08 Capitolo 8

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Aspetti e Problemi del Destination Management - Il caso Sanremo. Prof. Cozzi, Dott.ssa Panero, Dott.ssa Satornino, Facoltà di Economia, Università di Genova

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CAP. 8.

GLI EFFETTI ECONOMICI DELLE ATTIVITÀ TURISTICHE A

SANREMO

8.1. I DIVERSI OGGETTI DI ANALISI POSSIBILI

La stima degli effetti economici imputabili alle attività turistiche in una specifica

località è particolarmente difficile e complessa. Anzitutto – come evidenzia una parte della

letteratura specialistica internazionale sull’argomento (1), è essenziale specificare a quali

effetti ci si riferisce, distinguendo gli effetti suscettibili, almeno in linea teorica, di essere

misurati quantitativamente nel breve periodo, quelli misurabili solo nel medio-lungo

periodo e quelli, di carattere prevalentemente qualitativo, che non si prestano a precise

misurazioni.

In linea generale gli effetti economici positivi dello sviluppo delle attività turistiche

nelle località di destinazione dei relativi flussi riguardano: il miglioramento delle

condizioni dell’economia locale con ripercussioni sulla crescita dei redditi e degli standard

di vita; la crescita quantitativa dell’occupazione locale e, in alcuni casi, anche il

dischiudersi di prospettive occupazionali qualitativamente migliori; la crescita degli

investimenti in strutture ed infrastrutture materiali, nonché in assets immateriali; la crescita

dei gettiti fiscali; la crescita delle opportunità di shopping e di fruizione del tempo libero

anche per la popolazione residente.

A fronte degli effetti economici positivi sopra richiamati, lo sviluppo di attività

turistiche può generare effetti economici negativi ambivalenti (negativi per la collettività,

positivi per alcuni suoi componenti). Tra questi: la crescita dei costi di manutenzione

ordinaria e straordinaria delle infrastrutture locali; il depauperamento di risorse scarse e

non rinnovabili; un uso non ottimale delle attività di servizio alla persona a motivo di

un’utilizzazione intermittente della loro capacità produttiva; la crescita del costo della vita;

la crescita del valore delle proprietà immobiliari e dei loro canoni di locazione; l’aumento

dei costi necessari per garantire accettabili standard di sicurezza; l’aumento dei prezzi al

Cfr., in particolare, CROMPTON J.L., LEE S., SCHUSTER T.J., "A guide for undenstanding economic

impact studies”, Journal of Travel Research, n. 40/2001, pp. 75-82.

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consumo dei beni e servizi che presentano un’elasticità della domanda al prezzo da parte

dei turisti inferiore a quella dei residenti.

E’ evidente che un ‘analisi degli indotti economici delle attività turistiche estesa a tutti i

fattori sopra indicati (e ad altri, specie di carattere indiretto, non compresi nella precedente

elencazione), nonostante gli inevitabili elementi di valutazione soggettiva che essa

comporta specie nel ricondurre ad indicatori quantitativi alcuni effetti di carattere

qualitativo che si possono manifestare nel medio-lungo periodo può essere molto utile in

una prospettiva di analisi dei benefici e dei costi comparati delle varie forme di turismo che

una località può ospitare o attrarre (2).

L’individuazione degli effetti economici locali imputabili ai flussi turistici ed

escursionistici in atto, nonché dei “moltiplicatori” economici delle spese sostenute dagli

organizzatori di eventi a valenza turistica può invece essere considerato un secondo

oggetto di analisi più circoscritto rispetto al precedente, che si presta a quantificazioni

meno approssimative, sulle cui metodologie si dispone ormai di accreditati contributi su

scala sia internazionale sia nazionale (3).

Un terzo oggetto di analisi, in parte ricompresso nel precedente, in parte sviluppabile

anche autonomamente con metodologie specifiche, riguarda la misurazione di specifici

effetti economici, tra i quali assumono particolare importanza gli effetti occupazionali

diretti ed indiretti generati dalle varie forme di turismo nella località che le ospita e gli

effetti sul gettito fiscale (imposte dirette e indirette), alcuni dei quali di precipuo interesse

degli Enti locali (si pensi, ad esempio, al gettito ICI sulle seconde case e sulle altre

strutture destinate ad ospitare turisti).

Va infine tenuto presente, un quarto oggetto di analisi, che ogni operatore turistico, in

modo più o meno articolato e formalizzato, ha ben presente quanto effettua valutazioni

quantitative sulla redditività attesa del capitale investito nella sua impresa ponderata per il

grado di rischio percepito, allo scopo di monitorare la convenienza economica della

propria attività e di assumere le proprie decisioni di investimento e disinvestimento. Anche

2 A questo aspetto ci si è riferiti, seppure in termini molto generali, nel precedente paragrafo 2.4.,

accennando al necessario inserimento nei programmi di location management e di marketing

turistico territoriale, di componenti di demarketing selettivo nei confronti di determinate forme di

turismo, coerenti con gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo turistico nel suo complesso in una

prospettiva di lungo periodo, così come tali obiettivi sono percepiti dai policy makers. 3 Per una rassegna esaustiva di tali contributi, si rinvia all’ampia parte teorica contenuta nel

recedente rapporto di ricerca di Guido Guerzoni, riferito all’esame dell’impatto economico del

Festival della mente di Sarzana. Cfr. GUERZONI G., Effetto Festival, CCIA della Spezia, 2008.

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queste valutazioni, supportate – se sufficientemente formalizzate – da metodologie ormai

consolidate, hanno un contenuto che, seppure riferito ad elementi circoscritti riguardanti

singole imprese, non può prescindere da rilevazioni e stime dell’impatto economico della

loro gestione operativa e strategica.

Da parte nostra, coerentemente con gli obiettivi di questa ricerca, assumeremo come

oggetto di analisi il secondo tra quelli sopra indicati, ossia una stima degli effetti

economici locali (diretti e, per quanto possibile, anche indiretti), comprensivi degli effetti

occupazionali, dei recenti flussi turistici aventi come destinazione Sanremo, flussi la cui

entità e la cui composizione è già stata illustrata nei capitoli precedenti.

8.2. ANALISI INPUT-OUTPUT: PROBLEMI METODOLOGICI E

RISULTATI DI UN’ANALISI PRECEDENTE

L’oggetto della nostra analisi pone parecchi problemi di carattere metodologico,

oltre a quelli di rilevazione e di stima degli input quantitativi di base, questi ultimi

riconducibili in parte ai limiti dei compiti a noi assegnati e delle risorse finanziarie allocate

in questa ricerca, in parte, anche per gli aspetti sui quali la nostra ricerca ha potuto

avvalersi di ampie indagini dirette con la somministrazione di questionari e la raccolta

delle risposte con interviste “vis-à-vis” (cfr. successivi capitoli 9 e 10), alla reticenza di

molti interlocutori nello specificare le spese effettive sostenute durante il loro soggiorno a

Sanremo.

Per quanto riguarda i problemi di carattere metodologico, va anzitutto sottolineato

che la stima delle spese dei turisti che si avvalgono della ricettività alberghiera locale, di

quelli che si avvalgono della ricettività extra-alberghiera, di quelli che soggiornano in

seconde case di proprietà o che sono ospitati in seconde case di non residenti e, nei limiti

del possibile, degli escursionisti, seppure essenziale e – come vedremo tra breve – alquanto

problematica, costituisce solo il primo passo dell’analisi.

E’ necessario valutare anche in che misura, su tali spese, che rappresentano i valori

monetari di mercato degli output prodotti e venduti nella località dai varî soggetti di offerta

nei loro rapporti con gli utilizzatori finali non residenti, incidono i costi sostenuti dai

soggetti di offerta per l’acquisizione di input da altri soggetti di offerta, e in che misura

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incide il valore aggiunto, nel cui ambito è utile isolare la componente costituita dalla

remunerazione del personale impiegato per produrlo, compresa- in caso di lavoro

autonomo – la remunerazione di quest’ultimo. Va inoltre valutato in che misura i varî

elementi che compongono il valore dell’offerta ed in modo particolare quelli riguardanti

l’acquisizione di input, attivano altre branche dell’economia sia all’interno dell’area

oggetto di analisi sia al suo esterno.

Per compiere queste operazioni non si può prescindere dall’uso delle tavole delle

interdipendenze settoriali e delle varie matrici che le compongono.Tuttavia l’uso di questi

strumenti analitici presenta parecchi limiti, che possono determinare non lievi distorsioni

delle valutazioni.

Anzitutto l’elaborazione delle matrici input-output dell’economia italiana,

operazione econometrica di particolare impegno, viene effettuata raramente. L’ultima

matrice completa ISTAT a 60 settori elaborata con gli standard europei SEC 95 oggi

disponibile si riferisce alle relazioni intersettoriali, nonché ai flussi di importazioni ed

esportazioni, rilevati nel 2000.

In secondo luogo, pur essendo state elaborate matrici riferite a sistemi economici di

scala inferiore a quello nazionale (le cosiddette matrici “regionali” che tuttavia si

riferiscono a territori molto più ampi di quelli delimitati dai confini amministrativi di ogni

regione), si è operato, per ragioni di significatività statistica, a livelli di aggregazione

settoriale molto maggiori (in genere con 10 o 7 branche o macrosettori) con stime di larga

massima dei flussi di importazione ed esportazione interregionali. Con riferimento alla

nostra analisi, questo limite è particolarmente “pesante”, perché sono inglobati in un unico

macrosettore gran parte dei comparti che vengono attivati dalle spese di carattere turistico

(ossia il comparto alberghiero e degli altri tipi di alloggi, quello della ristorazione e quello

del commercio di beni) (4).

In terzo luogo, quando, con le tecniche di calcolo matriciale, si passa dall’esame

delle interdipendenze settoriali a quello dei “moltiplicatori” (matrice inversa di Leontief),

per stimare gli effetti che aumenti o diminuzioni della domanda in determinati comparti

provocano sul valore aggiunto e sull’occupazione del settore a cui essi appartengono

(effetti diretti) e di tutti gli altri settori ad esso in diversa misura collegati che producono

4 I servizi destinati alla vendita (tra cui i servizi alle imprese, le attività sportive, ricreative e

culturali) compongono invece un altro aggregato ed i trasporti e le comunicazioni, con cui il

turismo ha relazioni intersettoriali di rilievo, sono raggruppati in un altro aggregato.

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gli input impiegati (effetti indiretti), non va perso di vista che la struttura di ogni comparto

o settore si suppone comunque non soggetta a variazioni rispetto a quella in base alla quale

è stata costruita la matrice input-output generale di riferimento e, nel caso di analisi riferite

ad aree di scala inferiore a quella nazionale, anche le relazioni di importazione ed

esportazione interarea si suppongo stabili.

In quarto luogo, il cosiddetto “capture rate”, ossia la quota di attività che vengono

attivate in loco è anch’esso considerato stabile nelle matrici “regionali”, mentre, nel caso di

eventi, componente importante dell’attrattività turistica di Sanremo, esso in effetti varia

considerevolmente a seconda della natura e delle modalità organizzative di ciascun evento.

Ad esempio, il Festival della Canzone italiana, pur determinando effetti economici

importanti sulla ricettività, sulla ristorazione e su altri servizi offerti a Sanremo ed utilizzati

in loco dagli organizzatori, dai partecipanti e dagli spettatori, è un evento in larga misura

gestito “chiavi in mano” dalla Rai, che si avvale largamente di proprie strutture e servizi

esterni alla località. Altri eventi, invece, sono realizzati attivando strutture e servizi quasi

completamente interni.

Applicando le metodologie di analisi sopra richiamate ad una stima delle spese

effettuate a Sanremo dai partecipanti e dagli spettatori di tutti gli eventi organizzati nel

2002 (ad esclusione del Festival della Canzone italiana e degli eventi connessi organizzati

dalla Rai), il Comune di Sanremo, in collaborazione con un istituto di analisi e valutazioni

economiche (IZI), ha valutato nel 2003 gli effetti economici diretti e quelli indiretti che si

connettono con l’ammontare delle spese sostenute dagli organizzatori di tali eventi (6,4

milioni di €) sulla produzione, sul valore aggiunto e sull’occupazione locale (5), nonché su

quelli nazionali (6).

I risultati di tale analisi possono essere così sintetizzati (7):

5 In effetti come proxi degli effetti “locali” si sono assunte le risultanze dell’analisi input-output

“regionale”di allora (elaborata nel 1988) non potendosi costruire tavole delle interdipendenze

settoriali su scala territoriale inferiore. 6 Riferita alla matrice generale nazionale delle interdipendenze settoriali elaborata nel 1998.

7 Fonte: Comune di Sanremo-IZI, La ricaduta economica degli eventi, Rapporto del luglio 2003,

Fascicolo di sintesi, p. 11.

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Impatto con matrice regionale

Valore aggiunto Occupazione

Spesa Produzione

Totale Diretto Indiretto Totale Diretta Indiretta

6.417.323 8.573.610 5.074.328 3.834.084 1.240.244 220,3 166,5 53,8

Impatto con matrice nazionale

Valore aggiunto Occupazione

Spesa Produzione

Totale Diretto Indiretto Totale Diretta Indiretta

6.417.323 11.673.724 6.249.901 3.453.944 2.795.957 194,5 104,1 90,4

Molto probabilmente questi risultati sono non solo alquanto approssimativi, per i

motivi metodologici già richiamati, ma anche viziati dal fatto che la valutazione di base

delle spese di partecipanti e degli spettatori agli eventi considerati derivava da un’indagine

di grande ampiezza, nella quale, tuttavia, i passanti ed i frequentatori dei punti di incontro

cittadini prossimi ai luoghi di svolgimento degli eventi costituivano la stragrande

maggioranza degli intervistati (71,4%) allo scopo di selezionare tra di essi gli escursionisti

ed i non residenti.

Dalla stessa fonte, con riferimento al medesimo anno e sulla base dell’applicazione

delle metodologie input-output già richiamate, le spese effettuate a Sanremo dai turisti e

dagli escursionisti presenti nella città per partecipare a manifestazioni (stimate in 48,7

milioni di € di allora) davano i seguenti risultati che rapportiamo con riferimento alla

matrice “regionale” (assunta come proxi degli effetti sul sistema economico locale) ed ai

“moltiplicatori” che essa incorporava:

Impatto con matrice regionale

Valore aggiunto Occupazione

Spesa Produzione

Totale Diretto Indiretto Totale Diretta Indiretta

48.724.188 51.262.533 30.593.999 23.715.661 6.878.338 1.328,2 1.029,6 298,6

Più in dettaglio, l’articolazione degli effetti sul valore aggiunto e sull’occupazione dei

48,7 milioni di € di spese dei partecipanti e degli spettatori delle manifestazioni di allora,

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peraltro stimati, a nostro avviso, con una consistente approssimazione per eccesso, era

quella sotto-specificata (8) (

9):

Impatto con matrice regionale

Valore Aggiunto Occupazione

Branca

Totale Diretto Indiretto Totale Diretta Indiretta Servizi vendibili:

-Attività ricreative,culturali e

sportive

-Altri servizi destinabili alla

vendita

5.946.747 4.609.762 1.336.986 166,5 129,1 37,4

Alberghi, commercio

-Alberghi ed altri tipi di alloggio

- Ristoranti ed altri pubblici

esercizi

-Commercio all’ingrosso e

dettaglio

18.499.372 14.340.225 4.159.147 913,7 708,3 205,4

Trasporti e comunicazioni

-Trasporti

-Comunicazioni

5.175.201 753.995 218.684 29,4 22,28 6,6

Altre attività economiche 5.175.201 4.011.679 1.163.522 218,6 169,4 49,1

Va infine osservato che la precedente analisi input-output fin qui considerata,

comprende la stima degli effetti economici indiretti, ma, giustamente, non quella dei

cosiddetti “indotti generali” ossia, secondo le logiche dei “moltiplicatori” keynesiani, degli

effetti generali che la domanda e le sue variazioni determinano sull’intera economia a

motivo degli impieghi dei redditi delle imprese e delle famiglie coinvolte, direttamente e

indirettamente, nell’offerta atta a soddisfarla. L’inserimento degli “indotti generali”

spingerebbe infatti l’oggetto dell’analisi degli effetti economici diretti ed indiretti assai al

di là dei suoi limiti verso un’area di valutazioni che è una parte dell’analisi, molto più

generale, dei benefici collettivi derivanti dallo sviluppo turistico, senza, d’altro d’antro,

considerarne i costi collettivi.

8 La modalità di espansione dei risultati delle interviste diretta all’universo dei partecipanti e degli

spettatori agli eventi, dedotto dalle dichiarazioni dei loro organizzatori, spesso approssimate per

eccesso e in parecchi casi non verificabili, ha, molto probabilmente, determinato una stima

eccessivamente ottimistica, specie per quanto riguarda la quota delle presenze alberghiere

imputabile agli eventi, che risultava pari al 41,4% delle presenze annue alberghiere complessive,

incidenza che gli stessi albergatori ritenevano alquanto sovrastimata. 9 Fonte: Comune di Sanremo-IZI, Ibid., Relazione finale, p. 39.

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8.3. RISULTATI E LIMITI DELLA NOSTRA ANALISI

Abbiamo richiamato i risultati della ricerca IZI sugli effetti economici diretti e indiretti

della domanda connessa con gli eventi organizzati a Sanremo nell’ormai lontano 2002

perché, nonostante le forti perplessità che essi suscitano a motivo dei valori stimati

riguardanti i flussi partecipanti e degli spettatori di tali eventi, che si aggiungono alle non

poche approssimazioni implicite nel metodo applicato, si tratta dell’unica ricerca riferita ai

flussi turistici ed escursionistici aventi come destinazione Sanremo nella quale ci si è

avvalsi dei sofisticati strumenti di analisi input-put.

Da parte nostra, pur disponendo di matrici intersettoriali sia nazionali sia “regionali”

più recenti (anno 2000), ma pur sempre assai poco rappresentative dell’attuale struttura

dell’economia italiana, abbiamo ritenuto opportuno limitarci ad alcune stime degli effetti

economici delle attività turistiche sanremesi più semplici e, al tempo stesso, più coerenti

con gli obiettivi specifici della nostra ricerca.

Ci siamo cioè limitati a stimare, con riferimento al 2008 (10

):

a. le spese medie unitarie (per giornata di presenza) dei turisti alberghieri;

b. quelle dei turisti extra-alberghieri;

c. quelle dei turisti alloggiati in seconde case di proprietà di non residenti;

d. quelle dei diportisti presenti a Portosole;

e. quelle degli escursionisti.

Per tutte le categorie sopra indicate abbiamo cercato di distinguere le spese destinate a:

f. ricettività (ossia pernottamenti), considerando nulle queste spese per le categorie c.,

d., e.;

g. ristorazione e consumazioni nei pubblici esercizi;

h. acquisti di beni nei punti di vendita sanremesi (esclusi acquisti in loco di benzina e

altri carburanti);

i. fruizione di servizi a Sanremo, ed altre spese non riconducibili alle categorie

precedenti.

10 Per l’adeguamento ai prezzi di mercato a noi disponibili a date diverse, ci siamo avvalsi degli

indici mensili nazionali ISTAT dei prezzi al consumo, al loro massimo livello di disaggregazione,

riferendoli al giugno 2008. Ad esempio per i servizi di ricettività e di ristorazione abbiamo

utilizzato gli indici disaggregati per le tre categorie elementari: alberghi; ristoranti e pizzerie;

consumazioni al bar).

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Ci siamo avvalsi di una pluralità di fonti e di modalità tra loro coordinate quali:

- interviste dirette, specie ad un centinaio di persone presenti nelle seconde case;

- precedenti rilevazioni e stime, aggiornate, in termini monetari, sulla base degli

indici ISTAT dei prezzi al consumo;

- interviste dirette condotte sia lo scorso anno sia quest’anno nel contesto dei 22

monitoraggi di altrettanti eventi a noi affidati dal Comune di Sanremo (come si

vedrà nei successivi capitoli molti intervistati si sono però rifiutati di fornire

risposte articolate sulle spese sostenute o programmate durante il loro soggiorno a

Sanremo);

- valutazioni condotte con l’ausilio di esperti del ramo, sugli scarti tra prezzi effettivi

e prezzi indicati ufficialmente per i pernottamenti negli alberghi di alta e media

categoria.

Siamo consapevoli del fatto che le stime emerse da questo coacervo di analisi

incrociate esprimono solo in primissima approssimazione la probabile entità delle spese

medie giornaliere pro-capite delle varie categorie di turisti ed escursionisti che nel 2008

hanno avuto come meta Sanremo e che più ampie ed approfondite analisi andrebbero

condotte su questo cruciale aspetto dell’economia della città.

Per quanto riguarda l’entità dei flussi considerati, ci siamo avvalsi delle rilevazioni

ufficiali delle presenze turistiche (nel 2008) (11

), per gli esercizi alberghieri ed extra-

alberghieri, della nostra stima delle presenze turistiche annue (media triennale) nelle

seconde case di proprietà di non residenti (cfr. precedente cap. 7), della valutazione delle

presenze annue di diportisti e loro accompagnatori a Portosole (cfr. precedente cap. 3),

della stima IZI degli escursionisti, che – seppure riferita al 2002 – da un lato era allora

probabilmente approssimata per eccesso, comprendendo anche persone presenti a

Sanremo, ma non residenti nella città, per motivi non connessi con la fruizione di fattori

turistici o commerciali di attrattiva (lavoratori, studenti, ecc.), dall’altro non poteva

ovviamente tenere conto dei successivi sviluppi dell’escursionismo a breve e medio

raggio). Quest’ultima, tuttavia è una stima alquanto incerta.

Il quadro sintetico delle nostre stime dei valori medi unitari di spesa è il seguente:

11

Nostra serie ricostruita illustrata nel precedente cap. 6.

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Valori medi unitari giornalieri in € Categorie di spese

Flussi

alberghieri

Flussi extra-

alberghieri

Seconde case

e Portosole

(12

)

Flussi

escursionistici

Pernottamenti 60 30 0 0

Ristorazione e consumi in

pubblici esercizi

30 20 6 12

Acquisti di beni 25 20 13 9

Produzione di servizi e altre

spese

20 15 10 10

TOTALI 135 85 29 31

Sulla base di queste stime di larga massima, fatte uguali a 100 le spese della giornata-

tipo dei turisti alberghieri, quelle dei turisti extra-alberghieri risulterebbero pari a 63, quelle

dei turisti in seconde case di proprietà di non residenti a 29 e quelle degli escursionisti a

31.La distribuzione delle spese di carattere strettamente turistico, considerando come tali

quelle riguardanti la ricettività, la ristorazione e circa il 50% di quelle destinate alla

fruizione di servizi di vario tipo, risulterebbe pari al 74% delle spese dei turisti alberghieri,

al 68% delle spese del turisti extra-alberghieri, ad appena il 38% delle spese dei turisti

presenti in seconde case di proprietà di non residenti (13

) ed al 55% delle spese degli

escursionisti. Per converso assumerebbero un’incidenza abbastanza elevata (45%) le spese

destinate agli acquisti di beni (in particolare alimentari e altri beni di consumo immediato)

nel caso dei turisti presenti in seconde case, nonostante il loro valore assoluto contenuto.

Complessivamente, tenendo conto dell’entità dei flussi riguardanti ciascuna categoria,

le spese annue complessive risulterebbero quelle sotto indicate (espresse in milioni di €):

12 Per i diportisti di Portosole sono escluse le spese sostenute per i servizi “tecnici” alle loro

imbarcazioni di cui hanno fruito all’interno del porto. 13

Va sottolineato che tra le spese non sono comprese quelle fiscali (ICI sulle seconde case) che

potrebbero invece venire ripartite in base ai giorni di presenza ed alle persone mediamente presenti

e computate, seppure impropriamente come spese di pernottamento.

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Categorie di flussi Categorie di spese

Alberghieri Extra-

alberghieri

Seconde case

(14

)

escursionistici

Pernottamenti 35,520 6,810 0 0

Ristorazione e consumi in

pubblici esercizi

17,760 4,540 17,040 22,680

Acquisti di beni 14,800 4,540 36,920 17,010

Produzione di servizi e altre

spese

11,840 3,405 28,400 18,900

TOTALI 79,920 19,295 82,360 58,590

Nel loro insieme, pertanto, le spese annue sostenute a Sanremo dai turisti e dagli

escursionisti ammonterebbero a circa 240 milioni di € di cui 136 milioni di € (57%) quelle

riferibili a servizi turistici in senso stretto (ricettività, ristorazione e circa il 50% di spese

per servizi di vario tipo), mentre quelle riguardanti lo shopping e la fruizione di servizi di

carattere non prettamente turistico raggiungerebbero i 104 milioni di € (43%). Tra queste

ultime spese ha un’incidenza rilevante quella riguardante gli acquisti di beni di consumo

immediato da parte del “popolo delle seconde case” (37 milioni di €). Nell’ambito dello

shopping i comparti attivati dalle spese dei turisti sono molteplici. In particolare quelli dei

beni di abbigliamento, dei prodotti artigianali o pseudo-artigianali compresi i souvenirs,

dei prodotti eno-gastronomici, dei libri, giornali e riviste. Nell’ambito dei servizi

strettamente legati al turismo i comparti principali sono quelli dei varî servizi connessi con

la partecipazione ad eventi di vario tipo e dei servizi connessi con la balneazione. In quello

dei servizi di carattere non strettamente turistico, i vari servizi alla persona, compresi quelli

di fitness ed i servizi di trasporto pubblico urbano (15

) e di parcheggio.

Di notevole interesse, ai fini di questa ricerca, è la comparazione delle spese stimate

per le diverse tipologie di flussi turistici rispetto alle dimensioni di ciascuno di tali flussi.

Questa comparazione, infatti, consente di disporre di una valutazione, seppure di larga

massima, dell’importanza relativa che ha ciascun flusso sulle entrate complessive derivanti

dalle attività turistiche (escluse, peraltro, le entrate fiscali sugli immobili e sulle altre

14

Compresi diportisti di Portosole e loro accompagnatori. 15

Va sottolineato che – come già si è ricordato – sono esclusi dalla stima sia i servizi di trasporto

extra urbano sia gli acquisti di carburanti ed i servizi di manutenzione e riparazione degli

autoveicoli.

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strutture a destinazione turistica, ICI sulle seconde case in primo luogo, e quelle derivanti

dagli affitti da parte dei residenti di abitazioni proprie o di altri assets utilizzati dai turisti

qualora derivanti da transazioni prive di contratti registrati). Il risultato di questa

comparazione può essere così sintetizzato:

Incidenze percentuali

Tipologie di flussi

Sul totale delle

presenze

Sul totale delle

spese

Alberghieri 10,7 33,3

Extra-alberghieri 4,1 8,0

Seconde case 51,2 34,3

Escursionistici 34,0 24,4

In complesso 100,0 100,0

Come si può osservare il flusso riguardante le presenze in seconde case, che incide a

Sanremo per oltre la metà sui flussi complessivi, genera poco più di un terzo delle spese, in

quanto – come già si è visto – per ogni giornata di soggiorno genera spese in loco che

hanno un valore pari a poco più di un quinto rispetto a quelle del flusso alberghiero.

Analogamente il flusso escursionistico, nonostante la sua grande dimensione (34% dei

flussi complessivi) genera meno di un quarto delle spese. Il flusso alberghiero, al contrario,

proporzionalmente molto minore ai precedenti e alquanto composito al suo interno genera

un terzo delle spese complessive. Quello extra-alberghiero, infine, anch’esso abbastanza

composito al suo interno, a Sanremo – come si è visto nel cap. 6 – è relativamente poco

sviluppato, pur essendo un buon generatore di spese per persona/giorno (16

).

A questo punto sarebbe stato opportuno cercare di valutare gli effetti diretti e indiretti,

specie in termini di valore aggiunto e di occupazione, derivanti dai flussi di spesa sin qui

stimati. Abbiamo cercato di sviluppare questa ulteriore stima avvalendoci delle ultime

matrici intersettoriali ora disponibili (peraltro decisamente obsolete quanto ad elementi

16

Per quanto riguarda specificamente i diportisti di Portosole ed i loro accompagnatori, ipotizzando

pernottamenti generalizzati nelle loro imbarcazioni e un livello di spese non molto superiore a

quello dei non residenti in seconde case per la ristorazione, le consumazioni in pubblici esercizi,

l’acquisto di beni e la fruizione di servizi in loco, abbiamo stimato un ammontare complessivo di

spese di circa 1,3 milioni di €, da cui sono, ovviamente, escluse quelle sostenute per i posti barca ed

i relativi servizi, gran parte delle quali non rientrano nel “capture rate” di Sanremo.

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191

strutturali in esse incorporati, che riflettono quelli dell’economia italiana dell’inizio degli

anni 2000).

Ci siamo tuttavia trovati di fronte a due problemi, la cui soluzione avrebbe richiesto

ulteriori indagini ed esercizi econometrici sulla complessiva economia sanremese e sulle

sue relazioni con l’esterno in molti settori di attività, che non solo andavano molto al di là

dei limiti della nostra ricerca, ma che non sono stati risolti in nessuna area di dimensioni

inferiori a quelle delle grandi aree “regionali” su cui opera l’ISTAT ai fini

dell’articolazione delle matrici intersettoriali nazionali.

Il primo problema riguarda l’eccessiva aggregazione, nelle matrici intersettoriali

regionali, dei settori di attività cui si riferiscono le spese da noi stimate. Nell’ultima

matrice “regionale” ISTAT ben 177,455 milioni di € delle spese da noi stimate (su un

totale di 240,165 milioni di €) attiverebbero congiuntamente le interdipendenze settoriali di

un unico macrosettore aggregato (quello dei pernottamenti, della ristorazione e del

commercio al dettaglio e all’ingrosso) che, nelle sue diverse ed eterogenee componenti, è

articolato a Sanremo in modo alquanto diverso rispetto all’articolazione assunta nella

matrice “regionale” di riferimento.

Il secondo problema riguarda l’impossibilità di stabilire con sufficiente

approssimazione il “capture rate” di Sanremo, rispetto alla ben più vasta area di riferimento

della matrice intersettoriale per determinare gli effetti economici, specie indiretti, attivati a

Sanremo dalle spese da noi stimate, ossia di determinare in che misura gli input acquisiti

da terzi da parte degli operatori localizzati a Sanremo nei varî comparti cui si riferiscono le

spese effettuate nella città dai turisti e dagli escursionisti, vengono acquisiti nella stessa

città o altrove.

D’altro canto la nostra conoscenza empirica dell’economia turistica sanremese, nelle

sue connotazioni essenziali, nonché dell’economia delle imprese di distribuzione

commerciale nelle loro varie articolazioni, ci consente di affermare che:

a. per le attività alberghiere, il valore aggiunto sul fatturato (effetto diretto) è molto

elevato, mentre gli input acquisiti da terzi (esclusi, ovviamente, gli input lavorativi

già compresi nel valore aggiunto) provengono in misura diversa, difficilmente

stimabile a livello aggregato, sia da operatori insediati nella città, sia da operatori

esterni;

b. per le attività extra-alberghiere possono essere fatte considerazioni analoghe;

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c. per la ristorazione, nelle sue varie forme, il valore aggiunto incide sul fatturato in

misura elevata ed anche gli approvvigionamenti dei fattori produttivi acquisiti da

terzi si riferiscono prevalentemente ad attività commerciali all’ingrosso (ed anche

al dettaglio) svolte in larga misura nella città, che – a loro volta – attivano una serie

di settori (commerciali e non) in gran parte operanti all’esterno della città.

d. Per le attività di distribuzione commerciale di beni, l’incidenza del valore aggiunto

sul fatturato varia considerevolmente tra quelle relative alla grande distribuzione di

prodotti “grocery”, cui ricorre in larga misura il “popolo delle seconde case” per i

propri acquisti correnti in loco, e quelle riguardanti i beni di tipo “shopping”. Per le

prime il valore aggiunto della commercializzazione al dettaglio è relativamente

modesto; per le seconde molto più elevato. D’altro canto i settori attivati “a monte”,

compresa la commercializzazione all’ingrosso, la logistica ed i trasporti, la

produzione in senso stretto si riferiscono in entrambi i casi ad attività che vengono

prevalentemente svolte al di fuori della città, molte delle quali anche in aree

regionali diverse.

e. Per le attività riguardanti l’offerta di servizi non compresi nelle categorie

precedenti, che – come si è visto – sono molteplici, si può fondatamente assumere

che l’incidenza del valore aggiunto sul fatturato sia comunque elevata, trattandosi,

nella maggioranza dei casi, di attività di carattere immateriale ad alta intensità di

lavoro diretto e indiretto e a bassa intensità di input materiali acquisiti da terzi. E’

tuttavia molto difficile stimare per l’insieme di queste attività, alquanto eterogeneo,

il “capture rate” della città, che è sicuramente massimo per tutti i servizi alla

persona, ma che, per altri servizi, compresa una parte di quelli connessi con

l’organizzazione di eventi di attrazione e di intrattenimento, varia da caso a caso. In

questa categoria, inoltre, due fattori rendono poco significativa l’analisi input-

output: da un lato la presenza di servizi offerti a titolo gratuito ai partecipanti ed

agli spettatori, dall’altro il frequente impiego, dal lato dell’offerta, di volontari,

ossia di personale non remunerato.

Le brevi considerazioni sin qui fatte rendono alquanto incerta la stima degli effetti

diretti ed indiretti in termini di valore aggiunto determinato a Sanremo dall’insieme delle

attività attivate dalle spese sostenute dai turisti e dagli escursionisti presenti nella città nel

2008. Tenendo conto della distribuzione di tali spese ed utilizzando l’ultima matrice

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intersettoriale disponibile maggiormente disaggregata per branche di attività (ossia la

matrice nazionale 2000) esclusivamente per disporre dei moltiplicatori che ne derivano

(matrice inversa di Leontief), abbastanza stabili nel tempo, si può stimare – ma si tratta di

una stima di larga massima basata su valutazioni in gran parte intuitive dei “capture rates”

sanremesi – che il valore aggiunto riconducibile alle spese turistiche del 2008 si sia

aggirato a Sanremo attorno ai 130÷140 milioni di €, pari al 54%÷58% di tali spese, con

una netta prevalenza degli effetti diretti trattenuti nella città rispetto a quelli indiretti per i

quali complessivamente la città non può disporre di un significativo “capture rate”.

Considerando, coerentemente con i valori standardizzati (17

) emergenti dalla matrice

nazionale, ovviamente corretti sulla base alle variazioni medie del costo del lavoro

manifestatesi dal 2000 in poi, l’intensità del fattore lavoro nelle diverse branche

economiche attivate, si può stimare (ma anche questa è una stima di larga massima) che le

spese turistiche oggetto del nostro esame abbiano un effetto occupazionale complessivo,

nella città di Sanremo, pari a 4.800 unità di lavoro a tempo pieno, cui corrispondono

mediamente circa 50.000 €/anno di fatturato per addetto (18

) e circa 28.000 €/anno di

valore aggiunto per addetto. L’effetto occupazionale da noi stimato corrisponde ad

un’incidenza di circa il 20,4% delle attività turistiche e di quelle direttamente e

indirettamente attivate dal turismo sulla forza lavoro complessiva della città di Sanremo.

Nell’interpretare quest’ultima stima va tenuto presente il particolare effetto occupazionale

che esercita la specifica struttura dei flussi turistici ed escursionistici di Sanremo sulle

attività commerciali e di ristorazione della città.

Per quanto riguarda infine le quote dei flussi turistici e delle relative spese

specificamente riconducibili alla partecipazione ad eventi di attrazione organizzati a

Sanremo, non disponendo di riscontri aggiornati riguardanti il numero complessivo di

partecipanti e di spettatori degli eventi e non potendo quindi estrapolare all’universo dei

partecipanti e degli spettatori i dati raccolti attraverso i nostri monitoraggi diretti riferiti

solo ad una piccola parte degli eventi stessi svoltisi nel 2008 (cfr. successivo cap. 9),

abbiamo impostato una stima indiretta riferita esclusivamente al flusso alberghiero, che

17

Come è noto tali valori assumono per ogni branca economica standards di produttività del lavoro

uniformi e riflettono quindi pertanto solo il grado di intensità del fattore lavoro impiegato, rispetto

agli altri fattori produttivi che caratterizza le diverse branche economiche. 18

Dal computo sono escluse da un lato le prestazioni del volontariato, peraltro presenti

nell’organizzazione di eventi, dall’altro i servizi offerti ai turisti ed agli escursionisti a titolo

gratuito.

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costituisce peraltro il flusso principale per quanto riguarda i partecipanti agli eventi di

attrazione ed i loro accompagnatori.

La nostra stima indiretta si è basata sui differenziali tra gli scarti delle presenze mensili

alberghiere rispetto ai valori ipotetici di equidistribuzione (escludendo quelli di luglio e

agosto) riscontrati a Sanremo rispetto agli stessi scarti riscontrati negli altri comuni della

“Riviera dei Fiori”, nei quali, se si esclude Imperia-capoluogo (in effetti da noi esclusa da

questa stima) gli eventi locali hanno un’importanza marginale come attrattori dei flussi

alberghieri.

Questa valutazione indiretta non intende affatto sostituire una valutazione diretta

complessiva per la quale l’Assessorato alle Manifestazioni del Comune di Sanremo

dispone degli elementi necessari, ma si propone solo di avanzare un’ipotesi (o un ordine di

grandezza) più realistico rispetto a quello, stimato in passato, che attribuiva alla

partecipazione ad eventi e spettacoli il 41,4% delle presenze alberghiere attratte da

Sanremo (19

).

In effetti l’ordine di grandezza da noi stimato indirettamente ci induce a ritenere tale

valutazione alquanto approssimata per eccesso. Il risultato della nostra stima, infatti, è di

poco superiore a 185.000 presenze alberghiere, pari al 31,2% delle presenze in esame.

Per completare l’analisi degli effetti economici degli eventi sanremesi, oltre a

procedere ad una stima diretta complessiva dei flussi turistici ed escursionistici ad essi

specificamente attribuibili, sarebbe necessario disporre anche dell’ammontare dei

contributi comunali e di quelli derivanti dalle sponsorizzazioni per valutarne gli effetti

moltiplicativi in termini di flussi di spesa generati, nonché di valore aggiunto ed

occupazione.

Si tratta però di analisi che non rientrano nei compiti a noi affidati e che

implicherebbero comunque l’utilizzo di dati disponibili solo all’interno dell’Assessorato.

19

Cfr. IZI, cit., 2003, p. 7 del Documento di sintesi.