Shadow of the mark capitolo 8

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Venite sul mio blog, My Bookish Philosophy (http://mybookishphilosophy.blogspot.it/)! Questo è l'ottavo capitolo di "Shadow of the Mark" di Leigh Fallon tradotto da me, perché l'opera in Italia è ancora inedita... Purtroppo questo sarà l'ultimo capitolo di questa storia, ma tornerò con qualche altro capitolo scoppiettante a breve!

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Capitolo8

Shock

A scuola, la settimana successiva, la mancata aggressione era già dimenticata, anche se Darren e Killian erano così impressionati da seguire Chloe come cagnolini innamorati.

Non erano gli unici con una cotta. Rían si presentava tutti i giorni a pranzo e passava tutto il tempo a flirtare con Chloe. Per mercoledì, si era già conquistato un appuntamento al cinema.

Io però avevo un altro tipo di appuntamento: la cena con mio padre.

Non potevo smettere di chiedermi se mi avrebbe detto che Petra si trasferiva da noi. Tutto era stato così rapido, ma per quale altro motivo avrebbe voluto parlare?

Randel mi tenne compagnia nella passeggiata per raggiungere il bistro italiano dove mio padre mi aspettava. Arrivata al ristorante, notai Chloe dall’altro lato della strada. Mi salutò con la mano e attraversò la strada.

«Cosa ci fai da queste parti?» Chiese Chloe.

«Mi trovo con mio padre per cena. Deve parlarmi.»

Le sue sopracciglia si unirono. «Di che cosa?»

«Non ne sono sicura. Credo che la sua ragazza potrebbe trasferirsi da noi,» dissi, ma poi mi presi quasi a schiaffi per aver sollevato l’argomento. Avrei dovuto essere diffidente nei confronti di Chloe, ma lei semplicemente me lo faceva dimenticare.

Incrociò le braccia, appoggiandosi al muro dietro di lei. «Wow. Grandi cambiamenti, allora.»

«Forse.»

«Petra Van Meulder, giusto?»

«Ah, sì.» Avevo già menzionato Petra a Chloe?

Percorse la strada con lo sguardo su e giù. «Ti è simpatica?»

Scrollai le spalle. «Credo di sì. Sembra gentile.»

«Ha già un’altra famiglia?» Chiese attenta.

Perché mi faceva il terzo grado? Chloe notò che stava iniziando a irritarmi, perché rise e mise la mano sul mio braccio.

«Ma mi senti? Sono una tale ficcanaso! Comunque farei meglio ad andare. Ho il mio appuntamento piccante stasera. Ci vediamo domani!» E si allontanò a passo veloce.

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Scossi la testa. Decisamente piccante.

«Ciao Meg.»

Mi girai. «Papà! Scusa, ero tra le nuvole. Andiamo, sto morendo di fame.»

Dopo esserci seduti, mio padre ordinò un bicchiere di vino e lo alzò verso di me. «Al nostro futuro.» Disse, bevendolo tutto in un sorso. Cadde il silenzio e iniziò a giocare con il suo tovagliolo, girandolo di qua e di là.

«Forza papà, la suspense mi sta uccidendo. Sputa il rospo.»

Mio padre passò le dita sotto il colletto e lo tirò. «Lo rimando da un po’ ormai, quindi senza tanti giri di parole lo dico.» Incrociò gli occhi con i miei.

«Vai, papà.»

Fece un respiro profondo. «Chiederò a Petra di sposarmi.»

Rantolai. «Vuoi sposarti?»

«Capisco che potrebbe essere uno shock per te Meg…»

«Puoi ben dirlo!»

«Mi piace davvero. Megan… io la amo.»

Lottai per cercare delle parole che esprimessero come mi sentivo. «Lo so, ma non c’è fretta.» Alzai lo sguardo verso di lui. «O c’è?»

Sospirò e fissò il tavolo. Passò la cameriera e ci portò i nostri primi piatti tirandosela un poco. Non appena se ne andò, mi chinai in avanti, aspettando la mia risposta.

Mi lanciò un’occhiata imbarazzata. «No. Beh… c’era, ma non più.»

«Cosa intendi?»

«Ci siamo un po’ spaventati.»

«Era incinta?»

Mio padre annuì. «L’ha scoperto solo quando ha abortito.»

«Oh…»

«Sta bene.» Disse, ridimensionando la cosa. «Era di poche settimane, e beh… credo che entrambi l’abbiamo superato ormai. Ma mi ha fatto capire che voglio lei nel mio futuro.»

«Ma un matrimonio? Sono passati solo sei mesi.»

«L’amo Meg. Non mi sono mai sentito così dai tempi di tua madre. E non sto di certo ringiovanendo.»

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«Papà, se ti dicessi che mi sposo con Adam, cosa diresti?»

Scosse la testa. «È diverso. Voi siete troppo giovani.»

«Ma tu stai usando la tua età come scusa. Senti, papà, alla fine mi andrà bene, ma fai passare un po’ di tempo. Per favore?»

Esitò, poi raccolse il bicchiere. «Da quando sei diventata tu quella assennata tra noi?»

Sospirai sollevata. «Beh, le donne sono la voce della ragione.»

Curvò la bocca in un sorriso triste. «Tua madre lo diceva sempre.»

«Da chi pensi l’abbia preso?» Bevvi un altro sorso d’acqua e sgranocchiai un cubetto di ghiaccio.

«Quindi ti sta bene se glielo chiedo, se aspetto un po’ di tempo?» Disse, appoggiandosi allo schienale della sedia.

Annuii.

«Quanto tempo?»

«Non lo so. Tempo. Passate più fine settimana insieme, andate in vacanza, falla trasferire. Che è effettivamente la cosa di cui pensavo mi avresti parlato stasera.»

Mio padre si mosse irrequieto sulla sedia. «Non pensavo avresti approvato.»

Alzai gli occhi al cielo. «Oh, papà, per favore.»

«Ok, allora. Penso sarà meraviglioso avere Petra da noi. Sono così felice che tu sia in grado di gestirlo, Megan. Non so cosa farei se tu non fossi una figlia così matura, intelligente e ragionevole.»

Forzai un sorriso e sospirai tra me e me sollevata. Disastro evitato… per il momento almeno.

Dopo cena, mio padre andò a casa di Petra, mentre Adam mi aspettò all’entrata del ristorante. Camminammo per le strade ventose di Kinsale, ascoltando il suono dei vetri che tintinnavano e delle risate che provenivano dai pub e ristoranti. Il flusso di energia tra di noi quando ci tenevamo per mano era confortante, addirittura piacevole. Ma cosa più importante, era gestibile, così da poterci godere il contatto.

Adam mi strinse le dita delicatamente, mandandomi brividi caldi su per il braccio. «Quindi, tuo padre ha confessato?»

«Sì.» Alzai lo sguardo verso il cielo stellato e sospirai. «Seriamente, io non vi capisco voi maschi.»

Si fermò e mi tirò fra le braccia. «Come se le ragazze fossero facili da capire.»

Sorrisi. «Non prenderla sul personale.»

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Adam aprì la bocca per replicare, ma poi strinse gli occhi e indicò il molo proprio di fronte a noi. Sul vecchio muro di pietra che serpeggiava lungo l’acqua, una coppia si stava abbracciando. Erano così appiccicati che era difficile capire dove cominciava un corpo e dove finiva l’altro.

«Wow,» mormorai, girandomi dall’altra parte.

«Guarda ancora,» disse Adam.

La luna spuntò da dietro le nuvole e adesso illuminava la coppia con una luce leggera. La ragazza era inclinata all’indietro con il mento verso l’alto e gli occhi chiusi. Il ragazzo la stava tenendo mentre le baciava il collo, spostandosi sempre più in basso.

Rimasi senza fiato. Erano Chloe e Rían! Direi che non ci sono mai arrivati al cinema!

Potevo percepire la disapprovazione di Adam, che girò i tacchi e andò nella direzione opposta.

«Adam aspetta!» Accelerai per raggiungerlo. «Si stavano solo baciando.»

«Non mi fido di lei.»

Sospirai esasperata. «Almeno abbi un po’ di fede nel buonsenso di Rían.»

«Li hai visti. Non sta più pensando col suo cervello.»

«Merita una possibilità di essere felice,» insistei, strattonandogli la manica. «Se avessi ascoltato tutti quelli che dicevano che non andavo bene per te, non saremmo mai finiti insieme. Perché loro sono diversi?»

Adam si fermò e mi guardò sconfitto. «Perché per loro dovrebbe essere così facile? Non mi sembra giusto. Voglio quello che hanno loro.»

«Lo voglio anche io.» Sussurrai.

«Potremmo non averlo mai.» Rispose tristemente.

«Mi rifiuto di crederci.»

Annuì e abbassò le sue labbra verso le mie per un bacio delicato, fermandosi prima che l’energia diventasse qualcosa di più di un semplice formicolio sulle nostre labbra.