167 LUN 17-07-06

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La Juve è stata giustiziata anche così, ma il Milan se l’è cavata con poco.Gli arbitri invece ne sono usciti (quasi) puliti Venerdì sera sono arrivate le senten- ze della Corte d’appello federale (che nonostante il nome costituisce il primo grado di giudizio) sulla cosidetta “cal- ciopoli”: alla Juve hanno tolto due scu- detti (revocato quello 2005, non assegna- to quello del 2006) con retrocessione in B e 30 punti di penalizzazione da scon- tare nel prossimo campionato. Vanno in B anche la Fiorentina (-12), e la Lazio (- 7), il Milan resta in A ma con 15 punti di penalizzazione e deve comunque rinun- ciare alla prossima Champions League (cui accedono direttamente Inter e Roma e, via preliminari, Chievo e Palermo). Per l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi cinque an- ni di inibizione con proposta di radia- zione e 50mila euro di ammenda, stessa sorte per l’ex amministratore delegato Antonio Giraudo (ma con uno sconto di 30mila euro), un anno di inibizione per l’ex presidente della Lega e vicepresi- dente del Milan Adriano Galliani, tre an- ni e sei mesi (10mila euro) per il presi- dente della Lazio Claudio Lotito, quattro anni (30mila euro) per l’azionista di mag- gioranza della Fiorentina Diego Della Valle, cinque anni per l’ex vicepresi- dente della Figc Innocenzo Mazzini, quattro anni e sei mesi per l’ex presi- dente della Federcalcio Franco Carraro, due anni e sei mesi per l’ex designatore Pierluigi Pairetto, quattro anni e sei me- si per l’ex arbitro Massimo De Santis (per l’ex designatore Paolo Bergamo è stato dichiarato il difetto di giurisdizio- ne) ecc. [1] «Stangatona!» (il titolo di prima pagi- na della Gazzetta dello Sport di sabato). [2]. «Questa è una sentenza straordina- ria» (Guido Rossi, commissario della Figc). [3] «Le sentenze della Caf sono me- no pesanti di quanto dovevano, la Juve doveva finire in C» (Armando Cossutta). [4] «La Juventus è stata giustiziata: que- sta sentenza significa due anni di B, tre senza la Champions. Non è una pena, ma un’esecuzione» (Fulvio Gianaria, uno de- gli avvocati di Moggi). [1] «La sentenza è dura. Non commina alla Juventus la pe- na di morte della serie C rivendicata dal procuratore Palazzi, ma l’ergastolo» (Gianni Riotta). [5] «Questa sentenza è peggio di una testata di Zidane» (lo ju- ventino Salvatore Buglio, deputato della Rosa nel Pugno). [4] «Pupo ha osservato un minuto di raccoglimento durante un concerto a Giffoni per “celebrare la mor- te del calcio”» (dal Corriere della Sera). [1] «Sono profondamente sconcertato per il fatto che, praticamente, la sentenza l’avevamo letta in mattinata sulla Gazzetta dello Sport. Questo è un pro- blema che ho sollevato subito e che cre- do debba essere posto in sede politica e istituzionale perché, in nessun paese ci- vile, le sentenze si leggono sui giornali prima che vengano lette da un giudice. Questo, che si tratti di giustizia sportiva o ordinaria, non fa differenza» (Leonardo Domenici, sindaco di Firenze). [6] «Sembra di essere tornati indietro di dodici anni, povero Cavaliere. Borrelli gli mandò l’avviso di garanzia durante il G7. E ora se guardiamo la storia del cal- cio, Borrelli e Guido Rossi... Rossi è un bravo avvocato, persona che stimo, ma è stato nel cda dell’Inter, a proposito di conflitto di interessi... Quanto a Borrelli... Insomma su questa storia del Milan non si può non parlare di stru- mentalizzazione politica. C’è un chiaro disegno dietro, un attacco al gruppo Mediaset. Una piazzale Loreto a rate che passa dalle sentenze del calcio al ral- lentamento sul digitale terrestre, dalla questione sulle frequenze all’affolla- mento dei tetti pubblicitari» (Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset). [7] «Una delle posizioni più difficili da leggere è quella del Milan. Colpevole sì, ma fino a un certo punto, come la ragaz- za un po’ incinta di cui spesso scriveva Enzo Biagi. Quello che stupisce di più, nel Milan, società organizzatissima (Milan-lab, ufficio stampa efficientissi- mo, mille cose più degli altri) è che come dirigente addetto agli arbitri si servisse di un ristoratore di Lodi» (Gianni Mura). [8] «Immagino lo sconcerto del tifoso ju- ventino: noi in B, e a quel modo, il Milan no. Ma il sistema non era bipolare? Certo che lo era. Il Milan non è stato più puro: è stato più furbo. Ha mandato avanti un caporale, non i generali» (Roberto Beccantini). [9] «Non sono arrabbiato. Sono proprio incazzato. E non per il Milan in serie A, ma per la Juve in B. Ce l’hanno messa in quel posto, punto e basta» (il presidente della Juve Giovanni Cobolli Gigli ai tifo- si radunati fuori dalla sede). [10] «Che senso ha aver dato la serie B alla Juve con trenta punti di penalizzazione? Dopo dieci vittorie sei ancora a zero punti» (Candido Cannavò). [11] «Per arri- vare in zona playoff, ponendo che la 6ª in classifica nel 2007 totalizzi gli stessi pun- ti del Cesena nel 2006, ai bianconeri ser- viranno 96 punti. L’equivalente, per dare un’idea, di 28 vittorie, 12 pareggi e 2 sconfitte. Per essere promossi diretta- mente (e qui il riferimento sono i 78 pun- ti del Catania) ne occorrerebbero addi- rittura 108. Per evitare lo spareggio per la retrocessione, l’anno scorso ai bian- coneri sarebbero stati necessari 81 pun- ti. Gli stessi conquistati dall’Atalanta per vincere il campionato...» (Stefano Cantalupi). [12] «È stato applicato, con ruvida fermez- za, il codice di giustizia sportiva. Ed è sta- to forse un po’ troppo trascurato quello non scritto del buon senso» (Ruggiero Palombo). [13] «Il quadro generale dise- gnato dalla Caf rivela una debolezza che è stata una delle più grandi anomalie di questo processo al calcio, ovvero l’assen- za di illeciti provati fino in fondo. Chi ne trae vantaggio sono coloro che secondo il procuratore federale Palazzi avrebbero dovuto “garantire imparzialità e ter- zietà” e quindi avevano le responsabilità maggiori. La classe arbitrale ne esce al- la grande, quasi una assoluzione per in- sufficienza di prove, persino le accuse al- l’ex designatore Pierluigi Pairetto, soda- le di Moggi e Giraudo, vengono ridimen- sionate» (Marco Imarisio). [14] «Con la bonifica, il verdetto è riuscito a trascinarsi dietro una serie di ingiusti- zie strepitose. La prima segnala il tratta- mento di favore, di grande favore, riser- vato agli arbitri: cinque prosciolti, gli al- tri raggiunti da sanzioni morbide. È sta- to abilissimo Luigi Agnolin, nuovo com- missario del settore, chiamato dal pro- fessor Guido Rossi a gestire l’emergenza. Ha chiesto e ottenuto di limitare i fulmi- ni sul proprio esercito per garantire un servizio adeguato nel prossimo campio- nato. Lasciato al suo destino il più indi- fendibile di tutti, Massimo De Santis, centrato con il massimo della pena. Chi ha voglia di fare pulizia non può acca- nirsi contro società, tesserati comuni, volti notissimi del potere calcistico eser- citato negli anni, e invece risultare in- dulgente con chi ha il dovere di rispet- tare le regole e farle rispettare. Se un magistrato pecca e pecca nell’esercizio delle proprie funzioni è più riprovevole di un comune cittadino. Gli arbitri, nel calcio, sono come i magistrati» (Franco Ordine). [15] L’ex arbitro Massimo De Santis: «Mi piacerebbe che mi spiegassero come ab- biamo fatto in due arbitri (lui e Dondarini, ndr) a pilotare un campiona- to. Alla fine il sistema si riduceva a noi due? E come abbiamo fatto? È saltata l’i- dea di illecito strutturato, è saltata l’ipo- tesi della combriccola romana, non resta niente. Dunque è ovvio che continuerò questa battaglia fino in fondo». [16] «Ci abbiamo messo sette anni per ottenere una assoluzione completa al processo per il doping, qui non mi hanno lasciato parlare neppure per sette minuti. Si de- cide così di società quotate in borsa, del- la sorte di dirigenti, tifosi e piccoli azio- nisti?» (Giraudo). [14] «Eliminando il si- stema di garanzie per la difesa abbiamo risolto il problema della eccessiva dura- ta dei processi» (Clemente Mastella, mi- nistro della Giustizia). [17] «Una giustizia rapida non è una giustizia inesatta. Anzi la giustizia è tale quando è rapida ed equa. Una giustizia che non decide mai, che finisce in prescrizione, non è tale. Ma in Italia siamo abituati proprio alla prescrizione» (Guido Rossi). [3] «Le sentenze non sono scandalose, do- vevano essere dure, ma un filo di bizzar- ria lo contengono. La prima impressione è che si andrà a forti sconti al prossimo grado di giudizio» (Mura). [8] Il processo d’appello presso la Corte federale, pre- sieduta dal professor Piero Sandulli, ini- zierà giovedì o venerdì. Claudio Lotito, presidente della Lazio: «Il mio club, in quanto società quotata in Borsa, ha il di- ritto-dovere di far valere in tutte le sedi le proprie ragioni. Sono azioni volte alla tutela della verità che, con la sentenza IL FOGLIO quotidiano Il repulisti del calcio è solo una spolveratina della Caf, è stata violata. Andremo al Tar e, se necessario, fino alla Corte euro- pea». [18] «Il campionato italiano, cioè della na- zione campione del mondo, chissà quan- do potrà cominciare» (Mura). [8] Palombo: «Della Valle, Cobolli Gigli, Berlusconi e Lotito lo hanno già fatto ca- pire: agosto sarà un mese lungo un inte- ro campionato. A questo punto il ricorso alla giustizia ordinaria appare scontato, e non saremo certo noi qui a stabilire chi ha ragione tra Guido Rossi, che so- stiene con forza l’impercorribilità della strada che porta al Tar del Lazio ed al Consiglio di Stato, e Pasquale De Lise, l’ex-presidente della Corte federale che il Tar del Lazio lo presiede (anche se non lo farà in quella circostanza) e che ha già detto che i ricorsi sono ammissi- bili. Dove potrebbe portare tutto que- sto? O il Tar accetta i ricorsi ma poi si di- chiara incompetente a deliberare (resti- tuendo a Rossi la liceità delle decisioni della giustizia del calcio), oppure, Rossi non ce ne voglia, il Tar decide che quei processi sportivi, per come si sono svol- ti, non vanno bene, non sono regolari. E si deve ricominciare daccapo: magari a ferragosto (il Tar è già fissato per il 7, il Consiglio di Stato per il 12), con quattro squadre in Champions, quelle indicate da Rossi sulla base delle decisioni della giustizia sportiva (e col rischio di cause per danni da parte degli esclusi di oggi che chissà se lo saranno anche domani), e con altrettante impegnate a ridiscute- re per tribunali in quale categoria e con quali penalizzazioni devono iniziare la loro stagione. L’inizio dei campionati è fissato per il week-end del 26-27 agosto. Ma riusciranno i nostri eroi...?». [13] «A voler vedere le cose dall’altra par- te, il Chievo in Champions League rap- presenta una realtà fantascientifica. Il piacere dell’onestà» (Mura). [8] L’espresso, giovedì 1 giugno A ngelo Izzo, il “mostro del Circeo”, non ha rimorsi né rimpianti. L’uomo che a distanza di trent’anni ha ucciso di nuovo, ha massacrato due donne, madre e figlia, dopo averle violentate e torturate come nel ’75, di- ce di getto: «Non posso permettermi queste debolezze, rimorsi e rimpianti sono una per- dita di tempo». In fondo lui è convinto che i veri mostri siano gli altri: quelli «per bene che non sbagliano mai nella vita, ma col pensiero compiono nefandezze che non han- no il coraggio di mettere in pratica solo per paura delle conseguenze», scrive in questi giorni in cui è sotto processo per aver am- mazzato due donne l’anno scorso a Campobasso. Condannato all’ergastolo per il massacro del Circeo compiuto con i compa- gni «di fede guerriera e fascista» Ghira e Guido - in cui fu uccisa Rosaria Lopez e Donatella Colasanti sopravvisse solo fingen- dosi morta - Izzo è un uomo abile, intelli- gente, contraddittorio. Con una parlantina sciolta, un comportamento irreprensibile in cella, per anni ha convinto psicologi, gente esperta che la vita del carcere la conosce, a dargli fiducia ancora una volta. Ad affidar- gli persone in difficoltà, a lasciarlo uscire nonostante il suo passato di sangue, violen- za e sadismo. E così l’anno scorso a maggio durante un permesso ha ucciso di nuovo. E l’altro giorno è entrato nell’aula del tribu- nale col sorriso stampato sulla faccia. Né rimpianti né rimorsi? «Sono perdite di tempo, debolezze che non posso permettermi». Ma perché le ha uccise? È pazzo, un sadico? «Non sono né un pazzo, né un serial killer, provo dispiacere per aver dovuto uccidere quelle due donne a Ferrazzano». Dovuto uccidere? Chi l’ha obbligata? «Non mi era possibile fare altrimenti: sta- vano mettendo a rischio i miei progetti». Progetti di fuga all’estero coi soldi delle vit- time, figlia e moglie di un boss in cella. E poi? «Sono anche umiliato dal fatto di essere stato preso per un omicidio che non avreb- be mai dovuto essere scoperto». Umiliato perché convinto di aver un pia- no perfetto, umiliato perché si sente supe- riore agli altri lui che di sé dice: «Sono un principe guerriero nato in un’epoca sbaglia- ta». Le cronache raccontano un uomo dalla doppia faccia: un assassino, uno stupratore che però negli anni di carcere a Campobasso ha passato il tempo scrivendo le lettere per i detenuti analfabeti, organiz- zando recite da Shakespeare. Convincendo tutti che era veramente cambiato. Fingeva da grande attore? «Non ho mai finto cambiamenti, io sono di natura buona e generosa, del resto dice un grande scrittore cinese che solo cono- scendo il demone che si nasconde nel cuore umano può diventare compassionevole». E allora chi è? «Sono un sognatore: è la qualità che mi rende capace di grandi cose e anche il mio difetto, perché per realizzare i miei sogni so- no pronto a tutto». Anche a uccidere. E sempre donne. Violentate, non per piacere sessuale ma, come ha ripetuto, per l’idea del dominio totale. Le donne per lei sono il nemico? «È imbarazzante da dire per uno che nel- la vita ha ammazzato e stuprato ma io odio il maschilismo, i valori patriarcali. Vivo con orgoglio la mia parte femminile e voglio be- ne a un sacco di donne». Ha dimenticato cosa ha fatto? «Il Circeo fu l’epilogo di un periodo della mia vita sbagliata. Non ne vado fiero ma ciò non toglie che provo affetto per Ghira, Guido e per gli scapestrati compagni di un tempo. I passi falsi fanno parte del cammino e sono convinto che quelli che non sbagliano mai in realtà non lo fanno solo per viltà, per timore delle conseguenze». Donatella Colasanti è morta quest’anno. «Mi spiace per tutte le sofferenze che le ho inflitto. Ora che è morta mi viene da pen- sare all’infelicità di una donna che si senti- va poetessa, un temperamento artistico e che invece è finita a fare l’impiegata. La vi- ta è stata infame con lei». Mai avuto contatti con Ghira durante la la- titanza? E quando ha saputo della morte? «Anche se non avevo contatti con lui da anni, avevo notizie da comuni amici. L’ultima volta anni fa, da un nostro amico di infanzia ora importante uomo politico di Forza Italia, ebbi conferma della sua mor- te». Ghira, Guido, suoi amici... «Credo molto nell’amicizia, per alcuni da- rei la vita. Eppure questo espone a grandi tradimenti e delusioni. Di sicuro mi piace la definizione del generale Silla: nessun amico migliora, nessun nemico peggiora». In carcere c’è solidarietà tra ex fascisti? «Non credo ci siano più fascisti in cella, sono tutti in libertà e riciclati». Come vorrebbe morire? «Fucilato. Mi commuovo leggendo del Saladino che sul punto di spirare si strappò la veste e disse che non c’era un centimetro della sua pelle privo di cicatrici eppure gli toccava morire nel suo letto come un codar- do. Non fa per me, meglio fucilato. Non mi dispiacerebbe morire con il sole in faccia, la parete bianca dietro le spalle e io che come Jules Bonnot - anarchico dei primi del ’900 - dico al plotone di esecuzione: “branco di porci”». Caterina Pasolini ANNO XI NUMERO 167 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNEDÌ 17 LUGLIO 2006 - 1 Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv.L.46/2004 Art. 1,c. 1,DBC MILANO Delitti Intervista ad Angelo Izzo,che non ha rimorsi:«Sono perdite di tempo, debolezze che non posso permettermi» LADY DSecondo l’ultima interpretazione dell’incidente in cui morirono Lady D e Dodi al-Fayed, al momento dello scontro i due passeggeri stavano amoreggiando. La notizia è contenuta nel libro Lady Diana, l’enquête cri- minelle del giornalista Jean-Michel Caradec’h. Il settimanale spagnolo Interviù ha scritto che «il promesso sposo di Diana aveva il sesso al vento e assicura che il primo testimone oculare arrivato sul posto, il foto- grafo dell’agenzia Gamma, Romuald Rat, al- lontanò paparazzi e curiosi «per coprire l’in- timità nuda della coppia agonizzante». Nel li- bro si dice anche che l’autista Henri Paul, morto nello scontro, aveva fama di astemio ma non lo era per niente: era un bevitore abi- tuale in locali per lesbiche, che frequentava con assiduità (Panorama 20/7). ELSAAlbert Einstein conobbe la futura moglie, la serba Mileva Maric, all’università dov’erano entrambi studenti di fisica. Si spo- sarono nel 1903 e lui le diceva: «Resteremo studenti finché vivremo, e ce ne sbatteremo del mondo». Dopo sei anni di matrimonio però la vedeva già «zoppa e brutta» e perciò s’innamorò della cugina Elsa, «bionda e bel- la». Lo scienziato non riuscì a essere fedele nemmeno a Elsa, costretta ad accettare un compromesso: lasciava che lui avesse una re- lazione fissa con la segretaria in cambio del- la rinuncia ad altre scappatelle. Einstein però continuò sempre a concedersi avventure ga- lanti, di cui dava notizia a Margot, nata da un precedente matrimonio di Elsa. Tra le aman- ti, una Ethel Michanowski, berlinese, di quin- dici anni più giovane di lui, che lo inseguiva in giro per l’Europa: «Mi ha seguito fino in Inghilterra e il suo inseguirmi è ormai fuori controllo» (Anais Ginori, la Repubblica 11/7). SATIRIASI Il filosofo Bertrand Russell sof- friva di satiriasi galoppante che lo spingeva a cambiare partner spesso. Tra le sue donne: una giovane segretaria, la moglie di un depu- tato, la figlia di un chirurgo di Chicago, una ri- cercatrice, un’attrice, una suffragetta, svaria- te insegnanti, la moglie di un docente di Cambridge e la governante dei suoi figli. Un suo biografo descrisse la sua vita privata co- me «un caos di realzioni serie, di appunta- menti galanti segreti, di avventure emotive sul filo del rasoio che mettevano costante- mente in pericolo la sua vita con scandali de- leteri» (Desmond Morris, la Repubblica 14/7). CREATIVI L’antropologo Desmond Morris dice che gli uomini geniali sono quelli che tradiscono di più. Il ragionamento di Morris è il seguente: l’uomo primitivo doveva esse- re particolarmente coraggioso per andare a caccia e garantire la sopravvivenza della specie. Questo coraggio è anche l’ingredien- te base della genialità, perché l’amore per il rischio porta all’innovazione, alla scoperta, all’invenzione. I personaggi particolarmente crativi, dunque, presentano in modo ancora molto evidente questa caratteristica che ha permesso all’uomo primitivo di sopravvivere e di primeggiare. L’amore per il rischio co- munque non è solo nelle personalità geniali: tutti i maschi trentenni hanno 15 volte le pro- babilità di una donna di morire in un inci- dente violento (Paola De Carolis, Corriere della Sera 14/7). OSAMAKola Boof, scrittrice sudanese di 37 anni diventata famosa nel 1195 con il libro femminista La carne e il diavolo dice di essere stata la schiava di Osama bin Laden. I fatti: nel 1996 si trovava in un ristorante di Marrakesh, in Marocco, a cena con un calcia- tore sudanese suo corteggiatore. Arrivarono due energumeni che scaraventarono fuori dal locale il suo accompagnatore e trascinarono lei al tavolo di Osama bin Laden. La donna riuscì a scappare e a tornare di corsa in al- bergo. Nel cuore della notte Osama entrò in camera sua e la violentò. Da quel giorno la tenne rinchiusa per sei mesi nelle sue resi- denze in Marocco, riempiendola di regali. La Boof aggiunge: «Sono ancora perseguitata dal- l’incubo che voglia uccidermi». Poi svela al- cune sue preferenze: gli piaceva andare a cac- cia di anatre, divorava gli yogurt e i cocomeri conditi, fumava marijuana e aveva la passio- ne per il look delle donne anni Sessanta. La Boof ha venduto per qualche milione la sua storia alla Nbc, che vuole farne un program- ma (Maurizio Molinari, La Stampa 3/7). Amori La satiriasi galoppante di Russell,le amanti di Einstein che lo inseguivano ovunque,la schiava di Osama bin Laden Le lacrime del coccodrillo europeista annegano Israele NOTE [1] Corriere della Sera 15/7; [2] La Gazzetta dello Sport 15/7; [3] Francesco Manacorda, La Stampa 15/7; [4] Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 15/7; [5] Gianni Riotta, Corriere della Sera 15/7; [6] Marco Gasperetti, Corriere della Sera 15/7; [7] Maria Volpe, Corriere della Sera 15/7; [8] Gianni Mura, la Repubblica 15/7; [9] Roberto Beccantini, La Stampa 15/7; [10] Luca Curino, Fabrizio Turco, La Gazzetta dello Sport 15/7; [11] Candido Cannavò, La Gazzetta dello Sport 15/7; [12] Stefano Cantalupi, La Gazzetta dello Sport 15/7; [13] Ruggiero Palombo, La Gazzetta dello Sport 15/7; [14] Marco Imarisio, Corriere della Sera 15/7; [15] Franco Ordine, Il Giornale 15/7; [16] Arianna Ravelli, Corriere della Sera 15/7; [17] Dino Martirano, Corriere del- la Sera 15/7; [18] Gaetano Imparato, La Gazzetta dello Sport 15/7. I sraele è solo, ripete con monotona e mie- losa ipocrisia Furio Colombo. Amo Israele, ripete Gad Lerner, ma la politica in- ternazionale ha le sue esigenze, e se Prodi deplora, deplorevole sia Israele che si di- fende. Che perle. Come luccicano. Luccicano come non mai. Analizziamole, per vedere se siano false oppure no. Se sia- no lacrime salate o goccioline di dolce ru- giada sentimentale. Solo in che senso, onorevole Colombo? Intanto Israele ha con sé gli israeliani, tutti. I giornali europei vanno come sempre a caccia di dissensi umanitari, e intervistano gli scrittori (Grossman, Yehoshua e altri) per vedere se ne possa mai venir fuori un bel di- stinguo, un attacco alla brutalità di Olmert e al suo uso sproporzionato della forza co- siddetto, e vanno in bianco. Quelli che abi- tano a Gerusalemme e ad Haifa sono tipi strani, la vedono così, non capiscono le pu- sille distinzioni della politichetta europea: noi abbiamo cercato la pace, poi abbiamo fatto la guerra al terrorismo degli shahid che è stato la risposta palestinese-islamista di Hamas e soci alla pace cercata, poi ab- biamo provato con i ritiri unilaterali e la barriera difensiva e il negoziato con Abu Mazen e l’Autorità palestinese, e in risposta abbiamo avuto i razzi sulle nostre città da Gaza e dal sud del Libano, i rapimenti, le estorsioni armate e i ricatti e le sinagoghe bruciate e la vittoria elettorale di chi ci vuo- le distruggere, e siamo stanchi. Siamo tutti stanchi, dicono. Da Netaniahu a Peretz, dal duro dei duri che non voleva il ritiro al sindacalista laburista di sinistra che ora è ministro della Difesa e bombarda le po- stazioni Hezbollah e le giunture strategiche di un Libano cinico, disperato e gaudente, dove la regia iraniana e siriana del terrore ha riportato il freddo calcolo strategico del- la guerra antisionista che ora liquida le fra- gili speranze della primavera di Beirut. Israele non è solo, caro onorevole Colombo, caro Lerner. È unito, compatto, e la deplorazione del vostro governo, le inteme- rate di D’Alema e Prodi sono fuffa burocra- tica bruxellese; e le sofisticherie di un Diliberto sono, come ha detto Elle Kappa in una clamorosa vignetta, solo un caso di uso sproporzionato della farsa. Non è che Israele sia solo, è che voi ve ne state andando da un’altra parte, e ve ne vergognate ma non abbastanza da ribellarvi all’andazzo; è che l’Italia era con Israele, lo è stata per cinque lunghi anni di intese ferree, e adesso il vo- stro governo, le vostre forze politiche, i vostri leader si prendono una bella vacanza euro- peista dalle responsabilità politiche che gli toccherebbero. Fanno finta di non sapere che al nazionalismo palestinese, già inqui- nato dalla corruzione politica e civile delle elites rivoluzionarie dell’Olp, dall’ambiguità impotente di Arafat, si sostituisce l’islami- smo politico guidato da un capo di stato ne- gazionista, Ahmadinejad, e da una repubbli- ca dei mullah che esporta da quasi trent’an- ni nel mondo il suo modello rivoluzionario shariota e jihadista in attesa del nucleare mi- litare, mentre i soci baathisti di Saddam, che abitano a Damasco, fanno il loro lavoro spor- co per rovesciare i pochi risultati positivi del- l’ondata di rivolta seguita alla guerra che ha abbattuto il baathismo iracheno. Non dateci quindi le vostre lacrime, siate meno tromboni e meno sentimentali, dateci le lacrime delle cose, ingaggiate battaglia contro la svolta terzista del governo Prodi, che deplora un popolo unito e uno stato che si difendono. Israele non è solo. Ha con sé l’America di Bush, per esempio, e anche quella di Hillary Clinton, ha con sé tanta gente anche in Italia e in Europa che non deplora l’autodifesa e combatte l’offesa. Tanta gente che è abbastanza libera da sa- pere, e da non volersi nascondere, che la si- curezza di Israele e la sconfitta di Hamas, Hezbollah, Siria e Iran non è solo il segno della solidarietà con gli ebrei che hanno fondato in cent’anni uno stato che ha diritto di vivere, ma è anche la difesa di ciò che sia- mo noi, quando non siamo accecati dall’i- deologia e quando sappiamo riconoscere lo stato di guerra in vigore dopo Khomeini e l’11 settembre del 2001. Da un lato avete uo- mini e donne come Olmert, Tzipi Livni, Peretz e Peres e dall’altro lo sceicco Nasrallah, quel Meshal rifugiato a Damasco e protetto dai peggiori despoti del medio oriente: per una volta, anime buone, sap- piate scegliere un uso proporzio- nato dell’intelligenza e della di- gnità politica. Lettere La Stampa, sabato 15 luglio S i sono viste in televi- sione le immagini di Zidane che, durante le partite Spagna-Francia e Francia-Portogallo, insultava svariate volte i giocatori indirizzando loro un eloquente «hijo de puta», che penso non abbia biso- gno di traduzioni. Allora io mi chiedo: lui può offendere le madri altrui ma sentirsi in diritto di dare testate a chi offende la sua? Zidane andrebbe condannato a una lun- ghissima squalifica e gli andrebbe tolto il Pallone d’oro, però senza l’aiuto dei media l’Italia è uscita dalla vicenda con le ossa rotte mentre Zidane, grazie alla stampa francese, adesso è un santo. Fate in modo che le immagini di Zidane che dice «hijo de puta» facciano il giro del mondo. L’Italia non merita questo, ci hanno rovinato la fe- sta del Mondiale. Domenico Costanzo R icordo il periodo juventino del signor Zidane. La sua illustre signora non per- deva giorno senza offendere Torino e i suoi abitanti, evitava locali pubblici e ristoranti (un cuoco le portava il pasto a casa per evi- tarle contatti fastidiosi). Ho una mia ipote- si sulla frase provocatoria di Materazzi: «Cerea monsu’ Zidane, c’am saluta mada- min». Gianni Sori Corsivi la Repubblica, sabato 15 luglio C apita perfino di tifare per Ricucci, quando è braccato dalle telecamere mentre esce di galera, e non esiste ragione al mondo che giustifi- chi questo genere di caccia se non il prezzo (alto) che la faccia della preda ha sul mercato della pubblica morbosità: sarà davvero dimagrito? Si ve- drà che è depresso, sotto gli occhiali neri? Avrà pianto molto? Capita dunque di esul- tare per il carcerato Ricucci quando riesce a bucare con uno stratagemma il posto di blocco delle televisioni, e pazienza se ha do- vuto aiutarsi con una ricca mancia a qual- cuno, pazienza se essere un detenuto di po- tere lo ha avvantaggiato sui poveri cristi. Non si tratta, qui, di rendere pubbliche deli- cate vicende, e trame segrete che devono es- sere stese al sole, bene in vista, per neutra- lizzarne gli effetti velenosi. Non c’è diritto di cronaca, dovere di inchiesta, etica del- l’informazione che regga: c’è solo un tipo che si è messo nei guai, e la folla che vuole vedere a tutti i costi che faccia ha uno che si è messo nei guai. E lui che scappa dalla muta di telecamere che lo fiuta, e cerca di morderlo. Si tifa sempre per gli evasi, anche nei film. Michele Serra

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  • La Juve stata giustiziata anche cos, ma il Milan se l cavata con poco. Gli arbitri invece ne sono usciti (quasi) pulitiVenerd sera sono arrivate le senten-

    ze della Corte dappello federale (chenonostante il nome costituisce il primogrado di giudizio) sulla cosidetta cal-ciopoli: alla Juve hanno tolto due scu-detti (revocato quello 2005, non assegna-to quello del 2006) con retrocessione inB e 30 punti di penalizzazione da scon-tare nel prossimo campionato. Vanno inB anche la Fiorentina (-12), e la Lazio (-7), il Milan resta in A ma con 15 punti dipenalizzazione e deve comunque rinun-ciare alla prossima Champions League(cui accedono direttamente Inter eRoma e, via preliminari, Chievo ePalermo). Per lex direttore generaledella Juventus Luciano Moggi cinque an-ni di inibizione con proposta di radia-zione e 50mila euro di ammenda, stessasorte per lex amministratore delegatoAntonio Giraudo (ma con uno sconto di30mila euro), un anno di inibizione perlex presidente della Lega e vicepresi-dente del Milan Adriano Galliani, tre an-ni e sei mesi (10mila euro) per il presi-dente della Lazio Claudio Lotito, quattroanni (30mila euro) per lazionista di mag-gioranza della Fiorentina Diego DellaValle, cinque anni per lex vicepresi-dente della Figc Innocenzo Mazzini,quattro anni e sei mesi per lex presi-dente della Federcalcio Franco Carraro,due anni e sei mesi per lex designatorePierluigi Pairetto, quattro anni e sei me-si per lex arbitro Massimo De Santis(per lex designatore Paolo Bergamo stato dichiarato il difetto di giurisdizio-ne) ecc. [1]

    Stangatona! (il titolo di prima pagi-na della Gazzetta dello Sport di sabato).[2]. Questa una sentenza straordina-ria (Guido Rossi, commissario dellaFigc). [3] Le sentenze della Caf sono me-no pesanti di quanto dovevano, la Juvedoveva finire in C (Armando Cossutta).[4] La Juventus stata giustiziata: que-sta sentenza significa due anni di B, tresenza la Champions. Non una pena, maunesecuzione (Fulvio Gianaria, uno de-gli avvocati di Moggi). [1] La sentenza dura. Non commina alla Juventus la pe-na di morte della serie C rivendicata dalprocuratore Palazzi, ma lergastolo(Gianni Riotta). [5] Questa sentenza peggio di una testata di Zidane (lo ju-ventino Salvatore Buglio, deputato dellaRosa nel Pugno). [4] Pupo ha osservatoun minuto di raccoglimento durante unconcerto a Giffoni per celebrare la mor-te del calcio (dal Corriere della Sera).[1]

    Sono profondamente sconcertato peril fatto che, praticamente, la sentenzalavevamo letta in mattinata sullaGazzetta dello Sport. Questo un pro-blema che ho sollevato subito e che cre-do debba essere posto in sede politica eistituzionale perch, in nessun paese ci-vile, le sentenze si leggono sui giornaliprima che vengano lette da un giudice.Questo, che si tratti di giustizia sportivao ordinaria, non fa differenza(Leonardo Domenici, sindaco diFirenze). [6]

    Sembra di essere tornati indietro didodici anni, povero Cavaliere. Borrelligli mand lavviso di garanzia durante ilG7. E ora se guardiamo la storia del cal-cio, Borrelli e Guido Rossi... Rossi unbravo avvocato, persona che stimo, ma stato nel cda dellInter, a proposito diconflitto di interessi... Quanto aBorrelli... Insomma su questa storia delMilan non si pu non parlare di stru-mentalizzazione politica. C un chiaro

    disegno dietro, un attacco al gruppoMediaset. Una piazzale Loreto a rate chepassa dalle sentenze del calcio al ral-lentamento sul digitale terrestre, dallaquestione sulle frequenze allaffolla-mento dei tetti pubblicitari (FedeleConfalonieri, presidente di Mediaset). [7]

    Una delle posizioni pi difficili daleggere quella del Milan. Colpevole s,ma fino a un certo punto, come la ragaz-za un po incinta di cui spesso scrivevaEnzo Biagi. Quello che stupisce di pi,nel Milan, societ organizzatissima(Milan-lab, ufficio stampa efficientissi-mo, mille cose pi degli altri) che comedirigente addetto agli arbitri si servissedi un ristoratore di Lodi (Gianni Mura).[8] Immagino lo sconcerto del tifoso ju-ventino: noi in B, e a quel modo, il Milanno. Ma il sistema non era bipolare?Certo che lo era. Il Milan non stato pipuro: stato pi furbo. Ha mandatoavanti un caporale, non i generali(Roberto Beccantini). [9]

    Non sono arrabbiato. Sono proprioincazzato. E non per il Milan in serie A,ma per la Juve in B. Ce lhanno messa inquel posto, punto e basta (il presidentedella Juve Giovanni Cobolli Gigli ai tifo-si radunati fuori dalla sede). [10] Chesenso ha aver dato la serie B alla Juvecon trenta punti di penalizzazione?Dopo dieci vittorie sei ancora a zeropunti (Candido Cannav). [11] Per arri-vare in zona playoff, ponendo che la 6 inclassifica nel 2007 totalizzi gli stessi pun-ti del Cesena nel 2006, ai bianconeri ser-viranno 96 punti. Lequivalente, per dareunidea, di 28 vittorie, 12 pareggi e 2sconfitte. Per essere promossi diretta-mente (e qui il riferimento sono i 78 pun-ti del Catania) ne occorrerebbero addi-rittura 108. Per evitare lo spareggio perla retrocessione, lanno scorso ai bian-coneri sarebbero stati necessari 81 pun-ti. Gli stessi conquistati dallAtalanta pervincere il campionato... (StefanoCantalupi). [12]

    stato applicato, con ruvida fermez-za, il codice di giustizia sportiva. Ed sta-to forse un po troppo trascurato quellonon scritto del buon senso (RuggieroPalombo). [13] Il quadro generale dise-gnato dalla Caf rivela una debolezza che stata una delle pi grandi anomalie diquesto processo al calcio, ovvero lassen-za di illeciti provati fino in fondo. Chi netrae vantaggio sono coloro che secondo ilprocuratore federale Palazzi avrebberodovuto garantire imparzialit e ter-ziet e quindi avevano le responsabilitmaggiori. La classe arbitrale ne esce al-la grande, quasi una assoluzione per in-sufficienza di prove, persino le accuse al-lex designatore Pierluigi Pairetto, soda-le di Moggi e Giraudo, vengono ridimen-sionate (Marco Imarisio). [14]

    Con la bonifica, il verdetto riuscitoa trascinarsi dietro una serie di ingiusti-zie strepitose. La prima segnala il tratta-mento di favore, di grande favore, riser-vato agli arbitri: cinque prosciolti, gli al-tri raggiunti da sanzioni morbide. sta-to abilissimo Luigi Agnolin, nuovo com-missario del settore, chiamato dal pro-fessor Guido Rossi a gestire lemergenza.Ha chiesto e ottenuto di limitare i fulmi-ni sul proprio esercito per garantire unservizio adeguato nel prossimo campio-nato. Lasciato al suo destino il pi indi-fendibile di tutti, Massimo De Santis,centrato con il massimo della pena. Chiha voglia di fare pulizia non pu acca-nirsi contro societ, tesserati comuni,volti notissimi del potere calcistico eser-citato negli anni, e invece risultare in-dulgente con chi ha il dovere di rispet-tare le regole e farle rispettare. Se unmagistrato pecca e pecca nelleserciziodelle proprie funzioni pi riprovevoledi un comune cittadino. Gli arbitri, nelcalcio, sono come i magistrati (FrancoOrdine). [15]

    Lex arbitro Massimo De Santis: Mipiacerebbe che mi spiegassero come ab-biamo fatto in due arbitri (lui eDondarini, ndr) a pilotare un campiona-to. Alla fine il sistema si riduceva a noidue? E come abbiamo fatto? saltata li-dea di illecito strutturato, saltata lipo-tesi della combriccola romana, non restaniente. Dunque ovvio che continuerquesta battaglia fino in fondo. [16] Ciabbiamo messo sette anni per ottenereuna assoluzione completa al processoper il doping, qui non mi hanno lasciatoparlare neppure per sette minuti. Si de-cide cos di societ quotate in borsa, del-la sorte di dirigenti, tifosi e piccoli azio-nisti? (Giraudo). [14] Eliminando il si-stema di garanzie per la difesa abbiamorisolto il problema della eccessiva dura-ta dei processi (Clemente Mastella, mi-nistro della Giustizia). [17] Una giustiziarapida non una giustizia inesatta. Anzila giustizia tale quando rapida edequa. Una giustizia che non decide mai,che finisce in prescrizione, non tale.Ma in Italia siamo abituati proprio allaprescrizione (Guido Rossi). [3]

    Le sentenze non sono scandalose, do-vevano essere dure, ma un filo di bizzar-ria lo contengono. La prima impressione che si andr a forti sconti al prossimogrado di giudizio (Mura). [8] Il processodappello presso la Corte federale, pre-sieduta dal professor Piero Sandulli, ini-zier gioved o venerd. Claudio Lotito,presidente della Lazio: Il mio club, inquanto societ quotata in Borsa, ha il di-ritto-dovere di far valere in tutte le sedile proprie ragioni. Sono azioni volte allatutela della verit che, con la sentenza

    IL FOGLIOquotidiano

    Il repulisti del calcio solo una spolveratina

    della Caf, stata violata. Andremo al Tare, se necessario, fino alla Corte euro-pea. [18]

    Il campionato italiano, cio della na-zione campione del mondo, chiss quan-do potr cominciare (Mura). [8]Palombo: Della Valle, Cobolli Gigli,Berlusconi e Lotito lo hanno gi fatto ca-pire: agosto sar un mese lungo un inte-ro campionato. A questo punto il ricorsoalla giustizia ordinaria appare scontato,e non saremo certo noi qui a stabilirechi ha ragione tra Guido Rossi, che so-stiene con forza limpercorribilit dellastrada che porta al Tar del Lazio ed alConsiglio di Stato, e Pasquale De Lise,lex-presidente della Corte federale cheil Tar del Lazio lo presiede (anche senon lo far in quella circostanza) e cheha gi detto che i ricorsi sono ammissi-bili. Dove potrebbe portare tutto que-sto? O il Tar accetta i ricorsi ma poi si di-chiara incompetente a deliberare (resti-tuendo a Rossi la liceit delle decisionidella giustizia del calcio), oppure, Rossinon ce ne voglia, il Tar decide che queiprocessi sportivi, per come si sono svol-ti, non vanno bene, non sono regolari. Esi deve ricominciare daccapo: magari aferragosto (il Tar gi fissato per il 7, ilConsiglio di Stato per il 12), con quattrosquadre in Champions, quelle indicateda Rossi sulla base delle decisioni dellagiustizia sportiva (e col rischio di causeper danni da parte degli esclusi di oggiche chiss se lo saranno anche domani),e con altrettante impegnate a ridiscute-re per tribunali in quale categoria e conquali penalizzazioni devono iniziare laloro stagione. Linizio dei campionati fissato per il week-end del 26-27 agosto.Ma riusciranno i nostri eroi...?. [13]

    A voler vedere le cose dallaltra par-te, il Chievo in Champions League rap-presenta una realt fantascientifica. Ilpiacere dellonest (Mura). [8]

    Lespresso, gioved 1 giugno

    Angelo Izzo, il mostro del Circeo, nonha rimorsi n rimpianti. Luomo che adistanza di trentanni ha ucciso di nuovo, hamassacrato due donne, madre e figlia, dopoaverle violentate e torturate come nel 75, di-ce di getto: Non posso permettermi questedebolezze, rimorsi e rimpianti sono una per-dita di tempo. In fondo lui convinto che iveri mostri siano gli altri: quelli per beneche non sbagliano mai nella vita, ma colpensiero compiono nefandezze che non han-no il coraggio di mettere in pratica solo perpaura delle conseguenze, scrive in questigiorni in cui sotto processo per aver am-mazzato due donne lanno scorso aCampobasso. Condannato allergastolo per ilmassacro del Circeo compiuto con i compa-gni di fede guerriera e fascista Ghira eGuido - in cui fu uccisa Rosaria Lopez eDonatella Colasanti sopravvisse solo fingen-dosi morta - Izzo un uomo abile, intelli-gente, contraddittorio. Con una parlantinasciolta, un comportamento irreprensibile incella, per anni ha convinto psicologi, genteesperta che la vita del carcere la conosce, adargli fiducia ancora una volta. Ad affidar-gli persone in difficolt, a lasciarlo uscirenonostante il suo passato di sangue, violen-za e sadismo. E cos lanno scorso a maggiodurante un permesso ha ucciso di nuovo. Elaltro giorno entrato nellaula del tribu-nale col sorriso stampato sulla faccia.

    N rimpianti n rimorsi?Sono perdite di tempo, debolezze che

    non posso permettermi. Ma perch le ha uccise? pazzo, un sadico? Non sono n un pazzo, n un serial killer,

    provo dispiacere per aver dovuto ucciderequelle due donne a Ferrazzano.

    Dovuto uccidere? Chi lha obbligata? Non mi era possibile fare altrimenti: sta-

    vano mettendo a rischio i miei progetti. Progetti di fuga allestero coi soldi delle vit-

    time, figlia e moglie di un boss in cella. E poi? Sono anche umiliato dal fatto di essere

    stato preso per un omicidio che non avreb-be mai dovuto essere scoperto.

    Umiliato perch convinto di aver un pia-no perfetto, umiliato perch si sente supe-riore agli altri lui che di s dice: Sono unprincipe guerriero nato in unepoca sbaglia-ta. Le cronache raccontano un uomo dalladoppia faccia: un assassino, uno stupratoreche per negli anni di carcere aCampobasso ha passato il tempo scrivendole lettere per i detenuti analfabeti, organiz-zando recite da Shakespeare. Convincendotutti che era veramente cambiato.

    Fingeva da grande attore? Non ho mai finto cambiamenti, io sono

    di natura buona e generosa, del resto diceun grande scrittore cinese che solo cono-scendo il demone che si nasconde nel cuoreumano pu diventare compassionevole.

    E allora chi ?Sono un sognatore: la qualit che mi

    rende capace di grandi cose e anche il miodifetto, perch per realizzare i miei sogni so-no pronto a tutto.

    Anche a uccidere. E sempre donne.Violentate, non per piacere sessuale ma, comeha ripetuto, per lidea del dominio totale. Ledonne per lei sono il nemico?

    imbarazzante da dire per uno che nel-la vita ha ammazzato e stuprato ma io odio ilmaschilismo, i valori patriarcali. Vivo conorgoglio la mia parte femminile e voglio be-ne a un sacco di donne.

    Ha dimenticato cosa ha fatto? Il Circeo fu lepilogo di un periodo della

    mia vita sbagliata. Non ne vado fiero ma cinon toglie che provo affetto per Ghira, Guidoe per gli scapestrati compagni di un tempo.I passi falsi fanno parte del cammino e sonoconvinto che quelli che non sbagliano mai inrealt non lo fanno solo per vilt, per timoredelle conseguenze.

    Donatella Colasanti morta questanno.Mi spiace per tutte le sofferenze che le

    ho inflitto. Ora che morta mi viene da pen-sare allinfelicit di una donna che si senti-va poetessa, un temperamento artistico eche invece finita a fare limpiegata. La vi-ta stata infame con lei.

    Mai avuto contatti con Ghira durante la la-titanza? E quando ha saputo della morte?

    Anche se non avevo contatti con lui daanni, avevo notizie da comuni amici.Lultima volta anni fa, da un nostro amico diinfanzia ora importante uomo politico diForza Italia, ebbi conferma della sua mor-te.

    Ghira, Guido, suoi amici... Credo molto nellamicizia, per alcuni da-

    rei la vita. Eppure questo espone a granditradimenti e delusioni. Di sicuro mi piace ladefinizione del generale Silla: nessun amicomigliora, nessun nemico peggiora.

    In carcere c solidariet tra ex fascisti?Non credo ci siano pi fascisti in cella,

    sono tutti in libert e riciclati. Come vorrebbe morire? Fucilato. Mi commuovo leggendo del

    Saladino che sul punto di spirare si strappla veste e disse che non cera un centimetrodella sua pelle privo di cicatrici eppure glitoccava morire nel suo letto come un codar-do. Non fa per me, meglio fucilato. Non midispiacerebbe morire con il sole in faccia, laparete bianca dietro le spalle e io che comeJules Bonnot - anarchico dei primi del 900 -dico al plotone di esecuzione: branco diporci.

    Caterina Pasolini

    ANNO XI NUMERO 167 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNED 17 LUGLIO 2006 - 1

    Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

    Delitti

    Intervista ad Angelo Izzo, che non harimorsi: Sono perdite di tempo,

    debolezze che non posso permettermi

    LADY D Secondo lultima interpretazionedellincidente in cui morirono Lady D e Dodial-Fayed, al momento dello scontro i duepasseggeri stavano amoreggiando. La notizia contenuta nel libro Lady Diana, lenqute cri-minelle del giornalista Jean-MichelCaradech. Il settimanale spagnolo Interviha scritto che il promesso sposo di Dianaaveva il sesso al vento e assicura che il primotestimone oculare arrivato sul posto, il foto-grafo dellagenzia Gamma, Romuald Rat, al-lontan paparazzi e curiosi per coprire lin-timit nuda della coppia agonizzante. Nel li-bro si dice anche che lautista Henri Paul,morto nello scontro, aveva fama di astemioma non lo era per niente: era un bevitore abi-tuale in locali per lesbiche, che frequentavacon assiduit (Panorama 20/7).

    ELSA Albert Einstein conobbe la futuramoglie, la serba Mileva Maric, alluniversitdoverano entrambi studenti di fisica. Si spo-sarono nel 1903 e lui le diceva: Resteremostudenti finch vivremo, e ce ne sbatteremodel mondo. Dopo sei anni di matrimonioper la vedeva gi zoppa e brutta e percisinnamor della cugina Elsa, bionda e bel-la. Lo scienziato non riusc a essere fedelenemmeno a Elsa, costretta ad accettare uncompromesso: lasciava che lui avesse una re-lazione fissa con la segretaria in cambio del-la rinuncia ad altre scappatelle. Einstein percontinu sempre a concedersi avventure ga-lanti, di cui dava notizia a Margot, nata da unprecedente matrimonio di Elsa. Tra le aman-ti, una Ethel Michanowski, berlinese, di quin-dici anni pi giovane di lui, che lo inseguivain giro per lEuropa: Mi ha seguito fino inInghilterra e il suo inseguirmi ormai fuoricontrollo (Anais Ginori, la Repubblica 11/7).

    SATIRIASI Il filosofo Bertrand Russell sof-friva di satiriasi galoppante che lo spingeva acambiare partner spesso. Tra le sue donne:una giovane segretaria, la moglie di un depu-tato, la figlia di un chirurgo di Chicago, una ri-cercatrice, unattrice, una suffragetta, svaria-te insegnanti, la moglie di un docente diCambridge e la governante dei suoi figli. Unsuo biografo descrisse la sua vita privata co-me un caos di realzioni serie, di appunta-menti galanti segreti, di avventure emotivesul filo del rasoio che mettevano costante-mente in pericolo la sua vita con scandali de-leteri (Desmond Morris, la Repubblica 14/7).

    CREATIVI Lantropologo Desmond Morrisdice che gli uomini geniali sono quelli chetradiscono di pi. Il ragionamento di Morris il seguente: luomo primitivo doveva esse-re particolarmente coraggioso per andare acaccia e garantire la sopravvivenza dellaspecie. Questo coraggio anche lingredien-te base della genialit, perch lamore per ilrischio porta allinnovazione, alla scoperta,allinvenzione. I personaggi particolarmentecrativi, dunque, presentano in modo ancoramolto evidente questa caratteristica che hapermesso alluomo primitivo di sopravviveree di primeggiare. Lamore per il rischio co-munque non solo nelle personalit geniali:tutti i maschi trentenni hanno 15 volte le pro-babilit di una donna di morire in un inci-dente violento (Paola De Carolis, Corrieredella Sera 14/7).

    OSAMA Kola Boof, scrittrice sudanese di37 anni diventata famosa nel 1195 con il librofemminista La carne e il diavolo dice di esserestata la schiava di Osama bin Laden. I fatti:nel 1996 si trovava in un ristorante diMarrakesh, in Marocco, a cena con un calcia-tore sudanese suo corteggiatore. Arrivaronodue energumeni che scaraventarono fuori dallocale il suo accompagnatore e trascinaronolei al tavolo di Osama bin Laden. La donnariusc a scappare e a tornare di corsa in al-bergo. Nel cuore della notte Osama entr incamera sua e la violent. Da quel giorno latenne rinchiusa per sei mesi nelle sue resi-denze in Marocco, riempiendola di regali. LaBoof aggiunge: Sono ancora perseguitata dal-lincubo che voglia uccidermi. Poi svela al-cune sue preferenze: gli piaceva andare a cac-cia di anatre, divorava gli yogurt e i cocomericonditi, fumava marijuana e aveva la passio-ne per il look delle donne anni Sessanta. LaBoof ha venduto per qualche milione la suastoria alla Nbc, che vuole farne un program-ma (Maurizio Molinari, La Stampa 3/7).

    Amori

    La satiriasi galoppante di Russell, leamanti di Einstein che lo inseguivano

    ovunque, la schiava di Osama bin Laden

    Le lacrime del coccodrillo europeista annegano Israele

    NOTE [1] Corriere della Sera 15/7; [2] La Gazzetta dello Sport 15/7; [3] Francesco Manacorda, La Stampa15/7; [4] Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 15/7; [5] Gianni Riotta, Corriere della Sera 15/7; [6] MarcoGasperetti, Corriere della Sera 15/7; [7] Maria Volpe, Corriere della Sera 15/7; [8] Gianni Mura, la Repubblica15/7; [9] Roberto Beccantini, La Stampa 15/7; [10] Luca Curino, Fabrizio Turco, La Gazzetta dello Sport 15/7;

    [11] Candido Cannav, La Gazzetta dello Sport 15/7; [12] Stefano Cantalupi, La Gazzetta dello Sport 15/7; [13]Ruggiero Palombo, La Gazzetta dello Sport 15/7; [14] Marco Imarisio, Corriere della Sera 15/7; [15] FrancoOrdine, Il Giornale 15/7; [16] Arianna Ravelli, Corriere della Sera 15/7; [17] Dino Martirano, Corriere del-la Sera 15/7; [18] Gaetano Imparato, La Gazzetta dello Sport 15/7.

    Israele solo, ripete con monotona e mie-losa ipocrisia Furio Colombo. AmoIsraele, ripete Gad Lerner, ma la politica in-ternazionale ha le sue esigenze, e se Prodideplora, deplorevole sia Israele che si di-fende. Che perle. Come luccicano.Luccicano come non mai. Analizziamole,per vedere se siano false oppure no. Se sia-no lacrime salate o goccioline di dolce ru-giada sentimentale.

    Solo in che senso, onorevole Colombo?Intanto Israele ha con s gli israeliani, tutti.I giornali europei vanno come sempre acaccia di dissensi umanitari, e intervistanogli scrittori (Grossman, Yehoshua e altri) pervedere se ne possa mai venir fuori un bel di-stinguo, un attacco alla brutalit di Olmerte al suo uso sproporzionato della forza co-siddetto, e vanno in bianco. Quelli che abi-tano a Gerusalemme e ad Haifa sono tipistrani, la vedono cos, non capiscono le pu-sille distinzioni della politichetta europea:noi abbiamo cercato la pace, poi abbiamofatto la guerra al terrorismo degli shahidche stato la risposta palestinese-islamistadi Hamas e soci alla pace cercata, poi ab-

    biamo provato con i ritiri unilaterali e labarriera difensiva e il negoziato con AbuMazen e lAutorit palestinese, e in rispostaabbiamo avuto i razzi sulle nostre citt daGaza e dal sud del Libano, i rapimenti, leestorsioni armate e i ricatti e le sinagoghebruciate e la vittoria elettorale di chi ci vuo-le distruggere, e siamo stanchi.

    Siamo tutti stanchi, dicono. Da Netaniahua Peretz, dal duro dei duri che non voleva ilritiro al sindacalista laburista di sinistra cheora ministro della Difesa e bombarda le po-stazioni Hezbollah e le giunture strategichedi un Libano cinico, disperato e gaudente,dove la regia iraniana e siriana del terroreha riportato il freddo calcolo strategico del-la guerra antisionista che ora liquida le fra-gili speranze della primavera di Beirut.

    Israele non solo, caro onorevoleColombo, caro Lerner. unito, compatto, e ladeplorazione del vostro governo, le inteme-rate di DAlema e Prodi sono fuffa burocra-tica bruxellese; e le sofisticherie di unDiliberto sono, come ha detto Elle Kappa inuna clamorosa vignetta, solo un caso di usosproporzionato della farsa. Non che Israele

    sia solo, che voi ve ne state andando daunaltra parte, e ve ne vergognate ma nonabbastanza da ribellarvi allandazzo; chelItalia era con Israele, lo stata per cinquelunghi anni di intese ferree, e adesso il vo-stro governo, le vostre forze politiche, i vostrileader si prendono una bella vacanza euro-peista dalle responsabilit politiche che glitoccherebbero. Fanno finta di non sapereche al nazionalismo palestinese, gi inqui-nato dalla corruzione politica e civile delleelites rivoluzionarie dellOlp, dallambiguitimpotente di Arafat, si sostituisce lislami-smo politico guidato da un capo di stato ne-gazionista, Ahmadinejad, e da una repubbli-ca dei mullah che esporta da quasi trentan-ni nel mondo il suo modello rivoluzionarioshariota e jihadista in attesa del nucleare mi-litare, mentre i soci baathisti di Saddam, cheabitano a Damasco, fanno il loro lavoro spor-co per rovesciare i pochi risultati positivi del-londata di rivolta seguita alla guerra che haabbattuto il baathismo iracheno.

    Non dateci quindi le vostre lacrime, siatemeno tromboni e meno sentimentali, datecile lacrime delle cose, ingaggiate battaglia

    contro la svolta terzista del governo Prodi,che deplora un popolo unito e uno stato chesi difendono. Israele non solo. Ha con slAmerica di Bush, per esempio, e anchequella di Hillary Clinton, ha con s tantagente anche in Italia e in Europa che nondeplora lautodifesa e combatte loffesa.Tanta gente che abbastanza libera da sa-pere, e da non volersi nascondere, che la si-curezza di Israele e la sconfitta di Hamas,Hezbollah, Siria e Iran non solo il segnodella solidariet con gli ebrei che hannofondato in centanni uno stato che ha dirittodi vivere, ma anche la difesa di ci che sia-mo noi, quando non siamo accecati dalli-deologia e quando sappiamo riconoscere lostato di guerra in vigore dopo Khomeini el11 settembre del 2001. Da un lato avete uo-mini e donne come Olmert, Tzipi Livni,Peretz e Peres e dallaltro lo sceiccoNasrallah, quel Meshal rifugiato a Damascoe protetto dai peggiori despoti del mediooriente: per una volta, anime buone, sap-piate scegliere un uso proporzio-nato dellintelligenza e della di-gnit politica.

    LettereLa Stampa, sabato 15

    luglio

    Si sono viste in televi-sione le immagini diZidane che, durante lepartite Spagna-Franciae Francia-Portogallo,insultava svariate volte

    i giocatori indirizzando loro un eloquentehijo de puta, che penso non abbia biso-gno di traduzioni. Allora io mi chiedo: luipu offendere le madri altrui ma sentirsi indiritto di dare testate a chi offende la sua?Zidane andrebbe condannato a una lun-ghissima squalifica e gli andrebbe tolto ilPallone doro, per senza laiuto dei medialItalia uscita dalla vicenda con le ossarotte mentre Zidane, grazie alla stampafrancese, adesso un santo. Fate in modoche le immagini di Zidane che dice hijo deputa facciano il giro del mondo. LItalianon merita questo, ci hanno rovinato la fe-sta del Mondiale.

    Domenico Costanzo

    Ricordo il periodo juventino del signorZidane. La sua illustre signora non per-deva giorno senza offendere Torino e i suoiabitanti, evitava locali pubblici e ristoranti(un cuoco le portava il pasto a casa per evi-tarle contatti fastidiosi). Ho una mia ipote-si sulla frase provocatoria di Materazzi:Cerea monsu Zidane, cam saluta mada-min.

    Gianni Sori

    Corsivila Repubblica,

    sabato 15 luglio

    Capita perfino ditifare per Ricucci,quando braccatodalle telecamerementre esce di galera,e non esiste ragioneal mondo che giustifi-chi questo genere di

    caccia se non il prezzo (alto) che la facciadella preda ha sul mercato della pubblicamorbosit: sar davvero dimagrito? Si ve-dr che depresso, sotto gli occhiali neri?Avr pianto molto? Capita dunque di esul-tare per il carcerato Ricucci quando riescea bucare con uno stratagemma il posto diblocco delle televisioni, e pazienza se ha do-vuto aiutarsi con una ricca mancia a qual-cuno, pazienza se essere un detenuto di po-tere lo ha avvantaggiato sui poveri cristi.Non si tratta, qui, di rendere pubbliche deli-cate vicende, e trame segrete che devono es-sere stese al sole, bene in vista, per neutra-lizzarne gli effetti velenosi. Non c diritto dicronaca, dovere di inchiesta, etica del-linformazione che regga: c solo un tipoche si messo nei guai, e la folla che vuolevedere a tutti i costi che faccia ha uno che si messo nei guai. E lui che scappa dallamuta di telecamere che lo fiuta, e cerca dimorderlo. Si tifa sempre per gli evasi, anchenei film.

    Michele Serra

  • ANNO XI NUMERO 167 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 17 LUGLIO 2006

    Corriere della Sera, domenica 2 luglio

    Un settore forte come lacciaio. Che a di-spetto della bolletta energetica, delleconcentrazioni internazionali e dello stallonazionale tira, e anche il prossimo annocontinuer a crescere. E lui, il patriarca,che a 80 anni appena compiuti ancora iltimoniere di un colosso da 8,6 miliardi digiro daffari, con il primato in Italia (ha il66% circa della produzione), la quarta po-sizione in Europa e la decima nel mondo,scommette ancora sul successo del suogruppo, il pi piccolo dei grandi, e sullaripresa delleconomia. Emilio Riva un uo-mo controcorrente. Mentre gli altri per cre-scere pensano alla quotazione o allo shop-ping, lui sta ben lontano dalla Borsa e alleaziende preferisce gli impianti (il knowhow ce lho io, se compro una societ poimi tocca chiuderla). Mentre i grandi delmondo fanno fondazioni e beneficenza pernon viziare i figli, lui i figli e i nipoti (masolo i maschi) li ha voluti tutti in aziendapassando per prima dal reparto, perchper comandare bisogna prima saper lavo-rare. E alla domanda provocatoria se lechiedessero di vendere? risponde: A pat-to che sia tutto cash al momento della ces-sione. Ma avverte: Solo per limpianto diTaranto non bastano 30 miliardi.

    Ma non troppo? Taranto strategica come posizione

    geografica, lunico impianto dove, dopo 11anni di ammodernamenti, facciamo il ciclointegrale. E lo potenzieremo ancora. Pro-duceva sei milioni di tonnellate, nel 2005ne ha fatti 9,5 e lobiettivo nei prossimi an-ni di arrivare a 11,5 milioni.

    E rispetto ai concorrenti? Cerchiamo di essere efficienti fino al-

    lesasperazione. Io guardo sempre avanti, eanche se non mi sento il primo ci metto delmio. Se riusciamo a introdurre migliora-menti nella produzione e a diminuire i co-sti non lo andiamo a dire in giro.

    Insomma, non avete paura di nessuno? Chi fa paura la Cina, da sola fa un ter-

    zo della produzione mondiale. Noi siamodecimi al mondo e se continuano le con-centrazioni diventeremo ottavi. Certo, ab-biamo scalato posizioni perch davantiqualcuno sparito, comprato da questo oda quello. Tutti sono abilissimi a fare ac-ciaio, ma il servizio che Riva fa al cliente igrandi complessi cinesi non sono in gradodi farlo: in Italia e in Europa giochiamo adarmi pari.

    Anche con i cinesi? Anche loro devono comprare il minera-

    le, dallAustralia o dal Brasile, e poi venirein Italia. Se un cliente italiano ordina100mila tonnellate di acciaio a un gruppocinese possibile che aspetti anche mesi.E il maggior costo del trasporto alla fineequivale al minor costo della manodopera.

    Quando lacciaio cinese arriva qui costaquanto il mio.

    Perch non andate voi a produrre in Cina? Andare a fare affari con loro? Ma io non

    voglio insegnare a nessuno, loro imparanoe poi ti salutano. C da sperare che il loromercato interno cresca in modo tale da as-sorbire la produzione e limitare le espor-tazioni. Oppure si potrebbe pensare a unoscambio merci: la Cina esporta in Europama ci lascia fare altrettanto.

    Il 2005 andato bene, il 2006 sulla stes-sa linea, come sar il 2007?

    Spero che i produttori di materie primesi calmino, dal 2003 al 2005 il prezzo del mi-nerale cresciuto del 100%, a 73-74 dollarila tonnellata.

    Non temete che dopo la fusione Arcelor-Mittal siano loro a determinare il livello deiprezzi in Europa?

    Vede, ora che il loro consiglio di ammi-nistrazione si riunisce, e tutti si mettonodaccordo, noi il ritocco dei prezzi labbia-mo fatto gi da tre giorni. La differenza stanel potere decisionale e nella velocit. Io ei miei figli ci troviamo a pranzo a mezzo-giorno e loro mi dicono: Pap che faccia-mo? Aumentiamo? Diminuiamo? E poi de-cidiamo. Ecco, vorrei mantenere questasnellezza di potere decisionale.

    C chi parla di pericolo di un cartello.In Europa i cartelli non dovrebbero es-

    sere permessi.... Di solito in unazienda familiare come la

    vostra i problemi nascono con la successio-ne.

    I miei figli sono da ventanniin azienda. Il pi giovane,trentenne, da dieci. Poi ci so-no due nipoti, figli di miofratello. Il settimo nipote,Emilio Massimo, figliodi Fabio, il pi grande, del 1980, lunico lau-reato. Adesso a Taran-to.

    In amministrazione, in fi-nanza?

    No, in reparto. Laltrogiorno hanno avuto un pro-blema con un tubo di gra-fite, poverino era tuttonero di carbone.

    E lei da quanto si occu-pa di acciaio?

    Ho iniziato a lavorare il20 maggio del 1941, fanno 65 anni. Il mio ca-po mi diceva di ritagliare le buste usate perutilizzare la carta come blocco appunti.

    Che stipendio ha suo nipote? Percepiscedei dividendi?

    Niente dividendi, n stipendio. Soloemolumenti. Nessuno dei Riva ha mai vo-luto farsi pagare la previdenza.

    E lei quando va in pensione?

    Beh, io sono in pensione, ma rimangopresidente, e firmo i bilanci.

    Sempre contrario alle donne in azienda?In azienda no, una donna mi fa paura.

    Con la sua sensibilit, con tutte quelle artiche luomo non sa usare. E anche nelle trat-tative preferisco avere a che fare con unuomo.

    Per un gruppo come il vostro non sarebbemeglio diversificare, si era parlato di energiae dellEdison...

    Ero socio di Edison in Ise, ma poi hovenduto. Credo che ognuno debba fare ilproprio mestiere. Io so fare bene lacciaio.

    Ma altri gruppi dellacciaio hanno quotein banche, nelle telecomunicazioni...

    Non il mio caso, ho qualche azione dibanche che mi ha lasciato mia nonna eneppure so quante sono. I nostri utili sonotutti reinvestiti in azienda. E i miei colleghii soldi li fanno con la siderurgia, e non conle diversificazioni.

    Lacciaio italiano ha bisogno di consolida-mento?

    Qualcuno mi ha raccontato di avere unpiccolo forno a Odolo, mentre suo cuginone ha uno della stessa capacit a 3 chilo-metri di distanza. Perch non si fondono?Perch ognuno vuole essere padrone a ca-sa propria. E poi non ci sono sinergie o ri-sparmi possibili.

    Sono quindi destinati a scomparire?Dico solo che qualche anno fa a Brescia

    cerano 80 produttori e una sessantina diforni elettrici, ora ce ne sono 4 o 5. Si sono

    autoeliminati e non vedo alternativa. Epoi non c pi la voglia, ora le ultime

    generazioni girano in Ferrari. Il gruppo Riva non potrebbe servi-

    re da polo di attrazione? Dovrei tirare dentro qualcunocome azionista. Mentre se ac-

    quistassi aziende dovrei chiu-derle. Da industriale come giudica ildibattito sulle aggregazioni

    bancarie? Dico solo che fino a qualche

    anno fa, prima di Intesa, avevotre banche da mettere in

    concorrenza, Cariplo, Co-mit e Ambrosiano, ora

    invece ne ho una sola. E se un giorno Morda-shov le chiedesse divendere?

    Gli direi che metmondo da vendere e met da comprare.Io mi affeziono alle persone e non alle co-se. Mi dica quanto mi vuole dare e nel girodi mezzora gli rispondo di s o di no. Percon pagamento per contanti alla girata del-le azioni, un po come ho fatto quando hocomprato lIlva.

    Antonia Jacchia

    RIVA, RE DELLACCIAIO ITALIANOCHE FA CONCORRENZA ALLA CINA

    alla guida di un colosso da 8,6 miliardi di euro che crescer ancora

    il Giornale, sabato 15 ottobre 2005

    stata la pi riuscita combinazione tra fa-tuit e sapienza che abbia prodotto il se-colo dei lumi. Fu litaliano che meglio incarnla verve del 700, ottenendo il massimo succes-so proprio nel tempio di quello stile di vita: ilsalotto parigino. La natura non lo aveva aiuta-to nel fisico, dandogli un che di caricaturale.Piccola statura, testa grossa, aspetto meschino.Ma lo spirito vivace trionf sullhandicap, in-cantando chiunque lo abbia avvicinato.

    Spedito a Parigi come segretario damba-sciata da Bernardo Tanucci, primo ministrodel Regno di Napoli, il Nostro si rec a reggiaper le credenziali. Vedendo quel brutto ana-troccolo in abito talare, i cortigiani comincia-rono a motteggiare. Luigi XV fu avvertito di te-nersi forte. Il trentunenne, che aveva subito ca-pito le ragioni del tramestio, giunto davanti alre disse: Sire, oggi voi non vedete che un cam-pione (un chantillon) del segretario; il segreta-rio viene dopo. Il re rise conquistato e i nobi-li si inchinarono allarguzia dellabate napole-tano.

    La boutade non era solo frutto dellestro delmomento, ma di attenta riflessione su se stes-so. Preso atto con realismo del divario che ce-ra in lui tra intelligenza e aspetto, il Nostro siera fin da giovane autodefinito due uomini di-versi impastati in uno solo e che tuttavia nonoccupano il posto di uno solo. Come dire: val-go due, tre, cinque volte il mio prossimo. Deci-se di far perno sulla testa e infischiarsi del cor-po, giocare sullironia e avere sempre lultimaparola.

    Nato a Chieti, il Nostro apparteneva a fami-glia altolocata di ceppo irpino. A otto anni eraa Napoli amorevolmente seguito dallo zio Ce-lestino, arcivescovo di Taranto, che a 16 annigli fece prendere gli ordini. Il ragazzo avevauna modesta vocazione religiosa, ma lo ziopens che la veste talare gli avrebbe conferitolautorit che il fisico gli negava, oltre a unabuona rendita. Il giovanotto fece studi lettera-ri, diventando un eccellente latinista. Tempe-

    ramento mordace, divenne presto noto in cittper le fulminee battute. Una volta che ascolta-va unartista non pi giovane di cui tutti loda-vano la voce, disse: la pi bella asma cheabbia mai sentita. Si fece ovviamente diversinemici, mentre lo zio si inquietava vedendolosprecare le giornate in lazzi anzich trovare lasua strada. Ma larcivescovo sbagliava. Lintel-ligenza del nipote stava maturando al galoppoe in una direzione inaspettata. Improvvisa-mente e a soli 22 anni dette alle stampe, in for-ma anonima, un trattato sulla Moneta in cin-que tomi. Ignorandone lautore, lo zio lo lesse,convoc il nipote e indicando i volumi lo rim-prover: Ecco cosa significa lavorare seria-mente, invece di sprecare il tempo satireg-giando la gente. Molti lodarono lopera, salvoritrattare quando seppero che a comporla erastato quellabate scavezzacollo. Queste me-schinit tuttavia non impedirono allautore didiventare celebre in Europa. Nulla di parago-nabile al suo saggio era apparso prima, n ilItalia, n in Francia. Solo Adamo Smith in In-ghilterra poteva reggere il confronto col giova-notto napoletano.

    Avendo un genio in casa, il Tanucci decisedi servirsene e,come sappiamo, lo sped inmissione in Francia. Labate rimase a Parigidal 1759 al 1769, parigino tra i parigini. Fu ilprincipe dei salotti, la gioia della corte, il be-niamino dellintellighenzia illuminista. Egli inesauribile. Con lui non c silenzio, alimentada solo le conversazioni, diceva Diderot. An-che il contrasto tra corpo buffo e testa si rivelun ingrediente del successo. Il Grimm, aman-te di Madame dEpinay, la nobildonna con cuilabate scambi il celeberrimo Epistolario, lodefiniva un Platone con la verve di Arlecchi-no e Marmontel aggiungeva: Ma sulle spalledi questo Arlecchino, c la testa di Machia-velli.

    Ebbe rapporti confidenziali ai pi alti livel-li. A un ballo in costume, non resistette allatentazione di pizzicare il sedere della sua da-ma che, offesa, si tolse la maschera. Era,

    ahim, la regina. Per quanto atterrito, labatereag da par suo. Se il vostro cuore duro co-me il vostro culo sono fritto, disse. E fu salvo.Un giorno Voltaire and in casa sua e non tro-vandolo gli lasci un biglietto: Porco. Il No-stro restitu poi la visita dicendo al filosofo:Ho trovato in casa il vostro nome. Che desi-derate?.

    Richiamato in Italia, labate pianse: aveva laFrancia nel cuore. Da Napoli, scrisse a Mada-me dEpinay: Parigi la mia patria... Piange-temi come morto se non torner. Non torn e15 anni dopo mor anche la dEpinay che con lesue lettere lo aveva consolato della lontananza.Ormai non era pi quello di prima, ma a 42 an-ni scrisse ancora un libro di successo, Sul com-mercio dei grani. Si era intanto legato a Ferdi-nando IV, marito della fedifraga Maria Caroli-na. Un giorno, mentre il Nostro saliva le scaledella reggia, il re gli lanci dallalto il cornettoche stava mangiando. Laltro si blocc e disse:Aspetto che Vostra Maest finisca di pettinar-si. A 59 anni, questo bello spirito si accomiatcome aveva vissuto: I morti mi hanno manda-to il biglietto da visita perch vada a rallegrarele loro conversazioni.

    Chi era?Giancarlo Perna

    SOLUZIONE

    Un Platone con la verve di ArlecchinoG I O C H I

    Su ogni riga e su ogni colonna si succedo-no blocchi di caselle nere. Ciascun blocco formato da un numero di caselle indicatoalla sinistra di ogni riga e in cima a ogni co-lonna. La successione dei numeri descrivela successione dei blocchi. Ogni blocco se-parato da quello successivo da almeno unacasella bianca. A schema completato, appa-re una figura. Soluzione sul prossimo nu-mero. Qui a fianco la soluzione del numeroprecedente: Giullare

    LogicArt, maggio

    Ferdinando Galiani (1728-1787). Fu un poli-

    grafo. Oltre a occuparsi di economia analizz le-

    ruzione del Vesuvio del 1779. Spaventosissima

    descrizione dello spaventoso spavento che ci spa-

    vent tutti. Scrisse unopera buffa, Socrate imma-

    ginario, musicata da Paisiello. Spirito precoce, de-

    clin rapidamente. A 50 anni era sdentato, ma

    sempre con la battuta pronta. Incrociando sulle

    scale delle signore che scendevano, si tolse il

    cappello. Apparsi i capelli bianchi, le dame dis-

    sero: Abate, scende la neve sui monti. E lui:

    per questo che le troie scendono a valle. Per mo-

    rire, si mise parrucca e monocolo.

    Il personaggio misterioso

    Quadratini

    Corriere della Sera, sabato 8 luglio

    In Spagna il principio una licencia, unconductor che Bersani ha invano com-battuto stato rotto nellagosto scorso,quando il nuovo regolamento dei taxi aBarcellona e Madrid ha permesso il cu-mulo delle licenze e auto in servizio 24ore su 24. Il colpo decisivo agli arrocca-menti corporativi era stato gi sferratodue anni prima, quando lImet (Institutometropolitano del taxi de Barcelona) hadeciso la liberalizzazione del mercato. Ilrisultato che a Barcellona ci sono circa10 taxi ogni 1000 abitanti, contro i 2 di Ro-ma e l uno e mezzo di Milano, come le as-sociazioni dei consumatori in questi gior-ni non si stancano di ripetere. Al mondosolo Washington ne ha di pi (12 ogni1000) abitanti: per gli utenti italiani, sfian-cati da auto bianche rare e costose, Bar-cellona il paradiso del taxi.

    Persino le guide turistiche su Barcel-lona consigliano di prendere le macchi-ne bicolori giallo-nere, la Lonely Planetinvita anche chi arriva con un auto pro-pria a lasciarla in albergo per usare itaxi sempre disponibili. I forum onli-ne italiani, che in questi giorni rigurgi-tano di insulti anti-tassisti, dedicano aBarcellona frasi di sognante lirismo:Nel 1960 ero in marina a Barcellona - silegge su Excite News -, i taxi li trovavi adogni 100 metri, io e altri militari certonon ricchi andavamo in giro per la cittin taxi!. Contribuir pure il ricordo del-la movida a dare loro una patina di leg-genda, ma un fatto che a Barcellona itaxi sono relativamente economici, e sitrovano sempre, a qualsiasi ora del gior-no e della notte.

    Qualche anno fa i tassisti se ne lamen-tavano al grido di Barcelona, la ciudadms cara, el taxi ms barato en Espaa (lacitt pi cara e il taxi pi economico diSpagna), ma ora sembrano essersi con-vinti che conviene pure a loro. Nellulti-mo anno il prezzo di una licenza a Bar-cellona mediamente pi che raddop-piato, da 45 mila euro a prima della libe-ralizzazione del 2003 ai 110 mila euro diadesso. Vendere la licenza oggi unbuon modo per integrare la pensione,dice Luis Berbel del Sindicato del Taxide Catalunya.

    Lo scorso aprile, dopo Parigi e Coloniain Europa, anche Barcellona ha ospitatouna Fiera del Taxi (Firataxi), dove i 12mila tassisti della citt si sono aggiornatisul futuro della professione: nuove tec-nologie per monitorare il traffico, evitaregli ingorghi, portare i clienti a destina-zione in fretta per soddisfarli il pi pos-sibile e al contempo fare pi corse. Pro-prio come in Italia.

    Stefano Montefiori

    Taxi a Barcellona

    In questo articolo cerano troppi refusi.Lo ripubblichiamo (e chiediamo

    scusa ai lettori e allautore)

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    La Stampa, gioved 6 luglio

    Ovviamente lincipit allaltezza della fa-ma di un creativo che di nome fa Mauri-ce Saatchi: Qualche volta mi sento come sestessi sulla tomba di una cara amica chia-mata pubblicit. Il rito funebre gi statocompletato. Anche i becchini hanno gi fat-to il loro dovere. I congiunti sono riuniti. Mala maggior parte di essi imbarazzata adammettere che era amico della defunta.Pubblicit?, dicono, no, non sono del me-stiere. A soli 50 anni, la pubblicit statafatta fuori nel fiore dellet. Non che li-nizio di un intervento sul Financial Times incui il co-fondatore dellagenziaSaatchi&Saatchi (da cui uscito nel 94) hadecretato La strana morte della pubblicitmoderna.

    E dire che, proprio grazie agli spot, LordMaurice, un sessantenne nato a Baghdad dafamiglia ebrea, sta al trecentesimo posto ogi di l nella classifica mondiale degli uo-mini pi ricchi. Conservatore di nome e difatto (ha coniato lo slogan filo-tories pi acu-minato, Labour isnt working, un gioco diparole traducibile con al partito del lavoronon si lavora, ma anche il Labour non fun-ziona), stavolta Maurice Saatchi sentenziacon furore quasi rivoluzionario che la pub-blicit ormai da buttare. Non ci sono pisperanze per gli spot, spiega: un dato or-mai acquisito dalla ricerca sociologica, dal-la psicologia e persino dalla neuroscienza. dimostrato ormai che nelle nuove genera-zioni cresciute con la civilt digitale si an-data radicalmente modificando la fisiologiastessa del cervello. Luomo digitale sveglioe reattivo come non mai, capace di esami-nare pi realt contemporaneamente, masempre pi in superficie. Scrive Saatchi:Questo, a quanto pare, ci che rende pos-sibile a un adolescente di oggi, nei 30 secon-di di un normale spot tv, di: fare una telefo-nata, mandare un sms, ricevere una foto, gio-care, scaricare un file musicale, leggere ungiornale e guardare uno spot a velocit x 6.La chiamano CPA (attenzione parziale con-tinua). Risultato: la percentuale di memoriapostuma di uno spot visto il giorno prima calata dal 35% degli Anni 60 al 10% di oggi.

    Stavolta non siamo di fronte alle provo-cazioni filosofiche di Jean Baudrillard, chenel Sogno della merce ha teorizzato, ormaiventanni fa, la morte della pubblicit inquanto tale, come attivit di comunicazione,in un mondo in cui ciascun nostro gesto di-ventato solo apparenza pubblicitaria. Labotta di Saatchi viene da uno del mestiere eriguarda proprio il mondo dei mass media,ma con brillantezza viene suggerita ancheuna soluzione: Dunque, dicono, sociologia,tecnologia e psicologia hanno messo la pub-blicit nella bara. Se hai un business nel set-tore, hai un piede nella fossa. Che fare? Nonresta che pregare, scrive ancora Lord Mau-rice sul Financial Times. Come si conviene,una Bibbia a tua disposizione nella bara.E siccome sei un timoroso di Dio, la sfoglie-rai. E, per grazia divina, ti cadr ai piedi,

    aperta proprio alla pagina che pu indicar-ti la via di salvezza. La salvezza nel Vange-lo di Giovanni: Allinizio era il Verbo... E ilVerbo era Dio. Nessun copy avrebbe potu-to scriverla meglio. In sostanza, bisogna tor-nare alla parola, nel senso della parola chia-ve da associare al proprio business, come per esempio evidente in tutto il mondo lab-binamento che c ormai tra Google e sear-ch (cerca). A questo punto la singola paro-la indovinata pu essere considerata comeun vero e proprio capitale: one wordequity lespressione coniata da Saatchi.

    Le prime reazioni degli addetti ai lavorisono ovviamente di sbandamento: Premes-se valide, conclusione insana, ha senten-ziato per tutti Grant McCracken sul suo blogmediatico internazionale. E invece il di-scorso sta in piedi, eccome, e soprattutto inItalia, spiega Lillo Perri, osservatore stori-co del mercato pubblicitario, che sul suo si-to ha rilanciato per primo larticolo di Saat-chi. Altro che il barocco imperante neglispot, la super-spettacolarit e il mega-marketing! Ormai morto un sistema, e noilo vediamo ancor pi nettamente: il merca-to dei media una sorta di monopolio asso-luto di Mediaset-Publitalia, le rilevazioni uf-ficiali sono una truffa legalizzata, le agenziepubblicitarie non hanno quasi pi voce incapitolo con i clienti, limpoverimento cul-turale domina. Insomma, ha ragione Saat-chi: se c una speranza per la pubblicit, tornare alla parola. Aggiunge Fausto Lu-petti, editore specializzato in pubblicit:Una volta il problema poteva essere laffol-lamento, adesso pi radicale: come si puraggiungere un utente impegnato in tante at-tivit di comunicazione contemporanea-mente? Ci vuole un grande sforzo inventivo,non basta riconvertire su Internet gli spot.La pubblicit, ha ragione Saatchi, deve es-sere rifondata da zero.

    Curiosamente, ha notato Marco Fossatisul suo blog Creative classics, anche un altrocopy-leggenda, il cattivissimo e antifemmi-nista Neil French, ha appena rilasciatounintervista per sostenere che la pubblicitdeve ripartire dallinizio, dagli Anni Trenta,dal testo puro e semplice. Trova la parola,e avrai trovato la salvezza. E la vita eterna la sentenza finale di Saatchi. Unanalisiassolutamente da condividere, premetteEleonora Fiorani, antropologa culturale delPolitecnico di Milano, autrice, tra laltro, diuna Grammatica della comunicazione. Ma ilpunto da considerare, rispetto allo slogandella morte della pubblicit, che siamotutti comunque dentro a un grande flussopubblicitario. Con una proliferazione di for-me nuove la pubblicit ha conquistato lam-biente in cui viviamo: magari non guardia-mo pi gli spot in tv, ma le citt intere sonoschermi, le marche si sono fatte territorio,con i concept-store, il linguaggio della pub-blicit lavora sulle emozioni e persino sugliodori. Non credo proprio che tutto questosia traducibile in parola.

    Paolo Martini

    La pubblicit morta, uccisa dalla tecnologiaLo dice Maurice Saatchi, che per ha gi una soluzione

  • ANNO XI NUMERO 167 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 17 LUGLIO 2006

    Corriere della Sera, luned 19 giugno

    S, Marco Pannella per la pubblicazio-ne delle intercettazioni telefoniche, se-condo lui dovrebbero diventare obbligato-rie.

    Obbligatorie?Nel senso che stamparle dovrebbe far

    parte della deontologia dei giornalisti.Perch?Perch le intercettazioni possiedono

    una forza invasiva potenzialmente demo-cratica.

    Si spieghi.Questi colloqui privati danno un grande

    contributo alla conoscenza delle cose cheaccadono. Con la pubblicazione, milioni emilioni di italiani passano da generaliz-zazioni tipo la politica sporcaallascolto e alla rivelazione dipersone specifiche.

    Mentre senza pubblicazione...Tutto resterebbe patrimo-

    nio di 200-300 esponenti dello-ligarchia di destra e di sini-stra, che userebbero le infor-mazioni per colpirsi recipro-camente, come palermitani ecorleonesi....

    Dunque, tutto in piazza, senza pre-cauzioni?

    Due sole: non cancellarenulla, sentire la campanadegli intercettati.

    E quando le parole sono pe-nalmente non rilevanti?

    Ci sono conversazioni utili a compren-dere la cultura nella quale nascono certesituazioni.

    Se invece si entra nelle abitudini sessua-li?

    In Inghilterra a causa di un adulterio si

    contemplano le dimissioni. Qui da noi, Pae-se cattolico, la tolleranza da casa di tolle-ranza. Chi assume una carica, chi si candidaperde il diritto di non essere conosciuto.

    E quando escono sui giornali registrazio-ni scartate dagli atti delle inchieste?

    Qui siamo nellillegalit. positivo chela gente sappia, ma ci non fornisce alibi achi allunga documenti di cui gli avvocatinon dispongono .

    Vittorio Emanuele di Savoia in carcere hadetto di sentirsi come Tortora.

    Poveretto, non sa quel che dice. Ma lacolpa di Togliatti.

    Di Togliatti?Nel 44, Croce propose che Vittorio

    Emanuele fosse proclamato re, mentre luistesso, con Nitti e Orlando, si sarebbe oc-cupato della sua formazione fino alla mag-

    giore et. Togliatti si oppose.Di conseguenza?

    Il principe rimase nel vuoto diCascais, senza una vera educazio-ne culturale.

    Cosa pensa del sostituto pro-curatore Woodcock?Credo appartenga a quel-la generazione che entrin magistratura non per

    raccogliere con pazienza ifatti, ma piuttosto con spi-rito da sceriffi. Ricordia-

    mo per che il giudiceistruttore ha gi vagliato e

    approvato le sue indagini.Quale sar leffetto finale di questa in-

    chiesta?Nessuno collega il quadro che emerge

    dalle intercettazioni a una analisi politica.Temo che non ci saranno effetti di rilievo.

    Andrea Garibaldi

    Libero, venerd 7 luglio

    Con lesigua maggioranza parlamentare chesi ritrova, Romano Prodi sta studiando tut-te le possibili mosse per legiferare senza pas-sare dal Parlamento. O per mettere lassem-blea con le spalle al muro. Un assaggio lo si avuto con il decreto legge sulle liberalizzazio-ni, che tante proteste sta suscitando nelle ca-tegorie professionali. A questo proposito, traalcuni esponenti di primo piano della mag-gioranza da qualche giorno circola uno studioriservato [...]: un vero e proprio manuale com-missionato da Palazzo Chigi, 24 pagine datate31 maggio 2006, che fa il punto su tutti gli stru-menti messi a disposizione dalla legislazionevigente per legiferare senza passare dallAu-la. Per esempio, con decreto del presidentedel Consiglio, regolamento, decreto ministe-riale, leggi regionali. O semplicemente facen-do funzionare meglio norme gi approvate.

    Nel testo si legge: Il nuovo assetto di com-petenze normative introdotto dalla riformadel Titolo V non ha fatto venir meno tutte lepotenzialit virtuose del ricorso alla sede re-golamentare in alternativa a quella legislati-va... Occorre operare una ricognizione dei set-tori di chiara competenza esclusiva dello Sta-to in cui sia possibile un intervento regola-mentare per la disciplina non legificata, dan-do cos priorit agli interventi che possanocompiersi, in via diretta e con atti normatividel governo, in tali materie. In particolare [...]il mancato ricorso a strumenti alternativi al-la legislazione provoca: una disattenzioneper la fase applicativa delle leggi; una fram-mentazione delle funzioni strategiche e dicoordinamento del presidente del Consiglio;unalterazione dei rapporti istituzionali traParlamento e governo; unalterazione deirapporti istituzionali tra Stato e Regioni.

    Poi si auspica il ricorso alla legislazione de-

    legata: Per il livello normativo primario lal-ternativa principale allintervento parlamen-tare quello della legislazione delegata. Conun accentramento di poteri sul capo del go-verno: Sembra necessario restituire al pre-mier una piena titolarit dei poteri di indiriz-zo e coordinamento riconvertendo le delegheattribuite in via automatica in deleghe attri-buite, volta per volta, dal capo del governo.Poi c un passaggio che sembra scritto appo-sta per ci che si visto nellultima settimana:La portata generale dei criteri della delegataglia-leggi sono estremamente ampi e pos-sono consentire, in certi casi, una vera e pro-pria riforma di settore (ad esempio, nel sensodella sua liberalizzazione: si pensi alle pro-fessioni, al commercio, ai mercati, alle publicutilities), anche con rilevanti modifiche del-lassetto delle competenze e la possibilit diincidere su tutti gli aspetti organizzativi.

    Ma lo studio prevede anche altre due mec-canismi per ridurre il passaggio delle normedal Parlamento. Da una parte lincentivazio-ne della sussidiariet orizzontale nei con-fronti delle Regioni e autonomie locali: Oc-corre valorizzare gli strumenti di coopera-zione tra Stato e autonomie, da utilizzare an-che per la definizione di interventi alternati-vi alla legislazione dello Stato. Dallaltra in-centivare le iniziative volte a ottenere unamigliore e pi uniforme attuazione delle leg-gi vigenti, prevenendo cos il ricorso a nuovenorme. Insomma, in attesa di una campagnaacquisti nei confronti di senatori delloppo-sizione [...] Prodi sta studiando tutti i mecca-nismi che la legge gli mette a disposizioneper evitare trappole e cercare, comunque, digovernare. Visto che, con i soli numeri parla-mentari, anche lapprovazione di una singo-la legge potrebbe risultare complicato.

    Gianluca Roselli

    La ricetta dei rigatoni alla ZidaneA B S T R A C T S

    RIGATONI Roberto Falvo, ristoratore to-rinese di 36 anni, amico di Zidane da ottoanni. Si vedono e si telefonano spesso e ilcalciatore ha portato il cuoco con s agliEuropei del 2000 e a quelli del 2004, ai Mon-diali di Giappone e Corea (2002) e a dueedizioni di Confederation Cup. Zidane ap-prezza in particolar modo come Falvo glicucina i rigatoni (la ricetta: preparare unsoffritto con olio e pomodori pachino, salee due foglie di basilico, aggiungere la pastacotta e far saltare per due minuti in padel-la, servire con del parmigiano). Oltre allapasta Zidane ama anche il filetto, il branzi-no, i gamberi e fa colazione sempre con lestesse cose: yogurt magro con mandorle eolio di soia, kiwi, due banane, una spremu-ta. Falvo dice: Il mio amico Zizou non quello della zuccata a Materazzi. un uo-mo dolce, timido, che si fa amare e rispettatutti. attaccatissimo a certi valori. Quan-do veniva al ristorante con la moglie Vero-nique e i figli Enzo, Luca e Teo, a volte colfratello Nordin che la sua fotocopia e glifa da manager, pretendeva rigore. Mai chei bambini abbandonassero il tavolo, maiche qualcuno alzasse la voce. Non volevadar fastidio, ama passare inosservato. Zi-dane un appassionato di cucina: Quan-do smetter diventer il mio lavoro, dice-va. Si divertiva a vestirsi da cuoco. Ora cisiamo, per tre mesi si riposer, poi aprire-mo un locale, a Torino o a Madrid (PieroBianco, La Stampa 14/7).

    ALIMENTAZIONE La nutrizionista in-glese Amelia Lake ha scoperto che le don-ne che si sposano iniziano a imitare il mo-do di mangiare dei mariti e quindi ingras-sano. Durante i primi mesi di convivenza lacoppia cerca un compromesso alimentaree luomo inizia a consumare pi frutta everdura. Nello stesso tempo la donna siconcede cibi pi ricchi di zuccheri e grassi,tipici dellalimentazione maschile (ClaudioRossi Marcelli, Vanity Fair 6/7).

    SCATOLETTE Renzo Arbore conservaper anni scatolette di cibo, alcune del 1973e crede che siano ancora buonissime(Fiamma Tinelli, A 13/7).

    ORTO Papa Ratzinger ha voluto un pia-noforte e un orticello nella villa di LesCombes (Aosta), dove trascorre le vacanze.Lorto sorge nel giardino di quattro ettari: un cerchio di dieci metri di diametro, deli-mitato da una recinzione di legnoalta cin-quanta centimetri fatto con tronchetti e ra-mi di betulla. Le verdure, che vengono alle-vate con tecniche biologiche, sono: fagiolinonano, bietola a coste bianche, verdi, zucchi-ne, prezzemolo riccio verde, cima di rapasessantina, rucola, lattuga, ravanello, cavo-lo laciniato nero di Toscana precoce, lattu-ga verde, lattuga rossa, erba cipollina, lat-tuga nantese di Chioggia, basilico italianoclassico, dragoncello, santoreggia, menta pi-perita, timo, rosmarino, salvia, camomilla eborraggine. Siccome Benedetto XVI amamolto i gerani, un po ovunque sono statemesse fioriere con gerani di tipo pariginie zonali (Stefano Sergi, La Stampa 13/7).

    CANTIERE Zidane a Madrid vive in unacasa che sembra un castello. Per un annoha seguito personalmente i lavori di ri-strutturazione andando al cantiere ognimattina alle 7 e mezzo. Poi andava ad alle-narsi (Piero Bianco, La Stampa 14/7).

    TITOLO Si pu dire sommessamenteche un figlio delle banlieues ha una dignitda difendere che vale perfino la perdita diun titolo mondiale?... (il caso Zidane se-condo Rina Gagliardi su Liberazione, quo-tidiano di Rifondazione comunista) (Ales-sandro Bocci, Corriere della Sera 12/7).

    RUSSO SPENA Cannavaro fa schifo(Giovanni Russo Spena, capo dei senatoridi Rifondazione comunista) (Antonello Ca-porale, la Repubblica 14/7)

    TOMBA Mio nonno era talmente ag-gressivo e arrogante che sulla sua tomba,sotto la foto, cera scritto: Cazzo guardi?(Daniele Luttazzi).

    PAROLACCE Dustin Hoffman fuori dalset del film Profumo (al cinema da ottobre)mangiava vegetariano, beveva birra, dicevaparolacce in italiano (Annamaria Piacenti-ni, Libero 29/6).

    SEGRETI Hanno chiesto al regista tede-sco Wim Wenders (Il cielo sopra Berlino ecc.)quale dei giocatori che hanno partecipatoal Mondiale potrebbe essere il protagonistadi un suo film: Buffon, perch un uomoche custodisce un segreto. Quale segreto?

    Questo sarebbe il soggetto del film... (LaGazzetta dello Sport 13/7).

    BELLA DENTATURA A volte si pu per-dere la testa. successo anche a me quandogiocavo nel Torino. Cera un argentino nelBari, Conti, che mi disse hijo de puta la ma-dre que te pari. Gli mollai un cazzotto colsinistro sul quale avevo un anello, facendo-gli volare qualche dente che lui si mise acercare sul campo. Mi vergognai subito, malarbitro non si accorse di nulla e rimasi incampo. Poi, quando andammo in Argentina,Conti mi venne a salutare in ritiro e io glidissi: Vedo che hai una bella dentatura(il caso Zidane secondo Bearzot) (AlbertoCerruti, La Gazzetta dello Sport 12/7).

    BRUTTE MANI Il quotidiano britannicoDaily Mail qualche tempo fa aveva notatoche le mani di Madonna erano particolar-mente brutte, piene di rughe e grosse venein risalto. Gli studiosi interpellati disseroche la causa nella troppa attivit fisica:Quando si fa molto esercizio le vene dellemani si dilatano e pi si va avanti col tem-po e pi le vene perdono elasticit, haspiegato un portavoce della British Asso-ciation of Sport and Exercise Science.Adesso per la cantante apparsa in unacampagna pubblicitaria della linea dabbi-gliamento H&M e le sue mani appaionomolto giovani. Il Daily Mail ha indagato sulcaso e ha chiesto il parere di una fotografa,che ha spiegato come quelle mani non sia-no di Madonna: In una foto si vedono en-trambi le mani. Non sono della stessa gran-dezza. chiaro che quella in evidenza stata sostituita con quella di una modella(Paola De Carolis, Corriere della Sera 7/7).

    AUTOMOBILI Nella fascia det che vada 18 a 50 anni la percentuale di donne cheacquista unautomobile supera quella degliuomini. Lo dicono i dati Aci-Unrae relativialle immatricolazioni 2004, secondo i qualile acquirenti donne sono pi giovani: 39 an-ni la loro et media contro i 43 degli uomi-ni. Da una ricerca commissionata da Re-nault a Gpf Associati si viene a sapere cheil 64 per cento delle donne al volante can-ta, il 23 per cento telefona, il 12 per centofuma (il Giornale 12/7).

    BAMBINI Nel 2005 in Italia sono natimeno bambini rispetto al 2004. La diminu-zione stata soprattutto al Sud (-3,6 percento). Tuttavia si conferma la tendenza al-laumento nel numero medio di figli perdonna, soprattutto al Nord e al centro (+26per cento e +19 per cento tra il 1995 e il2005). Sono soprattutto le straniere a fare fi-gli: si passati da 9 mila casi nel 1995 a 52mila nel 1995. Sono sempre di pi inoltre ledonne con pi di trentanni che decidono diavere figli. Scende la mortalit: dopo dueanni anomali (soprattutto il 2003 quandoper colpa del caldo si sono registrati pidecessi del normale) nel 2005 si tornati ailivelli precedenti (567.304 morti) (MarinaCavallieri, la Repubblica 11/7).

    BOUQUET Al matrimonio di Mara Ve-nier Katia Ricciarelli ha afferrato al volo ilbouquet di mughetti e poi lo ha consegnatoa Pippo Baudo (Gabriella Sassone, NovellaDuemila 13/7).

    COPPA La coppa dei Mondiali, cinquechili di oro massiccio per 36 centimetri dal-tezza, stata progettata e realizzata dalloscultore milanese (oggi ottantatreenne) Sil-vio Gazzaniga: Era il 1970, il Brasile avevaappena conquistato la Rimet in circolazio-ne dal 1930 e la Fifa aveva lanciato unacompetizione per la creazione di un nuovotrofeo. Parteciapi con due disegni e un mo-dello di plastilina. Due anni dopo, nel 1972,lannuncio ufficiale che fra 53 altre propo-ste era stata scelta la mia. Lispirazione:Volevo creare qualcosa che simboleggias-se lo sforzo fisico ma che allo stesso tempoesprimesse armonia, semplicit e pace.Una silhouette lineare e comunque gran-diosa di un calciatore nel momento dellavittoria che non per un superuomo.Qualche mese fa Gazzaniga ha ritoccato unpo loriginale, di propriet della Fifa, per-ch leggermente danneggiato: Il fondo erarovinato, le strisce di malachite andavanosostituite e loro aveva bisogno di ritrovarelucentezza con qualche bagno in pi (Gia-nandrea Zagato, il Giornale 10/7).

    GAS A Shanghai si progettano telefoniniche rilevano gas inquinanti, sono dotati distazioni meteo e di lettore ottico per codicia barre. A Praga hanno brevettato contato-ri della corrente che gestiscono gli elettro-domestici, accendendoli nelle ore pi con-venienti (Ermanno Lucchini, Io Donna 1/7).

    la Repubblica, marted 11 luglio

    Dice Renato Farina che, nellattico divia Nazionale 230, stato pi volte. Di-ce che quelle undici stanze che i magistra-ti hanno definito lufficio riservato del Si-smi fossero, in realt, la base operativadel Servizio, in cui Nicol Pollari gli dis-se Pollari andava a lavorare per avere unpo di tranquillit. Pio Pompa, il funziona-rio del Sismi, formalmente lunico inquili-no di via Nazionale 230, era la controfiguradi Pollari. Dice Farina: Pollari mi disse:Pompa sono io. Pompa il mio orec-chio. Cos gli disse, e come faceva Fa-rina a metterlo in dubbio? Di-ce Farina di avere ubbidito.Si accordava con Pompa.Era preparato da Pom-pa. Era pagato da Pompa.Trentamila euro in dueanni. Sempre in con-tanti, sempre dietroricevuta. Qualchevolta firmata Betul-la, qualche voltaRenato Farina.Denaro per le spese vi-ve. Gli aerei, i soggiorni. Nonche potesse aggravare ilgiornale, Libero, dei costidel suo lavoro doppio.

    Dice Renato Farina che ha cominciato alavorare per il Sismi nel 1999 in Serbia, du-rante la guerra, anzi prima della guerra eper evitarla. Aveva allora buoni rapporticon il ministro degli Esteri, Lamberto Dinie soprattutto con Giulio Andreotti, e il go-verno era di centro-sinistra e il presidentedel Consiglio Massimo DAlema. Dice Fari-na di aver mediato con Slobodan Milosevic.Dice che corse pi di un pericolo, che ri-schi la vita, che la salv per un pelo. Co-munque, in quei giorni, nasce il Farinadoppio. Il giornalista cattolicissimo e ap-passionato. Linformatore dellintelligencemilitare e reclutatore di fonti.

    Il sette luglio scorso, venerd, Renato Fa-rina, assistito dallavvocato Grazia Volo,vuota il sacco dinanzi ai pm di Milano Ro-manelli e Civardi. un racconto che pre-tende di essere la verit, tutta la verit, sen-za alcun trucco. Dice Farina che, dopo ilmarted delle Torri Gemelle - faceva ancheil ghost-writer degli articoli di FrancescoCossiga -, Vittorio Feltri gli chiede di in-contrare il presidente emerito della Re-pubblica. Cossiga gli sembra in ambasce. Ilpresidente ritiene di avere il nome giustoper la direzione del Sismi. Quel nome Ni-col Pollari. Nellambiente politico, non

    tutti lo gradiscono. Il ministro della DifesaAntonio Martino soprattutto non ne convinto. Si rigira tra le mani il nome di unaltro candidato. Il primo incarico di Rena-to Farina di darsi da fare per creare unabuona immagine del favorito di Cossiga. Faquel che pu. Incontra questo e quello nel-la maggioranza di centro-destra. Spinge ilnome di Pollari che, dice Farina, ancoranon conosce. Comunque, Cossiga la spunta.Pollari diventa direttore del Servizio.

    Farina soddisfatto, anche se presto siaccorge che quelluomosta sul gozzo agli ameri-cani. Dice Farina chelammiraglio La Porta lo

    introduce a un altro ammi-raglio. Se ricorda bene, si

    chiamava Capra. Quellogli butta l come la Na-

    tional SecurityAgency e anche Con-di Rice non voglionosentir parlare di Pol-

    lari. Dice Farinache, dopo quelcolloquio, decidedi spendere unaparola con Silvio

    Berlusconi. Incontra il pre-sidente del Consiglio un

    altro per nulla innamorato del gene-rale per rassicurarlo sulla fedelt e la ca-pacit del direttore del Sismi. Dice Farinache - era il maggio-giugno del 2004 - si ap-passiona a quelluomo. un uomo cattoli-cissimo o almeno cos gli dice di essere. PerFarina la matta che chiude il gioco, le-gandolo al destino di Pollari.

    La prigionia di Stefio, Cupertino e Aglia-na fa il resto. Fabrizio Quattrocchi vieneucciso in quel modo barbaro e le immaginidella sua morte sono custodite nellarchiviodi Al Jazeera a Doha. Dice Farina che Pol-lari gli chiede di raggiungere il Qatar, di na-scondersi addosso una piccola telecamerae copiare la sequenza dellesecuzione cheAl Jazeera si rifiuta di consegnare alle au-torit italiane. Farina pu far valere nello-perazione la sua amicizia ventennale con ilcapo della redazione esteri del networkarabo, Imad El Atrache. Dice Farina diaver avuto molti dubbi. Avrebbe dovuto tra-dire un amico e ancora non era pronto.Escogita un piano. Perch tradirlo, se possibile ingaggiarlo? Cos, dice Farina, stato reclutato Imad El Atrache.

    Imad, nato in Libano, decide di darsi co-me nome in codice Cedro. Cos nasceBetulla. Se Imad era Cedro, lui avreb-

    be scelto un albero della sua terra, la Be-tulla. Dice Farina di aver capito che Imadha bisogno di denaro e lo rifornisce di qual-che risorsa. Millecinquecento euro inunoccasione, consegnati in contanti aDoha. Imad diventa il mediatore con iterroristi nei sequestri dei cittadini italia-ni. Si muove da solo, senza pi linterventodi Betulla. Direttamente controllato e di-retto dal Servizio. Il ruolo di Imad diventadecisivo nella liberazione delle due Simo-ne e importantissimo, dice Farina, nella so-luzione del rapimento di Giuliana Sgrena.Dice Farina che, in quel periodo, lui lavo-rava soltanto in Italia. Pio Pompa, lorec-chio di Pollari, gli indicava i casi da segui-re.

    Per Telekom Serbjia, ad esempio, un ta-le, Sergio Genchi un tipo che parlava cen-to lingue e non si sa per chi spia lo rifor-nisce di documenti sullo scandalo dellac-quisizione italiana della telefonia serba.Anche Pollari gli faceva direttamente qual-che richiesta. Per dire, gli dice di darsi dafare con gli amici sparsi nelle redazioni,per non far pubblicare nelle cronache ilnome di Filippo Troja. Sono i giorni in cuiCallisto Tanzi, in carcere, racconta le pro-tezioni che hanno accompagnato la sua av-ventura industriale e finanziaria. E quelnome, Filippo Troja, pi o meno il publicrelation man della Guardia di Finanza, associato nella confessione del patron del-la Parmalat a quello di Nicol Pollari, chenegli anni felici dellazienda di Parma, eracapo di Stato maggiore della Guardia di Fi-nanza (vedi Repubblica, 13 febbraio 2004,La grande ragnatela di Tanzi).

    per Pompa soprattutto a dargli lavo-ro. Pompa che gli consegna quel dossierche dovrebbe inchiodare Romano Prodiagli accordi Europa-Stati Uniti che consen-tono i voli degli aerei coperti della Cia. un falso. Farina lo pubblica. semprePompa, dice Farina, che gli chiede di fic-care il naso nellinchiesta sulle intercetta-zioni abusive di Telecom. Di saperne di pisu quel che ha raccontato ai pubblici mini-steri nei suoi interrogatori Emanuele Ci-priani, direttore dellagenzia Polis distintoche spiava in outsourcing per Pirelli e Te-lecom. Sempre quel Pompa. Dice Farinache, vero, si fa preparare prima di in-contrare e intervistare i procuratori mila-nesi Ferdinando Pomarici e Armando Spa-taro. Dice Farina di non averlo fatto conmalignit, ma soltanto per poter essere pipronto a rappresentare le tesi del Servizio.

    Dice Farina di aver incontrato un paio divolte nellufficio tranquillo di via Nazio-

    nale Nicol Pollari. Di aver ricavato la sen-sazione pi che una sensazione, la con-vinzione che tra Marco Mancini e il Di-rettore le cose non andassero per nientebene. Pollari era molto preoccupato perlautonomia con cui il direttore del contro-spionaggio andava facendo il suo lavoro.Non rendeva conto a nessuno o, meglio,non diceva a nessuno, nemmeno a Pollari,che diavolo facesse dei suoi giorni. Ma que-sto un incarico che Renato Farina non riuscito a concludere.

    Carlo Bonini Giuseppe DAvanzo

    Le intercettazioni ci vogliono Come evitare il Parlamento

    FARINA DAVANTI AI GIUDICIBonini e DAvanzo riassumono linterrogatorio al giornalista di Libero

    Un fidanzamen-to per esserecompleto:

    Lui deve avere qua-rantasei anni

    Lei deve avere venti-sei anni, essere di Pescara, la-

    vorare in posta

    Lui sterile ma non dice niente

    Lei convinta che lui si occupa ditutela dellecosistema, per cui alla serava alle riunioni del Wwf, per non far ta-gliare i pioppi suller rive del FiumeGiallo

    Lui grande obeso, espulso dalmondo del lavoro, non sa usare il com-puter. Sta tutto il giorno nella vasca dabagno con il cane

    I suoi di lei non vogliono, per cui idue innamorati scappano a Tbilisi

    Subito il Comune gli d la casa po-polare fuori graduatoria. Come case so-no belle

    Lunica cosa che il balcone pun-tellato con delle pertiche

    Ci sono sotto due Masai che si la-mentano

    Da: Maurizio Milani, Luomo che pesavai cani, Kowalski.

    CANIdi Milani

    P A N N E L L A P R O D I

  • BONINI Carlo. 39 anni, romano. Laureato ingiurisprudenza, ha iniziato al manifesto poi hascritto per il Corriere della Sera e adesso nel-la redazione romana di Repubblica. sposatoe ha un figlio.

    BRIN Irene. Pseudonimo di Maria Rossi, na-ta nel 1914 e morta nel 1968. stata in Italia ini-ziatrice di un giornalismo leggero e colto. Hacollaborato fra laltro allOmnibus di Leo Lon-ganesi e alla Settimana Incom di Luigi Barzinijr. (firmandosi Contessa Clara). Ha scritto tra lealtre cose, Usi e costumi 1920-1940 pubblicatonel 1981, Olga a Belgrado e i racconti Le visite.Ha frequentato per diversi anni Bordighera do-ve sepolta.

    DAVANZO Giuseppe. 52 anni. Napoletano,inviato di Repubblica dal 1984. Nel 1998 pas-sato al Corriere della Sera, poi tornato a Re-pubblica come vicedirettore. Laureato in Fi-losofia, ha cominciato come cronista per Pae-se Sera a 26 anni.

    CRICHTON Michael. 63 anni di Chicago. Do-po la laurea in Medicina ad Harvard si dedi-cato a scrivere best sellers fantascientifico-so-ciali. A met anni 90 aveva gi firmato la serietv pi guardata al mondo (E.r.), il romanzo piletto (Rivelazioni) e il film pi discusso (Jurassicpark). Ha venduto pi di 150 milioni di libri.

    ECO Umberto. 74 anni, da Alessandria. Ordi-nario di semiotica allUniversit di Bologna,collabora con la Repubblica e Lespresso. Au-tore di fama mondiale, ha scritto uno dei prin-cipali best-seller del Novecento (Il nome dellarosa) oltre a saggi fondamentali di critica, lin-guistica e semiotica. Sposato, due figli: Stefanoe Carlotta. Appassionato di libri dantiquariatoche compra in tutto il mondo.

    GARIBALDI Andrea. 51 anni, romano. Perventanni alla cronaca del Messaggero, Nel 98 passato al Corriere della Sera come capo cro-nista. Dal 2003 inviato.

    JACCHIA Antonia. Di Cesena, si laureatain Economia a Bologna. Dopo la laurea si tra-sferita a New York, da dove ha iniziato a scri-vere come freelance per giornali italiani (co-stume, societ, arte: erano gli anni Ottanta).Nell88 tornata in Italia, ha scritto su tantissi-me testate e nel 1990 ha cominciato a collabo-rare con il Corriere della Sera, che lha assun-ta nel 2000. Non sposata. Ama viaggiare e hain programma di andare in Patagonia.

    MARTINI Paolo. 44 anni, giornalista. Colla-bora con La Stampa. autore televisivo: ha la-vorato con Paolo Limiti, per Raisat ha inven-tato il formato antitelevisivo Bau!, per Raiu-no ha firmato la trasmissione Bazaaar. Ha col-laborato con Antonio Socci a Excalibure Dodi-cesimo Round. Ha una figlia di nome Chiara(lunica cosa buona fatta in vita mia).

    MILANI Maurizio. Nato a Milano nel 1961con il nome di Carlo Barcellesi. Comico, scrit-tore, autore e attore teatrale. Ha esordito nel1987 a Zelig. Ultimo libro: Luomo che pesava icani (2006, Kowalski).

    MONTEFIORI Stefano. 38 anni, nato a LaSpezia ma ha studiato a Pisa. Nel 1993 ha fre-quentato la scuola di giornalismo di Milano,poi qualche stage al Corriere della Sera e, in-fine, lassunzione. Caporedattore centrale aMilano.

    PASOLINI Caterina. Nata a Roma nel 1960,ha iniziato a fare la giornalista nel 1981 allaProvincia Pavese. Dal 1987 scrive per Repub-blica. Collabora anche con Lespresso. Non sposata, adora il cinema (in generale ama mol-to le opere di Truffaut, ma trova che Transame-rica sia bellissimo).

    PERNA Giancarlo. 66 anni, romano, inviatodi Panorama dal 1997, scrive anche su il Gior-nale. Ha una figlia. Appassionato di passeg-giate e arrampicate in montagna.

    ROSELLI Gianluca. 36 anni, milanese. Dadue anni a Roma. Il suo primo giornale, 11 an-ni fa, Lindipendente di Daniele Vimercati.Poi c stato un passaggio a La Padania e col-laborazioni. Da tre anni a Libero. Oltre allapolitica, le sue passioni sono la letteraturaamericana, il cinema francese e il jazz. Amaviaggiare, passeggiare e andare a cena.

    SERRA Michele. 52 anni, romano, sposatocon due figli, vive a 30 chilometri da Bologna.Dal 1997 collabora con la Repubblica. Amaoziare, leggere e cucinare: Mi piace la cucinacasereccia, quella di tutti i giorni.

    Lapertura di prima pagina stata realizzata da Massimo Parrini

    ANNO XI NUMERO 167 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 17 LUGLIO 2006

    Firme

    COLLABORATORI Quanto prendono inun anno i collaboratori del Corriere dellaSera: Renato Mannheimer 770.000 euro;Enzo Biagi 636.000 euro; Vincino 227.000euro; Piero Ostellino 220.000 euro; France-sco Alberoni e Alfredo Chiappori 180.000euro; Ernesto Galli della Loggia 160.000 eu-ro; Viviano Dominici 127.000 euro; ClaudioSabelli Fioretti 120.000 euro; Emilio Gian-nelli 81.000 euro; Geminello Alvi 70.000 eu-ro; Francesco Giavazzi 49.000 euro; MatteoCollura 45.000 euro; Giorgio Montefoschi37.000 euro. Poi ci sono: Alberto Bevilac-qua che viene pagato 286 euro ad articolo;Barbara Palombelli che guadagna 154.000euro lanno per 36 articoli (2.000 euro inpi per ogni articolo extra); Beppe Sever-gnini 207.000 euro per 85 articoli (5.000 inpi ogni extra); Carlo Arturo Quintavalle29.000 euro per 36 articoli (1.600 in pi perogni extra). Aldo Grasso prende 87.000 eu-ro lanno dal Corriere e 19.000 dal Magazi-ne (Nino Sunseri, Libero 15/7).

    CONTRIBUTI I quotidiani italiani han-no ricevuto lo scorso anno contributi pub-blici per lacquisto di carta pari a circa 40milioni di euro (Francesco Giavazzi, Cor-riere della Sera 1/7).

    COLAO In programma per oggi lincon-tro straordinario dei grandi soci Rcs du-rante il quale lamministratore delegatoVincenzo Colao potrebbe annunciare lu-scita dal gruppo. Dopo il lungo consigliodamministrazione che si svolto gioved evenerd non sono stati rilasciati commentianche se risulta che Colao abbia ricevutoil pieno appoggio dei consiglieri. Per il mo-mento, inoltre, sembra difficile anche iltrasferimento dellad alle Poste, visto cheMassimo Sarmi occupa saldamente la pol-trona (N.Sun., Libero 15/7).

    TESTIMONIAL Assicurazioni Generali,Adidas e Z-Enfant hanno confermato Zida-ne come loro testimonial pubblicitario. Ilcalciatore ricever dagli sponsor 8,6 milio-ni di euro lanno (Riccardo Sabbatini, IlSole-24 Ore 14/7).

    LIQUIDAZONE Il patrimonio dellexBeatle Paul McCartney ammonterebbe acirca 1,52 miliardi di dollari. Heather Mil-ls, la seconda moglie da cui si sta separan-do, aspirerebbe a ottenere una liquidazio-ne di un milione di sterline per ogni setti-mana di matrimonio, per un totale di circa1,84 milioni di dollari (Nicoletta Melone, A6/7).

    MONARCHIA Ad ogni suddito inglese lamonarchia costa solo 62 pence allanno, pa-ri a 90 centesimi di euro (Gioia 11/7).

    SHAKESPEARE Il First Folio, il primotesto a stampa contenente tutte le opereteatrali di Shakespeare stato venduto al-lasta per 2,8 milioni di sterline (4,1 milio-ni di euro) (QN 14/7).

    ELEZIONI Le ultime tre scadenze elet-torali allo Stato sono costate oltre 800 mi-lioni di euro. Per le politiche di aprile so-no stati sborsati 393,1 milioni di euro cui sidevono aggiungere 34,6 milioni per lo scru-tinio elettronico (in Liguria, Lazio, Sarde-gna e Puglia). Poi ci sono state le ammini-strative: solo per Roma, Torino, Napoli eMilano sono stati necessari 30 milioni dieuro. Ma la tornata di provinciali e comu-nali ha riguardato complessivamente 20milioni di cittadini: si stima una spesa dicirca 200 milioni di euro. Il Viminale fa sa-pere che per il referendum costituzionalesono stati spesi 226 milioni di euro, cuivanno sommati 3 milioni di euro per i rim-

    borsi a Tirrenia e Trenitalia che fornivanoagevolazioni di viaggio ai cittadini costret-ti a spostarsi per andare alle urne (Cele-stina Dominelli, Il Sole-24 Ore 9/7).

    PARLAMENTO EUROPEO Un eurode-putato italiano guadagna 144 mila euro lor-di allanno, il pi alto stipendio del Parla-mento europeo. Infatti un collega francesene percepisce 62.769, un tedesco 84 mila,un inglese 81 mila e un polacco 73 mila(Gente 13/7).

    STANZIAMENTI La Comunit europeadeve recuperare circa 298 milioni di eurodi fondi stanziati indebitamente per lIta-lia: in gran parte si tratta di soldi erogatiper lavori non ultimati, appalti affidati aditte che non avevano i requisiti giusti,opere di scarsa qualit. Circa 107 di questimilioni sono stati erogati per progetti del-lAnas. Oltre 117 milioni erano stati con-cessi al ministero delle Attivit Produttive(Raphael Zanotti, La Stampa 6/7).

    DIPENDENTI NellUfficio italiano deicambi lavorano 600 dipendenti, anche se icontrolli valutari sono stati cancellati di-ciassette anni fa (Francesco Giavazzi, Cor-riere della Sera 1/7).

    INTERESSI In Giappone dal febbraio1999 i depositi bancari erano senza rendi-mento per aiutare il Paese a uscire dalladeflazione. Adesso la Banca del Giappone(BoJ) ha deciso di alzare i tassi di riferi-mento allo 0,25 per cento (Stefano Carrer,Il Sole-24 Ore 15/7).

    SANTA SEDE Per il Vaticano il 2005 si chiuso con 9,7 milioni di euro di attivo, 6,6in pi rispetto allanno precedente. Tra levoci di spesa ci sono i 7 milioni di euro

    spesi lanno scorso per il funerale di Gio-vanni Paolo II e per il Conclave che haeletto Benedetto XVI (di questa cifra cir-ca 4 milioni sono serviti per luna tantumdi mille euro che il neoeletto ha destinatoai suoi sudditi, 2.663 dipendenti e 1.429pensionati). A compensare le spese il re-cord di ingressi ai Musei Vaticani (pi diquelli dellAnno Santo): 3.800.000 bigliettiper un totale di 45.600.000 euro. Le entrateprovenienti dalle Conferenze episcopali,dalle diocesi, dagli istituti religiosi, fedelied enti vari sono passate da 73,3 milionidel 2004 a 73,9. Meglio le attivit finanzia-rie chiuse con un avanzo di 43,3 milioni dieuro mentre erano 6,1 nel 2004. Il settoreimmobiliare si fermato a 22,2 milioni dieuro (due milioni in meno rispetto al 2004).Voce in crescita lObolo di San Pietro (leofferte che i fedeli di tutto il mondo fannoal Papa e destinate a opere benefiche) che salito a 59,5 milioni di dollari (+14,95 ri-spetto allanno precedente). I contributidelle diocesi, delle congregazioni religio-se e delle fondazioni sono state di 27 mi-lioni di dollari (i maggiori donatori: Usa,Italia, Germania, Francia, Spagna, Irlan-da, Corea, Messico e Austria). Aumentati icosti di gestione, passati da 101,6 milionidel 2004 a, 121,3 del 2005. In crescita anchegli oneri per la manutenzione e riparazio-ni dei palazzi pontifici (da 4 milioni nel2004 a 10,5 nel 2005). Unica voce in negati-vo il deficit di 28,1 milioni di euro dellOs-servatore Romano (-4,6 milioni) e di RadioVaticana (-23,5 milioni). Tra laltro la radiopontificia, che non trasmette spot, da ago-sto non ricever pi i contributi statali ita-liani per laffitto di un canale di RadioMontecarlo, per la riduzione delle onderadio imposta dalla legge (Orazio La Roc-ca, la Repubblica 13/7; Bruno Bartoloni,Corriere della Sera 13/7).

    In un anno il Vaticano ha guadagnato 6,6 milioni di euro in piB U S T E P A G AECO

    Avvertenze farmaceutiche ebiglietti ferroviari: saggio

    minimo di Stupidit umana

    Lespresso, gioved 20 luglio

    Avrete ascoltato in televisione il com-mento che chiude le pubblicit di spe-cialit farmaceutiche: un medicinale,usare con cautela, chiedere consiglio al pro-prio medico, eccetera eccetera. Questa rac-comandazione viene pronunciata a velocitsupersonica, e sarebbe di fatto incompren-sibile se il pensiero non corresse subito aquei foglietti (detti bugiardini) che accom-pagnano ogni scatola di pillole o unguenti, iquali in caratteri inaccessibili ai presbitiraccontano fittamente che cosa c nel pre-parato, e aggiungono una lista preoccupan-te di sventure che possono cogliere chi lousa, da pruriti anali ad apoplessia, demen-za precoce e crollo cataclismatico del siste-ma immunitario.

    Perch questi comunicati siano scritti incarattere cos piccolo, evidente: gli utentidebbono ignorarli, la lista degli effett inde-siderati (che potrebbe indurre ogni personasensata a non usare quel toccasana) serve so-lo ad evitare ricorsi legali nel caso che dopoaver preso un antireumatico si finisca sottoun tram, e tutte le altre informazioni sono lsolo per medici e farmacisti, ammesso cheabbiano tempo, voglia e bifocali per leggerli.

    Dei pari sono scritti in caratteri illeggibi-li tutti i commenti, postille e precisazioniche talora occupano varie pagine delle po-lizze di assicurazione. Se il cliente li legges-se capirebbe che nel 99 per cento dei casi ilpremio non gli verr versato, e si asterrebbedalla firma. Ma linformazione deve esserci,in modo che poi il cliente non possa lamen-tarsi - e se non ha letto stata colpa sua.

    Queste cose le sappiamo, continuiamo adassicurarci e ad andare in farmacia, pi perscaramanzia che per altro, e non ci facciamopi caso. Ma ci sono alcuni messaggi che noidesidereremmo fossero scritti in modo chia-ro ed evidente anche ai presbiti. Per esem-pio il valore delle banconote: se la differen-za tra dieci e cento euro non fosse manife-stata e dal colore e da una cifra messa inbella evidenza (ma per i dollari il colore sempre verde e vale solo la cifra), le transa-zioni commerciali procederebbero a rilentoe richiederebbero occhio di falco o lentedingrandimento. In altra bustina avevo au-spicato che negli alberghi la differenza trashampoo e body lotion, da usare in bagnoquando ormai ci s denudati anche degliocchiali, non fosse chiarita in caratteri su-bliminali (ma gli alberghi continuano a fareorecchio da mercante). Ora per iniziata laminiaturizzazione del biglietto ferroviario.

    Non si pu che compiacersi per le nuovepossibilit offerte da Trenitalia circa la pre-notazione telefonica o in linea: tu prenoti ilposto e paghi attraverso carta di credito e tiarriva a casa per e-mail il biglietto, con cuivai tranquillamente ad installarti in trenosenza pi fare la coda in biglietteria. Oraper, quali informazioni sono fondamentaliin un biglietto ferroviario? Io direi, luogo dipartenza e luogo di arrivo, ora di partenza(lora di arrivo opzionale, tanto non sarmai quella) e numero del vagone e del po-sto. E tutto, persino il prezzo secondarioperch intanto hai gi pagato. Bene, invitoadesso i lettori a riprendersi in mano il fo-glio che hanno ricevuto via Internet dopo laprenotazione. In effetti si tratta di due foglima diciamo pure che quello che conta ilprimo: esso si compone di 46 righe in corpo6 (quindi pi piccolo di un bugiardino far-maceutico), in cui appaiono in corpo mag-giore solo le informazioni che non vi servo-no e cio il vostro nome, il numero di posti(che ovvio sia 1, tranne prenotazione col-lettiva per gita scolastica o deportazione dimassa), la parola tariffa e la sigla ES.

    I dati di cui avete realmente bisogno (me-ta, ora e numero carrozza e posto) sono re-peribili solo dopo puntigliosa ricerca (sem-pre che abbiate bifocali o lente) e natural-mente non possono essere individuati nelmomento cruciale, e cio quello in cui statecercando il marciapiede e la carrozza, dicorsa, mentre il treno sta quasi per partire.Si noti che, trattandosi di documento pre-compilato sul computer centrale delle fer-rovie, nulla vieterebbe di riservare ai dati inquestione un corpo maggiore, o addirittura(idea che sfiorerebbe la genialit) di porrele tre fatidiche informazioni (tipo: Milano-Roma, ore10,00, vettura 1, posto 11) in testaal foglio, come titolo, in bastone maiuscolo.

    Ogni tanto, mentre io mi occupo di qui-squilie e pinzillacchere, Eugenio Scalfari suquesta stessa pagina affronta i grandi pro-blemi della teologia e della filosofia, comequello del Bene e del Male, e io mi chiedose a petto di quelle riflessioni profonde lemie non siano colpevoli cedimenti allachiacchiera quotidiana. Ma poi mi rendoconto che il problema della Stupidit ha lastessa valenza metafisica del problema deiMale, anzi di pi: perch si pu persino pen-sare (gnosticamente) che il male si annidicome possibilit rimossa nel seno stesso del-la Divinit; ma la Divinit non pu ospitaree concepire la Stupidit, e pertanto la solapresenza degli stupidi nel Cosmo potrebbetestimoniare della Morte di Dio.

    Umberto Eco

    il Giornale, domenica 2 luglio

    AbbondanzaAugurabilesempre, a chi sadissimularla. Pa-