100 anni e ancora parroco Il traguardo di don...

1
Avvenire 09/11/2013 Page : A16 Copyright © Avvenire September 11, 2013 9:35 am / Powered by TECNAVIA Copy Reduced to 56% from original to fit letter page segretaria generale e dal 2001 al 2013 consigliera generale, ricoprendo anche il ruolo di vicaria nell’ultimo sessennio. Dopo l’elezione, suor Parenzan ha espresso la «fiducia in Dio che conduce la Congregazione». Sarà affiancata da sei consigliere: la statunitense Karen Marie Anderson, le italiane Anna Caiazza e Maria Samuela Gironi, la coreana Maria Lucia Kim, la filippina Shalimar Rubia e la brasiliana Clarice Josefa Wisniewski. Antonio Capano © RIPRODUZIONE RISERVATA gli anni, segna l’inizio dell’attività di un nuovo Anno pastorale. L’incontro della comunità ecclesiale tifernate si è aperto ieri e si chiude oggi nella chiesa parrocchiale di Santa Veronica a “La Tina”. Ieri i Corinti, è stata spiegazione del significato dell’azione pastorale secondo l’apostolo Paolo. Sono seguiti i gruppi di studio. Oggi la preghiera alle 18 sarà seguita dall’intervento dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, sul tema «Alla luce del Vaticano II e del magistero di papa Francesco una Chiesa che riflette la luce del Vangelo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il traguardo di don Celeste: 100 anni e ancora parroco Le «confessioni» del decano dei sacerdoti in diocesi di Parma DA PARMA MATTEO BILLI ento anni oggi. Tre Messe celebrate la domeni- ca, due al sabato e una tutti i giorni nel resto del- la settimana. Se non è un record assoluto po- co ci manca. Di sicuro don Giuseppe Celeste, nato l’11 settembre 1913 e ordinato prete il 23 marzo 1940, è il decano dei sacerdoti e dei parroci della diocesi di Par- ma. Sono tre le comunità – circa 350 abitanti – sotto C la sua guida in frazioni collinari del Comune di Tra- versetolo: è arciprete di Cazzola dal 1967, qui celebra il sabato alle 15.30 e la domenica alle 11; rettore, dal ’79, di Sivizzano Rivalta (Messa domenicale alle 15.30) e amministratore, dal 1986, di Torre (Messa alle 9.30 la domenica). Da una decina di anni don Giuseppe non abita più in parrocchia ma nella residenza per an- ziani “Villa Pigorini” a Traversetolo, dove è cappella- no dal 1966 e celebra ogni mattina alle 7.30, tranne il sabato alle 17. Non ama i festeggia- menti – «avrei preferito starmene con nostro Signore, con lui mi trovo bene» – ma accetta l’intervista per Avvenire dopo quella rilasciata al settimanale diocesano Vita Nuova. Ci accoglie nel- la sua stanza, indossa il classico clergy- man, una piccola croce appuntata sul risvolto della giacca, due penne – una rossa «per le notizie straordinarie» e una blu «per le ordinarie» – nel ta- schino. È chinato su un piccolo tavo- lo quadrato intento a scrivere qualco- sa su un bloc-notes, sta preparando l’omelia di domenica. «Prenda una se- dia, si metta qui accanto a me perché sono un po’ sordo da tutti e tre gli o- recchi». E mentre lo dice indica prima un orecchio, poi l’altro, quindi la fronte. E sorride. Quindi aggiun- ge ridendo: «Non mi faccia domande pericolose per- ché non rispondo!». Promesso. Cosa significa fare il parroco a cento anni? «Oramai ho perduto tante co- se: ho moltissimi lapsus memoriae, ma per grazia di Dio brevissimi. Sono contento di essere ancora sacer- dote e mi auguro che il Signore mi aiuti per fare qual- che altra cosetta. L’unico rimpianto, forse, è di aver qualche volta corrisposto poco». Non sente il bisogno di riposarsi? «Il mio riposo è qui, cerco di raccapez- zarmi, di dire qualche corbelleria. Il vescovo è senza sacerdoti, ne sono morti parecchi, quei pochi che ci sono sono tutti molto maturi... Tengo botta». La me- moria c’è e gli chiediamo di fare un salto indietro, a quando è arrivata la chiamata. «Sono nato a Parma ma sono cresciuto a Bergotto di Berceto, un paese po- vero della montagna. Facevo il chierichetto, dopo un certo periodo dico a mia mamma: “Vo- glio fare il prete”. Non glielo avessi mai detto, contentissima. Però avevo solo le prime tre classi, lì c’erano quelle. Al- lora mi mandano a Vestana di Corni- glio, dove ho uno zio, per fare la quar- ta e la quinta». Le porte del Seminario di Berceto si aprono per don Celeste nel 1927 (seguito qualche anno dopo dal fratello Pietro, classe 1919) ma per le ultime due classi del ginnasio va a Parma. Poco prima dello scoppio del- la Seconda guerra mondiale è ordina- to sacerdote dal «mio grande vescovo Evasio Colli». Inizia il suo ministero ad Agna di Corniglio, poi è cappellano a Traversetolo per due anni, quindi di- venta parroco di Sant’Andrea Bagni, nel Comune di Medesano, in val Taro. «Ho avuto i bombardamenti, ho costruito un asilo che esiste ancora». E nel 1967 l’ultimo approdo, in quella che è ancora la sua par- rocchia principale: Cazzola. «La fede di allora non è quella di oggi. All’epoca, pur con qualche errore, ce n’e- ra; ora è poca e domani sarà meno ancora. Ma ci av- viamo tutti, piaccio o non piaccia al giudizio di Dio». © RIPRODUZIONE RISERVATA DI MATTEO LIUT a vocazione? Non è mai una semplice scelta personale, un’opzione da spuntare nel proprio individuale progetto di vi- ta, ma si esprime sempre come e- sperienza comunitaria. Questa particolare attenzione ieri ha ani- mato la seconda giornata dell’In- contro nazionale dei direttori de- gli Uffici regionali e diocesani del- la pastorale delle vocazioni, che si chiuderà oggi ad Assisi. Dopo la Messa presieduta nella Basilica di Santa Maria degli Angeli da Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, i circa cento partecipanti hanno ascoltato l’intervento di don Dario Vitali, docente di eccle- siologia all’Universita Gregoriana, sul tema «Fede, pastorale voca- zionale e generatività». «Per par- lare di pastorale vocazionale ge- nerativa – ha sottolineato Vitali –, è necessario il riferimento alla fe- de. Non dobbiamo, però, cadere in una interpretazione individua- listica della fede, poiché essa ri- manda sempre a una dimensione ecclesiale». Secondo questo ap- proccio, allora, dedicarsi alla pa- storale vocazionale, per la Chiesa, significa «accompagnare a com- prendere la volontà di Dio e a com- piere scelte definitive di vita». La vocazione, infatti, «è dono di Dio che precede la scelta personale o L il discernimento della Chiesa, per cui la scelta vocazionale è il mo- mento in cui la comunità ricono- sce che un suo figlio accoglie il pro- prio posto nel corpo di Cristo». Questo implica una profonda re- visione del modello ecclesiologico, oggi ancora troppo frammentato, e «un maggior riferimento al mo- dello ecclesiale che il Vaticano II ci ha offerto». Questa prima relazione ha lascia- to poi spazio a un confronto a più voci, che ha messo a tema un pas- saggio degli Orientamenti pasto- rali per la promozione delle voca- zioni al ministero sacerdotale, do- cumento della Congregazione per l’educazione cattolica del 25 mar- zo 2012, che ricorda come l’am- biente più favorevole alla vocazio- ne sia una «comunità cristiana che ascolta la Parola di Dio, che prega con la liturgia e testimonia con la carità». Don Giuseppe De Virgilio, docente di teologia biblica, ha sot- tolineato la necessità di realizza- re un "incontro vitale" tra la Pa- rola di Dio e l’uomo contempo- raneo» al fine di attivare «proces- si di cambiamento e dinamiche di ricerca vocazionale». Da parte sua Morena Baldacci, docente di liturgia, ha ricordato che «la stes- sa celebrazione eucaristica si pre- senta a noi come modello di ogni chiamata vocazionale». In una comunità «allenata all’acco- glienza», ha poi notato don Fran- cesco Soddu, direttore di Caritas italiana, «i giovani si sentono va- lorizzati ed incoraggiati ad espri- mere e mettere in atto le loro po- tenzialità». Nel pomeriggio, infine, si sono te- nuti alcuni laboratori su temati- che ricorrenti della pastorale vo- cazionale, con gli interventi di don Bruno Durante, responsabile del Cdv di Anagni-Alatri, suor Paola Montisci, responsabile dell’ufficio di animazione vocazionale dell’U- nione superiore maggiori italiane (Usmi), padre Alceo Grazioli, mae- stro dei professi della Provincia di San Francesco di Assisi del Terzo Ordine Regolare dei Francescani, e don Giuseppe Licciardi, diretto- re del Centro regionale vocazioni (Crv) della Sicilia. Oggi è prevista la conclusione con la relazione di don Nico dal Molin, direttore del- l’Ufficio nazionale per la pastora- le delle vocazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA San Gaetano alle Grotte fino alla chiesa di Santa Maria della Rotonda, complesso romano che, secondo un’antica iscrizione, fu convertito al culto e intitolato a Maria dallo stesso san Pietro. (M.Pap.) © RIPRODUZIONE RISERVATA e in Africa. «Siamo una piccola Congregazione – ha continuato – e questo è senz’altro vero se solo si considera che i 700 missionari scalabriniani che compongono la Congregazione lavorano sui fronti più caldi delle migrazioni in 29 nazioni nel mondo». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’AFFETTO OGGI LA FESTA NELLA SUA PARROCCHIA Due le celebrazioni solenni per festeggiare i cento anni di don Giuseppe Celeste. La prima, organizzata da don Aldino Arcari, parroco di Traversetolo, oggi alle 16 nella residenza per anziani «Villa Pigorini». Sarà presente anche il vescovo Enrico Solmi insieme ai sacerdoti della zona. L’altra, domenica prossima alle 11 a Cazzola, la parrocchia più grande tra quelle di don Giuseppe. «Don Giuseppe è un miracolo vivente. Un esempio per la sua voglia di fare, per il suo amore per la Chiesa...» assicura don Aldino. Matteo Billi © RIPRODUZIONE RISERVATA Don Celeste in una foto d’epoca impegnato in un’attività parrocchiale Don Giuseppe Celeste Assisi, la vera sfida alla pastorale vocazionale: fare della chiamata un’esperienza ecclesiale

Transcript of 100 anni e ancora parroco Il traguardo di don...

Avvenire 09/11/2013 Page : A16

Copyright © Avvenire September 11, 2013 9:35 am / Powered by TECNAVIA

Copy Reduced to 56% from original to fit letter page

Al decimo Capitolo delle Figlie di San Paolo,la triestina suor Anna Maria Provenzan eletta superiora generale della congregazione

ROMA. Il 10° Capitologenerale delle Figlie di San Paolo,in corso alla Casa Divin Maestrodi Ariccia, nel Lazio, ha eletto lanuova Superiora generale. Èsuor Anna Maria Parenzan, chesuccede a suor Maria AntoniettaBruscato. Nata a Trieste nel

1946, diplomatasi al magistrale, ha conseguito il baccalaureato inteologia alla Facoltà Teologica interregionale di Milano. Dopoun’esperienza in libreria e nella redazione dell’Editoriale libri diMilano, ha ricoperto l’incarico di animatrice spirituale nella casa dipreghiera di Cicogna, nell’aretino. Dal 1989 al 2001 è statasegretaria generale e dal 2001 al 2013 consigliera generale,ricoprendo anche il ruolo di vicaria nell’ultimo sessennio. Dopol’elezione, suor Parenzan ha espresso la «fiducia in Dio checonduce la Congregazione». Sarà affiancata da sei consigliere: lastatunitense Karen Marie Anderson, le italiane Anna Caiazza eMaria Samuela Gironi, la coreana Maria Lucia Kim, la filippinaShalimar Rubia e la brasiliana Clarice Josefa Wisniewski.

Antonio Capano© RIPRODUZIONE RISERVATA

Iniziato «l’Anno» di Città di CastelloCITTÀ DI CASTELLO.«Il Vangelo: gioia e luceper l’uomo di oggi». Équesto, nell’Anno dellafede e della primaenciclica di papaFrancesco, il titolo sceltodal vescovo di Città diCastello, DomenicoCancian, e dal consigliopresbiterale perl’assemblea ecclesialediocesana che, come tuttigli anni, segna l’iniziodell’attività di un nuovoAnno pastorale.L’incontro della comunitàecclesiale tifernate si èaperto ieri e si chiudeoggi nella chiesaparrocchiale di SantaVeronica a “La Tina”. Ieri i

lavori sono iniziatialle 18 con lapreghieracomunitaria. DonNazareno Marconiha quindi propostouna riflessionebiblica dal titolo«Collaboratoridella gioia delVangelo».Richiamando laseconda Lettera aiCorinti, è stataspiegazione del significatodell’azione pastoralesecondo l’apostolo Paolo.Sono seguiti i gruppi distudio. Oggi la preghieraalle 18 sarà seguitadall’interventodell’arcivescovo di

Perugia-Città della Pieve,Gualtiero Bassetti, sultema «Alla luce delVaticano II e del magisterodi papa Francesco unaChiesa che riflette la lucedel Vangelo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il traguardo di don Celeste:100 anni e ancora parrocoLe «confessioni» del decano dei sacerdoti in diocesi di ParmaDA PARMA MATTEO BILLI

ento anni oggi. Tre Messe celebrate la domeni-ca, due al sabato e una tutti i giorni nel resto del-la settimana. Se non è un record assoluto po-

co ci manca. Di sicuro don Giuseppe Celeste, nato l’11settembre 1913 e ordinato prete il 23 marzo 1940, è ildecano dei sacerdoti e dei parroci della diocesi di Par-ma. Sono tre le comunità – circa 350 abitanti – sotto

Cla sua guida in frazioni collinari del Comune di Tra-versetolo: è arciprete di Cazzola dal 1967, qui celebrail sabato alle 15.30 e la domenica alle 11; rettore, dal’79, di Sivizzano Rivalta (Messa domenicale alle 15.30)e amministratore, dal 1986, di Torre (Messa alle 9.30la domenica). Da una decina di anni don Giuseppenon abita più in parrocchia ma nella residenza per an-ziani “Villa Pigorini” a Traversetolo, dove è cappella-no dal 1966 e celebra ogni mattina alle 7.30, tranne ilsabato alle 17. Non ama i festeggia-menti – «avrei preferito starmene connostro Signore, con lui mi trovo bene»– ma accetta l’intervista per Avveniredopo quella rilasciata al settimanalediocesano Vita Nuova. Ci accoglie nel-la sua stanza, indossa il classico clergy-man, una piccola croce appuntata sulrisvolto della giacca, due penne – unarossa «per le notizie straordinarie» euna blu «per le ordinarie» – nel ta-schino. È chinato su un piccolo tavo-lo quadrato intento a scrivere qualco-sa su un bloc-notes, sta preparandol’omelia di domenica. «Prenda una se-dia, si metta qui accanto a me perchésono un po’ sordo da tutti e tre gli o-recchi». E mentre lo dice indica prima un orecchio,poi l’altro, quindi la fronte. E sorride. Quindi aggiun-ge ridendo: «Non mi faccia domande pericolose per-ché non rispondo!». Promesso. Cosa significa fare ilparroco a cento anni? «Oramai ho perduto tante co-se: ho moltissimi lapsus memoriae, ma per grazia diDio brevissimi. Sono contento di essere ancora sacer-dote e mi auguro che il Signore mi aiuti per fare qual-che altra cosetta. L’unico rimpianto, forse, è di aver

qualche volta corrisposto poco». Non sente il bisognodi riposarsi? «Il mio riposo è qui, cerco di raccapez-zarmi, di dire qualche corbelleria. Il vescovo è senzasacerdoti, ne sono morti parecchi, quei pochi che cisono sono tutti molto maturi... Tengo botta». La me-moria c’è e gli chiediamo di fare un salto indietro, aquando è arrivata la chiamata. «Sono nato a Parmama sono cresciuto a Bergotto di Berceto, un paese po-vero della montagna. Facevo il chierichetto, dopo un

certo periodo dico a mia mamma: “Vo-glio fare il prete”. Non glielo avessi maidetto, contentissima. Però avevo solole prime tre classi, lì c’erano quelle. Al-lora mi mandano a Vestana di Corni-glio, dove ho uno zio, per fare la quar-ta e la quinta». Le porte del Seminariodi Berceto si aprono per don Celestenel 1927 (seguito qualche anno dopodal fratello Pietro, classe 1919) ma perle ultime due classi del ginnasio va aParma. Poco prima dello scoppio del-la Seconda guerra mondiale è ordina-to sacerdote dal «mio grande vescovoEvasio Colli». Inizia il suo ministero adAgna di Corniglio, poi è cappellano aTraversetolo per due anni, quindi di-

venta parroco di Sant’Andrea Bagni, nel Comune diMedesano, in val Taro. «Ho avuto i bombardamenti,ho costruito un asilo che esiste ancora». E nel 1967l’ultimo approdo, in quella che è ancora la sua par-rocchia principale: Cazzola. «La fede di allora non èquella di oggi. All’epoca, pur con qualche errore, ce n’e-ra; ora è poca e domani sarà meno ancora. Ma ci av-viamo tutti, piaccio o non piaccia al giudizio di Dio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DI MATTEO LIUT

a vocazione? Non è mai unasemplice scelta personale,un’opzione da spuntare nel

proprio individuale progetto di vi-ta, ma si esprime sempre come e-sperienza comunitaria. Questaparticolare attenzione ieri ha ani-mato la seconda giornata dell’In-contro nazionale dei direttori de-gli Uffici regionali e diocesani del-la pastorale delle vocazioni, che sichiuderà oggi ad Assisi.Dopo la Messa presieduta nellaBasilica di Santa Maria degli Angelida Domenico Sorrentino, vescovodi Assisi-Nocera Umbra-GualdoTadino, i circa cento partecipantihanno ascoltato l’intervento didon Dario Vitali, docente di eccle-siologia all’Universita Gregoriana,sul tema «Fede, pastorale voca-zionale e generatività». «Per par-lare di pastorale vocazionale ge-nerativa – ha sottolineato Vitali –,è necessario il riferimento alla fe-de. Non dobbiamo, però, caderein una interpretazione individua-listica della fede, poiché essa ri-manda sempre a una dimensioneecclesiale». Secondo questo ap-proccio, allora, dedicarsi alla pa-storale vocazionale, per la Chiesa,significa «accompagnare a com-prendere la volontà di Dio e a com-piere scelte definitive di vita». Lavocazione, infatti, «è dono di Dioche precede la scelta personale o

L

il discernimento della Chiesa, percui la scelta vocazionale è il mo-mento in cui la comunità ricono-sce che un suo figlio accoglie il pro-prio posto nel corpo di Cristo».Questo implica una profonda re-visione del modello ecclesiologico,oggi ancora troppo frammentato,e «un maggior riferimento al mo-dello ecclesiale che il Vaticano II ciha offerto».Questa prima relazione ha lascia-to poi spazio a un confronto a piùvoci, che ha messo a tema un pas-saggio degli Orientamenti pasto-rali per la promozione delle voca-zioni al ministero sacerdotale, do-cumento della Congregazione perl’educazione cattolica del 25 mar-zo 2012, che ricorda come l’am-biente più favorevole alla vocazio-ne sia una «comunità cristiana cheascolta la Parola di Dio, che pregacon la liturgia e testimonia con lacarità». Don Giuseppe De Virgilio,docente di teologia biblica, ha sot-

tolineato la necessità di realizza-re un "incontro vitale" tra la Pa-rola di Dio e l’uomo contempo-raneo» al fine di attivare «proces-si di cambiamento e dinamichedi ricerca vocazionale». Da partesua Morena Baldacci, docente diliturgia, ha ricordato che «la stes-sa celebrazione eucaristica si pre-senta a noi come modello di ognichiamata vocazionale». In unacomunità «allenata all’acco-

glienza», ha poi notato don Fran-cesco Soddu, direttore di Caritasitaliana, «i giovani si sentono va-lorizzati ed incoraggiati ad espri-mere e mettere in atto le loro po-tenzialità».Nel pomeriggio, infine, si sono te-nuti alcuni laboratori su temati-che ricorrenti della pastorale vo-cazionale, con gli interventi di donBruno Durante, responsabile delCdv di Anagni-Alatri, suor PaolaMontisci, responsabile dell’ufficiodi animazione vocazionale dell’U-nione superiore maggiori italiane(Usmi), padre Alceo Grazioli, mae-stro dei professi della Provincia diSan Francesco di Assisi del TerzoOrdine Regolare dei Francescani,e don Giuseppe Licciardi, diretto-re del Centro regionale vocazioni(Crv) della Sicilia. Oggi è previstala conclusione con la relazione didon Nico dal Molin, direttore del-l’Ufficio nazionale per la pastora-le delle vocazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Catania mariana,sulle tracce di secolidi devozione

CATANIA. Oggi, inoccasione dei festeggiamentidella Madonna di Ognina aCatania, monsignor GiovanniLanzafame, docente dimariologia al Centro di studidi teologici di Siviglia, parleràdi «Catania mariana: storiaculto e devozioni»,L’incontro si terrà alle 20all’Auto Yatching. Unpercorso tra arte e fede,dall’affresco paleocristiano diSan Gaetano alle Grotte finoalla chiesa di Santa Mariadella Rotonda, complessoromano che, secondoun’antica iscrizione, fuconvertito al culto eintitolato a Maria dallostesso san Pietro. (M.Pap.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Scalabriniani, a Bresciaconvegno nazionalesulle sfide delle migrazioni

BRESCIA. «Cerchiamo il voltodi Dio impresso in quello deimigranti, che noi siamo chiamati evogliamo servire ed amare». Inquesto modo ha esordito ilrappresentante della direzionegenerale dei missionariscalabriniani, padre Sante Zanetti,nel suo intervento all’Assembleache si sta tenendo a Bresciaall’Istituto Paolo VI, con oltre uncentinaio di missionariscalabriniani impegnati in Europae in Africa. «Siamo una piccolaCongregazione – ha continuato –e questo è senz’altro vero se solosi considera che i 700 missionariscalabriniani che compongono laCongregazione lavorano sui frontipiù caldi delle migrazioni in 29nazioni nel mondo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il vescovo Cancian

L’AFFETTO

OGGI LA FESTA NELLA SUA PARROCCHIADue le celebrazioni solenni per festeggiare i cento anni di donGiuseppe Celeste. La prima, organizzata da don Aldino Arcari,parroco di Traversetolo, oggi alle 16 nella residenza per anziani«Villa Pigorini». Sarà presente anche il vescovo Enrico Solmiinsieme ai sacerdoti della zona. L’altra, domenica prossima alle 11 aCazzola, la parrocchia più grande tra quelle di don Giuseppe. «DonGiuseppe è un miracolo vivente. Un esempio per la sua voglia difare, per il suo amore per la Chiesa...» assicura don Aldino.

Matteo Billi© RIPRODUZIONE RISERVATA

MERCOLEDÌ11 SETTEMBRE 201316

Don Celeste in una foto d’epoca impegnato in un’attività parrocchiale

Don Giuseppe Celeste

Assisi, la vera sfida alla pastorale vocazionale:fare della chiamata un’esperienza ecclesiale