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146 I mercati dell’energia sono soggetti a fre- quenti mutamenti. Il prezzo elevato di petrolio e gas, l’instabilità nelle regioni produttrici di energia, la crescente richie- sta nella regione Asia-Pacifico e l’esauri- mento delle riserve nella zona OCSE, hanno reso entrambe le regioni consuma- trici e produttrici altamente sensibili alle evoluzioni che potrebbero mettere a rischio la loro posizione sulla scena ener- getica globale. La diminuzione delle riserve onshore costringerà le nazioni ricche di risorse a sviluppare idrocarburi gassosi e petrolio sottomarini. Secondo alcune previsioni, entro il 2015, circa il 40% di gas e petro- lio globali verrà prodotto offshore. Le dinamiche dell’industria energetica glo- bale spiegano perché le recenti spedizio- ni polari da parte della Russia abbiano fatto notizia a livello internazionale. L’obiettivo di Mosca era rivendicare il proprio diritto sulle vaste risorse naturali DOCUMENTI ARTICO: UNA NUOVA FRONTIERA PER L’ENERGIA? Secondo alcune previsioni, entro il 2015 circa il 40% di gas e petrolio globali verrà prodotto offshore. Varie fonti hanno offerto diverse previsioni sul potenziale delle riserve di idrocarburi dell’Artico. Ecco perché le recenti spedizioni polari russe hanno fatto notizia a livello internazionale e Stati Uniti, Canada, Norvegia e Danimarca... Shamil Midkhatovich Yenikeyeff e Timothy Fenton Krysiek dell’Oceano Artico. Entro il 2030-2040, il riscaldamento globale provocherà uno scioglimento della calotta polare artica tale da rendere possibile l’estrazione e il trasporto di petrolio e gas sottomarino. La maggior parte del disgelo si sta verifican- do nelle acque territoriali russe e la Rotta del Mare del Nord russo sarà probabil- mente aperta al trasporto commerciale nel 2025-2030. Queste evoluzioni possono potenzialmen- te influire in maniera profonda sulla scena energetica globale, specialmente in termini di investimenti e diffusione della tecnologia nelle attività upstream e downstream e nella distribuzione di risor- se petrolifere e gassose ai mercati. Questo documento valuta le implicazioni della spedizione russa nell’Artico avvenu- ta nel periodo luglio-primi di agosto 2007 e identifica i fattori chiave che determineranno le evoluzioni future degli idrocarburi dell’Artico.

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I mercati dell’energia sono soggetti a fre-quenti mutamenti. Il prezzo elevato dipetrolio e gas, l’instabilità nelle regioniproduttrici di energia, la crescente richie-sta nella regione Asia-Pacifico e l’esauri-mento delle riserve nella zona OCSE,hanno reso entrambe le regioni consuma-trici e produttrici altamente sensibili alleevoluzioni che potrebbero mettere arischio la loro posizione sulla scena ener-getica globale.La diminuzione delle riserve onshorecostringerà le nazioni ricche di risorse asviluppare idrocarburi gassosi e petroliosottomarini. Secondo alcune previsioni,entro il 2015, circa il 40% di gas e petro-lio globali verrà prodotto offshore. Ledinamiche dell’industria energetica glo-bale spiegano perché le recenti spedizio-ni polari da parte della Russia abbianofatto notizia a livello internazionale.L’obiettivo di Mosca era rivendicare ilproprio diritto sulle vaste risorse naturali

DOCUMENTI

ARTICO: UNA NUOVAFRONTIERA PER L’ENERGIA?Secondo alcune previsioni,entro il 2015 circa il 40% digas e petrolio globali verràprodotto offshore. Varie fontihanno offerto diverseprevisioni sul potenzialedelle riserve di idrocarburidell’Artico. Ecco perché lerecenti spedizioni polarirusse hanno fatto notizia alivello internazionale e StatiUniti, Canada, Norvegia eDanimarca...

Shamil Midkhatovich Yenikeyeff e Timothy Fenton Krysiek

dell’Oceano Artico. Entro il 2030-2040,il riscaldamento globale provocherà unoscioglimento della calotta polare articatale da rendere possibile l’estrazione e iltrasporto di petrolio e gas sottomarino. Lamaggior parte del disgelo si sta verifican-do nelle acque territoriali russe e la Rottadel Mare del Nord russo sarà probabil-mente aperta al trasporto commercialenel 2025-2030.Queste evoluzioni possono potenzialmen-te influire in maniera profonda sullascena energetica globale, specialmentein termini di investimenti e diffusionedella tecnologia nelle attività upstream edownstream e nella distribuzione di risor-se petrolifere e gassose ai mercati.Questo documento valuta le implicazionidella spedizione russa nell’Artico avvenu-ta nel periodo luglio-primi di agosto2007 e identifica i fattori chiave chedetermineranno le evoluzioni future degliidrocarburi dell’Artico.

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POTENZIALE ARTICO DELLA RUSSIAL’intera piattaforma continentale russacopre 6,2 milioni di chilometri quadra-ti. Le risorse di idrocarburi offshoreestraibili della Russia ammontano acirca 100 miliardi di tonnellate, 80%delle quali situate nell’Artico. Il pro-blema chiave relativo alla valutazionedel potenziale reale degli idrocarburioffshore della Russia è che i dati geolo-gici, nella maggior parte degli studi,coprono soltanto il 9-12% del territorio.L’unica area offshore ben studiata è laparte occidentale dell’Artico, che rap-presenta il 75% di tutte le risorse diidrocarburi offshore scoperti dellaRussia.Varie fonti hanno offerto diverse previ-sioni sul potenziale delle riserve di idro-carburi dell’Artico. In Future of theArctic: A New Dawn for Exploration(Futuro dell’Artico: nuova alba delleesplorazioni), Wood Mackenzie e Fugro

idrocarburi o 586 miliardi di boe.Qualora Mosca riuscisse ad appropriarsidi ulteriori territori artici, la sua percen-tuale di idrocarburi potrebbe aumentaredi almeno 10 miliardi di tonnellate(73.3 boe) o di due terzi del consumoglobale annuale di energia. Alcuni esperti russi sostengono ancheche l’esplorazione futura dell’Articopotrebbe comportare la scoperta diulteriori vaste risorse di idrocarburi.Qualunque sia il reale potenzialedell’Artico, la maggior parte degliesperti, Statoil inclusa, concorda sulfatto che la Russia dominerà la produ-zione degli idrocarburi dell’Artico, inquanto circa il 69% delle riserve arti-che appartiene alla Russia. Secondo larelazione Wood Mackenzie/FugroRobertson, la Russia rivestirà un ruolodominante nel gas artico, arrivando arappresentando tre quarti della produ-zione massima.

Robertson manifestano un approcciopiuttosto cauto e ritengono che il poten-ziale globale di idrocarburi dell’Articosia il 29% di gas ancora non scoperto eil 10% di petrolio. Lo studio affermache le riserve totali di petrolio articoancora da scoprire (YTF) ammontano a166 boe (miliardi di barili equivalenti dipetrolio), mentre le risorse già scoperteammontano a 233 miliardi di boe.Nello stesso tempo, Future of the Arcticsostiene che le riserve dell’Artico con-tengono prevalentemente gas. Il gascostituisce l’85% delle risorse scopertee il 74% del potenziale YTF.Lo U.S. Geological Survey e la societànorvegese Statoil condividono l’opinionepiù ottimista che l’Artico contenga il25% delle riserve totali di idrocarburinon scoperti. Similmente, il ministerorusso per le Risorse naturali afferma chela parte russa dell’Artico contiene circa80 miliardi di tonnellate di depositi di

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STUDIO SULLE RISORSE DELL’ARTICO

Le dimensioni della piattaforma articasono pari a circa 4,5 milioni di chilome-tri quadrati. L’Oceano Artico è suddivisoin varie masse d’acqua, inclusi i Mari diBarents, Kara, Laptev, Siberia orientale eChukchi e le loro idrovie adiacenti.La parte occidentale della Russia artica èconsiderata una delle più importanti pro-vince del futuro relativamente a petrolio egas, dato che contiene circa 8,2 miliardidi tonnellate di idrocarburi. Fino a ora,notevoli riserve di petrolio e gas sonostate scoperte nei Mari di Barents,Pechora e Kara e nel bacino di Timan-Pechora. Il Mare di Barents include ilgiacimento Shtokman di gas e di con-densato (3,2 trilioni di metri cubi di gase 31 milioni di tonnellate di condensa-to) e il giacimento di petrolioPrirazlomnoye (circa 610 miliardi dibarili di petrolio). La società del gas sta-tale della Russia, Gazprom, controllaentrambi i giacimenti.Anche i bacini del Mare di Kara dispon-gono di un considerevole potenziale diidrocarburi. Includono gli enormi giaci-menti di gas e condensato Russanov eLeningrad, ciascuno dei quali può conte-nere più idrocarburi del giacimentogigante Shotkman. Nei decenni a venire,si prevede un aumento della produzionedi petrolio e gas proveniente da questearee e una diminuzione nelle tradizionaliregioni produttrici di idrocarburi, come ilVolga e gli Urali. Nel complesso, la parteoccidentale dell’Artico contiene il 18,4%delle riserve petrolifere della Russia e il7,6% del suo gas. Le riserve regionali dipetrolio grezzo, gas condensato e gasnaturale sono valutate attorno ai 53,3miliardi di barili equivalenti di petrolio.Nonostante le grandi prospettive, il baci-no di Timan-Pechora, che include ilNenets e parte della regione diArchangelsk e della Repubblica di Komi,è l’unica parte della Russia di Barentsche attualmente produce petrolio e gas.I Mari della Siberia Orientale e di Laptevincludono numerosi bacini, alcuni deiquali sono estensioni offshore del bacinogassoso di Vilyuy e potrebbero contenereulteriori risorse di idrocarburi. Depositisecondari di petrolio e gas sono stati sco-perti nei territori terrestri vicini al Mare di

Bering, fattore indicativo della probabilepresenza di ulteriori idrocarburi nel fondomarino adiacente. Tuttavia, a causa dellarigidezza del clima, tale area non è stataadeguatamente esplorata.Oltre alle aree russe, anche le regioniartiche offshore appartenenti allaDanimarca e agli Stati Uniti dispongonodi un interessante potenziale per quantoriguarda gli idrocarburi. Ciò è particolar-mente vero per il Bacino di KronsprinsChristian al largo della GroelandiaOrientale che dispone di risorse potenzia-li pari a oltre 10 miliardi di boe. La piat-taforma settentrionale dell’Alaska contie-ne da sola circa 6 miliardi di barili. Sistima che l’inizio della produzione nellariserva nazionale di petrolio dell’Alaska(NPRA) nel 2007 farà aumentare la pro-duzione di petrolio dell’Alaska da830.000 barili al giorno a 900.000 bari-li al giorno entro il 2014. Dopo questoperiodo si prevede una diminuzione dellaproduzione, ma qualora la RiservaFaunistica Nazionale dell’Alaska (ANWR)venisse aperta all’esplorazione e alla pro-duzione, ciò potrebbe stabilizzare la pro-duzione di petrolio dell’America artica. Nel complesso, Wood Mackenzie e FugroRobertson prevedono che entro il 2030 laproduzione di idrocarburi nell’Artico rag-giungerà i 10 milioni di boe. Gli espertirussi sostengono che la produzione di gasnella regione raggiungerà un totale dicirca 800 milioni di metri cubi di gasnaturale al giorno (più della metà dell’at-tuale tasso di produzione in Russia).

STRATEGIA ARTICA DELLA RUSSIA

La spedizione russa nel Polo Nord hamesso in evidenza lo status giuridicoincerto della regione artica. Cinque Paesi– Russia, Stati Uniti, Canada, Norvegia eDanimarca (in virtù del suo controllosulla Groelandia) – reclamano sovranitàdel territorio compreso nel Circolo PolareArtico.Secondo la Convenzione delle NazioniUnite sulla Legge del Mare (UNCLOS), gliStati hanno diritto a una zona economicaesclusiva (EEZ) di 320 chilometri nautici(200 miglia nautiche) oltre la loro lineacostiera. Uno Stato costiero detiene ildiritto esclusivo di sfruttare tutte le risor-se naturali comprese nella sua EEZ, con

inclusione delle risorse sotterranee diidrocarburi. Se uno Stato è in grado dicomprovare alla Commissione UN suiLimiti della Piattaforma Continentale chela propria piattaforma sottomarina siespande oltre la propria EEZ, ha il dirittodi sfruttare le risorse presenti in quelfondo marino. La Russia sostiene che ilfondo marino dell’Oceano Artico è unaproiezione della piattaforma continentalesiberiana. Il Cremino ha inviato una peti-zione al comitato UNCLOS sui confinidella piattaforma continentale per il rico-noscimento dei diritti di esplorazionedella Russia su oltre 1,2 milioni di chilo-metri quadrati (460.000 miglia quadra-te) di territorio sottomarino dell’Artico,incluse le dorsali di Lomonosov e diMendeleyev.Fino a ora, il comitato ha respinto larichiesta russa. Uno dei principali obiet-tivi della recente spedizione artica russa

RIVENDICAZIONI RUSSESULL’ARTICO

1. Polo Nord: La Russia lascia la propriabandiera sul fondo marino, 4,000 metri(13,100 piedi) sotto la superficie, come partedelle sue rivendicazioni sulle riserve di gas epetrolio2. Dorsale di Lomonosov: La Russia sostie-ne che questo territorio sottomarino è un’e-stensione del proprio territorio continentale esta cercando prove a sostegno di ciò.3. Linea a 200 miglia nautiche (370 chilo-metri): Dimostra come la concordata areaeconomica degli stati si estenda oltre la lorolinea costiera. Spesso fissata a partire daisole periferiche.4. Territorio rivendicato dalla Russia: Larichiesta di rivendicazione di una vasta areaè attentamente monitorata dagli altri paesi.Alcuni di questi potrebbero seguire l’esem-pio.

Fonte: http: //news.bbc.co.uk/2/hi/euro-pe/6927395.stm

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è stato il reperimento di prove scientifi-che a supporto delle rivendicazioni terri-toriali della Russia.L’esplorazione e lo sviluppo di nuoverisorse offshore nell’Artico potrebberooffrire alla Russia un’opportunità vitale diincrementare le proprie risorse di gas epetrolio. Ciò è importante data la previstadiminuzione della produzione di gasrusso da parte dei giacimenti esistentidai 545,1 miliardi di metri cubi nel2004 ai 344 miliardi di metri cubi nel2020. In termini di petrolio, la Russiarimane il secondo maggiore produttoremondiale dopo l’Arabia Saudita, tuttavia,le sue riserve comprovate sono valutateattorno a soltanto 79,5 miliardi di barili,mentre le riserve saudite sono pari a264,3 miliardi di barili. Per questo moti-vo, le riserve petrolifere potenzialidell’Artico potrebbero dimostrarsi di granvalore per il settore petrolifero russo.

REAZIONI CIRCUMPOLARI ALLASPEDIZIONE RUSSA

La spedizione artica della Russia sembraavere colto di sorpresa i funzionari statuni-tensi, canadesi e danesi.Il viaggio ha innescato una reazione acatena di spedizioni da parte di altri Staticircumpolari. Washington, Ottawa eCopenhagen hanno reiterato le loro riven-dicazioni sull’Artico e hanno ricalibrato leloro strategie e capacità regionali. La spe-dizione russa nel Polo Nord ha aumentatol’importanza delle questioni artiche in cia-scuno degli Stati litoranei. Nei mesi avenire, i governi regionali cercheranno dipotenziare la loro presenza nell’Artico tra-mite ulteriori spedizioni scientifiche emanovre militari e tramite l’investimentoin navi rompighiaccio e ricerche geologi-che.La reazione del governo degli Stati Uniti

alla spedizione russa rivela l’indecisione diWashington relativamente alla propriastrategia artica. Sin dal 1982, il Senatodegli Stati Uniti ha mancato di ratificare laConvenzione UN sulla Legge del Mare.L’amministrazione Bush sostiene il tratta-to, ma non è stata finora in grado di repe-rire i voti necessari per garantirne la ratifi-ca. John Bellinger, il consigliere legale delDipartimento di Stato, ha recentementeaffermato che, qualora gli Stati Uniti rati-ficassero la legge, potrebbero reclamare lasovranità su oltre 600 miglia di fondomarino al largo della costa dell’Alaska edesercitare influenza diplomatica sul comi-tato della Convenzione responsabile delladeterminazione dei confini della piattafor-ma continentale.Il sostegno alla Legge del Mare sembraessere crescente in Senato. La recentespedizione artica della Russia ha fornitoall’amministrazione Bush e ad altri soste-

Confini concordati

Confine equidistante

Linea a 200 miglia

Territorio rivendicato dalla Russia

Dorsale di Lomonosov

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nitori della Legge del Mare una validaopportunità politica per sollecitare la rati-fica del trattato.Solo pochi giorni dopo che gli esploratorirussi avevano piantato una bandiera nelfondo marino dell’Artico, il governo degliStati Uniti ha lanciato la propria spedi-zione. Il 6 agosto, la rompighiaccio Healydella guardia costiera statunitense halasciato Seattle alla volta del Mare diBering. Secondo i funzionari governativi,la missione di Healy è lo studio del riscal-damento globale e delle sue conseguenzenella regione. La Healy è una delle sol-tanto quattro navi rompighiaccio operati-ve del governo statunitense ed è l’unicanave della flotta in grado di completare lamissione. La lotta della guardia costieraper il reperimento di una nave navigabilein grado di salpare per l’Artico con brevepreavviso ha posto ulteriore attenzionesulle condizioni critiche della flotta rom-pighiaccio degli Stati Uniti. Un numerocrescente di rappresentanti e senatoristatunitensi è favorevole a una legislazio-ne mirata all’aumento dei finanziamentidestinati alle rompighiaccio della guardiacostiera degli Stati Uniti e all’espansionedelle dimensioni della flotta. Le recentimanovre artiche della Russia hannomesso in evidenza le debolezze nellastrategia artica degli Stati Uniti, ma pro-babilmente produrranno un maggioresostegno del Congresso alla Legge delMare e maggiori finanziamenti per laguardia costiera.La spedizione russa al Polo Nord ha pro-vocato un’infervorata risposta da parte dinumerosi leader canadesi. Il primo mini-stro Steven Harper ha continuamentesottolineato l’esigenza di utilizzare lapotenza militare per proteggere gli inte-ressi del Canada nell’Artico; nei giornisuccessivi alla spedizione russa ha visi-tato i territori del Nord-ovest e delNunavut. Il ministro degli Esteri PeterMacKay ha immediatamente sminuito laspedizione polare della Russia come ungesto insignificante e ha affermato chela sovranità del Canada sull’Artico è dilunga data e ben consolidata. Le conse-guenze politiche in Canada alla spedizio-ne russa hanno stimolato il governo alanciare il 7 agosto una “operazione disovranità” nell’Artico canadese notacome Operazione Nanook.

Nanook consisteva di due navi di superfi-cie, un sottomarino e 700 militari impie-gati in manovre a Nunavut, nella Baia diFrobisher, nello Stretto di Hudson e nelloStretto di Davis. La rapida reazione delgoverno Harper agli sviluppi nell’Articoriflette la crescente importanza che lequestioni relative all’Artico rivestono inCanada. Durante le elezioni federali del2006, Harper e il partito conservatorehanno delineato un piano in più punti perproteggere il Passaggio a Nord-ovest e lerisorse energetiche dell’Estremo Nord. Lastrategia includeva tre nuove rompighiac-cio capaci di trasportare centinaia di mili-tari, un porto artico di acqua profonda peruso militare e commerciale, nuove basimilitari nella regione e un sistema di sen-sori artico nazionale in grado di rilevaresottomarini e navi di superficie stranieri.A luglio, il primo ministro ha annunciatoche il governo avrebbe acquistato da sei a

otto navi vedetta armate per la Marina alfine di pattugliare le acque territorialicanadesi.Oltre a difendere fisicamente le proprieacque, il Canada deve agire rapidamenteper difendere le sue rivendicazioni legalirelative al territorio artico. Secondo i ter-mini dell’UNCLOS, il Canada ha tempofino al 2012 per presentare prove scien-tifiche a supporto delle proprie rivendica-zioni sulla piattaforma continentale.Tuttavia, date le cattive condizioni dellasua flotta di rompighiaccio, il governopotrà essere costretto a noleggiare rompi-ghiaccio straniere per portare avanti leoperazioni d’indagine. Harper si è fattopaladino delle rivendicazioni del Canadasull’Artico da molto tempo e ha continua-mente citato l’enorme valore potenzialedelle risorse naturali che giacciono sottole acque ghiacciate del Canada del Nord.Con l’intensificarsi della lotta per gli

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idrocarburi artici, il governo Harper saràveloce a difendere gli interessi delCanada. In risposta alle azioni russe,americane e canadesi, il 12 agosto ilgoverno danese ha lanciato una spedizio-ne artica. Una squadra multinazionale di40 scienziati, inclusi 10 danesi, ha sal-pato dall’isola norvegese di Svalbard allavolta del Polo Nord a bordo della rompi-ghiaccio svedese Oden. Il governo hadato istruzioni agli scienziati danesi direperire le prove che la dorsale diLomonosov è un’estensione sottomarinadella Groelandia e non della Russia. Ilcapo della spedizione ChristianMarcussen ha confermato che la ricercasarebbe stata usata a sostegno dellerivendicazioni territoriali danesinell’Artico. È probabile che la Danimarcacontinui la propria ricerca scientificanella regione; potrebbe anche risponderealle recenti manovre militari canadesi

con il proprio dispiegamento di forze.Negli anni recenti, Danimarca e Canadahanno entrambi lanciato missioni militariper piantare le loro bandiere sulla minu-scola isola di Hans, una collinetta disabi-tata situata strategicamente nel mezzodello Stretto di Nares, l’idrovia che colle-ga la Baia di Baffin all’Oceano Artico.È probabile che, nell’immediato futuro,l’isola di Hans riemerga come puntocaldo nelle geopolitiche artiche.Fino a ora, il governo norvegese è statovistosamente assente dalla disputa inter-nazionale sul territorio artico, cosa inlarga misura dovuta alla cooperazione incorso tra Norvegia e Russia relativamenteallo sviluppo degli idrocarburi offshorenella regione. L’emergente relazione stra-tegica tra Oslo e Mosca relativa allo svi-luppo del petrolio e del gas regionaleaiuta a spiegare la tiepida reazione delgoverno norvegese alla recente spedizio-

ne polare della Russia.Sin dal 2002, i governi norvegesi e russihanno firmato una serie di dichiarazioniche delineano il ruolo della Norvegiacome partner strategico della Russianello sviluppo degli idrocarburidell’Artico. Le società norvegesi Statoil eNorsk Hydro hanno 35 anni di esperien-za nello scavo di pozzi in condizioniestreme nella piattaforma continentalesettentrionale. L’esperienza e il capitalenorvegese potrebbero dimostrarsi estre-mamente validi per i campioni statalirussi Rosneft e Gazprom nella continua-zione dei progetti di sviluppo offshorenell’Artico.

BENEFICIARI POTENZIALI DELLAFRONTIERA ENERGETICA DELL’ARTICO

Oggi, le compagnie petrolifere nazionali(NOC) controllano circa l’80% delle riser-ve globali di petrolio e gas. Ciò hacostretto le compagnie petrolifere inter-nazionali a competere l’una con l’altra inmaniera serrata per i diritti di sviluppo suriserve di idrocarburi sempre più scarse.Come risultato, le nazioni ricche di risor-se hanno generalmente molta influenzanella scelta dei partner o delle società diservizi per i loro progetti relativi a petro-lio e gas. Tuttavia, nel caso dello svilup-po degli idrocarburi dell’Artico, la Russiae le altre nazioni circumpolari sarannocostrette a scegliere tra un pugno di com-pagnie con la conoscenza tecnologica el’esperienza dell’area sub-artica necessa-ria a estrarre petrolio e gas dal fondalemarino dell’Artico.I campioni dell’energia statale Gazprom eRosneft hanno un’esperienza limitata ditali progetti complicati e lontani. Non èsicuro quanto rigorosa saranno l’esplora-zione e la produzione dell’Artico, ma esi-stono alcune compagnie che hanno dimo-strato le competenze di base necessarie agestire i progetti relativi agli idrocarburioffshore dell’Artico.Le aziende norvegesi Statoil e NorskHydro dispongono di esperienza insupe-rata nello sviluppo delle risorse offshore edetengono la leadership nelle tecnologierelative. Entrambe le società hanno uti-lizzato con successo nuove tecnologie inclimi rigidi, restando comunque sensibilialle tematiche ambientali. Tramite i pro-

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getti Snøvit e Ormen Lange, Statoil eNorsk Hydro hanno sviluppato le capacitàe la tecnologia necessarie a scavare consuccesso nell’Artico.Nonostante le differenze a livello di con-dizioni climatiche e geologiche tra i pro-getti potenziali norvegesi e russi, i norve-gesi dispongono del potenziale per adat-tare le loro operazioni alle iniziative rela-tive agli idrocarburi nell’Artico. Oltre allecompagnie norvegesi, i colossi anglo-americani occupano una buona posizioneper beneficiare dello sviluppo energeticodell’Artico. Exxon, BP e Shell hanno ognuna espe-rienza di progetti a elevata tecnologia incondizioni ambientali nordiche estreme.Tra queste ditte, Exxon detiene senzadubbio la migliore posizione. Exxon si èdimostrata un operatore competente delprogetto inerente a petrolio e gasSakhalin-1 nell’Estremo Oriente russo.Nonostante forti pressioni inflazionisti-che a monte, il progetto guidato da Exxona Sakhalin-1 è stato svolto più o meno intempo e a costo relativamente ragionevo-le. Inoltre, Exxon ha sviluppato una soli-da collaborazione lavorativa con Rosneft,una delle due società russe di proprietàstatale con diritti esclusivi di sviluppooffshore nell’Artico. Exxon dispone anchedi una forte presenza in Alaska e nelCanada settentrionale grazie ai suoi pro-getti inerenti al gas alla Baia di Prudhoe,Point Tompson e nel Delta del Mackenziee alle sue attività petrolifere a Cold Lakee alle sabbie bituminose di Kearl.Nessuno è in grado di prevedere quantodifficili saranno esplorazione e produzio-ne nell’Artico, ma la solida posizionefinanziaria, competenza tecnica e grandeesperienza di Exxon nell’operare in con-dizioni artiche la rendono un candidatod’elezione per l’avvio di progetti futuriancora più a nord.Come Exxon, Shell e BP hanno esperien-za nella gestione di progetti complessi incondizioni climatiche impegnative. Shellè un attore importante nel progetto dellesabbie petrolifere di Athabasca in Albertasettentrionale e, fino a poco tempo fa,l’importante ditta anglo-olandese hagestito Sakhalin-2, il maggiore progettointegrato relativo a petrolio e gas. BP èstato un attore di spicco in Alaska perdecenni e ha investito fortemente in

Siberia occidentale e nel progettoSakhalin. Nonostante la loro considerevo-le familiarità con complicati progetti sub-artici, ognuna di queste compagnie hasperimentato in anni recenti difficoltàpolitiche e tecnologiche con le proprieattività più a Nord. La reputazione dellaShell in Russia è tuttora macchiata dallesforature nei costi e dalle violazioniambientali verificatesi durante il suomandato come operatore di Sakhalin-2.Le infrazioni ambientali di BP in Alaskasono state oggetto di indagini da partedegli Stati Uniti e TNK-BP ha perso unoscontro con il Cremlino in relazione aidiritti di sviluppo sul giacimento di gas diKovykta in Siberia orientale. Nel corsodell’anno passato, Shell e BP hanno cer-cato di rafforzare la loro posizione inRussia tramite l’annuncio di un’impor-tante partnership con Rosneft. Shell staanche lottando nella corte federale statu-nitense per potere scavare pozzi esplora-tivi nel Mare di Beaufort dell’Alaska. Nonostante le recenti difficoltà politiche,Shell e BP dispongono del potenziale peravviare progetti relativi a idrocarburinell’Artico nel lungo termine.

DIFFICOLTÀ RELATIVE ALLO SVILUPPO ARTICO

Allo stato attuale, le operazioni offshoredella Russia contribuiscono alla produ-zione nazionale totale soltanto dello 0,5percento. Entro il 2020, la strategia dellaRussia relativa allo sviluppo della piat-taforma continentale è mirata a incre-mentare fino al 20% la quota offshoredella produzione nazionale di petrolio egas.Il punto principale qui è se la Russia siacapace in un futuro immediato di svilup-po attivo nell’Artico, dato il rigido climapolare e gli habitat vulnerabili.In questo senso, gli ostacoli chiave inclu-dono la mancanza di esperienza e tecno-logie pertinenti, assenza di fatto di tuttele attrezzature industriali essenziali e diinfrastrutture vitali nelle regioni artiche,un regime normativo problematico el’ambiente fiscale.

DATI GEOLOGICI

La mancanza di dati geologici nella sezio-

ne russa dell’Artico costituisce un proble-ma serio. La maggior parte delle risorseattuali di idrocarburi nella parte russadell’Artico, quali i giacimenti diShtokman e Prirazlomnoye, furono sco-perte dai geologi sovietici nei tardi anniSettanta e negli anni Ottanta.Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel1991, il governo federale russo interrup-pe il finanziamento statale delle spedi-zioni geologiche. Come conseguenza, neiprimi mesi del 2007, la parte russadell’Artico conteneva soltanto 58 pozzi,dove invece la Norvegia ne aveva già sca-vati circa 1500 nelle sue sezioni. Oggi, la strategia della Russia relativaallo sviluppo della piattaforma continen-tale mira a incrementare il lavoro geologi-co nell’Artico tramite una combinazionedi finanziamenti pubblici e privati, dove ilgrosso del finanziamento proviene daentità aziendali. Recentemente, il gover-no russo ha pianificato di introdurre unaserie di misure per incoraggiare l’esplora-zione offshore consentendo agli scoprito-ri di risorse offshore di reclamare diritti diesplorazione senza asta. È possibile tut-tavia che tali piani siano stati accantona-ti date le intenzioni di Mosca di assegna-re diritti esclusivi di esplorazione offsho-re alle società controllate dal Cremino,Gazprom e Rosneft.Cionondimeno, è probabile un coinvolgi-mento delle compagnie petrolifere inter-nazionali in attività esplorative congiuntecon partner russi. A luglio 2007, il presi-dente di Rosneft Sergei Bogdanchikov hasottolineato l’intenzione della sua societàdi onorare il “memorandum di intesa”raggiunto nel 2006 con BP relativamen-te all’esplorazione congiunta dell’Artico.Sebbene fino a ora il memorandum nonabbia comportato alcun meccanismoconcreto relativo al coinvolgimento di BPnelle attività di Rosneft, questo impor-tante colosso potrebbe raggiungere il49% nella partnership congiunta.

TECNOLOGIA E INFRASTRUTTURE

Quando giungerà l’ora di sviluppare latecnologia e le infrastrutture vitali per leattività legate agli idrocarburi dell’Artico,la Russia avrà due opzioni: o svolgere illavoro necessario da sola, oppure invitarea bordo partner stranieri. Lo sviluppo

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nazionale di nuove tecnologie potrebbeincrementare notevolmente i costi eridurre la competitività dei progetti relati-vi alla Russia artica, ma nel lungo termi-ne, potrebbe incrementare lo svilupposocio-economico nelle regioni adiacenti.Per esempio, il complesso industrialemilitare, coinvolto nella modernizzazionedelle piattaforme per l’industria petrolife-ra e del gas russa, potrebbe anche rica-vare dei vantaggi.Entro il 2020, secondo le previsioni diRosneft, i progetti offshore della Russiagià esistenti richiederanno 49 piattafor-me. Al momento, non è chiaro se Moscasia in grado di sviluppare tali piattaformeda sola, specialmente se si considera cheattualmente Gazprom sta utilizzando nelsuo giacimento di Shtokman attrezzaturedi perforazione costruite in Norvegia.

INVESTIMENTI E TASSAZIONE

Il costo legato allo sviluppo di entrambele riserve di idrocarburi offshore e onsho-re nell’Artico russo è particolarmentealto. Lo sfruttamento delle riserve dipetrolio e gas della regione di Barens sol-tanto richiederà investimenti di capitaletotale pari a circa 65 miliardi di dollaristatunitensi, di cui 5 miliardi per indagi-ni geologiche, 50 miliardi per esplorazio-ne e sviluppo e 10 miliardi per infrastrut-ture vitali, quali condotti per l’esportazio-ne e strutture portuali. Tuttavia, è impor-tante ricordare che queste cifre sono sol-tanto stime iniziali. Il prezzo dell’attiva-zione dei progetti dell’Artico russopotrebbe anche subire un’impennata,come avvenne per Sakhalin-2 e per il pro-getto norvegese Snøhvit.Secondo il ministero delle Risorse natu-rali russo, i costi elevati dell’esplorazioneartica e le spese saranno compensati inprospettiva dall’enorme volume di idro-carburi. Alcuni esperti valutano il poten-ziale di risorse dell’Artico russo fino a 7trilioni di dollari statunitensi.Tuttavia, queste stime sono ottenute inbase alle condizioni attuali dei prezzi dipetrolio e gas. In tal senso, il futuro dellosviluppo della piattaforma continentaleartica sarà determinato dalle dinamichemondiali dei prezzi del petrolio nei pros-simi venti anni. Tuttavia, i prezzi futurisaranno anche determinati dal ruolo della C

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Russia nello sviluppo della sua piattafor-ma continentale.Nel prossimo decennio, piuttosto cheoptare per il finanziamento di esplorazio-ne e produzione offshore per proprioconto, Mosca potrebbe decidere, o esse-re obbligata dalle circostanze, a invitareinvestitori stranieri. In tal caso, la Russiadovrà inviare i segnali giusti al capitalestraniero dimostrando trasparenza nelsuo regime normativo e nelle sue politi-che.Al momento, l’affare Yukos e la crescen-te interferenza del Cremino (spesso dinatura informale) nel settore petrolifero edel gas alimenta l’ansietà degli investito-ri stranieri. La Russia non ha ratificato laConvenzione di Washington del 1965 chestabilisce meccanismi legali internazio-nali per gli investitori stranieri nella riso-luzione di conflitti relativi ad investimen-ti. Il governo russo non ha, fino a ora,offerto imposte e altri incentivi adeguatialle compagnie straniere che garantisca-no imposte stabili alle compagnie stra-niere per la durata del progetto specifico.

AMBIENTE

Le questioni ambientali rappresenteran-no sfide significative per le compagnieche cercano di conseguire sviluppi sularga scala di petrolio e gas artico.L’Artico include habitat unici di culturenordiche indigene, paesaggi, fauna eflora e vita marina. I recenti timoriambientali relativi a Sakhalin-2, allaNorth Slope dell’Alaska e alla RiservaFaunistica Nazionale dell’Alaska hannostimolato una risposta da parte di grup-pi ambientalisti locali e internazionaliche hanno evidenziato i potenziali pro-blemi che le compagnie dovranno pro-babilmente affrontare nell’ambito deiloro progetti offshore artici. Al fine diproseguire con le loro iniziative relativeagli idrocarburi dell’Artico, le compa-gnie dovranno facilitare una cooperazio-ne internazionale su scala completa conle comunità indigene locali, con le orga-nizzazioni ambientaliste, le agenziegovernative e le istituzioni accademicheche si occupano di ricerca ambientale,

mutamenti climatici, oceanografia, bio-logia marina, per menzionare solo alcu-ni interlocutori. La risoluzione dei pro-blemi ambientali farà certamenteaumentare i costi dello sviluppo degliidrocarburi dell’Artico.

MIDSTREAM ARTICO: LA ROTTA DELMARE DEL NORD E IL PASSAGGIO ANORD-OVEST

La calotta polare in fase di scioglimentonon solo renderà possibile l’estrazione diidrocarburi dal fondo marino dell’Artico,ma aprirà anche percorsi strategici per ilcollegamento della regione polare con iprincipali mercati energetici. L’aperturadella rotta del Mare del Nord e delPassaggio a Nord-ovest ha il potenziale ditrasformare i percorsi di navigazione glo-bali.

La rotta del Mare del Nord (NSR),descritta anche come passaggio a Nord-ovest, è un passaggio navigabile che vadall’Atlantico settentrionale, lungo la

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costa siberiana, fino all’Estremo Orienterusso e all’Oceano Pacifico.Rispetto alle rotte tradizionali del Maredel Sud tramite i canali di Suez o diPanama, la NSR offre una notevole ridu-zione (circa il 40%) della distanza traEuropa e la costa occidentaledell’America settentrionale, Asia nord-orientale ed Estremo Oriente. Per esempio, la tradizionale rotta del Sud(tramite il Canale di Suez) tra Amburgo eYokohama è di 11.430 miglia; la rottadel Mare del Nord riduce tale distanza asolo 6.900 miglia. In modo simile, ladistanza tra un importante porto maritti-mo dell’Artico, Murmansk, e la costaorientale del Canada è soltanto la metàdella distanza tra Abu Dhabi nel GolfoPersico e il porto di Galveston in Texas. Al momento, la rotta del Mare del Nord èaccessibile soltanto durante l’estate.Tuttavia, entro i prossimi 20-30 anni,probabilmente il riscaldamento globalerenderà la rotta completamente accessi-bile per tutto l’anno.A parte il ghiaccio in fase di scioglimen-

to, altri fattori rendono la Rotta del Maredel Nord un’opzione attraente per la navi-gazione commerciale: instabilità politicain Medio Oriente, congestione nei canalidi Suez e Panama e pirateria in idroviestrategiche in Asia sud-orientale. La Russia ha aperto la NSR ai natantistranieri, ma alcune questioni chiavedevono essere risolte al fine di rendere laNSR una rotta per i trasporti competitivae attraente per i beni commerciali e gliidrocarburi.Allo stato attuale, la NSR manca delleinfrastrutture di superficie, dei sistemi disupporto della navigazione, delle misuredi tutela ambientale e dei sistemi fiscalie tariffari trasparenti richiesti propri diun’idrovia di classe mondiale. Navi divasta capienza con funzioni di rompi-ghiaccio saranno sempre necessarie nellaNSR per l’immediato futuro. Fino allo scioglimento del ghiaccio, laRussia necessiterà di numerose navicisterna di tipo Arctic Class, quali EC-10e EC-15, per facilitare un trasporto degliidrocarburi lungo la NSR efficace e stabi-

le a livello ambientale. La prima di queste navi, la MikhailUlyanov, secondo programma inizierà aservire il giacimento di Prirazlomnoyenell’Artico occidentale nel 2009. Lesocietà russe Sovkomflot e PrimorskShipping Corporation dispongono già diuna dozzina di navi cisterna di tipo IceClass 1A tecnicamente vicine a quelle ditipo Arctic Class.Secondo il Rapporto sul settore navicisterna di tipo Ice Class del 2006 e ilRapporto sulla navigazione di tipo IceClass del 2007, gli sviluppi offshoredell’Artico potrebbero avere già incre-mentato la costruzione di nuove navicisterna di tipo Ice Class 1A/1AC, di cui167 sono già state ordinate. L’aperturacompleta della NSR stimolerà probabil-mente lo sviluppo delle riserve di idrocar-buri nell’Artico, in Siberia e nell’EstremoOriente russo fornendo un efficiente rottadi trasporto ai mercati mondiali.Il Passaggio a Nord-ovest (NP) si estendelungo l’arcipelago canadese e collega glioceani Pacifico e Atlantico. A causa della

La rotta del Mare del Nord e la rotta tradizionale del Sud

Fonte: Programma internazionale per la Rotta del Mare del Nord, http:/ /www.fni.no/insrop/

_A sinistra, la spedizione polare russa. A

destra, la rotta del Mare del Nord, oggi ac-

cessibile sono nei mesi estivi, rispetto alla

tradizionale rotta del Sud offre una note-

vole riduzione delle distanze tra Europa e

America settentrionale, Asia Nord-orienta-

le ed Estremo Oriente

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densità del ghiaccio, le navi commercialinon sono in grado di attraversare il pas-saggio senza l’assistenza delle rompi-ghiaccio. Tuttavia, nel corso dei prossimi20 o 30 anni, il ghiaccio si scioglierà avelocità tale da consentire alle navi dinavigare l’idrovia senza necessità di assi-stenza.Entro la fine del secolo, si prevede che ilNP resti aperto 120 giorni l’anno. Inassenza di ghiaccio, il passaggio potreb-be ridurre la distanza del viaggio daLondra a Tokio di 5000 chilometri (3000miglia) rispetto alla rotta del Canale diSuez, o di 8000 chilometri rispetto allarotta del Canale di Panama. Il governocanadese reclama la sovranità sulle pro-prie acque arcipelagiche, ma gli StatiUniti e l’UE ritengono il NP come acqueinternazionali.Affinché lo sviluppo degli idrocarburi arti-ci divenga economicamente praticabilesu larga scala, i costi di trasporto devonoessere minimizzati. Per esempio, perdistribuire le risorse del bacino di Timan-Pechora e del Mare di Barents all’Europa,potrebbe essere necessario utilizzarerompighiaccio per aprire una via naviga-bile alle navi cisterna resistenti al ghiac-cio in viaggio dal porto di Varandey delMare di Pechora alla costa europea.Qualora tale percorso di navigazionevenisse consolidato, potrebbe facilitare losviluppo di giacimenti offshore nei Maridi Barents, Bianco, Pechora, e Kara eridurre la pressione sul sistema sene-scente di oleodotti terrestri della Russia.

CONCLUSIONE

La reazione internazionale alla recentespedizione polare da parte della Russiaha evidenziato il potenziale dell’Articocome futura base di risorse di idrocarbu-ri per i mercati globali dell’energia.Contemporaneamente, ha rivelato ancorauna volta le realtà del riscaldamento glo-bale che sta accelerando lo scioglimentodella calotta polare e pertanto sta apren-do i tesori minerali dell’Artico all’esplora-zione.Dovendo affrontare una diminuzionedelle proprie risorse di petrolio e gas, lenazioni polari cercheranno di ottenereuna parte delle riserve di idrocarburi off-shore molto prima del 2025-2030, quan-

do lo scioglimento dell’Artico sarà almassimo picco.In questo senso il Cremlino occupa unaposizione migliore rispetto ad altri. Èstato il primo ad affermare le proprierivendicazioni e la maggior parte dellerisorse sono situate nelle sue acque terri-toriali. Inoltre sembra che la Russia sial’unica nazione polare a disporre di unastrategia di sviluppo a direzione centra-lizzata relativamente all’Artico. Ciò chemanca alla Russia è la tecnologia essen-ziale per l’esplorazione degli idrocarburi.Questo fattore potrebbe avere un ruolodeterminante nella definizione di unsistema internazionale futuro della pro-duzione degli idrocarburi dell’Artico.Allo stato attuale della sua evoluzionetecnologica, è improbabile che la Russiaadotti un sistema mercantilista di esplo-razione di petrolio e gas nell’Artico, edeve per forza cercare cooperazione conaltre nazioni polari nella produzione con-giunta di idrocarburi.Shamil Midkhatovich Yenikeyeff è ricer-catore universitario presso l’OxfordInstitute for Energy Studies e membrosuperiore associato presso il Russian andEurasian Studies Centre dell’Universitàdi Oxford. Timothy Fenton Krysiek è ricer-catore universitario ospite presso l’OxfordInstitute for Energy Studies e borsistapresso il Russian and Eurasian StudiesCentre dell’Università di Oxford. I conte-nuti di questo documento costituisconoresponsabilità esclusiva dei suoi autori.Tali contenuti non rappresentano neces-sariamente le opinioni dell’OxfordInstitute for Energy Studies, dove questoarticolo è stato pubblicato la prima volta,o di alcuno dei suoi membri.

APPENDICE. Cronologia dell’esplorazione e dello sviluppo dell’Artico

1903-05

L’esploratore norvegese Roald Amundsenriesce per primo a navigare il Passaggioa Nord-ovest.

1909

Gli esploratori americani Robert Peary eMatthew Henson raggiungono per primiil Polo Nord.

1909

Il Canada rivendica diritti sul territorio apartire dalla costa del proprio MareArtico fino al Polo Nord.

1910-1915

La marina imperiale russa esplora laRotta del Mare del Nord e ne stila lamappa nella speranza di aprire il pas-saggio alla navigazione commerciale.

1924

Gli Stati Uniti affermano che il PoloNord è una continuazione sottomarinadell’Alaska.

1926

L’Unione Sovietica rivendica il territoriodalla Penisola di Kola, attraverso il PoloNord fino allo Stretto di Bering. Gli altriStati circumpolari non contestano ladichiarazione sovietica.

1954

L’istituto artico sovietico scopre catenemontuose sotto la superficie dell’OceanoArtico.

1958

Il sottomarino USA Nautilus naviga sottola calotta polare artica e attraversa ilPolo Nord.

1958

Il sottomarino USA Skate diventa ilprimo vascello che emerge al Polo Nord.

1963

Notevoli depositi di minerale ferrososcoperti nella baia di Baffin.

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1968

Compagnie USA scoprono petrolio nellaBaia di Prudhoe sulla costa articadell’Alaska.

1969

La nave cisterna USA Manhattan e unarompighiaccio navigano lungo ilPassaggio a Nord-ovest. Nazionalisticanadesi protestano contro questo viag-gio.

1970

Il Canada approva l’Atto sull’inquina-mento delle acque artiche ed estende leproprie rivendicazioni territoriali da 3 a12 miglia a partire dalla costa canade-se, reclamando difatti sovranità sunumerosi stretti chiave nel Passaggio aNord-ovest.

1977

L’oleodotto Alaska viene completato egiacimenti petroliferi nella Baia diPrudhoe avviano la produzione su largascala.

1982

Le Nazioni Unite approvano laConvenzione sulla Legge del Mare(UNCLOS).

1985

La rompighiaccio della guardia costieraUSA Polar Sea naviga lungo il Passaggioa Nord-ovest. Il Canada risponde riaffer-mando la propria sovranitàsull’Arcipelago Artico.

1988

Gli USA e il Canada firmano l’accordo diCooperazione artica in base a cui lerompighiaccio USA necessitano dell’au-torizzazione del governo canadese primadi attraversare il Passaggio a Nord-ovest.

1994

UNCLOS entra in vigore.

1996

La Norvegia ratifica UNCLOS.

1997

La Russia ratifica UNCLOS.

2000

La Russia rivendica le Dorsali diLomonosov e di Mendeleev, aumentandole proprie rivendicazioni relative allapiattaforma continentale di 1,2 milionidi chilometri quadrati.

2003

Il Canada ratifica UNCLOS.

2004

La Danimarca ratifica UNCLOS.Copenhagen dichiara che la Dorsale diLomonosov è una continuazione dellaGroelandia, ma non presenta le rivendi-cazioni alle Nazioni Unite.

2005

Un sottomarino nucleare USA presumi-bilmente passa attraverso le acquedell’Artico canadese senza autorizzazio-ne da parte del governo di Ottawa.

2006

La Norvegia presenta una petizione alleNazioni Unite per rivendicare 250.000chilometri quadrati di piattaforma conti-nentale nei Mari di Norvegia e diBarents.

Maggio-Agosto 2007

Scienziati russi raccolgono prove a sup-porto della rivendicazione che le Dorsalidi Lomonosov e di Mendeleev sianoestensioni della piattaforma continentalerussa. Gli USA, il Canada e laDanimarca rispondono con spedizioninell’Artico.

"Dal paper presentato al convegnoGeopolitica dell'energia/Geopolitics ofEnergy, organizzato a Trento il 10-11 dicem-bre 2007 dal Centro studi sulla Storiadell'Europa Orientale".