12 INTERNI tipiitaliani - stefanolorenzetto.it · diecianni fae RenzoCiofi è il primo a stupirsi...

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12 INTERNI il Giornale Domenica 16 novembre 2008 N ella pro- vincia di Pistoia, prima in Italia per consumo di Viagra, soltanto un uomo del- la strada - un vigile ur- bano - poteva riuscire nell’impresa di scon- figgere il più endemi- co dei flagelli: la prostituzione. Accadde giusto dieci anni fa e Renzo Ciofi è il primo a stupirsi d’aver dettato la linea, a distanza di tanto tem- po, sia al centrodestra che al centrosinistra, ai Tosi come agli Zanonato, e infine anche al sin- daco della capitale Gianni Alemanno (l’ultimo a firmare un’ordinanza che prevede 500 euro di multa per lucciole e clienti), e persino al Parla- mento, che a gennaio dovrebbe votare il dise- gno di legge presentato dal ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, per trasformare in reato punibile con l’arresto il commercio di pre- stazioni sessuali esercitato nelle strade. «Dominium est ius utendi et abutendi re sua quatenus iuris». Ciofi è partito dal Digesto del- l’imperatore Giustiniano, dal diritto dell’indivi- duo di usare e di abusare delle cose che gli ap- partengono per quanto lo consenta la legge. L’ha chiamato progetto Anima, «perché tutto ha un prezzo, ma l’anima no, non si può né affitta- re né vendere». Finora 52 Comuni si sono ispira- ti alle sue linee guida. Lui, il mitissimo Serpico che ha fatto scuola a livello nazionale, all’epoca era un semplice vi- cecomandante, benché con funzioni di coman- dante, della polizia municipale di Montecatini, la rinomata località termale divenuta suo mal- grado il puttanaio del Belpaese, crocevia inter- nazionale di corpivendole, come le chiama un ex inviato speciale della Notte di Nino Nutrizio che ha la seconda casa qui. «In 800 metri quadra- ti», racconta Ciofi, «arrivavo a contarne 110 per notte, provenienti da Ucraina, Moldavia, Alba- nia, Romania, Bulgaria, Polonia, Benin, Nige- ria, Repubblica Dominicana, e la metà di loro adescava in media dai 20 ai 30 clienti a settima- na». Non restava che punire le une e gli altri con 600.000 lire di multa. Da cinque anni Ciofi s’è tolto la divisa per mette- re a frutto l’esperienza acquisita sul campo. In- segna diritto e scienze della sicurezza nelle aree urbane all’Università La Sapienza di Ro- ma, nel master di scienze forensi del professor Francesco Bruno, il criminologo che faceva par- te del collegio difensivo di Pietro Pacciani al processo d’appello contro il «mostro di Firen- ze» e che è stato ospite fisso di Porta a porta nelle punta- te sul delitto di Cogne. Ma so- prattutto l’ex vigile è diventa- to direttore dell’Istituto na- zionale di scienze forensi, fondato dall’avvocato Eral- do Stefani, un abile penalista di Firenze che nell’ultimo an- no ha fatto assolvere un geo- metra di Terni finito all’erga- stolo per duplice infantici- dio e un rumeno condannato a 22 anni con l’accusa d’aver ucciso una coppia di amanti nell’Aretino. La specialità di Ciofi è fornire progetti chiavi in mano alle amministrazioni civiche che devono fare i conti non solo con la compravendita dei cor- pi, ma anche con l’immigrazione clandestina, le carovane di nomadi, il commercio abusivo, il teppismo. «Ormai sono fenomeni che non ri- guardano più soltanto le metropoli: alla consu- lenza fornita dal nostro istituto si sono dimo- strati interessati piccoli Comuni come Macera- ta, appena 43.000 abitanti, e in questo momen- to sto lavorando a un progetto per la sicurezza che mi è stato commissionato da un futuro can- didato sindaco di una città di medie dimensioni del Centro Italia». Il super esperto ha faticato molto per acquisire le competenze che oggi tutti gli riconoscono. Nasce nel 1948 da due umilissimi contadini di Pieve a Nievole e a 11 anni viene mandato a lavorare in calzaturificio a Monsummano. Pas- sa indenne il ’68. Tornato dal servizio militare nell’Aeronautica, s’iscrive alla scuola serale di don Marino Mori, una specie di don Milani del- la Valdinievole. Nel giugno 1971 supera da pri- vatista l’esame di terza media che gli consente, due mesi dopo, d’essere assunto come vigile a Montecatini. Il comandante Giuseppe Terreni intuisce che il ragazzo ha stoffa e, «fors’anche perché non aveva figli», lo adotta professional- mente, distaccandolo prima presso la pretura circondariale di Monsummano, dove per tre an- ni svolge le funzioni di cancelliere alle dipen- denze del magistrato Antonio Esposito, che in seguito diventerà presidente del tribunale di Pistoia, e poi presso il commissariato di Pubbli- ca sicurezza di Montecatini. Di sera Ciofi continua a stu- diare: si diploma ragioniere e si laurea a Firenze in pedago- gia, indirizzo sociologico, con 110 e lode. Quando nel ’99, dopo 45 anni ininterrotti di governo delle sinistre, il centrodestra vince le elezio- ni, il sindaco Ettore Severi lo nomina suo capo di gabinet- to, a riprova di un apprezza- mento bipartisan che pre- mia, con le idee, la persona. Come s’è creata l’emergen- za prostituzione in Valdinie- vole? «Montecatini è ricca, si trova a mezz’ora d’auto sia dalle cit- tà d’arte della Toscana che dalle spiagge della Versilia. Ci sono le terme, c’è l’ippodromo, c’è vita. Ogni anno qui arrivano 600.000 turisti e le presenze sfiorano i 2 milioni. Insomma, un boccone ap- petibile per i malavitosi. Ci aggiunga la guerra nei Balcani, che negli Anni 90 provocò ondate migratorie di slave, kosovare e albanesi, pron- te a vendersi per fame. In breve il costo delle prestazioni aveva raggiunto cifre da capogiro, dalle 80.000 alle 150.000 lire. Una donna di età compresa fra i 14 e gli 80 anni non poteva girare per strada dopo l’imbrunire senza sentirsi chie- dere: “Quanto vuoi?”. Erano sorti comitati spon- tanei di protesta. Il sindaco d’allora, Corrado Messeri, un ex repubblicano tutto d’un pezzo, mi convocò nel suo ufficio: “Bisogna fare qual- cosa. I cittadini non ne possono più”». E lei che fece? «Passai due giorni in giardino a lavorare». Prego? «Era luglio. Mi accorsi che non disponevo di strumenti adeguati per reprimere il fenomeno. Così mi riparai all’ombra di quell’albero che ve- de lì fuori e riscrissi da cima a fondo i 108 artico- li del regolamento comunale di polizia urbana risalente al 1956. Bastò inserire all’articolo 43 la frase chiave: “È vietato camminare o sostare, anche temporaneamente, sul suolo pubblico con abbigliamento indecoroso o indecente, ov- vero mostrando nudità che comunque costitui- scano turbativa al decoro cittadino, ovvero si configurino come attività di meretricio esercita- ta su suolo pubblico o aperto al pubblico o che comunque possano costituire turbativa e intral- cio per la sicurezza della circolazione e danneg- giamento al demanio pubblico”». Che c’entra il demanio? «Una cautela in più. Se l’automobilista, distratto dalle bellezze procaci che stazionano sui viali del vizio, va a sbattere contro i cordoli o i segna- li stradali, chi paga i danni? Lo Stato. Già che c’ero, nel medesimo articolo aggiunsi: “È vieta- to questuare, chiedere elemosine, vendere gad- gets, pulire i parabrezza delle auto sulla carreg- giata stradale”. Così sistemai anche i vu’ cum- prà». Belle parole. «Be’, sa, quando leggo che il sindaco di Roma, poveretto, ha come unica arma a disposizione un regolamento di polizia urbana approvato nel novembre del ’46... Partire dalle regole è fondamentale. L’articolo 59 che scrissi io è for- mato da sole 14 parole: “Le soste di carovane di nomadi non sono consentite su tutto il territo- rio comunale”. Fine delle discussioni sulla pre- senza degli zingari e sui furti negli appartamen- ti». Davvero basta così poco? «Certo che no. Nelle città serve una figura nuo- va: il responsabile della sicurezza che tiene i contatti col prefetto e con le forze di polizia. I sindaci e comandanti dei vigili urbani non sono più in grado, da soli, di salvaguardare l’ordine pubblico. Devono essere affiancati da un libe- ro professionista che interagisca con i vari uffi- ci: polizia municipale, anagrafe, tributi, urbani- stica. Altrimenti la mano destra non saprà mai che cosa fa la sinistra». Perché l’urbanistica? «Glielo spiego subito. Negli Anni 80 il Comune decise che lo sviluppo edilizio di Montecatini dovesse avvenire attraverso la costruzione di monolocali e miniappartamenti. Secondo lei chi può permettersi di pagare ogni mese 1.200 euro per una sola stanza? Di sicuro non le perso- ne anziane che vengono qui a passare le acque due settimane l’anno. Vede bene che l’urbani- stica ha un’enorme importanza. Così pure l’ana- grafe che concede la residenza: i flussi passano da lì. Idem l’ufficio tributi: la legge consente di accertare se il signor Ciofi ha un tenore di vita più alto del reddito che denuncia. La polizia municipale deve avere un apparato informati- vo capillare, andare ad ascoltare i cittadini nei bar e nelle strade, istituire una rete di relazioni amiche- voli che le consenta la map- patura del territorio». Manca solo il capo fabbrica- to, come durante il fasci- smo. «Lei ci scherza. Ma i miei pri- mi collaboratori erano pro- prio gli abitanti dei condomi- ni che volevano vivere in tranquillità e non sopporta- vano il via vai di prostitute e clienti sulle scale. Mi comuni- cavano in tempo reale se nel- lo stabile s’insediavano per- sone di malaffare. Non di- mentichi che il magnaccia quasi sempre si porta appres- so il ladro e il killer». Tutto giusto. Ma chi paga? «Chi ci guadagna, vorrà dire. Le sembrerà stra- no, ma col mio sistema il Comune spende 1 e incassa 16. Mi spiego con cifre concrete. A Mon- tecatini avevo istituito tre pattuglie, in totale 9 vigili, che lavoravano in straordinario dall’1 di notte alle 5 del mattino. Dal novembre ’98 al marzo ’99 elevammo ben 1.390 verbali da 600.000 lire l’uno. Entrate totali: 834 milioni. Spesa per retribuire gli agenti: 52 milioni». Da non credere. «I conti sono presto fatti. Un’ora di straordina- rio di un vigile costava 18.000 lire. Moltiplichi per le 4 ore del turno: 72.000 lire. Moltiplichi per i 9 vigili: 648.000 lire a notte. In pratica ba- stava una sola multa, all’incirca, per pagare il servizio antiprostituzione. Solo che in quella stessa notte scattavano 20-25 sanzioni contro passeggiatrici e clienti: tutto profitto. Mi riten- go una persona normalissima, non un genio. Non ho ancora capito perché non si faccia così in tutta Italia». E come avvengono i controlli? «Due auto-civetta con vigili in abiti civili avvista- no il cliente che raccoglie per strada la lucciola. Il numero di targa viene comunicato alla pattu- glia più vicina, che ferma il veicolo e contesta agli occupanti la duplice infrazione. Verbale consegnato a mano, all’istante, per evitare gra- ne con la legge sulla privacy. In pochi mesi la prostituzione era calata dell’80%». Per spostarsi nelle città vicine. «Vorrà dire che anche le città vicine adotteran- no lo stesso regolamento». Un cittadino potrebbe obiettare d’aver dato semplicemente un passaggio a un’autostoppi- sta. «Guardi, una notte, dopo un’ora e mezzo di pe- dinamenti, fermai una signora che aveva fatto salire in auto una di queste sventurate. “Ma noi siamo due donne!”, protestò la guidatrice. Le replicai che non ci occupavamo dei gusti ses- suali. E la multai». Si sarà fatto molti amici. «Diciamo che da un mese ho dovuto trasferire la residenza da Montecatini a Pieve a Nievole. Alle finestre di casa ho messo le inferriate. Mi sento un recluso. M’è toccato cambiare il nume- ro di cellulare e togliermi dall’elenco abbonati del telefono. I disagi peggiori li ha patiti mia moglie, che riceveva messaggi in cui s’insinua- vano infedeltà coniugali. A me invece mandava- no lettere composte con caratteri ritagliati dai giornali: “Stai attento alla famiglia”». Ma lei che cosa pensa della prostituzione? «È una variabile del comportamento umano. Ci sono persone che hanno difficoltà a relazionar- si con l’altro sesso e trovano questa scappatoia. Lo capisco e non giudico. Dico solo che non è giusto che il mercato avvenga sotto casa mia. Però togliamoci dalla testa che la prostituzione si possa debellare. È sempre esistita e sempre esisterà». Anche il furto è sempre esistito e sempre esi- sterà. Però i ladri vengono perseguiti. «Se lo Stato dichiara che la prostituzione è rea- to, io sono perfettamente d’accordo. Ma i clien- ti che fermavo io avevano un’età media di 35-40 anni. Serve di più lo psicologo». Esiste anche il reato di riduzione in schiavitù. «Lo so bene. Che queste disgraziate siano schia- ve è pacifico. Dieci anni fa il debito di riscatto che le prostitute dell’Est, quelle più carine, do- vevano pagare ai protettori per riprendersi la loro libertà, era di 90 milioni di lire. Una cifra impossibile». Ed esiste anche il reato previsto dall’articolo 438 del codice penale: «Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo». «Non me ne parli. Feci intervenire l’Asl, che in quattro mesi avvicinò 270 prostitute. Nessuna conosceva i meccanismi di trasmissione del vi- rus dell’Aids e molte risultarono positive ai mar- catori dell’epatite. Il 30% di loro riferì agli ope- ratori che la rottura del preservativo era un fat- to abituale. La classifica delle prestazioni risul- tò terrificante: 900 rapporti senza condom, con- tro 570 col condom, e 310 rapporti orali». Lei come affronterebbe il problema dell’immi- grazione clandestina? «Gli immigrati sono 4 milio- ni. Troppi. Però sono esseri umani. Qui non si tratta di cat- tolici, musulmani o buddisti, ma di persone. La solidarietà va esercitata nella sicurezza. I senegalesi sono commer- cianti nati, i nigeriani tendo- no ad arrangiarsi con lo spac- cio della droga. I primi posso- no trovare lavoro nei mercati- ni multietnici, i secondi no. Prima ne prendiamo atto e meglio è». Pene severe per i graffitari. Concorda? «Concordo sì. Avrebbe dovu- to vedere come avevano ri- dotto la stazione ferroviaria di Montecatini costruita nel 1933 dall’architetto Angiolo Mazzoni, il progettista delle Ferrovie che aveva lavorato con Marcello Piacentini, i cui disegni originali sono custoditi al Mart di Rovereto». E il carcere per chi abbandona nelle strade gli elettrodomestici usati? «Facciamo uscire Pietro Maso di prigione per mandarci chi butta la vecchia lavatrice? Qualco- sa non quadra. Intanto gli appioppo 1.000 euro di multa. E la volta dopo, se lo becco di nuovo, gli raddoppio la sanzione. In galera ce ne sono anche troppi e costano. La gente si corregge con molto meno: toccale la tasca e poi vedi...». (429. Continua) [email protected] In provincia di Pistoia, prima per consumo di Viagra in Italia, dieci anni fa ripulì la capitale del meretricio. Oggi insegna col criminologo che difese Pacciani Quello del Comune di Roma risale al 1946! A Montecatini mi sedetti due giorni in giardino e lo riscrissi per intero Il primo collaboratore è chi abita in condominio: t’informa in tempo reale. Il magnaccia si porta dietro il ladro e il killer di Stefano Lorenzetto tipi italiani I REGOLAMENTI RENZO CIOFI I CONTROLLI AUTODIDATTA Renzo Ciofi in un viale di Montecatini. Figlio di contadini, a 11 anni lavorava in calzaturificio. Oggi è laureato [Maurizio Don] Ha ispirato i sindaci sceriffi «Vi spiego la ricetta per rendere sicure le città» Da vigile urbano inventò le multe per prostitute e clienti «Spendevo 1 e incassavo 16. Alla gente devi toccare la tasca...»

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12 INTERNI il Giornale Domenica 16 novembre 2008

N ella pro-vincia diP i s to ia ,prima inItalia per

consumo di Viagra,soltanto un uomo del-la strada - un vigile ur-bano - poteva riuscirenell’impresa di scon-figgere il più endemi-

codei flagelli: la prostituzione. Accadde giustodieci anni fa e Renzo Ciofi è il primo a stupirsid’aver dettato la linea, a distanza di tanto tem-po, sia al centrodestra che al centrosinistra, aiTosi come agli Zanonato, e infine anche al sin-daco della capitale Gianni Alemanno (l’ultimoafirmareun’ordinanzacheprevede500eurodimulta per lucciole e clienti), e persino al Parla-mento, che a gennaio dovrebbe votare il dise-gno di legge presentato dal ministro delle Pariopportunità,MaraCarfagna,per trasformare inreatopunibileconl’arresto ilcommerciodipre-stazioni sessuali esercitato nelle strade.«Dominium est ius utendi et abutendi re suaquatenus iuris». Ciofi è partito dal Digesto del-l’imperatoreGiustiniano,daldirittodell’indivi-duo di usare e di abusare delle cose che gli ap-partengono per quanto lo consenta la legge.L’hachiamatoprogettoAnima, «perchétuttohaun prezzo, ma l’anima no, non si può né affitta-renévendere».Finora52Comunisi sonoispira-ti alle sue linee guida.Lui, il mitissimo Serpico che ha fatto scuola alivello nazionale, all’epoca era un semplice vi-cecomandante,benchécon funzionidi coman-dante, della polizia municipale di Montecatini,la rinomata località termale divenuta suo mal-grado il puttanaio del Belpaese, crocevia inter-nazionale di corpivendole, come le chiama unex inviato speciale della Notte di Nino Nutriziochehalasecondacasaqui. «In800metriquadra-ti», racconta Ciofi, «arrivavo a contarne 110 pernotte, provenienti da Ucraina, Moldavia, Alba-nia, Romania, Bulgaria, Polonia, Benin, Nige-ria, Repubblica Dominicana, e la metà di loroadescava in media dai 20 ai 30 clienti a settima-na».Non restavachepunire leuneegli altri con600.000 lire di multa.DacinqueanniCiofi s’è tolto ladivisapermette-re a frutto l’esperienza acquisita sul campo. In-segna diritto e scienze della sicurezza nellearee urbane all’Università La Sapienza di Ro-ma, nel master di scienze forensi del professorFrancescoBruno, ilcriminologochefacevapar-te del collegio difensivo di Pietro Pacciani alprocesso d’appello contro il «mostro di Firen-ze» e che è stato ospite fissodi Porta a porta nelle punta-tesuldelittodiCogne.Maso-prattuttol’exvigileèdiventa-to direttore dell’Istituto na-zionale di scienze forensi,fondato dall’avvocato Eral-doStefani, unabilepenalistadiFirenzechenell’ultimoan-no ha fatto assolvere un geo-metra di Terni finito all’erga-stolo per duplice infantici-dioeunrumenocondannatoa 22 anni con l’accusa d’averucciso una coppia di amantinell’Aretino.LaspecialitàdiCiofi è fornireprogetti chiavi in mano alleamministrazioni civiche chedevono fare i conti non soloconlacompravenditadeicor-pi, ma anche con l’immigrazione clandestina,lecarovanedinomadi, il commercioabusivo, ilteppismo. «Ormai sono fenomeni che non ri-guardanopiù soltanto lemetropoli: alla consu-lenza fornita dal nostro istituto si sono dimo-strati interessati piccoli Comuni come Macera-ta, appena43.000 abitanti, e in questomomen-to sto lavorando a un progetto per la sicurezzachemi è stato commissionatodaun futuro can-didatosindacodiunacittàdimediedimensionidel Centro Italia».Il super esperto ha faticato molto per acquisirele competenze che oggi tutti gli riconoscono.Nasce nel 1948 da due umilissimi contadini diPieve a Nievole e a 11 anni viene mandato a

lavorare in calzaturificio a Monsummano. Pas-sa indenne il ’68. Tornato dal servizio militarenell’Aeronautica, s’iscrive alla scuola serale didon Marino Mori, una specie di don Milani del-laValdinievole.Nel giugno1971 superadapri-vatista l’esame di terza media che gli consente,due mesi dopo, d’essere assunto come vigile aMontecatini. Il comandante Giuseppe Terreniintuisce che il ragazzo ha stoffa e, «fors’ancheperché non aveva figli», lo adotta professional-mente, distaccandolo prima presso la preturacircondarialediMonsummano,dovepertrean-ni svolge le funzioni di cancelliere alle dipen-denze del magistrato Antonio Esposito, che inseguito diventerà presidente del tribunale diPistoia, epoipresso il commissariatodiPubbli-

ca sicurezza di Montecatini.Di sera Ciofi continua a stu-diare:sidiplomaragioniereesi laureaaFirenze inpedago-gia, indirizzo sociologico,con 110 e lode. Quando nel’99, dopo 45 anni ininterrottidi governo delle sinistre, ilcentrodestra vince le elezio-ni, il sindaco Ettore Severi lonomina suo capo di gabinet-to, a riprova di un apprezza-mento bipartisan che pre-mia, con le idee, la persona.

Come s’è creata l’emergen-za prostituzione in Valdinie-vole?

«Montecatini è ricca, si trovaamezz’orad’autosiadallecit-tà d’arte della Toscana chedalle spiagge della Versilia.

Ci sono le terme, c’è l’ippodromo,c’èvita.Ognianno qui arrivano 600.000 turisti e le presenzesfiorano i 2 milioni. Insomma, un boccone ap-petibile per i malavitosi. Ci aggiunga la guerranei Balcani, che negli Anni 90 provocò ondatemigratorie di slave, kosovare e albanesi, pron-te a vendersi per fame. In breve il costo delleprestazioni aveva raggiunto cifre da capogiro,dalle 80.000 alle 150.000 lire. Una donna di etàcompresa fra i14egli 80anninonpotevagirareperstradadopo l’imbrunire senzasentirsi chie-dere:“Quantovuoi?”.Eranosorticomitati spon-tanei di protesta. Il sindaco d’allora, CorradoMesseri, un ex repubblicano tutto d’un pezzo,mi convocò nel suo ufficio: “Bisogna fare qual-

cosa. I cittadini non ne possono più”».E lei che fece?

«Passai due giorni in giardino a lavorare».Prego?

«Era luglio. Mi accorsi che non disponevo distrumenti adeguati per reprimere il fenomeno.Cosìmi riparaiall’ombradiquell’alberocheve-de lì fuori e riscrissidacimaa fondo i108artico-li del regolamento comunale di polizia urbanarisalente al 1956. Bastò inserire all’articolo 43la frase chiave: “È vietato camminare o sostare,anche temporaneamente, sul suolo pubblicoconabbigliamento indecorosooindecente,ov-veromostrandonudità checomunquecostitui-scano turbativa al decoro cittadino, ovvero siconfigurinocomeattivitàdimeretricioesercita-ta su suolo pubblico o aperto al pubblico o checomunquepossanocostituire turbativae intral-cioper lasicurezzadellacircolazioneedanneg-giamento al demanio pubblico”».

Che c’entra il demanio?«Unacautela inpiù.Se l’automobilista,distrattodalle bellezze procaci che stazionano sui vialidelvizio,vaasbatterecontro i cordolio i segna-li stradali, chi paga i danni? Lo Stato. Già chec’ero,nelmedesimoarticolo aggiunsi: “Èvieta-toquestuare,chiedereelemosine,venderegad-gets,pulire iparabrezzadelleautosulla carreg-giata stradale”. Così sistemai anche i vu’ cum-prà».

Belle parole.«Be’, sa, quando leggo che il sindaco di Roma,poveretto, ha come unica arma a disposizioneun regolamento di polizia urbana approvatonel novembre del ’46... Partire dalle regole èfondamentale. L’articolo 59 che scrissi io è for-matoda sole 14parole: “Le sostedi carovanedinomadi non sono consentite su tutto il territo-rio comunale”. Finedelle discussioni sulla pre-senzadegli zingariesui furtinegliappartamen-ti».

Davvero basta così poco?«Certo che no. Nelle città serve una figura nuo-va: il responsabile della sicurezza che tiene icontatti col prefetto e con le forze di polizia. Isindaciecomandantideivigiliurbaninonsonopiù in grado, da soli, di salvaguardare l’ordinepubblico. Devono essere affiancati da un libe-ro professionista che interagisca con i vari uffi-ci:poliziamunicipale,anagrafe, tributi,urbani-stica. Altrimenti la mano destra non saprà maiche cosa fa la sinistra».

Perché l’urbanistica?«Glielo spiego subito. Negli Anni 80 il Comunedecise che lo sviluppo edilizio di Montecatinidovesse avvenire attraverso la costruzione dimonolocali e miniappartamenti. Secondo leichi può permettersi di pagare ogni mese 1.200europerunasolastanza?Disicurononleperso-ne anziane che vengono qui a passare le acquedue settimane l’anno. Vede bene che l’urbani-sticahaun’enormeimportanza.Cosìpure l’ana-grafe checoncede la residenza: i flussi passanoda lì. Idem l’ufficio tributi: la legge consente diaccertare se il signor Ciofi ha un tenore di vitapiù alto del reddito che denuncia. La poliziamunicipale deve avere un apparato informati-vo capillare, andare ad ascoltare i cittadini neibar e nelle strade, istituireuna rete di relazioni amiche-voli che le consenta la map-patura del territorio».

Manca solo il capo fabbrica-to, come durante il fasci-smo.

«Lei ci scherza. Ma i miei pri-mi collaboratori erano pro-priogliabitantideicondomi-ni che volevano vivere intranquillità e non sopporta-vano il via vai di prostitute eclientisullescale.Micomuni-cavano in temporeale senel-lo stabile s’insediavano per-sone di malaffare. Non di-mentichi che il magnacciaquasisempresiportaappres-so il ladro e il killer».

Tutto giusto. Ma chi paga?«Chi ci guadagna, vorrà dire. Le sembrerà stra-no, ma col mio sistema il Comune spende 1 eincassa16.Mispiegoconcifreconcrete.AMon-tecatini avevo istituito tre pattuglie, in totale 9vigili, che lavoravano in straordinario dall’1 dinotte alle 5 del mattino. Dal novembre ’98 almarzo ’99 elevammo ben 1.390 verbali da600.000 lire l’uno. Entrate totali: 834 milioni.Spesa per retribuire gli agenti: 52 milioni».

Da non credere.«I conti sono presto fatti. Un’ora di straordina-rio di un vigile costava 18.000 lire. Moltiplichiper le 4 ore del turno: 72.000 lire. Moltiplichiper i 9 vigili: 648.000 lire a notte. In pratica ba-stava una sola multa, all’incirca, per pagare il

servizio antiprostituzione. Solo che in quellastessa notte scattavano 20-25 sanzioni contropasseggiatrici e clienti: tutto profitto. Mi riten-go una persona normalissima, non un genio.Non ho ancora capito perché non si faccia cosìin tutta Italia».

E come avvengono i controlli?«Dueauto-civettaconvigili inabiti civiliavvista-no il clienteche raccoglieper strada la lucciola.Il numero di targa viene comunicato alla pattu-glia più vicina, che ferma il veicolo e contestaagli occupanti la duplice infrazione. Verbaleconsegnato a mano, all’istante, per evitare gra-ne con la legge sulla privacy. In pochi mesi laprostituzione era calata dell’80%».

Per spostarsi nelle città vicine.«Vorrà dire che anche le città vicine adotteran-no lo stesso regolamento».

Un cittadino potrebbe obiettare d’aver datosemplicemente un passaggio a un’autostoppi-sta.

«Guardi, una notte, dopo un’ora e mezzo di pe-dinamenti, fermai una signora che aveva fattosalire in auto una di queste sventurate. “Ma noisiamo due donne!”, protestò la guidatrice. Lereplicai che non ci occupavamo dei gusti ses-suali. E la multai».

Si sarà fatto molti amici.«Diciamo che da un mese ho dovuto trasferirela residenza da Montecatini a Pieve a Nievole.Alle finestre di casa ho messo le inferriate. Misentounrecluso.M’è toccatocambiare ilnume-ro di cellulare e togliermi dall’elenco abbonatidel telefono. I disagi peggiori li ha patiti miamoglie, che riceveva messaggi in cui s’insinua-vanoinfedeltàconiugali.Ameinvecemandava-no lettere composte con caratteri ritagliati daigiornali: “Stai attento alla famiglia”».

Ma lei che cosa pensa della prostituzione?«È una variabile del comportamento umano. Cisonopersonechehannodifficoltàarelazionar-si con l’altro sessoe trovanoquesta scappatoia.Lo capisco e non giudico. Dico solo che non ègiusto che il mercato avvenga sotto casa mia.Però togliamoci dalla testa che laprostituzionesi possa debellare. È sempre esistita e sempreesisterà».

Anche il furto è sempre esistito e sempre esi-sterà. Però i ladri vengono perseguiti.

«Se lo Stato dichiara che la prostituzione è rea-to, io sonoperfettamented’accordo.Ma i clien-ti che fermavoioavevanoun’etàmediadi35-40anni. Serve di più lo psicologo».

Esiste anche il reato di riduzione in schiavitù.«Losobene.Chequestedisgraziate sianoschia-ve è pacifico. Dieci anni fa il debito di riscattoche le prostitute dell’Est, quelle più carine, do-vevano pagare ai protettori per riprendersi laloro libertà, era di 90 milioni di lire. Una cifraimpossibile».

Ed esiste anche il reato previsto dall’articolo438 del codice penale: «Chiunque cagionaun’epidemia mediante la diffusione di germipatogeni è punito con l’ergastolo».

«Non me ne parli. Feci intervenire l’Asl, che inquattro mesi avvicinò 270 prostitute. Nessunaconosceva i meccanismi di trasmissione del vi-rusdell’Aidsemolterisultaronopositiveaimar-catori dell’epatite. Il 30% di loro riferì agli ope-ratori che la rottura del preservativo era un fat-to abituale. La classifica delle prestazioni risul-tòterrificante:900rapportisenzacondom,con-tro 570 col condom, e 310 rapporti orali».

Lei come affronterebbe il problema dell’immi-grazione clandestina?

«Gli immigrati sono 4 milio-ni. Troppi. Però sono esseriumani.Quinonsi trattadicat-tolici, musulmani o buddisti,ma di persone. La solidarietàva esercitata nella sicurezza.I senegalesi sono commer-cianti nati, i nigeriani tendo-noadarrangiarsi con lo spac-ciodelladroga. Iprimiposso-notrovare lavoroneimercati-ni multietnici, i secondi no.Prima ne prendiamo atto emeglio è».

Pene severe per i graffitari.Concorda?

«Concordo sì. Avrebbe dovu-to vedere come avevano ri-dotto la stazione ferroviariadi Montecatini costruita nel1933 dall’architetto Angiolo

Mazzoni, il progettistadelleFerrovie cheavevalavorato con Marcello Piacentini, i cui disegnioriginali sono custoditi al Mart di Rovereto».

E il carcere per chi abbandona nelle strade glielettrodomestici usati?

«Facciamo uscire Pietro Maso di prigione permandarcichibutta lavecchia lavatrice?Qualco-sanonquadra. Intantogli appioppo1.000eurodi multa. E la volta dopo, se lo becco di nuovo,gli raddoppio la sanzione. In galera ce ne sonoanche troppi e costano. La gente si correggecon molto meno: toccale la tasca e poi vedi...».

(429. Continua)

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In provincia di Pistoia,prima per consumo

di Viagra in Italia, diecianni fa ripulì la capitale

del meretricio. Oggiinsegna col criminologo

che difese Pacciani

Quello del Comune

di Roma risale al 1946!

A Montecatini mi sedetti

due giorni in giardino

e lo riscrissi per intero

Il primo collaboratore è

chi abita in condominio:

t’informa in tempo reale.

Il magnaccia si porta

dietro il ladro e il killer

di Stefano Lorenzetto

tipi italiani

I REGOLAMENTI

RENZO CIOFI

I CONTROLLI

AUTODIDATTA Renzo Ciofi in un viale di Montecatini. Figlio di contadini, a 11 anni lavorava in calzaturificio. Oggi è laureato [Maurizio Don]

Ha ispirato i sindaci sceriffi«Vi spiego la ricettaper rendere sicure le città»Da vigile urbano inventò le multe per prostitute e clienti«Spendevo 1 e incassavo 16. Alla gente devi toccare la tasca...»