La questione tibetana

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LA QUESTIONE TIBETANA

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L'occupazione cinese del Tibet_Giulia Cinti, IIIA, a.s. 2013-14, Ist. Compr. "San Vito"_San Vito Romano (RM)

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LA QUESTIONE TIBETANA

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Il Tibet occupa un terzo della Repubblica popolare cinese. Questa immensa regione di montagne e altipiani ha sempre attirato gli appetiti dei vicini per la sua posizione strategica (fra Cina e India), perché controlla riserve d'acqua vitali per tutto il continente (lo Yangze, il Fiume Giallo, il Mekong, l'Indo, il Brahmaputra nascono qui), e giacimenti di minerali preziosi dall'oro all'uranio.

IL TIBET E LA SUA PREZIOSITA’

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Nel 1910 la Cina invase il Tibet e costrinse il Dalai Lama a fuggire nell'India britannica dove rimase fino al 1913,

Nel 1912 nella prima costituzione della Repubblica cinese fu riaffermata la sovranità sul Tibet, che veniva eletto a provincia cinese.

1910: LA PRIMA INVASIONE

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I tibetani risposero espellendo tutte le truppe cinesi. Il tredicesimo Dalai Lama dichiarò l'indipendenza del Tibet nel 1913. Il XIII Dalai Lama fu accolto trionfalmente in Tibet

Logo per i 100 anni di indipendenza

1913: L’INDIPENDENZA

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Nel 1950 40.000 soldati dell‘esercito cinese entrarono in Tibet occupandolo e frantumando il presidio militare tibetano. I cinesi assegnarono al Tibet lo status di territorio a statuto speciale. Ancora oggi tutti i paesi del mondo riconoscono il Tibet come una regione della Cina e non come un'entità indipendente.

Con l’avvento della 1° e 2° Guerra Mondiale la questione tibetana fu posta in secondo piano

1950: LA SECONDA OCCUPAZIONE E LA FINE DELL’INDIPENDENZA

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Le pesanti imposizioni provocarono locali rivolte duramente sedate dai cinesi, che arrivarono a bombardare con l'aviazione i monasteri in cui si erano asserragliati i ribelli. Vennero anche imposte pesanti tasse sui monasteri sia per indebolirli come centri di potere, sia per finanziare le costose campagne di occupazione.

Nel 1952 i cinesi vennero economicamente incentivati a trasferirsi in massa in Tibet, tanto che oggigiorno i tibetani (6milioni) sono in minoranza nel proprio paese

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Pian piano si cerca di eliminare la minoranza tibetana, la loro cultura e il loro ambiente

L’OCCUPAZIONE “CULTURALE”: l’aggressione

Divieti imposti, alcuni mantenuti ancora oggi: •divieto dell’uso e del possesso della bandiera tibetana tradizionale •Proibizione di preghiere e atti devozionali come pratiche reazionarie e superstiziose • saccheggio e distruzione di centinaia di monasteri, anche molti antichi •i monasteri non distrutti trasformati in tribunali politici, stalle, magazzini di merci, solo nei casi più rinomati in musei, •esecuzioni capitali pubbliche di oppositori tibetani •Deportazioni in campi di prigionia •chiusura delle attività commerciali tibetane a vantaggio di quelle cinesi •trasferimento coatto dei tibetani dalle loro case e dalle loro zone d’origine •scarico di scorie radioattive nelle montagne himalayane del Tibet •divieto di insegnamento nelle scuole della lingua e della cultura tradizionale tibetana •controllo spietato delle nascite dei tibetani.

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Le donne tibetane sono soggette tuttora a sterilizzazioni forzate e a procurati aborti: il potere cinese vuole che i cinesi in Tibet siano sempre più numerosi e i tibetani sempre di meno. Spesso vengono sterilizzate in condizioni spaventose, tutte le donne in età fertile di un paese: radunate a forza davanti a una tenda montata allo scopo, sono costrette ad attendere il loro turno ascoltando oltretutto le grida della donna operata all'interno. Non ci sono anestesie, altissima è la percentuale di donne morte per infezione, poiché vengono obbligate ad abortire anche donne in attesa da cinque o sei mesi. Le donne tibetane si rifiutano di partorire negli ospedali perché in molti casi il bimbo viene loro sottratto e considerato "morto durante il parto".

LA CONDIZIONE FEMMINILE IN TIBET

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Giulia Cinti