ADESSO BALLO CON I DITTATORI - stefanolorenzetto.it · ci si scende una rampa di scale verso la...

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PANORAMA 20 maggio 2010 72 PERSONAGGI

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DOPO ANNI DI DISCOTECA, MI SONOSTUFATO E ADESSO BALLOCON I DITTATORI. HO APPENAINCONTRATO AHMADINEJAD E SONOSICURO: CON LUI SI DEVE PARLARED I S T E F A N O L O R E N Z E T T O - F O T O D I A D A M A S E L L A

INTERVISTARE GIANNI DeMichelis è impossibile. A ognidomanda apre un seminario distudi anziché dare una risposta.E del resto Renato Brunetta lodiceva già nel secolo scorso,quando da semplice professoreassociato era suo consulente:«La miglior testa espressa dallapolitica italiana negli ultimicinquant’anni».

Ora i ruoli si sono invertiti: èDe Michelis che, pur restandola miglior testa, fa da consulen-te a Brunetta, divenuto nel frat-tempo ministro della Pubblicaamministrazione. In cambio haottenuto 40 mila euro lordil’anno e una stanzetta a Palaz-zo Vidoni. Una condizione re-tributiva e planimetrica chenon è proporzionata né all’in-gegno né al girovita, rimasti in-

variati nel tempo.Non va meglio nell’apparta-

mento di via Archimede, ai Pa-rioli. Anziché salire, per arrivar-ci si scende una rampa di scaleverso la cantina, rappresenta-zione plastica dell’affossamen-to di un’intera classe dirigente.Pochi metri quadrati, nientelussi. I tavoli sono totalmenteoccupati da pile di fogli alte 40centimetri: «Demografia stori-ca, la mia passione. Tutta robatirata giù da internet. Non neesco più». Gli unici scampoli dipareti non rivestiti da libri so-no le finestre che si affaccianosul muro del seminterrato, in-gentilito da una vite americana.

Gianni Agnelli nel 1989 lopresentò così all’amico HenryKissinger, curioso di sapere chetipo fosse il nuovo ministro de-

GIANNI DE MICHELIS70 ANNI, FOTOGRAFATOSULLA SCALINATADI PALAZZO VIDONI, SEDE DELMINISTERO DELLA PUBBLICAAMMINISTRAZIONE.L’EX MINISTRO DEGLI ESTERIED ESPONENTE PSI OGGI ÈCONSULENTE DEL MINISTRORENATO BRUNETTA.

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gli Esteri socialista: «De Miche-lis è quick». Veloce tanto nell’in-tuire per primo gli scenari,quanto nel delineare persona-lità complesse o ingombranti,a cominciare dalla sua: «Se Bet-tino Craxi era Garibaldi, io eroil suo Cavour». Ne fecero le spe-se un po’ tutti, da Ciriaco DeMita, definito «un intellettualedella Magna Grecia», a Marian-na Scalfaro, figlia dell’allorapresidente della Repubblica,nominata sul campo «first dau-ghter» per via dello sfrenatopresenzialismo al fianco del pa-dre Oscar Luigi.

De Michelis ha sempre teoriz-zato che «il mondo è diviso incretini e intelligenti, la differen-za è che con questi ultimi si puòsempre trattare». Nei giorniscorsi ha incontrato MahmoudAhmadinejad e s’è persuaso cheil presidente iraniano vadaiscritto nella seconda categoria:«Non mi ha dato l’impressionedi essere un matto. Al contrario,è uno che sa quello che dice, er-

go ci conviene trattare». L’ex mi-nistro degli Esteri era stato invi-tato alla conferenza internazio-nale di Teheran organizzata dalregime degli ayatollah in rispo-sta al vertice sulla sicurezza nu-cleare tenutosi a Washington il12 e 13 aprile. C’è andato nellasua veste di presidente dell’Ipal-mo (Istituto per le relazioni trai paesi dell’Africa, America Lati-na, Medio Oriente ed EstremoOriente), un residuato della Pri-ma repubblica, fondato 40 an-ni fa da Dc, Psi e Pci.L’unico occidentale presenteal controsummit di Ahmadi-nejad. Non si vergogna?

È stato un grave errore del-l’Unione Europea non manda-re neppure gli ambasciatori. Loslogan del convegno era identi-co a quello dettato dal presiden-te americano Barack Obama peril vertice negli Stati Uniti: «Ener-gia nucleare civile per tutti,bomba atomica per nessuno».E lei ci crede?

Al netto della propaganda, io

credo che l’Iran non sia la Co-rea del Nord, ferma al Medioe-vo. Dissi che la guerra control’Iraq era giusta e ne sono tutto-ra convinto. Ora dico che l’op-zione militare contro Ahmadi-nejad è impossibile, oltrechéinaccettabile. Fossi Obama,manderei un ambasciatore a Te-heran di corsa.Perché?

Per lo stesso motivo per cui gliStati Uniti hanno sempre avutoun ambasciatore a Mosca anchein piena guerra fredda. Dobbia-mo chiudere gli occhi e riorien-tarci. Il mondo di ieri non c’è piùe non tornerà. C’è una quartaeconomia emergente, che si ag-giunge a quelle trainate da Cina,India e Brasile: il Mediterraneoallargato. L’Iran c’è dentro a pie-no titolo, non si farà isolare.Dobbiamo usare bastone e ca-rota, dosare sanzioni e offerte.Bisogna avere il coraggio di pro-porre ad Ahmadinejad una rie-dizione degli accordi di Helsin-ki del 1975 che portarono, 14anni dopo, alla caduta del Mu-ro di Berlino. Sa che cosa mi col-pì di più, da ministro degli Este-ri, quando ebbi fra le mani quel-l’atto per studiarmelo? La firmadi Nicolae Ceausescu, uno deidittatori più orribili della storia,stava subito sotto a quella delcardinale Agostino Casaroli, se-gretario di Stato vaticano. Untrattato ci vuole. Dentro possia-mo metterci tutto: nucleare, con-fini, diritti umani, religione. Lademocrazia del suq è di granlunga preferibile a un conflittoatomico. Se gli si offre una viad’uscita, l’Iran ci sta.E se non gliela si offre?

Dobbiamo avere ben chiaroche dalla fine del precedente or-dine mondiale sono passati in-vano 20 anni. O l’ordine nuo-vo lo costruiamo adesso, tro-vando i compromessi necessa-ri per quella che io chiamo lagovernance multilaterale del

UN CAFFÈ AL BAR DE MICHELISDIVIDE IL MONDO IN CRETINIE INTELLIGENTI: «CON I SECONDISI PUÒ SEMPRE TRATTARE» DICE.

«L’opzionemilitare controAhmadinejadè impossibile,oltrechéinaccettabile.Fossi Obama,mandereiun ambasciatorea Teheran»

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mondo multipolare, oppurescoppierà un altro conflitto pla-netario. È inevitabile. Il mondodi oggi è troppo complesso: ec-cesso di popolazione, eccesso diricchezza prodotta, eccesso disquilibri. Un mondo così ètroppo pesante anche per lespalle degli Stati Uniti, non puòessere governato da un paesesolo, da un sistema unipolare.Intanto però Ahmadinejadpredica la cancellazione del-lo stato di Israele dalla cartageografica.

Muammar Gheddafi ieri hadetto la stessa cosa e non è suc-cesso nulla.Non le ha dato disagio par-tecipare a un summit orga-nizzato da una teocrazia cheimpicca i gay ai bracci dellegru e lapida gli adulteri?

Perché questo non accadapiù, devi dialogare. Chiudere fasolo il gioco dei peggiori. Nel1991 fui il primo ministro degliEsteri occidentale a recarmi aPechino dopo la sanguinosa re-pressione di piazza Tienanmen.Durante la discussione sul Tibet,il presidente Jiang Zemin vollemostrarmi una videocassettache a suo avviso documentavacome prima del 1950 la teocra-zia dei lama sfruttasse i conta-dini rimasti all’età della pietra.Poi a bruciapelo mi chiese: «Senoi cinesi venissimo a dire agliitaliani che i separatisti sudtiro-lesi dell’Alto Adige hanno ragio-ne, voi come reagireste?».A proposito di mondo mul-tipolare, crede che gli StatiUniti prima o poi farannopagare a Silvio Berlusconi ilsuo stretto rapporto conVladimir Putin?

L’Italia era considerata unpresidio strategico quandoc’erano l’Urss e il Patto di Var-savia. Oggi per gli Usa conta as-sai meno. E il nostro premiermi sembra più obamiano diquanto non fosse bushiano. Da

cittadino che non conta niente,a me pare che il vero problemasia il rattrappimento baltico.Cioè?

L’Europa corre il rischio del-la disintegrazione nazionalisti-ca. La Germania vuole farsi laUe à la carte, a propria misura,e guarda al Baltico. Tutto ciòche sta al di sotto delle Alpi ver-rà scaricato. Nell’Europa che sijugoslavizza, l’Italia diventeràperiferia, si spaccherà in due. IlSud, che già sta male, non po-trà stare meglio. Il Nord, che stabene, starà malissimo. Dobbia-mo scegliere in fretta e conchiarezza l’interlocutore tede-sco. Altrimenti la Germania cirimpiazzerà con la Polonia.Ce la farà Berlusconi a esse-re eletto capo dello Stato?

Da una parte penso che sa-rebbe la soluzione migliore perandare oltre Berlusconi. Dall’al-tra penso che se lo meriti, con-siderato che da 16 anni è sulproscenio politico. Sono anchecerto, conoscendone il caratte-re, che lo farebbe molto bene.E per il governo, chi dopoBerlusconi?

Non voglio dare il bacio del-la morte a nessuno. Chiunquesia, dovrà adottare logiche op-poste a quelle del Cavaliere.Oh bella.

L’oscillazione del pendolo sa-rà violenta: da una politica iper-personalizzata bisognerà torna-re al gioco di squadra, ai parti-ti. Il grande successo della Legaconsiste precisamente in que-sto: mentre tutti gli altri partitisi distruggevano, Umberto Bos-si costruiva un partito. E guardioggi che cosa buffa: la Lega ènon solo il più vecchio partitoitaliano ma anche l’unico. Pdl,Pd, Udc, Idv mica sono partiti.Se i dirigenti della Seconda re-pubblica avessero letto almenoil Bignami della politica, avreb-bero scoperto che la democra-zia senza i partiti non si gesti-sce. Addirittura il partito piùpartito di tutti, il Pci, nelle suemetamorfosi «avatare» è arriva-to al punto di sciogliersi. Sco-prendo, una volta sciolto, chenon esisteva più, pensi che al-zata d’ingegno. Almeno il Psi èstato sciolto con la forza.Lei che cosa ha fatto dopo lafine del Psi?

Per un anno ho vissuto conl’angoscia di poter essere arre-stato ogni mattina. Anzi, anco-ra mi stupisco di come non l’ab-biano fatto. Finché nel 1995 hoavuto un attacco ischemicotransitorio, determinato dastress e ipertensione. Nel 1997ho patteggiato due anni in base

«Giuliano Amatonon ha piùparlato a Craxi:fu più elegantedi Martelli chesi materializzòsoltanto il giornodella sua morte»

ALL’EDICOLA DOPO LA FINEDEL PSI DE MICHELIS PER UN ANNOHA VISSUTO CON L’ANGOSCIADI ESSERE ARRESTATO.

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al teorema del «non poteva nonsapere», ma solo perché dopouna settimana mi sposavo conStefania Tucci e la mia secondamoglie non reggeva l’ansiad’avere un marito candidato al-la galera. Nei successivi dieci an-ni ho girato l’Italia in profondi-tà. Un viaggio nella tristezza col-lettiva di noi socialisti.In che senso?

Vede, tutti i partiti hanno al-la base una rete di iscritti mossidai motivi più disparati: ideali,strumentali, di potere, di carrie-ra. Sono i raccoglitori dei con-sensi. Ognuno di loro vale 100voti. In Italia vanno alle urnegrosso modo 35 milioni di elet-tori, quindi stiamo parlando diun primo strato di 350 mila mi-litanti che non è stato toccatodalle inchieste giudiziarie. Ogni10 portatori di voti ce n’è unoche vale 1.000 voti: un secondostrato di 35 mila persone. Il ter-zo strato è di 3.500, il quarto di350, il quinto di 35. Il Psi vale-va il 15 per cento. Vuol dire chepartiva da 50 mila, poi 5 mila,poi 500, poi 50, poi 5. Io stavofra i 5. Mani pulite ha colpitodai 5 mila in su. Ho raccolto leschede di almeno 3.700 di que-ste persone liquidate per via giu-diziaria. Nell’80 per cento deicasi non hanno mai avuto unacondanna. Sono state fatte fuo-ri con gli avvisi di garanzia. Era-no sindaci, vicesindaci, assesso-ri, spazzati via solo perché il Pcivoleva prendere il posto del Psi,come ha ammesso lo stessoMassimo D’Alema.Ha nostalgia di Craxi?

Molta. Non avevo accesso alfrigorifero di casa sua comeClaudio Martelli. L’ho appog-giato perché credevo alle sue ra-gioni. Con François Mitterrandin via d’uscita, con Felipe Gon-zález junior partner, con TonyBlair di là da venire, sarebbe di-ventato il leader più importan-te d’Europa. Non essendo cra-

xiano, sono stato uno dei po-chi ad andarlo a trovare adHammamet. Giuliano Amatonon gli ha mai più parlato e al-meno in questo è stato più ele-gante di Martelli, che si rimate-rializzò soltanto alla morte diBettino. Ho ancora negli occhila scena: la salma per terra nel-la morgue della clinica Les Vio-lettes di Nabeul, non nella ba-ra, proprio adagiata sul pavi-mento, e Claudio sdraiato so-pra che piangeva.Come mai negli anni ruggen-ti la sera, anziché andare aletto a riposarvi, vi facevatepaparazzare nei night?

Sono stato ministro per 12anni. Gli unici momenti liberili avevo di notte.La regista Lina Wertmüller,socialista, è stata durissimacon lei: «De Michelis avevasempre l’aria di quello che sivanta di andare a mignotte,o in discoteca: questo hadanneggiato moltissimo ilsenso comune degli iscritti,quelli di base».

L’ha detto dopo. Quandoeravamo amici, non me l’hamai rimproverato. Contestoanche d’avere traviato la base:andavo fra i giovani nelle disco-teche popolari, non nei club.Ma lei non è nipote del pasto-re protestante Rennepont DeMichelis, a sua volta figlio diun convertito alle Chiese cri-stiano-evangeliche? Dov’erafinita l’austerità degli avi?

Considero più ipocriti i mieicolleghi che adottavano uncomportamento in pubblico eun altro in privato. Ammessoche il ballo fosse un vizio, l’hosempre esercitato in pubblico.Perché non ha più la zaz-zera?

Avevo solo due modi per da-re un segno esteriore del cambia-mento di vita. Tagliarsi i capelliera più facile che dimagrire.Il soprannome «Avanzo di

balera» le è pesato?Sì, perché lo ritenevo ingiu-

sto. Ma la peculiarità di Manipulite è stata proprio la «charac-ter assassination»: per togliercidi mezzo dovevano distruggerela nostra immagine. Mi imposidi continuare a girare a piedi, intreno, in aereo anche fra il 1992e il 1995. Fu durissima.Beppe Severgnini scrisse chedurante le missioni all’esterolei sparava agghiaccianti «atthe limit», personale tradu-zione di «al limite», dandoprova di non sapere l’inglese.

Ho sempre riconosciuto cheil mio è un «broken English».Ma sono stato il primo mini-stro degli Esteri di questa Re-pubblica a parlare l’inglese. GliAndreotti e i Colombo solo ilfrancese.È vero che lei propose a Mas-simo Cacciari d’iscriversi alPsi e il filosofo comunista lerispose: «No, grazie, sonoricco di famiglia»?

No, è falso. Se l’è inventato.Avrei festeggiato se Brunettafosse riuscito a prendere il po-sto di Cacciari, un sindaco chenon ha fatto niente per Vene-zia. Ma la mia città è zeppa didipendenti pubblici e anche inpolitica vale la terza legge diNewton: a ogni azione corri-sponde una reazione uguale econtraria. Per un voto che gua-dagni dando la caccia agli as-senteisti, uno lo perdi.Che cosa prova un ex mini-stro che ha firmato il Tratta-to di Maastricht a essere ar-ruolato da un suo ex allievoa 1.950 euro netti al mese?

Prende atto dei corsi e ricorsistorici di vichiana memoria. So-no molto grato a Brunetta peravermi offerto questa opportu-nità di sopravvivenza. Per unoche ha fatto politica tutta la vi-ta, finire ai giardinetti è la pre-messa della morte. ([email protected]) �

«Berlusconial Quirinalelo vedo bene, mail premier che glisuccederà dovràabbandonare lapersonalizzazionee fare un giocodi squadra»

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