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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 17 - Anno XXV - 25 settembre 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 Dare o non dare la cittadinanza italiana a immigrati che nascono o vivono nel nostro paese è il problema che sta scuo- tendo la vita politica italiana in questo finale di legislatura. Negli Stati Uniti vige il principio dello ius soli puro, per cui chi nasce negli Stati Uniti è cittadi- no americano. In Italia viene proposto lo ius soli “temperato” previsto dalla legge in discussione al Senato, già ap- provata dalla Camera, per cui un bam- bino nato in Italia diviene cittadino ita- liano se uno dei genitori si trova legal- mente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore non proviene dall’Unione Eu- ropea, deve avere un reddito non infe- riore all’assegno sociale; disporre di un alloggio; superare un test di conoscen- za della lingua italiana. L’altra strada per ottenere la cittadinanza, quella del- lo ius culturae, passa attraverso il siste- ma scolastico. Potranno chiedere la cit- tadinanza i minori stranieri nati in Ita- lia, o arrivati entro i 12 anni, che abbia- no frequentato le scuole italiane per al- meno 5 anni e superato un ciclo scola- stico (le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero, ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni, potranno ot- tenere la cittadinanza dopo aver abita- to in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Purtroppo il dibattito ha assunto un carattere ideologico di xenofobia, se non proprio di razzismo, confondendo ad arte il problema della cittadinanza con gli sbarchi clandestini. Si dimentica che i genitori di questi bambini contribui- scono alla ricchezza dell‘ Italia e aiuta- no a colmare i vuoti della denatalità che affligge la nazione. Non si tratta dun- que di un problema solo morale, ma di un calcolo economico, come ha ben ca- pito la Germania. L‘avvicinarsi delle elezioni ha inasprito il dibattito e la lot- ta contro i migranti è divenuta il cavallo di battaglia di quei partiti – Lega in te- sta – che sperano di guadagnare voti fa- cendo leva sulla paura per lo straniero, che ci ruberebbe posti di lavoro, au- menterebbe l‘insicurezza delle nostre città, impoverirebbe l‘economia nazio- nale. L‘immoralità sta nel sottomettere la dignità delle persone in stato di biso- gno al desiderio di accaparrarsi una manciata di voti. A difesa della legge si sta levando la voce del mondo cattolico con pronunciamenti di vescovi, di as- sociazioni, della stampa. Si auspica che non trionfi nei partiti favorevoli la pau- ra di perdere voti e, in quelli contrari, il desiderio di guadagnarli, ma che trion- fi il bisogno di civiltà. L’editoriale di Tomaso Panu Ius soli e ius culturae, una battaglia di civiltà La dolcezza del padre e la sicurezza del pastore I l 13 settembre scorso mons. Gian Franco Saba è stato ordinato vescovo da mons. Sebastiano Sangui- netti. In una cornice festante, nelle strutture dello stadio Caocci, alcune migliaia di fe- deli hanno seguito il rito par- ticolarmente coinvolgente ed emozionante della consacra- zione. La Conferenza Episco- pale Sarda era al completo, ma non sono mancati anche gli amici vescovi provenienti da altre diocesi del continen- te. La celebrazione è stata animata da alcune prestigio- se corali provenienti da Ol- bia, Tempio, Trinità d’Agultu e dal sassarese. A dirigere è stato chiamato Fabrizio Rug- gero, del Teatro Lirico di Ca- gliari, amico di lunga data di don Gian Franco. Pellegrinaggio sul monte Athos Mons. Pietro Meloni racconta l’esperienza del pellegrinaggio sul Monte Athos insieme alla conferenza episcopale sarda. Tergu in festa per la natività di Maria L’otto settembre, la comunità di Tergu ha accolto fedeli da tutto il territorio. Dedicazione chiesa San Teodoro Solenne rito di dedicazione a San Teodoro, dove la nuova chiesa è stata intitolata a Santa Teresa di Calcutta. Festa manna di Gaddura Luogosanto celebra la Festa Manna di Gaddura. Il paese mariano ha festeggiato la natività di Maria. pag. 6 pagg. 3,4,5,6 pag. 8 pag. 16 pag. 11

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GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 17 - Anno XXV - 25 settembre 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

Dare o non dare la cittadinanza italianaa immigrati che nascono o vivono nelnostro paese è il problema che sta scuo-tendo la vita politica italiana in questofinale di legislatura. Negli Stati Unitivige il principio dello ius soli puro, percui chi nasce negli Stati Uniti è cittadi-no americano. In Italia viene propostolo ius soli “temperato” previsto dallalegge in discussione al Senato, già ap-provata dalla Camera, per cui un bam-bino nato in Italia diviene cittadino ita-liano se uno dei genitori si trova legal-mente in Italia da almeno 5 anni. Se ilgenitore non proviene dall’Unione Eu-ropea, deve avere un reddito non infe-riore all’assegno sociale; disporre di unalloggio; superare un test di conoscen-za della lingua italiana. L’altra stradaper ottenere la cittadinanza, quella del-lo ius culturae, passa attraverso il siste-ma scolastico. Potranno chiedere la cit-tadinanza i minori stranieri nati in Ita-lia, o arrivati entro i 12 anni, che abbia-no frequentato le scuole italiane per al-meno 5 anni e superato un ciclo scola-stico (le scuole elementari o medie). Iragazzi nati all’estero, ma che arrivanoin Italia fra i 12 e i 18 anni, potranno ot-tenere la cittadinanza dopo aver abita-to in Italia per almeno sei anni e averesuperato un ciclo scolastico. Purtroppoil dibattito ha assunto un carattereideologico di xenofobia, se non propriodi razzismo, confondendo ad arte ilproblema della cittadinanza con glisbarchi clandestini. Si dimentica che igenitori di questi bambini contribui-scono alla ricchezza dell‘ Italia e aiuta-no a colmare i vuoti della denatalità cheaffligge la nazione. Non si tratta dun-que di un problema solo morale, ma diun calcolo economico, come ha ben ca-pito la Germania. L‘avvicinarsi delleelezioni ha inasprito il dibattito e la lot-ta contro i migranti è divenuta il cavallodi battaglia di quei partiti – Lega in te-sta – che sperano di guadagnare voti fa-cendo leva sulla paura per lo straniero,che ci ruberebbe posti di lavoro, au-menterebbe l‘insicurezza delle nostrecittà, impoverirebbe l‘economia nazio-nale. L‘immoralità sta nel sottometterela dignità delle persone in stato di biso-gno al desiderio di accaparrarsi unamanciata di voti. A difesa della legge sista levando la voce del mondo cattolicocon pronunciamenti di vescovi, di as-sociazioni, della stampa. Si auspica chenon trionfi nei partiti favorevoli la pau-ra di perdere voti e, in quelli contrari, ildesiderio di guadagnarli, ma che trion-fi il bisogno di civiltà.

L’editorialedi Tomaso Panu

Ius soli e ius culturae, una battaglia di civiltà La dolcezza

del padre e la sicurezzadel pastore

Il 13 settembre scorsomons. Gian Franco Sabaè stato ordinato vescovo

da mons. Sebastiano Sangui-netti. In una cornice festante,nelle strutture dello stadioCaocci, alcune migliaia di fe-deli hanno seguito il rito par-

ticolarmente coinvolgente edemozionante della consacra-zione. La Conferenza Episco-pale Sarda era al completo,ma non sono mancati anchegli amici vescovi provenientida altre diocesi del continen-te. La celebrazione è stata

animata da alcune prestigio-se corali provenienti da Ol-bia, Tempio, Trinità d’Agultue dal sassarese. A dirigere èstato chiamato Fabrizio Rug-gero, del Teatro Lirico di Ca-gliari, amico di lunga data didon Gian Franco.

Pellegrinaggiosul monte

AthosMons. Pietro Meloni racconta l’esperienza

del pellegrinaggio sul Monte Athos

insieme alla conferenza

episcopale sarda.

Tergu in festa per la natività di Maria

L’otto settembre, la comunità di

Tergu ha accoltofedeli da tutto il

territorio.

Dedicazione chiesa San TeodoroSolenne rito di dedicazione a San Teodoro, dove la nuova chiesa è stataintitolata a Santa Teresa di Calcutta.

Festa manna di Gaddura Luogosanto celebra la Festa Manna di Gaddura. Il paese marianoha festeggiato la natività diMaria.

pag. 6

pagg. 3,4,5,6

pag. 8

pag. 16

pag. 11

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& var ie2Nuova Serie

Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4del 21-12-1960

Proprietà:Diocesi di

Tempio-Ampurias

AmministratoreGavino Fancellu

Direttore responsabile:don Giovanni Sini

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Condirettore:Daniela Astara

Redazione:Franco Fresi

Andrea MuzzedduGiuseppe Pulina

Gianni SattaPietro ZannoniTomaso Panu

Gavino Fancellu

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ITALIAordinario € 20,00

sostenitore € 30,00benemerito € 50,00

ESTERO+ spese di spedizione

HANNo collAborATo

Sebastiano SanguinettiTomaso Panu - Gianni Sini

Daniela Astara - Antonella SeddaMassimo Maria Terrazzoni - Riccardo Pinna

Giampaolo Saba - Pietro Meloni Max Civinini - Amici Avsi di Olbia

Tore Camboni - Donetella SiniValerio Baresi - Marella Giovannelli

Filippo Sanna - Roberto SpanoAntonio Gamboni - Luigi Agus

Maria Antonietta Mazzone

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 26 settembre 2017.

NOTIZIE SUL PAPA

NOTIZIE DAL MONDO

NOTIZIE DALLA SARDEGNA

Pedofilia: «La Chiesa è arrivata un po’ tardi»“Non è stato facile cominciare questo lavoro: avete dovuto nuotare controcorrente”. Sono le primeparole rivolte dal Papa ai membri della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ai quali haconsegnato il testo scritto per poi parlare per poco meno di venti minuti a braccio. A proposito della“coscienza di questi delitti”, ha detto Francesco a proposito della pedofilia, “la Chiesa è arrivata unpo’ tardi, e quando la coscienza arriva tardi, i media risolvono il problema e anche arrivano tardi”.“Sono consapevole di questa difficoltà, ma è la realtà”, ha proseguito Francesco: “Siamo arrivati inritardo”. “Forse l’antica pratica di spostare la gente per fronteggiare il problema ha addormentatoun po’ le coscienze”, l’analisi del Papa: “Ma grazie a Dio il Signore ha suscitato ‘uomini profeti’ nellaChiesa”. “Uno è il cardinale”, ha detto il Papa rivolgendosi al card. O’Malley, alla guida della Com-missione, il quale “ha coinvolto altri e ha cominciato questo lavoro di far salire il problema alla su-perficie e vederlo in faccia (Sir).

Nel 2018 Papa Francesco andrà a Venezia Papa Francesco andrà a Venezia nel 2018 per incontrare le chiese del Nordest. L’ha comunicato ilPatriarca di Venezia Francesco Moraglia al termine della riunione della Conferenza episcopale deltriveneto. Il pontefice risponde così all’invito rivoltogli dal Patriarca anche a nome degli altri Ve-scovi della regione ecclesiastica che riunisce il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giu-lia. La visita si svolgerà il prossimo anno e sarà di una sola giornata a Venezia dove, oltre alla cele-brazione eucaristica, si terrà un incontro comune che coinvolgerà tutte le Diocesi del nordest (i gio-vani in particolare, a cui sarà dedicato il prossimo Sinodo dei Vescovi).

Il Papa ai giovani della Colombia: «Non perdete la gioia e la speranza» Una folla di migliaia di fedeli ha accolto Papa Francesco al suo arrivo in Colombia lo scorso 6 set-tembre. Quattro giorni di incontri tra cui i parenti di migliaia di persone cadute nella guerra civileche per anni ha insanguinato il Paese. E davanti al Cristo nero di Bojayá che non ha più gambe nébraccia, ha detto: «con il suo volto ci guarda e ci ama, per insegnarci che l’odio non ha l’ultima pa-rola, che l’amore è più forte della morte e della violenza». Ai giovani ha detto: “Per favore, tenete vi-va la gioia, perché è segno del cuore che ha incontrato il Signore. E se voi mantenete viva questa gioiacon Gesù, non lasciatevela rubare. Che cosa dunque potrebbe impedirvi di cambiare questa società.Non temete il futuro! Osate sognare grandi cose! A questo grande sogno, oggi vi voglio invitare”.

48a settimana sociale dedicata al lavoro, a Sassari un convegnosul contributo della ricerca L’Arcidiocesi di Sassari con la diocesi di Alghero- Bosa, in vista della settimana Sociale dei CattoliciItaliani, in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre prossimi, e sull’esempio delle altre Diocesidella Sardegna, lo scorso 15 settembre ha organizzato il convegno: Il lavoro che vogliamo: libero,creativo, partecipativo, solidale. Il contributo della ricerca come lavoro e per il lavoro. L’incontrosi è svolto nell’Aula Magna dell’Università di Sassari.

Ats, entro l’anno oltre 50 assunzioni in anestesia, radiologia,cardiologia e pronto soccorsoEntro l’anno arriveranno nelle Assl sarde oltre 50 nuovi medici che andranno a potenziare le strut-ture dei vari ospedali dell’Isola, in particolare nell’attività di emergenza delle aree disagiate.L’Azienda per la Tutela della Salute della Sardegna ha infatti deliberato di assumere, a tempo inde-terminato e su copertura di posti vacanti, nuovi medici nelle discipline di anestesia e rianimazione,pronto soccorso, radiologia e cardiologia. Le attività di arruolamento sono state avviate con le pro-cedure di mobilità dall’esterno bandite sin dal mese di luglio per l’assunzione di 40 medici aneste-sisti (di cui 5 sono le domande di mobilità di medici sardi che vogliono rientrare nell’isola già per-venute all’Ats); e a settembre per il reclutamento di 20 medici radiologi e 16 medici di Pronto soc-corso nella disciplina di Medicina e chirurgia d’ accettazione e urgenza. Analoghe procedure di re-clutamento sono in fase di immediata attivazione relativamente agli specialisti in cardiologia.

Terremoto in Messico, centinaia i mortiTerribile terremoto in Messico lo scorso 19 settembre di ma-gnitudo 7,1 della scala Richter. La scossa è stata registrata a12 chilometri a sudest di Axochiapan, nello stato di Morelos,circa 160 chilometri dalla capitale messicana. Il terremoto èarrivato mentre il paese ricordava l’anniversario del sismadel 1985 a causa del quale morirono almeno seimila persone.Il bilancio delle vittime è tremendo, oltre duecento i morti,tra cui molti bambini e purtroppo, cresce di ora in ora.

3pr imo p iano GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

“Uno straordinario evento di grazia e di Chie-sa”, così monsignor Sebastiano Sanguinettiha esordito rivolgendo un cordiale saluto, dipace e benedizione, in occasione del solennerito religioso dell’ordinazione episcopale dimons. Gian Franco Saba, arcivescovo metro-polita di Sassari, tenutasi ad Olbia, nello sta-dio “Angelo Caocci” lo scorso 13 settembre.Migliaia di fedeli hanno assistito alla celebra-zione presieduta dal vescovo di Tempio-Am-purias e concelebrata dall’arcivescovo di Ca-gliari, monsignor Arrigo Miglio e da monsi-gnor Paolo Atzei, amministratore apostolicodi Sassari. Presenti tutti i vescovi sardi, centi-naia di sacerdoti, provenienti dalle diversediocesi, ma anche numerosi religiosi, i semi-naristi, le associazioni di volontariato, le for-ze dell’ordine oltre a una folta rappresentan-za di autorità civili e militari. Hanno parteci-pato anche i rappresentanti di altre comunitàreligiose, ebraiche e musulmane e alcuni do-centi dell’Institut Catholique di Parigi attivinel dialogo interreligioso. Ad accogliere ilnuovo vescovo il sindaco di Olbia, SettimoNizzi, che nel suo discorso di benvenuto haespresso gioia ed emozione per l’ordinazionedi monsignor Saba, definendola una “gior-nata storica per la città di Olbia“. Il primo cit-tadino ha poi sottolineato che è “un’occasio-ne unica per avvicinare ancor più le nostrecomunità e per incrementare la collaborazio-ne che da sempre esiste tra le istituzioni cherappresentiamo e quelle religiose della dio-cesi di Tempio Ampurias. Una cooperazionefinalizzata a risolvere congiuntamente leproblematiche che interessano le popolazio-ni del territorio soprattutto in campo sociale.Un legame speciale, che porterà ad ampliareil rapporto con la curia di Sassari con una vi-sione sempre più aperta e ampia del territo-rio, per un’azione volta allo sviluppo e al mu-tuo sostegno”. Suggestiva e intensa la liturgia

dell’ordinazione e pre-sentazione del vescovoche ha espresso la vo-lontà di custodire la fe-de ed esercitare il mini-stero episcopale in co-munione con tutta laChiesa adempiendo ai suoi doveri. La cele-brazione è poi proseguita con le litanie deiSanti, la preghiera consacratoria con l’impo-sizione delle mani da parte del vescovo ordi-nante e degli altri vescovi presenti e i ritiesplicativi, che hanno manifestato il servizioa cui il nuovo vescovo è chiamato: l’unzionecon il sacro Crisma, la consegna del libro deiVangeli, delle insegne episcopali, l’anello, lamitria e il pastorale. Infine l’insediamento el’abbraccio di pace con gli altri vescovi. Unmomento particolarmente emozionante, incui si è percepita la forza e la grazia dello Spi-rito Santo, segnato da un silenzio profondo,interrotto solo da un lunghissimo applau-so. La liturgia eucaristica è proseguita nelraccoglimento fino a dopo la comunionequando, sulle note del “Te Deum”, il presule,accompagnato dai vescovi ordinanti, ha per-corso lo stadio benedicendo l’assemblea.Nell’omelia pronunciata, mons. Sanguinetti,ha affermato che ciò che conta è “la carità delquotidiano, lo spendersi per i fratelli e laChiesa, ma ha anche ricordato il gravosocompito che attende il nuovo pastore nel dif-fondere la Parola di Dio, in un contesto nonsempre favorevole, poiché, come recita inuno dei suoi passaggi, rivolgendosi al presule“in una società che presenta mille sfide, fragi-lità, insieme a tante opportunità, dovrai esse-re intelligente scrutatore, interprete dei se-gni dei tempi, alla luce di una teologia di unapastorale impregnata di coscienza storica”.Ha poi proseguito: “In una società disorien-tata e confusa, spesso senza bussola e senzameta, sei chiamato a essere “episcopos” gui-da sicura, sentinella che scruta l’orizzonte eannuncia il sorgere dell’aurora, che precede e

indica la strada al proprio gregge, che aprepercorsi di autentica umanizzazione e di te-stimonianza cristiana. In una società fram-mentata, divisa, vittima di egoismi ed esa-sperata autoreferenzialità, portata allo scon-tro e alla contrapposizione sei chiamato adessere pastore che custodisce e mantieneunito il gregge, principio di unità, vescovoche raduna il popolo intorno a Cristo. Mai co-me in questo momento la Chiesa sarda e l’in-tero territorio attendono segnali forti e con-vincenti di un episcopato unito e pervaso dauna volontà d’intercettare la profonda crisieconomica, morale e spirituale”. MonsignorSaba ha ascoltato con attenzione le parole delvescovo di Tempio-Ampurias e nel suo di-scorso ha affermato di essergli stato affidatoun grande tesoro; ha poi proseguito sugge-rendo l’immagine di un mare che si alza e siabbassa e nel suo moto di reflusso attira den-tro di sé tutto ciò che trova libero su di essa.Alcune barchette sono però intelaiate da tut-te le parti o legate con una fune a un palo con-fitto in terra. Il mare le circonda e le accarezzaquasi invitandole a seguirlo. Per un po’ ditempo si lasciano cullare e galleggiano ma le-gate come sono, non seguono il mare nel suoreflusso, restano a terra, mentre altre bar-chette trovate libere prendono il largo nelmare tranquillo. Così succede con Dio che ècome un ondata benefica che avvolge gli uo-mini e li invita a seguirlo nella sua immensità,per immergersi nell’oceano del suo amore.Alcune anime sono “distaccate”, pronte e laseguono con gioia, si lasciano volentieri “ri-succhiare” da essa. Altri invece sono legatedalle funi di vecchie abitudini, da attacca-menti terreni, o dalla paura dell’ignoto. Per

un momento si lasciano solleva-re e cullare ma quando si tratta diprendere la decisione di andare,non se la sentano e restano a ter-ra. Per questo l’invito a toglieregli ormeggi, levare le ancore sen-za paura di avventurarsi nel ma-re aperto della santità. Al termi-ne della cerimonia, emozionato,ha voluto salutare i presenti con-venuti con parole di ringrazia-mento per tutti, un servizio che sipreannuncia gioioso e generoso,proteso verso una Chiesa in usci-ta. La celebrazione è terminatacon una lunga processione deisacerdoti e dei vescovi che hapercorso lo stadio tra gli applausidei fedeli, segno di un camminogià iniziato anche se il suo ingres-so ufficiale nella diocesi di Sassa-ri avverrà domenica 1 ottobre.

Uno straordinario eventodi Antonella Sedda

Una Chiesa in festa accoglie il nuovo arcivescovo di SassariSuggestiva e intensa la liturgia dell’ordinazione

Mons. Sanguinetticonsacra mons. Saba

I vescoviconcelebranti

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà4

Tra i sacerdoti che oggi lavoranonelle Diocesi Sarde molti hannoincontrato e avuto la fortuna diconoscere il padre NatalinoSpaccapelo, gesuita e docentepresso la Facoltà Teologica di Ca-gliari e per diversi anni presidedella stessa. In tanti lo hanno in-contrato e conosciuto, e diversigli sono grati per quanto comedocente o consigliere spiritualeha fatto con sapienza e squisitapaternità. Le relazioni, le amici-zie, i legami spirituali restano ungrande dono e mistero che soloDio conosce in profondità e sologli interessati ne colgono la pre-ziosità e intensità. Gli altri dal-

l’esterno possiamo co-glierne alcuni aspettiche ci fanno intuire co-munque qualcosa diquell’amicizia, di quella relazio-ne, di quel legame. Credo che illegame tra don Gian Franco e pa-dre Natalino sia nato nei tempidel Seminario minore quando ilvescovo di Tempio era mons.Carlo Urru che in diocesi per va-rie iniziative invitava padreSpaccapelo. Da allora il legame siè approfondito, solidificato, ed èmaturato sicuramente negli anniin cui don Gian Franco, studentedi teologia a Cagliari nel frattem-po, era diventato suo alunno.Che dire, essendo io amico di unoe legato spiritualmente all’altro

(padre Natalino ha tenuto l’ome-lia della mia prima Messa) possodire che se don Gian Franco hasempre nutrito affetto e ammira-zione e io ne sono testimone. Ilgesuita ha sempre guardato consano orgoglio e paterna ammira-zione a don Gianfranco. Sicura-mente la passione per i Santi Pa-dri li accomuna e l’amore allaChiesa e al servizio per Lei me liha fatti sempre vedere vicini. Unricordo personale forse esprimebene il legame affettuoso tra pa-dre Natalino e don Gian Franco:ho incontrato l’ultima volta p.

Natalino venti giorni prima chemorisse nell’infermeria della cu-ria generalizia dei padri gesuiti aRoma. In quella conversazioneche entrambi sapevamo esserel’ultima, padre Natalino ricorda-va tante cose e persone dei suoianni cagliaritani. Nella conver-sazione ha nominato don GianFranco per il suo amore ai Padri econ l’affetto e la stima che gli sileggeva negli occhi mi ha detto:“Salutalo sai, è un bravo sacerdo-te.” Oggi son certo che dal cielobonariamente sorriderà e consano orgoglio benedirà!

Grato al Signore e al Santo PadreFrancesco per la nuova nominadi mons. Gian Franco Saba adArcivescovo di Sassari, con gioiaricordo il grande e faticoso lavorosvolto insieme, come suo colla-boratore, per la formazione deipresbiteri della Sardegna. Conmons. Gian Franco, rettore dal2010 al 2015, l’équipe del Ponti-ficio Seminario Regionale, sumandato della Conferenza Epi-scopale Sarda, ha realizzato ilnuovo progetto educativo ri-spondente ai tempi e ai bisognidella vita comunitaria e alle esi-genze di una Ecclesiasemper re-formanda! Le linee guida delprogetto sono state condivisecon l’intera équipe educativa econ l’ausilio di alcuni esperti del-la Scuola Formatori della Ponti-ficia Università Gregoriana. Ilprogetto educativo, approvatodalla Conferenza Episopale Sar-da, ha visto la sua realizzazionenell’anno 2013-14 con la pubbli-cazione di uno strumento per lapratica educativa dal titolo: “Li-bera la tua scelta: la rete dei per-corsi formativi nella comunità

del seminario”. Nel 2014-15 èstato pubblicato il secondo volu-me del progetto educativo dal ti-tolo: “Annunziatori liberi e gioio-si per una Chiesa in missione”. Ilnuovo progetto educativo si svi-luppa attorno ad alcune macroa-ree generali che mettono in rilie-vo il ruolo specifico dell’équipedei formatori, i quali hanno ilcompito di accompagnare le di-namiche educative comunitarie.Ci ripeteva spesso mons. GianFranco che il cuore del Semina-rio non è dato tanto dalla comu-nità dei ragazzi, bensì dall’équipeformativa che ne costituiscel’anima e che propone il progettofavorendo la libertà di adesionedel singolo. Nel nuovo progettoeducativo il Seminario è intesocome un tempo per maturare unrapporto personale con Dio inGesù Cristo, come esercizio dellapreghiera quotidiana e della let-tura orante della Scrittura, ovve-ro un’esperienza di dialogo conDio in rapporto alla vita concretadel soggetto. Per fare ciò risultaimportante che ogni singolo se-minarista realizzi una regola per-sonale di vita con il padre spiri-tuale. Nel dialogo col padre spiri-

tuale si esprimono i propri desi-deri e le proprie speranze, le gioiee sofferenze, gli errori e il ringra-ziamento per ogni conquista fat-ta. La regola è un itinerario per lalettura della propria biografiache insegna a guardarsi dal pun-to di vista di Dio. La regola servea tradurre gli ambiti della forma-zione e le linee operative del pro-getto educativo in esperienzeconcrete, dove la teoria prendevita e forma. In tal senso si èstrutturata la formazione in iti-nerari specifici, tenuto conto delcammino personale del singoloseminarista. La struttura del Se-minario è ora concepita in tre di-stinti bienni e tutta la formazioneè pensata come una verificaesperienziale, attraverso i labo-ratori culturali, i nuclei di inte-resse, come il “Gamis” e la Con-gregazione Mariana per la nuovaevangelizzazione, i laboratori dimusica sacra, il canto gregoria-no, la schola cantorum, il labora-torio di iconografia, della comu-nicazione, dell’accoglienza e del-la cura degli ambienti, al fine diincentivare una maggior curadella persona salvaguardandoun clima di responsabilità perso-

nale e autoformazione. La viapulchritudinis diviene il modomigliore perché la formazionepossa realmente incidere nellavita del seminarista. Ripetevaspesso don Gian Franco: “Nonteorie astratte ma esperienze divita condivise possono dare lucea quell’opera di edificazione del-la Chiesa bella che può diventareil Seminario” portato avanti contanta fatica ma nella speranza dicontinuare un cammino iniziatocon la fiducia dell’EpiscopatoSardo. Per dar luce e vita al nuovoprogetto educativo, mons. GianFranco ha speso i suoi cinque an-ni di rettore insieme ai suoi colla-boratori, in un clima di profondaamicizia e unità ideale. Nel con-dividere le linee educative, i se-minaristi hanno tratto grandebeneficio spirituale e umano.Siamo certi che mons. GianFranco continuerà a lavorare peril seminario regionale con pri-mario interesse, a beneficio dellaformazione dei presbiteri dellaSardegna, sulla scia degli inse-gnamenti di Papa Francesco.Auguri mons. Gian Franco e…grazie per l’amicizia e la condivi-sione di questi anni!

Mons. Gian Franco Saba fautore e promotoredel progetto formativo del seminariodon Riccardo Pinna

Il legame tra padre Spaccapeloe mons. Saba nel ricordo di padre Terrazzonifra Massimo Maria Terrazzoni

Padre Natalino Spaccapelocon papa Benedetto XVI

Nel suo primo discorso da arcivescovo elettodi Sassari, don Gian Franco Saba non potevanon ricordare la sua famiglia, quella preziosaroccaforte di valori e principi che lui stesso af-ferma «di non aver più ritrovato neppure neitanti libri letti durante i suoi studi». Abbiamocosì deciso di far tesoro della preziosa testi-monianza del padre di don Gian Franco, Gio-vanni, colonna portante della famiglia Saba ememoria storica dei momenti più significati-vi che hanno scandito il ricco percorso umanoe sacerdotale di don Gian Franco.

Signor Giovanni, si aspettaval’elezione di don Gian Franco qualearcivescovo di Sassari?«Sinceramente è stata una sorpresa, non vo-levo crederci. O meglio, mi aspettavo che pri-ma o poi venisse nominato vescovo ma di unadiocesi più piccola, non nell’arcidiocesi diSassari».

Immagino non se l’aspettasse per lagiovane età?«Certamente. Il pensiero che mio figlio sial’arcivescovo più giovane d’Italia mi riempiedi orgoglio».

La giovane età è stata ricorrente neimomenti importanti della vita di donGian Franco. Ricorda ancora l’esattomomento in cui avete siete venuti aconoscenza della sua vocazione?«Lo ricordo come fosse ieri. Ci trovavamonella nostra semplice abitazione rurale, doveabbiamo cresciuto la nostra famiglia. Miamoglie Caterina mi chiamò perché volevaparlarmi alla presenza di Gian Franco, volevacomunicarmi qualcosa di importante. “Tuofiglio ha intenzione di andare in seminario“,lei mi disse. Io, posando la mie mani sullespalle di Gian Franco gli dissi: “Fai la tua vo-lontà, però se vai, vai per studiare. E non pos-so dire che non lo abbia fatto fino ad oggi!“».

Quale fu la reazione dell’alloraadolescente don Gian Franco? «Lui non rispose, ma il suo sguardo trasmet-teva una serenità che soltanto una vocazionecosì forte poteva dargli. Forse nascondeva unpo’ il timore della mia reazione, d’altronde eracomprensibile considerato che era il più pic-

colo di ben quattro figli maschi, tutti impegna-ti da sempre nella nostra attività di famiglia.Gian Franco aveva soltanto undici anni».

Ricorda il suo primo ingresso nelseminario diocesano di Tempio-Ampurias?«Sì, lo ricordo. Io e mia moglie Caterina ac-compagnammo Gian Franco a Tempio doveci ricevette l’allora rettore del seminario donGiuseppe Inzaina. Il distacco non è stato sem-plice ma ero tranquillo perché mio figlio erasereno e consapevole della propria scelta; poiio e Caterina abbiamo sempre lasciato liberi inostri figli sulle scelte riguardanti gli studi».

Quanto sono stati importanti nellacrescita di don Gian Franco i valoridi una famiglia cristiana con radicinel mondo agropastorale come lavostra? «Sono stati essenziali. Io arrivai a Olbia nel1934 insieme ai miei genitori, quando avevoappena nove anni. Negli anni ‘60, dopo aversposato Caterina, ci stabilimmo in città peravviare un’azienda agricola e zootecnica incollaborazione con i miei primi tre figli, fra-telli maggiori di Gian Franco. L’unione ha fat-to la forza; abbiamo sempre lavorato tutti in-sieme per sviluppare onestamente un’attivitàche ci ha dato parecchie soddisfazioni. Possodire con orgoglio che abbiamo raccolto quan-to seminato. Il senso del rispetto verso il pros-simo, il culto del sacrificio, la tendenza allaleale collaborazione nelle fatiche del duro la-voro quotidiano in campagna sono stati quel-le pietre miliari che hanno segnato la vita deimiei figli».

Signor Giovanni, qual è stato il suorapporto con la Chiesa? «Fin da bambino ero praticante, frequentavola messa domenicale e facevo parte dell’Azio-ne Cattolica di Buddusò, dove ho ricevuto in-segnamenti che mi sono serviti nella vita».

La presenza di sua moglie Caterinanella vita di don Gian Franco.«Caterina era orgogliosa di aver un figlio sa-cerdote. Trascorrevano tantotempo insieme ogni volta cheGian Franco ritornava da Tem-pio. Direi che tra loro c’era lasemplicità di un’amorevole col-laborazione. Ricordo con quan-ta apprensione e desiderio at-tendeva le sue telefonate neisuoi vari spostamenti per l’Ita-lia, da seminarista prima e dasacerdote successivamente».

Ci racconta qualcosa didon Gian Franco neimomenti condivisi infamiglia?«Ricordo che da giovanissimoseminarista, ogni volta che fa-ceva rientro da Tempio, alla do-menica mattina presto, rag-

giungeva i suoi coetanei, amici di famiglia,per recarsi a San Simplicio, la sua seconda ca-sa, dove ad attenderlo c’era sempre il parrocodon Giovanni Debidda. Dopo esser diventatosacerdote, nonostante i tanti impegni, ci hadedicato del tempo prezioso. Io e mia moglieabbiamo fatto diversi viaggi con lui che cihanno consentito di goderci nostro figlio».

Guardiamo al presente e al futuroprossimo. Nel suo primo saluto allaChiesa di Sassari don Gian Francoha rivolto la sua attenzione agliultimi, agli emarginati, ai sofferenti.Cosa ne pensa?«Sono orgoglioso che abbia sostenuto la vici-nanza della Chiesa alle persone comuni, aiproblemi di chi non ha un ruolo attivo nellasocietà. Mi viene in mente l’approccio di papaPaolo VI grazie al quale molti cattolici fino adallora lontani dalla Chiesa iniziarono a riavvi-cinarsi al mondo ecclesiastico perché recepi-vano il senso dell’accoglienza».

Quanto sarà importante la profondaesperienza di don Gian Franco con igiovani?«Penso che papa Francesco abbia tenutoconto del fatto che Gian Franco ha lavoratomolto per la Chiesa, in particolare come ret-tore per i giovani chiamati a servire il prossi-mo come futuri sacerdoti. Sia come rettoredel seminario minore di Tempio che di quelloregionale di Cagliari, ha dimostrato di saperascoltare e capire i giovani; la sua fermezzaservirà per dare speranza alle nuove genera-zioni che devono prendere coscienza delleproprie capacità e la sua docilità alla com-prensione aiuterà e stimolerà molti giovani aricercare e dare un senso al proprio futuro».

Un augurio al figlio neo arcivescovodi Sassari.«Gli auguro di conservare la sua totale epiena dedizione alla Chiesa, la sua voglia diridare il sorriso a chi ha bisogno di fiducianella vita, il suo forte attaccamento ai prin-cipi e ai valori di una semplice famiglia cri-stiana come la nostra».

5at tua l i tà GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

L’intervista

a cura di Giampaolo Saba

«Don Gian Franco, mio figlio e l’arcivescovo»Parla Giovanni Saba, padre di Don Gian Franco, memoria storica della famiglia

Giovanni Saba e mons. Saba

Mons. Saba con ilpadre il giorno della

consacrazione episcopale

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà6

Ha salutato la suadiocesi con unasolenne

celebrazione Eucaristica inCattedrale a Tempio.Mons. Gian Franco Saba,neo arcivescovo di Sassari,lo scorso 20 settembre havoluto ringraziarepresbiteri confratelli efedeli di questi annitrascorsi. La maggior partedella sua vita, infatti, Saba ètrascorsa proprio nella cittàepiscopale, dagli studi alLiceo Dettori - con gliillustri nomi dellaformazione classica - fino adessere rettore del seminariovescovile, che tantipresbiteri condusse

equilibratamente all’ordineSacro con competenza e altoprofilo di discernimento. Incittà si accorse che eranecessario un rilancio dellacultura con rapportiinternazionali e si prodigòperché vi fosse l’unicaistituzione universitaria

cittadina con un singolarelegame con l’Università pergli Stranieri di Perugia. Unmomento commovente cheha visto una Chiesa localedonare un suo sacerdote aduna Chiesa sorella. Durantela sua omelia, mons. Saba haspiegato l’immagine della

Chiesa che vuoletrasmettere. “Non unachiesa mausoleo cheappartiene al passato, ma dipietre vive”. Numerosi ifedeli presenti, i seminaristi,suoi ex docenti e compagnidi classe e le autorità civili emilitari.

“La mia patria è il cielo!”. È stata la prima confidenza del monacoPadre Teofilo, che al Monastero delCristo “Pantocrator” ha accolto noivescovi della Sardegna, nel nostro sacro“pellegrinaggio” al “Monte Athos” inGrecia. Questa parola della Scrittura èsempre risuonata nella mente dei

credenti, ma in quel momentoci è sembrato di vederla viva evera nella testimonianza delgiovane monaco che ci parlavadi Dio. L’archontaris, ilmonaco dell’accoglienza, ci hainvitato poi a entrare nel“katholikon” - la chiesaortodossa ricca di luminoseicone - per unirci allapreghiera comunitaria. “E tudove sei nato?”, ho osatodomandare a quell’uomo diDio. “Io sono nato qui!”, èstata la sua risposta. “La miavita è iniziata quando sonostato accolto nella comunitàmonastica e nella casa di Dio”.La preghiera dei “duemilamonaci” del Monte Athos daoltre “mille anni” si innalza alcielo in tutte le ore della nottee del giorno. Meraviglia delMonte Athos! Un altro almondo non c’è. La terra deimonasteri è un altro mondo. È

un frammento di cielo sulla terra. Athosera un gigante che voleva ascendereall’Olimpo per gareggiare con Zeus. IlMonte Olimpo era però irraggiungibile e“il padre degli dei” e “il dio del mare”inchiodarono il gigante al meno elevatomonte “Athos”. La visione mitologicaera segno dell’aspirazione degli uominiad ascendere al “monte di Dio”. Nelgiorno dell’Ascensione i discepoli diGesù, vedendo il Figlio di Dio salireverso l’alto, sentirono il desiderio diascendere con Lui al cielo. L’angelo li

invitò a costruire il cielo sulla terra,vivendo nella pace e nella bontà. I primicristiani, soprattutto i martiri e imonaci, accolsero l’invito a vivere sullaterra “cercando le cose del cielo”. Ilmonachesimo si diffuse in oriente, e poianche in occidente, nella vita eremiticae nella vita comunitaria, finché ilmonaco Sant’Atanasio nell’anno 962salì sulla vetta del Monte Athos e fondòlassù il primo monastero: la “GrandeLavra”. Nacquero lungo i secoli ventimonasteri maggiori e decine dimonasteri minori, chiamati “Sketi” e“Celle”. E anche le capanne degli eremitiche amavano la solitudine. La lororegola era la “Hesychìa”: il “Silenzio”.“Silenzio” che ancora oggi è vissutonella contemplazione della preghiera,nella serenità del lavoro quotidiano,nella comunione della concordiafraterna. La preghiera - solitaria ecomunitaria - prepara alla SantaEucaristia, celebrata nel mistero enell’estasi del canto. Un attimo dedicatoal nutrimento del corpo e poi ancora lavoce della preghiera. La luce dellecandele svela la luce di Cristo, che siconsuma per illuminare gli uominidonando loro la misericordia del Padre.Noi ringraziamo il Signore, ringraziamoMaria madre dei Monaci, ringraziamo ifratelli monaci per averci fatto gustare unattimo di cielo. E promettiamo didiffondere nelle nostre comunità ilprofumo di santità che si irradia dalMonte Athos.

✠Pietro Meloni Vescovo Emerito

Pellegrinaggio al Monte Athos

Mons. Saba celebra

nella cattedrale di TempioMons. Saba,

un commosso salutoallaDiocesidiTempio- Ampurias

Da sinistra mons. Corrado Melis e mons. Pietro Meloni al monastero

Al via, nei giorni scorsi, a Ca-stelsardo i lavori di rimozionedel tetto a spioventi in ramedella Cattedrale di Sant’Anto-nio abate, realizzato dalla so-printendenza nel 1996 e ripri-stinare le antiche coperture.

Il progetto, finanziato dalla re-gione, grazie ad un bando vin-to dall’Amministrazione Co-munale, è stato realizzato in-ternamente e curato dall’ar-chitetto Gian Marco Uras, alquale, oltre allo studio storicoed alla progettazione, è stataaffidata anche la direzione deilavori.

Ad aggiudicarsi l’appalto deilavori è stata l’impresa Sopico.Lo riferisce il sindaco FrancoCuccureddu nella sua paginaFacebook.

La Cattedrale è uno dei gioiellidella Diocesi di Tempio Ampu-

rias e lo è dal 1503. Fu rico-struita una prima volta fra il1597 e il 1606, per conto delvescovo Giovanni Sanna. I la-vori dovettero protrarsi fino al1622 poiché si ha notizia dellaconsacrazione della chiesa inquest’anno, da parte del ve-scovo Passamar.

La maggior parte degli am-bienti furono utilizzati comecamere sepolcrali posizionatead una profondità di 3 metricirca dal pavimento dellachiesa.

Attualmente le cripte ospitanola sede del Museo diocesano diCastelsardo che, fra le altreopere, conserva le meraviglio-se tavole del cosiddetto “Mae-stro di Castelsardo” che, allafine del ’400, lasciava nel reta-blo della Madonna con angelimusicanti il culmine della pit-tura sarda dell’epoca.

7at tua l i tà GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

Iniziati i lavori per la rimozione del tetto in rame dalla cattedrale di Castelsardo

I lavori sul tetto della cattedraledi Castelsardo

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra8

Solenne dedicazione dellachiesa intitolata a SantaTeresa di Calcutta lo scor-

so 5 agosto a San Teodoro. Conun rito antico il vescovo delladiocesi, mons. Sebastiano San-guinetti ha consacrato al cultola chiesa nuova. Una celebra-zione ricca di segni e significatialla quale ha preso parte tutto ilpaese. Presenti in prima fila leistituzioni, civili e militari diSan Teodoro e delle comunitàlimitrofe. La dedicazione cele-bra la memoria della consacra-zione delle cattedrali e vuole ri-cordare ai fedeli che nel Battesi-mo e nella Cresima sono staticonsacrati a Dio, diventando“tempio vivo dello Spirito San-to“, per questo l’altare vieneconsacrato con il sacro Crisma,in questo modo viene sottrattoall’uso profano e finalizzato allaesclusiva celebrazione Eucari-stica. Il giorno della dedicazio-ne diventa poi festa per quellachiesa che ogni anno sarà chia-

mata a rinnovare la gioia, rin-graziando per il beneficio rice-vuto e per celebrare e partecipa-re ai Santi misteri. Visibilmentecommosso il nuovo parroco

don Alessandro Cossu che haconcelebrato con diversi sacer-doti, tra cui l’ex parroco donMauro Moretti. Ricordato nellasolenne liturgia anche lo storico

parroco di San Teodoro, donFrancesco Pala, attualmentesofferente che ha guidato quellacomunità per oltre cinquan-t’anni, a partire dal 1955.

Un appuntamento consolidatonel tempo, con il valore identi-tario la festa della Sacra Fami-glia, tenutasi dall’8 al 10 set-tembre e giunta alla sua 34ªedizione, che ha visto ritrovarsiinsieme l’omonimo quartiere ela città di Olbia, per tre giorna-te all’insegna della fraternità,della gioia e della preghiera. Inquesti giorni, la comunità hapotuto rivivere emozioni, sen-timenti religiosi, stati d’animoe di riflessione verso un eventoche appartiene alla sua storia.

La costruzione di una rete dicomunione di idee, sinergie erisorse iniziato tanti anni fa dalcomitato organizzatore, in ca-rica da diverse edizioni e in col-laborazione con la parrocchia,ha rappresentato e favoritomomenti di incontro e cono-scenza nel popoloso quartiere,contribuendo a rivitalizzarequel senso di appartenenza eresponsabilità che aiutanoognuno a vivere e stare megliocon se stessi e insieme agli altri.I festeggiamenti sono staticontornati da manifestazionicivili e religiose, queste ultimeiniziate già nei giorni prece-

denti con le riflessioni sulla fa-miglia curate dai sacerdoti pro-venienti dalle diverse parroc-chie cittadine. Le meditazioniproposte, hanno rimandato alcapitolo quarto dell’Enciclicadi Papa Francesco “Amoris lae-titia” per inquadrare la realtàfamiliare con le sue complessesfide sociali e culturali pren-dendo spunto dall’inno alla ca-rità di San Paolo, in essa citato,per tratteggiarne le caratteri-stiche dell’amore coniugale;una famiglia dunque dove re-gna l’amore, la pazienza e il ri-spetto, che riconosce e valoriz-za il bene dell’altro. I festeggia-menti sono entrati nel vivo, ilsabato, con il ritiro delle ban-diere votive nella piazza dellachiesa e domenica con la solen-ne processione col simulacrodella Sacra famiglia, accompa-gnata dalla banda musicale“Felicino Mibelli”di Olbia, chesi è snodata per le vie del quar-tiere. Durante il tragitto, sonostati molti i balconi addobbaticon drappi unitamente all’alle-stimento di piccoli altari e allancio di petali, proprio comeda tradizione. E’ seguita poi laconcelebrazione eucaristicapresieduta dal parroco don An-drea Raffatellu e animata dalcoro parrocchiale. Don An-drea, nell’omelia ha ribaditol’importanza della famiglia chedev’essere “scuola d’amore”,

perché è proprio l’amore a te-nere insieme le famiglie anchenei momenti di prova e difficol-tà; è importante che in esse nonmanchi mai l’aiuto vicendevolee quando necessario la corre-zione reciproca. Si è fatto inol-tre riferimento alla Santa fami-glia di Nazareth, che seppurstraordinaria per alcuni aspet-ti, ha vissuto gioie, sofferenze edifficoltà, problemi che si af-facciano ancor oggi nelle fami-glie attuali, ma ha anche ag-giunto che “e’ basilare il perdo-no e se le nostre famiglie sonoin crisi, è proprio a causa dellamancanza di amore e di perdo-no da parte di qualcuno. Ètempo, allora, di tornare aguardare alla Famiglia di Na -zareth per farci dire da Gesù,Maria e Giuseppe, come si fa adessere famiglia capace di edu-care e di trasmettere le virtù e iveri valori in un tempo di crisid’identità delle famiglie, per ri-scoprire la vocazione e la mis-sione cui questa è chiamata. Ifesteggiamenti religiosi hannolasciato spazio a quelli civili,con i vari concerti (Triulas,Banditi e Campioni e Cordas eCannas), alle manifestazionisportive, con le premiazioni deltorneo di calcetto e alla distri-buzione dei panini e delle frit-telle che hanno contribuito adallietare e rendere più grade-voli le serate dei presenti.

San Teodoro, solenne dedicazione della chiesa a Santa Teresa di Calcutta

Olbia, parrocchia della Sacra Famiglia in festa

L’unzione dell’altarecon il Sacro Crisma

Un’immagine del simulacro della Sacra Famiglia

Tre giornate di solidarietàdi Antonella Sedda

Davvero certi detti, pro-verbi, sono non solo re-gionali ma universali:

tutte le cose passano. E così an-che la mia presenza a Olbia nel-la nascente comunità Salesianaa Poltu Cuadu, nella Parrocchiadi “San Ponziano”, è passata.Scusate, molti che leggerannoquesto breve articolo, si staran-no domandando chi sia mai co-lui che scrive. Presto fatto: DonMassimiliano Civinini, sale-siano di Don Bosco. Già sapeteche da un anno, poco più, i sale-siani di Don Bosco sono statichiamati dal Vescovo Sebastia-no Sanguinetti e dal SindacoSettimo Nizzi a Olbia per occu-parsi dei giovani che sono pre-senti nella città. Per fare ciò ilVescovo ci ha dato un punto diappoggio nella Parrocchia diSan Ponziano a Poltu Cuadu.La nostra presenza nella città enel quartiere di Poltu Cuadu, hamosso i suoi primi passi. NellaParrocchia siamo ben inseriti edobbiamo ammettere in questoprimo anno, grazie anche al-l’entusiasmo delle persone del-

la parrocchia, abbiamo fatto evissuto tanti momenti assieme.Momenti di comunità, di festa,di preghiera. Tutto ciò cha con-solidato l’appartenenza allaparrocchia e ha rinforzato il le-game tra gente e salesiani. Coni giovani della città, abbiamoavuto pochi incontri, e con po-chi giovani. Non stiamo a fare ilconto delle colpe dei mancatiincontri, ma certamente unaverifica dobbiamo farla, nonsolo come salesiani, ma anche esoprattutto come clero cittadi-no. Questo non vuole essere ungiudizio, ma esprime l’urgenzadi farci delle domande, suquanto riusciamo a intercetta-re, contattare, entrare in rela-zione e coinvolgere i giovani,come Chiesa. Non è una sfidapastorale facile, ma certamentenon può essere un compito daeseguire solamente come ad-detti ai lavori “ecclesiali”, oc-corre entrare in rete con altre“agenzie”, che sono poi gli adul-ti, che già vivono con questi gio-vani, più di noi: genitori, inse-gnanti, insegnanti di religione,allenatori e quanti altri hanno acuore i giovani o lavorano conloro. Olbia non ha solo una po-polazione giovane, ma cometutte le nostre città europee or-mai, una popolazione giovaneche sta navigando, nonostantetutto, da sola e a vista. E in que-

sto non possiamo che elogiare igiovani. Mentre noi, in tempipassati avevamo un tessuto so-ciale che in un certo qual modoci conteneva, oggi questo tessu-to sociale si mostra davvero co-me una rete, piena di buchi, in-capace di “contenere” sia le per-sone sia i contenuti valorialidella vita. Comunque i giovaniche abbiamo incontrato hannomostrato la loro faccia più bel-la: esistono giovani impegnativerso gli ultimi (ammalati),giovani desiderosi di crescerenella loro vita umana e spiri-tuale, giovani aperti al nuovo esenza grossi pregiudizi. Devodire che i giovani che io perso-nalmente ho incontrato mihanno lasciato un ottimo ricor-do. Li ho incontrati nel loro es-sere a servizio delle persone piùdisagiate, come i giovani del-l’Oftal; gli Scout sempre prontia partecipare alle iniziativeproposte, i giovani di alcuneparrocchie che nonostante leloro fatiche e talvolta anche unacerta mancanza di incoraggia-mento da parte degli adulti, siimpegnano e cercano di dare illoro meglio. Ho incontrato igiovani di una scuola superio-re, il Liceo Artistico, durantel’Atto di Culto, erano tanti, for-se un po’ stralunati, ma certa-mente, mentre con un orecchiostavano sentendo cosa diceva

l’amico/a vicino di posto, conl’altro orecchio ascoltavanoquello che veniva loro propo-sto. Dopo tutte queste parole, èanche giusto ringraziare: rin-grazio la Diocesi di Tempio Am-purias, il Vescovo SebastianoSanguinetti e i suoi Sacerdotiper la stima, avuta dai molti, eper il bel esempio dei molti peril loro servizio pastorale, per laloro vicinanza alle tante perife-rie esistenziali presenti anchenella nostra Diocesi; ringrazio ilSindaco Settimo Nizzi e la suagiunta per l’amicizia personalee per l’impegno e la stima versonoi Salesiani; ringrazio la Par-rocchia di San Ponziano e diPoltu Cuadu per la bella amici-zia stretta, un’amicizia fatta distima e di fiducia; ringrazio igiovani che ho incontrato per laloro bella accoglienza, freschez-za e affetto che mi hanno dato.Insomma ora che parto, mi por-to via un buon ricordo da Olbia,sia di come ho vissuto nella Par-rocchia di San Ponziano, sia dicome ho potuto collaborare peril bene dei giovani di Olbia. Oravado per obbedienza religiosa aVasto, città della Diocesi diChieti. Spero di portare qualco-sa di buono anche lì. “Tutte lecose passano”, ma gli affetti, iricordi e le esperienze vissute ri-mangono. Vi chiedo di pregareper me. Grazie di tutto.

9v i ta ecc les ia le - ga l lu ra GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

Antonino Masuri, coordinato-re del programma “Avsi” in Ke-nya lo scorso 12 agosto a Olbiaha raccontato agli amici di Avsipoint di Olbia come i fondi rac-colti nelle iniziative benefichevengono utilizzati nelle operein Kenya. Originario di Dorgali,da 10 anni in Kenya ma, spesso,in giro per l’Italia e l’Europa co-me testimonial, vive appieno ilsuo ruolo di “Distance SupportProgram“ per AVSI Founda-tion: studi economici e Laureapresso l’Università di Perugia,con specializzazioni in non pro-fit fund raising e no profit mar-keting, Masuri è ormai un habi-tué di Olbia. Dopo la sua primavisita nel dicembre 2015 per laserata “Calici di solidarietà” equella nell’agosto 2016 per“Notte di Cozze e Stelle”, è ri-tornato in città per una cena disolidarietà nella Lega Navale,

con lo scopo di aggiornare gliamici che da tre anni sostengo-no la vita e gli studi di alcunigiovani allievi delle scuole diSan Kizito, in Kenya, nei pressidi Nairobi. E la simpatia per

Masuri e la credibilità di AVSIhanno portato alla cena solida-le ben oltre 130 persone, fraadulti e bambini, che hannocontribuito con generosità allaproposta dell’AVSI Point di Ol-

bia. La sera del 12 agosto, pres-so la Lega navale, messa a di-sposizione gratuitamente dellaassociazione olbiese, dalle ore20 in poi ha visto un allegra bri-gata affollare la bella location.

Tottu sas cosas passant”

❜❜don Max Civinini,salesiano di Don Bosco

“Welcome to Olbia for Kenya”, una bella serata di solidarietà a Olbiagli amici Avsi di Olbia

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra10

Venerdì 8 settembre i festeggia-menti per la Natività della BeataVergine Maria hanno visto la ce-lebrazione della Santa Messa of-

ficiata da don Andrea Doman-ski, don Domenico Degortes,don Davide Mela e don RobertoMarciniak e rallegrata dai cantidel coro S. Giovanni Paolo II. Aseguire la processione che hacondotto il simulacro di Maria

Bambina ed è stata accompa-gnata dalla musica della bandaSan Domenico Savio e dal fru-scìo allegro delle moltissimebandierine che adornavano levie del borgo. Rientrata la statuaalla sua dimora stabile, è statodato il via alla festa con il ban-chetto a base di pietanze dellatradizione culinaria sarda, ac-compagnate dalle eccezionalifrittelle cucinate dagli incredibiliFrisjolai maddalenini di ToninoScanu. Una prelibatezza che hadato una nota in più alla seratarendendola dolcissima. E men-tre qualcuno era ancora intentoa leccarsi le dita, lo spettacolodella cantante Cristina Fois, il“Feminas Live Tour“, ha trasci-nato gli spettatori in balli diver-tenti e coinvolgenti. A fare dacornice al finale, gli sfavillantifuochi d’artificio che da tanti an-ni mancavano all’appello dei fe-

steggiamenti dell’8 settembre.La serata è poi andata avanti conl’estrazione dei numeri dei bi-glietti della lotteria di Santa Ma-ria Maddalena che ha visto l’as-segnazione dei 20 premi messiin palio anche grazie all’aiutoche alcuni sponsor hanno volutodare al Comitato. E’ stata unabellissima e lunghissima giorna-ta, coronata dalla felicità dei vin-citori e dalla entusiasmante par-tecipazione che quasi 400 per-sone ci hanno regalato. Comesempre, dobbiamo ringraziaremoltissimi: il Comune di LaMaddalena, la Delcomar, la Pro-tezione Civile di La Maddalena,l’AVA, il quartiere di Moneta cheanche questa volta ci ha accoltocon affetto ed entusiasmo, Toni-no e i suoi collaboratori. Il nostrogrande e sempre più appassio-nato grazie agli impareggiabiliAmici del Comitato.

La Maddalena celebra la natività di Maria Vergine

La parrocchia di NostraSignora de La Salette diOlbia ha celebrato la suaSanta Patrona. Tre giorni difesta che, come datradizione, si è svolta solosotto l’aspetto religioso.Preghiera e catechesi sulmessaggio della Vergine a LaSalette, in Francia, il 19

settembre 1846. Momentiintensi di fede che hannorichiamato nella chiesasituata in zona ospedale,tanti fedeli, in particolaredurante le celebrazionieucaristiche presiedute dadiversi vescovi: mons. GianFranco Saba, arcivescovo diSassari e mons. Corrado

Melis della diocesi di Ozieri.Suggestiva come ogni annola fiaccolata per le vie delquartiere, addobbate confiori e altari e animata dalcoro di Olbia Folk Ensemble.Le altre celebrazioni sonostate animate dal coro deiragazzi, dal coro Perosi e dalcoro liturgico. A curare tutti

gli aspetti organizzativi dellafesta un comitato spontaneo,mentre il momentoconviviale è stato curatodagli scout che hannoprestato servizio a tavola emesso a disposizionebicchieri e posatecompostabili, nel rispettodell’ambiente.

il Presidente Tore Caboni e tutto il Comitato Classe 67

Olbia, suggestivafiaccolata a La Salette

La ricorrenza della Natività diMaria, l’otto Settembre, titolaredella chiesa di Nostra Signoradel comune di Tergu e dell’inte-ra Anglona, è da sempre un’oc-casione di festa per tutte le co-munità del territorio e delle co-munità anglonesi. Anticamen-te, da ogni paese, partiva un pel-legrinaggio a piedi, alla voltadell’antica Abbazia Benedetti-na. Il maggiore contributo eradato dalla comunità castellane-

se, di cui Tergu era una frazione,e dalla Confraternita dell’Orato-rio di Santa Croce, sempre par-ticolarmente devoti alla Ma-donna, conservata fra le muradell’antica abbazia di Gerico.Oggi, il pellegrinaggio a piedi èquasi scomparso, eccetto perquei pochi devoti che affrontanogli otto km che separano Lu Ba-gnu da Tergu, ma la Confrater-nita onora sempre l’amata Ma-dre eseguendo i riti secondol’antica usanza. La prima messasi celebra nella chiesetta di San-ta Maria delle Grazie, nell’antico

Borgo medievale, all’alba. Anti-camente il corteo partiva imme-diatamente dopo la messa perarrivare a piedi sino a Tergu.Per ricordarlo, la Confraternitaricompone il corteo all’ingressodi Tergu per arrivare in proces-sione sino alla chiesa dove si ce-lebra la solenne messa patro-nale quest’anno presieduta dalparroco don Giampaolo Raffa-tellu e concelebrata da don Pie-tro Pruneddu, parroco di Nulvie dal parroco della Concatte-drale di Castelsardo, don Pie-tro Denicu. Le celebrazioni so-no state organizzate dal comi-tato dei fedales, di Tergu del

56/66/76/86 e 96, che hannoofferto tre giorni di festeggia-menti per la loro patrona. Musi-ca, balli e il pranzo per tutti, ilgiorno della ricorrenza, prepa-rato ed offerto dal comitato2017. Il corteo religioso ha vistoarrivare in chiesa il comitato acavallo, con le bandiere e il si-mulacro della Vergine, trainatoda un carro a buoi addobbato afesta (nelle foto). Una proces-sione molto sentita e coreogra-fica che ha visto anche la solen-ne partecipazione dei cavalieridi Osilo e di quasi tutti i sindacidell’Anglona in rappresentanzadelle rispettive municipalità.

11v i ta ecc les ia le - ang lona GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

Ricorre quest’anno il 113° anniversariodella fondazione della chiesa di Badesi. La tradizione popolare narra che la primachiesa fu costruita a seguito di un sognoripetutosi per ben tre volte a SalvatoreStangoni-Picconi: un vecchio saggio, dallalunga barba bianca, gli chiedeva diedificare una chiesa da dedicare al SacroCuore di Gesù. Così il signor Stangoni esua moglie, riconoscendo in quel sogno ilvolere del Signore, decisero di donare ilterreno per la costruzione della chiesa. Nel 1897 fu posta la prima pietra. Il 2 settembre del 1900 la chiesetta,condotta a termine, fu benedetta.

Tergu onora la Vergine con antichi riti

La ricorrenza

Un’occasione di festadi Donatella SIni

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& l i tu rg ia de l la paro la12Commento al Vangelo della Domenica a cura di don Valerio Baresi

1 Ottobre 2017 XXVI DOMENICA Anno A (Mt 21, 28-32)

“I pubblicani e le prostitute vi passanoavanti nel regno di Dio”

26 settembre 2017

Nuchis: festa dei Santi Cosma e Damiano.

28 settembre 2017

Sant’Antonio di Gallura: ingresso di Padre Piero Pigozzi nella parrocchia di Sant’Antonio abate, ore 18.

29 settembre 2017

Cannigione: ingresso di don Romolo Fenu nella parrocchia di San Giovanni Battista, ore 18.

Olbia, festa della parrocchia di San Michele Arcangelo.

Certo queste parole di Gesùsembrano irriverenti… oraesagera… Pazienza il perdonoa tutti… la stessa paga data ailavoratori della vigna… Maqueste parole adessooffendono! No. Queste parolecurano! Gesù sa curare il mioorgoglio, la mia superficialità,il mio perbenismo e la miaarroganza, con la dovutaenergia. La vita di fede, ilRegno di Dio, la santità sono“cosa seria”. Non ammettonomediocrità. Non ammettonofalsità ricoperte daun’ipocrita osservanza. “Sì, Signore. Ma non viandò”.L’atteggiamento del figlio

che, apparentemente, noncontrasta la volontà delPadre, ma in realtà non laascolta e non la esegue,disgusta Gesù. Disgusta Dio.Dio preferisce la schiettezza.Desidera il mio pentimento,che prende coscienza delpeccato, si converte ed eseguela Volontà di Dio. I pubblicani e le prostitutehanno creduto a GiovanniBattista! Zaccheo, il figlioprodigo, il buon ladrone, laSamaritana… hannoascoltato, hanno riconosciutoil loro peccato. Hannoaccettato di perdere la faccia:si sono pentiti per credere evivere una vita nuova,obbediente, sottomessaall’Amore.

Quando finalmente miarrendo a Dio? Quandoriconosco la mia meschinità,il mio bisogno di misericordiae di conversione? Solo alloraDio potrà trasformarmi,donarmi un cuore nuovo.Aprirsi ad una intimità checonsenta di “vederlo”. Sì perché a Dio piace lapurezza del cuore. Proprio “i puri di cuorevedranno Dio”.La purezza e la verginità non

sono atteggiamenti legatiall’integrità fisica, quantopiuttosto alla disponibilità diun cuore che, anche se haconosciuto il peccato, èdisposto adesso, per amore, acambiare radicalmentevita, per mettere al disopra di tutto l’Amato.Molti pubblicani e prostituteche hanno incontrato Gesùhanno operato unaconversione radicale. Ora tocca a me!

8 Ottobre 2017 XXVII DOMENICA Anno A (Mt 21, 33-43)

“Avranno rispetto per mio figlio!”

Un’altra parabola sulla vigna.Sempre nel capitolo 21 delVangelo di Matteo. Siamo ormai vicini allaPassione e Morte di Gesù. Il messaggio è chiaro: Dio haamato il suo popolo, si è presocura della “vigna”, che è lacasa d’Israele, con infinitatenerezza. Ha inviato Messaggeri, Profeti,Uomini e Donne capaci diricordare e indicare la viagiusta, che tuttavia il popolo giàconosceva.

Al momento opportuno hainviato il figlio: GesùCristo. “Avranno rispettoper mio figlio!”.

Queste parole pronunciate daGesù, che interpretano edesprimono il pensiero delPadre, ci fanno capire che Diosi sarebbe aspettato unarisposta ben diversadall’umanità… “Avranno rispetto per miofiglio!”.Invece l’umanità “Ha presoGesù, l’ha cacciato fuori dallavigna, da Gerusalemme e l’haucciso...”. Noi l’abbiamo ucciso. Sì! Noi… Non gli “altri”… non iCapi dei Sacerdoti, gli Anzianidel popolo, gli Scribi, i Farisei, iGiudei…

Noi l’abbiamo ucciso,perché Cristo è morto per inostri peccati! (Gal 1,4; 1Tim2,6; Tit 2,14).

La colpa, la responsabilità ènostra, è mia, è tua: dobbiamoriconoscerlo… Tuttavia, latenerezza, l’amore infinito diDIO rimane. Non solo: proprio nella Crocepuò essere accolto e compreso. Il nostro Dio è un DioCrocifisso. Rifiutato dall’arroganza degliuomini, “scartato”, “abortito”,“cacciato fuori”… è divenutosostegno, fondamento, vita.

È Risorto!

La pietra che i costruttorihanno scartato è diventata lapietra d’angolo;questo è statofatto dal Signore ed è unameraviglia ai nostri occhi (Mt21,42; Atti 4,11; Sal 118, 22).

Gesù è il fondamentodell’Universo. È il servo esaltato eglorificato. La morte di Gesù,apparentemente è unasconfitta; in realtà è vittoriasulla morte, su Satana, autoredella morte.

Gesù è la pietra d’angolo!

CALENDARIO PASTORALE

13cu l tu ra GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

Musica, intrattenimento, inte-grazione, temi “scomodi”, be-neficenza, è questa la formulavincente dello spettacolo che,per il terzo anno consecutivo, hatenuto banco divertendo e ap-passionando centinaia di spet-tatori la sera del 20 agosto, in viaDante, accanto al municipio diOlbia. La terza edizione del con-corso canoro Memorial OlbiaMusic Festival Rossana Fiorino,patrocinato dal Comune, sem-pre dedica ta alla memoria diRossa na Fiorino, ha rinnovato imessaggi alti che dall’origine lamanifestazione porta con sè:solidarietà alle famiglie colpitedal cancro, lotta al bullismo,sensibilizzazione e integrazioneverso i diversamente abili. Ilmantra di Simona Salis, ideatri-ce, organizzatrice dell’evento, è“basta alle disabilità nell’om-bra!”. L’edizione 2017 è statal’occasione, anche, per una rac-colta di beneficenza a favore diLuca Pinna, giovanissimo diSassari, vittima di un grave in-fortunio e impegnato in un per-

corso di riabilitazione. Numero-si gli ospiti presenti: come i Gen-tiles, il Gruppo Movin’ Up Go-spel Choir, i Gitani Sassaresi,Alessandro Mazzullo, i Simusic,Nicole Ruzittu e altri. Il concorsovedeva una giuria composta daesperti del settore: Pina Muroni(musicista, cantante e maestradi canto), Francesco Pilu (Cor-das e Cannas), AlessandroMazzullo (chitarrista), FabioCarta (pianista), Claudio Deled-da (pianista, cantante lirico e ta-stierista), Milena Canu (cantan-te); e da una giuria popolare: Sa-brina Serra (assessore alla cul-tura), Dario Budroni (giornalistadella Nuova Sardegna), FilippoSanna (Terzo Settore). L’evento,presentato e ben condotto daTommy Rossi, main sponsor epartner la AVON-ISE di LuisaCardinale, madrina della serata,si è svolta in un arco di circaquattro ore fra esibizioni dei nu-merosi ospiti e le canzoni dei 25partecipanti in gara, valutazionie premiazioni delle varie cate-gorie, con prevalenza di giovanie giovanissimi e qualche over. Altermine della gara sono stati

proclamati i vincitori. Il premioassoluto, la coppa “Olbia MusicFestival “Rossana Fiorino” e re-lativa borsa di Studio con lamaestra Pina Muroni, è andatoa Michele Dettori; il premio ca-tegoria junior, se l’è aggiudicatoScarlet Svetenco, mentre il pre-mio categoria senior è andato aMichele Dettori. Emanuel Lissiaha vinto nella categoria Over;mentre le targa Avon “Voce eBellezza” sono andate a Mor-

gana Siddi, Sara Becciu edEliana Nieddu. Il premio Ise “Lamusica nel cuore” è stato asse-gnato a Camilla Madau, Miche-le Dettori e Simona Canu. Il pre-mio della critica “Miglior TestoInedito”  è andato a EmanuelLissia che ha conquistato an-che il premio “Miglior Arrangia-mento”. Tutto il ricavato dellalotteria e delle donazioni è statoconsegnato nelle mani della fa-miglia di Luca Pinna.

(V parte)Qui rintraccia subito il volumecitato da Sofia. In varie pagine,con l’ausilio di antiche mappe erelazioni dell’epoca, vengono de-scritte le devastanti incursioniperpetrate lungo le coste dell’Ita-lia meridionale e nelle isole delMediterraneo dal potente e fero-ce corsaro turco Dragut. I suoisbarchi erano sempre accompa-gnati da violenze, saccheggi e ro-vina. La Sardegna non fece ecce-zione. È il 29 luglio 1553 quandoDragut con la sua Armada tur-quesca, forte di 112 navi tra gale-re e brigantini, sbarcò nei pressidell’attuale Olbia (allora Terra-

nova). Anche Viola è nata il 29 lu-glio, una coincidenza che lei in-terpreta come un altro segno.Nel libro è scritto che “dopo averrisalito la costa orientale dell’Iso-la, Dragut e suoi pirati approda-rono forse a Murta Maria o allaspiaggia delle Saline”. In quellanotte di luna piena “il famigeratocorsale Dragut, occupata coll’au-silio delle armi del Cristianissi-mo una parte della Corsica, por-tato aveva la guerra anche sui lidisardi, gettandosi colle sue ma-snade nel luogo di Terranova dalui barbaramente saccheggiatoed incendiato”. A margine di unapagina, Viola legge una postillache la lascia senza fiato. È l’anticatestimonianza di un terranovese.Essendo invalido, l’uomo nonaveva potuto rifugiarsi nell’en-troterra con gli altri sfollati. Ri-masto solo, nella sua casupola vi-cino alla chiesa di San Paolo, siera nascosto in una nicchia rica-vata in un sottoscala. Da una pic-cola fenditura nel legno era riu-scito a vedere tre forestieri cheavevano sfondato la porta ed era-no entrati nel suo tugurio. Due diloro, a giudicare dall’abbiglia-mento, erano corsari turchi ar-mati di scimitarre, mentre il ter-zo personaggio «indossava unmantello nero e un cappuccio ca-lato sul volto; si muoveva flut-tuando ed emanava un vortice diaria gelida, per niente stempera-ta dall’afa di quella notte. Ran-nicchiato nel mio nascondigliocominciai a pregare San Simpli-cio quando, improvvisamente, si

levarono fortissimi schiamazzinel vicolo. Dragut, il capo dei cor-sari, aveva trovato uno scrignopieno di monete d’oro e invitava isuoi uomini a spartirsi il bottino.I due pirati e l’incappucciato ri-sposero al richiamo del loro capoe io mi ritrovai improvvisamentesolo e salvo nella mia casa, l’unicarimasta in piedi nel centro di Ter-ranova”. Altre postille riportava-no che “a Terranova era venuta amancare la fede; tutti i preti eracorrotti così come i costumi dellapopolazione”. Tornata ad Olbia,la giovane Colonna incontra donFrancesco Tamponi per fare ilpunto sulle rispettive ricerche.Secondo lui, il Nemico di Tene-bra, negli anni Cinquanta si eraliberato ancora una volta, proba-bilmente durante il restaurodell’antica Basilica quando, in-cautamente, venne asportatal’ampolla con il sangue di SanSimplicio dalla cripta. Vi era statarimessa nel 1745, in uno dei di-versi tentativi compiuti dai ve-scovi di turno per imprigionare ilNemico di Tenebra e far rinasce-re la fede a Terranova. Oltre a ri-portare le reliquie di San Simpli-cio nel sotterraneo e lavorare perfar crescere la devozione nel San-to, era necessario riconoscerescientificamente i sacri resti. Perquesto, don Francesco aveva pre-disposto la loro analisi. Ma il sa-cerdote descrive alla giornalistaanche uno strano incontro avve-nuto nella chiesetta campestre diCabu Abbas. Una vecchia tuttarannicchiata su stessa, talmente

piccola di statura da sembrareuna bambina, gli aveva prean-nunciato un segno legato alle sueindagini sulle reliquie di San Sim-plicio. Alcune settimane dopo, irisultati delle analisi avevanoconfermato che il sangue e le ossaanalizzate dai ricercatori appar-tengono a San Simplicio. Inoltre,il segno annunciato dalla vec-chietta si era manifestato. A unodegli scienziati, impegnato nelleindagini sul DNA di San Simpli-cio e dei suoi compagni di marti-rio, era stato diagnosticato uncancro alle corde vocali. Dovevaessere operato d’urgenza vista lagravità del suo caso ma, per por-tare a termine il complesso lavorodi analisi sui resti del Santo, ilprofessor Palazzi aveva rinviatodi una settimana l’intervento.Entrato in ospedale per sottopor-si all’operazione, i medici aveva-no constatato che il tumore erasparito. Nel frattempo le reliquieerano state riportate nella Basili-ca di San Simplicio. Qui si incon-trano il sacerdote e la giornalista.Il loro colloquio, tra le navate si-lenziose, è appena iniziato quan-do un’ombra scura e fredda li av-volge; una figura incappucciata simaterializza nella chiesa deserta.Don Francesco Tamponi e ViolaColonna non si muovono dal lorobanco; concluse le analisi scienti-fiche e le ricerche d’archivio, ri-volgono insieme a San Simpliciole loro preghiere. E davanti allafede e alla conoscenza, il Nemicodi Tenebra rinvia il suo nuovo at-tacco alla città di Olbia. (Fine)

Sangue sulla cittàUn racconto ambientato nell’Olbia del passatodi Marella Giovannelli

Olbia Music Festival, musica e integrazione ad Olbiadi Filippo Sanna

Un momento del festival a Olbia

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& cu l tu ra14

Il romanzo “Roma” di Aldo Pa-lazzeschi è sicuramente unodei suoi capolavori, a giudicar-lo tale fu anche il grande Euge-nio Montale. Con questo ro-manzo, pubblicato nel 1953 escritto da uno degli autori piùanticonformisti e provocatoridel novecento italiano, Palaz-zeschi volle esprimere la suaaperta, convinta e orgogliosaconfessione di fede. Nel lavorotraspare anche il suo grandeamore per la Chiesa che consi-dera madre e maestra per lasalvezza del mondo. In occa-sione della trasposizione tele-visiva del romanzo, Palazze-schi  così descrisse “Roma”:«Roma è la storia di una fami-glia della nobiltà “nera” dellacapitale, che rinnega le proprieorigini dopo l’ultima guerramondiale. La figura del princi-pe Filippo di Santo Stefano,cameriere segreto di Sua San-tità, è stata definita quella di unoscurantista non privo di coe-

renza. I figli abdicano a prero-gative e doveri, per vivere inuna mondanità vuota, priva disostanza, a contatto con unambiente corrotto, in una at-mosfera di compromessi e ditralignamenti. Protagonistadel libro è la città stessa, Romae al di là, della capitale, è unprincipio che, alla fine, emer-ge, si afferma e diventa l’au-tentico protagonista. Il princi-pio cristiano dell’uguaglianzadi fronte a Dio, della fraternitàdegli uomini, dell’intesa, dellacomunione che può esisterefra due persone tanto distantiper posizione sociale, per cul-tura: il Principe, per l’appunto,e il vecchio, fedele servitore: ilsor Checco personaggio em-blematico quanto mai, dotatodi una sua personalità, di unadignità ch’è tipica delle animesemplici e ingenue, quandofermamente credono nei valoridella trascendenza. Il romanzolo immaginai vedendo tanti diquegli uomini cattolici integra-li, sentendo una certa atmo-sfera nella quale giganteggia-

vano sempre più isolate, talu-ne figure di nobili. Alla fin fine,si vede che il Principe attornoal quale ruota tutto un ambien-te, tutto un mondo nuovo,spregiudicato è sullo stessopiano del servitore. Che cosahanno in comune Filippo diSanto Stefano e il sor Checco?Ma la fede, la comunanza divirtù, di ideali, di religione, in-somma! Il cristianesimo è ele-vazione degli umili. Quell’uo-mo il sor Checco, è come ilPrincipe e il Principe è comelui. Un’affinità molto difficile dacomprendere, coi tempi checorrono. Ma è una realtà; è co-sì. (Lugaresi: Si può parlare,dunque, per Roma, di un vero eproprio libro cattolico?) Certa-mente sì. D’altro canto, tutto ilmondo di frivolezze, di stupidi-tà, che circonda i due veri pro-tagonisti, non può non suscita-re nel lettore quel senso di vuo-tezza, di amaritudine che, por-tato alle estreme conseguen-ze, diventa angoscia. Conquell’ambiente gaudente edannoiato, spesso irresponsa-

bile il Principe e il servitore nonhanno alcunché da spartire.Essi sono profondamente uni-ti, pur essendo su due piani so-ciali diversissimi da qualcosadi più importante: il senso dellospirituale, l’obbedienza allalegge di Dio, la vita vissuta inconformità a questa legge».Buona lettura e profondissimeriflessioni.

L’Associazione Mineralogica, Pa-leontologica Naturalistica “Gio-vanni Cesaraccio” con sede a LaMaddalena, convenzionata conl’Ente Parco Nazionale Arcipela-go di La Maddalena, è stata inca-

ricata della gestione e dello svi-luppo del museo naturalistico delC.E.A. (Centro di EducazioneAmbientale del Parco). Il museo,realizzato per conservare il mate-riale raccolto dall’Associazione, èstato inaugurato e aperto ufficial-mente al pubblico il 1 marzo2002. La struttura, realizzata nel-la prima metà del novecento perospitare una caserma nella qualehanno soggiornato tra gli altri imilitari del 59° Reggimento Fan-teria Calabria, è composta essen-zialmente da due grandi sale nellequali sono esposti campioni dirocce, minerali, fossili, sabbie di

spiaggia, conchiglie, flora e fau-na marina, provenienti per lagran parte da numerose localitàdel territorio del Parco; tra il ma-teriale esposto degni di nota pos-siamo elencare: giganteschigruppi di cristalli di quarzo affu-micato (sino a 150 kg e 65 cm dilunghezza) provenienti dal set-tore nord orientale dell’isola diCaprera che prende il nome diPunta Crucitta; Uno spaccato dicava di granito con attrezzi da la-voro, binario, carrello, forgia, fo-to, documenti storici e cimeli aricordare la vita e le abitudini de-gli scalpellini che lavorarono

nelle antiche cave di Ca-la Francese a partire daiprimi del 900; una pic-cola collezione di rocce edi meteoriti provenientida numerose localitàmondiali. Nel museo èstato allestito uno spa-zio attrezzato per le vi-deo-proiezioni e didat-tica per le scuole, oltread un piccolo laborato-rio con microscopi el’occorrente per l’iden-tificazione e la prepara-zione dei campioni cheandranno esposti. Le fi-nalità del Museo sono:promuovere, coordina-re e compiere ricerche,studi di carattere geolo-gico e mineralogico per

lo sviluppo delle conoscenze intali settori; raccogliere, identifi-care, catalogare e studiare il ma-teriale raccolto, con particolareinteresse per quello locale; con-tribuire alla diffusione di una cul-tura di massa nel campo della mi-neralogia e della geologia con lapubblicazione di studi, saggi e ri-cerche; svolgimento di attività di-dattica con l’organizzazione diconferenze, mostre, incontri conle scolaresche ed altre iniziativeutili allo scopo; collaborare conistituti universitari, associazioniscientifiche, organi di ricerca edaltri enti. Il materiale esposto alMuseo potrà essere visionato edesaminato con attenzione da stu-diosi, ricercatori o semplici citta-dini interessati che ne facciano ri-chiesta scritta all’Ente Parco, sot-to la sorveglianza degli incaricatidell’Associazione Giovanni Cesa-raccio. Nel territorio del ParcoNazionale Arcipelago di La Mad-dalena è vietata la libera ricerca eraccolta di minerali e rocce, essa èconsentita, anche da parte disemplici amatori, solamente perscopi scientifici, previa autorizza-zione rilasciata dall’Ente Parco. Ilmuseo è visitabile per appunta-mento nel periodo invernale fa-cendo pervenire richiesta per E-mail all’indirizzo: [email protected] o telefonicamente ai se-guenti numeri: 329 6221680;338 5940560; 3397994049.

rubrica Scenari galluresi a cura di Gallura da Valorizzare

Quando il ricco ha il suo tesoro in DioLa recensionedon Roberto Spano

Il museo geo-mineralogico naturalistico di Stagnali (Isola di Caprera)di Antonio GamboniMineralista di riferimento GdV

Esterno del museoa Caprera

15rubr iche GALLURAANGLONA&N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

La parrocchia di Santa Maria Maddalena a La MaddalenaLa chiesa parrocchiale dedicata aSanta Maria Maddalena è collo-cata su una lieve altura nel pienocentro storico della città di LaMaddalena con una facciata cheoccupa un lato di una piazza inlieve pendenza verso il mare, dacui è separata da alcune file di pa-lazzine. La facciata, a terminalepiatto, è divisa in due livelli so-vrapposti. Quello inferiore, piùalto e largo, ha al centro il por-tale stretto tra lesene tuscani-che reggenti la trabeazione,con fregio ornato da triglifi,sormontata da un timpanocurvo entro cui è posta l’epi-grafe dedicatoria del tempio.Il portale è affiancato, a destrae sinistra, da coppie di lesenetuscaniche, entro cui sonocollocate due nicchie, reggen-ti un’ampia trabeazione d’ordineionico con fregio ornato da trigli-fi, che digrada alle estremità late-rali ornate da coppie di lesene,ugualmente tuscaniche. Il livellosuperiore, più stretto e raccorda-to a quello inferiore sui lati da vo-lute, presenta uno specchio cen-trale ornato da un orologio sor-montato da una meridiana, af-fiancato da coppie di lesene, cheripetono il ritmo di quelle infe-riori, prevedendo nicchie entrogli intercolumni. Il prospetto èchiuso in alto da un’ampia tra-beazione d’ordine composito,sormontata al centro da una cro-ce su plinto a dado e sui lati dadue segnavento. Nelle quattro

nicchie in facciata, nel 2014, so-no state sistemate altrettantestatue raffiguranti gli evangeli-sti, opera dello scultore CorradoDesole, che ha ripreso le più anti-che rimosse durante i lavori diampliamento del 1952. L’internoè a navata unica molto ampia di-visa in cinque campate da para-ste ioniche, doppie nella prima,che rinserrano altrettante cap-pelle per lato voltate a botte e reg-gono l’ampia trabeazione su cui èimpostata la volta a botte rinfor-zata da sottoarchi. Il presbiterio,a pianta quadrata e più stretto ri-spetto all’aula, è affiancato da pa-raste sugli angoli estremi e co-

lonne, sempre di ordine ionico,sugli spigoli e vede le due paretilaterali divise da cornici marca-piano, con sotto porte d’accessoagli ambienti laterali e sopra fi-nestroni centinati. Il fondo èchiuso da un’ampia abside emi-ciclica ornata da due lesene ioni-che che rinserrano un altarolocon nicchia centrale affiancatada lesene corinzie che reggono latrabeazione e il fastigio a doppievolute. Il tempio, uno dei più va-sti della diocesi, venne eretto insostituzione della primitiva par-rocchia di Collo Piano dedicataalla Trinità in varie fasi a partiredal 1782 e fino al 1993. Della pri-ma fase di edificazione, databile

tra il 1782 e il 1792 e proget-tata prima dall’ingegnereRaimondo Ignazio Cochis opoi dall’ingegnere militareMarciot o Marciotti, restaoggi ben poco, posto che l’at-tuale tempio è frutto di unapressoché integrale rico-struzione voluta dal baroneDesgeneys e realizzata tra il1814 e il 1819, frutto di unprogetto di un architetto ri-masto ancora anonimo, mache potrebbe essere indivi-duato nel lombardo Dome-nico Corti, che nel 1815 risul-ta attivo proprio come capo-mastro alla parrocchiale. All’edi-

ficio ottocentesco, la cui aulaera divisa in quattro campate,nel 1947 si pensò di aggiunge-re un avancorpo per ampliarel’aula e rinnovare la facciata. Ilprogetto venne affidato a Lo-renzo Battino e poi ad Anto-nio Simon Mossa, che aggiun-se una campata, la cantoria erealizzò una facciata semplicecon frontone mosso da curve

sinuose e una finestra a serlianaal centro in linea col portale. Lafacciata di Mossa venne infinesostituita con quella attuale nel1993, quando si decise di ripristi-nare quella originale d’inizio Ot-tocento. Entro la nicchia dell’ab-side, è collocata la statua ligneapolicromata della titolare, chesecondo una leggenda sarebbestata ritrovata sul bagnasciugaquasi miracolosamente e la cuifattura andrebbe ricondotta aqualche bottega napoletana dimetà ‘700 prossima a GiacomoColombo, più che ad artista ligu-re, come era stato ipotizzato,mentre è certamente genovese ilgrande Crocifisso, donato da

Giuseppe Volpe nel 1854. L’alta-re maggiore, realizzato in marmipolicromi secondo modelli anco-ra d’ascendenza settecentesca,fu realizzato a Genova entro ilmarzo del 1831 e collocato in situtre mesi più tardi, prevedendo alcentro un tabernacolo marmo-reo, sostituito nel 1959 con quel-lo attuale in bronzo sormontatoda un espositore eucaristico. No-tevole è la cappella di San Gior-gio, ultima a destra, commissio-nata dallo stesso barone Desge-neys che fece ampliare l’edificio.Interamente in marmi policro-mi, presenta al centro un dipintoraffigurante San Giorgio secon-do una iconografia derivante daquello affrescato nel Palazzo delMare di Genova. Interessante èanche il dipinto di Antonio Canoraffigurante San Filippo Neri,collocato nella cappella delle ani-me Purganti, donato nel 1820 dalconsole britannico GiovanniBrandi, mentre sono davveronotevoli la croce e i candelabrineoclassici in argento donati nel1804 dall’ammiraglio Sir Hora-tio Nelson.

I luoghi della fede a cura di PhD Prof. Luigi Agus - Cattedra di Storia dell’Arte ModernaAccademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”

I sapori della Gallura e dell’Anglona a cura di Maria Antonietta Mazzone

Ingredienti:

500g di calamari, 2 grosse melanzane,400g di pasta mezzi paccheri,100g di ricotta mustia, 2 spicchi di aglio, 10 pomodorini ciliegino, 5 più 2 cucchiai di olio extravergine di oliva, 1 cucchiaino dà the di zucchero di canna, prezzemolo, sale, peperoncino, timo qb. Olio extravergine di oliva piccante.

E liminare dai carciofi le foglie più esterne e tagliare il gambo.Con l’aiuto di un cucchiaino, svuotare leggermente il centrodel carciofo, facendolo ruotare per eliminare l’eventuale pe-

luria bianca all’interno. Immergere i carciofi in un catino con acqua eil succo di limone. Tritare finemente aglio e prezzemolo e amalgama-re con l’olio, il pangrattato, il pecorino e il parmigiano. Aggiustare di

sale e pepe. Riempire i carciofi con l’impasto (avendo cura di riempirenon solo la parte centrale, ma allargando leggermente le foglie del re-sto del fiore) e disporli su una padella con un fondo di olio e qualchecucchiaio di acqua. Appena l’acqua accenna a bollire coprire con un coperchio e proseguire la cottura, aggiun-gendo ai carciofi le fette sottili di peretta solo alla fine, pochi minuti prima di spegnere il gas.

Caterina è un lupo di mare. Un vero lupo di mare. Un instancabile lupo di mare. Dimenticate gli omaccioni conle spalle larghe, le sue lo sono solo per accogliere la vita con tutte le sue sorprese, è un lupo di mare con la graziadella sirena. Un viso che racconta di maestralate tremende, di tramonti da vertigini e di albe pazzesche, rac-conta di risate cristalline, di amici e compagni di viaggio, di incontri sorprendenti per mare e terre spesso lon-tane, racconta di come ci si senta un puntino infinitamente piccolo sospeso tra cielo e mare quando la burrascatrasforma “le bocche” in un inferno. Un lupo di mare che si alterna con grazia tra cime dispettose e piatti suc-culenti per far vivere in uno stato di grazia quanti hanno la fortuna di fare un giro in barca con lei.

Mezzi paccheri con calamari, melanzane e ricotta mustia

Facciata della chiesa di SantaMaria Maddalena a La Maddalena

Interno della chiesa

N. 17 Anno XXV

25 settembre 2017

GALLURAANGLONA& l a ga l lu ra in fes ta per la pat rona16Grande successoper la 789esimaedizione della“Festa manna diGaddura” di Luogosanto

Va in archivio l’edizione2017 della “Festa man-na di Gaddura” che si è

svolta a Luogosanto dal 7 al 9settembre. Tre giorni in cui la“Città Mariana” è stata al cen-tro della vita sociale e religio-sa in Gallura. «Sono stati deigiorni impegnativi ma davve-ro soddisfacenti – commentail sindaco di Luogosanto,Agostino Pirredda – il bilan-cio finale della “Festa manna”non può che essere molto po-sitivo. Tutto si è svolto allaperfezione: dall’organizza-zione dei riti religiosi ai concerti di Alex Britti,degli Istentales e dei Tressardi. Va detto che ilComitato Fidali ’73, che ha avuto l’onere el’onore di organizzare la festa, ha azzeccato iprotagonisti dei due concerti. Ormai è statoraggiunto un livello davvero alto e l’auspicio,per il 2018, è proprio quello di mantenere que-sta qualità e, semmai, di migliorarla». Se l’esi-bizione del cantautore romano Alex Britti èstato, come da facile previsione, l’evento piùseguito (con migliaia di persone davanti al pal-co), il momento più significativo ed emozio-nante della “Festa manna” è stata, come sem-pre, la conclusione della processione religiosa:«L’attimo più suggestivo anche quest’anno èstato l’ingresso del simulacro della Madonnanella Basilica – spiega Pirredda – circondata eprotetta dai cavalieri, dai gruppi folk, dalle au-torità civili e religiose e da tutta la popolazionedi Luogosanto e non solo. Quando la proces-sione termina senza intoppi e tutto si svolge inperfetto ordine, allora significa che il primo,grande passo verso una festa riuscita è statocompiuto. Voglio ringraziare la Pro Loco diLuogosanto, che ha curato la direzione artisti-ca della processione».

Il saluto del parrocodon Sandro Serreri

«Tutti qui siamo pellegrini. ALuogosanto si viene in pelle-grinaggio, si viene come pel-legrini. Veniamo per metterciai piedi e sotto il manto ce-leste di Nostra Signora diLuogosanto, della ReginaIncoronata di Gallura. E’ quia Luogosanto, è questa lacasa della Beata VergineMaria in Gallura, CasaSanta tra le case di tutti igalluresi. Questo il ruolo cheDio ha assegnato a Luogo-santo e che ha già percorsootto secoli di storia. Qui, inquesto Santuario Basilica,

custodiamo e veneriamol’icona massima della reli-giosità popolare marianagallurese. Nostra Signorabedda di Locusantu è sintesimirabile del forte legameche intercorre tra tutte legenti galluresi e la beataVergine Maria. Qui si succe-dono grandi e piccoli pelle-grinaggi parrocchiali, qui sicelebrano eventi diocesani,qui tanti uomini e donnevengono per recitare unapreghiera, per versare la-crime di sofferenza, per sup-plicare una grazia, unmiracolo. Qui è nato il fran-cescanesimo in Sardegna.Qui i giudici di Gallura am-

ministravano e pregavano.Questo santuario, dunque, èdi importanza capitale perl’autentica identità dell’in-tera Gallura, del presente edel futuro del popolo gallu-rese. Questa Basilica, inco-ronata dal Privilegio dellaPorta Santa, custodisce lamemoria delle secolari tra-dizioni religiose galluresi; neè l’apice, il culmine. Pertutte queste ragioni quellache stiamo celebrando e fe-steggiando non è una festapatronale parrocchiale, mala Festa Manna di Gaddura,della Regina incoronata diGaddura. Per questo Luogo-santo, questa Basilica San-

tuario non appartiene soloai luogosantesi, ma a tutti,ma proprio a tutti i galluresi,interessa e deve interessaretutti i paesi, tutti i comunidella nostra Gallura. Il pre-sente e il futuro di questo al-tissimo segno identitario ènelle mani di tutti noi, diLuogosanto che lo ha rice-vuto in dono dal cielo, di tuttii galluresi e dei pubblici am-ministratori. Carissimi tutti,grazie per essere giunti quipellegrini per partecipare eaderire alle verità socio-re-ligiose che abbiamo volutoricordare ed esaltare. NostraSignora di Luogosanto, be-nediteci».

Le bandiere e il simulacro della Vergine

in processione

Le autorità del territorio con il vescovo mons.Sanguinetti e il parroco don Serreri

Mons. Antonello Mura partecipa alla processione