004 VEN 02-02-96

3
Mentre nella piccola Italia dei telefoni l a c c o rdo tra Stet e Ibm continua a slittare , fuori dei confini succede di tutto. Gli altri non stanno fermi, anzi. Si susseguono i col- pi d’artificio da parte dei grandi delle tele- comunicazioni mondiali, specie gli ameri- cani. La At&t, leader nelle comunicazioni a lunga distanza, prima ha varato una profn- da riorganizzazione delle proprie stru t t u re , poi, in rapida successione, ha annunciato il suo ingresso nel business della tv. Ha ac- quistato per 137,5 milioni di dollari una quota di Direct Tv, numero uno della televi- sione satellitare americana grazie ai suoi 1,2 milioni di abbonati. I satelliti che tra- smettono direttamente a domicilio, come quelli usati da Direct Tv, possono collegarsi anche ai computer distribuendo testi con m a g g io re velocità (dalle 50 alle 100 volte) e minori costi. Si spiega così la mossa di Bob Allen, grande capo di At&t, che mira ad op- zionare il vasto e promettente mercato di Internet, prima che siano diffuse capillar- mente le reti a banda larg a . La Mci, seconda sul mercato americano della long distance solo alla At&t, ha re p l i- cato al blitz della concorrente aggiudican- dosi in abbinata con Rupert Murdoch l’asta bandita dal governo yankee per l’ultima li- cenza di tv via satellite. Costo dell’operazio- ne: 682 milioni di dollari. I motivi dell’inve- stimento sono gli stessi che hanno mosso Al- len: sfruttare un impianto, ammortizzabile con i proventi derivanti dall’entert a i n m e n t , per contro l l a re un’alternativa di basso costo alle reti terrestri nella trasmissione dati. E, infatti, quasi in simultanea Mci ha raggiun- to un’intesa con Microsoft per operare nel mercato del software di accesso e naviga- zione su Internet. Non va dimenticato, inol- t re, che Mci è legata da un’alleanza societa- ria con British Te l e c o m . La terza società americana della long di- stance, Sprint, ha replicato ratificando la vendita del 20% delle azioni a due colossi europei, France Telecom e Deutsche Te- lekom, tuttora monopolisti nei rispettivi paesi. L’inedito trio ha dato vita a una so- cietà comune per operare su scala mondia- le, un’operazione che ora è sottoposta al pa- rere delle autorità europee per la tutela della concorre n z a . E’ possibile rintracciare una matrice co- mune in queste mosse avvenute nel giro di poche settimane? Tutti i grandi del telefono scommettono sulla rapida unificazione dei mercati e sul maturare di nuove opportu- nità di business. Da un lato, infatti, i pro- gressi della tecnologia fanno calare i costi di connessione e rompono le barriere fra i settori. Dall’altro la spinta dell’industria americana, sostenuta dal governo, mira ad annettersi in varie parti del mondo larghe quote di un settore che non può sfuggire al- la sua sorte, non potrà che intern a z i o n a l i z- zarsi e deregolarsi. Di recente il Congre s s o e la Presidenza Clinton si sono accordati su una nuova legge delle telecomunicazioni che abolisce la separazione tra i diversi mercati (telefonia locale, long distance, tv via cavo) e permette ad ogni società di ope- r a re in ciascun settore. Ciò equivale ad au- mentare il tasso di competizione esistente nel mercato, migliorare l’efficienza operati- va, elevare la soglia degli investimenti. E co- sì anche nelle telecomunicazioni, come è successo nell’informatica e nell’aero s p a z i a- le, le imprese a stelle e strisce potranno s f ru t t a re la liberalizzazione mondiale, con- fermando e incrementando il proprio pri- mato. Come negli altri settori di punta, le prio- rità dell’industria americana sono: battere la sfida giapponese (appena rilanciata nei computer) e lasciare ai margini le concor- renti europee. Le aperture che si intrave- dono nel Vecchio Continente (privatizzazio- ne di Deutsche Telekom in Germania, al- lentamento del monopolio in Francia, al- leanze inazionali della Stet, liberalizzazio- ne comunitaria dal ‘98) appaiono ancora ti- mide e comunque lente. Il peso delle pro t e- zioni e l’inefficienza che ne consegue è tro p- po grave perché le compagnie europee pos- sa sperare di conserv a re un ruolo di primo piano. Rischia così di ripetersi lo scenario di declino già andato in onda nell’inform a- tica e nei media. La Giornata * * * * * * In Italia Nel mondo A rc o re. Silvio Berlusconi è notoriamente molto spiritoso e, come tutti coloro che han- no un eccezionale successo, non prende t roppo sul serio la sua megalomania, ma la coccola con tenerezza. A vederlo dopo la sua vittoria personale, nella sua bella caso- na di campagna, gli si legge nel sorriso fi- nalmente ben disteso una doppia soddisfa- zione: primo, ha concluso un buon aff a re , come tanti nella vita; secondo, se la riform a costituzionale davvero si fa, passa alla sto- ria. E gli affari e la storia ormai gli piaccio- no alla pari. C’è persino chi sospetta che pencoli per la seconda. L’ a c c o rdo è fatto. Sì, c’è qualche detta- glio magari intricato, spinoso. Ci saranno nuove rotture, nuovi saltafossi, qualche t r a p p o l a . Ma l’accordo è tanto gracile quan- to ambizioso: il presidenzialismo sul mo- dello francese, un Capo dello Stato eletto dagli italiani, capace di governare, con un Parlamento più forte, capace di contro l l a r- lo”. Il pazzo che ha voluto questo accordo con il diavolo è contento. E’ contento l’antico- munista che porterà al governo il secondo ex comunista dal maggio del ‘47 (pro b a- bilmente Giorgio Na- politano, il primo era stato Giuliano Ferra- ra). Ha spirito prati- co, Berlusconi, il più fortunato e talentuo- so imprenditore di questo dopoguerra. Il politico più impreve- dibile. Ha tanto spiri- to pratico che, appe- na prima dello scorso Natale, si è detto, come ora ci ripete: “Tra poco siamo al bivio. Forse si può votare. Sa- rebbe la cosa più pulita moralmente. Gli ita- liani, i miei dieci milioni di elettori in par- t i c o l a re, se lo aspettano da un anno. Però, a ragionare con buonsenso, finisce che si ri- comincia come dopo il 27 marzo. Vinco, ma c’è il conflitto di interesse. Vinco, ma biso- gna fare le regole. Vinco, ma gli altri si fan- no avanti a colpi di rinvii a giudizio. Vi n c o , ma il Parlamento mi imbriglia, il pro g r a m- ma me lo fanno a pezzi, i sindacati si allea- no alla sinistra e bloccano ogni possibile riforma liberale. Vinco, e la vecchia politi- ca si mangia in insalata il maggioritario im- perfetto e incompiuto. Vinco, e alla fine le grandi e autorevoli istituzioni, con l’aiuto dei famosi poteri forti, sequestrano la vitto- ria agli italiani che l’hanno costruita. E poi?”. Però, presidente, anche lo scenario del- l’accordo non è rose e fiori. Prima di tutto: lei si fida degli interlocutori di sinistra? Pensa che Massimo D’Alema reggerà l’urt o degli antipresidenzialisti? “Sì, io mi fido per principio. Prendo le mie contro m i s u re , è ovvio, calcolo anche le possibilità negati- ve. Ma D’Alema mi sembra sincero e anche obiettivamente interessato a un vero accor- do. Vuole durare alla testa di una coalizio- ne politica? Vuole fare cose importanti, in- vece di farsi trascinare dagli eventi in una transizione così vischiosa come quella ita- liana di oggi? E allora deve essere disponi- bile e sarà disponibile”. Altrimenti? “Altri- menti si voterà, stavolta senza re m o re”. Qui è il punto, presidente. Lei ha messo in gioco parecchio della sua popolarità e del suo prestigio nell’elettorato di Forza Ita- lia e del Polo delle libertà. Se ne rende con- to, vero? “Certo che me ne rendo conto. Ma le cose si possono spiegare. Andrò in tv. Gi- rerò il Paese. Andrò a cercarmela, la fossa dei leoni. E potrò essere chiaro. Questo ac- c o rdo serve a fare in modo che la democra- zia italiana non sia mai più umiliata in fu- t u ro come è successo con il ribaltone e con l’attacco parossistico e delegittimante al go- v e rno dei vincitori del 27 marzo. Non voglio più ministri indipendenti dal premier, che fanno quel che gli ordina il capopartito via telefonino, nella stessa sala del Consiglio, m e n t re si prendono le decisioni che conta- no per la vita del Paese. Basta con le al- leanze piazza-sindacati-opposizione parla- mentare che impongono ai governi deboli di stracciare le grandi riforme, come è suc- cesso per le pensioni. Se fosse passata, se il cavallo di Troia della Lega non avesse avu- to la possibilità materiale di ricattare il go- v e rno sull’onda dei milioni in piazza, l’Italia oggi sarebbe già in Europa e la finanza pub- blica sotto controllo”. Come farete con il programma economi- co? “Un compromesso chiaro. Rinuncere m o ciascuno a qualcosa. Non è facile ma ci pro- v e remo”. Con quali strumenti parlamentari si realizzerà la riforma? “Una bicamerale, una superc o n f e renza dei capigruppo, si ve- drà. Maccanico è un esperto senza rivali”. Per il Berlusconi statista e costituzionali- sta ormai tutto è possibile, dicono i suoi amici. Quando parte, parte. Vi ricordate l’in- terconnessione funzionale? Il sistema per trasmettere in tutt’Italia la tv privata. Fun- zionò. Ora ha inventato l’interconnessione costituzionale. E può darsi che funzioni. SILVIO BERLUSCONI LA NOMINA DI MACCANICO a pre- sidente del Consiglio è stata decisa da Scalfaro ieri poco dopo mezzogiorno. Nel pomeriggio Antonio Maccanico ha incontrato il presidente del Senato Car- lo Scognamiglio, quello della Camera Irene Pivetti e l’attuale capo dell’ese- cutivo Lamberto Dini. Già da oggi se- guiranno i colloqui con i leader politici in vista della formazione del nuovo Go- verno. Cominciano a circolare i nomi dei ministri: i soliti boatos senza im- p o rt a n z a . * * * Italia divisa in due secondo un son- daggio dell’Abacus. Il centrosinistra, in leggero vantaggio, raccoglie il 50,3% delle preferenze. Il centrodestra inse- gue col 49,7%. Il Pds è il primo partito col 24,9% dei consensi, Forza Italia e An sono en - trambe al 21%. * * * Confindustra contro il Govern o per il blocco delle tariffe che l’esecutivo ha concordato con i sindacati. Secondo l’organizzazione degli industriali, il congelamento dei prezzi mette fuori m e rcato molte imprese che non posso- no aspettare i tempi della politica. * * * Fisichella rientra in An dopo che Gianfranco Fini lo ha invitato pubbli- camente a torn a re sui suoi passi. * * * P rocesso per Salvo Andò è stato chie- sto dalla procura di Catania per asso- ciazione a delinquere. La richiesta di rinvio a giudizio, oltre l’ex ministro so- cialista, riguarda anche l’andreottiano Nino Drago, il repubblicano Salvatore Grillo e l’ex presidente della Regione Sicilia Rino Nicolosi. Nella città etnea, un pentito ha fat - to ricorso al Tar, lamentando di essere stato lasciato privo dell’assistenza sta - tale che la sua posizione di collaborato - re di giustizia dovrebbe garantirg l i . * * * Tanzi indagato per bancarotta frau- dolenta dalla procura di Milano. La vi- cenda riguarda la vendita dell’emitten- te Odeon del titolare della Parmalat a Florio Fiorini. * * * Altri venti delitti sono attribuibili, se- condo la procura di Bologna, alla ban- da della Uno bianca. I magistrati hanno chiuso l’indagine e chiesto un nuovo rinvio a giudizio per i fratelli Savi e i lo- ro complici, che nelle loro scorr i b a n d e hanno ucciso sedici persone e ne han- no ferite altre ottantasette. * * * Spiato Gianni Letta insieme con nu- m e rosi politici, giornalisti e rappre s e n- tanti dell’establishement. L’inchiesta della procura di Roma è giunta alla conclusione che i telefonini non erano stati clonati da “scrocconi”, bensì per c o n t ro l l a rne i proprietari. Ora si cerca- no gli eventuali res p o n s a b i l i . * * * Agenti Sisde alla sbarr a da oggi a Pe- rugia. Secondo i pm tre esponenti dei servizi avrebbero cercato di depistare le indagini sull’omicidio di Mino Peco- relli. Per gli imputati si tratta di sem- plici dimenticanze dovute alla fretta degli inquirenti durante le deposizioni. * * * Condannati Cusani e Citaristi dalla C o rte d’Appello di Milano nella vicenda Eni-Sai. Il primo ha preso 4 anni (5 e mezzo in primo grado), mentre per il se- condo è stata confermata la pena di 5 anni e 6 mesi. Due anni e 4 mesi per Li- gresti (in primo grado 3 anni e 6 mesi). La posizione di Craxi è stata stralciata in attesa della sentenza della Cassazio- ne che deve decidere sulla richiesta del trasferimento a Brescia del pro c e s s o . * * * Borsa di Milano. L’indice Mibtel di ie- ri è 10.061 (+1,39%). Il dollaro è stato scambiato a 1.580,98 lire (-18,83) e il m a rco a 1.063,56 (-9,42). NUOVO PREMIER IN POLONIA: è W l o d z i m i e rz Cimoszewicz, che sostitui- sce Josef Olewsky, costretto ad andar- sene dopo le accuse di spionaggio a fa- v ore del Kgb. Il primo ministro è stato p roposto dalla maggioranza post-comu- nista e dal partito dei contadini. Cimo- szewicz, da ministro della Giustizia, si distinse nella lotta alla corru z i o n e . La commissione d’inchiesta del Par - lamento di Varsavia ieri ha definito at - tendibili gli addebiti mossi a carico di O l e w s k y. * * * Occupazione in ripre s a in Francia n e l ’96. Ci scommette il primo ministro Alain Juppé, che confida in un’inver- sione di tendenza nella seconda metà dell’anno. All’ottimismo di Juppé con- tribuiscono i sondaggi che danno in rialzo la sua popolarità insieme a quel- la del presidente Jacques Chirac. Le speranze di Juppé sono suffr a g a- te dalla decisione della Banca di Fran - cia di abbassare i tassi d’interesse dello 0,15%. La Bundesbank ha invece an - nunciato che li lascerà invariati. * * * Frenata su Maastricht del governo britannico, secondo le anticipazioni del Daily Telegraph. Il quotidiano annun- cia un libro bianco che l’esecutivo pub- blicherà in occasione della Confere n z a intergovernativa di Torino. Il premier John Major, scrive il Daily, userà il po- tere di veto per bloccare la revisione del trattato. In particolare gli inglesi non vogliono l’ampliamento dei poteri del Parlamento europeo né la cre a z i o- ne di un apparato di difesa comune. * * * Inflazione ai minimi negli Stati Uniti. L’indice dei prezzi al consumo in di- cembre è salito solamente dello 0,2%, lasciando l’inflazione del ’95 al 2,5%. Si tratta della crescita più bassa dell’ulti- mo decennio. * * * I colloqui tra Israele e Siria in corso nel Maryland si sono conclusi in modo soddisfacente, secondo quanto riferito da fonti israeliane. Fra i temi aff ro n t a- ti, la spartizione delle risorse idriche. * * * Armamenti svizzeri a Saddam, per questa ragione sono stati condannati a Losanna tre dirigenti della ditta Von Rol. Sono accusati di aver fornito ma- teriale per la costruzione del super- cannone del dittatore iracheno. * * * Sarajevo torna unita dopo la riaper- tura del ponte della Fraternità e del- l’Unità, da tempo non percorribile. Il ponte divideva la parte bosniaca della città dai quartieri serbi. Da ieri gli abi- tanti di Sarajevo lo possono attraversa- re presentando solo la carta d’identità. Oggi il Capo dello Stato Oscar Luigi S c a l f a ro sarà in Bosnia per incontrare i soldati italiani in missione di pace. * * * Aumentano le vittime della strage di m e rcoledì alla Banca centrale dello Sri Lanka. I corpi finora estratti dalle ma- cerie sono ottanta. Ma si stima che i m o rti siano almeno cento. * * * Bombardata Kabul da un aereo non identificato. Ieri due bombe hanno col- pito obiettivi militari della capitale af- ghana. Almeno dieci le vittime. Secon- do fonti locali i responsabili sare b b e ro i Taleban, gli studenti integralisti. * * * Bocciati i test atomici cinesi da part e di molti paesi presenti alla seduta ple- naria della Conferenza di Ginevra. L’ a p- pello risponde al governo di Pechino che prevede il proseguimento degli esperimenti sinché non entrarà in vigo- re il trattato di messa al bando dei test. * * * Un attentato in una moschea di Alge- ri ha provocato sei morti e numerosi fe- riti. E’ la prima volta che in Algeria i t e rroristi colpiscono un luogo di culto. R o m a . E’ stato lapidario il “no” di Roma- no Prodi all’accordo sulle riforme incarna- to da Antonio Maccanico. Lapidario in sen- so stretto, visto che il lader dell’Ulivo ha avuto la premura di incidervi le date di na- scita e soprattutto di morte della sua crea- tura, l’Ulivo: 2 febbraio 1996. “C’é sempre un pizzico di ironia nella sorte - ha osservato P rodi - é passato un anno esatto da quando fu resa palese la mia volontà di part e c i p a re alla vita politica del paese”. Ieri mattina nella sede romana dei “Comitati per l’Italia che vogliamo” spirava l’aria delle grandi oc- casioni. Prodi, dopo un rapido incontro con Segni ed Occhetto, si é immerso nella stesu- ra di un lungo comunicato dai toni testa- mentari: “D’Alema e Berlusconi - vi si legge - per le reciproche paure e le comuni con- venienze hanno fermato questa grande e ne- cessaria evoluzione del paese e il desiderio di legittimazione del vertice del Pds é pre- valso sul disegno storico della nostra coali- zione”. E in conclusione si annuncia l’inten- zione di sospendere la convocazione delle Assemblee di programma. Consegnato il testo ai giornalisti, Prodi si allontana: “Ho bisogno di fare una passeg- giata”, e se ci fosse una saracinesca da tirar giù sulla bottega dell’Ulivo, lo farebbe. La passeggiata del Pro f e s s o re in realtà condu- ce i suoi passi a piazza del Gesù, dove Ge- r a rdo Bianco é pronto ad off r i rgli il confor- to dei popolari ed anche qualcosa di più. Qui Prodi può sfogare tutta la sua amare z z a per la “slealtà di D’Alema” e riconoscere in- vece quanto il Ppi si sia rivelato l’alleato più f e d e l e . “Mettiamoci assieme, facciamo un solo grande partito: noi con i popolari, tu con i Comitati” gli propone Bianco di slancio, e lui già rinfrancato: “Grazie, ci penserò”. Mentre accade tutto questo sconquasso Massimo D’Alema é alla buvette di Monte- citorio. Ma appena legge il comunicato pro- diano convoca Ligas e la scorta e si pre c i p i- ta a largo di Brazzà, sede dei comitati. Qui D’Alema resterà due difficili ore nel tenta- tivo di rimettere in sesto la coalizione ma ancor più l’amicizia con Pro d i . Tanto che D’Alema, per far tornare il buon umore al Pro f e s s o re ha negato tutto, fi- nanche l’esistenza dell’accordo che altrov e si celebrava. Così, scendendo in strada al termine dell’incontro, i due potevano an- nunciare al mondo: “Abbiamo fatto pace”. Poi D’Alema ha spiegato meglio: “Voi gior- nalisti non avete capito una cosa: tra me e Berlusconi non c’è nessun accordo, ed é a p a rt i re da questo chiarimento che abbiamo superato un momento di amarezza e incom- p rensione profonda”. E già pensava al pro s- simo round, forse peggiore, che ora lo atten- de con Walter Ve l t roni. Ger ardo Bianco vede nell’odierno rime- scolio la possibilità sempre accarezzata di allontanarsi dall’ egemonia pidiessina. “So- no contento che Prodi e D’Alema abbiano fatto pace. Il problema però è un altro: dob- biamo provare a fondere tutte le forze che non credono nel presidenzialismo in tutte le sue forme: il nucleo è formato dai popolari con Prodi”. E se il governo Maccanico du- rerà quanto basta, ci sarà tutto il tempo per d a re corpo al sogno di Gerardo Bianco, con- vinto come tutti i cattolici che da un male può nascere un bene. D’altronde Prodi tutto questo lo aveva messo nel conto: “Per so- pravvivere ci basta un pugno di riso e pos- siamo re s i s t e re venti anni”, aveva confidato qualche giorno fa ad un settimanale. Mentre gli oltre 4 mila comitati che portano il suo nome sono da tempo in allarme, pronti a for- nire la base per qualsiasi nuovo progetto che possa sorg e re dalle ceneri dell’ Ulivo. Perché una cosa Prodi l’ha fatta capire Roma. Ha vinto o ha perso, Oscar Luigi S c a l f a ro? Dipende, dicono i romani che co- noscono l’altra politica, la politica al riparo dal voto, dalla tv, dalle interviste, la politica che scorre sotto la pelle della capitale come un sangue grigiastro. C’è uno Scalfaro de- mocristiano che ha fallito un tentativo di ri- f a re il centro a venatura cattolica del siste- ma politico. I suoi uomini sono delusi, sia gli ex-dc di destra (Buttiglione, Casini, Mastel- la) sia quelli di sinistra (Bianco, Andre a t t a ) . L’ a c c o rdo Berlusconi-D’Alema-Fini non è il loro accordo”, dice un funzionario della Camera che li conosce bene. Spronati dal Capo dello Stato, volevano un accordo che escludesse il presidenzialismo e che fosse garantito da Lamberto Dini, l’ex uomo nero di Bankitalia, in sospetto di andreottismo, che Berlusconi aveva ripescato, che dopo il ribaltone lo aveva sostituito e che si era su- bito messo al servizio di questo progetto po- litico. Invece sono arrivati il pre sidenzial i- smo e Maccanico, il grand commis dell’altra cordata, l’ex presidente di Mediobanca, il laico che conosce i modi ecclesiali. Tuttavia c’è un secondo Scalfaro, il supe- r i o re diretto del “luttuoso” Pasquale Gifuni (l’aggettivo è di Filippo Mancuso), potente s e g retario generale del Quirinale, navigato- re esperto delle acque chete di palazzo Ma- dama e palazzo Giustiniani, le sedi del Se- nato (dove Gifuni è stato segretario genera- le) e della vecchia massoneria. Gifuni è il funzionario, leale al presidente, che lo ha c o n t roassicurato e ora lo guiderà nei mean- dri dell’accordo per la riforma della Costi- tuzione. Nello scorso gennaio, quando il Quirinale compilò per un distratto Dini la lista dei ministri, Gifuni propose Maccanico come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Dini si rifiutò a questo compro- messo di ferro e “quell’errore fu cagione dell’ultima ruina sua”. Ora Maccanico è il mediatore che riconosce i suoi debiti ai triumviri dell’accordo, ma anche alla cop- pia Scalfaro - G i f u n i . E’ scettico Gianfranco Piazzesi, da quasi 30 anni uno dei principi dell’analisi politi- ca romana: “Andavo spesso a pranzo da Spadolini - dice il toscanaccio Piazzesi - e non ricordo bene se Gifuni preparasse qual- cosa, forse la tavola. Di queste eminenze gri- gie non ho mai saputo nulla, che cosa faces- s e ro davvero e se davvero facessero qualco- sa. Sono all’antica. Finché al potere non tor- na gente che ha preso tre, cinque milioni di voti, mi astengo dal commentare il gioco delle conventicole. Li guardo con rispetto, mi rifiuto di capirli”. E Maccanico? Piazze- si sorride. “No, Maccanico lo conoscevo be- ne, da molto tempo, e non credevo fosse co- sì importante”. PASSEGGIATE ROMANE chiaramente. Non è intenzionato a togliersi di mezzo come una scarpa vecchia. Se dav- v e ro il progetto dell’Ulivo verrà consegnato alla storia, del professore si continuerà a sentir parlare. E quando ieri assicurava: “Non voglio fare un partitino del 3 per cen- to”, non era un addio ma una minaccia. Gli osservatori politici più accreditati ne- gano tuttavia che sia davvero possibile co- s t ru i re un movimento politico di un qualche s p e s s o re , anche elettorale, sulla base della breve esperienza dell’Ulivo. Un problema serio, questo sì, sarà per D’Alema la collo- cazione nella nuova fase del suo numero due nel Pds, che era entrato in squadra con P rodi e si era immedesimato con serietà nel ruolo di candidato alla vicepresidenza del C o n s i g l i o .Ve l t roni è dire t t o re dell’Unità, ed esprime una faccia aperta della politica del Pds. Sulla sua immagine di giovane uomo di g o v e rno era stato fatto un investimento. Di- s i n v e s t i re non sarà facile. IL FOGLIO ANNO I NUMERO 4 DIRETTORE GIULIANO FERRARA VENERDÌ 2 FEBBRAIO 1996 - L.1000 DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO quotidiano TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE / 50% - MILANO valore delle acquisizioni nel settore dei media in Usa nel periodo ’92/’95 in miliardi di dollari La febbre delle fusioni Colloquio con Berlusconi “Andrò nella fossa dei leoni e spiegherò che così cambia l’Italia” L’ex presidente del Consiglio ci dice perché ha fatto il patto con il diavolo e come funzionerà Più forti esecutivo e Camere L ’amara disfatta del leader dell’Ulivo Prodi accusa D’Alema di slealtà poi una difficile pacificazione I POPOLARI ACCOLGONO I RIFUGIATIDEI COMITATI PRODI. IL RUOLODI VE LT R O N I Tv , telefoni e computer La rivoluzione delle telecomunicazioni Usa scuote l’Europa Acquisizioni di Mci per 682 milioni di dollari. Sprint si allea con i colossi francese e tedesco Clinton vara una nuova legge Non è l’intesa che voleva lui, però se la farà piacere Il ruolo del potente Pasquale Gifuni nella scelta del nuovo premier Scalfar o per de e vince OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO MACCANICO BATTEZZAUNO STRANO PRESIDENZIALISMO L’INTESA PER LA RIFORMA del- la Costituzione ha un profilo alto ma gambe gracili. E’ stata sancita da una semplice conversazione te- lefonica e non si sa ancora come la si realizzerà (editoriale pagina 3) POTERI FORTI, al centro dell’in- chiesta sulle ambizioni politiche dei grandi dell’economia Lorenzo Necci, il potente presidente delle F e rrovie che ha una grande voglia di entrare nel Governo (pagina 3) ALBERTO RONCHEY, il celebre giornalista italiano, espone le sue idee e le sue critiche sulla stampa e la televisione. A sorpresa, Ron- chey si confessa convertito al cam- po degli antinuclearisti (pagina 2) I SONDAGGI NUOCCIONO alla sa- lute? Nicola Piepoli, della Cirm, e Gianni Pilo, della Diakron, inter- vengono sulla discussa veridicità delle indagini d’opinione e del marketing politico (pagina 2)

description

vvv

Transcript of 004 VEN 02-02-96

Page 1: 004 VEN 02-02-96

M e n t re nella piccola Italia dei telefonil ’ a c c o rdo tra Stet e Ibm continua a slittare ,fuori dei confini succede di tutto. Gli altrinon stanno fermi, anzi. Si susseguono i col-pi d’artificio da parte dei grandi delle tele-comunicazioni mondiali, specie gli ameri-cani.

La At&t, leader nelle comunicazioni alunga distanza, prima ha varato una pro f n-da riorganizzazione delle proprie stru t t u re ,poi, in rapida successione, ha annunciato ilsuo ingresso nel business della tv. Ha ac-quistato per 137,5 milioni di dollari unaquota di Direct Tv, numero uno della televi-sione satellitare americana grazie ai suoi1,2 milioni di abbonati. I satelliti che tra-smettono direttamente a domicilio, comequelli usati da Direct Tv, possono collegarsianche ai computer distribuendo testi conm a g g i o re velocità (dalle 50 alle 100 volte) eminori costi. Si spiega così la mossa di BobAllen, grande capo di At&t, che mira ad op-z i o n a re il vasto e promettente mercato diI n t e rnet, prima che siano diffuse capillar-mente le reti a banda larg a .

La Mci, seconda sul mercato americanodella long distance solo alla At&t, ha re p l i-cato al blitz della concorrente aggiudican-dosi in abbinata con Rupert Murdoch l’astabandita dal governo yankee per l’ultima li-cenza di tv via satellite. Costo dell’operazio-ne: 682 milioni di dollari. I motivi dell’inve-stimento sono gli stessi che hanno mosso Al-len: sfru t t a re un impianto, ammort i z z a b i l econ i proventi derivanti dall’entert a i n m e n t ,per contro l l a re un’alternativa di basso costoalle reti terrestri nella trasmissione dati. E,infatti, quasi in simultanea Mci ha raggiun-to un’intesa con Microsoft per operare nelm e rcato del software di accesso e naviga-zione su Internet. Non va dimenticato, inol-t re, che Mci è legata da un’alleanza societa-ria con British Te l e c o m .

La terza società americana della long di-stance, Sprint, ha replicato ratificando lavendita del 20% delle azioni a due colossie u ropei, France Telecom e Deutsche Te-lekom, tuttora monopolisti nei rispettivipaesi. L’inedito trio ha dato vita a una so-cietà comune per operare su scala mondia-le, un’operazione che ora è sottoposta al pa-re re delle autorità europee per la tuteladella concorre n z a .

E’ possibile rintracciare una matrice co-mune in queste mosse avvenute nel giro dipoche settimane? Tutti i grandi del telefonoscommettono sulla rapida unificazione deim e rcati e sul maturare di nuove opport u-nità di business. Da un lato, infatti, i pro-g ressi della tecnologia fanno calare i costidi connessione e rompono le barr i e re fra isettori. Dall’altro la spinta dell’industriaamericana, sostenuta dal governo, mira adannettersi in varie parti del mondo larg h equote di un settore che non può sfuggire al-la sua sorte, non potrà che intern a z i o n a l i z-zarsi e deregolarsi. Di recente il Congre s s oe la Presidenza Clinton si sono accordati suuna nuova legge delle telecomunicazioniche abolisce la separazione tra i diversim e rcati (telefonia locale, long distance, tv

via cavo) e permette ad ogni società di ope-r a re in ciascun settore. Ciò equivale ad au-m e n t a re il tasso di competizione esistentenel mercato, migliorare l’efficienza operati-va, elevare la soglia degli investimenti. E co-sì anche nelle telecomunicazioni, come èsuccesso nell’informatica e nell’aero s p a z i a-le, le imprese a stelle e strisce potrannos f ru t t a re la liberalizzazione mondiale, con-f e rmando e incrementando il proprio pri-mato.

Come negli altri settori di punta, le prio-rità dell’industria americana sono: batterela sfida giapponese (appena rilanciata neicomputer) e lasciare ai margini le concor-renti europee. Le apert u re che si intrave-dono nel Vecchio Continente (privatizzazio-ne di Deutsche Telekom in Germania, al-lentamento del monopolio in Francia, al-leanze inazionali della Stet, liberalizzazio-ne comunitaria dal ‘98) appaiono ancora ti-mide e comunque lente. Il peso delle pro t e-zioni e l’inefficienza che ne consegue è tro p-po grave perché le compagnie europee pos-sa sperare di conserv a re un ruolo di primopiano. Rischia così di ripetersi lo scenariodi declino già andato in onda nell’inform a-tica e nei media.

La Giornata* * * * * *

In Italia Nel mondo

A rc o re. Silvio Berlusconi è notoriamentemolto spiritoso e, come tutti coloro che han-no un eccezionale successo, non pre n d et roppo sul serio la sua megalomania, ma lacoccola con tenerezza. A vederlo dopo lasua vittoria personale, nella sua bella caso-na di campagna, gli si legge nel sorriso fi-nalmente ben disteso una doppia soddisfa-zione: primo, ha concluso un buon aff a re ,come tanti nella vita; secondo, se la riform acostituzionale davvero si fa, passa alla sto-ria. E gli affari e la storia ormai gli piaccio-no alla pari. C’è persino chi sospetta chepencoli per la seconda.

“ L’ a c c o rdo è fatto. Sì, c’è qualche detta-glio magari intricato, spinoso. Ci sarannonuove ro t t u re, nuovi saltafossi, qualchet r a p p o l a . Ma l’accordo è tanto gracile quan-to ambizioso: il presidenzialismo sul mo-dello francese, un Capo dello Stato elettodagli italiani, capace di govern a re, con unParlamento più forte, capace di contro l l a r-lo”.

Il pazzo che ha voluto questo accordo conil diavolo è contento. E’ contento l’antico-munista che port e r àal governo il secondoex comunista dalmaggio del ‘47 (pro b a-bilmente Giorgio Na-politano, il primo erastato Giuliano Ferr a-ra). Ha spirito prati-co, Berlusconi, il piùf o rtunato e talentuo-so impre n d i t o re diquesto dopoguerra. Ilpolitico più impre v e-dibile. Ha tanto spiri-to pratico che, appe-na prima dello scorsoNatale, si è detto, come ora ci ripete: “Tr apoco siamo al bivio. Forse si può votare. Sa-rebbe la cosa più pulita moralmente. Gli ita-liani, i miei dieci milioni di elettori in par-t i c o l a re, se lo aspettano da un anno. Però, ar a g i o n a re con buonsenso, finisce che si ri-comincia come dopo il 27 marzo. Vinco, mac’è il conflitto di interesse. Vinco, ma biso-gna fare le regole. Vinco, ma gli altri si fan-no avanti a colpi di rinvii a giudizio. Vi n c o ,ma il Parlamento mi imbriglia, il pro g r a m-ma me lo fanno a pezzi, i sindacati si allea-no alla sinistra e bloccano ogni possibiler i f o rma liberale. Vinco, e la vecchia politi-ca si mangia in insalata il maggioritario im-p e rfetto e incompiuto. Vinco, e alla fine legrandi e autorevoli istituzioni, con l’aiutodei famosi poteri forti, sequestrano la vitto-ria agli italiani che l’hanno costruita. Epoi?”.

Però, presidente, anche lo scenario del-l ’ a c c o rdo non è rose e fiori. Prima di tutto:lei si fida degli interlocutori di sinistra?Pensa che Massimo D’Alema reggerà l’urt odegli antipresidenzialisti? “Sì, io mi fidoper principio. Prendo le mie contro m i s u re ,è ovvio, calcolo anche le possibilità negati-ve. Ma D’Alema mi sembra sincero e ancheobiettivamente interessato a un vero accor-do. Vuole durare alla testa di una coalizio-ne politica? Vuole fare cose importanti, in-vece di farsi trascinare dagli eventi in unatransizione così vischiosa come quella ita-liana di oggi? E allora deve essere disponi-bile e sarà disponibile”. Altrimenti? “Altri-menti si voterà, stavolta senza re m o re”.

Qui è il punto, presidente. Lei ha messoin gioco parecchio della sua popolarità edel suo prestigio nell’elettorato di Forza Ita-lia e del Polo delle libertà. Se ne rende con-to, vero? “Certo che me ne rendo conto. Male cose si possono spiegare. Andrò in tv. Gi-rerò il Paese. Andrò a cerc a rmela, la fossadei leoni. E potrò essere chiaro. Questo ac-c o rdo serve a fare in modo che la democra-zia italiana non sia mai più umiliata in fu-t u ro come è successo con il ribaltone e conl’attacco parossistico e delegittimante al go-v e rno dei vincitori del 27 marzo. Non vogliopiù ministri indipendenti dal pre m i e r, chefanno quel che gli ordina il capopartito viatelefonino, nella stessa sala del Consiglio,m e n t re si prendono le decisioni che conta-no per la vita del Paese. Basta con le al-leanze piazza-sindacati-opposizione parla-m e n t a re che impongono ai governi debolidi stracciare le grandi riforme, come è suc-cesso per le pensioni. Se fosse passata, se ilcavallo di Troia della Lega non avesse avu-to la possibilità materiale di ricattare il go-v e rno sull’onda dei milioni in piazza, l’Italiaoggi sarebbe già in Europa e la finanza pub-blica sotto controllo”.

Come farete con il programma economi-co? “Un compromesso chiaro. Rinuncere m ociascuno a qualcosa. Non è facile ma ci pro-v e remo”. Con quali strumenti parlamentarisi realizzerà la riforma? “Una bicamerale,una superc o n f e renza dei capigruppo, si ve-drà. Maccanico è un esperto senza rivali”.

Per il Berlusconi statista e costituzionali-sta ormai tutto è possibile, dicono i suoiamici. Quando parte, parte. Vi ricordate l’in-t e rconnessione funzionale? Il sistema pert r a s m e t t e re in tutt’Italia la tv privata. Fun-zionò. Ora ha inventato l’interc o n n e s s i o n ecostituzionale. E può darsi che funzioni.

SILVIO BERLUSCONI

LA NOMINA DI MACCANICO a pre-sidente del Consiglio è stata decisa daS c a l f a ro ieri poco dopo mezzogiorn o .Nel pomeriggio Antonio Maccanico haincontrato il presidente del Senato Car-lo Scognamiglio, quello della CameraI rene Pivetti e l’attuale capo dell’ese-cutivo Lamberto Dini. Già da oggi se-guiranno i colloqui con i leader politiciin vista della formazione del nuovo Go-v e rno. Cominciano a circ o l a re i nomidei ministri: i soliti boatos senza im-p o rt a n z a .

* * *Italia divisa in due secondo un son-

daggio dell’Abacus. Il centrosinistra, inl e g g e ro vantaggio, raccoglie il 50,3%delle pre f e renze. Il centrodestra inse-gue col 49,7%.

Il Pds è il primo partito col 24,9% deiconsensi, Forza Italia e An sono en -trambe al 21%.

* * *Confindustra contro il Govern o per il

blocco delle tariffe che l’esecutivo hac o n c o rdato con i sindacati. Secondol ’ o rganizzazione degli industriali, ilcongelamento dei prezzi mette fuorim e rcato molte imprese che non posso-no aspettare i tempi della politica.

* * *Fisichella rientra in An dopo che

Gianfranco Fini lo ha invitato pubbli-camente a torn a re sui suoi passi.

* * *P rocesso per Salvo Andò è stato chie-

sto dalla procura di Catania per asso-ciazione a delinquere. La richiesta dirinvio a giudizio, oltre l’ex ministro so-cialista, riguarda anche l’andre o t t i a n oNino Drago, il repubblicano SalvatoreGrillo e l’ex presidente della RegioneSicilia Rino Nicolosi.

Nella città etnea, un pentito ha fat -to ricorso al Ta r, lamentando di esserestato lasciato privo dell’assistenza sta -tale che la sua posizione di collaborato -re di giustizia dovrebbe garantirg l i .

* * *Tanzi indagato per bancarotta frau-

dolenta dalla procura di Milano. La vi-cenda riguarda la vendita dell’emitten-te Odeon del titolare della Parmalat aFlorio Fiorini.

* * *Altri venti delitti sono attribuibili, se-

condo la procura di Bologna, alla ban-da della Uno bianca. I magistrati hannochiuso l’indagine e chiesto un nuovorinvio a giudizio per i fratelli Savi e i lo-ro complici, che nelle loro scorr i b a n d ehanno ucciso sedici persone e ne han-no ferite altre ottantasette.

* * *Spiato Gianni Letta insieme con nu-

m e rosi politici, giornalisti e rappre s e n-tanti dell’establishement. L’ i n c h i e s t adella procura di Roma è giunta allaconclusione che i telefonini non eranostati clonati da “scrocconi”, bensì perc o n t ro l l a rne i proprietari. Ora si cerc a-no gli eventuali re s p o n s a b i l i .

* * *Agenti Sisde alla sbarr a da oggi a Pe-

rugia. Secondo i pm tre esponenti deis e rvizi avre b b e ro cercato di depistarele indagini sull’omicidio di Mino Peco-relli. Per gli imputati si tratta di sem-plici dimenticanze dovute alla fre t t adegli inquirenti durante le deposizioni.

* * *Condannati Cusani e Citaristi d a l l a

C o rte d’Appello di Milano nella vicendaEni-Sai. Il primo ha preso 4 anni (5 emezzo in primo grado), mentre per il se-condo è stata confermata la pena di 5anni e 6 mesi. Due anni e 4 mesi per Li-g resti (in primo grado 3 anni e 6 mesi).La posizione di Craxi è stata stralciatain attesa della sentenza della Cassazio-ne che deve decidere sulla richiesta deltrasferimento a Brescia del pro c e s s o .

* * *Borsa di Milano. L’indice Mibtel di ie-

ri è 10.061 (+1,39%). Il dollaro è statoscambiato a 1.580,98 lire (-18,83) e ilm a rco a 1.063,56 (-9,42).

NUOVO PREMIER IN POLONIA: èW l o d z i m i e rz Cimoszewicz, che sostitui-sce Josef Olewsky, costretto ad andar-sene dopo le accuse di spionaggio a fa-v o re del Kgb. Il primo ministro è statop roposto dalla maggioranza post-comu-nista e dal partito dei contadini. Cimo-szewicz, da ministro della Giustizia, sidistinse nella lotta alla corru z i o n e .

La commissione d’inchiesta del Par -lamento di Varsavia ieri ha definito at -tendibili gli addebiti mossi a carico diO l e w s k y.

* * *Occupazione in ripre s a in Francia n e l

’96. Ci scommette il primo ministroAlain Juppé, che confida in un’inver-sione di tendenza nella seconda metàdell’anno. All’ottimismo di Juppé con-tribuiscono i sondaggi che danno inrialzo la sua popolarità insieme a quel-la del presidente Jacques Chirac.

Le speranze di Juppé sono suff r a g a -te dalla decisione della Banca di Fran -cia di abbassare i tassi d’interesse dello0,15%. La Bundesbank ha invece an -nunciato che li lascerà invariati.

* * *F renata su Maastricht del govern o

britannico, secondo le anticipazioni delDaily Telegraph. Il quotidiano annun-cia un libro bianco che l’esecutivo pub-blicherà in occasione della Confere n z ai n t e rg o v e rnativa di Torino. Il pre m i e rJohn Major, scrive il Daily, userà il po-t e re di veto per bloccare la re v i s i o n edel trattato. In part i c o l a re gli inglesinon vogliono l’ampliamento dei poteridel Parlamento europeo né la cre a z i o-ne di un apparato di difesa comune.

* * *Inflazione ai minimi negli Stati Uniti.

L’indice dei prezzi al consumo in di-c e m b re è salito solamente dello 0,2%,lasciando l’inflazione del ’95 al 2,5%. Sitratta della crescita più bassa dell’ulti-mo decennio.

* * *I colloqui tra Israele e Siria in corso

nel Maryland si sono conclusi in modosoddisfacente, secondo quanto riferitoda fonti israeliane. Fra i temi aff ro n t a-ti, la spartizione delle risorse idriche.

* * *A rmamenti svizzeri a Saddam, per

questa ragione sono stati condannati aLosanna tre dirigenti della ditta Vo nRol. Sono accusati di aver fornito ma-teriale per la costruzione del super-cannone del dittatore iracheno.

* * *Sarajevo torna unita dopo la riaper-

tura del ponte della Fraternità e del-l’Unità, da tempo non perc o rribile. Ilponte divideva la parte bosniaca dellacittà dai quartieri serbi. Da ieri gli abi-tanti di Sarajevo lo possono attraversa-re presentando solo la carta d’identità.

Oggi il Capo dello Stato Oscar LuigiS c a l f a ro sarà in Bosnia per incontrarei soldati italiani in missione di pace.

* * *Aumentano le vittime della strage d i

m e rcoledì alla Banca centrale dello SriLanka. I corpi finora estratti dalle ma-cerie sono ottanta. Ma si stima che im o rti siano almeno cento.

* * *B o m b a rdata Kabul da un aereo non

identificato. Ieri due bombe hanno col-pito obiettivi militari della capitale af-ghana. Almeno dieci le vittime. Secon-do fonti locali i responsabili sare b b e roi Taleban, gli studenti integralisti.

* * *Bocciati i test atomici cinesi da part e

di molti paesi presenti alla seduta ple-naria della Conferenza di Ginevra. L’ a p-pello risponde al governo di Pechinoche prevede il proseguimento degliesperimenti sinché non entrarà in vigo-re il trattato di messa al bando dei test.

* * *Un attentato in una moschea di Alge-

ri ha provocato sei morti e numerosi fe-riti. E’ la prima volta che in Algeria it e rroristi colpiscono un luogo di culto.

R o m a . E’ stato lapidario il “no” di Roma-no Prodi all’accordo sulle riforme incarn a-to da Antonio Maccanico. Lapidario in sen-so stretto, visto che il lader dell’Ulivo haavuto la premura di incidervi le date di na-scita e soprattutto di morte della sua cre a-tura, l’Ulivo: 2 febbraio 1996. “C’é sempre unpizzico di ironia nella sorte - ha osserv a t oP rodi - é passato un anno esatto da quandofu resa palese la mia volontà di part e c i p a realla vita politica del paese”. Ieri mattinanella sede romana dei “Comitati per l’Italiache vogliamo” spirava l’aria delle grandi oc-casioni. Prodi, dopo un rapido incontro conSegni ed Occhetto, si é immerso nella stesu-ra di un lungo comunicato dai toni testa-mentari: “D’Alema e Berlusconi - vi si legge- per le re c i p roche paure e le comuni con-venienze hanno fermato questa grande e ne-cessaria evoluzione del paese e il desideriodi legittimazione del vertice del Pds é pre-valso sul disegno storico della nostra coali-zione”. E in conclusione si annuncia l’inten-zione di sospendere la convocazione delleAssemblee di programma.

Consegnato il testo ai giornalisti, Prodi siallontana: “Ho bisogno di fare una passeg-giata”, e se ci fosse una saracinesca da tirargiù sulla bottega dell’Ulivo, lo farebbe. Lapasseggiata del Pro f e s s o re in realtà condu-ce i suoi passi a piazza del Gesù, dove Ge-r a rdo Bianco é pronto ad off r i rgli il confor-to dei popolari ed anche qualcosa di più.Qui Prodi può sfogare tutta la sua amare z z aper la “slealtà di D’Alema” e riconoscere in-vece quanto il Ppi si sia rivelato l’alleato piùf e d e l e .

“Mettiamoci assieme, facciamo un sologrande partito: noi con i popolari, tu con iComitati” gli propone Bianco di slancio, elui già rinfrancato: “Grazie, ci penserò”.

M e n t re accade tutto questo sconquassoMassimo D’Alema é alla buvette di Monte-citorio. Ma appena legge il comunicato pro-diano convoca Ligas e la scorta e si pre c i p i-ta a largo di Brazzà, sede dei comitati. QuiD’Alema resterà due difficili ore nel tenta-tivo di rimettere in sesto la coalizione maancor più l’amicizia con Pro d i .

Tanto che D’Alema, per far torn a re ilbuon umore al Pro f e s s o re ha negato tutto, fi-nanche l’esistenza dell’accordo che altro v esi celebrava. Così, scendendo in strada alt e rmine dell’incontro, i due potevano an-n u n c i a re al mondo: “Abbiamo fatto pace”.Poi D’Alema ha spiegato meglio: “Voi gior-nalisti non avete capito una cosa: tra me eBerlusconi non c’è nessun accordo, ed é ap a rt i re da questo chiarimento che abbiamosuperato un momento di amarezza e incom-p rensione profonda”. E già pensava al pro s-simo round, forse peggiore, che ora lo atten-de con Walter Ve l t roni.

G e r a rdo Bianco vede nell’odierno rime-scolio la possibilità sempre accarezzata diallontanarsi dall’ egemonia pidiessina. “So-no contento che Prodi e D’Alema abbianofatto pace. Il problema però è un altro: dob-biamo pro v a re a fondere tutte le forze chenon credono nel presidenzialismo in tutte lesue forme: il nucleo è formato dai popolaricon Prodi”. E se il governo Maccanico du-rerà quanto basta, ci sarà tutto il tempo perd a re corpo al sogno di Gerardo Bianco, con-vinto come tutti i cattolici che da un malepuò nascere un bene. D’altronde Prodi tuttoquesto lo aveva messo nel conto: “Per so-p r a v v i v e re ci basta un pugno di riso e pos-siamo re s i s t e re venti anni”, aveva confidatoqualche giorno fa ad un settimanale. Mentregli oltre 4 mila comitati che portano il suonome sono da tempo in allarme, pronti a for-n i re la base per qualsiasi nuovo pro g e t t oche possa sorg e re dalle ceneri dell’ Ulivo.

P e rché una cosa Prodi l’ha fatta capire

Roma. Ha vinto o ha perso, Oscar LuigiS c a l f a ro? Dipende, dicono i romani che co-noscono l’altra politica, la politica al riparodal voto, dalla tv, dalle interviste, la politicache scorre sotto la pelle della capitale comeun sangue grigiastro. C’è uno Scalfaro de-

mocristiano che ha fallito un tentativo di ri-f a re il centro a venatura cattolica del siste-ma politico. I suoi uomini sono delusi, sia gliex-dc di destra (Buttiglione, Casini, Mastel-la) sia quelli di sinistra (Bianco, Andre a t t a ) .“ L’ a c c o rdo Berlusconi-D’Alema-Fini non èil loro accordo”, dice un funzionario dellaCamera che li conosce bene. Spronati dalCapo dello Stato, volevano un accordo cheescludesse il presidenzialismo e che fossegarantito da Lamberto Dini, l’ex uomo nerodi Bankitalia, in sospetto di andre o t t i s m o ,che Berlusconi aveva ripescato, che dopo ilribaltone lo aveva sostituito e che si era su-bito messo al servizio di questo progetto po-litico. Invece sono arrivati il pre s i d e n z i a l i-smo e Maccanico, il grand commis dell’altrac o rdata, l’ex presidente di Mediobanca, illaico che conosce i modi ecclesiali.

Tuttavia c’è un secondo Scalfaro, il supe-r i o re diretto del “luttuoso” Pasquale Gifuni(l’aggettivo è di Filippo Mancuso), potentes e g retario generale del Quirinale, navigato-re esperto delle acque chete di palazzo Ma-dama e palazzo Giustiniani, le sedi del Se-nato (dove Gifuni è stato segretario genera-le) e della vecchia massoneria. Gifuni è ilfunzionario, leale al presidente, che lo hac o n t roassicurato e ora lo guiderà nei mean-dri dell’accordo per la riforma della Costi-tuzione. Nello scorso gennaio, quando ilQuirinale compilò per un distratto Dini lalista dei ministri, Gifuni propose Maccanicocome sottosegretario alla presidenza delConsiglio. Dini si rifiutò a questo compro-messo di ferro e “quell’erro re fu cagionedell’ultima ruina sua”. Ora Maccanico è ilm e d i a t o re che riconosce i suoi debiti aitriumviri dell’accordo, ma anche alla cop-pia Scalfaro - G i f u n i .

E’ scettico Gianfranco Piazzesi, da quasi30 anni uno dei principi dell’analisi politi-ca romana: “Andavo spesso a pranzo daSpadolini - dice il toscanaccio Piazzesi - enon ricordo bene se Gifuni preparasse qual-cosa, forse la tavola. Di queste eminenze gri-gie non ho mai saputo nulla, che cosa faces-s e ro davvero e se davvero facessero qualco-sa. Sono all’antica. Finché al potere non tor-na gente che ha preso tre, cinque milioni divoti, mi astengo dal commentare il giocodelle conventicole. Li guardo con rispetto,mi rifiuto di capirli”. E Maccanico? Piazze-si sorride. “No, Maccanico lo conoscevo be-ne, da molto tempo, e non credevo fosse co-sì importante”.

PASSEGGIATE ROMANE

chiaramente. Non è intenzionato a togliersidi mezzo come una scarpa vecchia. Se dav-v e ro il progetto dell’Ulivo verrà consegnatoalla storia, del pro f e s s o re si continuerà asentir parlare. E quando ieri assicurava:“Non voglio fare un partitino del 3 per cen-to”, non era un addio ma una minaccia.

Gli osservatori politici più accreditati ne-gano tuttavia che sia davvero possibile co-s t ru i re un movimento politico di un qualches p e s s o re , anche elettorale, sulla base dellab reve esperienza dell’Ulivo. Un pro b l e m aserio, questo sì, sarà per D’Alema la collo-cazione nella nuova fase del suo numerodue nel Pds, che era entrato in squadra conP rodi e si era immedesimato con serietà nelruolo di candidato alla vicepresidenza delC o n s i g l i o . Ve l t roni è dire t t o re dell’Unità, edesprime una faccia aperta della politica delPds. Sulla sua immagine di giovane uomo dig o v e rno era stato fatto un investimento. Di-s i n v e s t i re non sarà facile.

I L FO G LIOANNO I NUMERO 4 DIRETTORE GIULIANO FERRARA VENERDÌ 2 FEBBRAIO 1996 - L.1 0 0 0

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO q u o t i d i a n o TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE / 50% - MILANO

valore delle acquisizioni nel settore dei media in Usanel periodo ’92/’95 in miliardi di dollari

La febbre delle fusioni

Colloquio con Berlusconi“Andrò nella fossa dei leoni e spiegherò che così cambia l’Italia”L’ex presidente del Consiglio ci dice

perché ha fatto il patto con ildiavolo e come funzionerà

Più forti esecutivo e Camere

L’amara disfatta del leader dell’Ulivo

Prodi accusa D’Alema di slealtàpoi una difficile pacificazioneI PO P O L A R I AC C O L G O N O I RI F U G I AT ID E I CO M I TAT I PR O D I. IL RU O L OD I VE LT R O N I

T v, telefoni e computerLa rivoluzione delletelecomunicazioni Usascuote l’EuropaAcquisizioni di Mci per 682 m i l i o n i

di dollari. Sprint si alleacon i colossi francese e tedesco

Clinton vara una nuova legge

Non è l’intesa che volevalui, però se la farà piacereIl ruolo del potente Pasquale Gifuni

nella scelta del nuovo premier

S c a l f a ro perde e vince

OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

MACCANICO BAT T E Z Z AUNO STRANO PRESIDENZIALISMO

L’INTESA PER LA RIFORMA del-la Costituzione ha un profilo altoma gambe gracili. E’ stata sancitada una semplice conversazione te-lefonica e non si sa ancora come lasi realizzerà (editoriale pagina 3)

POTERI FORTI, al centro dell’in-chiesta sulle ambizioni politichedei grandi dell’economia Lore n z oNecci, il potente presidente delleF e rrovie che ha una grande vogliadi entrare nel Governo (pagina 3)

A L B E RTO RONCHEY, il celebreg i o rnalista italiano, espone le sueidee e le sue critiche sulla stampae la televisione. A sorpresa, Ron-chey si confessa convertito al cam-po degli antinuclearisti (pagina 2)

I SONDAGGI NUOCCIONO alla sa-lute? Nicola Piepoli, della Cirm, eGianni Pilo, della Diakron, inter-vengono sulla discussa veridicitàdelle indagini d’opinione e delmarketing politico (pagina 2)

Page 2: 004 VEN 02-02-96

ANNO I NUMERO 4 - PAG 2 I L FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 2 FEBBRAIO 1996

gine di opinione gli fa sapere se anche la ba-se li condivide, ma non deve farsi suggerireideali e posizioni dai risultati del sondaggio.Può chiedere in che modo presentarsi (sesta meglio in manifesto o in tv, se è megliog e s t i c o l a re mentre parla o tener ferme lemani, ecc) e in che forma comunicare i con-tenuti, ma i contenuti no, questi sono soltan-to politici. Ripeto: la forma di un messaggiopuò risultare da un sondaggio, il suo conte-nuto no. De Gaulle aveva le sue idee sullaFrancia, e per aff e rmarle andava controqualsiasi risultato di sondaggio.

Abbiamo fatto l’esempio della mela mar-cia, permettetemi di usare un’altra metafo-ra tratta dal mondo delle fiabe. R i c o rd e re t esicuramente la Regina Cattiva di Biancane-ve che si rivolge allo Specchio Magico e glichiede: “Specchio, specchio delle mie bra-me, chi è la più bella del re a m e ? ” . Ecco isondaggi sono come quello specchio, riflet-tono la realtà, né più ne meno. Ora accadeche lo Specchio risponda: “Biancaneve” e laRegina Cattiva vada su tutte le furie e deci-da di ucciderla e comunque riesce a tor-mentarla per cento anni. Lo specchio riflet-te un’immagine, si sa, può essere poi stirac-chiata a destra e sinistra, stru m e n t a l i z z a t a ,ma non è colpa dello specchio.

Facciamo sognare i lettori, facciamogli ca-p i re che sono lo specchio dell’opinione pub-blica e che noi ricercatori siamo, in fondodei tecnici, senza valenze positive e negati-ve nel nostro lavoro, ma soprattutto ricono-sciamo una fatto: i sondaggi esistono solo neipaesi civili, come è scritto nello statuto del-la Wapor (l’associazione mondiale dei ricer-catori di opinione pubblica) “I sondaggi so-no il sale della democrazia”.

Nicola Piepoli - Cirm

“La veridicità dei sondaggi è contro v e r-s a . Se infedeli nuocciono gravemente

alla formazione di un’opinione corre t t a ” .Bravi, è giusto, è bella. Ma il concetto che vo-lete esprimere potrebbe essere meglio defi-n i t o . Non è il sondaggio, ma l’istituto che lofa l’imputato di veridicità o meno. In Italiasono circa ottanta le società che fanno inda-gini di marketing e, fra queste, otto si occu-pano di indagini di opinione. P ro b a b i l m e n-te fra queste (le otto, non le ottanta) c’è lamela marc i a . E forse sempre ci sarà. Q u e l l adi adesso verrà fatta fuori, scomparirà, maun’altra prenderà il suo posto, poi scompa-rirà anch’essa e un’altra…Ma questo fatto,inevitabile, non contraddice la validità deisondaggi d’opinione. Prova ne è che ne esi-stono di non divulgati, di segreti, che sonostati alla base delle fortune politiche adesempio di Chirac e di Berlusconi. Pochisanno che l’attuale presidente francese com-missionò alla Bva, spendendo due miliard ie mezzo di lire, una ricerca di base.

Per una cifra ben più modesta, cinque-cento milioni, Silvio Berlusconi, prima dis c e n d e re in campo, per conoscere a fondo lasituazione politica e sociale del nostro pae-se, si rivolse ai francesi della Sofres e ai lo-ro partner italiani dell’Abacus. Il risultato,un librone di seicento pagine, lo conosconosolo il leader di Forza Italia e alcuni suoi fi-dati collaboratori.

I sondaggi, dicono i miei colleghi d’oltr’al-pe, sono “impeccabili”. A l t ro problema è ill o ro uso e le strumentalizzazioni che di essisi possono fare. Parafrasando la secondap a rte del vostro distico direi che “se seguitii sondaggi nuocciono gravemente al politicoche li segue”. L’uomo politico deve averegrandi ideali, e quelli deve seguire . L’ i n d a-

La maggior parte dei dati che vedo ulti-mamente pubblicati dai giornali o diff u-

si dalla televisione è frutto di rivelazionisporadiche, molto lontane dal tipo di ricer-ca che è necessario svolgere per acquisireuna reale ed approfondita conoscenza deifenomeni socio-politici. Da qualche anno,questi sondaggini sono stati trascinati insie-me alle ricerche serie sul banco degli impu-tati. L’accusa è quella di eserc i t a re un inde-bito condizionamento sugli orientamentielettorali e sulle scelte di voto dell’opinionepubblica. Che un condizionamento vi sia èfuori discussione, anche se non si sa beneche segno abbia e a vantaggio di chi vada. Inp a rt i c o l a re non siamo affatto certi che a pre-v a l e re sia l’effetto “band wagoning” (il saltosul carro del vincitore) e non piuttosto l’ef-fetto opposto (“under dog”) che spinge a so-s t e n e re il partito o il candidato stimati piùdeboli dai sondaggi.

Come anche il professor Renato Manhei-m e r, ho più volte sostenuto che ai cittadinia n d rebbe riconosciuto il “diritto di farsic o n d i z i o n a re” dai sondaggi ogni volta che lodesiderino. Un sondaggio dà una serie dii n f o rmazioni al pari di un articolo di fondodi un giornale. Se un elettore, volendosi fa-re un’opinione prima del voto legge l’art i c o-lo del suo fondista preferito, perché non do-v rebbe leggere anche (o solo) gli esiti di unsondaggio o la sintesi di una ricerca (magaridel proprio sondaggista pre f e r i t o ) ?

I n o l t re non bisogna dimenticare che gliutenti privelgiati di sondaggi e ricerche nonsono i cittadini, ma le istituzioni, i dirigentipolitici, i candidati, gli eletti. La ricerca èuna componente essenziale del marketingpolitico, un’attività per lungo tempo impro-priamente appiattita sul mero aspetto dellacomunicazione, dell’immagine, o della sem-plice propaganda. In part i c o l a re, la ricerc anon plasma l’attività politica ad immagine esomiglianza degli umori e dei malumoridell’elettorato, ma dà all’uomo politico lei n f o rmazioni necessarie per comunicaremeglio, oppure per contenere i danni in ca-so di decisioni impopolari ma necessarie.

Il marketing politico si propone come uninsieme di tecniche finalizzate ad off r i re la

risposta ad un bisogno o ad un insieme di bi-sogni: un candidato, un partito, un leader,una proposta politica. La critica più fre-quentemente rivolta al marketing politico èche “non si vendono i partiti come fosserofustini di detersivo”. Secondo questa criticanon è etico “ridurre” la vita politica (che si-gnifica: passione, impegno, ideali, ecc.) alm a r k e t i n g . In realtà, quanto detto chiariscecome il marketing non esaurisca in sé la vi-ta politica e debba essere considerato sol-tanto un efficace strumento. Contrariamen-te alla direzione in cui va questa critica, ilmarketing svolge una sorta di funzione etica.

Lo schema è semplice: la società traducei propri bisogni in una serie di richieste dii n t e rvento che sono trasmesse alle istituzio-ni da parte dei partiti e delle associazioni dicategoria e dei vari gruppi di pressione. Leistituzioni, in relazione alle richieste, stru t-turano l’agenda delle decisioni da pre n d e re .Il marketing consente ai partiti di re c u p e r a-re il ruolo di recettori e canalizzatori delladomanda politica che è loro proprio e che ri-coprivano anche nel nostro paese prima did i v e n i re centri di potere e malaff a re .

Questa considerazione mi riporta al pro-getto che con Diakron sto cercando di re a-l i z z a re: andare sempre più oltre il mero da-to statistico per arr i v a re ad essere una gran-de antenna capace di re g i s t r a re costante-mente i sogni, le speranze, le paure e gliumori del paese.

Il mio sogno è tutto racchiuso in questob reve brano di Italo Calvino tratto da “Lecittà invisibili”.“Gli altri ambasciatori mi av-v e rtono di carestie, di concussioni, di con-g i u re, oppure mi segnalano miniere di tur-chesi nuovamente scoperte, prezzi vantag-giosi nelle pelli di martora, proposte di for-nitura di lame damascate. E tu? - chiese aM a rco Polo il Gran Kan - To rni da paesi al-t rettanto lontani e tutto quello che sai dirm isono i pensieri che vengono a chi prende ilf resco la sera seduto sulla soglia di casa”.

Polo non era Pilo. Ma speriamo che ancheil Polo delle libertà preferisca pre o c c u p a r s idei pensieri dei cittadini piuttosto che dellec o n g i u re e delle pelli di mart o r a .

Gianni Pilo - Diakro n

Milano. Parliamo di giornalismo con unPapa laico della professione. Alberto Ron-chey oggi è presidente della Rizzoli, scrit-t o re di successo e columnist ammutolitoper (una discutibile e autoimposta) incom-patibilità fra carica aziendale ed eserc i z i odella professione. Ha qualche acciacchettofastidioso, compresi i calcoli, che dipendec e rtamente dalla mancata espulsione atra-b i l i a re, almeno uno alla settimana, dei ce-lebri, maniacali, cristallini articoli (pieni dicalcoli) firmati per cinquant’anni sui gran-di giornali. Ma sono soprattutto le stupi-daggini a metterlo di malumore. “Albert ole fregnacce se le lega al dito”, dice di luiMario Ajello. Per esempio? “Beh, Bro d s k i j ,Josip Brodskij, un poeta e un premio No-bel... l’altra sera la notizia era la sua mort e ,ma una conduttrice tv se l’è dimenticata trale carte. E allora in regia le hanno dettoqualcosa, e lei smarrita ‘Ah!, sì - ha detto-ah già, è morto Josip Brodskij’ ”.

B rodskij, in un’intervista raccolta da An-nie Epelboim (dicembre ’87, Le Monde),parlava di “questa voce neutra della linguainglese... con una specie di sentimento d’o-biettività”. Domandiamo a Ronchey se l’o-biettività sia un sentimento, e se sia un sen-timento più disponibile nella voce neutradella lingua inglese che non in italiano. Elui: “ Gli studiosi dicono che la lingua de-t e rmina il nostro modo di ragionare piùdella struttura economica della società.Non a caso Stalin, cane da guardia delm a rxismo dogmatico, negava alla lingua di-gnità di struttura. Le diff e renze tra italianoe inglese ci sono... però la vera diff e re n z a ,che consente di esprimersi al sentimento

d’obiettività, è nell’educazione, nei costumilegati alla scuola e all’istruzione. Nel mon-do anglosassone, tra scuola superiore e uni-versità, esistono le debating societies, e lì siimpara a non dire mai banalmente: ‘No’,p e rché il contrasto si può esprimere senzaquella povertà elementare di linguaggioche spesso è nostra”.

Do you really think so?E se io adesso le dicessi che sbaglia, lei

come risponderebbe? “Do you really thinkso?, con l’accento su re a l l y. Ma in italiano,invece di dire ‘La pensa davvero così?’, larisposta autentica sarebbe: ‘Ma che cazzova dicendo, scusi?’ ”.

B rodskij, nella prolusione del Nobel, dis-se che “un uomo che legge poesia è menofacilmente sconfitto di un uomo che non lalegge”. Massimo D’Alema, in una re c e n t ei n t e rvista polemica sul giornalismo italia-no, ha sostanzialmente parafrasato il poetacon mezzi crudi. “Lasciate i giornali in edi-cola”, ha detto. Forse il segretario del Pdspensa che “un uomo che non legge i gior-nali è meno facilmente sconfitto di un uo-mo che invece li legge”. Non avrà mica tut-ti i torti?

“No, non ha tutti i torti. Ma niente asso-luti. Io sono un empirista viscerale. Dipen-de da come sono fatti i giornali. Al mattino,oggi, cominciamo la giornata con due caz-zotti. Il primo è il caffé nero. Sarebbe me-glio un tè lungo. Il secondo cazzotto sono ig i o rnali nostri, con i loro titoloni boulevar-diers, da giornali popolari della sera. E an-che il contenuto...”.

Vabbè, ma le notizie almeno squillano.La Frankfurter Allgemeine Zeitung sembrauna bara tipografica, uguale a se stessa ognig i o rno. Il Wall Street Journal non cambiamai, devi guard a re la data... “Ma non è unaquestione grafica. Il cazzotto è nei contenu-ti. La colpa è di quella maledetta regola se-condo cui se un cane morde un uomo nonc’è la notizia, e allora tutti a caccia di im-p robabili uomini che mordano i cani! E’questione di contenuti. Il titolo ‘La lira vola’è privo di senso se non si spiega che la Bun-desbank ha abbassato i tassi e che, coro l l a-rio importante, vola anche il dollaro, per cuip a g h e remo comunque di più le materie pri-me. Il titolo di questa estate ‘Lira superstar’,con il marco a 1100 lire, è privo di senso senon si ricorda che nell’autunno del ‘92 ilm a rco valeva 760 lire, e all’inizio del gover-no Dini ne valeva ancora 1050. Sì, certo, c’èanche l’interesse politico, la decisione dia p p o g g i a re un governo, ma alla fine ci si vi-zia e soltanto i fatti deformati e gonfiati di-ventano notizie degne di titolo. Ma qui nonè più l’uomo che morde il cane, qui si parlad ’ a l t ro, di delfini che saltano in una piscina,è un intrattenimento per bambini”.

Fin qui un Ronchey conosciuto, ma trapoco Ronchey ci stupirà. Ha cambiato ideasu una questione cruciale della nostra epo-ca, come succede talvolta alle persone in-telligenti e oneste. Gli citiamo il manifestodegli intellettuali francesi contro il giorn a-lismo strillato, contro il giornalismo che su-bisce il fascino della politica o se ne fa ri-vale, contro i giornali pieni di capricci deipotenti, di aneddoti sui potenti, di giudiziapodittici, definitivi, di sentenze morali. Glidiciamo che l’ha pubblicato Le Monde loscorso sabato 6 gennaio, con le firme auto-revoli (tra molti altri) di Alain Finkielkraute Pierre Vidal-Naquet. E concludiamo: gliintellos parigini sostengono che bisogna far-la finita con il giornalismo come contro p o-

Giornalisti attenti. I fatti, poi, si vendicanoAL B E RT O RO N C H E Y, AN T I N U C L E A R I S TA A SOR P R E S A, DI C E BA S TA A L L A STA M PA C O M E CO N T R O P O T E R E

zioni nell’atmosfera. Vedo in giro tro p p emalattie sospette, troppi casi non spiegati dii p o t i roidismo. E’ dall’epoca di Cernobyl cheho cominciato a soff r i re: quel cielo in baliadelle nubi, dei venti di cui si diceva che fos-s e ro maligni... Per una volta sospendo quelche mi detta, fredda, l’analisi razionale e mia ffido a un sentimento, caldo, di insoppor-tazione: esperimenti nuclari, basta. E se ilg i o rnalismo serve a fermarli, viva il giorn a-lismo”.

Domani un Ronchey impro v v i s a m e n t ea n t i n u c l e a re sarebbe, sui nostri giornali, su-bito un personaggio. Il problema di cui par-la in fondo può aspettare. Vediamo intantolui, la persona, la svolta, i tormenti di cuiparla... E’ ormai uno stile, il grande stile delg i o rnalismo italiano (i ritratti di GiancarloP e rna sul Giornale, quelli di FrancescoMerlo sul Corr i e re o Paolo Guzzanti sullaStampa). Le piace il colore? Le piacciono iritratti?

“Sì, ma se a Basilea si riuniscono i go-v e rnatori delle banche centrali, che faccio,racconto i loro tic e il fumo di Londra e imenù dei banchetti? No. Voglio sapere co-me vanno le valute. Conta la sovrana mae-stà del fatto, anche se, come diceva LuigiPirandello, ‘un fatto è un sacco vuoto senzaidee dentro’ ”.

Biagi dice che c’è una sola regola: non da-re falsa testimonianza. “No, ce n’è una se-conda, altrettanto importante. E’ una malaazione complicare un problema semplice,ma peggiore ancora è l’azione di chi super-semplifica un problema complesso. Si illu-de il lettore e, alla fine, gli si parla di unacosa che non c’è, di un problema che nonesiste”.

La crisi di governo procede negli appar-tamenti romani dei potenti, è colorata, ma-chiavellica, anzi guicciardiniana, minimali-sta: come si fa a pro i e t t a rne grandi e solen-ni arc h i t e t t u re fattuali, basate su calcoli co-me per le banche centrali riunite a Basilea?“Lo so. Il giornalismo deforma la politica al-meno quanto la politica deforma il giorn a-lismo. Infatti in Giappone il Jomuri Shim-bun, che è il giornale più ricco di inform a-zioni economiche e finanziarie, ormai ha su-perato lo Asahi Shimbun, il quotidiano po-litico. E così il Wall Street Journal è ungrande giornale nazionale americano, comeil popolare UsaTo d a y. E il nostro 24ore è inboom di tirature ormai da anni”. Già. AncheEugenio Scalfari sta cercando di dare unanuova curvatura, più fattuale, alla vecchia ef o rtunata formula di Repubblica.

“I fatti, gli interessi, quei dati che metto-no in ansia gli utenti dei mercati finanziaridi massa, gli stakeholders che sciamano amilioni nei metrò e nelle strade delle me-t ropoli del mondo sviluppato. I fatti, poi, siv e n d i c a n o ” .

I N T E RV I S T A

t e re, che il cittadino ha diritto di vedersiraccontata la realtà nei suoi termini veri,senza ansie e grandi verdetti sacerd o t a l i .Per esempio, dicono, Chirac può aver fattobene o male a far scoppiare l’atomica nelleacque di Muru roa, ma non è giusto impic-carlo in effigie, sui giornali, giustiziando iltiranno a nome della morale naturale...

d i s i n f o rmato sui problemi della sicure z z ae u ropea e dell’importanza della force defrappe francese, ma questa storia del fungo,dell’acqua che ribolle e imbianca in un atol-lo lontano da Parigi, per decisione di Pari-gi, beh... questa storia non mi va giu. Ve d e ,negli anni ‘50, a Novaja Zemlja, nel Mar Gla-ciale Artico, si facevano esperimenti nu-

● O G G I - Al Nord, sulle regioni tirre n i-che e sulle due isole maggiori cielo nu-voloso con precipitazioni sparse e nevi-cate sui rilievi oltre i 1000 m e t r i .S u l l erimanenti regioni nuvolosità variabile.Nel corso della giornata possibili tem-porali su Toscana, Liguria e Piemonte● D O M A N I - Su tutte le regioni cielomolto nuvoloso con precipitazioni spar-se, temporaneamente intense al Nord .

S I G N O R D I R E T T O R E

st’ultima parola, per la primogenitura, è ri-vendicata anche da altri in una battaglia diattribuzione che probabilmente non finiràmai.

Con Giuliano Amato e con Carlo AzeglioCiampi, per due anni è stato ministro deiBeni culturali. E’ presidente della Rizzoli-C o rr i e re della Sera. Sua moglie, Vittoria, èautrice di un saggio sulla contestazionestudentesca, che ebbe grande successo, edi romanzi apprezzati. Alberto Ronchey,che ha insegnato a Ca’ Foscari, ha scrittomolti libri, l’ultimo dei quali è “Fin di se-colo in fax minore” (Garzanti). Ha una fi-glia, Silvia, sofisticata bizantinista e con-duttrice tv.

Ecco una pillola aforistica dal pro s s i m ol i b ro, che ha un titolo (ancora segreto) allaLewis Carrol: “Jerome Wi e s n e r, all’iniziodegli anni Sessanta consigliere scientificodella casa Bianca, presentò VladimirZ w o rykin a John Kennedy come ‘l’uomoche ti ha fatto eleggere’. JFK domandò: ‘Inche modo?’. Wiesner: ‘E’ l’inventore dellatelevisione’. Tuttavia, quando il Pre s i d e n t esi congratulò col visitatore, dicendo cheaveva fatto qualcosa di enorme valore ,quello tristemente rispose: ‘Ma lei di re-cente ha guardato la televisione?’”.

A l b e rto Ronchey , 69 anni, è l’ultima glo-ria di una schiatta scozzese che gli ha la-sciato il nome esotico ma non l’avarizia. Difamiglia antifascista, ottimi studi (ebbe perm a e s t ro il grande italianista e machiavel-lista Carlo Dionisotti), ha diretto in gio-ventù La Voce Repubblicana, ha scritto sulMondo di Mario Pannunzio e Arrigo Bene-detti (la testata più blasonata del dopoguer-ra), ha lavorato con Gaetano Afeltra al Cor-r i e re d’Informazione, poi al Corr i e re conMario Missiroli (il Grande Opport u n i s t ache dirigeva il più forte giornale italiano e,quando c’era una notizia difficile, esclama-va con un sorriso cinico: “Ah! Se solo aves-si un giornale su cui pubblicarla”). Dal ‘68al ‘73 dirige La Stampa come successoredel celebre Giulio Debenedetti, e dal ‘74 al‘92 si è diviso tra Corr i e re e Repubblica co-me editorialista.

Per spiegare l’impossibilità di form a reg o v e rni di sinistra in Italia, a causa dellaeccessiva forza politica ed elettorale delPci, escogitò la fortunata formula del “Fat-t o re K” (Kommunismus). Altra formula ce-l e b re, per spiegare la natura spartitoria de-gli accordi di potere nelle industrie a par-tecipazione statale e soprattutto alla Rai, èquella detta della “lottizzazione”. Ma que-

Un Papa laico del buon giornalismo italiano

Non basta il “non dare falsa testimonianza” di Biagi, bisogna evitarela banalità, perché se è una mala azione complicare un problemasemplice è molto peggio semplificarne uno complesso, si illude il lettore.Noi deformiamo la politica almento quanto la politica deforma noi

Il sondaggio nuoce alla salute del politico che ne abusa

R o n c h e y, a sorpresa: “Tutto giusto, manon funziona l’esempio del nucleare e diChirac. Mi dispiace, ho scritto decine di ar-ticoli per difendere la razionalità dello svi-luppo e anche della tecnologia nucleare, soa perfezione che la deterrenza atomica ciha conservato la pace, credo di non essere

cleari fino a 100 megatoni. Si facevano nel-l’atmosfera. E Maurizio Ferrara, il celebreg i o rnalista comunista che era con me a Mo-sca, mi diceva: ‘Guarda che dal Mare Art i c oa Mosca non c’è nemmeno una collinetta co-me Monte Mario, basta una bava di vento ea rriva la polmonite’. Figuariamoci le radia-

Sarà pure dannoso come il fumoma alla politica non fa che bene

I L FO GLIO q u o t i d i a n o

DI R E T T O R E RE S P O N S A B I L E: GI U L I A N O FE R R A R ASO C I E T À ED I T R I C E: IL FO G L I O QU O T I D I A N O S .R.L

VI A VI C T O R HU G O, 1 - 20123 MI L A N O

TE L. 02/8639181 - FA X 0 2 / 8 7 8 5 9 6AM M I N I S T R AT O R E UN I C O: SE R G I O SC A L P E L L I

CO O R D I N A M E N T O: BR U N O CA L C H E R A

RE D A Z I O N E: BE P P E BE N V E N U T O, MI C H E L E BU R A C C H I O,UB A L D O CA S O T T O, MA U R I Z I O CR I P PA, MAT T I A FE LT R I,

LO D O V I C O FE S TA, GI A N C A R L O LO Q U E N Z I,MA R I L E N A MA R C H I O N N E

RE G I S T R A Z I O N E TR I B U N A L ED I MI L A N O

N. 611 D E L 7 / 1 2 / 1 9 9 5TI P O G R A F I E: ON LI N E SY S T E M

VI AD E L L A MA G L I A N A 400 - 00148 RO M A; TE L E S TA M PA NO R D

VI AD E L L A RE P U B B L I C A, 93 - 20033 MU G G I Ò ( MI)CO N C E S S I O N A R I AP E RL A PU B B L I C I T À: SP E - SO C I E T À

PU B B L I C I T À ED I T O R I A L E - V.L E MI L A N O FI O R I, ST R. 3,PA L. B/10 - 20094 AS S A G O ( MI L A N O) - TE L. 02/57577-1

DI S T R I B U Z I O N E ES C L U S I VA P E R L’ ITA L I A: A&G MA R C O SPA - VI A FO R T E Z Z A, 27 - 20126 MI L A N O

UN A CO P I A L .1 . 0 0 0AR R E T R AT I L .2 . 0 0 0 + CO S T ID I SP E D I Z I O N E PO S TA L E

Page 3: 004 VEN 02-02-96

Milano. Con la sentenza sul processo Eni-Sai, letta ieri dai giudici del tribunale pe-nale di appello, un altro tassello si è ag-giunto al mosaico di Mani Pulite. C e n t i n a i agli imputati, molti i patteggiamenti, quasimai nelle aule del palazzo di giustizia è ri-suonata la parola assoluzione. Per MarioChiesa, l’ex presidente del Pio Albergo Tr i-vulzio, e Walter Armanini, già assessore co-munale, la Cassazione ha reso definitive lec o n d a n n e . E la Corte Suprema si accinge ap ronunciarsi su altre vicende, re n d e n d oc o n c reta la possibilità che per altri imputa-ti si aprano le porte del carc e re .

A due settimane dal quarto anniversariodi Mani Pulite le cifre dei processi sembra-no dare ragione alla procura milanese: ip rocessi si stanno svolgendo re g o l a rm e n t ee l’accusa prevale quasi sempre sulla dife-sa. Leggendo in trasparenza le cifre, però,un’altra verità prende corpo.

Esaminiamo i numeri, quelli “uff i c i a l i ”di un anno fa, anno terzo dell’inchiesta.Duemilacinquecentodieci iscritti nel re g i-s t ro degli indagati, 574 indagati trasferitiper competenza ad altra sede, arc h i v i a z i o-ne per 206 persone, 718 ordinanze di custo-dia cautelare, 879 richieste di rinvio a giu-dizio, 336 condanne e 261 patteggiamenti.Da quel 17 febbraio sono cresciuti i numeridelle richieste di rinvio a giudizio e dei con-dannati, ma non quello degli indagati.

Sono finiti i processi relativi a tutte lemunicipalizzate milanesi, tranne la Mm do-ve manca solo la sentenza, stanno inveceper iniziare i processi sulle grandi aziendedi Stato come l’Enel (50 imputati) e l’Eni (ol-t re 150 imputati). Sono in corso i pro c e s s isulla Cariplo, sulla corruzione dei finanzie-ri operata dagli stilisti, così come il dibatti-mento che vede Silvio Berlusconi sul bancodegli imputati con le stesse accuse.

I magistrati milanesi si sono occupati an-che delle nomine regionali dei dirigentidelle Usl e hanno “raso al suolo” tutte legiunte dell’hinterland meneghino. Insommanon c’è stato settore, sanità compresa, chenon sia stato toccato dall’incalzante attivitàdell’inchiesta, come non si sono salvati igrandi affari come Enimont ed Eni-Sai.

Per arr i v a re a queste cifre da capogiro, ilpool lavorava giorno e notte, grazie ancheallo stakanovismo di Di Pietro , . Ogni setti-mana veniva aperto un nuovo filone di in-c h i e s t a .

Nel quarto anno di Mani Pulite tutto sem-bra cambiato. Non ci sono stati nuovi spun-ti di indagine, ma l’attività della procura siè concentrata su un solo obiettivo, preso dimira molti fronti: tutta la forza d’urto delpool contro l’ex presidente del ConsiglioSilvio Berlusconi.

Anche in passato qualche imputato ha so-stenuto di essere vittima di un “accanimen-to giudiziario”, ma proprio i grandi numerie l’esistenza contemporanea di numero s isettori dell’inchiesta erano un’efficace ar-gomento da parte dei magistrati. Che inquesto modo potevano evitare di risponde-re a chi chiedeva loro se non ci fossero in-dagati “preferiti” rispetto ad altri.

Oggi, a Milano, c’è invece solo un’indagi-ne che non riguardi il leader di Forza Italia:quella sul clamoroso buco di mille miliard idi Gemina. Ma i tempi lunghi e la circ o s p e-zione, sopratutto verso i vertici della Fiat,

EDITORIALI

Due Cine e un mercato, grattacapo Usa

Tariffe bloccate: ma chi paga?

Presidenzialismo “in viva voce”La voglia di politica del ferroviere Necci

L’ AM I C OD I MA C C A N I C O, ET E R N O CA N D I D AT O A U N SU P E R M I N I S T E R O

La notizia che la Cina Popolare po-t rebbe decidere di risolvere manu

militari il contenzioso con Taiwan hascosso l’opinione pubblica intern a z i o-nale. Gli Stati Uniti hanno immediata-mente raff reddato i loro rapporti con laCina e alcuni autorevoli osserv a t o r iUsa hanno suggerito che la V I If l o t t at o rni ad eserc i t a re un ruolo di contro l-lo attivo in quell’are a . Un pericolo chesembrava ormai svanito con la Guerr aF redda torna improvvisamente nellare a l t à .

I rapporti tra americani e cinesi nonsono semplici. Nel ’94 Clinton aveva se-parato la concessione della Clausola dinazione più favorita alla Cina dallaquestione del rispetto dei diritti umani:un equilibrio un po’ ipocrita tra inte-ressi del mercato e imperativi della de-mocrazia. Le recenti polemiche sul ca-so del dissidente Wei Jingsheng hannorimesso in discussione anche questoc o m p romesso.

La questione di Taiwan è ben piùgrave. Nel ’79, contestualmente al rico-noscimento della Cina Popolare, gliUsa avevano promulgato il Taiwan Ra-lations Act, una dichiarazione unilate-rale che subordinava il mantenimentodelle relazioni diplomatiche con Pe-chino all’impegno del regime comuni-sta di risolvere per vie pacifiche il rap-

p o rto con Ta i w a n .Sulle contraddizioni Usa, però, oggi

il peso dell’aspetto economico è assaim a g g i o re di sedici anni fa. Gli investi-menti americani in Cina sono ingenti eallo stesso tempo lo sbilancio commer-ciale fra i due paesi è di circa 20 mi-l i a rdi di dollari annui, a favore di Pe-chino. Gli esportatori americani gradi-re b b e ro un riequilibrio, che un irr i g i-dimento diplomatico re n d e rebbe piùd i fficile. Sono stati gli Usa a negare al-la Cina, per questi motivi, l’ingresso nelWorld trade org a n i z a t i o n .

Quando però dalle controversie eco-nomiche si passa al terreno del rispet-to delle sovranità nazionali sancite datrattati internazionali, come nel casodelle due Cine e dei loro rapporti congli Usa, tro v a re un equilibrio tra aff a r ie libertà diventa ancora più complesso.Tanto più che mentre nel dopoguerr ala barriera era fissata dal conflitto trademocrazie capitalistiche e paesi so-cialisti – gli affari si dovevano fare, mala libertà era la principale pre o c c u p a-zione – la sensazione che oggi si pro v aè che l’Occidente abbia abbassato lag u a rdia su questo aspetto cruciale. Eche sciolta l’Unione Sovietica, si stia unpo’ rinunciando anche al principio chec o n t ro essa si opponeva, la difesa in-transigente della libert à .

Sindacati e Governo hanno firmato la“pace tariffaria”. Bloccati gli au-

menti di telefoni, acqua, ferrovie e Ali-t a l i a . Anche la conferenza Stato-re g i o-ni interv e rrà calmierando i prezzi deis e rvizi forniti dagli enti locali. L’ o ff e n-siva contro i rincari riguarderà poi ben-zina e polizze assicurative, re c e n t e-mente liberalizzate, che potre b b e rot o rn a re sotto il controllo di org a n i s m ig o v e rn a t i v i .

C’è qualcosa di perverso in questoa c c o rd o . Ad esempio la schizofre n i adei sindacati sul caso Alitalia. Da unap a rte chiedono aumenti retributivi peril personale e dall’altra fermano quelliche la compagnia chiede sul fronte deip rezzi. Il gioco non è a somma zero .Qualcuno dovrà pagare . Se non sarà og-

gi con un aumento spalmato in manie-ra generalizzata sui prezzi dei biglietti,sarà domani con sussidi o prestiti pub-blici, che invece di essere pagati daif ruitori del servizio saranno addebitatiai contribuenti come maggiore imposi-z i o n e .

O c c o rre ridurre gli spazi in cui Go-v e rno e sindacati, intervengono. Pane,dentifricio, e libri non sono meno es-senziali di aerei, telefono ed elettricità.Per i primi il mercato lavora in concor-renza tenendo il prezzo a livelli eff i-cienti e accettati dalla generalità deicittadini, per i secondi sindacati e Go-v e rno non possono che contrattare po-liticamente, combinando pasticci cheprima o poi qualcuno sarà chiamato ap a g a re .

L’a c c o rdo tra Berlusconi, D’Alema eFini ha un profilo alto ma gambe

fragili. Il presidenzialismo c’è. Anche ipiù scettici devono riconoscere che fauna certa impressione ascoltare il Capodello Stato di una vecchia e malmessaRepubblica parlamentare che annun-cia il raggiungimento di un’intesa perr i f o rm a re la Costituzione e trasform a rel’Italia in una Repubblica pre s i d e n z i a-le. Ieri questo è successo, verso l’unadel pomeriggio, al Quirinale.

Ma anche i più entusiasti fautori deldialogo non possono negare che le pro-c e d u re per raggiungerlo siano stateoscillanti, tortuose, imprevedibili comequasi tutto quel che accade in questafase di transizione da un sistema politi-co a un altro.

Le cronache raccontano che mart e d ìmattina erano fallite le convulse tratta-tive sull’indicazione del premier insie-me con la maggioranza parlamentare .Nella notte tra martedì e mercoledì sa-rebbe invece avvenuto il miracolo, conil ripescaggio della soluzione pre s i d e n-zialista alla francese (ma con il corre t-tivo di un Parlamento raff o rzato). Infi-ne, mercoledì verso il primo pomerig-gio, Berlusconi e Fini hanno avuto conD’Alema un colloquio via telefono, co-me si dice “in viva voce” (il pulsantedella “viva voce” l’ha schiacciato, natu-ralmente, Gianni Letta). E lì, oralmen-te, è stato siglato lo storico accordo cheAntonio Maccanico dovrebbe re a l i z z a-re in almeno due anni, in un Parlamen-to con un centinaio di deputati leghistie tanti scontenti che di quel colloquiohanno saputo tutto solo dai giornali.

Mica facile. L’altra via, quella del vo-to e della scelta di un nuovo sistema co-stituzionale da parte di una maggioran-

za voluta dal popolo, era cert a m e n t ep referibile. Almeno per chi, come noi,mantiene una misura robusta di scetti-cismo sulla possibilità che una classedirigente, senza una diretta legittima-zione elettorale, possa e sappia cam-b i a re in corsa le regole del gioco chesta giocando, con imprevedibili vantag-gi e svantaggi per tutti.

All’intesa riformatrice manca la par-te programmatica. Maccanico dovrà in-ventarsi un modo per fare le riforme maanche un modo per mandare avanti ilPaese, rispondere a interessi sociali,p ro m u o v e re lo sviluppo, contrattare unlegame saldo con il mercato europeo invia di unificazione monetaria, dare di-gnità ed efficienza a servizi e grandi in-f r a s t ru t t u re, curare i mali della finanzapubblica e le patologie di una societàdiseguale. E tutto in base a un accord otra partiti fino a ieri inimicissimi, ner-vosissimi, pronti a febbricitanti batta-glie di opposizione ideologica, tra libe-rali e giustizialisti, tra post-comunisti epost-anti-comunisti. Mica facile.

Comunque sembra fatta. E la funzio-ne dei giornali, che giudicano la politi-ca ma per analizzarla e raccontarla, èquella di seguire, agguerriti ma senzapiagnistei, le mosse a venire di questanuova, strana legione di riform a t o r i .Av remmo preferito che la nuova Costi-tuzione nascesse dalle urne piuttostoche da un telefono “in viva voce”. Masembra più o meno fatta. Quel colloquioc’è stato. Il patto via Telecom è una mez-za realtà. Cerchiamo di fare in modoche non finisca in una nuova farsa insalsa bicamerale. Se andrà bene, carop residente Berlusconi, saremo lieti dif a re “chapeau”. Al titolo di Cavaliereaggiungerà quello di padre della Patria.

Il presidente delle Ferrovie combina grandi investimenti, grandiprogetti, relazioni internazionali e una controversa passione per i giochi diPalazzo. Potente e competente, è passato indenne tra le tempeste dellaPrima Repubblica. La crisi di governo teatro del suo fervoroso attivismo

Roma. A dicembre Lorenzo Necci è stator i c o n f e rmato alla guida delle Ferrovie del-lo Stato e, dopo pochi giorni, agli inizi digennaio, inserito nelle liste dei pro b a b i l i

neo ministri dell’eff i m e ro Dini bis. Sonopassati una ventina di giorni e verso le seidel pomeriggio di giovedì 25 gennaio Necciè stato visto uscire dalla casa di Silvio Ber-lusconi, in via dell’Anima a Roma e manca-re per un soffio Giuseppe Guarino, che in-vece nella stessa abitazione stava per entra-re. Siamo nei giorni in cui il leader di Forz aItalia era impegnato nello sforzo alla co-s t ruzione del “governo dei migliori”. Sforz odi cui Antonio Maccanico, grande amico diNecci, è stato prima partecipe e, poi, addi-rittura protagonista con l’incarico di pre s i-dente del Consiglio.

Non si sa cosa Berlusconi e Necci si sianodetti, ma è facile immaginarlo. Più pre c i s ele indiscrezioni sull’incontro, lo stesso gio-vedì, con Gianni Agnelli e Cesare Romiti.Necci avrebbe chiesto solidarietà ed appog-gi per la propria investitura ministeriale,f o rmalizzando il proprio obbiettivo: o il Mi-n i s t e ro del Te s o ro o la poltrona di un costi-tuendo Ministero delle Grandi Infrastru t t u-re, prodotto dalla fusione tra Ministero deiLavori Pubblici e dei Tr a s p o rti. Come chevada a finire, a 57 anni Necci si prepara ac o n c l u d e re la propria carriera di managere a iniziarne un’altra.

E’ corteggiato dai due schieramenti: nes-suno è in grado di dire se le sue simpatie va-dano al Polo o all’Ulivo e si è costretti a rian-d a re ai suoi primi passi, al suo rapporto conUgo La Malfa, alla sua permanente amiciziacon Maccanico, per attribuirgli una caratu-ra laica che sposterebbe, imperc e t t i b i l m e n-te, le sue simpatie nel campo del Centro Si-nistra. Ma questi sono particolari secondari.La sostanza è che Necci possiede grandi ca-pacità di comunicatore, buoni contatti in-t e rnazionali, un pletorico apparato di pub-bliche relazioni alle Ferrovie (Efeso), chefanno sì che il nostro sia un po’ una star del-la stampa economica.

L o renzo Necci può essere preso a pro t o-tipo, quantomeno nelle intenzioni, di un pro-cesso parallelo a quello che ha portato Ber-lusconi alla politica. Con una dissonanza:l’intensa frequentazione del rapporto discambio tra l’industria di Stato e politica tut-

to interno alle relazioni e ai meccanismidella Prima Repubblica. La biografia diNecci non consente dubbi: è stato pre s i d e n-te della Enichem dall’85 all’89, ed è stato an-che il primo presidente dell’Enimont, tral’89 e il febbraio ‘90. Un protagonista dellachimica pubblica che le vicende di Ta n g e n-topoli non hanno scalfito.

All’attivo di Necci c’è oggi la buona im-magine che ha mantenuto in una difficile fa-se di trapasso del baraccone delle Fs da En-

t o re delegato delle Ferrovie dello Stato hadovuto rendersi conto dei danni che pro v o-ca ad un’azienda che ha come unico com-mittente lo Stato, quella part i c o l a re forma didiscontinuità che è l’instabilità politica. Unesempio: l’obiettivo di ridurre a zero nel cor-so dell’esercizio 1995 il margine operativol o rdo, nel 1992 negativo per alcune migliaiadi miliardi, obiettivo fondamentale per tuttol’equilibrio di bilancio, è stato mancato peralcune centinaia di miliardi e per sola colpa

occupandosi di funzionare come perno del-l’integrazione dei vari sistemi di trasport o .Un esempio: uno dei progetti che sta più ac u o re a Necci è il piccolo e poco costoso rac-c o rdo ferroviario tra il porto di Gioia Ta u roe la rete ferroviaria Nord-Sud. La ragione èsemplice, il monumentale porto (figliastrodel 5° centro sideru rgico fort i s s i m a m e n t evoluto dal Pci e dai sindacati negli anni ‘70),finora ha prodotto solo ’ndrangheta e malaf-f a re. Ma è possibile farne uno dei porti smi-stamento container più centrali ed eff i c i e n-ti del Mediterraneo, operazione per cui ba-stano un pugno di miliard i .

I n c l u d e re l’Italia nelle grandi infrastru t-t u re europee di mobilità, questo l’obiettivo,con una visione concettuale che fa delle fer-rovie qualcosa di molto simile alla rete ca-blata che veicolerà di qui a poco l’enorm emassa di informazione, spina dorsale dellap rossima fase di sviluppo. Per completarequesto semplice progetto Necci indica pro-prio nella discontinuità, caratteristica sen-za dubbio della attuale fase della vita dellanostra società, la grande occasione: “...è no-to che nella situazione di un’azienda in cri-si, e quindi anche nella situazione italiana,la discontinuità off re occasioni uniche”,scrive nel suo libro “Rivalutare l’Italia”.

Niente di nuovo solo che Necci mostra disaper appre z z a re e di voler sfru t t a re al mas-simo soprattutto la nuova, clamorosa “di-scontinuità” che si è creata nella politica ita-liana. La brusca, violenta interruzione delcontinuum di tante parti politiche, la crisidel processo di formazione, dello stesso cur-sus honorum della classe politica, off ro n oo p p o rtunità che l’attuale amministratore de-legato delle Ferrovie dello Stato ha inten-zione di sfru t t a re .

Il modello BalladurIl suo modello è stato Edouard Balladur,

almeno fino alla sua sconfitta da parte diJacques Chirac, perché Necci, come tutti igrand commis, è piuttosto duttile in fatto diidee e di fedeltà ai modelli; il suo obiettivoesplicito è passare dalla dirigenza di unagrande azienda alla grande politica. La suacaratteristica è la calma: la recente ricon-f e rma gli consegna una posizione di forza e- anche se saltasse l’occasione ministerialedi questi giorni- ancora tre anni di tempoprima di dover pensare con urgenza al futu-ro. E’ capace così di disegnare grandi sce-nari quale quello dell’Alta Velocità, un in-vestimento che dovrebbe consistere nellaprima operazione di grande portata di lavo-ri pubblici finanziati tramite un sistema diconcessioni e investimenti di privati, similea quelli realizzati all’estero. Non vanno di-menticate, però, le critiche al progetto rivol-te da Giuliano Amato, presidente dell’Anti-t rust, che sostiene che la copertura dei ri-schi dei privati da parte dello Stato è ecces-siva, determinando un’anomalia della con-c o rre n z a . Le imprese partecipanti al pro g e t-to della Tav sare b b e ro favorite impro p r i a-mente rispetto a quelle escluse.

Necci è capace della minuta gestione delr a p p o rto con gli enti locali, decisivi per fara c c e t t a re la complessa rete di operazioni in-f r a s t rutturali da compiere in tante città: sca-vi, nuove stazioni, deposizioni di binari. Ope-razioni rese più scorrevoli dall’operativitàdi una società come Metropoli. E’ in questaopera che si costruiscono o meno anche cer-ti rapporti politici: quelli con il Pds sono ce-mentati per esempio dall’ottimo rapport oche Necci ha con amministratori come Wa l-ter Vitali, sindaco di Bologna o il pre s i d e n-te della Regione Toscana Vannino Chiti.

Con altri come il sindaco di Milano, Mar-co Formentini, i rapporti non sono così fat-tivi: Necci non è andato in suo soccorsoquando Formentini cercava aiuto nelle Fer-rovie di Stato per sistemare questa o quellaa rea milanese. Tanto l’amministratore delleFFSS conta, nella strategica CommissioneTr a s p o rti della Camera dei Deputati, del so-stegno del leghista Roberto Castelli.

In attesa di diventare ministro, Necci hacurato minuziosamente i rapporti con il Co-mune di Roma. Tanto che c’è chi parlandodi lui, del sindaco Francesco Rutelli e deic o s t ruttori romani (Alfio Marchini in testa)indica una sorta di “partito trarversale delGiubileo”. Una alleanza che mira ad avereun ruolo centrale nella gestione di quelloche sarà l’avvenimento principale di finesecolo (almeno sul piano degli appalti).

2 - continua

te a Società per Azioni. E stiamo parlandodella stessa azienda che era stata gestita daMario Schimberni, ma che non molti anniprima era stata affidata alle mani di Ludovi-co Ligato. Un’opera incompiuta, non tantosotto il profilo delle strategie dello statuto edel bilancio, quanto nel riciclaggio di un ma-nagement che è nato e cresciuto in un’azien-da la cui tessera di partito veniva ricono-sciuta dalla Repubblica italiana come docu-mento di identità.

I danni dell’instabilità politicaNonostante che Necci abbia teorizzato in

uno dei suoi numerosi saggi sul “sistema Ita-lia” che la discontinuità costituisca il verom o t o re del cambiamento, come amministra-

delle “ finanziarie” che si sono succedutenel triennio e che non hanno rispettato gliimpegni su cui l’azienda pareva poter conta-re con certezza solo tre anni fa. Necci spiegas e m p re che il “sistema Italia” è una sorta digigantesco Gioco dell’Oca, in cui il rischiocontinuo è quello di cadere nella casellasbagliata e torn a re indietro alla casella dip a rt e n z a .

Nella squadra di Necci si notano Erc o l eIncalza, amministratore delegato del Tav (Al-ta Velocità) che “nasce” nell’area di Signori-le, che oggi si dice sia vicino a Forza Italia eche lo stesso Necci candida alla propria suc-cessione, in caso di assunzione nel cielo del-la politica. Comprende Cesare Vaciago, di-re t t o re generale della holding, area dell’U-livo, ex stretto collaboratore di Schimbern i ;M a u ro Moretti, ex sindacalista, area Pds,l’uomo che ha conquistato, a prezzo di con-cessioni salariali rilevanti, il solido consen-so dei lavoratori all’amministratore delega-to; Gino Di Giovanni, vice dire t t o re generaledelle Ferrovie (area Cisl e Ulivo), così comeGiuseppe Sciarrone, responsabile dell’are aingegneria e Roberto Spingardi, condire t t o-re generale, ex Alitalia e, soprattutto, ex Fi-n i n v e s t .

Compito di questo staff è trasform a re leF e rrovie dello Stato in una società in gradodi forn i re “servizi per la mobilità” all’inter-no di una grande rete che esse stesse devo-no costru i re, non soltanto ammodernando lap a rte ferroviaria (Alta Velocità), ma anche

Aldo Ravelli, portafoglio a destra e cuo-re a sinistra. La definizione, quanto

mai efficace, è di uno dei suoi allievi pre-diletti, Sergio Cusani, ed è utilissima perf o t o g r a f a re la complessa personalità diquello che passerà alla storia come il reMida della Borsa italiana.

Entrato in piazza Affari quando avevaancora i calzoni corti, Ravelli ne è uscitosolo il giorno della sua scomparsa, nel giu-gno scorso alla veneranda età di 83 anni.Con lui Fabio Tamburini, inviato del quo-tidiano La Repubblica, ha realizzato un li-b ro - i n t e rvista “Misteri d'Italia”, che spazialungo settant'anni di storia borsistica, fi-nanziaria e politica. Un libro che va lettocome una sorta di romanzo della Borsa,dove - come correttamente avverte l'auto-re - "verità e fantasia sembrano rincorre r-si", dove la ricostruzione minuziosa dellascalata alla Liquigas convive con la pro f e-zia che gli americani prima o poi ripristi-neranno la convertibilità oro - d o l l a ro.

A fare di Ravelli una figura eccentri-ca rispetto agli altri agenti di cambio mi-lanesi, prima ancora che il suo amore perla sinistra è forse il rispetto per la politi-ca. Non si può operare in Borsa con suc-cesso senza capire come si sposta il bari-c e n t ro del potere politico, senza chieder-si come intendono muoversi i grandi pae-si industrializzati, senza conoscere i fili(invisibili) che hanno legato e legano ip rotagonisti della scena finanziaria ai lo-ro interfaccia romani.

Sta forse in questi precetti la spiegazio-ne dei successi di Ravelli, della sua capa-cità di trovarsi assai spesso al momentogiusto nel posto giusto. "Ma la vera ragioneper cui io dopo settant'anni di Borsa sonosopravvissuto è che non ho mai ecceduto"racconta a Tamburini.

Raider per mentalità e "voglia di di-v e rtirsi comprando azioni", Ravelli nellesue memorie è prodigo di riconoscimentiverso l'establishment.

Nelle sue parole Mediobanca e la Fiatsono ritratti come istituzioni capaci di farv a l e re la loro forza in Borsa, di comanda-re a piacimento il mercato e di rimanerecomunque un formidabile baluardo di eti-ca capitalistica.

“Per Cuccia non esistono problemi. E'a rrivato a disporre di tutti i soldi che ci so-no in Italia". E ancora: "è l'unico vero ban-c h i e re che abbiamo", in piazza Affari "è luiche dà il la alle banche, ai fondi e anchealla Banca d'Italia". E anche per questo,

almeno dalla seconda metà degli anni Cin-quanta "io ho fatto di tutto per non ro m-p e rgli i coglioni".

Per spiegare come il suo cuore abbiabattuto sovente a sinistra il vecchio agen-te di cambio racconta l'anno passato nelcampo di concentramento nazista diMauthausen, gli uomini che in quell'infer-no ha conosciuto, i leader della sinistrache sono passati sia per la sua casa cheper lo studio. Su tutti il socialista Riccar-do Lombardi, "che avevo incontrato per laprima volta nel 1943 e di cui diventai gran-de amico". Ma anche Lelio Basso ("politicor a ffinato e intelligente"), il comunista bar-r i c a d i e ro Giuseppe Alberganti e AchilleOcchetto (che sposò in prime nozze sua fi-glia Nina) e perfino "il simpaticissimo" Ma-rio Capanna, a cui andavano le inclinazio-ni politiche del figlio Piero. E proprio perquesto motivo in Borsa in molti cre d e t t e roche papà Ravelli fosse l'animatore e il fi-n a n z i a t o re dei contestatori del Movimen-to Studentesco della Statale di Milano."Niente di più ridicolo".

Per chiudere una curiosità. Chi pensa-te che il vecchio corsaro Ravelli, dovendor i d u rre l'attività, abbia consigliato ai suoiclienti come finanziere di fiducia?

Nessuno dei suoi giovani pupilli, corsa-ri come lui, ma l’esterno, Jody Ve n d e r,quello fra gli emergenti della Borsa, piùlegato alla cultura industriale. "E' il piùserio, quello che capisce di più, moltop e r b e n e " .

non fanno pensare a sviluppi clamoro s i .Niente a che vedere con la richiesta di com-missariamento dei vertici avanzata esclusi-vamente per Publitalia, nelle more diun’inchiesta che riguarda una frazione ri-dottissima del suo fatturato.

O l t re al processo iniziato il 17 gennaio,Silvio Berlusconi dovrà aff ro n t a re un ’96

pieno di difficoltà giudiziarie, con le in-chieste ed i processi sul caso Lentini, sullacompravendita del terreno adiacente la vil-la di Macherio, sull’acquisto della società ci-nematografica Medusa. Le accuse sono si-mili: pagamenti in nero che rendevano falsii bilanci, allo scopo di pagare meno tasse edi cre a re fondi extracontabili. Diversa, e si-curamente più “politica”, è l’ultima accusa,con richiesta di rinvio a giudizio: aver fi-nanziato il Psi di Bettino Craxi. Le continuep e rquisizioni - l’ultima é della settimanascorsa - nelle aziende Fininvest danno poila netta sensazione che le indagini sulg ruppo siano tutt’altro che concluse.

Sul versante politico qualcosa invece ècambiato: i nuovi amministratori locali e inuovi potenti non sono sotto inchiesta e nes-suna indagine riguarda gli attuali partiti po-litici, pur privi di una legge sul finanzia-mento pubblico. Certamente Mani Pulite haavuto un effetto deterrente, forse sono cam-biate le forme della commistione tra econo-mia e politica, è vero che anche le inchiestesu Berlusconi si riferiscono alla sua attivitàdi impre n d i t o re (e non di uomo politico),ma resta il fatto che a Milano non c’è unp a r l a m e n t a re in carica sotto accusa per re a-ti contro la pubblica amministrazione.

L’intera inchiesta Mani Pulite ha unos p e s s o re temporale molto limitato, tra la fi-ne degli anni Ottanta e i primi anni Novan-ta. Un decennio su cui il pool ha lavoratomolto e ha fatto un indagine sistematica,m e n t re ora Mani Pulite è un indagine epi-sodica, e quindi più discrezionale. Dei tre-mila indagati ne è rimasto uno solo, ma nonha smesso di fare politica.

LIBRIFabio Ta m b u r i n i

MISTERI D’ITA L I A204 pp. Longanesi, Lire 26.000

ANNO I NUMERO 4 - PAG 3 I L FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 2 FEBBRAIO 1996

L’indagata unica di Mani PuliteIL PO O L MI L A N E S E HA CO N C E N T R AT O TU T TA L’ IN C H I E S TA S U L L A FI N I N V E S T

Quattro anni fa c’erano decinedi nuovi inquisiti ogni settimana,oggi, invece, iniziative a ripetizioneconcentrate sullo stesso fronte

POLITICA E POTERIFORTI