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ISTITUTO PROFESSIONALE PER I SERVIZI COMMERCIALI, TURISTICI E SOCIALI

L. EINAUDI

“LE QUESTIONI:DALLA QUESTIONE MERIDIONALE ALLA

QUESTIONE SETTENTRIONALE”

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Anno Scolastico 2009/2010

Valeria Fusar Poli

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ITALIANOGiovanni Verga:

“Libertà”

DIRITTOArticoli della Costituzione

ECONOMIA AZIENDALEDisoccupazione nord e sud Italia, ammortizzatori sociali

INGLESEDifferenze tra Nord e Sud

STORIAL’Italia Liberale, il fenomeno del brigantaggio e gli squilibri fra nord e sud (Triangolo industriale)

“LE QUESTIONI:DALLA QUESTIONE

MERIDIONALE ALLA QUESTIONE SETTENTRIONALE”

INDICE

PREMESSA………………………………………………………………………………………………… pag. 4

STORIA “La questione

meridionale……………………………………………………………….. pag. 5

ITALIANOGIOVANNI VERGA

“La vita”……………………………………………………………………………………………. pag. 8

“Naturalismo e Verismo”…………………………………………………………………. pag. 9

Riassunto della novella “Libertà”……………………………………………..……. pag. 11

Commento………………………………………………………………………………………..pag. 12

ECONOMIA AZIENDALE Disoccupazione nord e sud Italia……………………………………………………

pag. 13 Ammortizzatori

sociali……………………………………………………………………. pag. 14

DIRITTOARTICOLI DELLA COSTITUZIONE

Articolo 2…………………………………………………………………………………………. pag. 15

Articolo 3…………………………………………………………………………………………. pag. 16

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Articolo 4…………………………………………………………………………………………. pag. 17

BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………………………. pag. 18

ALLEGATI………………………………………………………………………………………………… pag. 19

PREMESSA

Ho deciso di svolgere “Le questioni: dalla questione meridionale, alla questione settentrionale” in quanto tale tema è una questione presente ancora oggi nel nostro paese.Ho analizzato il problema italiano da diversi punti di vista: storici, giuridici, sociali ed economici.

In storia ho sviluppato l’argomento partendo dai problemi che hanno colpito l’Italia dopo l’unità, in campo politico, sociale ed economico.

In italiano ho portato Verga in quanto egli scrive della propria terra, la Sicilia, e perché in molte sue opere ritroviamo la questione della situazione meridionale, dei costumi e delle usanze, del modo di vivere, diverso rispetto a quello del nord Italia.

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In economia ho voluto analizzare la situazione attuale del nostro paese. In particolare soffermandomi sulla disoccupazione presente nel nord e nel sud del nostro paese, e di quello che lo stato fa per aiutare i cittadini in difficoltà.

In diritto ho voluto evidenziare alcuni articoli della costituzione, fondamentali per il nostro paese. Tra questi articoli c’è quello della “tutela della dignità della persona”, “uguaglianza dei cittadini” e il “diritto al lavoro”.

LA QUESTIONE MERIDIONALE

La questione meridionale fu un grande problema nazionale dell'Italia unita. Il problema riguardava le condizioni di arretratezza economica e sociale delle province annesse al Piemonte nel 1860-1861.I governi sabaudi avevano voluto instaurare in queste province un sistema statale e burocratico simile a quello piemontese. L’abolizione degli usi e delle terre comuni, le tasse gravanti sulla popolazione, la coscrizione obbligatoria e il regime di occupazione militare con i carabinieri e i bersaglieri, creò nel sud una situazione di forte malcontento. Da questo malcontento vennero fuori alcuni fenomeni: il brigantaggio, la mafia e l’emigrazione al nord Italia o all’estero.

Prima dell’Unità l’Italia era divisa in vari stati: Regno delle due Sicilie: sotto il dominio dei Borbone Regno di Sardegna e il Piemonte: sotto il dominio dei Savoia Stato Pontificio Regno Lombardo- Veneto Granducato di Toscana

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L’ITALIA DOPO IL COMPIMENTO DELL’UNITA’

La Destra non seguì una politica favorevole alle popolazioni meridionali, infatti con l’applicazione della legislazione sabauda provocò contraddizioni e reazioni di rifiuto in regioni profondamente diverse dal Piemonte per assetto sociale, culturale e per le diverse contraddizioni.I governi dell’Italia unita adottarono una politica economica liberista, ispirata ai principi del libero mercato e al ruolo neutrale dello Stato, questa politica fece bene alle aziende del Nord, già sviluppate e competitive con quelle del resto d’Europa, ma affossò quelle meridionali, che erano arretrate nei macchinari e nella mentalità della classe imprenditoriale.Un primo aspetto della questione meridionale

furono quindi le profonde differenze nello sviluppo industriale tra nord e sud Italia; un secondo aspetto è la delusione dei contadini meridionali per la mancata redistribuzione delle terre, rimaste in mano ai pochi grandi latifondisti.Un altro aspetto fu la delusione per gli esiti dell’Unificazione, inoltre c’era la leva obbligatoria che sottraeva braccia all’agricoltura: attività sulla quale si basava il meridione. Tutti questi elementi fecero scoppiare il fenomeno del brigantaggio: le bande dei cosiddetti “briganti” erano formate da contadini, briganti veri e propri e da persone

che facevano parte dell’esercito borbonico e garibaldino. Essi prendevano di mira i “galantuomini” cioè i possidenti e i politici locali, assaltando le loro fattorie, devastando e uccidendo; si ribellavano contro lo stato italiano spesso in nome dei Borbone e del papa. La risposta del governo fu la repressione militare,

con cinque anni di vera e propria guerriglia tra i briganti e lo Stato. Nel 1865 il brigantaggio era stato stroncato.

Nel 1876 salì al governo la Sinistra che adottò una politica protezionistica, inoltre introdusse un’alta tariffa doganale, su vari prodotti industriali e sul grano, che ebbe conseguenze negative e positive. Le conseguenze positive ci furono in campo

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industriale, nei comparti tessili e meccanici, soprattutto nel Nord del paese; negative perché le condizioni di vita delle masse popolari peggiorarono e anche le colture specializzate meridionale subirono gravi danni, in quanto si basavano sull’esportazione dei loro prodotti.Fra il 1896 e il 1908 l’economia italiana conobbe una fase di crescita e di profonde trasformazioni: è in questa epoca che si colloca il decollo industriale italiano che avviò la trasformazione del nostro paese in società industriale in grado di competere sui mercati internazionali.Tuttavia questo sviluppo fu caratterizzato da pesanti squilibri: il più grave era lo squilibrio territoriale, il dualismo economico tra Nord e Sud del paese, accentuato dalla scelta protezionistica. Il protezionismo ebbe l’effetto di approfondire il divario fra la produttività dell’agricoltura settentrionale, già più sviluppata e capace di rinnovarsi tecnicamente, e quella meridionale, che poteva sopravvivere senza rinnovarsi.Le industrie si concentravano nel “triangolo industriale” del Nord (Milano, Torino, Genova), favorito dagli investimenti e dalla presenza di una borghesia industriale più dinamica. L’Italia si sviluppava a forbice: in quanto a fronte della crescita del Nord, diveniva sempre più grave il ritardo delle regioni del Mezzogiorno. Causa dell’arretratezza del Sud era anche l’analfabetismo, anche se questo problema era presente in misura minore in tutta Italia.

Solo poca parte della popolazione sapeva parlare italiano, gli altri usavano il dialetto della loro regione; inoltre vi erano piccoli gruppi, soprattutto nell’Italia meridionale, che parlavano altre lingue. Lo studio dell’italiano era privilegio di una minoranza benestante che aveva la possibilità di frequentare i migliori collegi; la situazione linguistica dell’Italia rappresentava le profonde differenze tra le varie regioni, evidenziando il divario e gli squilibri tra il Nord e Sud.

Queste problematiche fecero scoppiare il fenomeno dell’emigrazione nel Nord Italia e all’estero. Il flusso migratorio europeo era diretto principalmente verso l’America; ma gli abitanti del Sud Italia emigrarono prima al Nord in cerca di lavoro, poi oltre oceano. Questo fenomeno non era dovuto solo al problema tra le diverse regioni d’Italia, ma anche perché la popolazione sovrabbondante e le risorse limitate dell’economia non agevolavano il lavoro in Italia.

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GIOVANNI VERGA

Verga predilige una narrazione realistica e scientifica degli ambienti e dei soggetti della narrazione; secondo lui l’artista deve ispirarsi unicamente al vero, cioè desumere la materia della propria opera da avvenimenti realmente accaduti, limitandosi a ricostruirli obiettivamente rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali. Verga, inoltre, procede a uno scavo approfondito della natura umana, analizza e rappresenta l'inesausta lotta per la vita ed inscena le solitudini che si sviluppano in un mondo inospitale.

LA VITAGiovanni Verga nacque il 2 settembre 1840 a Catania, egli fu il massimo esponente del verismo. La sua prima formazione romantico-risorgimentale si svolse a Catania, dove abbandonando gli studi giuridici, decise di dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Successivamente a Milano frequentò l'ambiente degli Scapigliati, rappresentando in modo fortemente critico il mondo aristocratico-borghese; entrò nei circoli letterari più in vista della città, conobbe le opere dei naturalisti francesi e cominciò a maturare l’idea di dar vita anche in Italia a un nuovo romanzo, attraverso una fase di ricerca tecnica e di riflessione. Sono questi gli anni in cui

le inchieste parlamentari sottopongono all’attenzione del Paese la questione

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meridionale, cui Verga fu sensibile. Il dibattito politico-sociale, unito alle influenze letterarie contribuì a orientare la sua arte verso il reale e il quotidiano; nacquero cosi i grandi capolavori di Vita dei campi, del ciclo dei Vinti e delle Novelle rusticane.Verga subì l’influenza della conoscenza delle opere naturalistiche, del darwinismo (teoria secondo la quale un aspetto particolare della teoria evolutiva, o teoria della selezione naturale, sarebbe applicabile alle popolazioni umane. Può esser definito come il concetto di "lotta per la vita" applicato in un contesto sociale, in una comunità, in cui il più forte vince sul più debole),ma soprattutto dai suoi studi sulla questione meridionale.

Verga tornò a Catania, dove morì il 27 gennaio 1922.

NATURALISMO E VERISMO

Il naturalismo è un movimento letterario che nasce in Francia come applicazione diretta del pensiero positivista e si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze naturali. La voce narrante nel naturalismo riproduce il modo di vedere e di esprimere dell’autore, del borghese colto, e tale voce interviene spesso con giudizi sia espliciti che impliciti. Tra il narratore e i personaggi vi è un distacco netto: il narratore allontanandosi dall’oggetto e guardandolo dall’alto, adotta il punto di vista dello scienziato.

Il verismo è un movimento letterario che nacque in Italia tra il 1870 e la fine dell’800; sede naturale di questo movimento fu Milano, dove questa letteratura si avviò per merito di letterati meridionali, questo perché nel meridione c’erano maggiori problemi rispetto al resto d’Italia. Il maggiore esponente di questa letteratura fu Verga, il quale si ispirò al naturalismo francese.Verga arrivò a una visione pessimistica della vita, si limitò a guardare dall’alto le condizioni della povera gente, convinto che la loro condizione non fosse migliorabile; non è possibile quindi che un personaggio di umili origini riesca a riemergere da quella condizione in cui è nato (“ideale dell’ostrica”).Verga non crede nella possibilità di riscatto dei poveri, degli infelici, quindi li condanna ad una forma di immobilismo, immobilizzati quindi nell’ambiente in cui vivono e nella loro situazione economica e sociale.La particolarità del verismo rispetto ad altre tecniche narrative è l’utilizzo del “principio dell’impersonalità”, che consente all’autore di porsi in un’ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dell’intreccio del racconto.

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Un’altra tecnica usata nel verismo è quella dell’“artificio del regresso”,che consiste nell’annullare le radici “colte” dell’autore: il narratore si riduce allo stesso piano dei personaggi di cui parla, venendo meno a tutte le terminologie colte che possano in qualche modo far rilevare l'autore/narratore in modo evidente rispetto al testo. È un modo di scrivere secondo cui il narratore adotta le categorie culturali della comunità che descrive a tutti i livelli: conoscenze, credenze, lingua, modo di pensare, metafore.

Il verismo si interessa molto delle questioni socio-culturali dell’epoca in cui vive e si sviluppa; in molte opere di Verga ritroviamo la questione della situazione meridionale, dei costumi e delle usanze, del modo di vivere diverso rispetto a quello del nord Italia.

Verga non è indifferente ai problemi del suo tempo, in quanto conservatore, galantuomo del Sud e non socialista: è significativo infatti che parli dopotutto dei vinti e non dei vincitori. Il suo linguaggio lucido e disincantato lo porta però a scrivere della realtà denunciandone la crudeltà senza mitizzazioni: non c'è pietismo, ma solo osservazione lucida del vero. È questa la concezione pessimistica di Verga circa la condizione umana nel mondo, una condizione che l'uomo non può modificare perché gli è fondamentalmente propria. L’autore deve solamente limitarsi alla nuda constatazione di uno spettacolo immutabile, in cui ogni giudizio o proposta di cambiamento si rivelano vani ed insignificanti. In questo senso, le possibilità umane nel mondo sono pesantemente limitate.

Secondo Verga la vita è infatti una dura lotta per la sopravvivenza, e quindi per la sopraffazione: un meccanismo crudele che schiaccia i deboli e permette ai forti di vincere. È questa la legge della natura, “la legge del diritto del più forte”, che nessuno può modificare in quanto necessaria.Si perviene perciò all'illegittimità di giudizio e di critica da parte dell'autore, dato che il cambiamento non è comunque possibile: tanto vale lasciare che le cose vadano come devono naturalmente andare. Quella della natura è una legge dura e spietata, che già Darwin aveva intuito e formulato nella legge della selezione naturale e che il darwinismo sociale aveva fatto propria, e ad essa non ci sono alternative.

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LE OPERE DI VERGA

Le opere principali di Verga sono: Vita dei campi

Questa raccolta comprende le novelle: “L’amante di Gramigna, Fantasticheria, Rosso Malpelo e Cavalleria rusticana”

Il ciclo dei vinti di cui fa parte “I Malavoglia” Novelle rusticane

La raccolta comprende tra le altre novelle anche “Libertà”

RIASSUNTO DELLA NOVELLA “LIBERTA’”

Verga in questa novella rivive la vicenda di Bronte: dopo la rivolta della povera gente che voleva dividere le terre dei ricchi, alcuni sventolavano un fazzoletto rosso dal campanile e altri gridavano nella piazza più grande la parola "Libertà". Don Antonio fu ucciso mentre cercava di fuggire e mentre passava a miglior vita si chiedeva perché lo stessero facendo. Anche il reverendo supplicava di non essere ucciso; Don Paolo fu ucciso davanti casa, sotto gli occhi della moglie che aspettava un po' di minestra da suo marito per sfamare i cinque figli. Neddu, il figlio del notaio, fu ucciso nel modo più

terribile possibile, infatti era ancora cosciente quando gli fu vibrato il colpo finale. Si faceva strage di chiunque fosse ricco, perciò la baronessa aveva fatto fortificare la sua abitazione e i suoi servi per vender cara la pelle sparavano contro la folla, che comunque non si demoralizzò e sfondò il cancello, dando la caccia alla donna nella sua villa. Infine fu scovata e trucidata insieme ai suoi tre figli. La follia della gente si placò soltanto a sera, quando la pazza folla diminuì consistentemente. La Domenica dopo non fu celebrata messa e si pensò a come dividere le terre, ma tutti si guardavano in cagnesco perché non sapevano come fare: infatti non c'erano periti per misurare la grandezza dei lotti di terreno, notai per registrare la proprietà, e così via.

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Il giorno successivo si apprese che il generale Nino Bixio stava venendo a fare giustizia, cosicché molti scapparono e fecero bene, poiché egli, appena arrivato, fece fucilare alcuni rivoltosi; poi vennero i giudici, che interrogarono i colpevoli e li portarono in città per il processo, che andò per le lunghe. Le cose in paese tornarono come prima, infatti i ricchi avevano le loro terre e i poveri dovevano lavorarvi per guadagnarsi il pane quotidiano, visto che i benestanti non le avrebbero neanche toccate. Il processo andò per le lunghe e alla fine tutti gli imputati furono ascoltati da una giuria composta dai ricchi e dai nobili, i quali ogni volta pensavano di averla scampata bella e si rallegravano di non essere nati e vissuti a Bronte. Infine fu pronunciata la sentenza e un carbonaro, a cui erano state rimesse le manette, era rimasto sbigottito perché non aveva assaporato la libertà di cui avevano tanto parlato.

COMMENTO

Verga presenta la vicenda in tutta la sua drammaticità, con tinte fosche, parole aspre ed espressioni realistiche che documentano l’orrore compiuto nel nome della libertà; inoltre intende sottolineare la violenza dei contadini.È la novella dei “vinti”, di coloro che si ribellano alla classe dominante senza avere la possibilità e la capacità di cambiare granché della loro misera condizione. Anche la tanto invocata “libertà”, che alla novella dà il titolo, finisce col risultare falsa e illusoria e, comunque, valida solo per alcuni.

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DISOCCUPAZIONE NEL NORD E SUD ITALIA

Negli ultimi anni è aumentata la disoccupazione, specie quella dei giovani e delle donne, è calata la produttività ed anche il PIL si è ridotto tra il 2008 e 2009.La crisi economica ha accentuato la distanza tra le due metà d’Italia. In base ad un articolo del “Corriere della Sera” l’Istat ha stabilito che a gennaio 2010 il tasso di disoccupazione in Italia è dell’8,6%, il livello più elevato raggiunto dal gennaio 2004, quando si era attestato all’8,3%, e la disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 26,8% con una crescita del 2,6% rispetto all’anno 2009.Al Nord nel 2009 sono fallite il 23% di imprese rispetto al 2008, questo ha causato problemi a molti lavoratori.In base ai dati del 2009 de “Il Sole 24 ore” la disoccupazione giovanile nel Sud Italia è stata del 36%, molto più elevata rispetto al 20,1% del Centro-Nord; anche la disoccupazione femminile ha un record negativo infatti è il 15,3%, contro il 7,2% del Centro-Nord dell’Italia.Il totale della disoccupazione nel Mezzogiorno è del 12,5%, al Centro – Nord questa percentuale scende al 5,8%, e la media nazionale è del 7,8%.Nel 2009 ci sono stati nel Sud 194mila occupati in meno; minore è anche il lavoro e la produttività: il divario con il Centro – Nord del paese è del -16%.

Ma se la risorsa umana è una risorsa strategica e quindi di grande importanza, com’è possibile che vi siano ancora cosi tanti disoccupati?

Questo è dovuto al fatto che la risorsa lavoro è strategica solo se risponde alle esigenze manifestate dal sistema azienda: in caso contrario è una risorsa non utilizzabile e quindi poco richiesta.Una delle cause della disoccupazione è il mancato incontro tra le opposte esigenze: da una parte l’impresa che domanda lavoro con precise caratteristiche e dall’altra il lavoratore che è portatore di aspettative e desideri talvolta non in sintonia con quanto richiesto dalle imprese.La causa maggiore è stata la crisi economica che ha colpito il nostro paese nell’anno 2009 e che ha lasciato senza lavoro molte persone.

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Questo ha portato le imprese a chiedere aiuto allo Stato per cercare di fronteggiare l’emergenza disoccupazione.Lo Stato ha istituito degli ammortizzatori sociali con i quali aiutare i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.Gli ammortizzatori sociali sono degli strumenti destinati a ridurre l’impatto delle crisi aziendali sui lavoratori; i più importanti sono:

La Cassa Integrazione Guadagni può avere natura ordinaria nel caso in cui si riducono i posti di lavoro per cause presumibilmente transitorie, dovute a una cattiva congiuntura del mercato; deve però essere certa la ripresa dell’attività e la sua durate è dai 3 ai 12 mesi. È straordinaria nel caso in cui la sospensione del lavoro è attribuibile a una crisi dell’impresa o alla necessità di un suo intervento di ristrutturazione. Essa è finanziata per un terzo dalle imprese e per due terzi dallo stato, la durata massima è tra i 12 e i 48 mesi.

Le Liste di Mobilità nelle quali vengono iscritti i lavoratori che subiscono licenziamento, viene garantita, per un massimo di tre anni al Nord e quattro anni al Sud, un’indennità finanziata sia dalle imprese che dallo Stato. L’assegno garantito al lavoratore è calante nel tempo.

Il sussidio di disoccupazione involontaria è un’erogazione data al lavoratore che si trova in uno stato di disoccupazione senza avere colpa e può durare 6 mesi. Al lavoratore viene data un’indennità pari all’80% dell’ultima retribuzione percepita.

Questi ammortizzatori sociali vengono emessi dall’INPS, l’ente cardine del sistema previdenziale e assistenziale italiano in quanto gestisce la maggior parte delle prestazioni economiche a favore dei lavoratori dipendenti.

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LA COSTITUZIONE

Dal libro di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”

“ Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell'altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte.

ARTICOLO 2 - LA TUTELA DELLA DIGNITA’ DELLA PERSONA

“La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”

L’articolo 2 sancisce l’originarietà dei diritti inviolabili dell’uomo, attraverso i quali la persona umana può affermare la propria libertà e autonomia. Tali diritti sono connaturati alla persona, preesistono allo Stato, che non li concede ma li riconosce e si impegna ad assicurarne un’efficace protezione.

Per il loro carattere di appartenenza originaria alla sfera più intima e personale dell’uomo, questi diritti: Sono irrinunciabili e inalienabili; il loro esercizio non può essere limitato dai pubblici poteri se non

temporaneamente e con il rispetto di precise garanzie enunciate dalla Costituzione;

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riguardano non solo i cittadini ma, in molti casi, anche gli stranieri. La stessa Costituzione usa l’espressione “tutti” con riferimento a molte delle libertà fondamentali, senza distinzione di razza o di cittadinanza.

Infatti l’Italia ha aderito a numerosi trattati internazionali che riconoscono e tutelano i diritti fondamentali di tutti gli uomini.

ARTICOLO 3 – L’UGUAGLIANZA DEI CITTADINI

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”

L’articolo 3 può essere definito il cuore della nostra Costituzione, poiché il principio di uguaglianza che enuncia è il criterio che condiziona l’intero ordinamento giuridico. Questo articolo afferma che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini pari dignità sociale, non vi deve essere nessuna distinzione in base al titolo nobiliare, al grado o all’appartenenza a una classe sociale.

Tutti gli uomini devono essere considerati in posizione di uguaglianza, ciascuno ha diritto a essere trattato e riconosciuto come uomo, dai suoi pari, in ogni rapporto sociale in cui si viene a trovare, a prescindere da altri fattori economici, culturali e politici.Affermare che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge significa che, nessun privilegio, distinzione di nascita o esercizio di funzioni può autorizzare un individuo o un gruppo a porsi al di sopra della legge.

ARTICOLO 4 - IL DIRITTO AL LAVORO

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“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”

Il lavoro costituisce la fonte di sostentamento dell’individuo ed è perciò il mezzo indispensabile per affermare la propria indipendenza e autonomia.L’articolo 4 riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e sancisce l’impegno della Repubblica nel creare le condizioni per renderlo effettivo. Allo Stato è affidato il compito di rimuovere gli

ostacoli che impediscono la realizzazione della piena occupazione, attraverso la predisposizione di programmi che assicurino la stabilità dell’occupazione e incrementino le possibilità di accesso al lavoro.

L’attività lavorativa consiste nell’utilizzare le proprie energie, fisiche e intellettuali, per produrre beni o servizi a favore proprio o di altri soggetti.Può succedere, per cause non imputabili direttamente al datore di lavoro, un’ impresa proceda a licenziamenti collettivi per cessazione dell’attività, trasformazioni o riduzioni aziendali.Dato il coinvolgimento sociale che queste situazioni comportano, le imprese, prima di procedere ai licenziamenti, sono tenute a incontrarsi con le associazioni sindacali interessate a trovare, se possibile, soluzioni alternative, e in ogni caso per predisporre strumenti volti a rendere meno pesante l’impatto della mancanza di lavoro. Per questo motivo sono stati predisposti nel nostro Paese i cosiddetti ammortizzatori sociali, tra i quali hanno importanza rilevante la Cassa Integrazione Guadagni e le liste di mobilità.

BIBLIOGRAFIA

DIRITTO 17

“Leggere la costituzione”di Redazione giuridica Simone per la scuola

ECONOMIA Articolo del “Corriere della Sera” Articolo de “Il Sole 24 ore” “Manuale di economia aziendale 2”

di Pietro Bertoglio – Sergio Brero

STORIA “Le parole della storia”

di Enrico B. Stumpo – Silvia Cardini – Francesco Onorato

ITALIANO “L’Ottocento e il primo Novecento” di Beatrice Panebianco

SITOLOGIA

ITALIANO http://www.cronologia.leonardo.it/storia/biografie/

verga.htm

ECONOMIA http://www.istat.it

ALLEGATI: ECONOMIA AZIENDALE

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da “Il Sole 24 Ore” del 22/04/2010

da “Il Corriere Della Sera” del 23/03/2010

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