stessa ad es-sere carismatica e di conseguenza tutti i bat-tezzati e di non andare alla ricerca di uomini“speciali”, perché Chi è speciale è il Signoreche ci invia questa pioggia di doni, diciamocosì, per animare la Chiesa, per farla cre-scere, per sorreggerla. Ci sono sempre statisanti che per la loro preghiera sono riusciti adottenere da Dio grandi prodigi, uomini ecce-zionali che sono sempre esistiti nella Chiesa.Che il Signore aumenti ancora di più la piog-gia dei carismi per rendere la Chiesa feconda,bella e meravigliosa. Mi piaceva trovarmi dasola per poter pregare, ma non ricordandopiù le preghiere e non conoscendo il SantoRosario incominciai a parlare con Dio comefaceva fra Giuseppe. Aprii il cuore a Dio e Glidetti la possibilità di condurre la mia vita perla strada che Lui aveva progettato per me.“L’uomo buono trae fuori il bene dal buon te-soro del suo cuore”.( Lc. 6,45) C’è in noi untesoro posto da Dio stesso tramite il Sacra-mento del Battesimo, questo tesoro è la vitastessa di figli, il tesoro è in noi grazie alla po-tenza dello Spirito che ci è stato donato. Inogni incontro con lui imparavamo qualcosa inpiù. Ci diceva: “Le parole di Gesù non sonomassime o semplici consigli, noi siamo dav-vero figli di Dio. La nostra vita di uomini cri-stiani, perché sia costruita solidamente, deveessere costruita su questa vita, su questo te-soro posto in noi nel giorno del battesimo, te-soro che chiede di essere arricchito”. Daquelle volte le mie esperienze di Fede anda-rono in crescendo. Scoprii che nel Sacra-mento della Riconciliazione trovavo Gesù concui potevo aprire il mio cuore e lasciare chelo ripulisse , l’Eucaristia, Gesù vivo e vero cheviene ad abitare in me. Non potevo più es-sere arrabbiata, non potevo più non amareanche chi non mi amava: la mia Fede cre-sceva , si rafforzava e in silenzio e senza cla-mori cambiava il mio cuore. Quando la fedesi colma d’amore per Dio, riconosciuto comePadre buono e giusto, la preghiera si fa per-severante, insistente, diventa un gemito dellospirito, un grido dell’anima che penetra ilcuore di Dio, e diviene la più grande forza di

trasformazione del mondo. Ogni settimana ioe mio marito insieme ad altre persone sali-vamo la montagna di Montevergine e prega-vamo insieme a lui per tanti fratelli e sorelleche venivano a cercarlo.. Di fronte a realtàsociali difficili e complesse raccomandava dirafforzare la speranza in una preghiera in-stancabile, raccomandava: “E’ la preghiera atenere accesa la fiaccola della fede, io vi aiu-terò con la mia preghiera”. Quanti cuori siaprivano all’Amore di Dio, quanti perdona-vano, quanti lasciavano la vecchia strada e sisono incamminati dietro a Gesù. Ogni voltache le preoccupazioni della vita ci facevanovacillare ci raccomandava:” Come potrestepensare che il nostro Padre celeste, nonascolti la nostra preghiera. Egli ci esaudisceal momento opportuno, anche se l’esperienzaquotidiana sembra smentire questa certezza,anche perchè Dio non può cambiare le cosesenza la nostra conversione, e la nostra veraconversione inizia con il "grido" dell’animache, implorando perdono e salvezza si schieradecisamente al nostro fianco per combatterel’ingiustizia e vincere il male con il bene”. Im-parammo che la preghiera del cuore è l’armadei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudianoogni tipo di violenza, anzi rispondono ad essacon la non violenza evangelica, testimo-niando così che la verità dell’Amore è più fortedell’odio e della morte. Sembra incredibile,ma è così. Poi è arrivato il tempo della malat-tia, quella che lo ha consumato, vi erano statialtri momenti di sofferenza da parte sua;aveva una prerogativa: era pronto e attentoalle necessità degli altri, ma sordo e cieco allesue. Stava male e non se ne rendeva conto,il suo pensiero era per gli altri non per lui,c’era bisogno di vigilare su di lui per scoprireche non stava bene. Ogni volta che gli chie-devo: ”Giuseppe, come stai?” rispondeva:”Bene, sto bene!” Negli ultimi mesi, quandoormai la malattia aveva marchiato il suocorpo, era diventato veramente come i “pic-coli” del Vangelo (Mt 18,3), stava raggiun-gendo la meta del suo itinerario, il punto diarrivo del suo processo di maturazione spiri-tuale per entrare nel Regno dei Cieli. Ridevae il suo viso diveniva luminoso e continua-mente ringraziava per le attestazioni di affettodi tanti che lo visitavano e lo aiutavano neisuoi bisogni. Per me è stato un dono parti-colare di Dio averlo conosciuto ed esserglistato vicino per tanti anni è stato come unbalsamo di vita. L’amicizia come l’amore deveessere “provata”. In che modo ce lo diceGesù: “Nessuno ha un amore più grande diquesto: dare la vita per i propri amici” (Gv.15,13) e tu Giuseppe lo hai fatto, ti sei do-nato gratuitamente agli altri, non hai maichiesto, né accettato nulla, non vi è stato altrodesiderio nel tuo cuore che fare la Sua SantaVolontà.

Caro (don) giuseppe, amico e fratello,

Voglio ringraziarti pubblicamente per tutto ciò che mi hai donato in questi anni e so di nonparlare solo per me, ma per molti che sono qui e anche per chi non è potuto essere pre-

sente fisicamente ma lo è con il cuore.Ogni persona che vive è una parola di Dio al mondo. Una parola unica e irripetibile da accoglieree da ascoltare. Anche tu Giuseppe lo sei stato e lo sei per noi e ringraziamo il Padre per quantoci ha detto e ci ha dato attraverso di te.Ti voglio dire grazie, perché mi hai insegnato la cosa più preziosa della vita: la preghiera e chesi prega con il cuore. Grazie perché mi hai fatto scoprire un cammino che mi ha aiutato aduscire da una religiosità opaca e mi ha introdotto ed educata alla fede, quella vera che ti faassaporare un brano delle Scritture e accoglierlo come un cibo nutriente per il nostro spirito,e ti dà la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del Suo di-segno di amore e di salvezza e potremmo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarciplasmare dal Suo stesso "cuore".Grazie, perché mi hai insegnato a non cercare le cose del mondo che finiscono, ma quelle delCielo che rimangono per sempre. Grazie, perché mi hai accompagnato per mano a scoprire la bellezza del credere in Dio, a co-noscere Gesù e a comprendere quanto Amore abbia per me, per ciascuno di noi.. per tutta lavita ti sei affidato totalmente a Lui, traendo da Lui la forza per svolgere il tuo servizio. Grazie, perché mi hai insegnato ad amare la Chiesa e a distinguere le debolezze umane daciò che è Santo; perché dicevi: “la Chiesa è la Sposa di Cristo ed è fatta di uomini peccatori”.Nel tuo servizio, hai costruito molto, innanzitutto hai sempre costruito relazioni umane auten-tiche, ma hai anche edificato questo Santuario.Grazie per tutte le volte che hai asciugato le mie lacrime e ti sei fatto sostegno in tutte le provedifficili e non della nostra vita familiare e di tanti fratelli e sorelle che hai incontrato nella tuavita.Hai saputo farti compagno di tutti, condividendo lacrime e gioie di ognuno.Hai dispensato parole di consolazione e donato amore a profusione, ci hai dimostrato come sipuò essere grandi pur essendo piccoli e nascosti.Tutto ciò che ci hai donato rimane qui nei nostri cuori e, tutte le volte che sentiremo fortementela tua mancanza, le ricorderemo e ringrazieremo Dio per averti incontrato. Ci hai insegnato che per essere graditi a Dio non serve ricercare grandi cose, ma fare bene lepiccole cose della vita quotidiana. Ora ti vedo con gli occhi della fede che sorridi, con il tuo sor-riso furbetto e dolce allo stesso tempo, mi piace vederti che fai festa nel ricongiungerti aglialtri monaci che ti hanno preceduto: don Cesareo, don Antonio, l’Abate Tommaso, don Lucio,don Emilio, don Guglielmo, l’amato don Placido , don Paolo, e non certo per ultimo ma soloperchè ti ha preceduto da poco don Amato e tanti altri. Ora siete ormai assorbiti dall’incantodi Dio, dalla Sua sconfinata bellezza. Siete in tanti e da voi ci aspettiamo la protezione continua,la preghiera costante per questa comunità Benedettina di Montevergine e per tutti noi, affinchèci impegniamo a edificare la nostra vita sulla roccia di Cristo e vi affidiamo tutti alla Misericordiadel Padre. Ora vivete una vita che supera la nostra. Siete morti nella carne, ma vivete nella gloria, nel-l’amore per Dio; avendo trovato la sorgente zampillante che mai inaridirà, ci rincontreremoal termine dei nostri giorni. Donaci Signore di incontrarci tutti insieme in quella casa che Tuhai promesso, là dove sarà gioia senza fine e ogni lacrima sarà asciugata e i nostri occhi ve-dranno il Tuo volto. Sono certa, caro amico, che abbiamo in te un angelo, e continuerai a pren-derti cura di ognuno di noi e saprai intercedere con insistenza per le nostre necessità.Sant’Agostino diceva:

Una lacrima per i defunti evaporaUn fiore sulla tomba appassisceUna preghiera invece arriva fino al cuore dell’Altissimo

Noi ti promettiamo di pregare ogni giorno per te e per i bisogni della Chiesa e del mondo esiamo certi che tu pregherai per noi. Ti saluto con le parole che mi dicesti quando morì miopadre: Alleluia, ogni giorno loderò il Signore. Ti promettiamo che continueremo a farlo sinoalla fine, ora riposa in pace. Così sia!

Angela Carpenito

vite donate per il signore e per i fratelliin ricordo di don giuseppe, benedettino della Congregazione dei verginiani

LUTTO TEDESCHIE’ venuto a mancare lo psicologo Vincenzo Tedeschidi Carife, responsabile dell’area educativa del carceredi Sant’Angelo dei Lombardi. Laureato alla Sapienza,ha svolto il suo lavoro nei carceri di Reggio Emilia eLarino, per poi tornare in Irpinia ad Ariano Irpino eSant’Angelo dei Lombardi. Già prima della morte, gliimpiegati sentivano la mancanza e parlavano di sicu-rezza e serenità che dava la sua azione educatrice. Unmale non diagnosticato in tempo ha accelerato inbreve la sua partenza per il ritorno alla Casa delPadre. Lascia due figli in tenera età, Arcangelo e Feli-cia, con la moglie Angela, impiegata all’Ufficio del Giu-dice di Pace di Sant’Angelo dei Lombardi. Ai familiarie al fratello don Vito Tedeschi giungano le condoglianzedella Direzione e di turra la Redazione del giornale.

LUTTO IANDIORIOE’ tornato alla Casa del Padre, all’età di 77 anni, Mario Iandiorio, padre di Stefano,Presidente del CSV, Centro Irpinia Solidale, e membro dell’Associazione Don ToninoBello. Alla madre, al fratello Antonio e ai parenti tutti giungano le affettuose condo-glianze della Redazione e della Direzione del settimanale Il Ponte.

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8 14 marzo 2015 medicina ilponte

Tornando le belle giornateriprendono i problemi legati

all’esposizione al sole. I danniche il sole può provocare inparte sono dovuti alle variazionidell’ambiente quali la riduzionedello strato d’ozono, ma il piùdelle volte sono legate solo a

comportamenti sbagliati.Ad un’esposizione protratta può far seguito unaustione più o meno grave a seconda del fototipo,una caratteristica individuale legata al proprioassetto genetico. In base al colore della pelle e alla sua reazionealla luce solare sono stati stabiliti sei tipi diversi difototipi. Al primo tipo appartengono le personedalla pelle molto chiara che si scottano sempre enon si abbronzano mai, mentre al sesto tipoappartengono le persone di colore. I livelliintermedi di pigmentazione e di reattività cutaneasono classificati negli altri livelli. Il genotipomediterraneo, che non si scotta ma si abbronzafacilmente, corrisponde al fototipo 3. Ma perl’aumento dell’intensità delle radiazioniultraviolette al suolo anche queste persone chenon si ustionavano mai oggi vanno incontro ascottature anche se adoperano una crema solarema non riducono, anzi sentendosi più protetti,erroneamente aumentano i tempi d’esposizione.Oltre alle ustioni, anche dopo poche esposizionial sole, possono comparire macchie brune sulla

cute, e il fototipo 3 non è risparmiato. Macchiemolto scure possono essere provocate dalbergamotto e da altre essenze contenute neiprofumi, deodoranti e bagnoschiuma se questivengono applicati sulla cute prima di andare alsole.Quindi le regole fondamentali per stare benesono: esporsi poco, nelle ore giuste, con unaadeguata protezione, evitando di applicaresostanze chimiche che possono causare lacomparsa di pigmentazioni patologiche.Tali macchie, dette cloasma (dal greco “macchiaverde”) o melasma (dal greco ”macchia nera”),sono dovute all’accumulo, superficiale o profondonegli strati della pelle, di pigmento melanico. Il cloasma viene detto gravidico quando lemacchie scure compaiono sulla cute delle pazientidopo il parto. La sede maggiormente interessataè il viso ove queste macchie si formano a causadelle variazioni ormonali della gravidanza. Ilcloasma solare si presenta indipendentementedalla gravidanza. Occorre fare attenzione anche ai farmaci che siadoperano mentre si è esposti al sole. La pillolaanticoncezionale non si deve adoperare quandoci si espone agli ultravioletti, sia irradiati dal soleché dalle lampade abbronzanti, perché gli ormoniestroprogestinici che contengono possono

provocare la comparsa di macchie brune nellearee cutanee foto-esposte. Un effetto simile èindotto dall’uso della difenilidantoina odell’amiodarone, un farmaco adoperato per ilcontrollo del ritmo cardiaco. Qualunque sia la causa responsabile dellacomparsa del cloasma, la terapia è semprecomplessa e non sempre efficace. Per laprevenzione, se possibile, è necessario eliminarei farmaci che ne possono aver provocato lacomparsa. Evitare l’uso di sostanze profumate siaprima di esporsi al sole che alle lampade solari.Quando si scelgono creme idratanti o per ilmaquillage è bene controllare la composizione edevitare quelle contenenti bergamotto e profumi.Anche le creme solari possono contenereprofumi.Ma quando le macchie si sono formate si dovràstabilire se il cloasma è superficiale o profondoanalizzando la cute con una lampada adultravioletti, detta lampada di Wood. Quindiricorrere ai farmaci schiarenti che andrannoapplicati sulle lesioni per molto tempo. Neesistono di vari tipi (creme, emulsioni, lozioni) ecomposizioni. Tra i vari principi attivi utili percombattere il melasma generalmente consigliol’idrochinone a bassa percentuale, le creme conacido azelaico, la tretinoina da sole o inassociazione.Alcuni principi attivi sono assolutamentecontroindicati. In nessuna circostanza deve

essere utilizzato per il trattamento del melasmail monobenziletere (monometiletere o monoetil-etere) dell’idrochinone. Questi farmaci possonoprovocare la scomparsa completa ed irreversibiledei melanociti e lo sviluppo di macchie bianche achiazze irregolari, incurabili e altamenteantiestetiche.Per aumentare l’efficacia di queste creme, chepossono essere adoperate a casa, abbinol’impiego di peeling chimici che, essendo un po’più aggressivi, devono essere applicate dalmedico.Generalmente adopero l’acido glicolico, unasostanza estratta dalla canna da zucchero, perchéè efficace ma soprattutto ben tollerato.Alcuni anni fa un ricercatore giapponese descrissel’effetto schiarente dell’acido citrico. Da alloramolte delle creme schiarenti in commercio locontengono, confermando quello che avevo vistofare da bambino, durante le lunghe e caldevacanze estive, dalle vecchie nonne calabresi cheapplicavano il succo di limone, a volte mescolatoall’albume, sulle “maschere gravidiche” dellenipoti.

Raffaele [email protected]

il melasma e altremaCCHie della Cute

Viviamo in campo nutrizionaleun periodo in cui si parla bene

di alimenti che all’improvvisohanno acquistato nobiltà scienti-fica o di altri che di colpo non sonopiù “pericolosi” per la salute del-

l’uomo.La notizia più clamorosa riguarda il tuorlod’uovo che in America del Nord è quasi sca-gionato dalle accuse di essere il principale col-pevole dell’aumento del colesterolo nelsangue. Questa affermazione si basa sul fattoche i grassi che introduciamo con la dieta nonsuperano la quantità del 20% del colesterolototale circolante e quindi fare tanta attenzionead un tuorlo d’uovo è pressoche inutile. Altra sostanza che la Commissione Consultivasulle linee guida dietetiche del Governo degliStati Uniti ha dichiarato accettabile comel’uovo è il gambero, considerato da oggi ali-mento non più preoccupante per la salute.Quindi, nel campo dell’alimentazione, almenoper quanto riguarda il discorso degli alimenti“grassi”, esisterà a breve, quando saranno uf-ficialmente pubblicate le linee guida statuni-tensi del Ministero della Sanità e di quellodell’Agricoltura, una specie di rivoluzione in cuii cibi ricchi di grassi saturi (esempio:carne,burro, latte intero) saranno riabilitati in quantocolpevoli solo in parte dei problemi dislipide-mici del mondo occidentale. L’80% dei guaiviene dalla genetica dell’individuo. La dietac’entra poco, c’entrano i geni e si potrà assu-mere “colesterolo” fino a 300 mg al giorno. Da decenni diciamo che non bisogna man-giare sostanze grasse e tutti si sono rifugiatinei carboidrati o altri alimenti ricchi di zuc-chero. Per comportarci in questo modo ab-biamo fatto in modo che il mondo occidentaleè sovrappeso, è obeso, è diabetico e con identi pieni di carie. Tornare indietro è difficile,ma fare la guerra allo zucchero è necessario.Il quantitativo ottimale sarà costituito da 50grammi (200 calorie) al giorno, ma sarà diffi-cile mantenersi su questo livello, perché perarrivarci basterà una lattina di una qualsiasibibita e due cucchiaini di uno yogurt alla frutta.In Inghilterra, per ridurre gli zuccheri ed igrassi, hanno innestato clamorosamente laretromarcia nella considerazione della dietacosiddetta “mediterranea”, che è stata am-piamente rispolverata e con la quale hannoridefinito le linee guida alimentari ed hannoimpostato nuovi stili di vita salutari.L’altro alimento in auge in questo periodo èuna bibita: la birra, perché una ricerca cinesedell’Università di Lanzhou, ha stabilito che loxantumolo, un costituente del luppolo, haproprietà antiossidanti e quindi antitumoralima è anche utile nella prevenzione della Ma-lattia di Alzheimer. Questa è una notizia im-

portante perché, con l’aumento della vitamedia della popolazione mondiale, tale pato-logia ha necessità di essere individuata pre-cocemente e combattuta efficacemente. Perl’individuazione precoce si stanno studiandosia le modifiche della mucosa olfattiva chedella retina correlate al quadro del deficit co-gnitivo degli individui colpiti dalla terribile pa-tologia neurovegetativa.La pianta del luppolo o “pianta del lupo” (per-ché mai “addomesticata” e sempre “selvag-gia”) cresce libera e viene fatta appartenerebotanicamente alla famiglia della Cannabis peri suoi effetti calmanti e soporiferi. Tanto è ciòvero che i birrai di una volta dovevano inter-rompere più volte il loro lavoro perché tende-vano ad addormentarsi. I Romani loscoprirono in Britannia, anche se pare che gliantichi Egizi lo utilizzassero per le malattie delfegato. Nella seconda metà del 1500 è consi-derato elemento basilare per la preparazionedella birra per le sue funzioni di stabilizzantele proprietà organolettiche, per il suo aroma eper la sua “rinfrescante nota amara” (da“Mondo birra”, 2015). Sempre dallo stessomanuale sulla birra abbiamo letto che il lup-polo è un conservante naturale, rende più lim-pida la birra ed aiuta nella tenuta dellaschiuma. Uno dei suoi componenti più impor-tanti è il già citato Xantumolo, le cui proprietàpositive sono state già oggetto di studio inmaniera diffusa. Abbiamo accennato alle sueproprietà antiossidanti, ma bisogna dire chepreviene i rischi degli stati infiammatori ed in-fettivi, delle patologie cardiache e dell’osteo-porosi. Rallenta, inoltre, l’invecchiamento dellecellule e potenzia le Vitamine C ed E. Ad oggilo xantumolo ha dalla sua 120 pubblicazioniscientifiche che sottolineano altre proprietà:azione antivirale e riduzione del rischio del dia-bete. Ovviamente l’ultimo approfondimentodegli studiosi cinesi porta tale composto allestelle della considerazione scientifica, il fattoche possa essere di grande utilità verso unacosì antipatica patologia quale l’Alzheimer, hafatto salire le sue quotazioni. Ora ci vorrannoaltri studi e comparazioni sull’uomo per arri-vare in fondo a questa strada.Tornando alla quotidiana praticità (i famosipiedi per terra) bisogna dire che uova, gam-beri, colesterolo, trigliceridi, sono colpevoli oinnocenti, fanno male o fanno bene, pocomale o poco bene, hanno o avranno colpe pic-cole o grandi, alla fine l’accusa più grave e piùgrande deve essere rivolta sempre e comun-que verso noi stessi perché continuiamo amangiare troppo e a non fare nessun tipo dimovimento.

Gianpaolo Palumbo [email protected]

nel luppolo un Compostoanti-alzHeimer

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Una delle esperienze coo-perative più interessanti

di questo ultimo periodo distoria sociale avellinese è lanascita di una edicola, “Edi-colab”, gestita direttamenteda persone caratterizzate da

abilità specifiche, che quotidianamente pre-stano la loro opera nella distribuzione dellaeditoria giornalistica locale e nazionale.La lungimiranza di coloro che hanno concorsoalla creazione di questa microimpresa, ha ele-vato di non poco il grado di solidarietà socialedella comunità nel suo insieme, che ha rece-pito in modo forte il messaggio etico e cri-stiano che è a monte dell’iniziativa: tutto èpossibile nel sociale e soprattutto perchi vive difficoltà specifiche legate al-l’inserimento nel mondo del lavoro edella comunicazione più in generale.Edicolab è testimonianza di un Vangelo vis-suto e condiviso: la diversità non esistecome categoria di possibile discrimina-zione. Tutti gli attori coinvolti sono protago-nisti attivi e consapevoli del proprio lavoro edella ricaduta etica che ha in sé questa espe-rienza sui fruitori del servizio. In questo periodo l’edicola dei ragazzi di Viadegli Imbimbo in Avellino sta vivendo mo-menti di crisi; l’affluenza degli utenti ha su-bito una leggera flessione delle vendite deigiornali e riviste. Gli attori di questa straordi-naria esperienza sono preoccupati e hanno

chiesto al PONTE di dar loro una mano neimodi e nei termini che si rendessero più pro-ficui per il sostegno della stessa.Come giornale cattolico segnaliamo subitoalla comunità avellinese tale disagio,speriamo momentaneo, invitando i no-stri lettori, a recarsi nella piccola Piaz-zetta di San Francesco, soprattutto nelleprossime giornate primaverili, condivi-dendo tale esperienza sino in fondo,parlando con i ragazzi, sorseggiando unbuon caffè, acquistando un giornale.Confidiamo negli effetti positivi di que-sta segnalazione e del coinvolgimentoche ne scaturirà, sia come Chiesa locale,sia come comunità civile.

[email protected]

l’ angolo del sociologo a cura di paolo matarazzo

l’ ediCola associazione libero per tutti

10 14 marzo 2015 Cultura ilponte

Tra la fine del 1700 e iprimi anni del 1800

si colloca il rapporto diamicizia tra FrancescoLomonaco e Ugo Fo-scolo, il primo noto per ilpatriottismo parteno-peo, il secondo voce delpreromanticismo lette-rario italiano. Lomonaco

nasce a Montalbano Io-nico il 22 novembre del

1772, da subito fanciullo prodigio, poiché tra-duceva il latino, il greco, l’ebraico, ma le sueconoscenze erano ancora maggiori e ad ampiospettro, poiché aveva conoscenze di filosofia,di fisica, di matematica e dopo la morte del suomaestro, l’abate Nicola Maria Troili, assunsel’insegnamento classico a Montalbano. Studiòall’Università di Napoli, dove conseguì la laureain giurisprudenza; cominciò ad esercitare perqualche anno la professione legale, ma conse-guì anche la laurea in medicina, come risultada un certificato rilasciato allo scrittore Ugo Fo-

scolo, certificato che reca la data del 6 giugno1801. Lomonaco a Napoli strinse amicizie conpatrioti di un certo spessore, come Mario Pa-gano, Domenico Cirillo, Vincenzo Russo, par-tecipò attivamente alla lotta politica, fondandoun giornale, il Monitore, che era scritto duevolte la settimana; periodico che ebbe vita fe-lice nei cinque mesi di durata della RepubblicaPartenopea, cioè dal mese di gennaio al mesedi giugno dell’anno 1799. Quando nel maggiodel 1799, si profilarono gli intrighi del ministroActon, che annunciavano l’imminente arrivodella flotta inglese di Nelson, ed insicura eraanche la condotta del generale Mejan capo delpresidio francese, molti patrioti partenopei fi-nirono sul patibolo, perché condannati a morte.Tra i condannati si ricordano Mario Pagano, Do-menico Cirillo, con tanti altri intellettuali, tra cuidue conterranei di Lomonaco. Quest’ultimo alcontrario si trasse in salvo per un banale erroredi ortografia: il suo nome scritto erroneamenteLamanica nella lista dei prigionieri da condurresul patibolo, gli garantì la salvezza. Così Lomo-naco riuscì a fuggire prima a Marsiglia, punto

di incontro fondamentale degli esuli napoletanie poi a Parigi dove si unì a Vincenzo Cuoco, an-ch’egli esule. In seguito alla battaglia di Ma-rengo (14 giugno del 1800), Lomonacoraggiunse, con il Cuoco ed altri esuli, la città diMilano, dove prese servizio come medico mili-tare e dove strinse amicizia con altri intellettualipiù in vista, come Alessandro Manzoni, Vin-cenzo Monti, Ugo Foscolo. Francesco Lomo-naco, infatti, sicuramente abitò per un certoperiodo nella casa del Foscolo, con il quale cifu una stretta e sincera amicizia. Inoltre il cri-tico Mario Fubini identificava Lomonaco nell’im-magine di Diogene, personaggio che comparenei frammenti di un romanzo autobiografico,ovverosia il Sesto tomo dell’Io di Foscolo. In ef-fetti l’opera appena citata, in forma di fram-mento, non è altro che un dialogo notturno trail poeta infermo e “un vecchio scarno e copertodi un saio sdrucito; il capo calvo, la barba ca-nuta e divisa in due liste”, allusione sincera al-l’amico Lomonaco. Si tratta quindi di unacaricatura che mostra tutto l’affetto che Foscolonutriva per il patriota Lomonaco, perchéquest’ultimo non era un semplice conoscenteo uno degli amici qualunque di Foscolo, ma ilsuo amico per eccellenza, nel periodo in cui eglimise su carta il romanzo autobiografico, cioènel biennio 1801 – 1802, periodo di intervallotra la prima e la seconda edizione milanese delromanzo epistolare le Ultime lettere di Jacopo

Ortis. Vi sono quindi certificati che attestano ilfatto che Francesco Lomonaco avesse preso incura il cittadino Ugo Foscolo, preso da “affezionicoliche ed ipocondriache” che gli causavanofebbre giornaliera e dolori diffusi, per cui il ma-lato aveva bisogno di cure costanti e lungheper raggiungere una sicura guarigione. Inoltrequesta amicizia stretta è attestata anche all’in-terno della corrispondenza tra Foscolo e Anto-nietta Fagnani Arese, carteggio in cui risultache il medico Lomomaco aveva preso in curaFoscolo, e Lomonaco era stato identificato inDiogene, oppure vi erano episodi di vita gior-naliera in cui veniva indicato con il sempliceMonaco: “A momenti verrà quel Diogene diMonaco col mio Giulietto”, in maniera scher-zosa e canzonatoria. Probabilmente si tratta diuna variazione fonica del cognome Lo – Mo-naco, dove Lo veniva staccato come se fosseda considerarsi un articolo, oppure vuole es-sere una semplice allusione al carattere un po’scontroso e certamente introverso di Lomo-naco, o ad un abbigliamento trasandato, vistoche Ugo Foscolo parla anche di un saio sdrucito

che copre Diogene nel frammento del ro-manzo. Altri tratti sono utilizzati dal Foscolo perla descrizione del suo Diogene - Lomonaco: siveda infatti la berretta che si addiceva con ilcapo calvo e il saio sdrucito, ma colpisce so-prattutto l’eloquenza, l’humanitas che Foscolovedeva nel suo medico – amico. Quindi Lomo-naco è designato come un uomo di fermi prin-cipi, mansueto ma non certo vile, di ingegnofine ed acuto, dotto e colto, lontano ovvia-mente dagli ambienti mondani frequentatidallo stesso Foscolo; l’esule di Montalbanoaveva un carattere chiuso e malinconico, macomunque capace di provare buon umore, ca-pace di far ridere Foscolo e altri intellettualianche nei momenti peggiori. Tuttavia, da certeconsiderazioni fatte in alcune lettere, sembraessere certo che addirittura Francesco Lomo-naco abitasse in casa Foscolo, come già indi-cato sopra, e avesse il delicato incarico diprecettore del fratello minore di lui, Giulio (in-dicato spesso con il vezzeggiativo “Giulietto”),come si evince all’interno dell’epistolario indi-

rizzato a Quirina Mocenni Magiotti. Per cui, contutta probabilità, Lomonaco abitò in casa Fo-scolo dal 1801 fino al 1804, almeno fino almese di aprile, cioè quando Foscolo entrò nellostato maggiore del generale Pino e partì per laFrancia, per prendere parte ad un’ambita spe-dizione che avrebbe dovuto culminare con l’in-vasione dell’Inghilterra. Solo con la partenza diUgo Foscolo, i due intellettuali si separarono.Ma l’amicizia di Lomonaco per Foscolo fu senzadubbio indispensabile, perché l’intellettuale lu-cano, uomo di fine e grande cultura, ebbemodo di divulgare il pensiero vichiano, nellacultura lombarda; infatti sia Lomonaco, cheVincenzo Cuoco e Francesco Salfi promosserola ristampa della Scienza Nuova nell’anno1801 nella città di Milano; ristampa che per-mise una divulgazione ad ampio raggio dellacultura e del pensiero di Giovan Battista Vico.La componente vichiana anzi risulta necessariaper capire totalmente il passaggio, nella pro-duzione letteraria foscoliana, dalle opere dellagiovinezza a quelle della maturità. Infatti, apartire da opere come Della poesia, dei tempi

e della religione di Lucrezio (in frammenti), op-pure nelle considerazioni sulla Chioma di Be-

renice, nell’opera maggiore come i Sepolcri,Foscolo matura quel concetto di “poesia lirica”molto vicina al pensiero vichiano della “poesiaprimitiva”, rappresentata in Omero e Dante.Tuttavia la cultura che riuscì a divulgare Fran-cesco Lomonaco insieme a tanti altri esuli me-ridionali, fece leva su un gran numero discrittori ed intellettuali lombardi: non è un casoche l’opera di Lomonaco, Rapporto fatto al cit-

tadino Carnot, scritto fortemente patriottico,servì da fonte di ispirazione per AlessandroManzoni per la stesura del suo poemetto Iltrionfo della libertà. Quindi sono da conside-rarsi certamente interessanti questi scambiculturali, tra uomini provenienti da aree geo-grafiche diverse, ma che arrivarono a condivi-dere le medesime traiettorie culturali e morali:altro esempio a proposito è l’indole che animala stesura del carme Sepolcri, specialmentenella sua parte introduttiva, che è da condivi-dere con l’indole che anima Lomonaco quandocompone lo scritto Vite degli eccellenti italiani,scritto pubblicato nella città di Milano nell’anno1802, che reca il sonetto introduttivo del di-ciassettenne Alessandro Manzoni Come il divo

Alighieri l’ingrata Flora.

Michela Marano

francesco lomonaco: l’intellettuale meridionale e l’amicizia con ugo foscolo

“l’ardente giacobino”

Un interessante "incontro-dibattito" si è svolto sabato 7 marzo presso l’Istituto Comprensivo"Domenico Giella" di Aiello del Sabato. Il tema dell'iniziativa, organizzata dall'associazione

Terra di Atena, l'universo femminile nelle sue diverse sfaccettature. Presenti all'incontro la Pre-side dell'istituto Giella, Maria Teresa Brigliadoro, l'Assessore alla Pubblica Istruzione del Comunedi Aiello e Presidente dell'Associazione Terra di Atena, Concetta Casciano, la Consigliera Regio-nale Rosetta D'Amelio, il Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Pietro Foglia, ilmanager dell'azienda Opedaliera "San Giuseppe Moscati", Pino Rosato. Ha moderato l'incontroDonatella De Bartolomeis, della casa editrice Il Papavero. La dirigente scolastica dell'istituto havoluto portare la sua esperienza di donna che si è affermata nel mondo del lavoro, nonostante

abbia dato sempre la priorità alla famiglia, ribadendo l'importanza della donna nella famiglia enella società. "Il miglior esempio di forza delle donne è per me Madre Teresa di Calcutta - hacommentato la Brigliadoro- un simbolo di forza, coraggio e determinazione, una donna che ciha insegnato a trovare sempre uno scopo che ci faccia sentire vivi e, una volta raggiunto l'obiet-tivo, fissarne dei nuovi."Incisivo l'intervento della Consigliera Regionale D'Amelio sul ruolo delle donne in politica."Quando le regole sono chiare - ha affermato la D'Amelio - le donne vincono sempre. Quandonon sono chiare si trova sempre un modo per farle perdere. Dati statistici dimostrano come ledonne nel nostro Paese si laureano di più degli uomini, vincono più concorsi pubblici, eppuresono sempre di meno ai vertici delle aziende e hanno minor rappresentanza istituzionale. E'difficile per una donna affermare i propri diritti se non attraverso leggi ad hoc. Basti pensarealle quote rosa."Commovente la testimonianza della signora Maria Matarazzo che nella sua vita ha dovuto af-frontare un difficile trapianto di cuore. "Da 17 anni porto il cuore di un'altra donna, dalla scopertadella malattia fino alla ripresa è stato un lungo calvario ma non mi sono mai arresa. Sono volutarientare a lavoro proprio l'8 marzo, giorno della vittoria delle donne e della mia vittoria sullamalattia."Il dottor Rosato, ricollegandosi all'esperienza della signora Maria, che ha avuto in cura, ha sot-tolineato l'importanza della prevenzione anche per le donne, nonostante l'universo femminilesembra sopportare meglio il dolore e le afflizioni fisiche rispetto a quello maschile. Ancora unesempio della forza delle donne.Coinvolgente anche la testimonianza del caporalmaggiore dell'esercito italiano Pellegrina Ca-puto, vittima di un incidente con il carro armato che guidava durante una missione in Kosovonel 2008. "Purtroppo in quell'incidente - ha commentato Pellegrina - ho perso una gamba enon sono più potuta tornare in prima linea come io desideravo. Eppure da allora la mia vita ècambiata. Nonostante ora sono costretta a lavorare in ufficio, continuo a fare sport e tutte leattività che facevo prima dell'incidente. Si può cadere tante volte, ma ci si può sempre rialzare,anche accettando un corpo che non è tuo ma che comunque fa parte di te."Ha concluso l'incontro l'Onorevole Pietro Foglia. "Culturalmente nel nostro Paese ancora nonabbiamo maturato l'idea della Parità dei diritti ha commentato Foglia - Ci deve essere sempreuna norma che consenta alle donne di fare i lavori considerati tipicamente maschili. Un grandepasso avanti potrebbe essere quello di stabilire delle quote anche nel mondo del lavoro soprat-tutto per quei settori che ricevono dei finanziamenti pubblici."

Luigia Meriano

Aiello del Sabato - Istituto Comprensivo “Domenico Giella” - Incontro dibattito

la forza delle donne

Antonio Volpe ha compiuto 20 anni il giorno 10 marzo. Iscritto alPrimo Anno di Medicina e Chirurgia all’Università “Federico II” di Na-poli, dove ha superato 3 esami, è anche un grande organizzatore dieventi musicali. Agli auguri del padre, Dottor Pino Volpe, della madre,Professoressa Pia Fuccillo, e della sorellina Maria Cristina si unisconoquelli della redazione de IL PONTE, di cui è attento lettore.

LLIIEETTEE NNOOTTIIzzIIEE

1114 marzo 2015vangeloilponte

Papa Francesco ha deli-neato durante l’udienza

che ha concesso ai parteci-panti del convegno missionarionazionale di Sacrofano tenu-tosi nel novembre scorso,come vivere e celebrare pros-simamente la giornata di pre-ghiera e di digiuno in memoria

dei missionari martiri. Ha detto tra l’altro:“Andiamo avanti con speranza! I tanti mis-sionari martiri della fede e della carità ciindicano che la vittoria è solo nell’amore ein una vita spesa per il Signore e per ilprossimo, a partire dai poveri. I poverisono i compagni di viaggio di una Chiesain uscita, perché sono i primi che essa in-contra…Uscire è essere operatori di pace,quella pace che il Signore ci dona ognigiorno e di cui il mondo ha tanto bisogno.I missionari non rinunciano mai al sognodella pace, anche quando vivono nelle dif-ficoltà e nelle persecuzioni, che oggi tor-nano a farsi sentire con forza” (PapaFrancesco 22 novembre 2014). Questeparole sono state pronunciate per ricor-dare l’uccisione di Monsignor Oscar Ro-mero in attesa del riconoscimento dallacommissione teologica della Congrega-zione per le cause dei santi.. Ma chi eraMonsignor Romero? L’arcivescovo di SanSalvador trovava la morte il 24 marzo del1980 mentre stava celebrando la Messa daparte dei cosiddetti squadroni della mortearmati dai latifondisti. Nella sua vita avevaavuta una sola colpa: quella di essersi fattoconvertire dai poveri, la voce che denun-ciava dall’altare le violenze che i più indifesi

dovevano subire senza che alcuno pren-desse le loro difese. In una sua omeliaMonsignor Oscar Romero diceva: “E’ in-concepibile che qualcuno si dica cristianoe non assuma, come Cristo, un’opzionepreferenziale per i poveri. E’ uno scandaloche i cristiani di oggi criticano la Chiesaperché pensa in favore dei poveri. Questonon è cristianesimo… Molti, carissimi fra-telli, credono che quando la Chiesa dice infavore dei poveri, stia diventando comuni-sta, stia facendo politica, sia opportunista.Non è così, perché questa è stata la dot-trina di sempre. La lettura di oggi non èstata scritta nel 1979. San Giovanni scrisseventi secoli fa. Quel che succede, invece,è che noi, cristiani di oggi, ci siamo dimen-ticati di quali siano le letture chiamate asostenere e indirizzare la vita dei cristiani…A tutti diciamo: “prendiamo sul serio lacausa dei poveri, come se fosse la nostrastessa causa, o ancor più, come in effettiè, la causa stessa di Gesù Cristo” (Omeliadel 9 settembre del 1979 nella cattedraledi San Salvador). Monsignor VincenzoPaglia lo ha definito: “Un primo martiredei nuovi martiri contemporanei”, interve-nendo alla conferenza stampa sulla causadi beatificazione di Monsignor Romero,di cui egli è il postulatore, che si è tenutapresso la Sala Stampa della Santa Sede.Papa Francesco ha autorizzato la promul-gazione del decreto che riguarda il martiriodell’Arcivescovo; la beatificazione verrà ce-lebrata in patria “entro quest’anno”, comeha precistao lo stesso postulatore. Durantela conferenza stampa si è ricordato le pa-role del Santo Giovanni Paolo II che nei

primi incontri ci furono anche delle incom-prensioni ma bisognova aspettare un Pon-tefice latino americano per arrivare allaproclamazione sugli altari di questo pre-sule scomodo per tanti ricchi. La situazionedel Paese in quel periodo era quella dellacontestazione e di una persecuzione inatto contro il clero e i fedeli più vicini a loro.Su 100 preti che aveva l’Arcidiocesi, bensei in quel periodo persero la vita e moltialtri erano stati minacciati e maltrattati.Anche tantissimi catechisti erano stati uc-cisi, soprattutto nelle zone rurali. In alcunechiese era addirittura pericoloso ascoltarela Santa Messa perché si rischiava di es-sere catturati e di scomparire nel nulla per

sempre. Monsignor Romero si adoperavaper i poveri insieme ad un altro padre ge-suita, Rutilio Grande, ucciso tre anniprima e che proprio tre mesi fa è iniziato ilprocesso di beatificazione. Questa è laChiesa che qualcuno voleva far tacere edé per questo che l’Arcivescovo di San Sal-vador è il martire della Chiesa del VaticanoII; una Chiesa, come dichiarava Papa Gio-vanni, che è madre di tutti ma particolar-mente dei più poveri. E dopo 35 anni dallasua morte è una figura più che attuale,perché rappresenta quel coraggio evange-lico di una fede che sceglie di sporcarsi lemani con i poveri, per far capire che Dio ècon loro. Padre Jesus Delgado, che di Mon-signor Romero fu segretario personale, hascritto: “ Sono sicuro di una cosa. L’ho co-nosciuto bene, da vicino. Monsignor Ro-mero ha preso ad amare i poveri alla lucedel Vaticano II e di Puebla, ma allo stessotempo e con la stessa intensità mai hasmesso di amare i ricchi. Chiedeva la con-versione di tutti”. In questi giorni è uscitoun libro, a cura di Padre Jesus Delgado,sugli scritti inediti dal 1977 al 1980, dal ti-tolo: “La Chiesa non può stare zitta”. Ibrani sono stati estratti dalla corrispon-denza privata dove Monsignor Romero af-fronta i temi di violenza e repressione deidiritti umani, il ruolo dei laici e del clero, ilmartirio, la conversione e la sofferenza. Monsignor Romero verrà beatificatoSabato 23 maggio a San Salvador.L'annuncio è stato dato mercoledi 11marzo dal Postulatore Monsignor Paglia.

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solidarietà senza Confini

PasqualeDe Feo

“andiamo avanti con speranza per essere operatori di pace”

Nicodemo, un anziano giunto alla sera

della vita, va da Gesù di notte. E Gesù vuole

farlo venire alla luce perché comprenda che ci

s’innalza (sulla croce) per nascere, non per mo-

rire. Si tratta della seconda nascita, una qualità

di vita che vince l’angoscia della morte. Nico-

demo, ricercatore della legge, non ha trovato

come rinascere. E Gesù gli spiega come.

Uno vive veramente non quando nasce,

perché si nasce mortali e poi si muore, ma

quando è amato ed è libero di vivere e di amare

a sua volta. Il Vangelo parla fondamentalmente

dell’amore incredibile di Dio per l’uomo. L’amore

è all’origine del nostro esistere, non il fato, il

caso, il disegno sadico della natura. Il centro del

Vangelo è tutto nel breve monologo di Gesù con

Nicodemo: il rapporto tra Dio (il Padre) e Gesù

(il Figlio) e noi, (figli nel Figlio); il credere e il non

credere all’amore (da qui la salvezza o la perdi-

zione, la luce e le tenebre, ossia trovare o non

comprendere il senso della vita).

Parole infinite quelle tra Gesù e Nicodemo:

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio

unigenito”. Dio ama questo mondo, con tutte le

sue terribili strutture di pensiero, d’ingiustizia,

di violenza del potere. Questo contrasto insa-

nabile è sanato con l’amore di Dio, con il sacri-

ficio d’amore del Figlio. La salvezza del mondo

è totalmente legata con la nostra fede.

Nicodemo, maestro d’Israele, lo rappre-

senta tutto. Gesù, Figlio unigenito, è porta della

salvezza, venuto non per giudicare ma per sal-

vare il mondo. Il Signore è la luce, che svela le

nostre tenebre e fare la verità vuol dire cammi-

nare verso quella luce che, accolta, ci salverà.

Israele è attuale anche oggi, come l’episodio del

serpente, che racconta la storia di un peccato,

di un lezione e di un rimedio che Dio stesso offre

al suo popolo donando suo Figlio, il Salvatore.

Per prepararci a Pasqua, la nostra fede oggi

contempla il Cristo Crocifisso. Lui è il motivo

della nostra letizia.

Angelo Sceppacerca

la liturgia della parola:  iv domenica di Quaresima+ Dal Vangelo secondo Giovanni 3,14-21 Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede inlui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui nonvada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, maperché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condan-

nato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, magli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odiala luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, per-

ché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

12 14 marzo 2015 ilponte

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i 187 giornali della fisC - l'opinione del territorio -

“L’8 marzo è la Festa della donna”. Un’occa-sione, è il pensiero che accomuna le riflessioni, perpensare senza retorica al ruolo e all’originalità delledonne oggi.“Per noi la donna è, ogni giorno,al centro: è l’angelo del foco-lare, come si usava dire tempofa, per intendere il ruolo cen-trale nella struttura familiare,ma è anche la donna in carrierache lotta ogni giorno per affer-mare le proprie qualità profes-sionali. Insomma, per noi ladonna è il centro della vita. Delresto la nostra religione sifonda, tra l’altro, sulla figura diMaria: la donna, sposa di Giu-seppe, che porta nel propriogrembo il figlio Gesù accompa-gnandolo, dopo la nascita, consofferenza fino alla morte incroce per poi gioire della glo-riosa resurrezione”, scriveMario Barbarisi, direttore delPonte (Avellino).La festa della donna diventa occasione di rifles-sione per “una sensibilità femminile che posa il suosguardo sulle donne, con cui condivide il percorsoesistenziale anche se in nazioni diverse, apparte-nenti a mentalità differenti”: così Cristiana Dob-ner in un editoriale pubblicato dal Sir,rilanciato dall’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) evidenzia che “ogni volta che una donnaviene umiliata, tutte le donne vengono umiliate,indipendentemente dal colore della loro pelle, dellaloro nazionalità, della loro fede religiosa”. “A frontedi donne che vivono problematiche gravi, si con-trappongono fortunatamente moltitudini di altreche vivono nel sacrificio (ammirevole) e nella ge-nerosità quotidiana (encomiabile), nella pazienza(costante) e nel segno evangelico dell'amore chesi fa condivisione nel bisogno e nella sofferenza,che non recriminano bensì operano con il soloobiettivo del bene, fiduciose e rasserenanti. A que-ste donne” va “la gratitudine sincera per la qualitàdell'esempio di cristiana accettazione e di vivifi-cante testimonianza”, sostiene Amanzio Pos-senti, direttore del Popolo (Treviglio). Trauomini e donne c’è “ancora troppa disparità, neiluoghi di potere, ma anche nella vita di tutti i giorni,nel lavoro, in casa. Con la tentazione di vedere laparità come una ‘concessione’ al sesso debole enon come la normalità. Non aiuta un certo mondodei media che mette in risalto uno stereotipo didonna non propriamente rispettoso della dignitàfemminile”, sottolinea Walter Lamberti, diret-tore della Fedeltà (Fossano). Manuela Polli,vicedirettore dell’Arborense (Oristano),scrive: “Rivendichiamo i nostri diritti. Riflettiamosulle battaglie di chi ci ha preceduto e non ridu-ciamo l’8 marzo a un’ostentazione di maschilismomascherato da civiltà”. Vincenzo Tosello, diret-tore di Nuova Scintilla (Chioggia), evidenzia:“L’8 marzo è l’occasione per ricordare, denunciaree combattere tutte le discriminazioni e violenze dicui sono ancora oggetto le donne in molte parti delmondo. Al tempo stesso è anche ‘festa’ per ricor-dare invece le conquiste sociali, politiche ed eco-nomiche realizzate negli ultimi decenni nella nostracultura a favore della donna. Non possiamo certoelencare tra queste la aberrante teoria del ‘gender’,che pretende invece di annullare il maschile e ilfemminile con uno stravolgimento antropologicoche mira a destrutturare i fondamenti della stessadistinzione sessuale umana”. L’Eco del Chisone(Pinerolo) si chiede: “Ha ancora senso parlare di8 marzo per festeggiare le donne? La discrimina-zione di genere è un fenomeno che oggi tutti ten-dono a negare, almeno alle nostre latitudini. Ma inrealtà c’è ancora molto da fare. E dunque gli auguriper questo 8 marzo li facciamo a quelle donne chesono invisibili. Le più invisibili di tutte sono le donneimmigrate”. Il Popolo (Tortona) afferma: “Tuttele donne che conosco (quasi tutte) mi dicono chea loro la Festa della Donna non interessa niente”.E il ruolo delle donne nella Chiesa? Per AdrianoBianchi, direttore della Voce del Popolo (Bre-

scia), “le aperture non mancano così come le pa-role d’incoraggiamento, ma, nei fatti, è realisticoaffermare che il protagonismo femminile stenta atrovare forme di presenza originali, senza caderenel rischio di scimmiottare ruoli clericali”.

Situazione in Italia. Sempre grande attenzioneper la situazione in Italia. Il Ticino (Pavia) parlachiaro: “È ora che la classe dirigente, politica e no,apra bene gli occhi su una realtà che esige unachiara consapevolezza della necessità e dell'ur-genza di una profonda riforma delle nostre istitu-zioni. È in ballo lo sviluppo democratico ed ilprogresso dell'Italia”. “Si perpetua un rapportoconflittuale tra i singoli cittadini e le Istituzioni, incui prevale a turno la furberia dei primi oppure l’at-teggiamento burocratico-oppressivo delle se-conde”, denuncia Paolo Lomellini, direttoredella Cittadella (Mantova). Intanto, appaionosegnali di miglioramento, ma il nostro governosaprà approfittarne? “È un’occasione propizia chegli è offerta, di cui deve ringraziare il cielo e, sottoil cielo, soprattutto il presidente della Bce MarioDraghi, ma ora tocca a lui cambiare tutto questoin maggiore occupazione, aumento dei consumi,avvio di massicci investimenti nel paese”, scriveGianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vitto-rio Veneto). “L’agenda del Consiglio dei ministriè fitta di impegni, ma tra i provvedimenti attesi c’èanche un nuovo decreto legislativo sui giochi d’az-zardo”, ma “le anticipazioni rischiano di lasciarel’amaro in bocca”, perché “secondo quantoemerso, l’intenzione del governo Renzi è di far ca-lare il numero di slot machine dalle attuali 350milaa ‘solo’ 250mila”, ma “verranno a decadere nel girodi sei mesi tutte le norme disposte in questi annida regioni e comuni per limitare il fenomeno”, de-nuncia la Difesa del Popolo (Padova). I pro-blemi non riguardano solo la politica e le sue scelte.Partendo dall’arresto di Roberto Helg, Elio Bro-muri, direttore della Voce (Umbria), sottoli-nea: “Il danno che provoca una vicenda comequesta è la diffusione della sfiducia. Non c’è da cre-dere più a nessuno e a niente, le parole sono guscivuoti di sincerità e di verità”. Ricordando che tantefamiglie, per la crisi economica, rischiano di finirein mano agli usurai, l’Ancora (S.Benedetto delTronto- Ripatransone- Montalto) ricorda: “Danoi opera la Fondazione Mons. Francesco Trainicontro l’usura-onlus, la quale persegue lo scopo diprevenire il ricorso al credito illegale impegnandoil fondo di garanzia in dotazione presso le bancheconvenzionate facilitando l’accesso al credito a fa-miglie o singole persone che versano in difficoltàeconomiche”. Di fronte alla disoccupazione “Con laPastorale sociale e del lavoro, l’Agora del socialepromossa dall’arcivescovo Nosiglia e la Chiesa to-rinese, che unisce, le componenti sociali, politicheed economiche, bisogna fare rete per ripartire”, av-verte Luca Rolandi, direttore della Voce delPopolo (Torino).

Verità misconosciute. Sono tanti i nodi al pet-tine nella nostra società. “Oggi è in atto una nuovaweltanschauung, una nuova visione dei valori,dell’uomo e della realtà in cui viviamo, della qualemolti non hanno ancora preso piena consapevo-lezza”, ma “è estremamente urgente avere occhiche sanno guardare in profondità, per discernere

le storture e gli inganni che il nostro tempo sta par-torendo e che potrebbero produrre una ‘umanitàdisumanizzata’”, avverte Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia). “Oggi nonpossiamo più dire: ‘voglio una mamma e un papà’.Questa verità elementare è messa sotto accusa dauna cultura che non riconosce il valore e la ric-chezza della diversità sessuale. Chi si oppone,viene messo alla gogna”: Silvio Longobardi, di-rettore di Insieme (Nocera Inferiore-Sarno),denuncia la “violenza strisciante che cerca di im-paurire e scoraggiare ogni pubblica manifestazionedi dissenso”. Ricordando che “la Camera dei lordinglese il 24 febbraio ha dato il placet definitivo aduna legge che riconosce la possibilità ad un figliodi avere tre genitori”, Vincenzo Finocchio, diret-tore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche), evidenzia che “secondogli scienziati a tutt'oggi non ci sono certezze scien-tifiche che eliminano malformazioni sui bambini” eche “al no della Chiesa cattolica si è aggiunto quellodella Chiesa anglicana, che ha sottolineato le pro-fonde conseguenze etiche, sociali e legali dellacreazione di un embrione umano con il Dna di trepersone”.

Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. Com-mentando la morte di Boris Nemtsov, VincenzoRini, direttore della Vita Cattolica (Cremona),osserva: “La Russia di Putin, all’inizio del terzo mil-lennio torna ad essere un fattore di instabilità e dirischio per l’Europa. La politica interna assolutistae quella estera espansionista di Putin hanno moltesomiglianze con l’imperialismo sovietico, di cuiPutin fu un fattivo uomo di potere, convertitosi -non certo sulla via di Damasco... - in tempo ‘op-portuno’ alla democrazia e alla fede ortodossa.Peccato però che della democrazia non abbia assi-milato il rispetto del pluralismo e del confronto ri-spettoso e che, del cristianesimo, non abbia coltol’insegnamento sulla giustizia e sul rispetto dellavita di ogni persona, oppositori compresi”. “Il 2 ot-tobre scorso, in un silenzio quasi totale, è partitaufficialmente la campagna ‘Un’altra difesa è possi-bile’, proposta di iniziativa popolare, per l’istituzionee il finanziamento del dipartimento per la difesa ci-vile, non armata e non violenta. Don Milani, cheera un grande educatore e aveva a cuore i giovani,avrebbe fatto suo questo appello. Gettare semi dipace è la prima virtù per questo nostro temposempre in guerra”, afferma Luciano Sedioli, di-rettore del Momento (Forlì-Bertinoro). Inter-venendo sulla scuola, Giorgio Zucchelli,direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), evi-denzia che si capovolge “la realtà chiamando ‘pri-vate’ le scuole ‘pubbliche paritarie’ e contestandoche si tolgano i soldi dalle scuole statali per darli aiprivati. In realtà sono i soldi dei genitori delle pari-tarie che pagano anch’essi le tasse”. Un altro nodoriguarda gli immigrati: “Il fenomeno migratorionon può esaurirsi nella solidarietà, nell’accoglienza.È una questione molto complessa, perché cambialentamente e progressivamente l’identità di un po-polo, di una nazione”, avverte Bruno Cescon, di-rettore del Popolo (Concordia-Pordenone).Dalla cronaca internazionale e nazionale a quellalocale. “Cosa manca ad Ancona per diventare lacapitale delle Marche?”, si domanda Marino Ce-saroni, direttore di Presenza (Ancona-

Osimo), per il quale la risposta è semplice:“Manca solo la carta e il fiocco, cioè, fuor di meta-fora, manca la politica”. “Gli amministratori localispesso si sentono abbandonati e isolati. La gravis-sima crisi economico finanziaria cui versa l’Italia (ein modo ancor più cronico la Regione sarda), nonfavoriscono politiche di sviluppo che permettano diaccontentare i cittadini. La Conferenza episcopalesarda, nell’ultimo incontro tenutosi a Cagliari, hainvitato la classe politica affinché vengano pro-mosse iniziative per risolvere i problemi più urgentiquali disoccupazione e povertà”, ricorda PierluigiSini, direttore della Voce del Logudoro(Ozieri). La Valsusa (Susa) ricorda che aprile2019 “il Traforo del Frejus avrà due gallerie, unaper ciascuno dei due sensi di marcia, aperte al traf-fico dei mezzi leggeri e pesanti”. Anche CorradoAvagnina, direttore dell’Unione Monregalese(Mondovì), punta l’attenzione sulla situazione lo-cale: “Una quarantina tra sindaci ed amministratoricomunali del nostro territorio, chiamati a raccolta:sul tavolo il nodo della ‘nuova’ Provincia che stentaa decollare, dopo la riforma targata Delrio e dopogli ulteriori vincoli della Legge di stabilità”. LauroPaoletto, direttore della Voce dei Berici (Vi-cenza), sottolineando che “mai come oggi, nel Vi-centino, la paura sembra il vissuto prevalente inmolte persone”, argomenta: “Bisogna decidere(come politica, media, attori sociali) se alimentareil fuoco della paura, oppure scegliere con coraggiol’unica strada che dà un futuro possibile: l’inclu-sione, l’accoglienza e la convivenza fatti con intel-ligenza e fiducia”. Il Corriere Eusebiano(Vercelli) parla di “energia, ambiente e agricol-tura: tre fattori di potenziale sviluppo sociale edeconomico”.

Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ec-clesiale. Il Papa “sa andare, senza sofismi, al cuoredella gente, ed è questo uno dei segreti della suavasta popolarità. E poi, soprattutto, incarna ciò cheannuncia. È il primo testimone”, afferma France-sco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate(Cesena-Sarsina). “Le parole di Papa Francescoai 7.000 cooperatori giunti a Roma sabato scorsoper incontrarlo in occasione dei 70 anni della rico-stituzione di Confcooperative” sono “‘incoraggia-menti concreti’ che ci riportano alla radice delcooperare e che ci richiamano ad alzare lo sguardo,per affrontare il futuro con responsabilità e spe-ranza”, fa notare il Nuovo Diario Messaggero(Imola). Ricordando i 50 anni dalla prima messain italiano, il Nuovo Giornale (Piacenza-Bob-bio) sottolinea: “Nella comunità cristiana, nell’eu-caristia, in tutti i sacramenti, nella Parola di Dio, c’èuna ricchezza che non va banalizzata né annac-quata”. “Il procuratore Roberti ha accusato di ‘si-lenzi’ conniventi la Chiesa”, ma i vescovi calabresi“non ci sono stati all’ennesima accusa e hannoespresso in una nota amarezza per critiche chesono davvero ‘ingenerose’ nei confronti di chi (uo-mini e donne delle Chiesa) lotta ogni giorno”, sot-tolinea Enzo Gabrieli, direttore di Parola diVita (Cosenza-Bisignano). Ricordando la letterainviata da monsignor Marco Doldi, vicario generale,per far il punto sul cammino programmato in dio-cesi per l’anno pastorale 2014-2015, Silvio Grilli,direttore del Cittadino (Genova), chiarisce: “Lalettera vuole essere un aiuto per tutta la comunitàa realizzarne gli obiettivi e ad inquadrare il cam-mino ecclesiale diocesano nel contesto delle indi-cazioni indirizzate dal Sinodo dei vescovi allaChiesa universale e dalla Conferenza episcopalealla Chiesa italiana”. In tempi straordinari, dichiaraGiordano Frosini, direttore della Vita (Pi-stoia), “forse è sufficiente riproporre il Concilio Va-ticano II, che in questi 50 anni è stato sviscerato,approfondito, completato: in esso noi vediamol’aggiornamento del Vangelo per il nostro tempo”.Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Ter-lizzi) offre la testimonianza di un giovane sacer-dote di Mosul, don Georges Jahola: “Noi comeChiesa sentiamo il dovere morale di sostenere lagente dal punto di vista psicologico per aiutarla asopportare l’enorme peso di un disagio non vo-luto”. La Gazzetta d’Asti (Asti) ricorda che“giunge alla sua terza edizione la positiva iniziativadel ‘Cortile dei dubbiosi’ organizzata dal Progettoculturale della diocesi di Asti”. La Voce Alessan-drina (Alessandria) parla del successo dell’in-contro con Ernesto Olivero, “testimone di pace intempo di guerra”, per i Martedì di Quaresima.

Gli editoriali delle testate cattoliche“Donne sempre più competenti, determinate, protagoniste nel mondo”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanalicattolici), in uscita in questi giorni, rivolgono lo sguardo all’altra metà del cielo, in occasione della Festa della donna. “Le donne - rilevano le testate Fisc - meritano la giusta attenzione per quello che sono e che sanno realmente fare, nella società, nel mondo del

lavoro e nella famiglia”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: situazione in Italia, cronaca e vita delle diocesi.

14 14 marzo 2015 ilponte

Trovarmi davanti ad Antonio De Lucia,nella sua bottega di Ospedaletto d'Al-

pinolo, mi ha creato una certa emozione;vedere attaccate alle pareti foto che lo ri-traggono insieme a tanti artisti dà il sensodel personaggio che stiamo per conoscere.Lo avevo visto in varie occasioni, quandoesponeva le sue " tammorre" nelle fiere emercati, questi strumenti sono sempresuggestivi.Da quanti anni fa questo lavoro?Da più di quarant'anni. Sin da giovane fa-cevo questo lavoro per hobby, poi è diven-tata una passione, per poi diventare il mio

mestiere principale.Come ha imparato?Sono autodidatta. Ho imparato da solo; avevo visto un signore, era un calabrese, a Ferrari di Serino,un rifugiato di guerra, che costruiva questi tamburelli. Fui attratto da questo artigiano, ne diventai amico,e vedevo come lavorava. Poi ho iniziato da solo. Bisogna ricordare che prima non si utilizzavano pellamiper fare il tamburello, ma la carta, e si incollava sopra l'Immagine della Madonna di Montevergine. Manmano che acquisivo esperienza iniziai a utilizzare la pelle, e voglio precisare che le pelli me le concio dasolo, il legno me lo lavoro io, in buona sostanza qua nasce tutto il tamburello.Che pelle usa?Si usano pelli di capra-capretto, perchè sono molto dure.Perchè ha scelto di fare questo lavoro?Mi ha richiamato il suono; la cosa più esaltante è il suono e sopratutto le note della tammorra. Mi ven-gono da dentro e questo mi ha dato la forza di andare avanti.Chi fornisce?Io rifornisco tutta l 'Italia e anche l'estero. In Italia ho rifornito il top dei percussionisti professionisti enon, sono stato ospite di Rai2 in una trasmissione con Tullio De Piscopo, sono stato in Austria a fareun’esposizione, anche Enzo Avitabile ha preso delle mie creazioni. Poi Arnaldo Vacca, un bravissimopercussionista che ha partecipato al Festival di Sanremo, suonò proprio con una mia tammorra. Altripercussionisti quali Luca Rossi, che suona con Teresa De Sio, Peppe Sannino. Ho incontrato ancheRenzo Arbore a Massa Carrara, che si complimentò.Sono tanti che fanno questo lavoro?In Irpinia sono l'unico, pensi che i tamburelli che si definiscono a cornice li distribuisco in tutta Italia, nelnapoletano ci sono alcuni che fanno questo lavoro, ma adottano tecniche diverse, io sono restato alivello artigianale senza usare nuovi e sofisticati prodotti, ma anche le lavorazioni sono eseguite a mano,difatti di macchinari ce ne sono pochissimi, come lei può vedere.Cosa è cambiato con l'evoluzione tecnologica nel suo lavoro?Diciamo che prima il legno si piegava trattandolo con l'acqua calda, oggi si usa la calandra, sempre unostrumento artigianale costruito da me.Che tipo di legno si usa?Si usano legni molto sonori, come il faggio, il frassino, il noce, il pero, quest' ultimo di difficilereperibilità.Come può vedere, sono legni duri e non devono avere nodi. Il faggio nostro non è tanto buono perchèpresenta una forte nodosita’, mentre il faggio abruzzese è di qualità migliore, non ha nodi.Oltre alle tammorra che altri strumenti costruisce?Io faccio tutti gli strumenti del folklore campano, tipo ‘a tammorra’, ‘o' tri-ballac’, 'o scetavajasse', o'putipù' 'a caccavella'. Il putipù è un pezzo di pelle messo su un recipiente di ferro con una canna,mentre la caccavella è fatta su un recipiente di terracotta. ll putipù viene definito il contrabbasso dei po-veri. Lo scetavajasse è uno strumento con le corde ed è il violino dei poveri.Vedo delle nacchere…No, non sono nacchere, sono le castagnette; le nacchere sono spagnole. Si chiama castagnetta perchèha la forma di castagna. Si realizzano sempre con questi legni duri.Ma la tammorra?Si, è lo strumento principe di ogni concerto. Che cos’è la tammorra?E’ un pezzo di legno e un pezzo di pelle che, messi insieme, quando si batte sulla pelle emana un pia-cevole suono. La tammorra va accordata come ogni altro strumento, e l'accordatura avviene mentre lasi costruisce.C’è qualcuno a cui sta insegnando?Sto cercando di trasmettere tutto a mio figlio, non so se ne ha la passione. Ma c’è una nipotina chespesso è con me qui in bottega e le piace molto suonare.

Pellegrino La Bruna

antichi mestieril’arte delle tammorre

sidigas: anCora una sConfitta umiliante

Continua il trend negativo della SIDIGAS Avellino, che domenica scorsa è stata battutain quel di Reggio Emilia ad opera della GRISSIN BON, per 96 a 72.

Certo non era questa la gara per invertire la tendenza, ma la cosa alquanto preoccupante è che lasquadra non è stata mai in partita e con percentuali di canestri realizzati molto basse: un dato valeper tutti, e cioè la realizzazione di soli 6 tiri da tre su 22 tentativi. Al contrario Reggio Emilia, che nella gara precedente era stata sonoramente battuta dalla squadramilanese, ha fatto tutto bene sul parquet, ed è riuscita ad ottenere un buon contributo in fase direalizzazione anche dagli uomini della panchina, cosa che non è riuscita alla SIDIGAS equesta è stata la nota dolente di tutto il campionato.Dalla debacle totale, tra gli atleti biancoverdi si sono salvati soltanto Banks e Cadougan,gli unici a raggiungere la sufficienza in campo.Anche a Reggio Emilia c’è stata la contestazione da parte dei tifosi presenti, che hannoesposto un eloquente striscione con la scritta “UMILIATEVI DA SOLI” (nella foto).La contestazione è stata indirizzata non solo verso gli atleti, ma anche e soprattutto con-tro coach VITUCCI sulla cui testa, ormai, aleggia l’ombra dell’esonero. Lo stesso coach VITUCCI, a fine gara, ha esordito dicendo “mi sento in discussione perché i risultati

non sono buoni. Però non è una decisione che spetta a me, sono concentrato sul lavoro e sulla pros-

sima gara; deciderà, in tal senso, la società”.Il coach rimette, dunque, nelle mani della società le decisioni da prendere sia sulla sua permanenzasulla panchina biancoverde, sia in merito a qualche possibile nuovo innesto nel roster. Allo stato attuale, il nome che più circola come probabile rinforzo è quello di Pooh JETER,un play USA ma con passaporto ucraino, disposto, a suo dire, a giocare in Italia soltantoper 2-3 mesi.Ora la concentrazione deve essere finalizzata tutta alla gara di domani, anche se il calendario, inquesto frangente, non è affatto benevolo con la SIDIGAS che dovrà affrontare un’altra blasonatadel torneo, il BANCO SARDEGNA Sassari, squadra attrezzata ed euforica dopo la conquistadella seconda Coppa Italia consecutiva.Si spera, perciò, nell’impegno massimo del team biancoverde affinchè possa affrontareil match con il piglio giusto per non sfigurare.

Franco Iannaccone

b a s K e t

Mi strillavi e piansi tantonella cameretta mi sentii, ancora, più soloi giocattoli mi guardarono con sospettoil cane si accucciò sotto il letto.Anche se il sole c’era ancoral’amarezza la fece da padronail buio diventò sempre più scuro coprendo tutto il mio cuoreche vide scomparire tante ore.

L’avevo fatta,veramente,grossasenza riflettere avevo sbagliatocome un pulcino mi ero comportatovenendo meno alle promessenon potevo essere perdonato né giustificato.Mentre pensavo e cercavo di commiserarmiall’improvviso entrasti tu.I tuoi passi li riconobbi da lontanoanche se ti avvicinavi piano,piano.Senza parlare asciugasti le mie lacrimee fu allora, proprio in quel momento,che mi pentii amaramente.Quando il tuo viso stanco,i tuoi occhi tristisi tuffarono nei miei,ferendomi più di tanti schiaffi,compresi, in quell’istante,il padre che eri e che mi voleva bene tanto.

Antonietta Urciuoli

grazie papa’

Il primo Sabato di ogni mese adorazione Eucaristica

notturna presso la Chiesa delle Oblate di Avellino

inizio ore 21,00 santa messa ore 24,00

orario sante messe parroCCHie di avellino

a cura di fabrizio gambale

CHIESA ORARIO

Cuore Immacolato della B.V.Maria Festive: 08.30, 10.30, 12.00, 18.00 (19.00)Feriali: 08.00, 18.00 (19.00)

Maria SS.ma di Montevergine Festive: 09.00, 11.00Feriali:17.00 (18.00)

S. Alfonso Maria dei Liguori Festive: 08.00, 11.00Feriali: 08.00, 18.00 (19.00)

S. Ciro Festive: 08.00, 10.00, 11.00, 12.30, 18.00 (19.00)Feriali: 08.30(est.), 9.00 (inv.), 18.00;19.00)

Chiesa S. Maria del Roseto Festive: 09.00, 11.00Feriali: 18.00

S. Francesco d'Assisi Festive: 08.30, 11.00Feriali:18.00 (19.00)

S. Maria Assunta C/o Cattedrale Festive: 08.00, 10.00, 12.00, 18.30 Feriali:18.30

Chiesa dell'Adorazione perpetua(Oblate)

Festive: 09.00, 11.30 Feriali: 09.00, 19.30 (19.00)

San Francesco Saverio (S.Rita) Festive: 11.00 Feriali: 09.00

Santa Maria del Rifugio (Sant'Anna) Venerdì ore 10.00

S. Maria delle Grazie Festive: 08.30, 10.00, 12.00, 18.00 (19.00)Feriali: 07.30, 18.00 (19.00)

S. Maria di Costantinopoli Festive: 12.00Feriali: 17.30 (18.30)

SS.ma Trinità dei Poveri Festive: 09.00, 11.00, Feriali:18.00 (19.00)

SS.mo Rosario Festive: 08.30, 10.30, 12.00, 19.00 Feriali: 08.00, 10.30, 19.00

Chiesa Santo Spirito Festive: 09.00

Chiesa S. Antonio Feriali: 07.30Festive: 11.30

Fraz. ValleS. Maria Assunta in Cielo

Festive: 10.00 (centro caritas), 11.30 (Feriali:18.00 (19.00)

Rione Parco Festive: 10.30

Chiesa Immacolata Festive: 12.00

Contrada Bagnoli Festive: 11.00

Ospedale San Giuseppe MoscatiCittà Ospedaliera

Festive: 10.00 Feriali: 17.00

Villa Ester Festive: 09.00Feriali: 07.00

Casa Riposo Rubilli (V. Italia) Festive: 09.30Feriali: 09.00

Casa Riposo Rubilli (ctr S. Tommaso) Festive: 10.00Feriali: 08.00

Cimitero Festive: 10.00, 16.00 (17.00)

Numeri utiliEmergenza Sanitaria 118Vigili del fuoco 115Carabinieri 112Polizia 113Guardia di Finanza 117Guardia medica Avellino 0825292013/0825292015

Ariano Irpino 0825871583Segnalazione GuastiEnel 8003500Alto Calore Servizi3486928956Sidigas Avellino 082539019Ariano Irpino 0825445544Napoletana Gas 80055300

1514 marzo 2015ilponte

passa... tempo

ORIZZONTALI

1 Monumento sepolcrale vuoto 9 Basata sull'uguaglianza 11 Il re catturato da Radames12 All'inizio è ... troppo 13 Divinità dei Semiti 14 Città del Molise 16 Azienda italiana che produce scarpe 18 Peggio che detestare 19 Mireille del cinema francese 21 Si lavava col sangue 22 Compagni - amici 24 Altro nome di Ascanio 26 Quantità eccessiva 28 Random Access Memory 29 Antico due romano 30 Incitate - spronate 32 Preferito fra tanti 33 Cellule comunicanti con la cassa del timpano

VERTICALI1 Località toscana 2 Istigò la figlia Salomè 3 La Anaïs scrittrice statunitense 4 Notai senza testa. 5 Scrisse "Aminta" 6 Suppellettili per la casa 7 Circolavano in Olanda 8 Fine della famiglia 9 Soddisfatto 10 Il dies... del Giudizio 12 Un apparecchio che aiuta il poppante 15 Genuino - non artefatto17 Chiacchieroni... inglesi.20 E' preceduto da water. 22 Con Span in un noto detersivo 23 Rabbioso 25 Prefisso per uguaglianza 27 Prefisso che enfatizza 31 Uno dei Kennedy 32 Palermo per l'ACI

sudoKu

16 14 marzo 2015 ilponte