12. I processi decisionali Organizzazione e direzione del personale Ragioneria Generale ed Applicata...
-
Upload
calvina-vinci -
Category
Documents
-
view
223 -
download
4
Transcript of 12. I processi decisionali Organizzazione e direzione del personale Ragioneria Generale ed Applicata...
12. I processi decisionaliOrganizzazione e
direzione del personale
Ragioneria Generale ed Applicata – Sede di Fano
a.a. 2011/2012 2
interrelazioni con l’ambiente (interno ed esterno) e problemi di
dinamicità
Le caratteristiche del sistema impresa: v. ppt 2 L’AZIENDA n. 8-12L’azienda come sistema e le interrelazioni tra azienda e mercati e con l’ambiente socio-economico
PREMESSA
necessità di fronteggiare le influenze ambientali ESTERNE
INTERNE
attraverso lo sviluppo delle conoscenze di marketing, industriali, finanziarie; quelle interne mediante il ricorso alle funzioni manageriali della programmazione, controllo, organizzazione e leadership.
programmazione
Struttura e funzionamento delle imprese
a.a. 2011/2012 3
LA STRUTTURA DECISIONALE DELL’IMPRESA
La gestione dell’azienda è l’insieme delle operazioni simultanee e successive volte ad assicurare il raggiungimento dei fini dell’impresa (Onida)
E’ caratterizzata da due elementi: operazioni: attività che hanno ad oggetto i fattori produttivi soggetto decisore: soggetto/i che opera in azienda e che decide quali
operazioni intraprendere (effettua le scelte)
Fattori produttivi
Insieme delle scelte/decisioni dei
soggetti che operano in azienda
Modificazioni qualitative e quantitative sui fattori
produttivi, sulle forze interne e sulle forze esterne
OGGETTI DELLE
OPERAZIONI
CAUSE DELLE OPERAZIONI
RISULTATI DELLE
OPERAZIONI
Relazioni causa-effetto tra operazioni
a.a. 2011/2012 4
Il processo di decisione e controllo
Le fasi del comportamento aziendale:
Processo di DECISIONE
ES.Programmazione•Individuazione del problema (es. calo utile o obiettivo di vendita: 100 euro)•Definizione del problema•Sviluppo soluzioni alternative•Individuazione conseguenze•Scelta dell’alternativa più conveniente
Processo di ESECUZIONE
Azione•Esecuzione di operazioni (tecniche, finanziarie, di scambio, ecc…)•Rilevazione delle azioni (fatturato 70 euro)
Processo di CONTROLLO
Controllo•Confronto fra decisione e azione•Calcolo scostamento (100-70= 30 euro)•Analisi delle cause degli scostamenti•Suggerimento di eventuali provvedimenti correttivi
Meccanismo di feed-back (correzione)
INF
OR
MA
AZ
ION
I
a.a. 2011/2012 5
I MOMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE
Informazione/Previsione: raccolta delle notizie utili (interne/esterne) per la futura azione aziendale e formulazione delle ipotesi fondamentali (sul mercato, la concorrenza, l’ambiente in cui è inserita l’impresa)
Redazione di un piano: sulla base di quanto appurato nella fase precedente, si definiscono gli obiettivi generali in termini di quantità
Definizione delle politiche: si individuano gli strumenti più adatti a perseguire gli obiettivi contenuti nei piani (prodotto, prezzo, marchio, pubblicità, rete di vendita, confezione, assistenza,…)
Redazione del Budget: si traducono i risultati sperati in termini finanziari (entrate/uscite) ed economici (costi/ricavi)
E’ la fase che permette l’efficace svolgimento delle fasi successive, in particolare del controllo. Consiste nella preordinazione dell’attività dell’impresa
in termini di risultati quantitativi e qualitativi
Il successivo confronto delle previsioni con i risultati ottenuti e l’informazione di ritorno che ne consegue (feed-back) porta infine alla revisione ed alla modifica delle politiche o addirittura dei piani che hanno determinato l’azione.
a.a. 2011/2012 6
Come si distribuiscono i livelli decisionali nella struttura organizzativa?
• Due modelli estremi di distribuzione, nella struttura organizzativa di un’ impresa, dei diversi livelli decisionali:–Struttura decisionale burocraticaIl processo decisionale è interamente concentrato nelle mani delvertice aziendale (organo volitivo) che ha competenza su tutto (Max Weber e modello prussiano)Gli ordini emanati dall’alto devono essere attuati dagli organi di gradoInferiore.L’autorità deve essere tradizionale, carismatica, razionale.Limiti del modello: basso livello tecnologico, massime conoscenze tecniche del vertice, ambiente statico, persone disposte ad essere guidate con autorità)
–Struttura decisionale pluralistica (organicamente integrata)Esistono più centri decisori in virtù delle diverse conoscenze ecompetenze e diversi tipi di decisioni (strategiche, tattiche, operative)L’influenza tra gli organi che partecipano alle decisioni sono reciproche (anche se il ruolo strategico è del soggetto economico).E’ possibile stabilire una gerarchia di obiettivi, decisioni, ruoli correlati
Possibilità di organizzazione del processo decisionale
a.a. 2011/2012 7
STRUTTURA DECISIONALE BUROCRATICA
IS P E TTO R I
a b
A
c d
B
e f
F
ORGANI VOLITIVIDevono avere competenza professionale
Prendono tutte le decisioni
Emanano ordini per iscritto
ORGANI DIRETTIVINon prendono decisioni
Sono passa-ordini
Sono controllori
ORGANI ESECUTIVIEseguono ordini
a.a. 2011/2012 8
STRUTTURA DECISIONALE PLURALISTICA ORGANICAMENTE INTEGRATA
progresso tecnologicodinamismo ambientale turbolenza interna
conoscenze specialistiche nei settori della produzione, del marketing, della finanza, del personale ecc. Necessità di diffondere tali conoscenze tra i diversi organi dislocati nel quadro organizzativo (no accentramento ai vertici)
esistono molti centri decisori;esiste una gerarchia di obiettivi, decisioni, ruoli;le decisioni importanti vengono assunte con il concorso di più persone;le influenze tra gli organi che partecipano alle decisioni sono reciproche (alto-basso, basso-alto, trasversali);le influenze, sebbene reciproche, hanno un diverso grado di condizionamento (l’influenza esercitata dal vertice è più forte);il soggetto economico rappresenta l’unità centrale di direzione (ruolo strategico)
“nuove” dinamiche:
“nuove esigenze”
comportamento dell’impresa di tipo organico dipende dal contributo decisionale di molte persone a diversi livelli gerarchici.
a.a. 2011/2012 9
STRUTTURA DEGLI OBIETTIVI, DELLE DECISIONI E DEI RUOLI
SOGGETTO ECONOMICOOBIETTIVI GENERALI
OBIETTIVI OBIETTIVI OBIETTIVISETTORIALI SETTORIALI SETTORIALI
Dir.Produzione Dir.Vendite Dir.Approvvig.
OBIETTIVI OBIETTIVI OBIETTIVI OBIETTIVI SUBSETT SUBSETT SUBSETT SUBSETT
Decis.strategiche
Decis. tattiche
Decis.operative
a.a. 2011/2012 10
ORGANIZZAZIONE E DIREZIONE DEL PERSONALE
DEFINIZIONE DEL QUADRO
ORGANIZZATIVO GENERALE
DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI SETTORIALI
CREAZIONE DI UN SISTEMA INFORMATIVO
SELEZIONE E ADDESTRAMENTO PERSONALE
SISTEMA DI DIREZIONE E STILE DI LEADERSHIP
Spetta al soggetto economico e al management aziendale definire e orientare al fine aziendale gli obiettivi dell’organizzazione, che si sostituiscono a quelli personali.
RAZIONALIZZAZIONE DEL COMPORTAMENTO DEI SOGGETTI
tempi e norme di funzionamento
specificazione compiti; definizione linee autorità ed influenza che collegano i membri della struttura organizzativa
a supporto delle decisioni/del controllo
affinché sia idoneo ai ruoli organizzativi previsti
che soddisfi esigenze personali, aziendali, ambientali
a.a. 2011/2012 11
ORGANIZZAZIONE
sistema coordinato di persone, operanti all’interno dell’azienda, preposte e specializzate alla realizzazione di determinati ruoli e compiti.complesso di ruoli e linee di influenza rappresentati graficamente dall’organigramma.
Il processo organizzativo è articolato nelle seguenti fasi: individuazione degli obiettivi da raggiungere; determinazione delle funzioni per raggiungere gli obiettivi; creazione di ruoli da assegnare alle persone; specificazione scritta di ruoli, compiti e responsabilità e poteri; definizione delle linee di influenza.
Attraverso la creazione della struttura organizzativa si tende a delineare il comportamento che ci si attende da ogni posizione organizzativa ed il tipo di rapporto che si vuole istaurare tra tali posizioni.
a.a. 2011/2012 12
OBIETTIVI SUBSETTORIALI (DECISIONI DI TERZO GRADO)
OBIETTIVI SETTORIALI (DECISIONI DI SECONDO GRADO)
OBIETTIVI GENERALI (DECISIONI DI PRIMO GRADO)
L’ORGANIZZAZIONE SI INNESTA SU UNA GERARCHIA DI OBIETTIVI CHE INDIVIDUA:
L’AUTORITA’ FORMALE
IN CORRISPONDENZA DEGLI OBIETTIVI E DELLE RELATIVE DECISIONI, IL PROCESSO DI ORGANIZZAZIONE STABILISCE:
RUOLI
LINEE DI INFLUENZA
comportamenti attesi da chi ricopreuna particolare posizione
canali di flusso degli ordini e delle informazioni tra un ruolo e l’altro
autoritarie non autoritarie
a.a. 2011/2012 13
L’autorità formale rappresenta lo strumento principale per la razionalizzazione dei comportamenti dei soggetti operanti in
un’azienda
Modello ispiratore Struttura organizzativa dell’azienda
consiste nel diritto, ufficialmente riconosciuto dall'organizzazione, di comandare, e cioè di elaborare decisioni tese a indirizzare l'attività dei subordinati, e nell'obbligo imposto a questi ultimi di accettare quelle decisioni come premessa della pro pria condotta, senza poterle analizzare e criticare nel merito.
potere capacità di influenzare il comportamento altrui
a.a. 2011/2012 14
Come interpretare il rapporto tra autorità formale e potere?
Rapporto automatico e direttoaumento rapporto autorità aumento livello di potere
a.a. 2011/2012 15
(V. Likert, Mc Gregor, Tannembaum) Relazione inversaaumento livello di autorità diminuzione del livello di potere(i dipendenti non ritengono in pericolo il posto di lavoro)(i bisogni di ordine inferiore sono soddisfatti)
Why?
Il livello di potere è condizionato dall’accettazione dell’autorità che il superiore ottiene se:-competente-agisce giustamente-si adopera per i subordinati-favorisce la partecipazione alle decisioni
a.a. 2011/2012 16
Gli organi di direzione come governano l’impresa?Per razionalizzare il comportamento dei dipendenti gli organi volitivipossono trasmettere ordini ed informazioni verso i soggetti esecutori in due modi:– Linee di influenza autoritarie (autorità formale)– Linee di influenza non autoritarie– Autorità gerarchica = gli ordini sono di tipo generale, vanno dall’altoverso il basso e solo all’interno della medesima linea di comando– Autorità funzionale = gli ordini possono provenire da linee di comando diverse, ma solo per gli aspetti specifici in cui esse sono competenti(l’autorità formale non è generale ma particolare)– Autorità del grado = gli ordini sono di tipo generale, vanno dall’altoverso il basso e possono riguardare anche linee di comando diverse
Varianti dell’autorità formale
le diverse strutture organizzative si differenziano per il tipo di rapporti intercorrenti tra i soggetti posti a differenti livelli gerarchici.
a.a. 2011/2012 17
1. Autorità gerarchica
diritto di comando (concetto di unità di comando);obbligo di obbedienza;interessa le persone che si trovano sulla stessa linea di comando;l’autorità è generale perché riguarda tutti gli aspetti del compito subordinato;il capo gerarchico può prevedere ed assegnare ricompense e sanzioni;vige il principio dell’unità di comando secondo il quale una persona riceve ordini solo dal suo diretto superiore
Elementi su cui si basa il modello dell’autorità gerarchica
Ma chi comanda possiede tutte le competenze?...rischio di ricevere ordini errati … da eseguire
a.a. 2011/2012 18
AUTORITA’ GERARCHICA
CONSIGLIO AMM.NE
DIR. GENERALE
DIR. PRODUZIONE
DIR. VENDITE
DIR. APPROV.TI
DIR. FINANZIARIO
DIR. PERSONALE
CAPO STAB. 1
CAPO STAB. 2
CAPO FILIALE 1
CAPO FILIALE 2
ADDETTO ADDESTR.TO
ADDETTO SELEZIONE
ADDETTO SERVIZI SOCIALI
ADDETTOAMMIN.NE
a.a. 2011/2012 19
2. Autorità funzionale
diritto di comando;obbligo di obbedienza;interessa le persone che si trovano su linee di comando differenti;limitata ad una determinata materia e ad un determinato periodo (autorità formale particolare, limitata agli aspetti di competenza del compito);il capo funzionale può prevedere ricompense e sanzioni ma queste vengono assegnate dal capo gerarchico;non vige il principio dell’unità di comando (si possono ricevere ordini da superiori appartenenti a diverse linee di comando).
Poiché nessuno è sufficiente competenze su ogni materia aziendale, neiprocessi produttivi, e decisionali occorrono competenze specializzate
a.a. 2011/2012 20
AUTORITA’ FUNZIONALE
CONSIGLIO AMM.NE
DIR. GENERALE
DIR. PRODUZIONE
DIR. VENDITE
DIR. APPROV.TI
DIR. FINANZIARIO
DIR. PERSONALE
CAPO STAB. 1
CAPO STAB. 2
CAPO FILIALE 1
CAPO FILIALE 2
ADDETTO ADDESTR.TO
ADDETTO SELEZIONE
ADDETTO SERVIZI SOCIALI
ADDETTOAMMIN.NE
a.a. 2011/2012 21
3. Autorità del grado
modello tipico delle organizzazioni militari chi ha un grado superiore può dare ordini a chiunque abbia un grado inferioreil subordinato deve eseguire l'ordine ricevuto per ultimo, eventualmente facendo rilevare il contrasto esistente con altri ordini precedenti
il subordinato potrebbe ricevere ordini contrastanti da parte di più superiori
a.a. 2011/2012 22
I RAPPORTI ORGANIZZATIVI
1. RAPPORTI GERARCHICI 2. RAPPORTI FUNZIONALI 3. RAPPORTI DI ASSISTENZA
SI POSSONO DELINEARE DIVERSI RAPPORTI TRA I SOGGETTI POSTI A DIFFERENTI LIVELLI GERARCHICI:
I principali rapporti organizzativi sono di tipo formale
interessano influenze previste dall’organizzazione e successivamente formalizzate tramite apposite norme dell’ordinamento organizzativo
a.a. 2011/2012 23
1. RAPPORTI GERARCHICI
INTERCORRONO FRA UN SUPERIORE E UN SUBORDINATO DIRETTO, CIOE’ COLLOCATO SULLA
STESSA LINEA DI COMANDO.
Hanno natura autoritaria
Fluiscono dal vertice ai livelli più bassi della struttura
a.a. 2011/2012 24
2. RAPPORTI FUNZIONALI
RAPPORTO FUNZIONALE AUTORITARIO(un organo ha diritto di emanare comandi nei confronti dei membri divisionali che devono
obbedire acriticamente) RAPPORTO FUNZIONALE CONSULTIVO(il dirigente dotato di conoscenze specialistiche studia i problemi che ricadono nell’ambito
di competenza dei dirigenti di altre divisioni raccomandando l’adozione delle soluzioni prospettate)
RAPPORTO FUNZIONALE DI SERVIZIO(un dirigente dotate di conoscenze specialistiche viene autorizzato ad eseguire attività
normalmente di competenza di altri dirigenti) RAPPORTO FUNZIONALE DI CONTROLLO(un dirigente con esperienza specifica in un campo particolare è incarico di svolgere per
conto di un superiore gerarchico il controllo dell’azione di divisioni normalmente condotte da altri dirigenti)
QUANDO L’ORDINAMENTO ORGANIZZATIVO CONFERISCE IL DIRITTO DI INFLUENZARE LA
CONDOTTA DI UN SOGGETTO AZIENDALE, AD UN ORGANO CHE NON SIA IL DIRETTO SUPERIORE
GERARCHICO. SI DIVIDONO IN:
a.a. 2011/2012 25
3. RAPPORTI DI ASSISTENZA
PERMETTONO, IN UN RAPPORTO GERARCHICO, L’INSERIMENTO DI UNA LINEA DI INFLUENZA DAL
BASSO VERSO L’ALTO.
Tale funzione di assistenza può essere svolta da:
• ASSISTANT/TO (singolo soggetto)
• GENERAL STAFF (gruppo di esperti)
a.a. 2011/2012 26
ASSISTANT/TO E GENERAL STAFF
DIRETTOREGENERALE
DIR. PRODUZIONE
DIR. VENDITE
DIR. APPROV.TI
ASSISTANTTO
CAPO
DIR. FINANZIARIO
DIR. PERSONALE
ESPERTO 1
ESPERTO 1
ESPERTO 1
a.a. 2011/2012 27
LINE E STAFF
•All’interno dell’azienda possono esistere due principali tipi di organi e di funzioni:– di line= organi di comando, che hanno l’autorità e la priorità nelle decisioni– di staff= organi di assistenza, a supporto degli organi di line, che non hanno potere di influenza autoritaria e si trovano in posizione subordinata
•Tendenze recenti:gli organi di staff hanno assunto un maggiore potere, in virtù delle competenze specialistiche posseduteLa suddivisione tra organi di line e staff varia a seconda di quale organo o funzione aziendale è in grado di gestire il fattore strategico dominante in una certa industria o mercato (Ralph C. Davis)
a.a. 2011/2012 28
TEORIA DI RALPH C. DAVIS
OBIETTIVI PRIMARI(creare i valori richiesti dalla clientela)
OBIETTIVI COLLATERALI(creare i valori richiesti dai gruppi di interesse che gravitano intorno all’azienda,
realizzabili con quanto è pagato dai clienti)
OBIETTIVI SECONDARI(creare i valori che consentono la realizzazione efficiente degli obiettivi primari e
collaterali)
FUNZIONI DI LINE
FUNZIONI DI STAFF
a.a. 2011/2012 29
Davis anticipa anche alcune distinzioni sulla base della natura delle imprese:– nelle imprese industriali sono funzioni di line quelle della produzione e della vendita;– nelle imprese commerciali sono funzioni di line quelle di approvigionamento, di vendita e di finanza;– nelle imprese di trasporto sono funzioni di line quelle della manu tenzione, del traffico e della vendita.
le funzioni di staff si trovino in una posizione subordinata, ma la loro importanza è tuttavia notevole al crescere del corpo aziendale si espandono in modo più che proporzionale (complessità)
Mason Haire ad un primo raddoppio delle funzioni di line corrisponde un aumento di sei volte delle funzioni di staff;ad un secondo raddoppio delle funzioni di line corrisponde un aumento di cinque volte di quelle di staff; ad un terzo raddoppio delle funzioni di line corrisponde un aumento di tre volte di quelle di staff; dopo il terzo rad doppio, line e staff si incrementano nelle stesse proporzioni.
a.a. 2011/2012 30
MODELLI DI DIREZIONE
L'efficienza e la produttività dell'impresa dipendono, oltre che dall'attenta razionalizzazione delle risorse materiali e dall'organizzazione di quelle
umane, anche dalla soddisfazione che i dipendenti di ogni grado gerarchico riescono ad ottenere nello svolgimento delle loro mansioni.
modello di direzione adottato da chi ha la leadership dell'impresa
a.a. 2011/2012 31
Teoria X - Principi del dirigente tradizionale di stile tayloriano (Douglas Mc Gregor, The human side of the enterprise)L’uomo medio dell’organizzazione: 1) non ama il lavoro2) non ama i cambiamenti3) non è ambizioso4) è egocentrico5) non è creativo, ha poca fantasia (intelligenza e immaginazione poco diffuse)6) Il lavoro non è gratificante
Il buon dirigente è quello che fa fare ai dipendenti quello che vuole lui(programmando il comportamento, accentrando le decisioni, controllando, rendendo docile il dipendente attraverso sanzioni e ricompense)
Il lato umano dell’impresa è modellato su concezioni ormai superate
Tale dirigente reputa indispensabile:1) programmare il comportamento dei dipendenti (accentramento delle decisioni);2) controllare il dipendente (verificare se il comando è stato ese guito),3) rendere docile il dipendente (mediante sanzioni o ricompense).Tutto ciò può essere da lui realizzato seguendo vari modelli di direzione estremi:
a.a. 2011/2012 32
MODELLO DURO (STILE AUTORITARIO): PROGRAMMAZIONE DEL COMPORTAMENTO DEL DIPENDENTE, CONTROLLO DEL SUO OPERATO, ADOZIONE DELLE SOLE SANZIONI
MODELLO MORBIDO (STILE PATERNALISTICO): PROGRAMMAZIONE DEL COMPORTAMENTO DEL DIPENDENTE, CONTROLLO DEL SUO OPERATO, ADOZIONE DELLE SOLE RICOMPENSE
Inadeguatezza di tali modelli di direzione: confronto con la teoria delle motivazioni formulata da Maslow
nel caso di una insoddisfazione dei bisogni fisiologici, l'individuo soffrirà di una malattia fisica con conseguenze sul comportamento (passività, indolen za, bassa produttività, fuga dalle responsabilità, arroganza).l'insoddisfazione dei bisogni di ordine superiore (sociali, di stima, di sicurezza, ecc....) porterà ad una malattia che non è di natura fisica ma che, dal punto di vista comportamentale, avrà gli stessi risultati della prima.(Douglas Mc Gregor)
a.a. 2011/2012 33
Teoria Y – La teoria delle motivazioni L’uomo medio: 1) ama il lavoro2) è ambizioso3) tende ad assumere responsabilità4) è creativo (intelligenza e immaginazione diffuse)
Il buon dirigente è quello capace di disegnare per il dipendente un ruolo in grado di attribuirgli successo, fiducia in sé, competenza, indipendenza, prestigio, autorealizzazione)
necessità di disegnare per il dipendente un ruolo capace di attribuirgli, successo, fiducia in sé, competenza, indipendenza, prestigio ed
autorealizzazione.
ristrutturazione dei ruoli
decentramento delle decisioni e radicale capovolgimento delle assunzioni riguardanti i dipendenti.
a.a. 2011/2012 34
Testi/Parti del Programma di riferimento
1) M. Paoloni, P. Paoloni, Introduzione ed orientamento allo studio delleAziende, Giappichelli, To, 2009, Cap. 5 e Cap. 6