15 ANNI dell’ASSOCIAZIONE L’AVETE FATTO A ME (LAFM) · Per collocare il senso dell’incontro...

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Il 27 ottobre scorso, soci e sostenitori della nostra associazione si sono scambiati esperienze ed opinioni sul tema: “L’avete fatto a me In- Formazione: Stili Formativi a confronto”. Per collocare il senso dell’incontro è utile ricordare il pregresso, ovvero la nostra “storia” di volontari-formatori degli operatori socio-sanitari locali che operano presso i presidi sanitari ed educativi nei Pesi a Sud del Mondo. Le foto della giornata ci ritraggono mentre ascoltiamo o elaboriamo in sottogruppi: quanta strada abbiamo fatto da quando nel 2004, anno di fondazione dell’Associazione, abbiamo scelto la formazione come via privilegiata per aiutare l’altro! Missione ambiziosa, forse presuntuosa? Per ovviare a questo rischio abbiamo sempre cercato di metterci in una posizione di continua e dinamica formazione senza dare nulla per scontato, facendoci stimolare dalla curiosità per altri mondi ed altre culture e mettendo in discussione il nostro sapere. Nei seminari annuali, dedicati all’arricchimento del nostro bagaglio formativo, abbiamo trattato argomenti quali: - la scelta degli elementi che caratterizzano l’essere volontario nell’ LAFM; 15 ANNI dell’ASSOCIAZIONE L’AVETE FATTO A ME (LAFM) -il confronto con altre associazioni di volontariato; - la conoscenza, col contributo di esperti, degli aspetti socio-antropologici, religiosi e di medicina tradizionale dei Paesi nei quali avremmo svolto missioni; - l’aggiornamento su malattie infettive, malaria, prevenzione; - l’approfondimento del concetto di malattia e malattia mentale in altre culture; - l’importanza della comunicazione, anche non verbale, e della consapevolezza di sé; -la riflessione sulle problematiche collegate all’emigrazione: intercultura, acculturazione, l’adolescenza in altre culture; - i racconti e i resoconti delle nostre missioni attraverso l’analisi delle aspettative, dei limiti e delle risorse incontrate. Nel 2016, alla luce dell’esperienza fatta e prendendo atto di una nuova composizione del gruppo grazie all’ingresso di nuovi soci, ci siamo presi il tempo per ridefinire insieme, e nell’attualità, l’identità dell’Associazione fino a maturare l’idea che per definire meglio il chi siamo può essere utile riconoscere, oltre al cosa facciamo, il come lo realizziamo.

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Il27ottobrescorso,sociesostenitoridellanostraassociazione si sono scambiati esperienze edopinioni sul tema: “L’avete fatto a me In-Formazione:StiliFormativiaconfronto”.Per collocare il senso dell’incontro è utilericordareilpregresso,ovverolanostra“storia”divolontari-formatori degli operatori socio-sanitarilocali che operano presso i presidi sanitari ededucativineiPesiaSuddelMondo.Le foto della giornata ci ritraggono mentreascoltiamo o elaboriamo in sottogruppi: quantastrada abbiamo fattodaquandonel 2004, annodi fondazione dell’Associazione, abbiamo sceltola formazione come via privilegiata per aiutarel’altro!Missioneambiziosa,forsepresuntuosa?Per ovviare a questo rischio abbiamo semprecercatodimetterciinunaposizionedicontinuaedinamica formazione senza dare nulla perscontato, facendoci stimolare dalla curiosità peraltri mondi ed altre culture e mettendo indiscussioneilnostrosapere.Nei seminari annuali, dedicati all’arricchimentodel nostro bagaglio formativo, abbiamo trattatoargomentiquali:- la scelta degli elementi che caratterizzanol’esserevolontarionell’LAFM;

15 ANNI dell’ASSOCIAZIONE

L’AVETE FATTO A ME (LAFM)

- i l confronto con altre associazioni divolontariato;- la conoscenza, col contributo di esperti, degliaspettisocio-antropologici,religiosiedimedicinatradizionale dei Paesi nei quali avremmo svoltomissioni;- l’aggiornamento su malattie infettive, malaria,prevenzione;- l’approfondimento del concetto di malattia emalattiamentaleinaltreculture;- l’importanza della comunicazione, anche nonverbale,edellaconsapevolezzadisé;-la riflessione sulle problematiche collegateall’emigrazione: intercultura, acculturazione,l’adolescenzainaltreculture;- i racconti e i resoconti delle nostre missioniattraverso l’analisi delle aspettative, dei limiti edellerisorseincontrate.Nel 2016, alla luce dell’esperienza fatta eprendendo atto di una nuova composizione delgruppograzie all’ingressodi nuovi soci, ci siamopresi il tempo per ridefinire insieme, enell’attualità, l’identità dell’Associazione fino amaturare l’idea che per definire meglio il chisiamopuòessereutile riconoscere,oltreal cosafacciamo,ilcomelorealizziamo.L’ospedale inquestiultimianniha incrementatol’attività sanitaria, soprattutto in ambitochirurgico.La Direzione dell’ospedale in quell’occasioneavevapoirichiestounprogrammadi formazionea L’avete Fatto a me riattivando così unacollaborazione già sperimentata nel recentepassato. In Guinea Bissau avevamo infatti giàcollaborato, dal 2007al 2013, con l’associazione“ProgettoAnnaONLUS”diRhoperlaformazionedelpersonale infermieristicoeausiliarioeper lariorganizzazione dell’Ospedale Pediatrico S. JoséEmBôrinBissau.Per il nuovoprogetto, concordatonel 2017, cheprevedevaunaduratadi30mesi,dalgiugno2017afine2019,LAFMhapresentatounarichiestadiunfinanziamento.Allaprimamissionedelgiugno2017, hanno fatto seguito due interventiformativi (dal 4 al 15 dicembre 2017 e dal 25febbraio al 10 marzo 2018); altre tre missioniavrebberodovutosvolgersisinoafine2019.Gli obiettivi concordati per la formazione degliinfermieririguardavanolarevisioneel’attuazionedelle procedure infermieristiche / protocolli /regolamenti / piani di lavoro / documentazionegiàinusoealtrenecessarie;lapromozionedellacontinuitàdell'assistenza infermieristicanell’arcodelle 24 ore; la formazione sul campodell'infermieristica chirurgica e pediatricasecondolerichiestelocali.Temigiàdatempoaffrontatidaisocisonolavalutazionedi eventuali ambiti di interventoinItaliaeladifficoltàasuscitarel’interessedinuove persone, soprattutto giovaniprofessionisti.Lamiaimpressioneèche,negliultimitempi,anche a causadi circostanze esterne e dellacrisi che coinvolge tutto il mondo delvolontariato, l’Associazione si sia un po’chiusa in se stessa ed esprima una certafaticarispettoaunrealecambiamento.Sembra, inoltre,essersicapovolta l’improntadi LAFM, nata su progetti formativiprevalentemente sanitari, oggi molto piùconnotata dagl i aspett i ps icologic i ,psichiatrici,educativi(conseguenzaanchedeiprogetti attualmente in corso); mi pareimportante cercare di riequilibrare l’ambitosanitarioequellopsicologico/educativo.Una proposta potrebbe essere organizzaremomenti di formazione su argomentitrasversali utilizzando le competenze e laprofessionalità dei soci che vorrannometterle a disposizione ed eventualmenteanche di esperti esterni: riprendere eapprofondire, per esempio, aspetti cheriguardanolamigrazione,lediversetradizioniculturali…potrebbecoinvolgeresiaeducatorie psicologi sia operatori sanitari, medici,professionisti di altre discipline; ugualmentet ema t i c h e s a n i t a r i e , a d e s emp i oapprofondimenti su malattie scomparse inoccidente quali la lebbra, la peste (inMadagascar), potrebbe suscitare piùinteresse all’esterno, favorendo unaconoscenzapiùampiadell’Associazione.

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Lepersone chepartonoprovengonodapercorsidifferenti e, durante la missione, condividonol’esperienzadellamediazione,dellapossibilitàdifarsi “contaminare” dalla cultura del Paeseospitanteeanchedaquelladelcollega–altro.Aggiustamenti continui sono richiesti dallecondizioni locali, dalle diverse competenze deiformatori,dalleloropersonalità.Partendo dall’esperienza dei soci e dalla loroeterogeneitàèpossibileindividuareunostile,unamodalità formativa de LAFM che ci permetta direalizzare una prassi comune, di riconoscerci inessaperpoicondividerlaconifuturisoci?Nell’incontrodel27ottobreci siamosuddivisi ingruppi composti dai soci partecipanti allo stessoprogetto e, con l’aiuto di schede, ci siamoconfrontat i su i d ivers i punt i conness iall’attuazione degli interventi: la domandaformativa, la preparazione e la stesura delprogramma da svolgere, il lavoro sul campo, ilreportalritornodallamissione.Tutti i presenti hannomostratodi condividere ilvaloreeilsensodatiallaformazione. “Scambio, approfondimento, confronto, darevoce all’altro, sostenere l’altro a trovaresoluzioni,dareforma–cambiareforma”:questealcune parole chiave che manifestano unorientamentocomunerispecchiato,infondo,dalnomestessodell’Associazione.La domanda di intervento formativo arrivasolitamentedaONGopiccoleOrganizzazionicheoperanoaSuddelmondo,difattoportavocedeibisogniedellerichiestedelpersonalelocale.

Larelazioneconun’altraculturaassociativapuòrichiedereaggiustamenti o incontraredifficoltàcomunicative per mancanza di supporti qualimail o skype, ma resta indispensabile la suafunzionedimediatoreculturalepersostenereilnost ro lavoro durante un sogg iornorelativamentebreve.E ’ s tata ev idenz iata una sostanz ia leconvergenza rispettoaipassi cheprecedono lapartenza e la preparazione di quello che

abbiamochiamatoil“bagaglio”delformatore. Prima della partenza il gruppo si ritrova conregolarità per trattare l’approfondimento dellasituazionesocio-politico-economicaeculturaledel Paese in cui si svolgerà la missione, perstendere una prima e ipotetica traccia diprogramma che risponda alla richiestaformativa e per individuare e suddividere icompitirispettoacapacitàecompetenze.Leosservazioniriportateriguardoall’esperienzasul campo si rivelano quelle più proficue peruna riflessione sulla ricerca di una comunemetodologia.Nelprimoviaggioilfocusèsull’osservazionedelcontesto,sullaconoscenzadelgruppoconcuisilavoreràesullaverificadelladomanda.

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Nellapraticaformativaemergeunoscartotral’idealeeilreale.L’aspirazioneadascoltarel’altroearispettarlonellasuadiversitàvienemessaaduraprovanellapraticasulcampo!

Rispettoalprogetto“preparato”tuttiriscontranocontinuicambiamenticheriguardanogliorarielascansionedelprogramma:rallentamentioritardidovuti, a volte, a situazioni logistiche,ma anchecollegati ad una concezione del tempo che èdiversainaltreculture.Noi, Occidentali, siamo abituati a “produrre”,ovvero ad utilizzare al massimo il tempo adisposizione, mentre i locali, culturalmente,hanno del tempo un’altra concezione. In teoriasappiamoche“noiabbiamol’orologioechelorohannoiltempo”,maneifatticiritroviamoavolteimpazienti,irritatieindifficoltàasintonizzarci.Abbiamo fretta di raggiungere l’obiettivo ecorriamoilrischiodiascoltarepoco.Affaticati, spaesati o smarriti di fronte a realtàsegnate dalla povertà o dalla guerra possiamosceglierediproteggerciaumentandoledistanzeodisbilanciarciversol’altroconilrischiodifarealsuoposto.Nelmomentoincuiriusciamoamettereinprimopiano che “siamo ospiti di un’altra cultura” gliaggiustamenti e gli adattamenti richiestidall’incontro lasciano il posto alla possibilità dicreare un intervento sinergico, ma non cosìscontato.

Possono interferire i tempi troppo lunghi, nondovuti alla nostra volontà, che intercorrono trauna missione e la successiva, oppure ladiscontinuitànelmantenereunfilocomunicativoo, infine, i cambiamenti nella composizione delgruppolocalechecimettononellacondizionedi“ricominciaredacapo”.

La parte teorica è quella più richiesta daipartecipantimossidallacuriositàversoilmodelloOccidentaleespessoabituatiadunadimensione“passiva” nell’apprendimento. Nei fatti abbiamoconstatato come sia meglio ridimensionarla osemplificarla integrandola con il contributo chegli stessi locali possono dare attingendo ad unsaperedicuisonogiàdepositari.Abbiamo cercato, invece, di dare più spazio as e s s i o n i d i l a v o r o p r a gma t i c h e p e rl’apprendimento di tecniche infermieristiche,fisioterapiche e organizzative individuando,insieme, le risorse a disposizione utili a creareprocedure e cartelle clinico-assistenziali taratesullerealipossibilitàdelcontesto.Sul versante psicologico ed educativo ci siamoaffidatiagiochidiruolo,all’espressivitàcorporeaealla comunicazionenonverbale con l’obiettivodi ampliare la consapevolezza di sé nellarelazioneedimigliorarel’ascoltodell’altrosenzaconfonderlocolproprio.E’ stataunaverasorpresaverificarecome,dopole iniziali titubanze, i partecipanti abbianoaccettato e r iconosciuto val ide questemetodologieformativealoromenonote.Non mancano, peraltro, delle criticità cherendono lo scambio meno fluido come l’uso diuna l ingua straniera, non sempre benpadroneggiata da noi o la necessità dellapresenzadiuntraduttore.Larelazioneconicolleghi,italianiolocali,èpienadi sfumature: collaborazione, divergenze,adattamento, flessibilità in una combinazioneognivoltacreativa.Chièandatoinmissioneindividualmenterimarcai l “ p r o e c o n t r o d e l l a s o l i t u d i n e ” :apparentemente più libero nell’ organizzazionema,allostessotempo,privatodelconfrontoedelsostegno che può dare la presenza di altri soci-volontaripercondividerefaticheedubbi.

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La nostra risposta è che lo stiamo creandoapprendendo dall’esperienza e pensiamo cheabbiaunaformapiùprecisaecondivisadiquantonesiamoconsapevoli.La riflessione è ancora in fieri: l’obiettivo non èquello di creare un “protocollo” formativo o ditrovareunaformulacuiomologarci,maèquellodi identificaredelle“buoneprassi”edelle“lineeguida”condivisibiliche prendonoanimaquandosono sostenute dal desiderio di farsi incuriosire,attraversareemodificaredall’incontroconl’altro,che sia il tuo compagno di missione o ilrappresentantediculturaaltra.Grazie a tutti, soci ed ospiti, con cui abbiamocondiviso considerazioni, perplessità e certezzeche non sono definitive perché la formazionecontinua…

LuisellaImparatoPsicologa,volontariaLAFM

emembrodellaCommissioneFormazione

Non mancano dubbi, ai quali cerchiamo dirispondere costruttivamente, sull’efficacia delnostrointervento.Queste brevi notaz ioni c i confermanol’importanza di un processo di costanteconsapevolezza per il volontario che s’interrogasul “come” fa e che sul campo sperimenta ilvalore della propria originalità e adattabilità perfare con “quello che c’è” grazie alla curiosità,all’empatia e alla capacità di mettersi indiscussione.Tuttihannosottolineatol’utilitàdifarcircolaredipiùtraisocieisostenitoriilreportdellemissioniattualmente destinato all’organizzazionerichiedenteoalgruppodilavoro.Allalucedelleformazionisvolteoancorainattoeconfrontando lemodalitàutilizzatedaivolontari,provenienti da percorsi diversi, possiamoindividuareuno“stile”formativodell’LAFM?