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10 GLI SNODI 10 anni 1 CAPITOLO IL TEMPO IMPERO AUSTRO-UNGARICO FRANCIA REGNO DI NORVEGIA REGNO DI SPAGNA REGNO D’ITALIA IMPERO RUSSO REGNO DI SVEZIA GRAN BRETAGNA CONF. SVIZZERA IMPERO GERMANICO REGNO DI DANIMARCA PAESI BASSI BELGIO REGNO DI GRECIA REGNO DI PORTOGALLO IMPERO OTTOMANO MARE DEL NORD MAR BALTICO OCEANO ATLANTICO MAR MEDITERRANEO MAR NERO L'Europa degli stati (1871) 1 impero etnia autocrazia empire ethnic group autocracy nationalist claims social gaps TOWARDS THE CLIL LO SPAZIO CARTA INTERATTIVA Il logoramento degli antichi imperi rivendicazioni nazionali squilibri sociali 1870 1880 1890 1900 1910 1850 1860 rivoluzione in Russia doppia monarchia dell’impero austro-ungarico nasce il partito socialdemocratico russo guerra Russia e Giappone l’Austria annette Bosnia e Erzegovina i Giovani Turchi prendono il potere abolizione della servitù della gleba 1905 1920 1861 1867 1898 1904-1905 1908 ESPANSIONE TERRITORIALE RUSSA LINEA DEL TEMPO INTERATTIVA

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10

GLI SNODI

10 anni

1CAPITOLO

IL TEMPO

IMPEROAUSTRO-UNGARICO

FRANCIA

REGNO DINORVEGIA

REGNO DISPAGNA

REGNOD’ITALIA

IMPERO RUSSO

REGNO DISVEZIA

GRANBRETAGNA

CONF.SVIZZERA

IMPEROGERMANICO

REGNO DIDANIMARCA

PAESIBASSI

BELGIO

REGNO DIGRECIA

REGNO DIPORTOGALLO

IMPERO OTTOMANO

MAREDEL NORD

MARBALTICO

OCEANOATLANTICO

MARMEDITERRANEO

MAR NERO

L'Europa degli stati (1871)

1

impero

etnia

autocrazia

empire

ethnic group

autocracy

nationalist claims

social gaps

TOWARDS THE CLIL

LO SPAZIOCARTA

INTERATTIVA

Il logoramentodegli antichi imperi

rivendicazioni nazionali

squilibri sociali

1870 1880 1890 1900 19101850 1860

rivoluzionein Russia

doppia monarchiadell’impero austro-ungarico

nasce il partitosocialdemocratico russo

guerra Russiae Giappone

l’Austria annetteBosnia e Erzegovina

i Giovani Turchiprendono il potere

abolizione dellaservitù della gleba

1905

1920

1861 1867

1898

1904-1905

1908

ESPANSIONE TERRITORIALE RUSSA

LINEA DEL TEMPOINTERATTIVA

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Dopo aver guardato il video fissa i concetti rispondendo alle seguenti domande.

1. Quali furono le principalicause del collasso dell'imperoottomano?

2. Chi erano e quali obiettivi siponevano i Giovani Turchi?

3. Che cosa successe in Russianel 1905?Quali furono le conseguenze?

L’Europa di fne Ottocento fra unità e frammentazioneLa carta rappresenta l’Europa delle etnie, raggruppamenti umani che si riconoscono in elementi comuniquali certi tratti somatici, la lingua e le tradizioni culturali. Confronta la carta qui riprodotta con quella inapertura e poi rispondi alle domande.

a. Nella seconda metà dell’Ottocento l’imperorusso comprendeva, oltre ai Russi, numerosi altripopoli, sia in Europa che in Asia. Quali sono i po-poli europei che fanno parte dell’impero russo?

b. L’impero austro-ungarico comprendeva, oltreagli Austro-tedeschi, numerosi altri popoli. Qualisono? Comprendeva anche degli Italiani? Dove?

c. Soggette all’impero ottomano erano ancora,nella penisola balcanica, alcune popolazioni nonturche. Quali sono?

d. Quale forte minoranza etnica faceva partedell’impero germanico?

e. Quali popolazioni diverse facevano parte delBelgio?

f. Quali minoranze etniche facevano parte dellaSpagna? E della Francia?

g. Quattro erano le etnie maggiori che facevanoparte della Gran Bretagna. Quali erano?

h. Quale popolazione viveva dispersa nell’Europacentro-orientale, soggetta all’impero russo eall’impero austro-ungarico?

i. La presenza di tante etnie all’interno di un unicostato ne avrà favorito o ostacolato l’unità nazio-nale?

CECHI

FRANCESI

NORVEGESI

SPAGNOLI

RUSSI BIANCHI

SVEDESI

INGLESI

TEDESCHI

SVIZZERI

TEDESCHI

DANESI

OLANDESI

SERBI

BULGARI

RUMENI

GALLESIIRLANDESI

SCOZZESI

BRETONIVALLONI

GALIZIANI

BASCHI

CATALANI

SLOVACCHI

UNGHERESI

POLACCHI

LETTONI

LITUANI

ESTONI

FINLANDESI

RUSSI

UCRAINI

MOLDAVI

CROATI

MACEDONI

GRECI

UNGHERESI

TEDESCHI

TURCHI

FIAMMINGHI

BOSNIACI

AUSTRO-TEDESCHI

ITALIANI

ALBANESI

SLOVENI

PORTOGHESI

MAREDEL NORD MAR

BALTICO

MAR NERO

OCEANOATLANTICO

MARE MEDITERRANEO

L’Europa delle etnie

Limiti fra le etnie

Principali zonedi insediamentoebraico

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Il logoramento degli antichi imperi

1.1 L’IMPERO AUSTRO-UNGARICO:DUE STATI, MOLTE NAZIONALITÀ

L’Austria e l’Ungheria sono due stati sovrani che hanno un solo impe-ratore Al centro dell’Europa, all’inizio del Novecento, l’impero asburgico

era governato dall’imperatore Francesco Giuseppe, che era salito al trono

nel 1848. Era uno stato multinazionale, indebolito da divisioni etniche e

sociali. Dal 1867, infatti, l’impero era costituito come una doppia monar-

chia:

1) della monarchia austriaca facevano parte, oltre all’Austria, anche la

Boemia, la Galizia polacca, la Slovenia, il Trentino e la Venezia Giulia;

2) della monarchia ungherese facevano parte – con l’Ungheria – la Slo-

vacchia, la Croazia e la Transilvania.

Tra l’Austria e l’Ungheria vi erano forti tensioni, specialmente a causa

della grande aggressività del partito che lottava per l’indipendenza nazio-

nale ungherese.

Le diverse nazionalità sono in contrasto In Austria prevaleva l’etnia

tedesca. Le altre nazionalità dell’impero, dopo le lotte dell’Ottocento, ave-

vano ottenuto il diritto al bilinguismo (l’uso della propria lingua accanto a

quella tedesca) e varie altre forme di autonomia.

In Ungheria, dove prevaleva l’etnia magiara, la situazione era diversa:

i diritti delle minoranze rumena, tedesca, slovacca, croata e serba erano

ignorati dalla maggioranza magiara. Le tensioni più aspre erano in Croazia,

nella penisola balcanica, dove le popolazioni slave (soprattutto i Croati e i

Serbi) aspiravano a costituire uno stato indipendente, che unificasse tutti

gli Slavi del sud. La questione si aggravò dopo l’annessione, nel 1908, da

parte dell’impero asburgico, della Bosnia-Erzegovina, una estesa regione

popolata in gran parte da Slavi, già appartenente all’impero ottomano.

bilinguismo

In un territorio si habilinguismo quando duelingue sono riconosciute

ufcialmente e parifcate siasul piano amministrativo sia

dell’uso quotidiano.

Il giovane imperatoreFrancesco Giuseppe I,

ritratto da Franz Russ– verso il 1855 – con

l’uniforme militare e ledecorazioni: l’ordine del

Toson d’Oro e l’Ordine diMaria Teresa. (Collezione

privata)

Budapest

Vienna

Praga

Trieste

AustriaUngheria

Boemia

MoraviaSlovacchia

Galizia

Croazia Slavonia

Carniola

Transilvania

BosniaErzegovina

Trentino

Dalmazia

GERMANIA

ROMANIA

SERBIAITALIA

RUSSIA

BULGARIAMAREADRIATICO

Italiani

Nazionalità dell’imperoasburgico

Ladini

Sloveni

Tedeschi

Croati

Serbi

Bosniaci

Boemi e Moravi

Polacchi

Slovacchi

Magiari

Rumeni

Ruteni

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CAPITOLO 1

Di fronte alle tensioni etniche Il governo imperiale è debole e con-traddittorio Le tensioni etniche erano un grave motivo di debolezza per

l’impero. Esse qualche volta assumevano forme violente e terroristiche. Più

spesso i rappresentanti delle minoranze bloccavano i lavori del Parlamento

di Vienna, con forme di ostruzionismo: pronunciavano discorsi intermi-

nabili, interrompevano le votazioni, si allontanavano dall’aula, impediva-

no, insomma, con ogni mezzo al Parlamento di deliberare. La difficoltà

della situazione spingeva i ministri di Francesco Giuseppe a decisioni e

provvedimenti autoritari che inasprivano le tensioni invece di risolverle.

Lo sviluppo economico è diseguale e le differenze sociali sono grandiAnche la società mostrava grandi disuguaglianze. Fra l’Otto e il Novecento

l’industria ebbe un notevole sviluppo in Austria e in Boemia, mentre l’e-

conomia dell’Ungheria e della Transilvania continuò a basarsi su un’agri-

coltura arretrata e povera. Tra il 1890 e il 1900, circa un milione e mezzo di

persone emigrò da queste regioni negli Stati Uniti. Al vertice della società

continuava a rimanere un’aristocrazia che basava il suo potere (e il suo te-

nore di vita principesco) su sterminate proprietà terriere: in Ungheria, per

esempio, l’1% della popolazione possedeva più del 50% della terra. Solo nel-

le regioni più progredite si andava formando una moderna borghesia im-

prenditoriale, che era tuttavia ancora scarsa di numero e povera di mezzi.

ostruzionismo

Impedimento dell’attivitàdi un’assemblea operatodalle minoranze con ognimezzo regolamentareafnché riesca impossibiledeliberare.

Roma Istanbul

Belgrado

Vienna

Sarajevo

Bucarest

Sofia

DurazzoSalonicco

Atene

BosniaErzegovina

(1908 all’Austria)

IMPEROAUSTRO-UNGARICO

REGNOD’ITALIA

IMPERORUSSO

IMPEROTEDESCO

SVIZZERA

MONTENEGRO

SERBIA(1882) BULGARIA

(1908)

ROMANIA(1881)

GRECIA

ALBANIA(1912)

IMPEROOTTOMANO

Dodecaneso(all’Italia 1912)

Creta(alla Grecia 1913)

MAR NERO

MAR MEDITERRANEO

Gli Stati balcanici (1914)

Confine ottomano nel 1830 Confine ottomano nel 1912

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Il logoramento degli antichi imperi

La tradizione imperiale asburgica è antica e venerata Da tempo per

tutti questi motivi l’impero asburgico era in crisi. Un suo grande punto di

forza restava l’antichità della sua tradizione imperiale. La figura dell’im-

peratore, soprattutto, costituiva nell’impero un simbolo unificatore molto

potente, che si collocava al di sopra delle nazionalità e delle loro diversità.

Era una figura autorevole, molto amata dalla maggioranza dei sudditi, che

lo consideravano un padre buono e giusto.

C’erano nell’impero anche altri elementi di forza.

Innanzitutto un esercito fedele e ben addestrato. Poi, una burocrazia one-

sta e efficiente, che garantiva il buon funzionamento dell’amministrazione

pubblica: il fisco, le scuole, i servizi postali, per esempio. La magistratura au-

striaca era considerata un esempio di imparzialità anche dalle minoranze,

come gli Italiani del Trentino e i Polacchi della Galizia. Infine, la dinastia

regnante, gli Asburgo, rimasta fedele al cattolicesimo fin dai tempi della Ri-

forma protestante, poteva fare affidamento sull’appoggio della Chiesa cat-

tolica.

Stemma delKaiser Francesco

Giuseppe I d’Austria,in un particolare dellostendardo di H. Ströll.

Il motto viribus unitis,“conle forze unite”, testimonia

lo sforzo di uniregruppi etnici diversi in

un unico impero.

18701860 1880 1890 1900 19101840 1850

annessionedella Bosnia

FrancescoGiuseppe

muoreFrancesco Giuseppediventa imperatore

sposa Elisabettadi Baviera (Sissi)

l’Italia annetteil Veneto

TripliceAlleanza

l’Ungheria diventaun regno autonomo

Elisabetta vieneuccisa da un

anarchico italiano

regno d’Italia

19081916

1920

1848 1854 1866 1882

1867

1898

1861

TENSIONI FRA ETNIESOPRATTUTTO NELLA PENISOLA

BALCANICA

(l’Ungheria vuole l’indipendenza)

TENSIONI FRA AUSTRIAE UNGHERIA

MOTIVI DI DEBOLEZZA

(Serbi e Croati vogliono l’indipendenza)

SQUILIBRI ECONOMICI

DISUGUAGLIANZE SOCIALI

IMPERATORE SIMBOLO DI UNITÀ

PUNTI DI FORZAL’IMPERO DIFRANCESCO GIUSEPPE

BUROCRAZIA EFFICIENTE

BUON FUNZIONAMENTODELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

ESERCITO FEDELE E BENADDESTRATO

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CAPITOLO 1

1.2 L’AGONIA DELL’IMPERO OTTOMANO

Non tutti i sudditi dell’impero accettano l’autorità religiosa del sultanoAnche l’impero ottomano, che era sorto agli inizi del XIV secolo ed era

giunto al culmine del suo splendore e della sua espansione nel secolo XVI,

era da tempo, come l’impero asburgico, in grave crisi. All’origine di questa

crisi c’erano, prima di tutto, difficoltà interne. L’autorità religiosa dell’im-

peratore, il sultano, su tutti i musulmani, era messa in discussione da co-

spicue minoranze religiose, come gli sciiti dell’Iran, e da movimenti cosid-

detti di rinascita islamica, che predicavano il ritorno all’islam delle origini

[ scheda p. 17].

«Ritornare all’islam delle origini» significava purificare la religione dal-

le contaminazioni che essa aveva subito a causa dei contatti con i pagani

politeisti e soprattutto con gli stranieri occidentali. Comune a tutti i mo-

vimenti di rinascita fu l’ostilità verso qualsiasi innovazione moderna, sia

tecnologica che politica. La colpa più grave era il contatto con gli infedeli.

Da questi bisognava fuggire, come un tempo aveva fatto Maometto dalla

Mecca, e dichiarare contro di loro la guerra santa.

Le potenze europee si impadroniscono di molte e vaste regioni Dal-

le difficoltà del sultano di Costantinopoli cercavano di trarre vantaggio le

potenze europee. Nella prima metà dell’Ottocento esse appoggiarono le ri-

volte delle popolazioni balcaniche di fede cristiana che si ribellavano all’im-

pero. Con il loro aiuto si costituì nel 1818 uno stato serbo autonomo e, nel

1829, il regno indipendente di Grecia.

Contemporaneamente le regioni caucasiche fra il mar Nero e il mar Ca-

spio, la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian, furono occupate dalla Russia.

Nella penisola balcanica, ai confini europei dell’impero che arretravano

sempre di più, il Montenegro, la Bulgaria e la Romania formarono nel 1878

una fascia di stati indipendenti e fra loro rivali. Nel 1908 la Bosnia e l’Erze-

govina furono annesse all’impero degli Asburgo.

In Africa, infine, dove la Francia aveva iniziato fin dal 1830 la conquista

dell’Algeria, furono occupate in una trentina d’anni anche la Tunisia (dalla

Francia), l’Egitto e il Sudan (dall’Inghilterra) e infine la Libia e il Marocco

(rispettivamente dall’Italia e dalla Francia).

Il principe MilošObrenovic I di Serbia,in un ritratto del 1848.Leader della rivolta serbacontro l’impero ottomano,egli riuscì a ottenerel’autonomia del suopaese. (Belgrado, NarodniMuzej)

L’ingresso ad Atenedel nuovo re di Grecia,Ottone I (1833),festeggiato dai Grecicome simbolo della loroindipendenza dall’imperoottomano, in un dipintodi Peter von Hess del1839. (Monaco, NeuePinakothek)

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Il logoramento degli antichi imperi

Si estende la penetrazione economica degli Europei nell’impero Ac-

canto all’occupazione politica e militare proseguiva inarrestabile anche la

penetrazione economica dell’Europa. Nei paesi arabi soggetti all’impero e

nella Turchia le industrie europee trovavano sia vasti mercati dove vendere

i loro prodotti, sia molte delle materie prime di cui le loro fabbriche aveva-

no bisogno: seta, cotone, olio per fabbricare saponi ecc.

Dopo la guerra franco-prussiana del 1870 l’invadenza economica e l’in-

fluenza politica della Germania divennero predominanti. Nel 1903 imprese

tedesche ottennero dal sultano la concessione di costruire e di gestire una

linea ferroviaria, che da Scutari (di fronte a Istanbul) doveva giungere fino

a Baghdad nell’Iraq e fino a Bassora, sul golfo Persico.

Il progetto della ferrovia di Baghdad allarmò sia l’Inghilterra che la Rus-

sia, perché metteva in evidenza le ambizioni tedesche di giungere a un con-

trollo dei giacimenti petroliferi iracheni e di affacciarsi sul golfo Persico, un

luogo di eccezionale importanza strategica.

Istanbul

Russia

Ungheria

Austria

Algeria

Mesopotamia

Khanatodi Crimea

Croazia

Bosnia

MontenegroAlbania

Grecia

Macedonia

Bulgaria

Rumelia

Romania

Moldavia

Serbia

Tunisia

Tripolitania CirenaicaEgitto

Arabia

Libano

Palestina

Siria

AnatoliaKurdistan

Armenia

Georgia

Azerbaigian

Persia

Creta

Rodi Cipro

MAR MEDITERRANEO

MAR NERO

MARCASPIO

Il declinodell’impero ottomano

Territori perdutinel 1740-1770

L’impero ottomanonel 1832

Territori sottoil controllo dell'imperoottomano nel 1832

ASPIRAZIONEALL’INDIPENDENZA DI

POPOLI SOGGETTI

INVADENZA ECONOMICADELLA GERMANIA

CAUSE DELLA DEBOLEZZADELL’IMPERO OTTOMANO

OCCUPAZIONE STRANIERADI TERRITORI DELL’IMPERO

APPOGGIO EUROPEO ALLEPOPOLAZIONI BALCANICHE

IN RIVOLTA

MALCONTENTO DELLEMINORANZE RELIGIOSE

18701860 1880 1890 19001840183018201810 1850

annessione all’Austria diBosnia-Erzegovina: i Giovani

Turchi prendono il potereautonomia

della Serbiaindipendenza

della Greciainizio della conquistafrancese dell’Algeria

indipendenzadi Montenegro,

Bulgaria, Romania

1908

1910

1818 1829 18301879

L’impero ottomano,rappresentato in una

vignetta satirica diinizio Novecento comeun regime sanguinario

ma ormai stanco esfnito (come l’asinoche cavalca), preda

delle potenze europee.(Collezione privata)

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IDEE E RELIGIONE

17

CAPITOLO 1

IDEE E RELIGIONE

Sunnismo e sciismo

Per i musulmani Maometto era il “sigillo dei profeti”

– con lui cioè, dopo Abramo, i profeti di Israele eGesù, la serie era conclusa, e non ci sarebbero stati suc-

cessori –, ma era anche il capo politico della comunità

islamica, per cui, alla sua morte, fu necessario sceglierechi doveva prenderne il posto.

I suoi più stretti collaboratori scelsero uno di loro, AbuBakr, il quale, essendo il titolo di re inviso ai musulmani,scelse per sé quello di califfo, che in arabo significa sia“rappresentante (di Maometto)”, sia “successore”. AbuBakr fu il primo di quattro califfi elettivi che – fra il 632e il 660 – garantirono l’integrità della comunità e orga-nizzarono lo stato islamico dal punto di vista ammini-strativo, militare e giuridico, fondando così il califfato, lasuprema carica politica e religiosa che guidò per moltisecoli la comunità islamica. Nel 661 salì al potere la fami-glia degli Omayyadi, che instaurò un califfato dinastico.

Coloro che riconobbero la legittimità dei primi califfiassunsero il nome di sunniti per affermare che essi sol-tanto erano i seguaci della sunna, la “vera tradizione diMaometto.”

Una parte della comunità islamica ritenne invece cheAlì, cugino e genero di Maometto (avendone sposato lafiglia Fatima), divenuto califfo nel 656, fosse l’unico da luidesignato a succedergli, e che i primi tre califfi fosserostati degli usurpatori, perché il califfato doveva spettaresolo ai discendenti di Alì e Fatima. Gli appartenenti aquesto movimento presero il nome di sciiti, dal terminearabo shia, che significa “fazione”, “partito politico”.

Le basi teologiche dello sciismo sono le stesse delsunnismo: la rivelazione coranica e la profezia di Ma-

ometto, ma per gli sciiti il Corano è stato creato da Ma-ometto, mentre i sunniti sostengono che il testo sacrosia stato dettato al Profeta da Dio. Inoltre, per gli sciiti,un ruolo molto importante è svolto dagli imam, discen-denti di Alì, gli unici dotati dell’autorità per interpretareil Corano e la sunna, la tradizione.

L’islamismo sciita, che ancora oggi si contrapponeall’islamismo sunnita, è seguito da circa il 15% dei mu-sulmani ed è diffuso soprattutto in alcune regioni dell’A-

sia: Iran, Iraq, Pakistan e Afghanistan. La sua influenza sista ora estendendo anche in Arabia Saudita, nel Liba-no e tra i musulmani del continente africano. Gli sciiti,diversamente dai sunniti, sono guidati da un clero po-

tente, rigoroso e intollerante al cui vertice si collocanogli ayatollah, massime autorità religiose sciite: a questisono attribuite particolari doti di saggezza, preparazio-ne teologica, moralità e dedizione alla collettività, che lirendono gli unici legittimi interpreti viventi delle paroledel Profeta.

Maometto investe Alì come proprio successore, in unaminiatura di Ibn al-Kutbi per un manoscritto arabo (1307-08) dellaCronologia delle antiche nazioni del persiano Al-Biruni, uno tra i piùimportanti studiosi del Medioevo islamico. (Edimburgo, UniversityLibrary)

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Il logoramento degli antichi imperi

1.3 RIFORMATORI E NAZIONALISTI TURCHI

Cominciano a diffondersi nell’impero ottomano i modelli di vita europeiInsieme alle armi e al denaro, gli Europei portarono nel mondo islamico

anche i loro modelli di vita politica e sociale. Erano modelli che rivelavano

a tutti i musulmani lo stato di arretratezza nel quale vivevano. In un primo

momento l’inferiorità nei confronti dell’Occidente fu considerata un pro-

blema solamente militare e tecnologico. Perciò i sultani ottomani istituiro-

no scuole militari e scuole superiori a indirizzo tecnico-scientifico, in cui

l’addestramento degli allievi era affidato a istruttori europei.

Presto però intellettuali e politici si resero conto che la potenza degli

Europei dipendeva, più che dalla superiorità negli armamenti e nelle arti

militari, dai loro sistemi politici e dalla loro organizzazione sociale ed eco-

nomica. Mentre la società musulmana restava immersa nell’ignoranza e

nella povertà ed era dominata dal dispotismo dei sultani e dei vari signori

locali, la democrazia e le riforme permettevano alle società occidentali di

progredire sulla via di una libertà e di un benessere sempre maggiori. Per

questo gli Europei dovevano essere imitati.

I sultani tentano di fare qualche riforma Così nel corso dell’Ottocento

fu fatto qualche tentativo di riforma. Venne proclamata l’uguaglianza di

tutti i sudditi ottomani, senza distinzione di fede e di razza; furono istituiti

tribunali statali laici, in sostituzione dei kadì, i giudici islamici, che si fon-

davano, per le loro sentenze, sulle norme stabilite dal Corano; fu promulga-

ta una legge che introduceva la proprietà privata della terra, con il diritto

di comprarla, di venderla, di ereditarla, mentre in precedenza tutte le terre

dell’impero ottomano erano considerate proprietà esclusiva dell’impera-

tore.

Ma queste innovazioni contrastavano radicalmente con la tradizione

islamica e gli stessi sultani che le proclamavano spesso non avevano né l’e-

nergia, né la volontà di farle applicare.

Nel 1876, per esempio, il sultano Abd al-Hamid II promulgò una Costi-

tuzione che istituiva un Parlamento elettivo,

ma, dopo due anni, la sospese e condannò a

morte o al carcere i riformatori che ne presero

le difese.

Il partito nazionalista dei Giovani Turchiprende il potere La repressione aprì fra il

sovrano e i riformatori una insanabile frattu-

ra, che sfociò in un colpo di stato. Nel 1908

un gruppo di ufficiali e di funzionari turchi,

appartenenti al movimento riformatore e na-

zionalista dei Giovani Turchi suscitò una ri-

bellione nell’esercito e si impadronì di fatto

del potere, anche se, di nome, il sultano conti-

nuava a mantenere la sovranità.

I Giovani Turchi entranoa Istanbul nel 1909, dopo

la vittoria, con le loroauto blindate, in una

fotografa di T. Grant.(Londra, John Hillelson

Collection)

Il sultano Abd al-Hamidin una apparizionepubblica del 1908.

(LÕIllustration/Sygma)

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19

CAPITOLO 1

I Giovani Turchi si differenziavano dai precedenti movimenti riformatori

perché, mentre ritenevano anch’essi urgente modernizzare lo stato otto-

mano, prendendo a modello i regimi europei, erano, nello stesso tempo,

nemici irriducibili del dominio straniero. Nella modernizzazione essi vede-

vano un’indispensabile premessa alla nascita di una potente nazione.

Il regime dei Giovani Turchi opprime le minoranze nazionali Fare

dell’impero ottomano uno stato nazionale voleva dire porre fine al grande

ed esteso impero multinazionale ottomano. Il primo passo su questa via

sarebbe stato il concedere alle molte nazionalità che coesistevano al suo

interno – gli Arabi, i Macedoni, i Libanesi, gli Armeni, i Curdi – un’ampia

autonomia, se non proprio l’indipendenza. Questo passo i Giovani Turchi

non lo vollero fare; anzi, il regime da loro instaurato nei confronti delle mi-

noranze fu altrettanto oppressivo del regime dei sultani [ scheda p. 20].

Il nazionalismo turco entra in conflitto con il nazionalismo araboI Giovani Turchi vollero affermare la supremazia turca sugli altri popoli

imponendo l’uso della lingua turca ed esaltando le glorie storiche turche. In

questi tentativi si scontrarono con il nascente nazionalismo arabo.

Il turco, infatti, era la lingua della burocrazia imperiale, ma l’arabo era

la lingua del Corano, quella nella quale Allah, per mezzo di Maometto, si

era rivolto al mondo; era la lingua della religione ed era ancora predomi-

nante nelle scuole e nelle istituzioni educative. Inoltre, il passato degli Ara-

bi non era di certo meno glorioso di quello dei Turchi. Anche il dominio

militare dei Turchi era stato subìto dagli Arabi, ma mai del tutto accettato.

Così il risultato di una politica che voleva imporre il predominio tur-

co fu, all’opposto, quello di rafforzare negli Arabi, assieme alla coscienza e

all’orgoglio della loro nazionalità, la volontà di resistere. Una delle forme

che assunse la loro resistenza fu la fondazione di società e di partiti ispirati

al nazionalismo, spesso costretti a operare in clandestinità, a causa della

stretta sorveglianza poliziesca dei Turchi.

stato nazionale/stato multinazionale

Quando la popolazionesu cui ha giurisdizioneuno stato (che èl’organizzazione politicadi un insieme di personestanziate stabilmente suun territorio) coincide conuna nazione (che è uninsieme di individui legatida una storia, una lingua,una cultura comuni), siha lo stato-nazione. Sele nazioni sulle quali hagiurisdizione uno stato sonopiù di una, lo stato è defnitomultinazionale.

genocidio

Sterminio di massa di unintero gruppo etnico oreligioso, praticato conmetodi pianifcati voltia distruggerne anche lestrutture sociali e culturalie persino le stesse radicibiologiche.

Il genocidio degli Armeni rappresentò il culmine della persecuzione turca neiconfronti di questa minoranza: un insieme di massacri e deportazioni attuati fra ilgennaio del 1915 e il settembre del 1916. Sebbene la popolazione armena fossegià stata vittima di massacri verso la fine del XIX secolo [ scheda p. 20], con laPrima guerra mondiale il suo sterminio assunse caratteri di organizzazione, pianifi-cazione e sistematicità tali, che per la maggior parte degli storici esso si configuraappunto come un genocidio. In base alle cifre, oltre 2/3 degli Armeni vennero uc-cisi o deportati, mentre altri 600 000 circa riuscirono a emigrare, costituendo vivacicomunità nei paesi di accoglienza. Oggi il Parlamento dell’Unione Europea e 20 statidel mondo (fra cui l’Italia) riconoscono ufficialmente questo genocidio, mentre laTurchia continua a negarne la verità storica: ciò rappresenta uno dei temi che gene-rano tensioni nel negoziato per il suo eventuale ingresso nell’UE.

Per saperne di più

Locandina di una iniziativa svoltasi alla fne di aprile del 2014 nella città statunitense di Filadelfa,in occasione del novantanovesimo anniversario dell’inizio del genocidio armeno.

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FONTI

20

L’inizio del genocidio degli Armeni

L a questione armena nacque verso la fine dell’Ottocento, quando que-sto popolo di religione cristiana, storicamente stanziato fra il Caucaso

e l’Anatolia orientale, chiese l’indipendenza al sultano ottomano Abd al-

Hamid II. Questi rispose con i ”massacri hamidiani”, ovvero con l’uccisione didecine di migliaia di Armeni consumata tra il 1894 e il 1896.

La recente invenzione del telegrafo (1890) fece sì che la notizia di quantostava accadendo in territorio ottomano si diffondesse rapidamente in Euro-pa, suscitando la generale condanna dell’opinione pubblica.

Qui puoi osservare una delle numerose denunce giornalistiche del sulta-no come il sanguinario artefice degli eccidi, comparsa sulla copertina del 16agosto 1902 del settimanale satirico francese «L’assiette au beurre» (“Il piattodi burro”, un modo per indicare opulenza, benessere).

Dominata dal macabro ritratto di Hamid – insanguinato, con un pugnalefra i denti – sullo sfondo le sue vittime –, l’immagine riporta in alto il titolo,L’assiette au beurre turque (“L’opulenza turca”) e in basso a destra la definizio-ne: Le grand saigneur, che gioca tra saigner – “sgozzare” – e seigneur – “signo-re” –, termini che si pronunciano allo stesso modo: dunque “il gran signore”,ma anche “il grande trucidatore”.

A proposito di questo tipo di illustrazioni, osserva lo studioso MarcelloFlores:

“Uno stereotipo creato dalla stampa europea dell’epoca […] è quel-lo del sultano sanguinario. È interessante notare come, a decennidai massacri, si ritroverà nella stampa europea la figura persistentedel “sultano rosso”, ormai da tempo lontano dalla politica, eppu-re ancora rappresentato come il primo responsabile delle ormaisempre piu frequenti violenze contro gli armeni. Evidentemente,l’idea della violenza efferata e“bestiale”resta assolutamente attualenell’immaginario europeo da sempre sensibile al nemico turco».

(da Marcello Flores, Il genocidio degli armeni, 2006)

Attività

a. Osserva con attenzionel’immagine qui riprodottae poi descrivila sul tuoquaderno. Di che tipo didocumento si tratta? Chi èl’autore? A che anno risale?A chi è rivolto?

b. Qual è lo scopo che volevaraggiungere l’autore?

c. Quali sono gli elementidell’immagine che più tihanno colpito?

d. Come mai, a tuo parere,l’opinione pubblica occi-dentale fu molto sensibilealle notizie della violenzacontro gli Armeni? Per ri-spondere, leggi con atten-zione il brano di Flores.

e. In particolare, come mail’immaginario europeoè definito da Flores “dasempre sensibile al nemicoturco”?

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21

CAPITOLO 1

1.4 L’IMPERO RUSSO: UN GIGANTEDAI PIEDI D’ARGILLA

Un impero multinazionale e sterminato con una popolazione contadinamolto povera L’impero russo era lo stato più vasto del mondo. Si esten-

deva dalle coste del mar Baltico fino all’oceano Pacifico e comprendeva po-

poli appartenenti a più di cento nazionalità diverse, con differenti lingue e

culture. Il paese era quasi totalmente agricolo. La terra apparteneva agli zar

e a un piccolo numero di nobili proprietari; i nove decimi della popolazione

erano i contadini che la coltivavano.

Per gran parte del XIX secolo i contadini russi furono “servi della gleba”,

legati alla terra e al padrone per tutta la vita, privi di ogni diritto e costretti

a un’esistenza miserabile.

Una riforma agraria fallita Neppure l’abolizione della servitù della gleba

– introdotta con la riforma agraria fatta dallo zar Alessandro II nel 1861 –

riuscì a migliorarne le condizioni [ scheda p. 25].

Solo i contadini più agiati (i kulaki) che erano riusciti a mettere da parte

qualche risparmio, trassero vantaggio dalla riforma. Ma i kulaki erano una

minoranza. Gli altri contadini, ridotti al rango di lavoratori a giornata e spesso

disoccupati, nella maggior parte furono più oppressi e più miseri di prima.

Populisti e socialisti si oppongono all’autocrazia degli zar La Russia era

un’autocrazia, cioè una monarchia assoluta il cui sovrano aveva un potere

senza limiti. Non esistevano né Costituzione, né Parlamento, né partiti politi-

ci. Nella seconda metà del XIX secolo si formarono, fra gli studenti e gli intel-

lettuali delle città, gruppi di opposizione al regime zarista, come i populisti,

che si misero al servizio delle masse contadine, per soccorrerle e istruirle. Più

tardi, quando il movimento acquistò un carattere rivoluzionario, le incitaro-

no alla rivolta. Gruppi clandestini di populisti e di anarchici organizzarono

attentati e azioni terroristiche con lo scopo di abbattere l’autocrazia zarista.

Di un attentato fu vittima, nel 1881, lo stesso zar Alessandro II.

populismo

Concezione ideologicafondata su diun’idealizzazione dellemasse popolari.I populisti russi eranointellettuali che avevanoteorizzato la necessità direcarsi nelle campagnee mettersi al servizio delpopolo, cui attribuivanoun “istinto rivoluzionario”.

Alessandro II, zardi Russia dal 1855al 1881, ritratto daAlfred Mouillard in unacquerello del 1867.(Parigi, BibliothèqueNationale)

La riunione dei terroristi,dipinto (1883) di Il’jaEfmovic Repin. (Mosca,Galleria Tret’jakov)

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Il logoramento degli antichi imperi

Sul finire del secolo (1898) sorse anche in Russia un partito politico so-

cialista, organizzato sul modello delle socialdemocrazie occidentali, il Par-

tito Socialdemocratico russo.

Reazione degli zar e russificazione delle minoranze I successori di

Alessandro II, gli zar Alessandro III e Nicola II, furono di tendenze rea-

zionarie: si opposero, cioè, a qualunque concessione di maggiori diritti alle

classi popolari. Temendo nuovi attentati terroristici, essi tentarono di indi-

rizzare il malcontento popolare contro gli ebrei, accusati di essere la causa

prima della miseria del paese. Contro le comunità ebraiche si scatenarono

violente sommosse popolari, dette pogrom.

Contemporaneamente gli zar cercarono l’appoggio della popolazione

russa e in particolare dei movimenti nazionalisti, contro le minoranze et-

niche, cioè contro le popolazioni non russe, alle quali furono imposti con

la forza la lingua e i costumi russi. Questa russificazione forzata accrebbe e

diffuse dappertutto nell’impero l’ostilità contro gli zar.

La Russia muove i primi passi sulla via dell’industrializzazione Sorge-

vano intanto a Mosca, a San Pietroburgo, a Baku sul mar Nero, industrie

che sfruttavano la grande disponibilità di manodopera e le abbondanti ri-

sorse di ferro, carbone, petrolio del territorio. Ma nel complesso l’indu-

strializzazione rimase limitata. Mancavano, infatti, i capitali e fu necessario

ricorrere a investimenti stranieri (francesi e belgi soprattutto) per costru-

ire fabbriche e ferrovie. Proprio per raccogliere capitali il governo russo

decise di vendere agli Stati Uniti nel 1867 la penisola dell’Alaska.

Inoltre, il mercato interno russo fu sempre debole: a causa della pover-

tà della popolazione i compratori erano pochi e avevano poco denaro da

spendere. Perciò, fin dall’inizio, la Russia puntò sull’espansione coloniale,

che, con la conquista, apriva l’accesso a più vasti mercati.

L’espansione coloniale Già da tempo gli zar si erano impadroniti dei va-

sti e spopolati territori della Siberia, che erano divenuti meta, nella seconda

metà dell’Ottocento, di ripetute ondate di emigrazione contadina, spinte

dalla miseria e dalle carestie.

Fra il 1860 e il 1870 l’impero russo si era esteso a sud, annettendosi le re-

gioni di Taskent, Bukhara e Samarcanda. Le grandi distese di campi coltivati

a cotone di quelle regioni asiatiche da allora in poi rifornirono le industrie

tessili della Russia europea di abbondante materia prima venduta a buon

prezzo. Nel 1860 fu fondata, sul Pacifico, una città dal nome significativo

pogrom

Stragi e saccheggiantiebraici compiuti con laconnivenza delle autorità.

Il documento uffcialecon cui gli Stati

Uniti acquistavanol’Alaska dalla Russia

nel 1867. (Washington,National Archives)

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CAPITOLO 1

di Vladivostok («dominatrice dell’Oriente»), che nel 1903, quando fu inau-

gurata la ferrovia transiberiana [ p. 48], ne diventò l’estremo capolinea

orientale. Nel 1898 fu occupato Port Arthur, in territorio cinese, poi tutta la

Manciuria.

Il Giappone ferma l’avanzata russa nell’Asia orientale L’espansione

verso l’oceano Pacifico portò la Russia allo scontro con il Giappone (guerra

russo-giapponese del 1904-1905).

La guerra si risolse in un disastro per la Russia, clamorosamente sconfitta

dai Giapponesi per terra (a Port Arthur) e per mare (battaglia delle isole

Tsushima). Fu la prima guerra vinta da uno stato asiatico contro uno stato

europeo: essa rivelò al mondo la debolezza dell’impero russo, vero «gigante

dai piedi d’argilla». Nello stesso tempo il Giappone si affermò come una

nuova grande potenza militare.

La «domenica di sangue» e le riforme mancate Domenica 22 gennaio

1905 una gran folla si radunò davanti al palazzo reale, a San Pietroburgo,

chiedendo riforme democratiche. Non fu ascoltata: la guardia imperiale

fece fuoco sul popolo disarmato, provocando un migliaio di morti e un

numero doppio di feriti. La strage della cosiddetta «domenica di sangue» fu

seguita da manifestazioni, sommosse contadine, scioperi e attentati in tutto

il paese; in segno di protesta si ammutinarono anche alcune navi della flotta

da guerra del mar Nero.

Nell’ottobre dello stesso anno lo zar annunciò con un proclama la sua

volontà di concedere alla Russia una «legge fondamentale». La monarchia

autocratica sembrava così sul punto di compiere il primo passo verso la sua

trasformazione in monarchia costituzionale.

Mosca

SanPietroburgo

Vladivostok

Habarovsk

Irkutsk

Jakutsk

Omsk

Arcangelo

Murmansk

Novosibirsk

Kiev

Samara

PermSverdlovsk

Rostov

Astrahan

Samarcanda

Buchara Taškent

Ucraina

Manciuria

Turkestan

CINA

MONGOLIA

PERSIAGIAPPONE

S I B E R I A

Sahalin

NovajaZemlja

Volga

MAR DIBARENTS

MAR GLACIALE ARTICO

MAR DIOHOTSK

MARCASPIO

MARNERO

L’espansionedell’impero russo

Nel 1796

Nel 1855

Nel 1914

Ferroviatransiberiana(1903)

ARRETRATEZZADELL’ECONOMIA

OPPOSIZIONEALL’AUTOCRAZIA

DELLO ZAR

è indebolito da

SCONFITTANELLA GUERRA

RUSSO-GIAPPONESE

L’IMPERO RUSSO

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Il logoramento degli antichi imperi

Liepaja

Vladivostok

PortArthur

Tsingtao

Manciuria

AFRICA

INDIA

COREA GIAPPONE

RUSSIA

RUSSIA

CINA

COREA

GIAPPONE

Sahalin

Canaledi Suez

Stretto diTsushima

MARBALTICO

MAREARABICO

OCEANOATLANTICO

OCEANOINDIANO

OCEANOPACIFICO

OCEANOPACIFICO

La guerra russo-giapponese (1904-1905)

Possedimenti giapponesialla fine del 1875

Acquisizioni1894-1914

Invasione dellaManciuria

Tragitto dellaflotta russa

Nel 1906 si riunì per la prima volta a San Pietroburgo un Parlamento (la

Duma), i cui deputati erano stati eletti con un complicato sistema elettora-

le, che aveva escluso dal voto molte categorie di cittadini. Lo zar aveva fatto

queste concessioni spinto e costretto dalle agitazioni popolari. Ma non ap-

pena la pressione si allentò, nello stesso 1906, Nicola II decise di sciogliere

la Duma e revocò ogni promessa di Costituzione liberale.

L’incrociatore Pot‘mkin, costruito nel 1898, entrò in servizio solo nel 1905, verso la fine della guerra russo-giapponese, quando fu assegnato alla flotta del mar Nero con base a Odessa, dove fu al centro di un celebreepisodio. Infatti, i suoi marinai – già provati dai lunghi anni di sacrifici e con l’animo inasprito dalla definitiva

sconfitta subita dalla Marina imperiale russa nella battaglia na-vale di Tsushima – si rivoltarono contro l’imposizione di man-giare cibo avariato. Sottoposti a una durissima repressione, essisi ammutinarono, gettando in mare gli ufficiali e impadronen-dosi della nave. Issata la bandiera rossa, raggiunsero il porto diOdessa, dove era in atto lo sciopero generale, ma i tentativi diampliare la rivolta fallirono: la maggior parte dei marinai dellaflotta russa, pur rifiutando di sparare sugli insorti, rimase fedeleallo zar, e così, dopo il fallimento dello sciopero, i marinai delPotëmkin furono costretti alla resa.

Per saperne di più

L’incrociatore Potëmkin bombarda Odessa, in una tavola di AchilleBeltrame per la copertina del settimanale «La Domenica del Corriere»del 16 luglio 1905. (Collezione privata)

La fotta russa stanziatanel mar Baltico salpò,

ai primi di ottobre1904, dal porto di

Liepaja, ora in Lituania.Circumnavigando l’Africa

giunse all’altezza delleisole Tsushima, tra laCorea e il Giappone

(linea verde continua).Un parte della fotta

poté abbreviare ilviaggio, passando per

il canale di Suez (lineaverde tratteggiata).

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2525

CAPITOLO 1

LAVORO, ECONOMIA E FINANZA

L’abolizione della servitù dellagleba: una riforma fallita

L a servitù della gleba – una sor-ta di schiavitù dei contadini di

origine medievale – si era afferma-ta in Russia sin dal 1601, con lo zarBoris Godunov, e si era consolidatacon Pietro il Grande che, nel 1723,aveva regolamentato giuridicamen-te lo status del servo della gleba.Solo dopo 260 anni dalla sua com-parsa, nel 1861, lo zar riformatoreAlessandro II abolì la servitù della

gleba, “liberando” circa 20 milioni dicontadini che fino a quel momento,per legge, erano legati alla terra sucui vivevano (gleba, in latino, signi-fica “zolla di terra”) e – come gli ani-mali e gli attrezzi – appartenevanoal proprietario di quella terra.

La novità introdotta dallo zar nonsi tradusse però in un vero migliora-mento delle condizioni dei contadi-ni, bensì in una loro nuova dipen-

denza economica, con la perdita,inoltre, della tutela giuridica in pre-

cedenza garantita dalle leggi sullaservitù.

Ma perché la riforma di Alessan-dro II fallì? I motivi sono da ricercarenell’arretratezza economica e so-

ciale della Russia.Il governo aveva affidato agli stes-

si proprietari terrieri la direzione

delle commissioni locali che dove-vano occuparsi dell’emancipazione(ovvero della liberazione) dei servi, edi conseguenza queste commissio-ni operarono quasi sempre a van-

taggio dei possidenti: i contadini

affrancati furono costretti a pagare

per ottenere le terre da coltivare(e il pagamento del debito potevaprotrarsi anche fino a cinquant’an-ni), mentre i proprietari terrieri rice-vevano dallo stato, sotto forma diobbligazioni, degli indennizzi perla perdita dei servi “liberati”. Inoltre,spesso i contadini non riuscivano

a pagare i debiti contratti per ac-

quisire la terra da coltivare, perchéi campi ottenuti erano tra i meno

produttivi del paese e venivanocoltivati con tecniche e strumen-

ti rudimentali. Infine, i proprietari

non erano in grado di far fruttare ipropri terreni senza il lavoro gratu-ito dei servi e scelsero piuttosto dimettere in vendita le loro terre.

Lev Tolstoj, Anna Karenina, 1877

In un passo del suo capolavoro Anna Karenina (parte terza, cap. XXVII), Tolstoj fa parlare un proprietario terriero aproposito dell’abolizione della servitù della gleba, che questi vede come un evento del tutto negativo. Per inciso, leidee del romanziere erano molto lontane da quelle espresse dal personaggio cui dà voce: Tolstoj conosceva benele condizioni di miseria in cui vivevano i contadini, tanto da impegnarsi in prima persona per la loro emancipazione.

«Fatto sta, vedete, che ogni progresso si compie solo d’autorità [...] Prendete le riforme di Pietro, Caterina,Alessandro. Prendete la storia europea. Tanto più il progresso nella vita agricola. Anche la patata, quellapure è stata introdotta con la forza da noi. Anche con l’aratro semplice non hanno sempre arato. Anch’es-so l’hanno introdotto, forse, al tempo degli appannaggi, ma sicuramente l’hanno introdotto con la forza.Adesso, al nostro tempo, noi possidenti, quando c’era la servitù della gleba, conducevamo la nostra azien-da con dei perfezionamenti; e i seccati, e i vagli, e il trasporto del letame, e tutti gli strumenti, tutto intro-ducevamo d’autorità, e i muziki [contadini] dapprincipio si opponevano, e poi ci imitavano. Adesso, conl’abolizione della servitù della gleba, ci han tolto il potere, e anche la nostra azienda, dove è stata sollevataa un alto livello, deve scendere al più selvaggio stato primordiale. I braccianti non vogliono lavorare benee lavorare con buoni strumenti».

UN ARGOMENTO… LA NARRAZIONE

Proprietari terrieri russi giocanod’azzardo, utilizzando come “moneta” i loroservi della gleba, in una incisione satiricadi Gustave Doré per una sua pubblicazionedel 1854. (Parigi, Bibliothèque Nationale/© Hulton Archive/Getty Images)

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La Corea fra Ottocentoe Novecento

IL «GRANDE IMPERO COREANO»Nel 1897 Gojong compì una scelta propagandistica,che indicava la volontà coreana di conquistarsi unruolo più definito nel panorama politico mondiale,ribattezzando il suo paese con un nome piùaltisonante. Così, senza mutare i propri confininé sottomettere nuovi territori, il regno di Coreadivenne il «Grande impero coreano».

VICINI INGOMBRANTIPer circa nove secoli la Coreaaveva mantenuto la suaindipendenza, sebbene l’imperocinese, quello russo e quellogiapponese avessero spessotentato di soggiogarla. Le mireespansionistiche nipponichedivennero però una minacciaconcreta sul finire del XIXsecolo, quando a regnare eraGojong, penultimo sovrano delladinastia Joseon, che sedeva sultrono di Corea dal 1392 e le cuisepolture sono state dichiaratenel 2009 Patrimonio Mondialedell’Umanità. Nel 1895, infatti,alcuni sicari giapponesitentarono di assassinarlo,ma Gojong riuscì a rifugiarsinell’ambasciata russa di Seoul –dove trascorse più di un anno –,mentre rimase uccisa la reginaMin. Questo episodio rafforzò isentimenti anti-giapponesi deipatrioti coreani, che chiesero alre di allentare anche i tradizionalilegami con la Cina, per dare alpaese una chiara svolta politica.

Due delle quaranta tombe delladinastia coreana Joseon (1392-1910)– realizzate in epoche e stili artisticiassai diversi –, che si trovano ogginella Corea del sud, sparse in varielocalità nei dintorni della capitaleSeoul, e che dal 2009 appartengonoai Patrimoni Mondiali dell’Umanità.(Foto UNESCO)

L’imperatore Gojong ritratto verso il 1902 in un dipinto sucarta di autore anonimo. (Seoul, Museum of History)

LA MODERNIZZAZIONE DEL PAESEGojong si impegnò a trasformare radicalmente l’economia, fino a quelmomento basata sull’agricoltura e l’artigianato. Nacquero industriemoderne, in particolare nel settore tessile (la Corea era uno dei massimiproduttori mondiali di seta), chimico e meccanico. Furono incoraggiatigli investimenti degli imprenditori stranieri – soprattutto americani – cheportarono nel paese capitali e competenze tecniche aggiornate. Nell’arcodi pochi anni la Corea si dotò di strade e ponti, moderne reti idrauliche,elettriche (che oltre a garantire l’illuminazione delle città alimentavanoanche tram e ferrovie) e telefoniche.

LE TRASFORMAZIONI DELLA SOCIETÀIl regno di Gojong fu anche un’epoca di grandi cambiamenti sociali. Moltepersone abbandonarono le campagne e le attività artigianali per stabilirsiin città e svolgere nuove professioni. L’istruzione scolastica fu aperta perla prima volta anche alle ragazze, e nacquero istituti tecnici e universitàall’avanguardia. Il cristianesimo predicato da missionari americani siaffiancò alla religione confuciana. La medicina occidentale sostituì quellatradizionale, e lo stesso accadde persino nel campo della moda. Quando nel1910 la Corea perse la sua indipendenza e fu annessa al Giappone, non erapiù un paese arretrato e chiuso, ma una nazione avviata verso la modernità.

Una vettura della linea tramviaria diSeoul fotografata nel 1898-1900 dalviaggiatore americano Burton Holmes eda lui pubblicata nel volume The BurtonHolmes Lectures, del 1901. Scattata pressola porta occidentale, l’immagine mostrala presenza in città di suore missionarie.(Washington D.C., Library of Congress)

Altrove nel mondoASIA ORIENTALE

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Due paesi in costantetensione

LA DIVISIONE LUNGO IL38° PARALLELOLa penisola di Corea è oggidivisa in due stati distinti,separati da un confine checorre lungo il 38° parallelo. Sitratta, come si può intuire, diun confine tracciato a tavolinodopo la Seconda guerramondiale dalle forze militariche avevano liberato il paesedall’occupazione giapponese:Stati Uniti e Unione Sovietica.I loro interessi contrappostie la nuova guerra cheinsanguinò la penisola fra il1950 e il 1953 ne impedironola riunificazione. Ancoraoggi abbiamo dunque laRepubblica DemocraticaPopolare di Corea a norddel 38° parallelo e a sud laRepubblica di Corea, duepaesi assai diversi tra loroper situazione politica edeconomica e in costantetensione: i governi diPyongyang e di Seulcontinuano ufficialmente arivendicare la sovranità sututta la penisola e sulle isolevicine. Non a caso la penisolacoreana è una delle zone piùmilitarizzate al mondo.

LA REPUBBLICA DEMOCRATICA POPOLARE DI COREA

La Repubblica Democratica popolare di Corea è per la Costituzione unostato socialista, ma di fatto una dittatura alla cui guida, dal 1948, si sonoavvicendati i membri della famiglia Kim. Il paese è fortemente militarizzato:ogni cittadino adulto, senza distinzioni di sesso, deve dedicare parte delproprio tempo all’esercito, partecipando a parate e attività militari. Secondole organizzazioni umanitarie internazionali, il rispetto dei diritti umaniè scarsissimo: non esiste libertà di opinione, di parola, di stampa e per idissidenti politici sono previste sanzioni, dai lavori forzati alla pena di morte.L’economia è interamente controllata dallo stato e non esiste la liberainiziativa: le enormi spese militari e l’isolamento internazionale del paese nehanno fortemente limitato lo sviluppo.Da anni la Corea del nord tenta – contro ogni legge internazionale – didotarsi di un’arma nucleare e a questo scopo ha effettutato vari test nucleari

che hanno provocato scosse sismichein tutta l’area asiatica e gravi crisiinternazionali, che hanno portato apesanti sanzioni economiche da partedelle Nazioni Unite.

LA REPUBBLICA DI COREA

Anche la Corea del sud ha attraversato un periodo di dittatura militare primadi imboccare, nel 1987, la via della democrazia: da allora è una repubblicapresidenziale. Da sempre vicina agli Stati Uniti, la Repubblica di Corea haadottato un modello di sviluppo economico liberista, che le ha permessodi raggiungere livelli di sviluppo eccezionali, soprattutto nel campodell’informatica e delle nuove tecnologie. Anche i livelli di alfabetizzazionee di istruzione superiore sono elevatissimi: le aziende sudcoreane – comeSamsung, LG e Hyundai – possono attingere in loco a un vasto bacinodi preparatissimi tecnici e ingegneri. Il rapidissimo sviluppo ha portato ilpaese a diventare uno dei massimi importatori di petrolio e gas naturale ditutta l’Asia, dal momento che il suo sottosuolo è privo di risorse. Sul pianocommerciale, la Repubblica di Corea ha avviato accordi di libero scambio

non solo con i paesi asiatici, ma anche conl’Unione Europea e vede tra i suoi partnercommerciali le maggiori potenze al mondo.

GeostoriaLA REPUBBLICA POPOLAREDEMOCRATICA DI COREAE LA REPUBBLICA DI COREA

GIAPPONE

COREADEL SUD

COREADEL NORD

CINA MAR DELGIAPPONE

MARGIALLO

PyŏngyangSeoul

38°

Manifesto di propaganda militare in unastrada di Pyongyang. (Foto Randall Collis)

Un’automobile elettrica con motore di ultimissimagenerazione prodotta dalla multinazionaleautomobilistica sudcoreana Hyundai. (FotoHyundai Motor Company)

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DA RICORDARE

LA MAPPA DEI CONCETTI

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GLI ELEMENTI CHIAVE

I FATTI

RIVENDICAZIONINAZIONALI

SQUILIBRISOCIALI

L’IMPERORUSSO

è indebolito da

OPPOSIZIONEALL’AUTOCRAZIA

DELLO ZAR

ARRETRATEZZADELL’ECONOMIA

L’IMPEROOTTOMANO

è indebolito da

CRISIDELL’AUTORITÀ DEL

SULTANO

PENETRAZIONEECONOMICA

EUROPEA

L’IMPEROAUSTRO-UNGARICO

è indebolito da

Nell’impero austro-ungarico tra l’Austria e l’Ungheriaaffioravano di quando in quando forti dissidi, soprat-tutto a causa delle aspirazioni all’indipendenza deinazionalisti ungheresi. In Austria l’etnia tedesca eradominante, ma nel resto dell’impero c’erano, oltre aquella ungherese, altre etnie che volevano rendersiindipendenti dalla monarchia asburgica e formaredegli stati nazionali. Le tensioni più aspre erano conle popolazioni slave della penisola balcanica: i Cro-ati, i Bosniaci e i Serbi. La forza dell’impero risiede-va nel prestigio di cui godeva l’imperatore (all’iniziodel secolo era Francesco Giuseppe, salito al trononel 1848), nella fedeltà dell’esercito alla monarchia enell’efficienza della burocrazia.

Anche l’impero ottomano era da tempo in crisi.Nella penisola balcanica Serbia e Grecia e, più tardi,Montenegro, Bulgaria e Romania avevano ottenutol’indipendenza; le potenze europee colonizzavano l’A-frica musulmana (Algeria, Tunisia, Egitto); nel Caucasola Russia conquistava regioni musulmane. Gruppi diriformatori islamici sostenevano che si dovesse imita-re l’Occidente, diffondendo l’istruzione, l’industrializ-

zazione e la democrazia, ma i sultani repressero dura-mente queste idee. Nel 1908 il gruppo riformatore enazionalista dei Giovani Turchi s’impadronì del potere,pur senza detronizzare il sultano, con l’intento di tra-sformare la Turchia in uno stato laico e moderno.

L’impero russo era un’autocrazia, in cui lo zar avevaun potere quasi senza limiti. L’economia del paese sifondava ancora sul lavoro dei contadini, che furonoservi della gleba fino al 1861, anno in cui la servitùfu abolita dallo zar Alessandro II. Tra l’Otto e il Nove-cento anche la Russia cominciò lentamente ad indu-strializzarsi. Fallirono in quegli anni tutti i tentativi diespansione coloniale nel Pacifico: la Russia si scon-trò con la nascente potenza militare giapponese efu sconfitta. Nel 1905 una grande manifestazionepopolare a San Pietroburgo fu repressa dalla poliziacon una strage. Nicola II fu costretto a concedere una«legge fondamentale» e un Parlamento elettivo (laDuma): questi furono i primi passi verso una monar-chia costituzionale. Ma i provvedimenti furono revo-cati appena si placarono le tensioni sociali.

• Impero austriaco, impero ottomano e impero russoerano stati multinazionali. Nel loro territorio convi-vevano molte etnie che aspiravano a diventare in-dipendenti ed erano in lotta tra loro.

• Gli imperi si modernizzavano molto lentamente.• La monarchia degli zar in Russia e quella del sulta-

no nell’impero ottomano erano monarchie di tipoassoluto.

• Nell’impero ottomano all’inizio del secolo prese ilpotere un movimento politico (i Giovani Turchi) fa-vorevole a una riforma che modernizzasse lo statoottomano.

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ATTIVITË

CONOSCENZE

TOWARDS THE CLIL

Complete the following text using the words from page 10.

During the XIX century the crisis of the three ....................................... – Austro-Hungarian, Ottoman andRussian – reached its climax. The crisis resulted from several causes, including the presence ofdifferent ....................................... with their own ......................................., economic and ......................................., andthe ....................................... of their governments.

1 Completa il seguente testo inserendo i termini appropriati.

L’impero austro-ungarico, governato dall’imperatore ................................, era uno stato ................................. .In Austria prevaleva l’etnia ........................................, in Ungheria, l’etnia ........................................ . I contrastifra nazionalità indebolivano l’impero. La tensione più grave era nei Balcani, dove le popolazioni......................................... aspiravano all’indipendenza. C’erano inoltre grandi ........................................ sociali.L’Austria e la Boemia erano più industrializzate, mentre l’Ungheria aveva un’economia ............................. .

2 Ricostruisci la corretta successione cronologica dei seguenti avvenimenti elencati alla rinfusa:

a. Montenegro, Bulgaria e Romania costituiscono degli stati indipendenti

b. occupazione della Libia da parte degli Italiani

c. il governo ottomano concede a imprese tedesche di costruire la ferrovia Scutari-Baghdad-Bassora

d. i Francesi iniziano la conquista dell’Algeria

e. costituzione di un regno di Grecia indipendente

f. i Giovani Turchi prendono il potere

g. il sultano Abd-al-Hamid II promulga una Costituzione

3 Scrivi una breve definizione per ciascuna delle seguenti parole.

a. multinazionale o multietnico

b. invadenza economica

c. ostruzionismo

d. autonomia

4 Collega ciascun termine con la corrispondente definizione.

a. kulaki

b. riforma agraria

c. autocrazia

d. terrorismo

e. reazionario

f. Duma

g. minoranza etnica

h. populisti

1. governo assoluto degli zar

2. Parlamento russo

3. in Russia, nella seconda metà dell’Ottocento, coloroche si mettevano al servizio del popolo per soccorrer-lo e istruirlo

4. contadini benestanti

5. ridistribuzione del terreno agricolo tolto ai latifondistie distribuito ai contadini dietro pagamento

6. metodo di lotta politica basato su attentati, sabotaggi,sequestri, compiuti con l’intento di incutere terrore

7. chi si oppone alla concessione di diritti alle classi po-polari e vuole ritornare ai privilegi del passato

8. gruppo etnico meno numeroso di quello dominante

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ATTIVITË

5 Rispondi alle seguenti domande.

a. Quali problemi – interni ed esterni – resero ancora più grave la crisi dell’impero ottomano fra Otto eNovecento?

b. Perché la costruzione della ferrovia Scutari-Baghdad-Bassora allarmò le potenze europee? A chi fuconcessa la costruzione di tale linea?

c. Perché i riformatori islamici ritenevano opportuno imitare i modelli politici e sociali dell’Occidenteeuropeo?

d. Perché le popolazioni islamiche non accoglievano volentieri le leggi di riforma?

e. In che cosa i Giovani Turchi si differenziavano dai precedenti movimenti riformatori?

f. Che cosa contribuì a rafforzare il nazionalismo arabo?

6 Quali tra le seguenti caratteristiche appartengono ai sunniti? E quali agli sciiti? Metti le crocette.

sunniti sciiti

a. Come successore di Maometto riconoscono suo genero Alì

b. Come successore di Maometto riconoscono Abu Bakr

c. Sono diffusi soprattutto in Iran e nei paesi confinanti

d. Hanno un clero potente

e. Riconoscono la legittimità dei primi califfi

7 Rispondi alle seguenti domande.

a. Perché l’abolizione della servitù della gleba non migliorò le condizioni di vita della maggioranza deicontadini russi?

b. Perché si formarono movimenti e partiti di opposizione al governo degli zar?

c. Perché i successori di Alessandro II favorirono i pogrom?

d. Quali comportamenti furono imposti alle minoranze etniche?

8 La vignetta qui riprodotta rappresenta un orso, che simboleggia la Russia, mentre tenta di impe-

dire a un giapponese di approdare sul continente. Rispondi alle domande.

a. A quale avvenimento si riferisce la vignetta? Di quale anno?

b. Da che cosa fu provocato il conflitto? Come si risolse?

c. Quali conseguenze ebbe in Russia?

ABILITË

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ATTIVITË

COMPETENZE

9 Costruisci uno schema che raccolga le caratteristiche dei tre imperi e poi individua i tratti comuni.

10 Leggi il brano seguente, nel quale lo scrittore Claudio Magris tratteggia la figura di Francesco Giu-

seppe. Raccogli notizie e scrivi una sintetica biografia dell’imperatore, poi rispondi alle domande.

«Francesco Giuseppe è il potente che riassume in sé il composito mosaico di un impero ilcui inno veniva cantato in tredici lingue, che stende il suo scettro su un atlante multicoloredi popoli e genti […]: la duplice monarchia porta fin nel Novecento un’eco degli imperiantichi, costruiti con le pietre, le civiltà e le popolazioni più diverse. […] FrancescoGiuseppe è uno stato, è un impero volto a resistere e a continuare: in lui la potenzaassume i modi dell’istinto di conservazione, anziché dell’aggressività o dell’espansione. Èun potere che mira a sopravvivere, piuttosto che a vincere».

a. Perché l’autore parla di duplice monarchia?

b. Quali espressioni rimandano alla struttura composita dell’impero?

c. Di quale istituzione Francesco Giuseppe è la personificazione?

d. Per quanti anni Francesco Giuseppe è stato imperatore d’Austria?

e. Cosa sai delle sue vicende personali e familiari?

f. Secondo l’autore, Francesco Giuseppe è in grado di affrontare le novità che si agitano nel suo impe-ro? Motiva con le parole del testo la tua risposta.