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Laura Serra

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“Conoscere per Crescere” è un

periodico distribuito gratuitamente

alle famiglie italiane.

Autorizzazione Tribunale Bologna

n° 7835 del 10.03.08.

Finito di stampare nel mese di

Marzo 2012.

Tiratura di questo numero 300.000 copie.

Sommario

Alcol e gravidanza: l’ideale è scegliere di non bere!Luigi Memo

Latte di mamma alimento prezioso per il tuo bambinoDeborah Silvestrini

La vaccinazione anti-Papilloma: singolare femminile?Nicola Surico

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Le pagine rosaGrand’angolo sulla salute della mamma e del bambino

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La Salute delle Donne“Cartina tornasole di una società civile”Marcello Lanari

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Editoriale

I gemelliGiovanni Corsello

Occhio alle proteine del latte vaccinoLatte vaccino o latte formulato dopo l’anno?Il latte di crescitaClaudio Maffeis

Investire in saluteSpazio dedicato allo stile di vita

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Connecting generations!Febbraio 2012 - Safer Internet Day

Una corretta igiene intima inizia da bambiniPaola Sogno Valin

Acne & Adolescenza - mito o realtà?Mauro Paradisi

Piercing e tatuaggi: quando preoccuparsi?Giovanni Migliarese, Claudio Mencacci

La tosse: sostanze naturali e piante medicinaliVitalia Murgia

Il sorriso dei nostri bambiniCarlo Ghirlanda, Mauro Rocchetti

Il Bambino & l’ambienteSiamo ciò che respiriamoStefania La Grutta, Graziella Sapia

Conoscere per prevenireSpunti di educazione e innovazione sanitaria

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La celiachiaSergio Amarri

Il dolore lieve-moderato nel bambino10 domande e 10 risposteLaura Serra

La bussolaSupporto per interpretare sintomi e disagi

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Adolescenti oggi fra tradizione e trasgressioneTeresa de Toni

Un killer silenzioso: il fumoAlessandro Zanasi, Stefano Nava

Cosa ne pensa Beppe SevergniniTwitterintervista sul fumo

Codice rossoRiflessioni e suggerimenti sui comportamenti a rischio

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Editoriale2

Riuniti presso la sede dell’ONU nel settem- bre del 2000, 191 Capi di Stato e di Go- verno hanno sottoscritto un patto globa-

le tra Paesi ricchi e Paesi poveri, fondato sul re-ciproco impegno a fare ciò che è necessario percostruire un mondo più sicuro, più prospero epiù equo per tutti. La “Dichiarazione del Mil-lennio”, unanimemente approvata, si basa suotto obiettivi cruciali per l’umanità, da raggiun-gere entro il 2015.Il quarto (ridurre la mortalità infantile) ed ilquinto (migliorare la salute materna e ridurnela mortalità attraverso l’accesso universale ai si-stemi di salute riproduttiva) sono fortementeconnessi tra loro ed inscindibili. I fatti lo dico-no. Ogni anno muoiono, per la maggior partenei Paesi in via di sviluppo, quasi 10 milioni dibambini sotto i cinque anni, 30.000 ogni gior-no. Di questi, svariati milioni muoiono in epocaneonatale per cause fortemente connesse allasalute (o meglio all’assenza di questa) della ma-dre o alla mancata assistenza in gravidanza edurante il parto. Anche le donne, 1.000 al gior-no, muoiono in questi Paesi durante la gravi-danza ed il parto, perchè sono insufficienti leattrezzature sanitarie, i medici e gli operatori ingrado di assisterle.

Il terzo obiettivo del Millennio (promuoverel’uguaglianza di genere e l’empowerment, cioèla crescita culturale delle donne attraversol’educazione scolastica), si aggancia fortementeai precedenti, perché senza informazione e cre-scita culturale e sociale delle donne, non siavranno mai le condizioni per garantire salutealle nuove generazioni. La salute delle donne

da bambine, da adolescenti, da gravide ed inogni altro momento della loro vita deve esseretenuta in massima considerazione e nei nostriPaesi nei quali cibo, servizi igienici, programmied operatori sanitari, mezzi diagnostici, farmacie conoscenze non mancano, non vi sono giusti-ficazioni per non perseguirla con ogni mezzo.Specie se gli strumenti, talvolta strategici per lasalute riproduttiva quali alcune vaccinazioni(per prevenire rosolia, tetano, epatite, HPV), in-tegrazioni alimentari (con acido folico, ferro, vi-tamina D), stili di vita sani (attività fisica, aboli-zione del fumo, dell’alcol in gravidanza, pre-venzione dell’obesità, delle malattie a trasmis-sione sessuale), l’allattamento materno sonosemplici e, fortunati noi, facilmente disponibili.

Se solo all’inizio degli anni ‘90 nelle nostre real-tà la mortalità neonatale era più che doppia ri-spetto ad oggi, molto lo si deve allo sviluppodella medicina pre e perinatale, che sempre dipiù consegna a noi Neonatologi e Pediatri, neo-nati meno frequentemente malati o, se tali, in-seriti in un percorso assistenziale che inizia dal-le prime fasi della vita prenatale e si protraecon coerenza ed efficacia durante e dopo la na-scita, grazie ai progressi della neonatologia edella pediatria. Molto della salute dei nostribambini si realizza, dunque, attraverso il profi-cuo dialogo tra Ostetrici e Pediatri.

Non è per caso pertanto, che “Conoscere perCrescere”, la rivista per le Famiglie della So-cietà Italiana di Pediatria da questo nume-ro riservi, in collaborazione con la SocietàItaliana di Ginecologia e Ostetricia, un am-pio spazio sulle sue pagine, per trattaretemi che riguardano la salute della donna,con l’intenzione di perseguire quell’empower-ment dei nostri lettori ed ancor più delle nostrelettrici, strategico per il benessere delle donne eper quello delle popolazioni future.

LA SALUTE DELLE DONNE“cartina tornasole

di una società civile”

A cura di Marcello Lanari

Pediatria e Neonatologia, Imola (Bo)

Società Italiana di Pediatria

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Conoscere per prevenire 3

Febbraio 2012 - Safer Internet Day

Connecting generations!”

è il tema scelto quest’anno per il Safer Internet

Day (SID), la giornata europeadella sicurezza in rete istituitadalla Commissione Europea,nell’ambito del Programma SaferInternet, per la promozione di unutilizzo sicuro e responsabile deinuovi media tra i più giovani.L’obiettivo è quello di incoraggiarela comunicazione tra adulti e bam-bini/adolescenti e di promuovere ildialogo familiare sui temi dei nuo-vi media. Ogni generazione è invi-tata a “scoprire” il mondo online,a farlo insieme e a farlo in manierasicura, mettendo in campo, cia-scuno, le proprie esperienze e ri-sorse, per costruire una culturadella cittadinanza digitale.In Italia, il Programma Safer Internetche ha come referente il Centro Gio-vani Online, coordinato da Save theChildren e Adiconsum, il quale sup-porta i lavori del Comitato Consul-tivo, di cui la Società Italiana diPediatria è membro attivo, è unarealtà nazionale costituita da circa50 organizzazioni, tra istituzioni,società scientifiche, media, indu-strie ICT (Information and Commu-nication Technologies) e di telefo-nia mobile, associazioni e universi-tà, attive nella tutela di bambini eadolescenti online.Il Comitato Consultivo nasce gui-dato dalla convinzione che è im-portante aiutare bambini e adole-scenti a diventare cittadini digitaliresponsabili, considerandoli utiliz-zatori attivi della rete e non soltan-

to vittime potenziali, dando lorol’opportunità di utilizzare glistrumenti messi a disposizionedalle nuove tecnologie per poteresercitare - e quando necessario -reclamare i propri diritti.

Allo stesso tempo, è importantesensibilizzare e coinvolgere il conte-sto adulto di riferimento del feno-meno: gli organi istituzionali, lascuola, le organizzazioni del terzosettore, le forze dell’ordine e di po-lizia, l’industria ICT (Information andCommunication Technology), ecc.Ciascuno di tali attori può svolgereun ruolo utile e importante.In occasione della giornata, chequest’anno ricorre il 7 febbraio, intutto il mondo si sono alternatieventi e iniziative. E a tale fine, il Co-mitato Consultivo promuove una

Campagna di sensibilizzazione in-titolata “Insieme. Più connessi,più sicuri!”, in linea con le indica-zioni della Commissione Europeaper promuovere il dialogo interge-narazionale su tali temi.La Campagna intende veicolare unmessaggio positivo: i nuovi mediasono strumenti che permettonoalle persone di sfruttare le loro po-tenzialità ma il loro utilizzo richie-de attenzione. I bambini e gli ado-lescenti sono utilizzatori attivi,questo è il loro mondo ed il loromodo di comunicare, partecipare,sperimentare, vivere relazioni e af-fettività, tuttavia non sempre pos-seggono le competenze necessa-rie per cogliere le implicazionidella loro vita online. Gli adulti de-vono essere presenti e offrire illoro supporto (affettivo, empaticoe basato sulla fiducia e l’autono-mia) di cui i bambini e gli adole-scenti hanno bisogno. E per farlonon è necessario che diventino de-gli esperti in informatica, ma quan-to basta per capire le implicazioni diquello che i loro figli fanno online,con il cellulare o con un videogioco.Così come i bambini e gli adolescen-ti a loro volta devono sapere che gliadulti sono un punto di riferimentoper loro, anche su questi temi.Per ulteriori informazioni sul Comi-tato Consultivo e la Campagna disensibilizzazione è possibile con-sultare il sito di riferimento:

www.sicurinrete.it.

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Codice rosso 5Codice rosso4

Pochissime volte nella storiasono cambiati simultaneamente:lavoro, ricchezza, potere e sa-

pere. Quando ciò avviene siamo inpresenza di discontinuità epocali,pietre miliari nel cammino dell’uo-mo. Dal sorpasso dell’industria sul-l’agricoltura a fine ‘800, in meno diun secolo assistiamo a un nuovo sal-to epocale che ci ha gettato, presialla sprovvista, nella confusione. Sia-mo entrati da una società post in-dustriale centrata sulla produzionein grande serie di beni materiali, auna società centrata sulla produzio-ne di beni immateriali: conoscenza,informazione, simboli. Il gusto subi-sce oscillazioni così rapide che nonci siamo ancora abituati ad unamoda che già un’altra incalza.L’allungamento della scolarizzazio-ne e la difficoltà di accesso alla vitaattiva producono una dilatazionedella adolescenza che si è trasfor-mata da processo a condizione.Da sempre l’adolescenza è ilperiodo della vita più difficile ei segni di questo disagio fisiologicosono evidenti nel cervello: la capa-cità di mentalizzazione deriva dacambiamenti evolutivi nella struttu-ra anatomica dell’encefalo. Proba-bilmente il comportamento cambiaperché il cervello cambia. L’imma-turità della fisiologia del cervellopotrebbe spiegare perché spessogli adolescenti interpretino inmodo errato i segnali emotivi, ve-dendo rabbia e ostilità dove non cisono. La maggior parte dei neuronidi cui dispongono è già presentealla nascita, la massima densità dicellule cerebrali è raggiunta tra il3° e il 6° mese di gravidanza, peri-odo nel quale si ha il culmine dellacrescita neuronale prenatale alla

quale fa seguito, negli ultimi mesiprenatali, una drastica “potatura”per eliminare i neuroni non necessari.Ora sappiamo che esiste una secon-da fase di proliferazione alla quale faseguito una nuova potatura di cellulecerebrali; la parte definitiva e criticadi questo secondo fenomeno avvienein età adolescenziale e ha conse-guenze su alcune delle principali fun-zioni mentali. Gli scienziati hannosempre attribuito le decisioniavventate degli adolescenti aicambiamenti ormonali, mentrecon la Risonanza Magnetica Nucleareè stato dimostrato che gli ormonisessuali sono molto attivi sul cervellospecie sul suo centro emotivo: il “si-stema limbico”. L’amigdala, parte diquest’ultimo, è particolarmente re-cettiva al testosterone, si sviluppapiù rapidamente nei maschi e ciòspiegherebbe la loro maggiore ag-gressività; per contro l’ippocampo,nel quale sono presenti recettori pergli estrogeni, si sviluppa più rapida-mente nelle femmine; quest’ultimaosservazione potrebbe spiegare per-ché le ragazze all’inizio della puber-tà sono più abili a memorizzarequanto devono apprendere.Fino a non molto tempo fa il disa-gio adolescenziale o la difficoltà dicrescere era spesso caratterizzatada conflitti con genitori e scuola,ovvero conflitti con le regole. Eranoo si sentivano da queste schiacciatio stavano ribellandosi alla loro se-verità con conseguente angosciaper la disubbidienza. Per emanci-parsi gli adolescenti attuali non de-vono contestare il padre e la ma-dre, ma devono vedersela con unaragnatela invischiante di relazioniaffettive blandamente etiche.L’adolescente guarda al futuroe mai al passato, teme la noiae la vergogna, fa della creativi-tà uno strumento di crescita.Il nuovo adolescente è diverso dairagazzi degli scorsi anni. Non è

stato allevato in un modello edu-cativo rigido e autoritario, non lot-ta con il senso di colpa verso istintiche possono allontanarlo dalla fa-miglia. Viene generalmente daun’infanzia privilegiata e fatica a la-sciarla. Il cambiamento del model-lo educativo familiare gioca unruolo di primo piano. “Il cucciolod’oro” nasce e prende corpo in fa-miglia, cresce e si convince del suovalore attraverso la relazioni con igenitori e con i membri della fami-glia allargata. Molti genitori ogginon ritengono che i figli abbianobisogno di molte regole. Non pen-sano di avere il compito di civiliz-zarlo e non vogliono ricorrere allaminaccia di castighi che non sa-prebbero né inventare né applica-re. I figli capiscono che le regoleproposte sono state elaborate damamma e papà, ma sanno anchedi avere diritto ad interloquire sul-la loro correttezza ed adeguatez-za e che sono confrontabili conaltre regole in vigore. Per moltiadolescenti la complessità deicambiamenti anche traumatici èvissuta nella consapevolezza diessere compresi dalla famiglia, li-beri nelle loro scelte, certi di ave-re un supporto se in difficoltà. Ilprogetto educativo e relazionaledi queste famiglie è il risultato diun concordato equilibrio tra tradi-zione e trasgressione.L’adolescente lavora sul suocorpo in trasformazione: pier-cing, sport ossessivo, ricercamorbosa di magrezza. Lavoramolto nella propria mente, ma nellarealtà è incapace di identificarsicon il dolore che provoca, perchénessuno gli ha insegnato cosa si-gnifica immedesimarsi nell’altro.Due sembrano essere le passionidel suo animo che governano le sueazioni, comprese quelle creative: lanoia e la vergogna, ispiratrici di in-sicurezza e di trasgressione.

A cura di Teresa de Toni

Pediatra adolescentologa

Coordinatore della Commissione della SIP

“Bambini Adolescenti e Media”

Codice rosso 54

Alla scuola hanno sottratto il po-tere simbolico del passato, nonne hanno paura, non si sentono incolpa se non sono preparati, nonsono trasgressivi, non la attacca-no, ma la scuola non deve esage-rare. Le aspettative ideali di rea-lizzazione costituiscono la strut-tura portante della sua filosofia divita, cerca dagli altri la valorizza-zione a cui si è abituato fin dabambino. Cerca il successo e lavisibilità sociale, ma cerca ancheuna realizzazione interiore che, seavvertita come sincera, è preziosa,creativa e bella da difendere.Gli obiettivi ideali possono esserecrudeli e la mortificazione che nederiva e le umiliazioni rendono lasua vita un calvario. La colpa sicancella, basta ripararla, chiederescusa ed accettare il castigo, la ver-gogna invece è pervasiva, penetrain tutti gli interstizi della mente,non la si dimentica mai. La vergo-gna produce una ferita che conti-nua a bruciare, costringendo chi laprova a compiere imprese esagera-te per riscattare il proprio onore ericomporre la bellezza della propriaimmagine, da qui possono nascerecomportamenti trasgressivi. Gliadolescenti non ritengono che siaun peccato coltivare i propri inte-ressi e il successo è il loro obiettivoa breve termine. Hanno bisogno divedere riflessa la propria immaginenello specchio sociale, nel consen-so del gruppo, nella valutazionedei discenti, nell’affetto dei geni-tori. La televisione è al loro servi-zio: si incarica di rispecchiarlo, in-tervistarlo, farlo danzare, cantare,gareggiare in bellezza ed esibire lasua moda. La pubblicità lo corteg-gia, ne fa il suo modello, il cinemacanta i suoi amori. Il mercato deiconsumi si rivolge a lui sapendoche muove molto denaro e orientagli acquisti di tutta la famiglia inabbigliamento, bevande, ecc.

Se la coppia genitoriale, oun adulto competente, saràdisponibile a colloquiare conl’adolescente, a mantenerealcuni punti fermi nei valoricondivisi, l’adolescente usciràpiù forte dopo questo perio-do di metamorfosi che,come hanno dimostrato ineuroscienzati, accende espegne senza preavviso gliinterruttori che agiscononei cambiamenti mentali.

Codice rosso4

Adolescenti oggi fra tradizione e trasgressioneAdolescenti oggi fra tradizione e trasgressione

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Conoscere per crescere 7Conoscere per crescere6

Raccomandazioni utiliper l’igiene intima dei bambini

E’ molto importante curare l’igiene intima dei nostri bambini per evitare l’insorgenza di irritazioni ed infe-

zioni. Normalmente il bambino è dota-to di anticorpi e di un efficace sistemaimmunitario in grado di difenderlo daimicroorganismi dell’ambiente esterno.Il continuo contatto però con sostanzeche possono creare irritazione a caricodella pelle e delle mucose, come le uri-ne e le feci, lo rendono particolarmen-te esposto a rischi di fenomeni infiam-matori ed infettivi da parte dei germi.La pulizia della zona genitale deve es-sere costante ed accurata specialmen-te durante l’estate, stagione in cui lapresenza di una elevata temperaturaambientale favorisce la proliferazionedi molti microrganismi patogeni.

Nelle bambine Nell’infanzia e nell’adolescenza il

problema ginecologico femminile piùfrequente è rappresentato dall’irritazio-ne vulvovaginale che viene denominatavulvovaginite. Il sintomo principale ècostituito dalla presenza di secrezionevaginale ed è generalmente accompa-gnata da prurito, arrossamento locale,esigenza di urinare spesso e da unasensazione di dolore ad urinare.I fattori predisponenti cambiano a se-conda dell’età. Nell’infanzia vista la vici-nanza anatomica della vulva all’ano nelle

bambine vi può essere inquinamento difeci, inoltre fattori predisponenti sonoscarse norme igeniche o errate manovredi pulizia. Nell’adolescenza fattori di ri-schio sono i rapporti sessuali non protet-ti, partners multipli, l’utilizzo di droghee gli stati di immunodepressione o di-smetabolismo.La vulvovaginite definita aspecifica, è ilpiù delle volte provocata dalla scarsa igie-ne della zona perineale che comporta untrasferimento di batteri presenti nell’inte-stino all’area vulvo-vaginale; la vulvovagi-nite definita invece specifica è associataalla presenza di agenti infettanti specifici.

Vaginiti specifiche in età pediatrica

• Cause infettive NON sessualmente tra-smesse: Streptococcus pyogenes eStreptococcus agalactiae (cause piùcomuni di vulvovaginite nell’infanzia),Hemophilus influentiae, Candida albi-cans, Staphilococcus aureus e Gardnerel-la vaginalis.

• Cause infettive sessualmente trasmes-se: Nisseria gonorrhoeae, Chlamydiatrachomatis, Trichomonas vaginalis,Gardnerella vaginalis, Herpes simplexvirus e Human papilloma virus.

Vi sono inoltre forme di origine non in-fettiva, dovute a cause irritative o aller-giche. Queste possono essere dovute adetergenti non idonei, a coloranti, a fi-bre sintetiche od a corpi estranei. Nel-l’ultimo caso, alle secrezioni vaginali edai disturbi sopra descritti si associanoperdite ematiche vaginali. Anche gli os-siuri spesso possono portare ad una irri-tazione vulvare nelle bambine.

A cura di Paola Sogno Valin

Pediatra, Milano

Una corretta igiene intima inizia da bambini

Conoscere per prevenire 7Conoscere per prevenire6

Nel bambino La fisiologica adesione del pre-

puzio sul glande, che normalmen-te serve a proteggerlo dall’inqui-namento irritativo da parte delleurine e delle feci, può costituireun facile punto di raccolta dismegma e quindi essere anche unpunto di facile aggressione daparte dei germi. Una scarsa igie-ne può provocare nel maschiettola balanopostite, infiammazionedel glande e del prepuzio provo-cata dall’azione di agenti patoge-ni quali Stafilococchi, Streptococ-chi, Candida ecc. In presenza dibalanopostite il glande ed il pre-puzio appaiono gonfi ed arrossa-

ti, possono esserci secrezioni e ilbambino può avvertire dolore obruciore ad urinare.

Per trattare opportunamente que-ste affezioni ai genitali è opportu-no consultare il pediatra che pre-scriverà la terapia più idonea a ri-solvere il problema: l’uso di disin-fettanti locali o, se necessario, lasomministrazione di antibiotici oantimicotici specifici. In caso diinfezioni ricorrenti per ricorrere auna terapia più mirata, può esse-re necessario effettuare un tam-pone vaginale o uretrale, così dapoter identificare il germe re-sponsabile dell’infezione.

� E’ consigliabile lavare la zona genitale sotto l’acqua corren-te e con una piccola quantità di sapone neutro;

� detergere prima i genitali e passare poi al lavaggio dellaregione anale;

� fare indossare ai bambini comode mutandine di cotone edevitare gli indumenti stretti e di materiale sintetico;

� al mare evitare che i bambini tengano a lungo il costumebagnato ma provvedere a sostituirlo con uno asciutto; fareattenzione che le parti intime dei bambini non entrino in con-tatto diretto con la sabbia perché potrebbero facilmentecontrarre qualche infezione. E’ buona norma che il bambinodopo il bagno al mare o in piscina si lavi con acqua dolceper eliminare il sale, la sabbia o il cloro;

� nei primi giorni di vita sarà necessario effettuare un’ accura-ta igiene in relazione alla frequenza delle evacuazioni;

� far urinare le bambine a gambe allargate, per evitare i ri-stagni di urine in vagina;

� nei maschietti si raccomanda sempre di non retrarre il pre-puzio, almeno nei primi anni di vita, in quanto tale manovraoltre a risultare particolarmente dolorosa potrebbe crearepiccole e fastidiose lesioni spesso causa di aderenze cicatri-ziali e parafimosi (strozzamento del glande). Sarà pertantosufficiente il semplice lavaggio con detergente adeguato,limitandosi soltanto alla rimozione di quella parte di smeg-ma che sarà possibile rimuovere facilmente;

� nella bambina è sufficiente divaricare delicatamente i mar-gini della vagina e rimuovere con il lavaggio le eventuali se-crezioni; non è opportuno tentare di rimuoverle dall’interno.

Un buon detergente deve rispettare il ph fisiologico e la flora batterica naturalmentepresente in vagina. Il ph cambia al variare dell’età: ha valori compresi tra 3,5-4,5durante la pubertà e l’età fertile, mentre è più elevato in menopausa e nell’infanzia.E’ bene quindi usare un detergente con ph simile a quello vaginale: acido duran-te la pubertà, neutro durante la prima infanzia e il periodo pre-puberale.Il detergente, inoltre, non deve contenere né tensioattivi aggressivi, che nonrispettano la flora vaginale e assottigliano la mucosa vulvare, né profumi chesono responsabili di frequenti reazioni allergiche.

Come scegliere il detergente per le bambine?Come scegliere il detergente per le bambine?

Raccomandazioni utiliper l’igiene intima dei bambini

Raccomandazioni utiliper l’igiene intima dei bambini

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La bussola 9La bussola8

Cos’è la celiachia La celiachia è un’intolleranza

permanente al glutine (una pro-teina contenuta in alcuni cerea-li: grano, orzo e segale) che, insoggetti geneticamente predi-sposti, causa lesioni intestinali,con atrofia delle cellule che rive-stono la parete intestinale econseguente diminuzione dellacapacità di assorbimento. Que-sto spiega la presentazione tipi-ca della malattia, contraddistin-ta da sintomi gastro-intestinali,ma la celiachia esiste anche informe atipiche o prive di sinto-mi. Appartiene alla famiglia del-le malattie autoimmuni. Il gluti-ne provoca una reazione dell’or-ganismo, in parte rivolta controse stesso, che si può estenderea vari organi ed apparati e nonstrettamente all’intestino. La ce-liachia è una malattia multifatto-riale che insorge in soggetti chepresentano i geni HLA di tipoDQ2 e/o DQ8 che governano lereazioni immunitarie, con unfattore scatenante ambientaleancora non noto. La celiachia è

ning iniziale), anti-gliadina deami-data e anti-endomisio: qualoraquesti anticorpi siano positivi siprocede all’esecuzione di una eso-fagogastroduodenoscopia conbiopsia intestinale, prelevando pic-coli frammenti di mucosa intesti-nale per documentare il dannoprovocato dal glutine, cioè l’atro-fia della parete intestinale. Poichéesistono forme silenti (presenza dianticorpi nel sangue e lesioni nel-l’intestino, senza sintomi), è consi-gliabile eseguire questi esami an-che quando i sintomi sono lievi esfumati, o in presenza di una dellepatologie che spesso si associanoalla celiachia, o nei famigliari diprimo grado, che ne sono affettinel 5-15% dei casi.

La gastroscopia, necessaria per labiopsia intestinale, va eseguitapresso Centri di provata esperienzaendoscopica, che garantiscanol’esecuzione dell’esame in sedazio-ne e la corretta lettura del prelievointestinale, adottando le note clas-sificazioni internazionali per la ri-sposta dell’esame istologico. Ladiagnosi troverà conferma nellascomparsa dei sintomi e nella nor-malizzazione dei marker anticorpa-li. Salvo casi particolari o dubbi dia-gnostici, non si ricorre a successivebiopsie intestinali.

Sintomi tipici• Diarrea cronica o ricorrente

• Distensione addominale

• Mancata crescita o perdi-

ta di peso

• Ipotrofia/ipotonia muscolare

• Pallore

• Anoressia

• Irritabilità

Sintomi atipici• Stitichezza

• Dolore addominale ricorrente

• Vomito

• Epatite

• Anemia

• Artrite

• Bassa statura

• Pubertà ritardata

• Stomatite aftosa

• Difetti dello smalto dentario

• Osteopenia/osteoporosi

• Rachitismo

• Perdita dei capelli (alopecia)

• Alterazioni neurologiche

• Dermatite erpetiforme

Paese il sistema sanitario nazionalefornisce un supporto economico aisoggetti con patologia certificataper l’acquisto dei prodotti senzaglutine. Particolare attenzione vaposta nell’evitare il glutine “nasco-sto”, cioè quel glutine utilizzatocome addensante nella prepara-zione di cibi confezionati e nellaristorazione fuori casa. Un impor-tante aiuto viene dalle associazionidi pazienti: la più rappresentativaè l’Associazione Italiana Celiachia(AIC: www.celiachia.it), che ha piùdi 60.000 iscritti e produce unProntuario degli alimenti aggior-nato (la versione del 2011 contie-ne quasi 14.000 alimenti idoneiai celiaci, certificati da circa 500aziende). Nel prontuario sono in-seriti prodotti del libero commer-cio autorizzati all’uso della spigabarrata e alimenti garantiti a mi-nor rischio di contaminazione daglutine, e quindi idonei ai celiaci.

In futuro è possibile che la dietanon rappresenti l’unica forma diterapia. Sono in corso ricercheper utilizzare farmaci che digeri-scono il glutine eliminando laparte tossica, o che prevengonol’arrivo del glutine alla mucosaintestinale e la sua infiammazio-ne. Inoltre si sta studiando unapossibile prevenzione primaria,attraverso un “vaccino” che mo-duli la risposta immune.

www.celiachia.it

PATOLOGIE ASSOCIATE

• Diabete insulino-dipen-

dente (tipo I)

• Tiroidite auto-immune

• Deficit di Immunoglobuline A

• Patologie cromosomiche

(Sindromi di Down, Wil-

liams e Turner LA CELIACHIA IN BREVE

• E’ una malattia autoimmu-

ne ed è molto frequente

• Si può presentare in for-

ma tipica (con sintomi in-

testinali), atipica e anche

senza sintomi

• La diagnosi è basata su test

ematici molto affidabili e

sulla biopsia intestinale

• La terapia è sicura e si

basa sull’impiego di una

dieta senza glutine per

tutta la vita

Come si cura La terapia si basa sulla rigida eli-

minazione del glutine dalla dietaper tutta la vita. I cereali utilizzatisono ovviamente senza glutine,principalmente riso e mais, ma an-che cereali meno conosciuti: ama-ranto, manioca, miglio, quinoa,sorgo e teff.Gli alimenti senza glutine sostituti-vi (pane, pasta, biscotti…) sonofacilmente reperibili e nel nostro

La bussola

A cura di Sergio Amarri

U.O. di Pediatria, Reggio Emilia

molto frequente: si stima chel’1% della popolazione ne sia af-fetta. Nel 2010 le diagnosi certifi-cate di celiachia in Italia hanno su-perato i 100.000 casi, ed è una ma-lattia presente ovunque nel mondo.

Come e quando si manifesta La celiachia si può presentare a

qualunque età della vita, ma sem-pre dopo l’introduzione nell’ali-mentazione del bambino di pap-pe con cereali contenenti glutine.Lo spettro di sintomi con cui sipuò presentare è molto vario,il box ne elenca la presentazionetipica e atipica.

Come si fa diagnosi La diagnosi viene sospettata

sulla base dei sintomi presentatidal bambino e per confermarla sieseguono esami per ricercare lapresenza di anticorpi contro il glu-tine. La ricerca ha reso disponibilitests su sangue molto sensibili especifici: anticorpi anti-transgluta-minasi (il più utilizzato per lo scree-

7 alimenti per 6 colori perchè

i piccoli sono più attratti da for-

me e colori piuttosto che dai sa-

pori. Questo è emerso da un re-

cente studio condotto da quat-

tro ricercatori della Cornell Uni-

versity appena pubblicato da

Acta Paediatrica.

Pare infatti che per stimolare

l’appetito dei bambini e il desi-

derio di variare l’alimentazione

quotidiana, sia strategico com-

porre un piatto in cui 7 alimenti

si combinano a 6 colori. Una

scoperta a cui sono giunti dopo

aver sottoposto ad un campione

di 23 preadolescenti e 46 adulti

le foto di 48 diverse combina-

zioni di cibo, diverse per nume-

ro di alimenti, disposizione e

combinazione. La conclusione è

stata che i bambini, a differenza

degli adulti, sono maggiormente

attratti da forme, dimensioni e

impatto visivo degli alimenti.

Pertanto sono poco attrattivi un

piatto abbondante di spaghetti

al pomodoro o una montagna di

polpette, mentre riscuote grande

successo una composizione di

sette alimenti diversi, tutti pre-

senti in piccole porzioni combi-

nati con gusto e fantasia

News

9

La formulamagica6X7

del mangiar sanoe variato

La celiachiaLa celiachia

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Conoscere per crescere 13Conoscere per crescere12

Nei Paesi occidentali ilconsumo di bevande al-coliche è una tradizione

molto antica che fa parte inte-grante dell’alimentazione ed

è legalmente, cultural-mente e socialmente

accettato.Per questo e peruna sorta di tolle-ranza, quasi dibenevolenza, daparte deglioperatori sani-tari, i rischi cheil bere eccessi-vo comportaper la salute

sono rimasti alungo poco consi-

derati.Negli ultimi due de-

cenni sono radical-mente mutati sia le

tradizioni culturali chei modelli di assunzione

delle bevande alcoliche(consumo di birra e supe-

ralcolici, in gruppo, preva-lentemente fuori pasto e con-

centrato nel fine settimana,spesso al preciso scopo di ubria-

carsi), con un conseguente incre-mento notevole della diffusionedei danni da alcol in ambito per-sonale e sociale.Le donne hanno aderito a modellicomportamentali considerati,

sino al recente passato, preroga-tiva esclusiva del sesso maschile:le modalità del bere delle adole-scenti sono ormai assimilabili aquelle dei coetanei.I dati epidemiologici relativi al2008 del Ministero della Saluteci dicono che in Italia l’età dellaprima assunzione di alcol è la piùbassa in Europa (in media attor-no ai 12 anni) e che è significati-vamente aumentato il consumodi alcol nei soggetti di sessofemminile.Le donne hanno peraltro unamaggiore vulnerabilità fisiologicaagli effetti tossici dell’alcol, lega-ta ad una minor massa corporeaed ad una minor capacità di me-tabolizzare le bevande alcoliche:la dotazione enzimatica dell’al-coldeidrogenasi (enzima deputa-to all’eliminazione di questa so-stanza tossica dall’organismo), ènettamente inferiore rispetto al-l’uomo, specie nelle adolescenti.La maggior parte delle donneche assume alcol è erroneamenteconvinta di consumarlo “modera-tamente” senza sapere cosa si in-tende effettivamente per mode-razione, ma soprattutto ignorache in gravidanza, anche un con-sumo minimo di alcol può pre-giudicare la salute e lo sviluppodel feto.

La sindrome feto-alcolica

Sappiamo ormai dall’iniziodegli anni ’70 che l’esposizioneprenatale all’alcol può causarenel feto e nel bambino dannimolteplici e irreversibili global-

A cura di Luigi Memo

Direttore U.O.C. di Pediatria e

Neonatologia, Ospedale San Martino,

Azienda ULSS n° 1 Belluno

mente definiti come FASD, dal-l’inglese Fetal Alcohol SpectrumDisorders.L’alcol attraversa la placenta earriva direttamente al feto chenon è in grado di metabolizzar-lo, alterando lo sviluppo degliorgani in via di formazione e inparticolare interferendo con losviluppo del sistema nervosocentrale.L’assunzione di alcol in gravi-danza aumenta il rischio diaborto spontaneo e parto pre-termine. Alla nascita i neonatiesposti all’alcol sono usualmen-te di peso più basso per l’etàgestazionale, presentano unacirconferenza cranica più picco-la che di norma, hanno dei trat-ti del volto particolari e spessodelle malformazioni congenitee, negli anni successivi, manife-steranno un ritardo dello svilup-po staturoponderale e cognitivo(è questo il quadro della sin-drome feto-alcolica tipica -FAS o Fetal Alcohol Syndrome).Molto più frequentemente ibambini che sono stati espostial consumo materno di alcoldurante la gravidanza alla na-scita non mostrano sintomiparticolari, ma, all’inizio del-l’età scolare, manifestano graviproblemi di attenzione e ipe-rattività.Mancano studi epidemiologicisulla FAS e sulla FASD in Euro-pa: da uno studio effettuatoqualche anno fa su 543 bambinidi prima di scuole elementaridel Lazio risulta che lo 0,4%della popolazione studiata è af-fetto dalla forma più conclama-ta di sindrome feto-alcolica(FAS) e che ben il 2-4% deibambini esaminati presenta del-le anomalie fisiche e comporta-mentali ascrivibili alla FASD.Sono in corso numerosi studiper ricercare dei bioindicatoridi esposizione all’alcol in gravi-danza, in particolare si sta stu-diando l’opportunità di sfrutta-re la possibilità di evidenziare imetaboliti dell’etanolo (etil-esteri degli acidi grassi ed etil-glucuronide) nel meconio delneonato, allo scopo di diagno-sticare il più precocemente pos-sibile i bambini affetti.

Le pagine rosa 13Le pagine rosa12

ALCOL E GRAVIDANZA:Conclusioni

L’alcol assunto da unadonna in gravidanza può in-fluenzare negativamente ilfuturo del nascituro, inquanto l’esposizione prena-tale all’alcol etilico può cau-sare una serie di anomalie edisabilità che hanno conse-guenze fisiche, mentali,comportamentali e socialiper tutta la durata della vita.Non essendo stato fissato atutt’oggi un limite di assun-zione di alcol “sicuro” rac-comandabile, ne deriva chela scelta migliore è smetteredi bere in gravidanza o, me-glio, appena si programmala gravidanza, dal momentoche gli organi vitali (cervello,cuore, scheletro), si formanodurante i primi 10-15 giornidopo il concepimento, epocain cui usualmente la donnaignora di essere incinta.

Gli effetti negativi dell’assunzione di al-

col in gravidanza sono ormai ben noti e documentati. Non

si conosce attualmente se esista o meno una dose “sicu-

ra” che possa essere assunta senza rischi per il nascituro,

in quanto anche piccole quantità di alcol ingerite occa-

sionalmente possono causare anomalie compor tamentali

e delle capacità di apprendimento. Sulle etichette di qual-

s iasi bevanda alcol ica è r ipor tato i l contenuto di alcol

espresso in gradi; per ottenere i grammi di alcol in 100 ml

bisogna moltiplicare tale valore per 0,8.

Altre volte ci si esprime con il termine di “unità

alcolica”: una unità

alcolica (12

gr di etanolo)

corrisponde

ad una lattina

di birra (330

ml), ad un bic-

chiere di vino

(125 ml) o ad

un bicchier ino

di superalcoli-

co (40 ml).

(A cura di L. Serra)

di non bere!

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� Ritardo accrescimento in

utero e dopo la nascita

� ridotta circonferenza cranica

� rima palpebrale corta

� solco naso-labiale allunga-

to e piatto

� labbro superiore sottile

� radice nasale piatta

� mento “sfuggente”

� anomalie padiglioni auri-

colari

� ritardo sviluppo cognitivo

� anomalie del comportamento

Anomalie

connesse alla

sindrome

feto-alcolica

l’ideale è scegliere

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Le pagine rosa 15Le pagine rosa14

Nonostante negli ultimi annisi sia assistito ad un costanteaumento dei tassi di allatta-

mento materno in Italia, ci trovia-mo ancora sotto le percentuali eu-ropee nelle varie età, con un’ampiavariabilità regionale e locale.Secondo le raccomandazioni del-l’OMS, della Società Italiana di Pe-diatria e dall’Accademia America-na di Pediatria il latte maternoesclusivo rappresenta l’alimentoideale per il neonato ed il lattantesano fino al 6° mese di vita e suc-cessivamente, con le opportuneintegrazioni di cibi solidi fino adoltre l’anno di vita; il latte vaccinoandrebbe introdotto nell’alimenta-zione del bambino sempre su indi-cazione del proprio pediatra.In Italia le regioni e le aziendeospedaliere si sono attivate perchéin ogni punto nascita venganomessi in atto interventi di supportoalla relazione madre-bambino e disostegno all’allattamento al seno,allo scopo di incrementare i tassi diallattamento materno.Il principale documento di riferi-mento per la promozione dell’al-lattamento al seno è la dichiara-zione congiunta dell’OMS-UNICEFdel 1989, “Allattamento al seno:protezione, incoraggiamento e so-stegno, l’importanza del ruolo deiservizi per la maternità” i cui 10passi hanno individuato gli inter-venti fondamentali che devono es-

sere realizzati nell’ambito dell’as-sistenza sanitaria alla gravida ed alneonato.

Effetti benefici dell’allattamentoal seno

Nel bambino l’allattamento alseno riduce l’incidenza di numerositipi di infezione, dalla diarrea a for-me gravi di infezione generalizzata;è correlato a punteggi più elevatidi quoziente intellettivo in età sco-lare e ad una maggiore acuità visi-va. Molti altri effetti protettivi sonoipotizzati, seppur non completa-mente dimostrati: riduzione del ri-

A cura di Deborah Silvestrini

U.O. di Pediatria, Imola

Latte di mamma

schio di obesità ed ipertensione inetà adulta, di allergie e di alcunemalattie autoimmuni, di alcuni tipidi leucemia e della mortalità suc-cessiva al periodo neonatale.Nella mamma l’allattamento alseno riduce il rischio di tumoreal seno e determina amenorreacon i conseguenti benefici: piùrapido recupero delle riserve diferro ed effetto contraccettivo(solo nei primi 6 mesi ed in casodi allattamento esclusivo notturnoe diurno).Altri effetti ipotizzati per la madresono la ridotta incidenza di emor-ragie postpartum, il miglior recu-

pero del peso forma, la riduzionedel rischio di tumori all’ovaio e diosteoporosi.Infine non c’è da dimenticarel’aspetto economico ed igienico dellatte materno: il latte materno ègratis, disponibile ovunque ed inqualunque momento, tiepido esenza bisogno di alcuna prepara-zione ed attrezzatura!

Qualche consiglio pratico

La mammella è una ghiandolache produce latte se correttamentestimolata. La stimolazione è datadalla suzione del bambino: piùspesso e precocemente il bambinosucchierà al seno nei primi giorni,prima arriverà la montata lattea.Per avere successo nell’allattamen-to occorre innanzi tutto un buonattaccamento del neonato al seno.

Queste 4 “regole” possonofavorirlo:

• pancia del bambino contropancia della mamma;

• testa del bambino in asse conil corpo;

• bocca del bambino ben apertacon labbra rivolte all’esterno;

• areola che quasi scomparenella bocca del bambino, so-prattutto nella parte inferiore.

La mamma deve essere tranquillae comoda, avere a disposizioneun ambiente intimo e raccolto,spegnere TV e cellulare e rivolge-re la sua attenzione al piccolo,ascoltare il ritmo di suzione e de-glutizione, stimolarlo delicata-mente se fa pause troppo lunghee attendere che si stacchi sponta-neamente dal seno.Al neonato, almeno nei primi giorni,il seno va offerto ogni volta chepiange o che cerca aprendo la boc-ca ed agitandosi; non vi è un limitemassimo di poppate, ma solo un li-mite minimo di 6-7 pasti al giorno.Nei primi 2-4 giorni di vita tutti ibambini calano di peso: il calo sidefinisce “fisiologico” se non superal’8-10% del peso iniziale. In segui-to, per sapere se il neonato stamangiando a sufficienza, oltre alcontrollo periodico del peso (cresci-ta media settimanale 150-200 g),occorre valutare se bagna almeno 6pannolini nelle 24 ore, se appare

soddisfatto dopo la poppata, se èroseo e tonico e se evacua almeno 1volta al giorno; non è invece consi-gliabile eseguire con regolarità, senon in casi particolari, doppie pesa-te (prima e dopo la poppata) checreano ansia alla madre.Infine ricordare che un’integrazio-ne o un allattamento con latte for-mulato per l’infanzia non rappre-sentano un fallimento o un insuc-cesso per la madre, e non devonosuscitare sentimenti di inadegua-tezza o colpa. L’alimentazionedeve restare un momento di inti-mità e di intensa relazione tra ma-dre e bambino e, ove manchi o siainsufficiente il latte materno, lostesso amore può essere trasmes-so nutrendo il bambino con unlatte formulato per l’infanzia.

Come prevenire le ragadi

Per prevenire ragadi ed ingorghiattaccare spesso il bambino al senoin maniera corretta, variandonespesso la posizione, spalmare e la-sciare asciugare sul seno qualchegoccia di colostro. Tenere il senoben asciutto; utili impacchi o doc-ce di acqua calda e massaggi pri-ma di attaccare il bambino se ilseno è molto teso e dolente.

“L’allattamento al seno costituisce l’alimentazione naturale ed ideale per il neonato ed ap-porta allo sviluppo del bambino basi biologiche ed affettive ineguagliabili: la società hadunque il dovere di promuovere l’allattamento al seno e di proteggere le donne gravide equelle che allattano contro ogni tipo di influenza esterna che potrebbe comprometterlo”.Dichiarazione congiunta dell’OMS-UNICEF ddi Ginevra, ottobre 1989, “Allattamento al seno: protezione,incoraggiamento e sostegno. L’importanza del ruolo dei servizi per la maternità”.

1. Protocollo scritto da far conoscere a tutto il personale

sanitario

2. Preparare tutto il personale sanitario all’attuazione del

protocollo

3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e

dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno

4. Aiutare le madri ad allattare al seno, già mezz’ora dopo

il parto (se la madre se la sente)

5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere

il latte anche in caso di separazione dal neonato

6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi

dal latte materno, tranne che su indicazione medica

7. Rooming-in (ovvero madre e neonato insieme) 24 ore su 24

8. Incoraggiare all’allattamento al seno

9. Non dare tettarelle o succhiotti ai neonati

10. Favorire la creazione di gruppi di sostegno all’allatta-

mento al seno

� il succhiotto nelle prime

settimane di vita,

� il latte artificiale con bi-

beron (eventualmente

utilizzare di vie di sommi-

nistrazione diverse: sirin-

ga, cucchiaino o specia-

li beccucci),

� reggiseno troppo stretto,

� coppette assorbi latte,

� stress e situazioni di disa-

gio o dolore;

� paracapezzoli e tiralatte

da usare solo in casi par-

ticolari.

Evitare fumo ed alcolici: dieta

equilibrata, varia e completa,

non esistono cibi proibiti.

“Nemici”

dell’allattamento

I 10 passi per favorire

l’allattamento al senoOMS

alimento prezioso per il tuo bambino

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Le pagine rosa16

� Il latte materno è l’alimento qualitativamente migliore per il neona-

to-lattante in quanto fornisce il corretto apporto energetico attraver-

so la composizione di nutrienti più appropriata per la specie umana

� fornisce aminoacidi ed acidi grassi essenziali, minerali nel giu-

sto rapporto, microelementi ad elevata biodisponibilità e vi-

tamine

� la composizione del latte materno si mantiene

relativamente costante indipendentemente

dalla dieta materna, ma si modifica a secon-

da dell’ora del giorno, della fase della pop-

pata e dell’età del bambino adattandosi

alle sue esigenze

� solitamente si crea una reciproca

regolazione tra le richieste del

bambino e la quantità di latte

prodotta dalla mamma, deter-

minando la soddisfazione del

piccolo ed una curva di cre-

scita fisiologica.

Latte di mamma, non solo alimentoLatte di mamma, non solo alimento

Una componen-

te altrettanto

i m p o r t a n t e

del latte di

donna è la

componente

non nutritiva,

costituita da

anticorpi, cel-

lule immunita-

rie, fattori anti-

batterici, ormoni e

fattori di crescita che:

� potenziano le difese immunitarie del

piccolo proteggendolo dalle infezioni

� favoriscono la maturazione del suo in-

testino e la creazione di una flora mi-

crobica benefica.

� L’allattamento mater-

no al seno facilita la

relazione di attac-

camento madre-

neonato, in conti-

nuità con il rap-

por to simbiotico

della gravidanza

� nella capacità della

madre di soddisfare le

esigenze del piccolo, si

creano le basi della modali-

tà di relazione con l’ambiente del

neonato e della sua fiducia verso il mondo

� il successo nell’avvio dell’allattamento è per la

madre fonte di soddisfazione e rinforzo dell’au-

tostima (sembra avere anche un ruolo protetti-

vo nei confronti della depressione puerperale).

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Investire in salute 17

La nascita di gemelli è rara,

inattesa e comunque “diversa” rispetto alla norma. Caratteri-stiche della madre e del feto ren-dono la gravidanza singola la piùsicura nell’uomo, sia per lo svilup-po intrauterino che per le modalitàdel parto.Gemelli sono circa il 3% dei nati.Esistono alcune etnie (nera) e alcunicontinenti (Africa) in cui questi va-lori possono essere superori, sino araddoppiare. Anche familiarità edetà materna avanzata possono au-mentare ulteriormente i valori di in-cidenza, sino a raggiungere proba-bilità ancora maggiori. Nel corsodell’ultima parte del XX secolo si èassistito ad un incremento del nu-mero di gravidanze gemellari emultiple (triple, quadruple e conordine ancora superiore), in rap-porto alla diffusione della Procrea-

zione Medicalmente Assistita

(PMA), di gravidanze frutto cioè ditecnologie artificiali applicate alconcepimento. Queste tecnichemesse in atto per trattare l’infertili-tà o la sterilità comportano unamanipolazione dei gameti o degliembrioni con un impianto multiplonell’utero.

I gemelli identici (monozigoti) con-dividono molto di più rispetto ai di-zigotici caratteri normali e patolo-gie, per l’identità del loro patrimo-nio genico. I gemelli monozigoticisono quelli più a rischio di malattiee di difetti. Anche i gemelli dizigoti-ci possono condividere alcune ma-lattie, dovute prevalentemente a fat-tori sfavorevoli intrauterini.

A cura di Giovanni Corsello

Dipartimento Materno-Infantile

Università di Palermo

Nascere da una gravidanza gemel-lare, e ancor più nascere da unagravidanza multipla, non è a “costozero” per l’individuo, per la sua fa-miglia e per la società nel suo com-plesso. Le gravidanze gemellari emultiple sono infatti gravidanze arischio per la madre e per il neona-to, per l’insorgenza di patologiemalformative, vascolari, neurologi-che, legate a condizioni quali pre-maturità, difetti di sviluppo e mal-nutrizione dei feti e condizionantispesso il ricovero in una unità di te-rapia intensiva neonatale.La gestione dei problemi materni,fetali e neonatali connessi con lagemellarità deve essere oggi multi-disciplinare e prevedere la coopera-zione del ginecologo e del neona-tologo sin dalla vita intrauterina. Bi-sogna effettuare controlli prenatali,sia ecografici che clinici frequentied attenti, anche per programmarein modo corretto il tempo, la mo-dalità, la sede del parto per miglio-rare la sopravvivenza e la salute deigemelli, specie se prematuri.Per i medici questo è anche un“dovere” etico e costituisce parteintegrante degli obblighi sanciti sindagli albori della professione medi-ca: esercitare la professione allaluce di quanto emerge dal progres-so continuo delle conoscenze e del-le tecnologie applicate nel rispettodella persona e dei suoi diritti.

I gemelli non

sono tutti

uguali tra loro

I gemelli possono essere di-

stinti, derivare cioè da due

embrioni che hanno avuto

origine da due ovociti fe-

condati da due spermato-

zoi diversi (gemelli dizigoti-

ci) o identici, per la divisio-

ne di un embrione unico

che si è diviso in due, con

successivo impianto dei due

embrioni distinti nell’utero

(gemelli monozigotici). Sul

totale dei gemelli i monozi-

gotici sono circa il 20%.

I gemelli I gemelli

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Codice rosso 19Codice rosso18

Si è sempre detto e pensato

che il fumo di sigaretta fos-se un vizio: un vizio che in

qualsiasi momento fosse possibileabbandonare. Niente di più falso.Il fumo di sigaretta non è un vi-zio, non è un’abitudine, ma unavera e propria tossicodipendenza.Il tabagismo è una malattia.

Composizione del fumo

Fumando 20 sigarette al giorno,in un anno introduciamo nel nostroorganismo 70.000 carichi di nico-tina. Una volta inalata, questa so-stanza raggiunge il cervello in 7 se-

condi (la metà del tempo im-piegato dall’eroina iniettata),

provocando notevoli modi-ficazioni nella sua attività.

Ma, purtroppo, il fumodi sigaretta non ècomposto da sola ni-

cotina: sono state rile-

vate oltre 2.000 sostanze, derivantidalla simultanea combustione deltabacco e dei conservanti.

Il fumo tra la popolazionegenerale

In Italia fumano circa 12 milionidi persone, di cui 7 milioni di uo-mini e 5 milioni di donne. Gli ex fu-matori sono 8,8 milioni, i non fu-matori sono circa 30 milioni.Sono più di un milione e duecentomila i giovani fumatori in Italia, valea dire il 19,9% nella fascia d’etàche va dai 15 ai 24 anni. La primasigaretta viene accesa prima dei 15anni nel 26,6% dei casi, più dalleragazze che dai ragazzi, ma lamaggior parte dei giovani (58,2%)inizia a fumare tra i 15 e i 17 annie solo il 14,1% tra i 18 e i 24.Rispetto agli adulti i giovani fuma-no al giorno meno sigarette: 10contro 14. L’intenzione a smettere

di fumare e i risulta-ti mostrano che solo

il 10,2% pensa seria-mente di abbandona-

re il vizio del fumo neiprossimi 6 mesi, ma

nessuno dei giovani si ri-volge al medico per smet-

tere di fumare: soltantol’1,9% ha dichiarato di aver

chiesto aiuto.

A cura di Alessandro Zanasi1, Stefano Nava2

1Centro Antifumo2Pneumologia e Terapia Intensiva Respira-

toria, Azienda Ospedaliera Sant’Orsola

Malpighi, Bologna

Le morti per fumo

Quasi 5 milioni di persone sonomorte nel mondo a causa del fumo,la “prima causa di morte facilmenteevitabile”. Rimanendo in Europa,l’OMS ha stimato in 1,2 milioni i de-cessi che ogni anno sono attribuibilial tabacco. Di queste il 35% è dovu-to a tumori, il 56% a malattie car-diovascolari e respiratorie, il 9% adaltre cause (sempre fumo-correlate).Secondo l’Organizzazione Mondialedella Sanità il tabacco uccide piùdell’Aids e della droga e nel 2015 lemorti dovute al tabacco saranno il10% del totale e supereranno del50% quelle causate dall’Aids. E’certo che il fumo abbrevia la vita deifumatori di circa 8,3 anni secondoalcuni studi, altri parlano di un ac-corciamento della vita di 12 anni.

Danni del fumo

Il fumo provoca gravi danni a tut-to l’organismo. L’unico aspetto“confortante” che possiamo ricavareriguarda lo smettere di fumare: chismette diminuisce costantemente irischi legati a queste patologie, tan-to che dopo 10 anni è paragonabilea quello di chi non ha mai fumato.Le sostanze generate dalla combu-stione della sigaretta provocanoseri danni soprattutto agli apparatirespiratorio e cardiovascolare, manon risparmiano: cavità orale e la-ringe, primo tratto delle vie digesti-ve, placenta e feto, apparato uro-genitale, pancreas. Un aspetto sot-tovalutato ma che riguarda partico-larmente i giovani sono gli effettidel fumo SULLA SFERA SESSUALE.

Il fumo fa male ai polmoni, alcuore, alla pelle e a molti altri ap-parati e organi interni; c’è un ef-fetto collaterale, tuttavia, di cuiforse si parla troppo poco, e cheinteressa gli uomini e di conse-guenza anche le donne.

“Fumare rende impotenti e in-terferisce riducendo la fertili-tà”. La commissione scientificadella British Medical Associationha lanciato l’allarme affermandoche saranno ben 120.000 gli in-glesi a rischio di impotenza acausa del fumo di sigaretta.Nel rapporto sugli effetti del fumosulla riproduzione, la British Medi-cal Association britannica affermache il fumo danneggia anche losperma, diminuendo il numero de-gli spermatozoi e comportandonedi deformi, e nelle donne può por-tare a sterilità e menopausa precocein maniera proporzionale al numerodi sigarette fumate. Inoltre prodotticarcinogeni del tabacco potrebberocausare mutazioni genetiche che po-trebbero persistere anche nel feto.Nelle fumatrici la percentuale di ferti-lità diminuisce del 10-40 per cento.

Nelle adolescenti l’obe-

sità potrebbe essere la

causa di un aumentato

rischio di dipendenza da

nicotina. Lo sostiene un

recente studio america-

no su oltre 4.000 giovani

studentesse, delle quali

il 20% risultate ampia-

mente sovrappeso, rac-

colti nel corso di un’in-

dagine durata sei anni.

Il 17% delle ragazze obe-

se ha riferito una dipen-

denza da nicotina e

sono risultate esposte a

un rischio doppio di svi-

luppare una dipendenza

da nicotina in giovane

età rispetto alle coeta-

nee normopeso. L’abitu-

dine familiare al fumo

aumenta di oltre quattro

volte il rischio di dipen-

denza da nicotina, men-

tre un buon rendimento

scolast ico sembra in

parte ridurlo.

Codice rosso 19Codice rosso18

Obesità e fumo:legame pericoloso per le adolescenti

Il fumo di sigarettacostituisce la principale fontedi inquinamento “indoor” ov-vero dentro le nostre case. Stu-di su bambini in età scolare di-mostrano che l’esposizione alfumo materno in gravidanzacostituisce un fattore di rischioper lo sviluppo di patologia re-spiratoria nel nascituro (bron-chite, bronchite asmatiforme,tosse notturna). L’esposizioneesclusivamente post-natale èun fattore di rischio significa-tivo per infezioni respiratorieacute e per allergie. L’esposi-zione al tabacco nei primimesi di vita (e non in gravidan-za ) è associata ad un aumen-tato rischio di atopia dose-di-pendente. Secondo diversi stu-di tuttavia, il maggior rischioatopico collegato al fumo sa-rebbe limitato ai figli di geni-tori allergici.

Un killer silenzioso: il FumoUn killer silenzioso: il Fumo

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Codice rosso 21Codice rosso20 Codice rosso20

Lo rivela uno studio olandese, pubblicato su una pre-

stigiosa rivista pediatrica americana che ha esami-

nato gli effetti del fumo materno in gravidanza, in un

campione di 259 bambini di età maggiore a 5 anni.

Le neomamme hanno compilato un questionario sulle

loro abitudini e su quelle del partner riguardo al fumo in

gravidanza e dopo, mentre i ricercatori dello Julius Cen-

ter for Health Sciences and Primary Care dell’University

Medical Center di Utrecht hanno sottoposto i bambini ad

una ecografia della carotide misurandone elasticità e spes-

sore della parete. I risultati hanno mostrato che i figli di

madri fumatrici hanno l’arteria carotide più rigida del 15% e

lievemente ispessita rispetto ai nati da non fumatrici. Se a

fumare durante la gravidanza erano entrambi i genitori, la rigi-

dità aumentava e l’ispessimento dell’arteria raddoppiava.

Uno studio condotto su 50 mila donne in gravidanzaseguite all’University Medical Centre di Southampton trail 2002 e il 2010 ha confermato che le future mammefumatrici che smettono con il vizio durante la gravidan-za danno alla luce bambini sani e con lo stesso peso diquelli nati da mamme non fumatrici. Lo studio, presen-tato nel corso dell’European Society of Human Repro-duction and Embryology svoltosi a Stoccolma, mette inevidenza che gli effetti negativi del fumo, per il bebé inarrivo, si possono “cancellare” se si smette con il viziodurante la gestazione.Un ridotto peso alla nascita è l’effetto più comune delfumo materno durante la gravidanza a cui si aggiungono,in alcuni casi, anche il rischio di parti prematuri e di distur-bi connessi allo sviluppo cerebrale. Le madri fumatrici, spie-gano i ricercatori, sono sempre state incoraggiate a smet-tere di fumare una volta rimaste incinte anche se, fino adoggi, c’erano poche evidenze che rinunciare all’ultimo mo-mento potesse avere effetti positivi sul nascituro.

Smettere di fumare in

gravidanza è essenziale per

la salute del proprio bambino

Fumare in gravidanza

danneggia il cuore del nascituro

No Smoking Be Happyun’applicazione iPhone per

smettere di fumare

Si tratta di un programma educativo realizzatograzie al sostegno della Fondazione Pfizer. L’obietti-vo primario è di prevenire l’iniziazione al fumo, favo-rire un maggiore orientamento ai servizi disponibiliper la disassuefazione dal vizio ed educare alla tute-

la della propria salute. La Campagna sirivolge agli adulti fumatori per cercaredi dissuaderli, ma al contempo parlaai giovani in termini di prevenzione.Smettere di fumare, quindi, gra-zie ad un’applicazione per iPhone,iPad e iPod Touch promossa dallaFondazione Veronesi e dallaFondazione Pfizer: “No smokingbe happy” è il nome del pro-dotto nel formato preferito daltarget dei 33-45enni, la fettamaggiore dei fumatori

Marcello Lanari: Per primacosa, complimenti! Lei è il gior-nalista italiano con più followerssu Twitter - 189 mila!

Beppe Severgnini: Be’... Mon-tanelli mi ha allenato alla sintesi.Per parlare del fumo propongo,quindi: Twitterintervista.

Vale a dire?

Domande e risposte sotto i140 caratteri. Così non annoia-mo.

D’accordo, iniziamo. Da moltianni lei è impegnato contro ilfumo, specie tra i giovani...

Successo pubblico, fallimentoprivato: mio figlio Antonio(1992) fuma. Eppure è un ragaz-zo intelligente.

Non disperi, spesso smetto-no... Come spiega l’insuccesso fa-miliare?

I genitori sono più convincenticon gli estranei. E non sempre.

Secondo lei, si tratta di dipen-denza fisica o psicologica?

Da papà-osservatore, direi: ge-stualità, spirito di gruppo, rito dipassaggio (speriamo).

Da cosa nasce il suo impegno?Casualità, consapevolezza dei ri-schi... ex fumatore?

Ho fumato sempre poco, e hosmesso a 23 anni. Direi, quindi:sono consapevole del rischio. Eposso dirlo?

Cosa?

Fumare da adulti è da sciocchi.

E da giovani?

Da incoscienti. Da ragazzi si èconvinti di essere immortali.

La cito: “Provate a spiegare aun 15enne che fumare fa male. Viguarderà come si guarda un pic-cione, un ponte o un foglio digiornale”.

Infatti. Bisogna inventarsi qual-cosa di nuovo.

Primo obiettivo?

La butto lì: togliere quell’alo-ne di fascino e “sintomatico mi-stero” (© Battiato) al fumatore.Su quello puntano, i produttoridi sigarette.

Chi pensa possa essere ascolta-to dai ragazzi: personaggi dellospettacolo, sportivi...?

Nessun adulto, temo. Le im-magini drammatiche sui pac-chetti, invece, potrebbero fun-zionare.

Perchè non si è fatto?

Perchè siamo un Paese-struzzoche spesso nasconde la testa nellasabbia. Non solo sul fumo.

Attraverso quali canali interagire?La scuola?

La scuola è utile: anche perchél’iniziazione avviene lì.

Qualche esperienza da rac-contarci?

Ricordo che col dr RobertoBoffi del Centro Antifumo di Mila-no e le “Iene” televisive ho lancia-to un concorso.

L’idea di fondo?

“Inventatevi la vostra campa-gna contro il fumo tra i giovani”.I ragazzi hanno fantasia.

Qualche bella proposta?

Foto di Schumacher coperto dipubblicità Marlboro e la scritta:“Lui Schumi, noi scemi”.

Non male. Un altro esempio,magari video?

Un ragazzo esce dalla doccia,la sua ragazza si avvicina: “Perchéti lavi, se poi fumi e puzzi?”.

E’ ancora attivamente impe-gnato contro il fumo?

Rispondo alle Twitterintervistee butto via tutti i pacchetti chetrovo in giro per la casa.

Cosa ne pensa Beppe Severgnini

sul fumo

twitterintervista

La prima sigaretta come la coca

Quando si aspira per la prima volta il fumo della sigaretta, la nicotina “sveglia” le aree che presiedono

alla gratificazione e al piacere (le stesse stimolate dalle droghe pesanti, come la cocaina), ragione per

cui la prima esperienza crea una condizione di dipendenza e incentiva il desiderio di continuare a

fumare. Un effetto sulla memoria, questo, che è stato svelato dai ricercatori dell’Università di Chicago nel

cervello di roditori e sembra trovare pieno riscontro anche nell’essere umano e spiegherebbe perché per

molti individui è molto difficile smettere.

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Le pagine rosa 23Le pagine rosa22

Il vaccino contro il Papillomavirus umano (HPV) rappresenta una svolta epocale nel campo del-

la prevenzione delle malattie piùgravi; siamo in presenza di unradicale cambiamento sia in ter-mini culturali che scientifici.Proprio questa novità, la possi-bilità effettiva di vaccinare con-tro il cancro della cervice, ha in-nescato una serie di problemati-che collegate anche all’età dellegiovinette da vaccinare nei con-fronti di una malattia a trasmis-sione sessuale che quindi po-trebbe manifestarsi soltantodopo molti anni.Da qui le perplessità di alcunigenitori, ma anche di medici,verso una materia che presup-pone sempre più specifiche co-noscenze in campo ultraspecia-listico. Si pongono quesiti, sicercano risposte ad un bisognodi chiarimenti e rassicurazioniin presenza di messaggi ed in-formazioni non sempre appa-rentemente concordanti chegiungono spesso in modo in-controllato dai media.Oltretutto l’associazione “infe-zione da Papillomavirus-cancro

del collo dell’utero” genera ansie epaure spesso infondate, consideratoil differente ruolo dei virus a basso ri-schio rispetto a quelli oncogeni; manell’opinione comune la semplicediagnosi di infezione genitale da Pa-pillomavirus umano viene inevitabil-mente considerata l’inesorabile anti-camera di un cancro, con le com-prensibili conseguenze che ciò com-porta.Tutto ciò genera incomprensioni epanico soprattutto nelle donne che sirivolgono al personale sanitario nellaricerca di informazioni e di verifichesu un problema - l’infezione genita-le da HPV - ormai ampiamente co-nosciuto ma in modo approssimati-vo e preoccupato da gran parte del-la popolazione.L’avvento della prevenzione prima-ria nei confronti del cervico-carci-noma costituisce un evento straor-dinario; per tale ragione è impor-tante valutare anche l’impatto psi-cologico che questa vaccinazionepotrà produrre in adolescenti diappena 12 anni di età: da un latoesiste concretamente il rischio diuna sopravvalutazione degli effetticon un conseguente infondato sen-so di invulnerabilità verso TUTTE lemalattie a trasmissione sessuale,dall’altro vi è la possibilità di in-contrare disinteresse in soggettiancora troppo giovani per com-prendere serenamente l’importanza

A cura di Nicola SuricoPresidente della Società Italianadi Ginecologia e Ostetricia (SIGO)

del vaccino ma a rischio di subireun qualche turbamento in relazio-ne alle tematiche relative alla ses-sualità.Per questo riteniamo indispensa-bile che accanto all’organizzazio-ne di un’efficiente struttura vacci-nale si predisponga un’adeguataopera di informazione corretta escientificamente orientata neiconfronti delle giovani generazio-ni ed anche un efficace counsel-ling verso i genitori di questi gio-vani che potrebbero essere diso-rientati da messaggi contraddittorise non addirittura errati. In tal sen-so la SIGO (Società Italiana di Gi-necologia e Ostetricia) si farà ga-rante della preparazione e dell’ag-giornamento dei ginecologi alloscopo di consentire un’adeguataformazione e documentazione suqueste tematiche; inoltre nellospazio “Scegli Tu” del sito internetwww.sceglitu.it è già possibiletrovare alcune risposte alle piùcomuni domande che le donnesi pongono sull’HPV e altre pa-tologie e nel quale è possibile ri-chiedere ulteriori chiarimenti“personalizzati”.La vaccinazione contro l’HPV è cer-tamente un grande evento nel cam-po della prevenzione del cervico-carcinoma ma anche una formida-

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singolare femminile?

bile opportunità di dialogo e di in-formazione per adulti e adolescentisul tema delle malattie sessualmen-te trasmesse che rappresentano unrilevante problema a livello di sani-tà mondiale.Deve essere chiaro che il vaccino at-tualmente in commercio non è tera-peutico, ma profilattico.Non “cura” il virus, ma previene lasua trasmissione.Comunque avere l’infezione viralenell’80-90% delle donne è soloun fatto transitorio, in quanto so-prattutto al di sotto dei 35 anniha questa alta percentuale di re-gressione (80-90%).Se il virus ha prodotto delle lesio-ni evidenziabili con la colposco-pia, queste possono essere tratta-te con il laser CO2 che oltre adeliminare la lesione va ad indebo-lire la carica virale e quindi a “fa-vorire” la scomparsa del virus.Presso la Clinica Ginecologica diNovara diretta dal Prof. N. Suri-co è attivo un Centro di riferi-mento Regionale di laserchirur-gia ginecologica in cui vengonoeseguiti trattamenti di CO2 la-servaporizzazione, escissione dilesioni HPV correlate e laserco-nizzazioni in regime ambulato-riale e con il minimo discomfortper la paziente.

Alle minorenni vietate le protesi al seno

Con un provvedimento il Consiglio dei Ministri ha deciso di porre

un freno al fenomeno degli interventi estetici vietando le protesi

alle minorenni e istituendo un registro nazionale, grazie al quale

sarà possibile ricostruire la storia di ogni intervento, con la trac-

ciabilità dei materiali utilizzati e il follow-up della paziente.

Con questo DDL si vogliono tutelare tutti coloro che si sottopon-

gono a questo tipo di intervento chirurgico sia sotto il profilo della

qualità dei materiali utilizzati che dell’appropriatezza degli atti

medici.

Cosa è bene sapere della vaccinazione

contro il virus del papilloma (HPV)?

La messa a punto del vaccino contro i papillomavirus umani (HPV) ha avuto

inizio 15 anni fa, sulla base di tre importanti evidenze: la dimostrazione di una

stretta relazione causa/effetto tra HPV, cancro del collo dell’utero (esso rappre-

senta il 3,7% di tutti i tumori, collocandosi in Italia al quinto posto tra le forme

tumorali per incidenza nelle donne con 3.000-3.500 nuovi casi e 1.200-1.800

decessi ogni anno) e verruche genitali, dette anche condilomi acuminati. In

commercio sono disponibili due preparati, messi a punto mediante tecniche

di ingegneria genetica, e pertanto privi di particelle virali che vengono som-

ministrati nel deltoide: quadrivalente l’uno, bivalente l’altro. Il primo è diretto

contro i tipi di HPV 16 e 18, responsabili del 70% dei tumori invasivi, 6 e 11, che

possono causare condilomi, e prevede un ciclo di tre dosi, di cui la seconda e

la terza a distanza rispettivamente di 2 e 6 mesi dalla prima. Il vaccino biva-

lente protegge dal contagio da parte dei tipi HPV 16 e 18. Anche in questo

caso sono previste tre iniezioni intramuscolari a 0,1 e 6 mesi. In Italia, primo

Paese in Europa a intraprendere una Campagna vaccinale, l’offerta pubbli-

ca gratuita della vaccinazione si rivolge alle bambine tra gli undici e i dodici

anni, nelle quali è massimo il profilo costo/beneficio sia perché la somministra-

zione del vaccino prima dell’inizio dei rapporti sessuali induce un’efficace pro-

tezione, sia perché la risposta immunitaria in questa fascia di età è maggiore

di quella osservata nelle donne. E’ in corso di valutazione un ulteriore sviluppo

della strategia vaccinale per estendere l’offerta attiva anche a donne tra i 25

e i 26 anni, preferibilmente in concomitanza con il primo invito all’esecuzione

dello screening attraverso il pap test. Si sta inoltre discutendo dell’opportunità

di una futura vaccinazione anche dei ragazzi, che veicolano il virus.

Se ne discute ormai da tempo e nuovi dati della letteratura sembrano con-fermare sempre più gli orientamenti della comunità scientifica: oltre che nelledonne, il vaccino HPV trova ampia e giustificata indicazione anche nel sessomaschile, che funge da veicolo del virus e ne subisce al tempo stesso le con-seguenze, in termini di manifestazioni a livello orale e genitale.La vaccinazione dell’uomo ha una doppia finalità:1 . Protettiva nei confronti di condilomi, carcinoma del pene HPV correlato e

carcinoma dell’ano.2 . Vaccinazione di massa con abbattimento anche dei reservoirs di HPV frequen-

ti nel sesso maschile (la scarsa risposta immunitaria nell’uomo permette lapersistenza virale) con conseguente prevenzione della trasmissione al sessofemminile.

In conclusione, la vaccinazione dell’uomo permetterebbe di prevenirel’insorgenza di condilomi, di carcinoma anale, del pene, di carcinomaorofaringeo ed il contagio al sesso femminile.Tra le ultime esperienze quella pubblicata su una prestigiosa rivistainternazionale, il New England Journal of Medicine, frutto dell’os-servazione di oltre 4.000 ragazzi e uomini sani d’età compresa tra16 e 26 anni. Secondo un criterio di casualità, essi sono stati as-segnati a ricevere un ciclo completo di tre dosi di vaccino qua-drivalente (attivo contro i tipi 6, 11, 16 e 18) oppure di place-bo, cioè un preparato apparentemente indistinguibile ma privodella componente attiva.L’obiettivo dello studio era di verificare la riduzione di lesioni ge-nitali esterne dovute ai quattro sierotipi virali: 36 sono statequelle osservate negli individui vaccinati contro le 89 nelgruppo placebo. Un dato importante emerso riguarda infinela tollerabilità: una maggiore frequenza di dolore nella sededi iniezione è stato l’unico effetto collaterale nei vaccinati.

Vaccino HPV anche per l’uomo

Le pagine rosa 23

La vaccinazione anti-Papilloma:La vaccinazione anti-Papilloma:

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Investire in salute 25Investire in salute24

Nutrire in modo corretto con- sente un accrescimento ot- timale del bambino, oltre

ad uno sviluppo neuropsicologicoed una maturazione del sistemaimmunitario regolari. Eccessi ecarenze nutrizionali, sia in terminidi calorie che di nutrienti rispettoai reali fabbisogni, ostacolanoquesti processi.

Il latte umano è l’alimento idealedalla nascita in poi. Il solo latte ma-terno garantisce tutti i nutrienti el’energia necessari al bambino finoal sesto mese. Poi è necessario ag-giungere, progressivamente al lat-te, alimenti semisolidi e successiva-mente solidi per soddisfare le sueaumentate esigenze. Molte mam-me riescono ad allattare ma pocheallattano fino al compimento delprimo anno del bambino o oltre.

Purtroppo, nonostante le indica-zioni contrarie dei pediatri dell’Eu-ropean Society for Pediatric Ga-stroenterology, Hepatology andNutrition (ESPGHAN), molte mam-me introducono il latte vaccinoprima dei 12 mesi. Questa sceltaespone il bambino ad un’alimenta-zione incongrua rispetto alle rac-comandazioni nutrizionali conpossibili eccessi (ad es.: proteine)e carenze (ad es.: ferro, vitaminaD, vitamina A).

Nella prima infanzia, mediamente,i piccoli assumono proteine in lar-go eccesso (più del doppio) ri-

spetto ai livelli di assunzione rac-comandati di nutrienti (LARN) persesso ed età. Un elevato apportodi proteine nelle prime età è statoassociato allo sviluppo di obesitànelle età successive e l’obesità è digran lunga il problema nutriziona-le più grave ed importante in Italiadove nell’età prescolare 1 bambi-no su 4 è già obeso o sovrappeso.

Nel secondo anno di vita, l’Ameri-can Heart Association consiglia disomministrare 500 ml di latte algiorno. In Italia il consumo di lattee latticini rilevato tra 0 e 36 mesiè di 400±240 ml/die, conferman-dosi abbastanza vicino alle racco-mandazioni. Il numero di mammeche allatta al seno il proprio bam-bino dopo che questi ha compiutoi 12 mesi è minimo. Per moltemamme si pone quindi la domandadi quale sia il latte migliore da of-frire al piccolo.

Quale latte scegliere dopoil primo anno?

La scelta è tra latte di latteria elatte formulato. Guardando allacomposizione, il latte vaccinocontiene circa 3,3 g di proteineper 100 ml. Il latte formulato,chiamato anche latte di crescita,contiene mediamente la metàdelle proteine del latte vaccino.

Poiché il latte dovrebbe essere laprincipale fonte di proteine nelladieta anche nel secondo anno divita, un latte con meno proteineconsente più facilmente di man-tenere la quota proteica entro ilivelli raccomandati(1,5 g/kg al giorno) evitando didover ridurre a meno del 50%

A cura di Claudio Maffeis

Clinica pediatrica, Università di Verona

molto l’apporto proteico, già diper sé troppo elevato nel piccolo(vedi sopra).Il latte come veicolo per la sup-plementazione in ferro si è dimo-strato più efficace sia della som-ministrazione farmacologica (goc-ce) che della stessa carne. Il latteformulato (crescita) contiene circa1,2 mg per 100 ml mentre il lat-te vaccino ne contiene 0,05 mg.L’utilizzo di latte formulato per-mette quindi di soddisfare i livelliraccomandati (LARN) di ferroconsentendo di limitare l’apportoproteico tipici del latte vaccino.

Il latte di crescita

In conclusione, ricordandoquanto nel secondo anno sia im-portante un’alimentazione varia,che protegge efficacemente daeccessi e carenze, l’assunzione dilatte formulato (latte crescita)nel secondo anno di vita presen-ta dei vantaggi rispetto al lattevaccino e costituisce quindi unavalida scelta.

gli apporti correnti di altri ali-menti contenenti proteine qualicarne, pesce, legumi, essendoquella relativa ai cereali assai dif-ficilmente riducibile.

Questo contrasta con l’esigenzadi fornire al piccolo una dieta va-ria, con cui egli possa apprenderegusti e sapori forniti da cibi diver-si, garantendo al contempo unminor rischio di possibili carenzein nutrienti. Tra queste, la più co-mune è la carenza di ferro che,nelle prime età, è stata associataa deficit dello sviluppo neurologi-co del bambino con possibili con-seguenze a lungo termine.

La dieta tipo nella prima infanziaè generalmente povera in ferro.La carne contiene ferro e vienecomunemente ritenuto che unadieta comprendente la carne siasufficiente a soddisfare i fabbiso-gni in ferro.Questo può essere vero solamenteper apporti in carne elevati, checontribuiscono ad aumentare di

Investire in salute 25Investire in salute24

Occhio alle proteine del latte vaccinoOcchio alle proteine del latte vaccino

Grafico delle proteine con e senza latte vaccino (dieta tipo)

Latte vaccino o latte formulato dopo l’anno? Il latte di crescitaLatte vaccino o latte formulato dopo l’anno? Il latte di crescita

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La bussola 27La bussola26

Acne & Adolesce nza - mito o realtà?A cura di Mauro Paradisi, Dermatologo Roma

Per gli esiti, le cicatrici, cosa si può fare? Attualmente si può fare molto sugli esiti cicatriziali conseguenti ad una brutta acne, dai pee-

ling chimici all’acido glicolico o tricloroacetico, alla laserterapia, alla dermoabrasione.

Poiché da che mondo e mondo l’acne è una malattia dell’adole-scenza, perché curarla se poi passa da sola?

L’adolescenza è un momento molto particolare della vita, in cui cambia-menti psico-somatici, sessuali e comportamentali si intersecano, rendendol’adolescente più emotivamente sensibile al proprio aspetto mentre costrui-sce la propria personalità. L’acne colpisce fino all’80 per cento degli adole-scenti, e non deve essere considerata solo un problema estetico, ma puòavere effetti significativi sul piano emotivo e psicologico. Può avere frequen-temente un impatto negativo sull’umore, l’autostima e le relazioni con i coe-tanei e può portare a depressione ed isolamento.

Perché l’acne viene alla pubertà? Avvicinandosi alla pubertà, l’aumento degli ormoni prodotti dalle

ghiandole surrenali prima, e testicolari ed ovarici dopo, stimolando leghiandole sebacee determinano un aumento della produzione disebo (iperseborrea) con cute grassa e untuosa specie al viso e tal-volta al torace e al dorso. In più, la regolare fuoriuscita del sebo daqueste ghiandole è resa difficoltosa da un eccesso di cheratina, conformazione di “tappi” che occludono il follicolo pilo sebaceo. Si for-ma cosi il comedone aperto (il cosiddetto “punto nero”) o, se postopiù profondamente, il comedone chiuso (“punto bianco”). L’inter-vento di alcuni batteri come il Propionibacterium acnis determinanoun’infiammazione con la formazione di papule e pustole, i cosiddet-ti temibili “brufoli”.

Ci sono dunque vari tipi di acne?Che ricerche si devono fare?

L’acne dell’adolescente è spesso definita polimorfa, perché asso-cia in genere aspetti di acne non infiammatoria (punti neri e puntibianchi), a quelli di acne infiammatoria (papule, pustole). Vi è poi,più raramente, un’acne nodulo cistica, con tramiti fistolosi pieni dipus che in genere si complica con cicatrici. In caso di acne severa oresistente o in presenza nelle ragazze di segni come eccesso di pe-luria o disordini mestruali va eseguito un dosaggio ormonale eduna ecografia ovarica.

La dieta, lo stress, il trucco influenzano l’acne? In realtà il tipo di alimentazione non è molto importante. Assolto il cioc-

colato, il nuovo imputato è ora un eccesso di prodotti caseari. Sull’acne si-curamente incide lo stress, il consumo di fumo, il trucco pesante che oc-clude gli sbocchi dei follicoli pilo sebacei. Mentre in genere l’estate miglio-ra l’acne, molta attenzione deve essere rivolta all’esposizione incongrua alsole (esiste una rara forma detta acne di Maiorca, dovuta ad essa) ed allelampade abbronzanti specie durante le terapie anti acne.

Mio figlio ha il viso rovinato dai brufoli. Vorrei farlo curare ma lui non vuole…chefare?

Oggi l’acne si può curare, e bene, prevenendo anche la formazione di cicatrici. Ma la curadell’acne richiede del tempo, un buon rapporto con il medico, buon senso ed un po’ di sacri-ficio e di costanza da parte dell’adolescente. Se non vi è questa disposizione o l’adolescenteviene “trascinato” dal medico si parte con il piede sbagliato. Talvolta anche durante la visita èbene lasciar l’adolescente solo con il medico, in modo da favorirne la privacy e lasciarlo libera-mente esprimere dubbi o domande.

Quali sono le cose da evitare?� “stuzzicare” i brufoli, che è il modo migliore per farli durare più a lungo, renderli più evi-

denti e favorire le cicatrici;� dare retta ai rimedi alternativi che colpiscono l’immaginazione, ma non hanno nessuna eviden-

za scientifica: le erbe, il dentifricio sui brufoli, l’omeopatia;� i cosmetici pesanti e occlusivi: il trucco si può usare, ma deve essere concordato con il

medico, che lo consiglierà tra quelli più appropriati;� diete restrittive, che non servono a nulla;� attenzione anche all’azione favorente l’acne di alcuni farmaci;� la fretta: la formula tutto e subito qui non funziona.

Quali le cure per l’acne “comune”? Se vi è solo una untuosità eccessiva possono bastare l’acido azelaico

o i dicarbossilici. In caso di acne non infiammatoria si deve dare la pre-ferenza agli acidi retinoidi, che consentono di favorire il ricambio dellapelle agendo come una pialla, al prezzo di un po’ di rossore e desqua-mazione. Il benzoil perossido, gli antibiotici topici, la nicotinammide civerranno in aiuto in caso di lesioni infiammatorie. Se queste ultimesono importanti si somministreranno antibiotici del tipo delle tetracicli-ne, da uno a tre mesi. Se l’acne è mista, cioè polimorfa, si userannocombinazioni tra questi farmaci. Tutti questi farmaci non devono essereassunti senza una precisa indicazione medica.

Dare un antibiotico così a lungo non è pericoloso? Questo tipo di antibiotici in realtà oggi viene impiegato solo per

l’acne, ed i possibili effetti collaterali (mal di stomaco, diarrea, candi-diasi nelle ragazze), sono limitati.

E per l’acne grave e resistente? Si può ricorrere alla somministrazione orale di isotretinoina, ma attenzione: la sua pre-

scrizione spetta solo al dermatologo per i suoi effetti collaterali (secchezza della cute edelle mucose, possibili effetti sul fegato e sul colesterolo) e, nelle femmine, per il suo ef-fetto teratogeno che dura per tutto il tempo della terapia, 4-6 mesi. Si tratta di un far-maco straordinariamente efficace in grado di risolvere casi “disperati” ed anche sicuro,se si attua un controllo mirato con una guida esperta.

Conoscere per prevenire 27Conoscere per prevenire26

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Conoscere per crescere 29Conoscere per crescere28

Il termine piercing, o piùprecisamente “body pier-cing” deriva dall’inglese

to pierce (“perforare”) e indicala pratica di forare alcune partisuperficiali del corpo allo sco-po di introdurvi oggetti, gene-ralmente metallici, ma anchein pietra o altro materiale. Dalconcetto di piercing vieneescluso il piercing ornamentalee limitato al lobo dell’orecchio(i classici orecchini).Il piercing è una pratica che haorigini antiche e che presenta-va finalità diverse: poteva in-fatti permettere di distinguerei ruoli all’interno di una comu-nità, e quindi dare informazio-ni sull’individuo e sulla sua ap-partenenza, o essere legato asignificati rituali e a cerimoniespirituali.Da alcuni anni il piercing mo-stra un’elevata diffusione nellapopolazione giovanile con loca-lizzazione prevalentemente a li-vello di orecchie, narici, arcatasopraccigliare, addome.Il tatooing (dal polinesiano ta-tau, decorare) è anch’essa unatecnica molto antica che negliultimi decenni ha mostratosempre più una diffusione nel-la popolazione generale: è unfenomeno spesso associato alpiercing del quale condivideaspetti simbolici simili. Diffu-so maggiormente tra i ma-schi, è più comune nella gio-vane età adulta (anche peruna semplice questione eco-nomica), ma può essere osser-vato anche tra i giovanissimi.

Stante la diffusione di tali pratichesono comuni le richieste di chiari-mento e dei rischi a loro associatida parte di genitori preoccupatidalle continue discussioni con i fi-gli adolescenti riguardo tale ar-gomento.

Perchè il piercing è così diffusoin adolescenza?

In età adolescenziale si porta acompimento lo sviluppo dell’identi-tà personale; l’adolescente affrontadei compiti evolutivi nuovi rispettoall’infanzia: innanzi tutto impara adaccettare i repentini cambiamentidel proprio corpo e deve acquisireuna nuova capacità di pensare alproprio corpo (sia dal punto di vistapersonale che sociale/relazionale ederotico). Il corpo diviene il luogoelettivo per comunicare con il mon-do esterno: poichè l’adolescentenon è in grado (o è ancora poco ingrado) di accedere ai processi disimbolizzazione e di rappresenta-zione mentale dei cambiamenti inatto, tende a ricorrere al suo corpo(e ai comportamenti agiti) peresprimere le proprie emozioni, diffi-coltà e sofferenze.Il piercing, così come il tatooing,possiede quindi un significatosimbolico che ben si adatta al per-corso di sviluppo identitario del-l’adolescente: permette infatti dimodificare il proprio corpo (e daquindi la sensazione di averne pie-no possesso e di essere almeno inparte protagonisti rispetto ai nu-merosi cambiamenti subiti), e per-mette di smarcarsi dalle aspettati-ve della famiglia di origine (quindicon un significato simbolico di ge-sto di passaggio, una specie di“rito di iniziazione” che fa sentiregrandi e diversi, anche dalle aspet-tative estetiche dei genitori). Ac-canto a questi aspetti “per se stes-si” piercing e tatooing contengono

A cura di Giovanni Migliarese,

Claudio Mencacci

Dipartimento di Neuroscienze A.O.

Fatebenefratelli e Oftalmico, Milano

Conoscere per prevenire 29Conoscere per prevenire28

anche importanti aspetti socio/rela-zionali, messaggi sia di apparte-nenza che di definizione di sé all’in-terno del gruppo dei pari.

Caratteristiche del piercing edel tatooing estetico

Sicuramente piercing e tatooingpossono essere scelti per abbellireil corpo e se stessi. Si tratta gene-ralmente di piercing e tatuaggi li-mitati, estetici, in zone socialmen-te accettabili (ad esempio piercingall’ombelico, alle narici, soprattut-to se limitati, piccoli tatuaggi sulcollo, all’inguine, al piede, sulbraccio). Possono essere un segnodi distinzione (da quelli che non lofanno), e di appartenenza al grup-po. Possono essere effettuati perrendere visibile un legame affettivo(molte ragazze vanno assieme afarsi fare il piercing all’ombelicoche diviene il concreto segnale dellegame esclusivo di amicizia). Mol-te giovani coppie invece possonoscegliere il piercing o il tatooinginsieme, come segno di apparte-nenza reciproca.Se “vezzo innocente”piercing e tatooing noncontengono importantivalenze aggressive neiconfronti dei familiari,non sono eccessivamen-te ostentati o di dimen-sioni e forme eccessive.

Quando preoccuparsi:a cosa prestare attenzione?

Questi fenomeni, che non rap-presentano una manifestazioneclinica diretta di malattie psichi-che, possono comunque essereuna spia di disagio.Deve essere chiaro che se da unlato vi sono situazioni in cui diper sé il piercing/tatooing puòessere un segnale di malessere,ed è meglio che venga fatto unapprofondimento, è spesso im-possibile correlare questi com-portamenti al malessere psichicose non si ha un’attenzione globa-le all’adolescente. Alcune carat-teristiche quali la ripetitività,l’utilizzo di materiali o zonemeno accettati socialmente, ilfare uso di tecniche deturpantipossono essere segnale di distur-

bi psichici e meriterebbero ap-profondimenti. Il dismorfismocorporeo (caratterizzato da pro-fonda insoddisfazione per difettianche minimi del proprio corpo,che non viene accettato ma ri-chiede una continua manipolazio-ne e si associa a forti quote d’an-sia) può essere associato all’usoimportante di piercing o tatuag-gi. Anche molti disturbi della per-sonalità possono associarsi a que-ste tecniche (generalmente ragaz-zi con disturbi di personalità han-no un ricorso ripetitivo ed ecces-sivo a piercing o tatuaggi).L’attenzione globale all’adole-scente è importante soprattuttoin tutti quei casi in cui il piercingo il tatuaggio non è eccessivo odeturpante (aspetto che, comedetto, da solo consiglia un appro-fondimento): infatti, sempre per ilcarattere simbolico, piercing e ta-tuaggi possono essere scelti dairagazzi anche come marchio,come segnale di sopravvivenza inseguito a esperienze traumaticheo gravi crisi personali.

Bisogna quindi pre-stare attenzione amodificazioni delrendimento scolasti-co (drastico peggio-ramento delle per-formance), a modifi-cazioni importantidel ritmo sonno-ve-glia, alla perdita diinteresse per attivi-tà che usualmente

erano vissute come piacevoli. Se-gnali preoccupanti sono ovviamen-te rappresentati anche dal disinte-resse per la propria cura/igienepersonale, da modificazioni im-portanti dell’umore (sia irritabilitàestrema che depressione soprat-tutto se associata a forte interesseper la morte) o da disturbi delcomportamento (furti, risse, fre-quentazioni di gang giovanili,comportamento ricattatorio, com-portamento aggressivo).Infine può essere utile prestareattenzione anche all’ambiente fa-migliare in quanto gli adolescentitendono a risentire in modo im-portante e più degli adulti delletensioni dell’ambiente in cui vivo-no, non avendo ancora sviluppatomodalità idonee ad affrontarle.

La Circolare del Ministero della

Sanità del 5 febbraio 1998 stabilisce le

Linee Guida per l’esecuzione di procedu-

re di tatuaggio e piercing ponendo par-

ticolare attenzione all’aspetto igienico

sanitario dei luoghi in cui si svolgono le

attività e delle apparecchiature utilizza-

te. Richiede agli operatori una specifica

autorizzazione dell’Azienda sanitaria

competente, che accerti l’esistenza dei

necessari standard igienici e dispone

l’attivazione di corsi di formazione obbli-

gatori per chi esercita l’attività. Eviden-

zia l’esigenza di informare gli utenti sui

rischi di trasmissione delle malattie infet-

tive correlate alle procedure di tatuag-

gio e piercing e prevede il ricorso a prov-

vedimenti legislativi per limitare tali pro-

cedure in relazione all’età del soggetto.

L’età minima richiesta per effettuare un

piercing o tatuaggio nei negozi autoriz-

zati è 14 anni; per i minorenni è richie-

sta l’autorizzazione dei genitori.

Rischi legati all’applicazione

di piercing e tatuaggi:� infezioni, locali o sistemiche causate da

microrganismi normalmente presenti

sulla cute, o provenienti dal cliente pre-

cedente o dall’operatore; tra le possi-

bili infezioni trasmissibili in caso di man-

cata osservanza delle norme igieniche

ricordiamo epatiti virali (A, B, C) e l’HIV;

questi rischi sono fortemente amplificati

in caso di “fai da te”, attuato dai ra-

gazzi stessi con graffette, aghi o spilli;

� sensibilizzazioni allergiche alle sostan-

ze introdotte (colori o metalli);

� reazioni infiammatorie a carico della

pelle e specifici rischi in relazione alla

sede di applicazione del piercing. Le

zone a maggior rischio di complicazio-

ni (infezioni, sanguinamenti, cicatrici

deturpanti) sono la bocca (labbra, lin-

gua), le aree intorno agli occhi, le car-

tilagini e i genitali.

Piercing e tatuaggi:

quando preoccuparsi?

(A cura di L. Serra)

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La bussola 31La bussola30

10 domande e 10 risposte

L’incidenza del sintomo dolorein età pediatrica è elevata eaccompagna situazioni clini-

che diverse: patologie infettive,traumi, patologie ricorrenti (cefa-lea e dolore addominale ricorren-te interessano il 15-25% deibambini in età scolare), patologiecroniche (oncologiche, reumato-logiche, ortopediche, metaboli-che…), interventi chirurgici, testdiagnostici e/o terapeutici.E’ un sintomo che compromettela qualità di vita del bambino ecrea angoscia e preoccupazionenei familiari. Nonostante le cono-scenze raggiunte sul dolore neo-natale e pediatrico siano tali dapoter assicurare un corretto edefficace approccio terapeutico,talvolta la mancanza di formazio-ne degli operatori sanitari, il ti-more nell’utilizzare i farmaci anti-dolorifici (analgesici), soprattut-to gli oppioidi e la carenza di ri-sorse hanno portato a sottosti-mare il problema e/o a non af-frontarlo in modo adeguato.

Cosa è cambiato in Ita-lia con la legge 38 del2010 “Disposizioni per

garantire l’accesso alle curepalliative e alla terapia deldolore“?La legge 38 del 15 marzo 2010ha segnato un importante passoavanti nella promozione della cul-tura della lotta contro il dolore: iltrattamento del dolore viene defi-nito come diritto alla salute delbambino e della sua famiglia, per-tanto indipendentemente dal-l’età, situazione clinica e luogo incui si vive la propria malattia, il

dolore deve essere adeguatamen-te considerato, valutato e tratta-to. E’ stato ideato un nuovo mo-dello organizzativo in ambito pe-diatrico che prevede l’istituzionedi Centri specialistici regionali diriferimento per la terapia del do-lore ed il coinvolgimento dei pe-diatri ospedalieri e di libera scel-ta, in rete con il Centro, al fine dicreare una rete integrata ospeda-le-territorio in grado di fornire laterapia più consona alle esigenzedel singolo paziente e della suafamiglia, anche nelle situazionipiù complesse.Il rilevamento dell’intensità del do-lore, la sua evoluzione nel corsodel ricovero, nonché i farmaci anti-dolorifici utilizzati ed il risultatoconseguito devono essere riportatinella cartella clinica di tutti i pa-zienti ricoverati in ospedale, al paridella misurazione di altri parametrivitali (pressione arteriosa, battitocardiaco, temperatura corporea...).

La percezione del dolorenel bambino è diversada quella dell’adulto?

Non esistono limiti d’età alla per-cezione del dolore. A partire dallafine del secondo trimestre di ge-stazione, il feto possiede lestrutture anatomiche e neuro-chimiche adeguate per percepi-re il dolore e sin dall’età neona-tale esiste una “memoria del do-lore”. A parità di stimolo il neo-nato percepisce un dolore piùintenso rispetto alle età succes-sive. E’ provato che stimoli do-lorosi ripetuti in età pediatrica,non trattati adeguatamente,condizionano la vita futura delbambino, modificando la sogliadel dolore; l’utilizzo di una ap-propriata terapia antalgica neriduce gli effetti negativi.

A cura di Laura Serra

Dipartimento di Pediatria, Imola

Come si misura l’inten-sità del dolore nelbambino?

Nei bambini di età inferiore a 3anni si utilizzano scale comporta-mentali basate sull’osservazione daparte dell’operatore di alcuni para-metri quali: l’espressione del volto,posizione e movimenti delle gam-be e del corpo, presenza di piantoo lamento, consolabilità; dall’etàdi 3 anni si impiegano scale moltosemplici che utilizzano il confrontodel dolore percepito dal bambinocon una serie di “faccine” (sorri-

denti o in lacrime); dall’età di 8anni può essere utilizzata la scalanumerica, linea orientata orizzon-talmente i cui estremi sono carat-terizzati da “nessun dolore” (0) e“il peggiore dolore possibile” (10).Il dolore è classificato secondol’Organizzazione Mondiale dellaSanità in lieve, moderato e forte.

Intervalli di livello del dolore

� 0 = nessun dolore� 1-3 = dolore lieve� 4-6 = dolore moderato� 7-10 = dolore forte1

2

3

4

5

per saperne di più

Bambino di età >3 anni: scala di Wong-Baker

Nella terapia del dolore è utileprocedere “a tappe”, con unagradualità nella scelta del far-maco o dei farmaci da utilizza-re, correlata all’intensità deldolore stesso e alla presenza omeno di componente infiamma-toria. Nel dolore di intensitàlieve-moderata si ritiene ade-guato l’uso di paracetamolo odi farmaci anti-infiammatori(FANS); nel dolore di intensitàcrescente o in caso di scarsocontrollo del dolore con para-cetamolo o FANS, si utilizzanofarmaci ad azione analgesicapiù potente (oppioidi), anche inassociazione.

Come si può trattare ildolore lieve-moderatonon dipendente da un

processo infiammatorio(dolore addominale, doloreda trauma, dolore dacrescita, emicrania)?ll Paracetamolo è il farmacoanalgesico tradizionalmentepiù usato in età pediatrica perl’ottimo rapporto in termini diefficacia e sicurezza ed è con-siderato di prima scelta neltrattamento del dolore lieve-moderato non dipendente daun processo infiammatorio;dopo somministrazione per viaorale è rapidamente assorbito,può essere assunto indipenden-temente dai pasti, dal momen-to che non provoca irritazionegastrica. Agisce entro 30 minu-ti circa e l’effetto permane per4-6 ore.

Come deve essere do-sato il paracetamolo?La dose antalgica per

bocca è lievemente superiorea quella antipiretica. Il dosag-gio deve sempre essere calco-lato in base al peso del bam-bino e non all’età (15/20 mgper Kg di peso per dose).E’ prevista una prima dose piùalta, definita “d’attacco”; ildosaggio massimo di parace-tamolo nelle 24 ore non devesuperare i 60 mg/Kg nei bam-bini con meno di 3 mesi e gli80 mg/Kg nei bambini con più

di 3 mesi, per la possibilità didanni al fegato.I dosaggi massimi non andrebbe-ro mantenuti oltre le 48-72 ore.

Cosa fare quando ildolore dipende da unprocesso infiammatorio

(otite, laringite, faringite)?In caso di patologie con com-ponente infiammatoria, comeotite, laringite o faringite è piùindicato il ricorso ai farmacianti infiammatori non steroidei(FANS). Il più utilizzato nei pri-mi anni di vita è l’ibuprofene,l’unico FANS la cui sommini-strazione è autorizzata dal Mi-nistero della Salute a partiredai 3 mesi di età. L’ibuprofenepossiede anche un buon effettoantipiretico. Nel bambino piùgrande, dai 6 anni, è prescrivileanche il ketoprofene.

Come deve esseredosato l’Ibuprofene?Il dosaggio dell’ibuprofene,

assunto per via orale, è di 10 mgper Kg di peso per dose con un in-tervallo tra una somministrazione el’altra di 6/8 ore. Il dosaggio mas-simo di ibuprofene nelle 24 orenon deve superare i 40 mg/Kg.L’ibuprofene come tutti i FANSdeve essere assunto a stomacopieno per la possibilità di irrita-zione e sanguinamento gastrico;occorre fare attenzione nei bam-bini disidratati o con problemirenali per la possibilità di altera-zione della funzione renale.

Quali sono gli errori piùfrequenti, in cui si puòincorrere nella defini-

zione di un programma an-talgico?� Sottostima del sintomo dolore

e mancata prescrizione dellaterapia antalgica.

� Utilizzo di farmaci non ade-guati all’entità del dolore.

� Somministrazione del farmaco“al bisogno” e non ad intervalliregolari.

� Dosaggio inadeguato del far-maco rispetto all’indicazioneterapeutica.

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La bussola32

� Non utilizzo della via di som-ministrazione meno invasiva aparità di efficacia.

� Non tener conto di eventualicontroindicazioni e/o effetticollaterali dei farmaci.

In ogni caso l’adeguato controllodel dolore importante e/o persi-stente richiede un programma te-rapeutico “individualizzato” pre-scritto dal pediatra e condivisocon i familiari.

Come comportarsi nelneonato?Il paracetamolo è il farmaco

più indicato per il trattamentodel dolore lieve-moderato anchenel periodo neonatale. Fenomenidi tossicità con aumento delletransaminasi, tuttavia, possonoverificarsi in particolari situazioni(nutrizione parenterale, prematu-rità estrema). Il dosaggio varia inrapporto all’età gestazionale.Non deve essere somministrato inpresenza di ittero, o, comunque,ne va ridotto il dosaggio. Deveessere comunque prescritto dalpediatra. L’analgesia per le proce-dure in aree superficiali (es. pre-

lievi) può essere ottenuta conl’applicazione locale di una emul-sione a base di anestetici locali.

Cosa si intende per te-rapia antalgica nonfarmacologica?

Alcuni accorgimenti di facileattuazione possono ridurre lapercezione del dolore: nel bam-bino più piccolo (0-2 anni) ilcontrollo delle sovrastimolazio-ni ambientali (luci soffuse, ru-mori ridotti), il contatto fisico(toccare, accarezzare, cullare),ascoltare musica, la sommini-strazione di soluzioni zuccheri-ne, il rispetto del riposo; neibambini da 2-6 anni è utile ri-correre a tecniche di distrazionequali: raccontare fiabe, guarda-re la televisione o un DVD, gio-care, ascoltare musica; in quelliancora più grandi si può ricor-rere alle tecniche di respirazione(invitando il bambino a respirarepiano e profondamente), rilassa-mento muscolare, visualizzazio-ne (guidando il bambino ad im-maginare una situazione piace-vole e/o un luogo preferito incui vorrebbe trovarsi).

La bussola32

� Calcolare sempre il do-saggio dei farmaci anal-gesici in funzione delpeso e non dell’età delbambino.

� Dolore senza compo-nente infiammatoria (es:dolore addominale, do-lore da trauma, doloreda crescita, emicrania):preferire il Paracetamolo.

� Dolore con componen-te infiammatoria (Otite,Laringite, Faringite): pre-ferire l’ibuprofene.

� Bambino a stomacovuoto: preferire il para-cetamolo per assenzacomplicazioni gastriche.

� Neonato: preferire sem-pre il paracetamolo. Ibu-profene non indicato sot-to i 3 mesi.

� Dosaggio paracetamo-lo: il dosaggio analgesi-co del paracetamolo èdi 15/20 mg per kg dipeso per dose. Il dosag-gio massimo di parace-tamolo nelle 24 ore nondeve superare i 60 mg/Kg nei bambini conmeno di 3 mesi e gli 80mg/Kg nei bambini conpiù di 3 mesi.

� Dosaggio ibuprofene: ildosaggio dell’ibuprofene,assunto per via orale, è di10 mg per Kg di peso perdose con un intervallo trauna somministrazione el’altra di 6/8 ore. Il dosag-gio massimo di ibuprofe-ne nelle 24 ore non devesuperare i 40 mg/Kg.

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10

Età

0-2 anni

2-6 anni

6-13 anni

Interventi non farmacologici per

il controllo del dolore

Contatto fisico: toccare, accarezzare, cullare

Ascoltare musica; giocattoli sopra la culla

Controllo delle sovra stimolazioni ambientali

Distrazione e coinvolgimento: raccontare/leg-

gere fiabe al bambino, giocare con pupazzi,

respirare piano e profondamente, bolle di sa-

pone, guardare la televisione, parlare dei luo-

ghi preferiti

Musica, respirazione, rilassamento muscola-

re, guardare la televisione, immaginare situa-

zioni piacevoli/luoghi preferiti

NellaNellaNellaNellaNellapraticapraticapraticapraticapraticaNellaNellaNellaNellaNellapraticapraticapraticapraticapratica

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Oltre alle note implicazioni cutanee e sistemiche, la dermatite atopica (DA), che in Europa registra una prevalenza pediatrica del 10-20% (1), è anche una

patologia con molteplici ripercussioni sul benessere psicofisi-co del piccolo paziente e per così dire sulla serenità entro lemura domestiche. Questa evidenza, ampiamente documentata inletteratura, ha trovato ulteriore conferma in una recente indaginetrasversale (2) condotta su 60 bambini italiani d’età compresa tra 1e 12 anni e sulle rispettive famiglie, dalla quale è emersa unastretta correlazione tra gravità del quadro clinico, espressa dall’in-dice SCORAD, e compromissione della qualità di vita, in partico-lare della madre. La DA, d’altra parte, promuove notoriamentedisfunzioni del sonno (3), grava sull’umore e sullo stato di vigi-lanza del bambino, rendendolo iperreattivo, con un impatto su-periore a quello di numerose patologie croniche quali diabete,asma e fibrosi cistica (4), e al tempo stesso insinua nei genitoripreoccupazioni e sentimenti di colpa, frustrazione e inadeguatez-za nello svolgimento del proprio ruolo. A questi variegati e com-plessi risvolti si aggiungono la durata della malattia talvolta pro-tratta fino all’età scolare (5), le sue frequenti complicanze e, nonda ultimo, le variabili che influenzano autostima, relazioni inter-personali, frequenza e resa scolastica del bambino. Le ripercus-sioni sui genitori si evidenziano in termini di impatto psicologico,impegno nel trattamento e condizionamento sulla vita familiare esulla produttività lavorativa (6). Non solo. Lo scenario biopsico-sociale in cui si inscrive la DA ha registrato nel corso degli ultimianni notevoli mutamenti: il rapporto triadico mamma (o genitori)-bambino-pediatra ha concesso gradualmente spazio e indiscussacredibilità ai condizionamenti, talvolta subdoli, fuorvianti e prividi autorevolezza, di siti internet, che stanno contribuendo a fo-mentare ulteriori incertezze nei genitori e ad alimentare perfinodiffidenza, timori - paradigmatica a tale riguardo è la corticofobia -o sfiducia nei riguardi delle terapie di comprovato impiego.

(biossido di silicio in nanoparticelle delle dimensioni di 10-20nm inserito all’interno di nanoliposomi delle dimensioni di 50nm) che grazie alle loro ridotte dimensioni (inferiori a quelleper esempio delle particelle virali) penetrano negli strati piùprofondi dell’epidermide, negli spazi tra i corneociti.Sono stati riconosciuti diversi effetti del silicio nei connettivi enella cute:1. regola la sintesi di collagene, elastina e glicosaminoglicani,

macromolecole con funzioni strutturali importanti;2. favorisce la sintesi di prolina e idrossiprolina, aminoacidi

costituivi del collagene importanti per determinare la suastruttura primaria e secondaria;

3. interagisce con le proteine fibrillari come la cheratina e ilcollagene e con i glicosaminoglicani formando dei legamicovalenti (-O-Si-O-) tipo “crosslink”. La creazione di que-sti ponti ha l’effetto di stabilizzare i fasci filamentosi e direnderli più compatti e di contribuire all’architettura e allaresistenza dei tessuti connettivi;

4. ha un’elevata tendenza a trattenere acqua, grazie ai legami(-O-Si-O-), contribuendo in tal modo ad aumentare e amantenere l’idratazione dei tessuti.

Il silicio, ingegnerizzato a nanosilicio, è così in grado di garantire:

�buon assorbimento: grazie alle sue dimensioni ridot-te può essere incluso dalle cellule dell’epidermide

�elevata biodisponibilità: l’elevato rapporto superfi-cie/massa fa in modo che in una particella sia disponi-bile un’alta percentuale di atomi di silicio per interagirecon le molecole circostanti, in particolare con le prote-ine dell’epidermide come la cheratina e di esplicare ap-pieno le sue funzioni coadiuvanti di:• supplemento alla carenza di silicio,• antagonismo dello stress cutaneo,• miglioramento della funzione barriera e rigenerazio-

ne tissutale cutanea,• incremento dell’idratazione dello strato corneo.

Per le applicazioni in campo dermocosmetico, il nanosilicio,sostanza essenziale della pelle, necessita di essere veicolatodai nanoliposomi per poter raggiungere gli strati profondi del-l’epidermide ed essere altamente biodisponibile.I nanoliposomi sono costituiti da fosfatidilcolina (PC) a ele-vata purezza, uno dei componenti essenziali della membra-na cellulare.Le dimensioni molto piccole consentono ai nanoliposomi dipenetrare negli strati più profondi dell’epidermide, negli spazitra i corneociti, dove si dissolvono rapidamente favorendol’incorporazione del proprio contenuto nella membrana e ri-pristinando la funzione di barriera cutanea. Grazie a queste

caratteristiche strutturali i nanosilisomi sono in grado di rag-giungere la cellula-bersaglio e rilasciare il nanosilicio neglistrati più profondi dell’epidermide.Tra i componenti attivi di DRYoff TM c’è anche il Il CM-glucanoche stimola il turnover dei cheratinociti e, attivando i meccani-smi di difesa della cute, svolge un’azione protettiva nei confrontidi fattori aggressivi esogeni quali detergenti e raggi ultravioletti.DRYoff TM possiede tutti i migliori requisiti per poter soddisfa-re le aspettative di mamme e pediatri offrendo al bambino condermatite atopica l’opportunità di un miglioramento significati-vo del quadro clinico-sintomatologico, come dimostrato daun’esperienza clinica condotta su bambini di età compresa tra 10mesi e 14 anni trattati per 12 settimane (7). I risultati evidenzianoun aumento dello stato complessivo di benessere con riduzio-ne significativa dei segni obiettivi e dei sintomi soggettivi (erite-ma, prurito, estensione della lesione, qualità della vita) e delcontrollo dell’infiammazione e delle sue conseguenti implica-zioni sull’equilibrio, sul trofismo e sul ricambio cheratinocitario.DRYoff TM si propone come un prodotto lenitivo, rigenerantee protettivo e al tempo stesso come un valido coadiuvante allaterapia farmacologica antinfiammatoria della dermatite atopicaanche grazie alla sua duplice formulazione, in crema e spray,che offre ai pediatri e alle mamme il vantaggio di un’apprezza-bile flessibilità e adattabilità di impiego alle esigenze e agli obiettiviterapeutici del singolo bambino.

1. HanifinJ M. Immunol Allergy Clin North Am 2002; 22: 1-24.2. Monti F et al. Ital J Pediatr. 2011; 22: 59.3. Chamlin SL et al. ArchPediatr Adolesc Med 2005; 159: 745-750.4. Beattie PE et al. Br J Dermatol 2006; 155 (Suppl. 1): 145-15.5. Akdis CA et al. Allergy 2006; 61: 969-87.6. Al Robaee AA, Shahzad M. Acta Dermatovenerol Croat. 2010.

7. Cantù AM et al. Eur J Pediat Dermatol 2008; 18: 27-30.

il triangolo bambino, mamma e pediatra

Piercarlo Salari, Pediatra, Milano

e qualità di vita:

Alla luce di queste premesse è fondamentale l’impegno pro-fessionale del pediatra che si estrinseca idealmente secondotre direttrici principali:

�consolidamento del rapporto fiduciario con i genito-ri in un contesto di empatia e condivisione del per-corso di cura;

� individuazione di strumenti metodologici e operativiper un corretto inquadramento e follow-up della DA,in una prospettiva di consulto specialistico solo perla gestione dei casi difficili;

�orientamento verso soluzioni terapeutiche in gradodi ottimizzare, in ciascuna fase di malattia, l’efficacia,la rapidità d’azione e in particolare il sollievo deisintomi e la maneggevolezza: presupposti, questi, ir-rinunciabili al fine di riparare il danno cutaneo, cir-coscrivere il prurito, e prevenire le ricadute.

A fronte dell’eterogeneità delle manifestazioni cliniche ealla multifattorialità patogenetica il trattamento deve quindimirare non soltanto a controllare l’infiammazione e contra-stare la secchezza cutanea ma anche a modulare costante-mente l’insieme dei processi fisiopatologici e ad attuare unastretta e sinergica integrazione tra l’utilizzo di farmaci e dipreparati dermocosmetici.A tal proposito un nuovo dermocosmetico di notevoleinteresse è DRYoff TM, che propone l’utilizzo delle nano-tecnologie, una nuova branca della scienza in cui la strut-tura elementare del principio attivo è ingegnerizzata suscala nanometrica. Ciò conferisce al prodotto proprietàchimico-fisiche uniche, che permettono funzioni altamen-te innovative. DRYoffTM, infatti, è a base di nanosilisomi

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Conoscere per crescere 37Conoscere per crescere36

La tosse è un sintomo comu-

ne delle infezioni virali delle vie respiratorie (raffreddo-

re, influenza o malattie simili)e batteriche. Seppur distur-bante, è un sintomo utile perliberare le vie respiratorie dalmuco e dagli agenti irritanti epatogeni (virus, sostanze in-quinanti, pollini, ecc.); per

questo è preferibile lenir-la più che sedarla del

tutto. Quella sec-ca, legata a irri-

tazione delfaringe, del-la laringe odella tra-chea o a fi-lamenti dimuco den-

so, difficili dadeglutire che

colano dal naso nel-la gola, è particolar-

mente fastidiosa.Per lenire la tosse non esisto-no farmaci di efficacia dimo-strata che possano essere uti-lizzati con sicurezza nel bam-bino; proprio per la scarsa si-

curezza, non da moltotempo, si è deciso di proi-bire l’uso dei mucoliticisotto i due anni di età.In un recente lavoro scien-tifico è stata studiata la ca-pacità del miele di attenuarela tosse nei bambini. Il miele sem-

bra essere più efficace nel lenire latosse e migliorare i disturbi delbambino (tra i quali le ore di sonnoperse dai genitori e dal bambino)

A cura di Vitalia Murgia

Pediatra, Mogliano Veneto (TV)

La tosse: sostanze naturali

e piante medicinalidel destrome-torfano, un far-maco di sintesi

molto usato. Ilmiele ha un’azio-

ne benefica perchéprotegge la mucosa

dalle sostanze irritanti efluidifica per contatto il muco sta-gnante grazie alla sua ricchezzain zuccheri naturali (fruttosio,ecc.) e flavonoidi, sostanze natu-rali preziose per le loro molte-plici azioni. Il mie-le esplica la suamigliore azionese è concen-trato, quindipuro o in sci-roppi che necontenganorilevantiquantità.Anche lepiante ricchedi saponinehanno la pro-prietà di fluidificare il muco e traqueste le più usate nel bambinosono la Grindelia (Grindelia ro-busta) e l’Edera (Edera helix). LaGrindelia, grazie alla ricchezza inresine crea anche una “barriera”protettiva sulla mucosa dellagola con un effetto lenitivo im-portante sulla tosse.

Controllare la tosse:

qualche consiglio pratico

� Offrire spesso acqua e li-

quidi tiepidi al piccolo

per facilitare la fluidità e

l’eliminazione del muco e

decongestionare le vie

respiratorie.

� Pulire accuratamente il

naso, più volte al giorno,

con soluzione fisiologica

isotonica.

� Tenere sotto control lo

temperatura (18-20°) e

umidità ambientali.

� Non far soggiornare il

bambino in ambienti dove

si è fumato.

� Areare spesso gl i am-

bienti domestici.

Altre piante interessanti per l’atti-vità lenitiva e di idratazione delmuco, sono quelle ricche di mucil-laggini quali la Piantaggine(Plantago lanceolata), l’Altea(Althea officinalis), e la Malva(Malva sylvestris). Le mucillaggi-ni, oltre a formare un leggerostrato protettivo sulle mucose chene limita l’irritazione, quando en-trano in contatto con il muco sta-gnante sulle prime vie aeree lo“idratano” grazie al loro contenu-

to di acqua, rendendopiù facile per il bam-bino deglutirlo o

espettorarlo.L’Elicriso (He-

lichrysumitalicum)nella tra-dizionepopolare,

fin daitempi più antichi,

veniva impiegato come espetto-rante per i disturbi di carattererespiratorio.I prodotti a base di piante medi-cinali e miele di buona qualitàpossono essere assunti anche piùdi 3-4 volte al giorno e per perio-di prolungati (1-2 settimane) e,a fronte di un buon effetto leniti-vo sulla tosse, hanno scarsi effet-ti collaterali, nessun effetto ne-gativo sul sonno o sulle attivitàdel bambino.

Conoscere per prevenire36

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Conoscere per prevenire 39Conoscere per prevenire38

La prevenzione odontoiatricanel bambino persegue comeobiettivo primario quello di

far sì che la crescita e lo svilup-po del distretto oro-maxillo-fac-ciale avvenga in modo armonicoed equilibrato con il resto del-l’organismo provvedendo altresìin modo regolare alle funzionialle quali esso è delegato (nutri-zione, masticazione, respirazione,fonazione, relazione).Per raggiungere questo scopoesiste un percorso, che iniziaalla nascita e si conclude allapubertà, nel corso del quale igenitori dei bambini e i loromedici curanti, Pediatri edOdontoiatri, dovranno esseremolto attenti allo stato di saluteed alla armonia di sviluppo diogni componente del viso, delleossa mascellari, dei tessuti perio-rali, orali e dentali.La crescita dell’apparato oraledel bambino avviene con fasi diattività alle quali seguono mo-menti di stabilità, a questi succe-dono poi nuovi periodi di accre-scimento e così via, fino al com-pletamento di esso.Per comodità di esposizione sipossono distinguere 3 differentifasce di età e, per ognuna diesse, cercheremo sinteticamentedi evidenziare quali siano leprincipali attenzioni da riservarein termini di prevenzione odon-toiatrica.

La fascia di età da 0 a 3 anni

La prevenzione odontoiatricanel neonato inizia con l’allatta-mento al seno: la letteraturascientifica odontoiatrica ammetteinfatti una discreta evidenzascientifica della capacità preventi-va del latte materno in termini dicario profilassi. L’allattamentomaterno ha inoltre un’azione fa-vorevole sullo sviluppo delle ossadel viso, svolta dalla muscolaturadurante la suzione (Linee Guidanazionali per la promozione dellasalute orale e la prevenzione dellepatologie orali in età evolutiva -Ministero del Lavoro, della Salutee delle Politiche Sociali).All’età di 6 mesi circa avviene l’eru-zione dei primi elementi dentalidecidui (i denti da latte), solita-mente gli incisivi centrali inferiori: èun momento importante dato chesu tali denti si svilupperà il primo“modulo” di ecosistema battericodentale, la composizione del qualesarà direttamente correlata allaqualità della salute orale dei geni-tori, in particolare della madre.

E’ importante evidenziare che:

� più ritardato è l’ingresso nellabocca del bambino delle spe-cie batteriche maggiormenteresponsabili dell’insorgenzadella carie dentale minore sarànel tempo la sua probabilità diammalarsi di carie;

� la varietà di composizione del-la popolazione della placcabatterica può determinare unamaggiore o minore suscettibi-lità alla carie dentale nel corsodella vita.

La cura della bocca del bambinoin questo periodo è del tutto de-legata al controllo dei genitori odi adulti: sarà loro compito lavare

A cura di Carlo Ghirlanda

Segretario Culturale Nazionale ANDI

Mauro Rocchetti

Vice Presidente Vicario Nazionale ANDI

(Associazione Nazionale Dentisti Italiani)

la bocca del bambino ogni gior-no, dapprima solo utilizzando,con delicatezza, garze di cotoneinumidite da passare sulle gengi-ve e poi, allorquando siano erottii primi denti da latte, iniziando illavaggio di essi con uno spazzoli-no da denti appositamente predi-sposto per questa fascia di età esenza uso di dentifricio.La alimentazione del bambinodeve essere quella necessaria peruna sua crescita equilibrata: vatenuto presente che una dieta ric-ca di carboidrati può determinarel’insorgenza di carie. Si deve inol-tre considerare che abitudini qua-li l’uso frequente del ciuccio ba-gnato con zucchero, oppure mie-le sulla tettarella del biberon perfavorire l’insorgere del sonno nelbambino, comportano un eleva-tissimo rischio di malattia cariosa.In questi casi è comune l’insor-genza della “baby bottle syndro-me”, uno stato di carie diffusa edapprofondita degli elementi den-tari anteriori.In questo periodo della vita, al-l’interno delle ossa mascellari su-periore ed inferiore, inizia la for-mazione dei denti permanenti: èopportuno valutare se sia neces-sario rafforzare lo smalto deidenti in via di sviluppo con unaintegrazione di Fluoro nella die-ta. La somministrazione difluoro per via sistemica deve es-sere decisa dall’Odontoiatra: so-litamente non è opportuno assu-mere dosi integrative di Fluoro(la pasticca giornaliera) se l’ac-qua potabile dell’area nella qualesi vive contiene concentrazionisuperiori a 0,6 mg Fluoro/L. Incaso contrario l’Odontoiatra do-vrà definire se e in quale quantitàprescrivere la integrazione giorna-liera di Fluoro per via orale.

A partire dalla nascita inizial’accrescimento delle ossa ma-scellari superiore ed inferioreche, tramite un reciproco equi-librio di rapporti, segue il pro-gressivo espandersi del cranio edelle ossa nasali. L’abuso di al-cuni comportamenti, quali ilprolungato uso del ciuccio odel biberon, il succhiamentodel dito, possono interferirecon una regolare crescita equindi bisogna porre massimaattenzione per evitare che unaabitudine apparentemente in-nocua, possa divenire causa diuna occlusione patologica.

La fascia di età da 3 a 6 anni

All’età di 3 anni circa si com-pleta la fase della dentatura deci-dua e si assiste ad un rallentamen-to della intensità e della quantitàdella crescita delle ossa mascellari.E’ arrivato quindi il momento del-la prima visita odontoiatricadel bambino, per valutare insiemeall’Odontoiatra la regolarità del-l’accrescimento dell’apparato ora-le e capire quali attenzioni presta-re in questo periodo della vita.

Un momento importante di pre-venzione odontoiatrica di questafase è il controllo della regolaritàdella deglutizione del bimbo,nonché della sua facilità di respi-razione tramite le vie aeree supe-riori (il naso).Una difficoltà di respirazione at-traverso le vie nasali, come nelcaso di presenza di adenoidi otonsille malate o ipertrofiche,comporta il ricorso alla respirazio-ne orale, che può essere causa diun difetto di espansione del palatoed una conseguente occlusionenon corretta.In questo periodo si evidenzianoi primi risultati delle attenzionialla prevenzione prestate nel cor-so del primo periodo della vita:se non c’è presenza di alcuna le-sione cariosa clinicamente evi-dente è probabile che anche il ri-schio futuro di sviluppare cariepossa essere basso. Al contrario,in caso di presenza di almenouna carie, il livello di rischio disviluppare ulteriori lesioni divienemedio o elevato e, perché ciònon accada, vanno adottate tuttele misure utili a rinforzare com-portamenti di prevenzione e adaumentare le resistenze dellosmalto dentale.Il principale meccanismo di rin-forzo dello smalto dentale è rap-presentato dalla fluoroprofilassi.

Il Fluoro agisce contro la ca-rie con questi principali mec-canismi:a) rinforza la struttura cristallina

dello smaltob) favorisce la “guarigione” (pro-

cesso di remineralizzazione)dello smalto colpito da carieiniziale (processo di deminera-lizzazione)

dei nostri bambini

Conoscere per prevenire 39Conoscere per prevenire38

c) determina un effetto antimicro-bico, diretto soprattutto suiprincipali batteri causa di carie,dei quali diminuisce la capacitàdi adesione ai tessuti orali e itempi di moltiplicazione.

Il modo più efficace per portare ilFluoro a contatto con lo smaltodentale è l’uso del dentifricio:per queste età si raccomanda l’usodi paste dentifrice per bambini,con basso contenuto di fluoro (500ppm), utilizzate due volte al gior-no, nei momenti dello spazzola-mento dentale. La quantità racco-mandata di dentifricio per i bambi-ni sotto i 6 anni deve essere mini-ma, pari alla grandezza di una len-ticchia, ed è indispensabile la su-pervisione di un adulto, senza alcu-na possibilità di uso autonomo deldentifricio da parte del bambino.Il controllo della qualità della die-ta e della frequenza di assunzionedi alimenti ricchi di zuccheri ri-mane, anche in questa fascia dietà, uno dei principi fondamentalidi un corretto atteggiamento diprevenzione odontoiatrica.

Le epoche di

eruzione dei denti

I denti da latte sono cinque

per lato e per emiarcata: in

tutto 20. La dentatura deci-

dua (i denti da latte) inizia a

comparire nella bocca del

bambino a 6 mesi di età. I pri-

mi denti a comparire sono gli

incisivi centrali inferiori; ogni

6 mesi circa avviene la com-

parsa di altri elementi denta-

ri: in ordine di apparizione

erompono gli incisivi centrali

superiori, poi gli incisivi late-

rali inferiori, quindi quelli su-

periori. Seguono i primi mola-

ri inferiori e superiori, poi i ca-

nini ed infine i secondi mola-

ri. All’età di 6 anni circa inizia

l’eruzione dei denti perma-

nenti: i pr imi a comparire

sono i primi molari e poi, via

via, si assiste all’eruzione di

tutti gli altri elementi, e la

dentizione si completa intor-

no ai 12 anni di vita con la

comparsa del secondo mola-

re permanente. Piccole di-

screpanze nei tempi e nei

modi della eruzione dentale

possono essere fisiologici, ma

è utile un controllo odontoia-

trico per verificare che non

sussistano motivi diversi che si

oppongono all’eruzione (ad

esempio agenesie dentali,

denti soprannumerari).

Normalmente il movimento

di deglutizione corretto av-

viene con le arcate dentarie

in occlusione, labbra a con-

tatto, muscolatura periorale

a riposo e lingua poggiata

alla volta palatina. Nel neo-

nato, la mancanza dei denti

viene compensata dalla lin-

gua che si interpone tra le

gengive (deglutizione infan-

tile). Con il completamento

della prima dentizione que-

sto tipo di deglutizione si mo-

difica. Se l’interposizione lin-

guale si mantiene e la lingua

si colloca fra l’arcata supe-

riore ed inferiore al momen-

to della deglutizione (deglu-

tizione atipica infantile), è

frequente il riscontro di una

malocclusione caratterizzata

da morso aperto.

Il movimento

di deglutizione

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Conoscere per prevenire40

Non sono necessarie altre formedi somministrazione di Fluoro apartire da questa età.

Una metodica altamente efficace intermini di prevenzione della carie èla sigillatura di solchi e fessu-re: circa l’80% delle carie dentalidei denti permanenti nei bambinisi determina infatti sulle superficidi masticazione dei denti. La sigil-latura è in grado di impedire lacarie di queste zone ed il suo ef-fetto perdura per molto tempo.

Tutto quanto finora indicato ri-chiede evidentemente una grandedisponibilità ed attenzione daparte di chi si occupa della salutedel bambino. E’ evidente che unastretta interazione positiva traFamiglia, Pediatra ed Odon-toiatra possa rappresentare lamigliore strategia per il successoed il conseguimento dell’obiettivoprimario della prevenzione odon-toiatrica: un bambino sano conun sorriso sano!

La fascia di età da 6 a 12 anni

E’ un periodo cruciale per l’ac-crescimento delle ossa del viso, inquesti anni avviene il completa-mento della crescita dei mascella-ri e va assolutamente prevenutaqualsiasi anomalia di sviluppo,che, se non intercettata e modifi-cata, condurrà allo sviluppo diuna occlusione patologica, anchedi severa entità.Il bambino deve essere visitato eseguito con attenta programma-zione dall’Odontoiatra, che saràin grado di accertare la regolaritàdello stato di accrescimento e de-cidere se sia necessario prescrive-re l’avvio di una terapia ortodon-tica intercettiva.

In questa fase inizia la comparsadei primi denti permanenti: la fasedi dentizione mista (contempora-nea presenza nelle arcate dentariedi denti da latte e di denti perma-nenti) che si protrarrà fino al com-pletamento della dentatura per-manente (12-13 anni circa).La presenza dei denti da lattedeve essere tutelata il più possibi-le fino all’età fisiologica di per-muta: una prematura perdita oestrazione dei denti decidui puòinfatti provocare una significativaperdita di spazio in arcata conconseguente comparsa di proble-mi alla masticazione. I genitoridevono dunque essere consape-voli e convinti della necessità dicurare e prevenire la patologiacariosa dei denti decidui, affinchéquesti mantengano la propria in-tegrità anatomica fino al comple-tamento della permuta.

E’ necessario mantenere grandeattenzione alla prevenzione dellacarie dentale, sia ponendo unacostante considerazione alla qua-lità e alla frequenza della alimen-tazione (evitando l’assunzione fre-quente di cibi ad alto contenutodi zuccheri), sia mantenendo unacontinua cura dell’igiene oraledomiciliare con lo spazzolamen-to dei denti almeno due volte algiorno con dentifrici fluorati.Il dentifricio da utilizzare dai 6anni in poi dovrà contenere alme-no 1.000 ppm di fluoro, che è laquantità media solitamente pre-sente nel dentifricio per adulti.

Conoscere per prevenire40

La tecnica di sigillatura con-

siste nell’applicazione sulle

superfici di masticazione dei

denti molari permanenti di

un materiale che si oppone

all’ingresso di batteri nei sol-

chi e nelle fessure presenti in

tali zone. Questa tecnica non

è in alcun modo invasiva e si

realizza con il posizionamen-

to di una resina fluida sulle

superfici occlusali dei denti

permanenti, opportunamen-

te preparate dall’Odontoia-

tra a tale scopo. La resina vie-

ne poi fatta indurire con l’uso

di un fascio di luce ad alta

intensità.

Il momento più giusto per il

posizionamento del sigillante

è la epoca immediatamente

post eruttiva: è questa, infat-

ti, la fase nella quale il dente

neo erotto è più suscettibile di

ammalarsi di carie.

La sigillatura di

solchi e fessure

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Conoscere per prevenire 43Conoscere per prevenire42

Siamo ciò che respiriamo

Il Bambino & l’ambientezone di residenza e la mag-giore frequenza di infezionirespiratorie e/o atopia, sinto-mi bronchitici e tosse secca

notturna ricor-rente, a con-ferma che iltraffico auto-veicolare e pe-sante costitui-scono la prin-cipale sorgen-te di inquina-mento am-bientale ester-no. Anche inItalia è statoconfermato

che l’esposizioni al traffico au-toveicolare e pesante sonofortemente associate a tosse ecatarro ed a sintomi di asma.I risultati complessivi consen-tono di concludere che vi èuna forte evidenza dell’effettoaggravante dell’esposizione aPM10 sull’asma del bambino esottolineano la necessità diproteggere i bambini asmaticicon più rigorosi limiti di qua-lità dell’aria.

Effetti respiratori degli inqui-nanti indoor sul bambino

La qualità dell’aria indoor(IAQ, Indoor Air Quality) è im-portante per alcune fasce dipopolazione particolarmentevulnerabili come i bambini, edanche in rapporto al loro statodi salute (bronchite cronica,malattie respi-ratorie croni-che, asma,ecc.). La IAQ èancor più im-portante perchèoggi in consi-derazione delmoderno stiledi vita trascor-riamo all’inter-no di edifici(casa, scuola, lavoro, attivitàdel tempo libero: palestre, pi-scine, ecc.) la maggior partedella nostra giornata. L’umiditàin eccesso, su quasi tutti i ma-teriali interni, porta alla cresci-ta di microbi, muffe, funghi ebatteri, che successivamente

di critici durante i qualil’esposizioni ambientali nocivepossono influenzare il rischiodi sviluppare l’asma.Sulla base dialcuni studi èipotizzabileche l’asma siacausata dallacombinazionedello sviluppopolmonare incorso, dell’asset-to genetico edei fattori am-bientali, con ilrisultato diun’alterazionedello sviluppo e della funzionepolmonare normale.

Effetti respiratori sulbambino degli inquinantioutdoor

Per i quattro più comuni in-quinanti atmosferici “outdo-or”, materiale particolato(PM, particulate matter); ozo-no (O3); biossido di azoto(NO2) e anidride solforosa(SO2), l’OMS ha stabilito nel2005 i nuovi limiti in relazio-ne alla protezione della salute.In età pediatrica sono state ri-portate numerose associazionitra le malattie acute e croni-che delle vie respiratorie el’inquinamento dell’aria ester-na, in particolare rispetto adelevate concentrazioni di par-ticolato (PM10). La dimensionedelle particelle è il principaledeterminante del livello di de-posito nei polmoni, cosicchéle particelle respirabili (PM10 ePM2.5), prodotte dallo scaricodei veicoli a motore, sonomolto pericolose per gli effetticonseguenti al sedimento neisegmenti più distali. E’ statodimostrato in bambini asmati-ci residenti in prossimità dizone esposte ad elevati volumidi traffico un aumento dei sin-tomi di asma, la riduzionedella funzionalità respiratoriaed un aumento dell’infiamma-zione delle vie aeree. Moltistudi riferiscono una forte as-sociazione tra l’esposizione adinquinanti da traffico nelle

emettono spore, cellule, fram-menti e Composti Organici Vo-latili (COV) nell’aria interna,con degradazione chimica obiologica dei materiali, ed ul-teriore inquinamento dell’ariainterna.E’ stato più volte dimostrato inmolti Paesi del mondo, com-preso l’Italia che tutti i sinto-mi/malattie respiratorie (asma,tosse persistente/catarro e ri-nocongiuntivite), sono più dif-fusi nei bambini esposti a muf-fe/umidità nei primi anni divita, nonché al fumo di siga-retta che purtroppo rimane ilpiù comune inquinante indoor.

L’ambiente indoor dellescuole

I bambini trascorrono lamaggior parte del loro tempoa scuola, in ambienti (classi)densamente popolati dove laconcentrazione degli inquinan-ti indoor è molto elevata ed èparticolarmente difficile man-tenere una buona qualità del-l’aria. La misurazione dei prin-cipali parametri climatici (tem-peratura, umidità relativa),l’anidride carbonica (CO2), evi-denzia che molto spesso i livel-li medi di CO2 sono superiori alvalore limite di riferimento di1500 ppm, pur considerandoche alte concentrazioni di CO2

sono associate ad un elevatonumero di studenti in classe, aridotte superfici e volumi delle

classi, e che laconcentrazio-ne media degliinquinanti ri-sente moltissi-mo delle sta-gioni, maggio-re in invernorispetto al-l’estate. Nu-merosi risultatisugli effetti

dell’inquinamento scolasticosulla salute dei bambini hannoevidenziato un rischio quasi 3volte superiore di tosse seccanotturna e rinite nei bambiniesposti a concentrazioni diCO2 > 1000 ppm (standardper una buona qualità dell’aria

Linee Guida OMS sulla qualitàdell’aria. Anche per gli ambien-ti confinati “indoor” l’OMS alfine di garantire ai bambini entroil 2015 ambienti smoke-free(casa, scuola, luoghi ricreativi,asili) ha riaffermato l’opportu-nità di implementare l’applica-zione delle indicazioni dellaConvenzione Internazionale sulControllo del Tabacco.

Perchè ilbambino èvulnerabile

I bambinihanno la fisiolo-gica specificitàdi essere organi-smi in via di svi-luppo, pertantola vulnerabilità

della salute respiratoria al-l’esposizione agli inquinantiambientali è una condizionesempre presente sin dall’etàpre-concezionale e prenatale-intrauterina, lungo tutte le fasidell’infanzia, fino all’adolescen-za ed al giovane adulto. Ciò èdovuto alla contemporaneapresenza di immaturità struttu-rale, funzionale ed immunolo-gica del polmone, dei fisiologi-ci processi di sviluppo e dei

suoi sistemi didifesa. La pre-senza delle co-siddette “fine-stre di vulnera-bilità” del perio-do embrionale,fetale e nei primianni di vita, ca-ratterizzate darapida crescitadelle vie aeree

ed espansione degli alveoli,possono rappresentare i perio-

L’impatto dell’ambientesulla salute respiratoriadei bambini

L’Organizzazione Mondialedella Sanità (OMS) stima checirca il 24%di tutte lemalattie ed il33% dellemalattie deibambini dietà <5 anni èda imputare afattori am-bientali. Il di-ritto alla tute-la e promo-zione della salute dei bambi-ni, futuri cittadini del mondo,è stato sancito nel 1989 dalleNazioni Unite. La V Conferen-za Intergovernativa della Re-gione Europa su Ambiente eSalute, svoltasi a Parma nel2010, ha sottolineato la ne-cessità di realizzare ogni sfor-zo per ridurre l’incidenza dimalattie respiratorie acute ecroniche, attraverso la ridottaesposizione ad inquinanti at-mosferici“outdoor” daparte di parti-celle ultrafini,particolato didifferenteprovenienza(impianti in-dustriali, tra-sporti, com-bustione do-mestica), eozono (O3), in accordo con ivalori limiti indicati dalle

L’Organizzazione Mondiale

della Sanità (OMS) stima

che circa il 24% di tutte le

malattie ed il 33% delle

malattie dei bambini di età

<5 anni è da imputare a

fattori ambientali.

Vi è una forte evidenza del-

l’effetto aggravante del-

l’esposizione a particolato

PM10

sull’asma del bambino

e si sottolinea la necessità

di proteggere i bambini

asmatici con più rigorosi li-

miti di qualità dell’aria.

Conoscere per prevenire 43Conoscere per prevenire42

La qualità dell’aria indoor

(IAQ, Indoor Air Quality) è

particolarmente importan-

te per i bambini che tra-

scorrono all’interno di edifi-

ci (casa, scuola, attività del

tempo libero: palestre, pi-

scine, ecc) la maggior par-

te della loro giornata.

Sono dimostrabili effetti del-

l’inquinamento scolastico

sulla salute dei bambini, con

un rischio quasi 3 volte supe-

riore di tosse secca notturna

e rinite nei bambini esposti

ad elevati livelli di anidride

carbonica (CO2)

A cura di Stefania La Grutta1, Graziella Sapia2

1U.O.S. Ambiente e Salute, ARPA Sicilia, Palermo2Pediatra, Rossano C. (CS)

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Conoscere per prevenire44

indoor) ed una minore pervietànasale (area delle narici) in bam-bini esposti in aula a livelli diPM10 > 50 mg/m3, consideratoattualmente il limite per esposi-zioni a breve termine.

Cosa possiamo fare? L’ampia consapevolezza dei

danni sulla salute respiratoriadei bambini da esposizione adinquinanti outdoor ed indoorha portato all’attivazione e svi-luppo di piani di azione nazio-nali sulla salute, che tenganoconto di azioni finalizzate allariduzione dei rischi ambientaliper la salute dei bambini. Peroperare bene ed in modo capil-lare è essenziale conoscere lecondizioni ambientali outdoored indoor in cui viviamo e dif-fondere l’informazione sul temaambiente e salute, implemen-tando la sensibilizzazione delpubblico e la collaborazione tradiverse componenti, istituzioni,scuola, famiglia ed i medici pe-diatri. E’ documentato che l’ef-ficacia di intervento su tre espo-sizioni ambientali potenzialmen-te modificabili (l’esposizione afumo di tabacco di almeno ungenitore; l’esposizione a umidi-tà/muffe sulle pareti della came-ra da letto; il passaggio fre-quente o continuo di auto o ca-mion sulla strada di residenza)comporta una riduzione del15,5% e del 18%, dei disturbirespiratori dell’infanzia, rispetti-vamente per bambini e per ado-lescenti. Ciò indica che tali con-dizioni sono potenzialmente ri-ducibili eliminando l’esposizionea fumo passivo, le muffe dalleabitazioni e abbattendo l’espo-sizione a inquinanti ambientalida traffico. In considerazionedell’incremento nel mondo dellaprevalenza di asma ed allergie,che determina un aumento dipopolazione suscettibile agli ef-fetti delle muffe/umidità negliambienti interni, è inoltre auspi-cabile un rafforzamento delle po-litiche pubbliche di miglioramen-to e mantenimento di standarddella IAQ, attraverso l’applica-zione e l’implementazione delleraccomandazioni esistenti.

44 Conoscere per prevenire

La nocività delle polveri sottili dipende

dalle loro dimensioni. Tanto più sono piccole quanto più le polveri rie-

scono a oltrepassare le difese dell’apparato respiratorio: approssima-

tivamente, le particelle totali sospese con diametro intorno e inferiore

ai 10 μm (PM10) si depositano nel tratto tracheo-bronchiale, quelle con

diametro inferiore ai 2,5 μm (PM2,5) si depositano negli alveoli.

La sigla PM10 identifica polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide

in sospensione nell’atmosfera sotto forma di particelle microscopiche,

il cui diametro è uguale o inferiore a 10 μm (10 millesimi di millimetro).

La frazione di PM2,5 corrisponde a circa il 75% della frazione di polveri

fini con un diametro inferiore a 10 micron; le PM2,5 rimangono sospese

per più tempo nell’atmosfera e per la loro dimensione raggiungono

più facilmente le parti profonde dell’apparato respiratorio.

Il fattore di generazione principale di tali particelle è costituito, da sem-

pre, da fonti naturali come i vulcani, incendi, erosione del suolo; nelle

aree suburbane e rurali, entrano in gioco anche le attività industriali

quali, ad esempio, la lavorazione dei metalli e la produzione di materia-

le per l’edilizia, le attività agricole; nelle città, il riscaldamento civile e

domestico e, soprattutto, il traffico veicolare. Un veicolo ha infatti più

modi di originare materiale particolato attraverso l’emissione dei gas di

scarico, ma anche con l’usura dei pneumatici e dei freni. Per effetto del

loro movimento, tutti gli autoveicoli concorrono poi ad usurare il manto

stradale ed a riportare in sospensione il materiale particolato.

Raccomandazioni per migliorarela IAQ nelle scuole

Cosa fare

�Disporre di aule con superfici e

volumi adeguati

�Assicurare condizioni corrette

di igiene, temperatura ed umi-

dità (isolamento termico)

�Frequente apertura delle fi-

nestre

�Frequente pulizia delle aule

�Frequente controllo sull’umidità

e sulla presenza di muffa visibile

�Interventi educazionali

�Interventi informativi

Cosa non fare

� Fumare in classe e nell ’area

scolastica

� Sovraffollare le aule di alunni

� Abitare in aule da poco rin-

novate e ridipinte

� Effettuare le pulizie in pre-

senza di alunni

� Avere la condensa sui vetri

delle finestre

� Permanere nelle zone di

umidità

� Avere carte da parati alle pareti

� Avere moquette/rivestimenti

(PVC) per pavimenti

� Usare deodoranti, dispenser di

profumi, candele profumate

(emissione di formaldeide)

� Arredi di materiale plastico

(emissione di formaldeide)

(A cura di L. Serra)

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