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CRONACA TORINO VI LUNEDÌ 11 MARZO 2013 l a R e p u b b l i c a VIAGGIO NELLE ASSOCIAZIONI/ 48 Pungolo, la magia del cinema di qualità “Però senza dibattito” La scheda SITI INTERNET SITI INTERNET www.pungolodue.it NOME Associazione cinecircolo Il Pungolo Due PRESIDENTE Pietro Caccavo SOCI SOCI 500 Il presidente Caccavo: “Una sola regola: né film troppo specializzati né troppo semplici” DA DISCUTERE Una scena di Diaz, una delle proposte di quest’anno. A sinistra: Pietro Caccavo, presidente dell’associazione Conta più di 500 soci il cineforum fondato nel 1967 a Cit Turin Le proiezioni nella sala sotto la chiesa di piazza Benefica MARIA ELENA SPAGNOLO V IA Bagetti è una piccola via torinese, che costeggia la chiesa di Gesù Nazareno. Al numero 30 c’è un portone di le- gno che conduce all’ingresso late- rale della parrocchia. Una delle prime ad arrivare qui, quest’anno, è stata Jodie Foster. Con lei c’era- no Kate Winslet e Cristoph Waltz. Pochi giorni prima si era visto Sean Penn, con un’aria un po’ straluna- ta. Dopo sono apparsi George Clooney e Klint Eastowood, Vale- rio Mastandrea e Elio Germano. Non sono mancate le atmosfere parigine di Woody Allen e le storie di Teheran. Ogni settimana, sotto la chiesa di piazza Benefica, è il mondo che va in scena, con le sue luci e i suoi chiaroscuri. Qui, dalla metà degli anni Cinquanta, i sot- terranei della chiesa sono stati tra- sformati in un cineteatro parroc- chiale, l’Esedra. E proprio qui, nel- la sala da duecento posti, si ritro- vano i soci del cineforum “Il pun- golo”, associazione di “cultura ci- nematografica”. «Era il 1967 quando alcuni par- rocchiani decisero di fondare un cineforum – spiega l’attuale presi- dente dell’associazione, Pietro Caccavo – da allora è stato sempre attivo. Quasi sempre al cinema Esedra, eccetto i dieci anni di chiu- sura della sala dopo la tragedia del cinema Statuto, dal 1983 al 1993. In quel periodo ci ritrovammo in altre sale torinesi. Da quando, do- po i lavori, l’Esedra è stato riaperto il cineforum è tornato qui». Come funziona? «All’inizio dell’anno ogni socio compra la tessera: con 50 euro ha diritto alla visione di tutti i film del programma, che quest’anno ad esempio sono 24. Sono io a sceglierli, selezionando tra i migliori titoli della stagione dell’anno scorso». Giornalista, specializzato in teatro e cinema, Pietro Caccavo è responsabile an- che del programma artistico dell’’Esedra. «Scelgo film di qua- lità, quelli che vorrei vedere come spettatore, cercando di tenere in conto le esigenze di tutti: non noiosi o troppo specializzati, ma nemmeno troppo semplici e po- polari, fini a se stessi. Ci sono quin- di i film imperdibili della stagione precedente con anche qualche chicca: quest’anno c’è l’argentino “Cosa piove dal cielo?”». Tanti i film noti in programma quest’anno, da “The artist” a “Car- nage”, a “Diaz”, a “Cesare deve morire”. «I soci sono circa 500, e arrivano non solo dal quartiere. Apprezzano la passione per il ci- nema, e anche la convenienza perché no. C’è qualche giovane, ma l’età media è sui 50 anni.» Tre le proiezioni per ogni film, che cam- bia ogni settimana. «L’associazio- ne, che si basa sulle tessere dei so- ci, noleggia i film ogni settimana. Stiamo cercando di attrezzarci adesso per il futuro passaggio al digitale». Dal 67 ad oggi, il Pungo- lo (che nel frattempo per un cam- biamento di statuto ha cambiato il suo nome in Il pungolo 2) ha visto tante stagioni cinematografiche: «Tanti appassionati di cinema so- no passati da qui. Un nome? Il fon- datore Baldo Vallero, presidente per molti anni prima di me. O Ste- ve della Casa. Da una costola del Pungolo nacque Movie Club, che poi diede vita al Torino Film Festi- val». E dopo i film? «Non c’è la di- scussione, distribuiamo una scheda critica all’inizio. Spesso però i soci si fermano a parlare qui, davanti all’ingresso, o sotto gli al- beri di piazza Benefica. Il cinema rimane un fenomeno collettivo» Traumi, emozioni e vittorie Lo sport fa bene al cervello Una settimana di incontri al Circolo dei Lettori © RIPRODUZIONE RISERVATA S I APRE oggi a Torino la “Settima- na del cervello”. E’ un ciclo di con- ferenze e incontri per scoprire che cosa succede nella propria mente quando si guarda una partita di calcio o di tennis e, perché no, quando si sta facendo sport. Il primo dibattito “Oltre lo specchio: neuroni, movimento e al- tre meraviglie” oggi, alle 18, al Circolo dei Lettori, in via Bogino 9. Al centro di docenti e studiosi, la capacità di ap- prendimento rapportata a una specifi- ca attività fisica. L’incontro è curato dall’Università degli Studi di Torino. Domani (stessa ora, stessa location) sarà invece possibile scoprire i benefi- ci per la mente dell’attività sportiva: uno è la formazione di nuovi neuroni. In cattedra, Luca Bonfanti, neurobio- logo dell’Università di Torino. Il giorno dopo Adriano Chiò e Diego Garbossa si propongono con il tema: “Attenti alla testa: lo sport che può far male”: si par- lerà dei traumi gravi. Il 14 marzo la con- ferenza riguarderà“La performance sportiva e il cervello: la mente dei cam- pioni”. Ultimo incontro il 18 marzo:” Il cervello in maglia rosa”. 011/4326827. (e.d.b.) L’intervista Lo psicologo Vercelli parlerà delle mente dei campioni “Ma stare davanti alla tivù provoca solo effetti negativi” DOCENTE Giuseppe Vercelli psicologo ufficiale del Coni MARIACHIARA GIACOSA G IUSEPPE Vercelli inse- gna psicologia dello sport ed è stato psicolo- go ufficiale del Coni in tutte le ultime edizioni delle Olimpia- di: a Torino. Pechino, Vancou- ver e Londra. Giovedì, nelle am- bito della Settimana del cervel- lo, terrà un seminario sulla mente dei campioni. Professore, fare sport fa be- ne a corpo e cervello? «Lo sport è un laboratorio i cui effetti sono perfettamente misurabili, perché il risultato di una prestazione sportiva certi- fica molto bene la sua prepara- zione. Quindi sì, lo sport fa mol- to bene al cervello, perché lo al- lena ad affrontare le sfide». E' quello che fa un campio- ne. Vero? «La mente del campione è un cocktail di meccanismi menta- li utili per la prestazione sporti- va. Dalle mie esperienze all'U- niversità e durante i Giochi olimpici ho imparato una cosa: lo sport è una metafora perfetta. I meccanismi mentali che ren- dono vincente una prestazione sportiva sono trasversali: valgo- no per lo sport, ma anche ad esempio per la musica. Le com- ponenti della prestazione sono sempre le stesse». Quali sono? «Sono cinque e si raccolgono nell'acronimo «sfera». S sta per sincronia, ovvero la connessio- ne tra il corpo e la mente. F sta per forza o per punti di forza: il campione che si esprime al me- glio è quello che si concentra sui suoi punti di forza e non su quelli di debolezza. La E signifi- ca energia, che bisogna saper dosare, per non usarne né trop- pa, né troppo poca. Poi c'è la R di ritmo, che determina la qua- lità dell'azione, l'armonia tra i movimenti e tra i pensieri e l'a- zione. Infine la A, ovvero l'atti- vazione di quei motori che dan- no intenzione e significato alle azioni. Se io ho voglia di fare una cosa e sono motivato, con tutta probabilità il risultato finale sarà migliore rispetto alla stessa azione fatta senza determina- zione». Un convegno della settima- na è dedicato alle reazioni del cervello quando si guarda lo sport. Quali sono? «Guardare lo sport provoca una cascata ormonale, si scate- nano endofine che suscitano nella mente immagini, ricordi e emozioni di vario tipo. Essere spettatori di un evento sporti- vo, a cui si dà un particolare si- gnificato, crea un coinvolgi- mento empatico. E non c'è poi una grande differenza tra guar- dare un gesto atletico di altissi- mo livello e un'opera d'arte. Il cervello reagisce nello stesso modo». Quindi anche questo fa be- ne? «Può addirittura avere un va- lore terapeutico, educativo e di- rei anche evolutivo. Faccio un esempio che conosco da vicino: guardare le Olimpiadi fa bene». Nessuna controindicazio- ne? «Di per se no, nessuna. A me- no che non si voglia parlare del- le dinamiche che emergono ad esempio nelle tifoserie violen- te, ma è un discorso del tutto di- verso. Vedere tanto sport non può fare danni». Anche se si è davanti alla te- levisione? «In quel caso qualche danno sì, perché ci sono effetti di satu- razione ed è come stare davanti a un videogioco tutto il giorno». © RIPRODUZIONE RISERVATA ‘‘ ,, In una prestazione vincente ci sono cinque componenti che bisogna dosare INCIDENTE Il difensore Chivu gioca con un casco protettivo © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Rassegna stampa da mercoledì 6 a lunedì 11 marzo

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CRONACATORINO ! VI

LUNEDÌ 11 MARZO 2013

la Repubblica

VIAGGIONELLEASSOCIAZIONI/48

Pungolo, la magiadel cinema di qualità“Però senza dibattito”

La scheda

SITI INTERNETSITI INTERNET

www.pungolodue.it

NOME

AssociazionecinecircoloIl Pungolo Due

PRESIDENTE

PietroCaccavo

SOCISOCI

500

Il presidenteCaccavo: “Una solaregola: né filmtroppo specializzatiné troppo semplici”

DA DISCUTEREUna scena di Diaz, una delle proposte di quest’anno. Asinistra: Pietro Caccavo, presidente dell’associazione

Conta più di 500 sociil cineforum fondatonel 1967 a Cit TurinLe proiezioninella sala sotto la chiesadi piazza Benefica

MARIA ELENA SPAGNOLO

VIA Bagetti è una piccola viatorinese, che costeggia lachiesa di Gesù Nazareno.

Al numero 30 c’è un portone di le-gno che conduce all’ingresso late-rale della parrocchia. Una delleprime ad arrivare qui, quest’anno,è stata Jodie Foster. Con lei c’era-no Kate Winslet e Cristoph Waltz.Pochi giorni prima si era visto SeanPenn, con un’aria un po’ straluna-ta. Dopo sono apparsi GeorgeClooney e Klint Eastowood, Vale-rio Mastandrea e Elio Germano.Non sono mancate le atmosfereparigine di Woody Allen e le storiedi Teheran. Ogni settimana, sottola chiesa di piazza Benefica, è ilmondo che va in scena, con le sueluci e i suoi chiaroscuri. Qui, dallametà degli anni Cinquanta, i sot-terranei della chiesa sono stati tra-sformati in un cineteatro parroc-chiale, l’Esedra. E proprio qui, nel-la sala da duecento posti, si ritro-vano i soci del cineforum “Il pun-golo”, associazione di “cultura ci-nematografica”.

«Era il 1967 quando alcuni par-rocchiani decisero di fondare uncineforum – spiega l’attuale presi-dente dell’associazione, PietroCaccavo – da allora è stato sempreattivo. Quasi sempre al cinemaEsedra, eccetto i dieci anni di chiu-sura della sala dopo la tragedia delcinema Statuto, dal 1983 al 1993.In quel periodo ci ritrovammo inaltre sale torinesi. Da quando, do-po i lavori, l’Esedra è stato riapertoil cineforum è tornato qui». Comefunziona? «All’inizio dell’annoogni socio compra la tessera: con50 euro ha diritto alla visione ditutti i film del programma, chequest’anno ad esempio sono 24.Sono io a sceglierli, selezionandotra i migliori titoli della stagione

dell’anno scorso». Giornalista,specializzato in teatro e cinema,Pietro Caccavo è responsabile an-che del programma artisticodell’’Esedra. «Scelgo film di qua-lità, quelli che vorrei vedere comespettatore, cercando di tenere inconto le esigenze di tutti: nonnoiosi o troppo specializzati, manemmeno troppo semplici e po-polari, fini a se stessi. Ci sono quin-di i film imperdibili della stagioneprecedente con anche qualchechicca: quest’anno c’è l’argentino“Cosa piove dal cielo?”».

Tanti i film noti in programmaquest’anno, da “The artist” a “Car-nage”, a “Diaz”, a “Cesare devemorire”. «I soci sono circa 500, earrivano non solo dal quartiere.Apprezzano la passione per il ci-nema, e anche la convenienzaperché no. C’è qualche giovane,ma l’età media è sui 50 anni.» Tre leproiezioni per ogni film, che cam-bia ogni settimana. «L’associazio-ne, che si basa sulle tessere dei so-ci, noleggia i film ogni settimana.Stiamo cercando di attrezzarciadesso per il futuro passaggio aldigitale». Dal 67 ad oggi, il Pungo-lo (che nel frattempo per un cam-biamento di statuto ha cambiato ilsuo nome in Il pungolo 2) ha vistotante stagioni cinematografiche:«Tanti appassionati di cinema so-no passati da qui. Un nome? Il fon-datore Baldo Vallero, presidenteper molti anni prima di me. O Ste-ve della Casa. Da una costola delPungolo nacque Movie Club, chepoi diede vita al Torino Film Festi-val». E dopo i film? «Non c’è la di-scussione, distribuiamo unascheda critica all’inizio. Spessoperò i soci si fermano a parlare qui,davanti all’ingresso, o sotto gli al-beri di piazza Benefica. Il cinemarimane un fenomeno collettivo»

Traumi, emozioni e vittorieLo sport fa bene al cervelloUna settimana di incontri al Circolo dei Lettori

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SI APRE oggi a Torino la “Settima-na del cervello”. E’ un ciclo di con-ferenze e incontri per scoprire

che cosa succede nella propria mentequando si guarda una partita di calcioo di tennis e, perché no, quando si stafacendo sport. Il primo dibattito “Oltrelo specchio: neuroni, movimento e al-tre meraviglie” oggi, alle 18, al Circolodei Lettori, in via Bogino 9. Al centro di

docenti e studiosi, la capacità di ap-prendimento rapportata a una specifi-ca attività fisica. L’incontro è curatodall’Università degli Studi di Torino.Domani (stessa ora, stessa location)sarà invece possibile scoprire i benefi-ci per la mente dell’attività sportiva:uno è la formazione di nuovi neuroni.In cattedra, Luca Bonfanti, neurobio-logo dell’Università di Torino. Il giorno

dopo Adriano Chiò e Diego Garbossa sipropongono con il tema: “Attenti allatesta: lo sport che può far male”: si par-lerà dei traumi gravi. Il 14 marzo la con-ferenza riguarderà“La performancesportiva e il cervello: la mente dei cam-pioni”. Ultimo incontro il 18 marzo:” Ilcervello in maglia rosa”. 011/4326827.

(e.d.b.)

L’intervista Lo psicologo Vercelli parlerà delle mente dei campioni

“Ma stare davanti alla tivùprovoca solo effetti negativi”

DOCENTEGiuseppe Vercellipsicologoufficiale del Coni

MARIACHIARA GIACOSA

GIUSEPPE Vercelli inse-gna psicologia dellosport ed è stato psicolo-

go ufficiale del Coni in tutte leultime edizioni delle Olimpia-di: a Torino. Pechino, Vancou-ver e Londra. Giovedì, nelle am-bito della Settimana del cervel-lo, terrà un seminario sullamente dei campioni.

Professore, fare sport fa be-ne a corpo e cervello?

«Lo sport è un laboratorio icui effetti sono perfettamentemisurabili, perché il risultato diuna prestazione sportiva certi-fica molto bene la sua prepara-zione. Quindi sì, lo sport fa mol-to bene al cervello, perché lo al-lena ad affrontare le sfide».

E' quello che fa un campio-ne. Vero?

«La mente del campione è uncocktail di meccanismi menta-li utili per la prestazione sporti-va. Dalle mie esperienze all'U-niversità e durante i Giochiolimpici ho imparato una cosa:

lo sport è una metafora perfetta.I meccanismi mentali che ren-dono vincente una prestazionesportiva sono trasversali: valgo-no per lo sport, ma anche adesempio per la musica. Le com-ponenti della prestazione sonosempre le stesse».

Quali sono?«Sono cinque e si raccolgono

nell'acronimo «sfera». S sta persincronia, ovvero la connessio-ne tra il corpo e la mente. F staper forza o per punti di forza: ilcampione che si esprime al me-glio è quello che si concentra suisuoi punti di forza e non suquelli di debolezza. La E signifi-

ca energia, che bisogna saperdosare, per non usarne né trop-pa, né troppo poca. Poi c'è la Rdi ritmo, che determina la qua-lità dell'azione, l'armonia tra imovimenti e tra i pensieri e l'a-zione. Infine la A, ovvero l'atti-vazione di quei motori che dan-

no intenzione e significato alleazioni. Se io ho voglia di fare unacosa e sono motivato, con tuttaprobabilità il risultato finalesarà migliore rispetto alla stessaazione fatta senza determina-zione».

Un convegno della settima-na è dedicato alle reazioni delcervello quando si guarda losport. Quali sono?

«Guardare lo sport provocauna cascata ormonale, si scate-nano endofine che suscitanonella mente immagini, ricordi eemozioni di vario tipo. Esserespettatori di un evento sporti-vo, a cui si dà un particolare si-

gnificato, crea un coinvolgi-mento empatico. E non c'è poiuna grande differenza tra guar-dare un gesto atletico di altissi-mo livello e un'opera d'arte. Ilcervello reagisce nello stessomodo».

Quindi anche questo fa be-ne?

«Può addirittura avere un va-lore terapeutico, educativo e di-rei anche evolutivo. Faccio unesempio che conosco da vicino:guardare le Olimpiadi fa bene».

Nessuna controindicazio-ne?

«Di per se no, nessuna. A me-no che non si voglia parlare del-le dinamiche che emergono adesempio nelle tifoserie violen-te, ma è un discorso del tutto di-verso. Vedere tanto sport nonpuò fare danni».

Anche se si è davanti alla te-levisione?

«In quel caso qualche dannosì, perché ci sono effetti di satu-razione ed è come stare davantia un videogioco tutto il giorno».

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In una prestazionevincente ci sonocinque componentiche bisogna dosare

INCIDENTEIl difensore Chivu giocacon un casco protettivo

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