La Questione Dell'Uranio Impoverito
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Università Cattolica del Sacro Cuore
Facoltà di Scienze Politiche
LA QUESTIONE
DELL’URANIO IMPOVERITO
Tesi di Laurea
di
Valentina Sara Quarantini
Matr. 3103651
Relatore Prof. Virgilio Ilari
A.A. 2008-2009
INDICE
Introduzione …………………………………………………………………………….………..
1.Cos’è l’Uranio impoverito 1.1 Proprietà chimiche, fisiche e radiologiche……………………..…………………
2. Usi e rischi dell’ Uranio Impoverito
2.1 Applicazione civile e militare……………………………………………………….
Sistemi d’arma capaci di usare proiettili all’Uranio impoverito…...………
2.2 Rischi dell’Uranio impoverito. Effetti sull’uomo e sull’ambiente
Meccanismi di contaminazione ……………………………………...…………..
Esposizione esterna ed esposizione interna…………………………………….
Contaminazione ambientale………………………………………….…………..
3. L’Uuranio impoverito nei campi di battaglia
3.1 La Guerra del Golfo e la Sindrome del Golfo (GWS)………………..………….
3.2 Somalia e Bosnia……………………………………………………………………..
3.3 La Guerra in Kosovo e la Sindrome dei Balcani…………………………………
3.4 Norme di protezione………………………………………………………………….
3.5 L’aspetto giuridico…………………………………………..……………………….
4. La Questione dell’Uranio impoverito……………………………………………………...
Il dibattito in Italia
4.1 La commissione Mandelli…………………………………………………………..
Il linfoma di Hodgkin………………………………………………………………..
4.2 Il progetto SIGNUM…………………………………………………………………
4.3 Gli studi della dott.ssa Antonietta Morena Gatti…………………………………
4.4 La commissione parlamentare d’inchiesta………………..………………………
5. L’Uranio impoverito e le sue conseguenze. Testimonianze e Opinioni
Il punto di vista del Prof. Massimo Zucchetti…………………………………………
Il punto di vista di Fernando Trementini………………………………………………
Maresciallo Domenico Leggiero………………………………………………………..
Luca Sepe, un soldato…………………………………………………………………….
Il soldato Valery Melis……………………………………………………………………
Bambini deformi a Fallujah di Maria Estela del Sagrario Montero Garcia………
Conclusione……………………………………………………………………………………….
Tabelle e Mappe………………………………………………………………………………….
Bibliografia…………………………………………………………………………….…………
Pag.
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Introduzione
Parlare di Uranio impoverito: di questo argomento vastissimo e di attualità si è scritto tanto, si
è detto tanto, si è dibattuto a lungo (spesso anche con fini prettamente politici), ma soprattutto si è
omesso tantissimo.
L’Uranio impoverito (DU dall’inglese Depleted Uranium) è il sottoprodotto del processo di
arricchimento dell’uranio. Classificato come scoria nucleare è divenuto materia prima per la
costruzione sia di proiettili che di corazze estremamente resistenti.
All'inizio del 2001, dopo la guerra del Kosovo e a seguito di un incremento di neoplasie1 che
hanno colpito i militari italiani impiegati nella regione dei Balcani, è emerso improvvisamente il
problema dell'impiego in azioni belliche di munizionamento all'Uranio impoverito (DU). Altrettanto
rapidamente è stato proposto da quasi tutti gli organi di informazione come qualcosa di nuovo e
inaspettato, dimenticando invece che il DU era stato utilizzato insieme alle cluster bombs2 fin dal
1991 in occasione della prima guerra del Golfo e quattro anni dopo in Bosnia Erzegovina.
Da dove deriva il problema e quali sono i possibili rischi diretti e indiretti che l'utilizzazione
del munizionamento al DU può comportare non è materia completamente chiarita, come non è
chiaro in quale modo il munizionamento di Uranio impoverito possa interagire mescolato ad altro
munizionamento convenzionale e con altri metalli a seguito di impatto. Si è parlato molto invece (e
si parla ancora) di radioattività. Si denunciano possibili malattie gravi notoriamente collegate a
questo fenomeno fisico, tralasciando di approfondire piuttosto altri particolari maggiormente
significativi.
Proporre il concetto del pericolo radioattivo aiuta sicuramente a distogliere l'attenzione da
altri problemi, ossia l'inquinamento chimico diretto e indotto che il DU può provocare nell'ambiente
e sulle persone anche catalizzando gli effetti degenerativi di altri metalli pesanti; argomentazioni
che, come il tempo sta dimostrando, hanno una certa validità.
1 Neoplasie: al sing. Neoplasia. Tumore
2 Cluster bombs: Munizioni a grappolo o bombe a grappolo. Sono bombe, in genere lanciate da aerei o dal suolo, che contengono un certo numero (fino a migliaia) di submunizioni (o bomblets) che, all'esplosione dell'ordigno principale (dispenser), vengono scagliate a distanza e si sparpagliano sul terreno.
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Il tipo di informazione finora sviluppata non può che essere definita omissiva nella maggior
parte dei casi, se non altro per la non completezza dei dati proposti e per le conclusioni
ufficializzate.
L’intenzione di questa ricerca è affrontare il problema con un approccio sereno ma concreto,
riassumendo tutto quello che riguarda l’Uranio impoverito, la sua storia, il suo utilizzo e i suoi
effetti, cercando di dare al lettore uno strumento adeguato e, a mio avviso, necessario per avere una
conoscenza generale su un argomento che, in questi ultimi anni, è stato di estrema attualità e che,
vedendo il proliferare di nuovi conflitti bellici in varie parti del globo, potrebbe tornare tristemente
alla ribalta nel prossimo futuro.
La ricerca si articola su cinque capitoli. All’interno di ogni capitolo sono state operate una
serie di suddivisioni nell’impaginazione pensate per rendere la trattazione più analitica e la lettura
più chiara.
Il primo capitolo si occupa di dare una visione generale di ciò che si intende con Uranio
impoverito; il secondo capitolo indaga i diversi utilizzi del DU sia in ambito civile che militare
focalizzando l’attenzione soprattutto sul settore militare in quanto problematico per quanto riguarda
i rischi per l’uomo e l’ambiente; il terzo capitolo, partendo dalla I Guerra del Golfo, presenta il caso
balcanico e cioè conflitto in Bosnia nel 1995 e in Kosovo nel 1999 come esempio di ciò di cui si è
trattato nei capitoli precedenti; il quarto capitolo, incentrato sul dibattito sorto in Italia, elenca una
serie di studi fatti da commissioni sorte in merito alla questione dell’Uranio impoverito mentre il
quinto ed ultimo capitolo non è altro che una raccolta di opinioni ed esperienze personali di
scienziati e militari che hanno vissuto sulla loro pelle le conseguenze causate dal contatto umano
con l’Uranio impoverito. In appendice sono state inserite tabelle, immagini e mappe utili per
inquadrare meglio l’argomento e per fornire uno strumento visivo necessario alla comprensione.
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Capitolo Primo
COS’E’ L’URANIO IMPOVERITO (DU)
1.1 PROPRIETA’ CHIMICHE, FISICHE E RADIOLOGICHE
L’Uranio è tutto intorno a noi.
L’Uranio è un metallo pesante che si trova in piccole quantità in rocce, suolo, aria, acqua e
cibi. Nella sua forma naturale, l’Uranio è costituito da 3 isotopi3, con una netta prevalenza (99%)
dell’isotopo 238. Tutti gli isotopi dell’Uranio sono radioattivi. A causa della sua lunga vita media,
l’U-238 ha una attività molto bassa. Per utilizzarlo nei reattori nucleari, o nelle armi nucleari, è
necessario arricchire l’Uranio naturale con gli isotopi fissili U-235 e U-234. Il materiale che ne
deriva è noto come Uranio arricchito, e la sua concentrazione di U-235 in peso varia fra il 2% ed il
90%. Il prodotto di scarto della lavorazione dell'arricchimento dell'Uranio è rappresentato
dall'Uranio impoverito.
L'Uranio è distribuito pressoché ubiquitariamente nella crosta terrestre, è comune come lo
Stagno, il Tungsteno ed è uno dei cosiddetti radionuclidi primordiali ovvero esistenti da sempre a
causa del suo tempo di dimezzamento4 estremamente lungo. Se non viene effettuata alcuna azione
di separazione fisica o chimica i membri di ciascuna serie radioattiva si trovano in uno stato di
equilibrio. Per preparare il combustibile per la produzione di energia elettrica nelle centrali nucleari,
viene estratto l’Uranio da vari minerali, principalmente uraninite e pechblenda, sotto forma di
3 Isotopo: Ogni elemento chimico esiste in natura come miscela di isotopi. L'isotopo è una delle forme possibili dell'atomo di un elemento chimico. Ad esempio, esistono tre isotopi dell'idrogeno: l'idrogeno propriamente detto, H-1, il deuterio, H-2, e il trizio H-3. La differenza tra gli isotopi è nel numero di neutroni contenuti nel nucleo. Nell'idrogeno non ce ne sono, nel deuterio ce n'è uno e nel trizio due. Alcuni esistono in natura, altri possono venire prodotti da reazioni nucleari all'interno dei reattori.
4 Tempo di Dimezzamento: il tempo che impiega una quantità di un elemento radioattivo a diminuire della metà la sua massa. Ad esempio, un Kg di U-238 si ridurrà a 1/2 Kg in 4.51 miliardi di anni, un chilo di U-234 diventerà mezzo chilo dopo 247.000 anni. Il tempo di dimezzamento è una entità puramente statistica: infatti, è una misura della tendenza del singolo atomo a trasformarsi, decadendo in un atomo di un elemento diverso più una certa quantità di energia emessa sotto forma di particelle o di radiazione.
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ossidi, uranati, carbonati, silicati, fosfati, tantalati5. In pratica il minerale grezzo, la cui
concentrazione di Uranio non è superiore allo 0.1%, viene frantumato, trattato chimicamente e
concentrato, ottenendo una miscela di tre radioisotopi indicata come Uranio naturale. È importante
ricordare che la separazione chimica non permette la separazione degli isotopi presenti nell’Uranio
naturale, per effettuare infatti questa separazione isotopica, nell’ambito della preparazione delle
barre di combustibile nucleare, e’ necessario ricorrere ai grandi impianti a diffusione gassosa. In tali
impianti l’U-235, materiale fissile6 per eccellenza, viene trasferito da una quantità di Uranio
naturale un’altra quantità di Uranio naturale trasformandola così in Uranio arricchito.
L'arricchimento e/o l'impoverimento dell'Uranio naturale è relativo alla concentrazione in
peso dell' U-235, presente nella miscela. L'Uranio impoverito, d’ora in poi DU (dalla sua sigla
inglese Depleted Uranim), è anche ottenuto come prodotto di scarto dai procedimenti di
riprocessamento del combustibile nucleare irradiato. Il DU è quindi uno dei materiali di scarto della
raffinazione dell'Uranio naturale impiegato a scopi militari (all'interno di bombe nucleari) o civili
(come combustibile per alcuni tipi di reattori nucleari). L’Uranio naturale, composto da 3 isotopi,
(come si può vedere dalla tab. 1) è costituito in massima parte da U-238, l’isotopo meno attivo.
Tab. 1 - Composizione dell’Uranio naturale e tempi di dimezzamento
Le armi nucleari e il combustibile delle centrali nucleari contengono invece una percentuale
maggiore di Uranio 235, ottenuta attraverso il cosiddetto processo di arricchimento dell'Uranio.
Questo processo ha due prodotti: da una parte, un metallo di Uranio arricchito nella sua frazione
5 Tantalati: In chimica il tantalio è l'elemento chimico di numero atomico 73. Il suo simbolo è Ta. È un metallo di transizione duro e duttile, lucido, di colore blu-grigio, molto resistente alla corrosione, soprattutto all'attacco degli acidi, ed è un buon conduttore di calore ed elettricità.
6 Materiale fissile: In ingegneria nucleare un materiale fissile è un materiale che è in grado di sviluppare una reazione a catena di fissione nucleare.
Isotopo Massa % Tempo di dimezzamento
U – 234 0.0054% 247 mila anni (emissione alfa)
U – 235 0.07110 % 710 milioni di anni (emissione
alfa)
U – 238 99.2836 % 4.51 miliardi di anni (emissione
alfa)
7
235; dall'altra, un metallo di Uranio 238, e pertanto meno “ricco” di U-235. Per convenzione, il
primo viene chiamato Uranio arricchito, e il secondo Uranio Impoverito.
L'Uranio naturale è sufficientemente radioattivo da impressionare una pellicola fotografica in
circa un'ora. L'Uranio Impoverito manifesta circa il 60% di questa attività. Impressiona una
pellicola, quindi, in circa un'ora e venti.
Il DU possiede delle uniche proprietà fisiche quali la densità elevatissima (19 g/cm3, 1.7 volte
maggiore della densità del piombo) ed una notevole duttilità7. Inoltre, l’Uranio è piroforico, e
quindi delle piccole particelle prendono spontaneamente fuoco a contatto con l'aria.
La radioattività8 dell'Uranio naturale deriva da un processo spontaneo di decadimento9.
Questo processo interessa una percentuale minima degli atomi dell'elemento . Un grammo di
Uranio-238, ad esempio, impiega 4,5 miliardi di anni a trasformarsi in ½ g. di U-238 mescolato a un
altro ½ g. di Piombo. Il Piombo è il risultato finale del processo di decadimento. Nel corso di questo
decadimento, l'elemento emette energia sotto tre forme possibili (a parte il calore): raggi alfa10,
7 Duttilità: capacità di un metallo di essere lavorato oltre a quella di poter essere ridotto in fili sottili.
8 Radioattività: scoperta alla fine del 1800, è la disintegrazione spontanea di nuclei atomici con emissione di particelle subatomiche e di onde elettromagnetiche. Rutherford scoprì che vi sono almeno due componenti nelle emissioni radioattive: le particelle alfa, che penetrano solo per alcuni millesimi di centimetro nell'alluminio, e le particelle beta, caratterizzate da un potere penetrante 100 volte maggiore. Esperimenti successivi, rivelarono la presenza di una terza componente ad alta energia, i raggi gamma (vedi in appendice fig. 1). Le particelle beta sono dotate di carica negativa, le particelle alfa trasportano cariche positive (e hanno massa maggiore delle particelle beta) e i raggi gamma sono elettricamente neutri. La radiazione alfa, beta e gamma interagisce profondamente con la materia, provocando una intensa ionizzazione. Questo fenomeno, estremamente accentuato per le particelle alfa, meno per le beta e ancora meno per le gamma comporta differenti esiti in caso di interazione di queste particelle con organismi biologici. Le radiazioni alfa sono infatti profondamente dannose a brevi distanze, quelle beta e le gamma, nonostante arrivino più lontano sono in proporzione meno dannose per gli esseri umani.
9 Decadimento: il processo secondo il quale un elemento si trasforma in un altro emettendo contemporaneamente una radiazione o una particella. Il decadimento non deve essere confuso con la fissione, nella quale un atomo si spacca in due atomi diversi emettendo energia.
10 Raggi alfa: uno dei possibili schemi di decadimento di un atomo radioattivo. L'emissione alfa è costituita da un nucleo di elio-4 (2 neutroni e 2 protoni, carica +2) ad alta energia che viene "sparato" dall'atomo al momento della trasformazione. La velocità di queste particelle è circa il 5-7% della velocità della luce (circa 15.000 kmh) e il loro percorso medio nell'aria è circa 2-10 centimetri. Non sono molto penetranti, e possono essere fermate da una lastra di alluminio sottilissima (0,001 mm). Sono quasi sempre accompagnate a radiazioni gamma.
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beta11 e gamma12. I raggi alfa e beta sono in realtà composti da particelle (i primi sono nuclei di elio
e i secondi positroni, ovvero elettroni con carica positiva invece che negativa); i raggi gamma sono
radiazioni vere e proprie (fotoni ad energia molto maggiore di quella dei raggi X).
Osservando lo schema di decadimento dell'U-238 (vedi in appendice fig.2 e 3), si osserva
come a circa metà della catena si trovi il Radon 222, che è un gas nobile responsabile, tra l'altro,
della maggior parte della radioattività naturale alla quale siamo quotidianamente esposti (la
cosiddetta radiazione di fondo). Inoltre, bisogna notare che ognuno di questi prodotti di
decadimento sarà sempre presente in tracce in un campione di Uranio e che questi elementi
continuano a formarsi man mano che nuovi atomi di U-238 decadono. Questo processo continua
fino a che tutto l'Uranio si è trasformato in piombo. L'Uranio in sé è un emettitore alfa; tuttavia i
suoi prodotti di decadimento sono anche emettitori beta e emettitori gamma.
Visto che in un certo quantitativo di Uranio sono sempre presenti i suoi prodotti di
decadimento, alla fine l'emissione dell'Uranio impoverito sarà principalmente alfa con tracce di
emissione beta e gamma più o meno forti, ma comunque residuali.
11 Raggi beta: uno dei possibili schemi di decadimento di un atomo radioattivo. L'emissione beta è costituita da elettroni di velocità molto vicina a quella della luce. Esistono due tipi di emissione beta: negativa e positiva. Nella prima, viene emesso un elettrone e un neutrino; nella seconda un positrone (un elettrone positivo) e un neutrino. L'emissione beta è molto più penetrante di quella alfa: per fermarla è necessaria una lastra di alluminio spessa circa 1 millimetro.
12 Raggi gamma: uno dei possibili schemi di decadimento di un atomo radioattivo. L'emissione gamma è costituita da fotoni di altissima energia, che possono anche essere prodotti dal passaggio attraverso la materia di raggi alfa e beta. E' la radiazione più penetrante delle tre possibili, e ha un lunghissimo raggio d'azione (in linea retta). E' di solito associata a fenomeni di altissima energia (come un'esplosione nucleare).
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Capitolo Secondo
USI E RISCHI DEL DU
2.1 APPLICAZIONE CIVILE E MILITARE DEL DU
Come si è visto il DU è il materiale di scarto del ciclo del combustibile nucleare, ma è
diventato famoso solo da poco tempo in seguito alla I Guerra del Golfo (1991) e successivamente
durante i conflitti balcanici (Bosnia 1995 e Kosovo 1999). Negli anni ‘60 l'esercito Usa si interessa
all'uso del DU perché è un metallo pesante estremamente denso, piroforico, facile da reperire a
basso costo e in grandi quantità ed inoltre, appunto per le sue proprietà, può essere utilizzato come
penetratore ad energia cinetica.
Il Tungsteno13 fa concorrenza all’Uranio impoverito, ma quest’ultimo ha un costo inferiore ed
è lievemente superiore in efficacia oltre però ad essere radioattivo e più tossico. Entrambi vengono
usati negli arsenali Usa e di altri Stati. C’è inoltre, per quanto riguarda gli Usa, una ragione politica
per la preferenza del DU al Tungsteno: gli Usa, infatti, importano circa la metà del loro fabbisogno
di Tungsteno dalla Cina, considerata un paese non affidabile.
Il DU viene quindi utilizzato per le sue caratteristiche intrinseche (prodotto di scarto, basso
prezzo, alta densità e duttilità) sia in ambito civile che militare.
In ambito civile gli usi trovati per l’Uranio impoverito sono stati di solito collegati alla sua
alta densità e al costo comparativamente basso.
I suoi usi più importanti sono:
- in medicina: come materiale per la schermatura dalle radiazioni;
- in odontoiatria: incorporato nelle porcellane dentali, contribuisce a riprodurre nei denti falsi la
fluorescenza dei denti naturali;
- in chimica: per produrre diversi tipi di reagenti (es. uranile acetato, usato in chimica analitica e
in microscopia elettronica)
13 Tungsteno: elemento chimico di numero atomico 74. Il suo simbolo è W.
10
- in mineralogia: nei pozzi petroliferi viene inserito nei pesi usati per favorire l’affondamento
degli strumenti nei pozzi pieni di fango;
- E’ stato ampiamente usato come sostanza colorante per porcellana e vetro nel XIX sec. e la prima
metà del XX sec. La pratica è stata in gran parte interrotta alla fine del XX sec.
- in ambito aerospaziale: come contrappeso e per le superfici di controllo degli aerei (ogni
Boeing 747 contiene 1500 kg di Uranio impoverito).
- E' stato usato anche in rotori giroscopici14 ad alte prestazioni (come quello di alcuni
elicotteri), nei veicoli di rientro dei missili balistici e negli yacht da competizione.
Non c'è alcun pericolo derivante da questi usi, poiché in questi casi l'Uranio (le cui radiazioni,
come è stato detto, hanno un basso potere penetrante, in quanto particelle alfa) è custodito in
appositi spazi che non permettono alle radiazioni di contaminare l'ambiente circostante; in
particolar modo, l'Uranio non è pericoloso in questi ambiti perché non è soggetto ad esplosione.
In ambito militare l’impiego del DU va associato principalmente alla Guerra del Golfo
(1991), della Bosnia e del Kosovo (1999), anche se la prima fase di sperimentazione risale ai primi
anni ’70.
Il DU è utilizzato nelle corazze dei carri armati, nelle munizioni anticarro, in missili, granate,
bombe a grappolo e proiettili vari. L'utilizzo militare del DU è dettato dalla sua alta densità (19
g/cm3, 1.7 volte maggiore della densità del piombo), dal suo alto coefficiente di penetrazione e dalla
sua piroforicità. Se adeguatamente legato e trattato col calore in combinazione con la sua grande
densità, questo processo lo rende molto efficace contro le corazzature (decisamente superiore al
relativamente più costoso tungsteno monocristallino, il suo principale competitore). Non bisogna
poi dimenticare che armi e proiettili contenenti DU sono, oltre che in dotazione a vari eserciti (Usa,
Gran Bretagna, Francia, Israele, Pakistan, Turchia, Arabia Saudita, Russia, Taiwan, Egitto,
Thailandia ecc.) considerate armi convenzionali. Il DU può essere fino al 50% meno radioattivo
dell'Uranio naturale a seconda del grado di impoverimento. In particolare il DU usato dall’esercito
Usa è il 40% meno radioattivo dell'Uranio naturale ed è classificato come materiale a bassa
radioattività.
14 Rotori giroscopici: elemento composto da più pale che attraverso la sua rotazione permette il sostentamento, il pilotaggio e la propulsione di un aerogiro (elicottero, autogiro o elicoplano).
11
Munizioni e penetratori
La tipica munizione al DU è costituita da un rivestimento e da un "penetratore", che è la parte
che effettivamente penetra nella corazzatura. Il processo di penetrazione polverizza la maggior parte
dell'Uranio che esplode in frammenti incandescenti quando colpisce l'aria dall'altra parte della
corazzatura perforata, aumentandone l'effetto distruttivo. Le munizioni di questo tipo vengono
chiamate in "gergo" militare Api, Armor Piercing Incendiary Ammunitions ovvero munizioni
incendiarie in grado di penetrare nelle corazzature.
Tab. 2 - Alcuni tipi di penetratori al DU utilizzati da sistemi d’arma Usa.
I penetratori ad energia cinetica sono dense barre metalliche che possono perforare una
corazza quando sono sparate contro di essa ad alta velocità.
Il rapporto della Science Applications International Corporation (Saic) del luglio 1990
chiamato "Kinetic Energy Penetrator Environmental and Health Considerations " ha confrontato i
pro e i contro dell'uso di penetratori ad energia cinetica basati sul Tungsteno e sul DU. 15
15 http://web.peacelink.it/dossier/uranio/cosae1.htm
Tipo di munizione Sistema d'arma Peso del penetratore
M829A2
Armor Piercing Fin Stabilized
Discarding
Sabot with Tracer (APFSDS-
T) (120mm)
M1A1, M1A2 Tanks 4.76 kg
M900
(APFSDS-T) (105mm)
M1, M60A3 Tanks
3.85 kg
PGU-14
Armor-Piercing Incendiary
(API) (30mm)
A-10 Aircraft 304 g
M919
(APDS-T) (25mm)
M2, M3 Bradley Vehicles 90 g
PGU/20 (API) (25mm) AV-8B Harrier Aircraft
Light Amphibious Vehicles
150 g
MK-149-2 (20mm)
Phalanx CIWS missile
defense gun
68 g
12
Il rapporto recita:
“Sebbene si conoscano meglio gli effetti sanitari delle leghe di Uranio di quelli delle leghe di
Tungsteno, le informazioni comparabili sulla tossicità chimica indicano che il DU insolubile è
circa 25 volte più tossico del Tungsteno insolubile e che il DU solubile è 20 volte più tossico del
Tungsteno solubile quando l'esposizione sia nei limiti ammessi dai regolamenti”.
Corazzature
Il DU viene usato anche per rinforzare la corazza dei carri armati Abrams della serie M116.
L’Uranio impoverito viene inserito così a strati nel normale acciaio del carro e poi saldato;
l'armatura DU dei carri armati della serie M1 viene chiamata Abrams Heavy Armor, o AHA. Le
torrette dei carri contenenti dispositivi AHA sono marcate con una "U" (per Uranio) stampata o saldata
vicino al lanciagranate destro come parte del numero di serie della torretta.
Purtroppo molte altre armi sono candidate a contenere DU e per ora sono sottoposte al segreto
militare.
In un documento del 1999, vengono presentati come "candidati" alla presenza di DU sotto
forma di penetratore, di rivestimento corazzante o di stabilizzatore nei seguenti sistemi d'arma:
Sistema d'arma o munizione Obiettivo
Produttore
Missile Cruise Tomahawk III Silos corazzati e ambienti
sotterranei
USA
BLU-107 Durandal
Distruzione di strade e piste di
aeroporti
FRANCIA
BLU-109/B 2000 pounds Silos corazzati
USA
GBU-28 Laser guided bomb
Comandi e controllo
sotterranei
USA
AGM-114 Hellfire API
Armor Piercing Incendiary USA
Tab. 3 - Sistemi d’arma contenenti DU
16 Vedi pag. 12. Sistemi d’arma capaci di usare proiettili all’uranio impoverito - M1 Abrams Main Battle Tank
13
La produzione di Uranio arricchito effettuata per le bombe atomiche e per le centrali nucleari,
ha quindi creato una vasta riserva di DU, scoria radioattiva che viene ormai considerata una risorsa
per l'uso che se ne fa nella costruzione di armi. Il quantitativo totale di DU prodotto ammonterebbe
ad almeno 6 milioni di ton., pari a 1 kg per ogni abitante del pianeta, distribuito come segue:
Paese di produzione Quantità Prodotta Ditte produttrici:
Europa
318.000 ton. Cogema, Bnfl, Ureico
Canada
450.000 ton. Cameco
Usa
700.000 ton. Usec, Starmet, Msc, Lockheed,
Primex, Bnfl
Ex Unione Sovietica 5.000.000 ton Chepetsky Mechanical Plant
Tab. 4 – Paesi produttori di DU, quantità Ditte produttrici.
Sistemi d’arma capaci di usare proiettili all’uranio impoverito
Bisogna sottolineare che non è l'elicottero o l'aereo o il missile ad essere capace di utilizzare
munizioni al DU, ma il sistema d'arma che su esso è montato. Ciò non significa però che un sistema
d'arma usi effettivamente questa munizione specifica: significa solo che, in caso di "necessità", è in
grado di usarla.
Il velivolo da combattimento A-10 e l'OA-10
Usati nella Guerra del Golfo, in Bosnia e in Kosovo, L'A-10 e l'OA-10 Thunderbolt II sono i primi
aerei da combattimento progettati specificatamente per l'appoggio aereo ravvicinato alle truppe di
terra. Essi sono aerei semplici, efficaci che possono essere usati contro vari obiettivi terrestri,
compresi i carri armati ed altri veicoli corazzati.
Il cannone da 30mm GAU-8/A Gatling17 del Thunderbolt II18 può sparare 3.900 colpi al minuto, ed
è in grado di usare le munizioni all'Uranio impoverito.
17 Gatling: cannone composto da più canne rotanti che permettono un’elevatissima cadenza di tiro. 18 Vedi immagine in pagina seguente
14
Gli A-10 sono stati usati intensivamente nella Guerra del Golfo e nella guerra del Kosovo. La loro
base di partenza in Italia nella guerra del Kosovo è stata Gioia del Colle (BR), per voli diretti
principalmente contro il territorio del Kosovo ma anche sul territorio della Federazione Jugoslava.
Nel caso della Bosnia, la base principale di partenza è stata Aviano.
A-10/OA-10 Thunderbolt II
Il cannone da 30mm GAU-8/A Gatling del Thunderbolt II
Cannone MK 15 Phalanx Close-In Weapons System (CIWS)
Il cannone Phalanx è un sistema di "difesa di punto"19 che equipaggia la marina statunitense
allo scopo di costituire un sistema di difesa terminale contro missili antinave che abbiano già
penetrato gli strati precedenti di difesa.
Progettato per contrastare i missili da crociera antinave e gli aerei, il cannone Phalanx fa tutto
da solo: individuazione, valutazione della minaccia, acquisizione del bersaglio, inseguimento,
fuoco, valutazione del risultato e cessazione del fuoco.
Il Phalanx ha iniziato la sperimentazione sulla USS Bigelow20 nel 1977, e la produzione è
iniziata nel 1978 con ordini per 23 sistemi per la marina USA e 14 sistemi per l'esportazione.
19 Difesa di punto: difesa di un singolo oggetto o di una zona limitata, ad esempio, una nave, un edificio o un campo di aviazione, di solito contro gli attacchi aerei e missili guidati.
20 USS Bigelow: cacciatorpediniere della classe Forrest Sherman nella Marina degli Stati Uniti.
15
Il sottosistema di sparo è un cannone Gatling a sei canne rotanti che sparano proiettili
perforanti da 20mm costituiti da un penetratore da 15mm in metallo pesante (tungsteno o Uranio
impoverito) circondato da un rivestimento di plastica. Queste munizioni possono essere esplose ad
una frequenza di 3.000 o 4.500 proiettili al minuto in fuoco continuo o ad impulsi di 60 o 100
proiettili alla volta.
Il cannone Phalanx è un esempio di sistema d'arma "migrato" dall'uso dell'Uranio impoverito
a quello del tungsteno (questo vale solo per gli USA: ad esempio, il Regno Unito ha continuato ad
usare proiettili al DU fino al 2001);
Cannone MK 15 Phalanx Close-In Weapons System (CIWS)
M1 Abrams Main Battle Tank
Il carro armato M1-A1 Abrams, impiegato nella Guerra del Golfo, possiede una massiccia
corazzatura all'Uranio incorporata in acciaio (AHA, Abrams Heavy Armor), che porta il peso totale
dell'Abrams a 65 tonnellate e ne aumenta di molto la sua resistenza.
La produzione dei carri armati M1-A1 per l'esercito degli Stati Uniti è oramai completata.
Oltre 8.800 carri armati M1 e M1-A1 sono stati prodotti per l'esercito ed il corpo dei Marines
statunitensi21 e per gli eserciti di Egitto, Arabia Saudita e Kuwait.
21 Lo United States Marine Corps, in sigla USMC, anche conosciuto in Italia come Corpo dei Marines o semplicemente Marines, è una delle forze armate degli Stati Uniti. Anche se nei primi anni dalla fondazione si occupava quasi esclusivamente di sicurezza sulle navi e di operazioni anfibie, il Corpo dei Marines ha avuto un'evoluzione tale da fargli assumere molteplici ruoli, che ne fanno un caso a parte nell'apparato militare degli Stati Uniti.
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Attualmente sono schierate tre versioni dell'Abrams: il modello originale M1, che risale ai
primi anni '80 e due versioni più moderne, chiamate M1-A1 e M1A2. L'M1-A1, prodotto dal 1985
al 1993, ha sostituito il cannone principale da 105mm dell'M1 con uno da 120mm oltre ad apportare
molti altri "miglioramenti" al vecchio modello. Il più moderno M1-A2 comprende ulteriori
miglioramenti soprattutto a livello di comando e controllo.
M1 Abrams Main Battle Tank
Le munizioni di tank all'Uranio Impoverito
APFSDS-T M829A1
L'M829A1 (soprannominata "Pallottola d'argento" dagli equipaggi dei carri dell'operazione Desert
Storm22) è largamente riconosciuta come la più efficace arma anticarro nel mondo che equipaggi un
carro armato (il cannone principale da 120mm dell'M1 Abrams), e ha travolto le corazzature
irachene durante la Guerra del Golfo. L'M829A1 è una munizione a energia cinetica contenente un
penetratore a barra lunga al DU capace di sconfiggere veicoli pesantemente corazzati. La sigla
APFSDS-T significa Armor Piercing, Fin Stabilized, Discarding Sabot-Tracer.
APFSDS-T
22 Operazione Desert Storm: operazione Tempesta nel Deserto. Nome dato dalle forze armate statunitensi alle operazioni di aria e di terra che il 16 gennaio 1991 diedero inizio alla guerra nel Golfo.
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Consiste in una submunizione stabilizzata da alette in alluminio, un tracciante e un
penetratore al DU. Il peso della cartuccia è 41.1 lbs23. Una volta sparata, questa munizione è
autopropellente e va a colpire il bersaglio seguendo una traiettoria balistica. Al momento
dell'impatto, l'anima in Uranio impoverito penetra nella corazzatura del bersaglio, perforandola e
poi esplode in piccoli frammenti incendiari una volta attraversata l'armatura.
L'evoluzione di quest'arma è la APFSDS-T M829A2 da 120mm (v. figura), è quella
attualmente in produzione per i cannoni da 120mm dei carri Abrams M1-A1 e M1-A2. E' un
miglioramento tecnologico della M829A1. I miglioramenti apportati conducono ad una velocità di
impatto circa 100 m/s più alta della M829A1. E' interamente prodotta dalla PRIMEX24. Il proiettile
M829A2 APFSDS-T KE è compatibile con tutti i cannoni da 120mm dei carri armati della NATO.
APFSDS-T M829A1
Molti altri sistemi d'arma, come l'elicottero d'attacco Apache e il missile da crociera
Tomahawk (TLAM, Tomahawk Land Attak Missile) sono candidati a possedere sistemi d'arma a
munizionamento al DU.
Elicottero d'attacco Apache
Lo Hughes AH-64 Apache (ora Boeing AH-64 Apache) è un elicottero d'attacco sviluppato
negli Stati Uniti d'America a partire dagli anni settanta. Utilizza un rotore principale e uno di coda a
quattro pale. L'elicottero è stato concepito come bimotore biposto in tandem, per l'impiego in
23 Lbs: libbra. Unità di misura 1lbs = 450gr.
24 Primex Technologies Inc: come tale formata nel 1996 in Virginia, con sede principale a St. Petersburg (Florida) ha filiali sparse per vari stati (Pennsylvania, Washington, Arkansas, Illinois) ed un centro di ricerca e test per il governo svizzero a Lucerna. Primex, che deriva il suo attuale assetto da una operazione di redistribuzione azionaria compiuta dalla Olin Corporation (da cui viene la maggior parte del suo management) è divisa in due segmenti, la Ordnance and Tactical Systems e la Aerospace and Electronics.
18
missioni d'attacco contro carro, assalto, scorta e caccia anti-elicottero, da svolgere in ogni
condizione di tempo o di luce. L'armamento principale è costituito da un cannone automatico M230
calibro 30 mm. Può venire equipaggiato con una combinazione di missili anticarro, razzi e missili
aria-aria agganciati alle alette laterali.
Gli Apache statunitensi sono entrati in azione nella invasione di Panama del 1989, nella
Guerra del Golfo del 1991, nella invasione statunitense dell'Afghanistan del 2001 e nella Guerra
d'Iraq del 2003.
Un AH-64 Apache in forza alla U.S. Army
Tomahawk Land Attack Missile (TLAM)
Il Tomahawk Land Attack Missile (TLAM) entrato in servizio con la Marina degli Stati Uniti
nel 1984 ed è stato utilizzato con successo durante la guerra del Golfo nel 1991.
Si tratta di un piccolo missile “da crociera” che può volare a bassa o ad alta quota, progettato
per colpire obiettivi strategici con il minimo di danni collaterali e senza rischi per personale
navigante.
Esistono solo due casi in cui il missile TLAM Tomahawk può possedere componenti al DU:
- come schermatura dell'eventuale testata nucleare (il THK ha anche questa capacità);
- come contrappeso nel corso delle esercitazioni, per compensare la mancanza della testata
esplosiva.
Queste informazioni non provengono da fonti ufficiali.
Tomahawk Land Attack Missile (TLAM)
19
2.2- RISCHI DEL DU. EFFETTI SULL’UOMO E SULL’AMBIENTE
Meccanismi di contaminazione
Quando un penetratore all'Uranio impatta su un obiettivo, o quando un carro armato con
corazzatura all'Uranio o munizioni al DU prende fuoco, parte del DU brucia e si ossida in piccole
particelle. I penetratori al DU che non colpiscono l'obiettivo possono rimanere sul suolo, essere
sepolti o rimanere sommersi nell'acqua. Questi penetratori "spenti" si ossideranno nel corso del
tempo, disgregandosi in polvere di Uranio. L'ossidazione di un penetratore nudo (che abbia cioè
perso il suo rivestimento) avverrà molto più rapidamente in acqua o in un ambiente umido. La
grandezza delle particelle di Uranio create, la facilità con cui esse possono essere inalate o ingerite e
la loro capacità di muoversi attraverso l'aria, la terra, l'acqua o nel corpo di una persona dipendono
dalla maniera in cui si è polverizzato il DU metallico.
I test dell'Us Army hanno dimostrato che quando un penetratore al DU colpisce un obiettivo,
dal 20% al 70% del penetratore brucia e si ossida in piccole particelle. Ciò significa che a seguito
dell'impatto di un penetratore al DU da 120 mm contro un bersaglio corazzato si liberano tra 0.9-3
kg di polvere di Uranio radioattiva ed altamente tossica. Un carro armato colpito da tre di queste
munizioni e l'area attorno ad esso potrebbero essere contaminati da 3-9 kg di polvere di Uranio.
Naturalmente la polvere prodotta da un impatto iniziale potrebbe essere rimessa in sospensione da
impatti successivi.
Studi sul campo hanno mostrato che la maggior parte della polvere di Uranio prodotta dagli
impatti finisce per depositarsi entro un raggio di 50 m dal bersaglio.
Un memorandum datato 8 marzo 1991 inviato alle unità militari nella regione del Golfo
Persico dall' Us Army Armament, Research, Development and Engineering Center (Ardec)25
sintetizzava quattro rapporti prebellici che avevano studiato le particelle di DU create dagli impatti:
"L'aerosol di ossido di DU formatosi dall'impatto del DU sulle corazze ha un'alta percentuale
di particelle respirabili (dal 50 al 96%), e una percentuale apprezzabile di queste particelle sono
facilmente solubili nei fluidi polmonari (dal 17 al 48%)."26
25 ARDEC: Centro dell’Esercito per la letalità, riconosciuto a livello internazionale per il progresso degli armamenti della tecnologia e dell'innovazione tecnica.
26 Tratto da “L’Uranio impoverito nei Balcani”, Giorgio Ponti.
20
Come notato dall'Ardec, una quantità tra il 50 e il 96% della polvere di Uranio creata da un
impatto sarebbe di dimensioni tali da renderla respirabile. Queste particelle respirabili hanno un
diametro inferiore a 0.001016 cm. Al confronto, un tipico granello di sabbia ha un diametro di
0.1016 cm, ovvero 100 volte più grande della maggioranza delle particelle di polvere di Uranio
create dall'impatto di un penetratore.
Le dimensioni microscopiche di queste particelle permettono loro di entrare facilmente nel
corpo per inalazione, ingestione o attraverso ferite. La solubilità stessa delle particelle di Uranio ne
determina la velocità di spostamento dal sito di incorporazione (i polmoni per inalazione, il tratto
gastrointestinale per ingestione, o il punto della ferita per contaminazione ed iniezione) al flusso
sanguigno e attraverso esso negli altri organi.
Secondo il memorandum Ardec dell'8 marzo 1991 una percentuale tra il 52% e l'83% delle
particelle di polvere di Uranio è insolubile, ovvero una volta entrate nel corpo non vengono espulse
velocemente.
Le particelle di Uranio solubili, invece, attraverseranno il flusso sanguigno per essere in
piccola parte secrete nelle urine e per il rimanente depositate nei reni, nel fegato, nel pancreas,
nell’intestino, nello stomaco e nelle ossa. Composti solubili dell'Uranio possono anche passare da
una madre esposta al feto attraverso la placenta o al neonato attraverso il latte materno. Anche gli
incendi che coinvolgono corazze o munizioni al DU possono produrre quantità significative di
polvere di Uranio.
Ad alta temperatura le munizioni possono "cuocere" e ossidarsi completamente in polvere.
Verrebbe così a crearsi una quantità di polvere di Uranio fino a 4.5 kg per ogni munizione da 120
mm consumata nel fuoco. Sebbene tutto il penetratore, nel fuoco, al DU si possa ridurre in polvere,
solo una piccola percentuale di questa polvere è di dimensioni microscopiche. Questa polvere di
Uranio, come quella creata dall'impatto di una munizione, potrebbe contaminare le ferite o essere
ingerita "attraverso l'ingestione del cibo, il fumo di sigaretta, ecc.
Il DU ossidato formatosi da un impatto o da un incendio può facilmente diventare aeriforme.
Queste particelle di polvere di Uranio possono essere trasportate dal vento per miglia prima di
ricadere al suolo.
21
Esposizione esterna ed esposizione interna27
L'esposizione alle radiazioni ionizzanti può essere divisa in esposizione esterna quando
l'esposizione è prodotta da sorgenti radioattive situate all'esterno dell'organismo ed esposizione
interna quando l'esposizione è prodotta da sorgenti radioattive introdotte all'interno dell'organismo.
E' necessario una premessa.
L'Uranio impoverito, poiché emettitore di particelle alfa, se contenuto anche solo in un scatola
di plastica diventa innocuo (è questo il motivo per il quale, i militari americani che operano
all'interno dei carri M-128 con corazza all'Uranio impoverito, se non colpiti da altri proiettili, non
presentano gravi patologie).
I problemi, che sono gravissimi, avvengono nel momento in cui l'Uranio entra all'interno del
corpo umano, o sotto forma di pulviscolo, o sotto forma di schegge.
La tossicità chimica dell'DU rappresenta la fonte di rischio più alta a breve termine, ma la
radioattività dell'DU può causare seri problemi clinici nel lungo periodo (anni o decenni dopo
l'esposizione).
È ora necessario illustrare quelli che sono i potenziali effetti dannosi dell’Uranio impoverito.
Per quanto riguarda l’esposizione esterna esiste solo un rischio radiologico, mentre per quanto
riguarda l’esposizione interna i rischi sono sia radiologici che chimici.
Esposizione esterna: solo rischio radiologico
Esposizione interna: rischio radiologico + rischio chimico
Esposizione esterna
L'eventuale effetto dannoso, solo di tipo radiologico, dipende da:
- quanto DU è presente,
- da quanto si è vicini al DU
- per quanto tempo vi si rimane,
- quanto schermo è interposto fra l'individuo e il DU.
27 http://wwwsis.lnf.infn.it/seminars/aesposito/uranioimpoverito.html
28 Vedi Sistemi d’arma capaci di usare proiettili all’uranio impoverito - M1 Abrams Main Battle Tank
22
Il pericolo maggiore per la irradiazione esterna è quello di contaminazione ambientale, vale a
dire per le popolazioni residenti nei luoghi oggetto di bombardamento (dell’Iraq, della Bosnia o del
Kosovo ad esempio).
È abbastanza semplice misurare e calcolare i campi di radiazione prodotti dal DU perché
questo materiale emette tre tipi di radiazione: alfa (95%), beta e gamma29. Le alfa non
rappresentano un problema perché si fermano nello strato morto della pelle. Le beta percorrono solo
pochi cm nel corpo e i raggi gamma possono attraversare il corpo. Pertanto in sufficiente quantità
potrebbero rappresentare un fattore di rischio per la salute.
Il rateo di dose alla pelle di un panetto di Uranio impoverito posto a contatto della pelle stessa
è dell’ordine di 2.5 mSv/h. Ovviamente detto valore diminuisce drasticamente se uno schermo
protettivo (un guanto) fosse interposto.
Come è noto la pelle è relativamente poco radiosensibile in modo tale che seppur vi fosse un
contatto continuo con l' Uranio impoverito ci vorrebbero qualche migliaio di millisivert, dati in
poco tempo, per avere qualche segnale di tipo somatico. Ma a un rateo di 2.5 mS/h ci vorrebbero un
migliaio di ore a contatto.
L'esposizione esterna massima ipotizzabile per un individuo completamente contornato dall'
Uranio impoverito è stata calcolata essere ≤ 0.025 mSv/h.
La radioattività30 del DU viene considerata "di basso livello" confrontata all' "alto livello" di
radioattività dell'Uranio arricchito. La radioattività 'High level'31 rilasciata dalle armi nucleari e da
altre sorgenti è pericolosa a causa dei raggi gamma (raggi ad alta energia che, come detto, possono
penetrare nel corpo e causare velocemente gravi danni o la morte). Sebbene la radioattività
dell'Uranio sia considerata “Low-level”32 perché è costituita primariamente da particelle alfa,
l'energia di una particella alfa è estremamente alta. Essa agisce solo a breve distanza, costituendo
così il tipo più pericoloso di contaminazione se contenuta nel corpo.
29 Vedi note 10-11-12
30 Vedi nota 8
31 High level: alto livello
32 Low level: basso livello
23
Esposizione interna
Se invece l’Uranio impoverito entra nel corpo possono aversi sia rischi dovuti agli effetti
radiologici che ad effetti chimici.
È difficile definire un limite sicuro per l'esposizione alle radiazioni con particolare riguardo
agli effetti stocastici. Come già detto viene assunta una relazione lineare senza soglia fra gli effetti e
le dosi.
Il limite annuale per i membri del pubblico è pari a un mSv33, per i lavoratori esposti 20mSv.
Nel corpo umano L’Uranio è normalmente distribuito in tutti i tessuti dell’organismo, in
quantità comprese fra i 2 ed i 62 mg.
Di quest'Uranio il 66% è presente nello scheletro, il 16% nel fegato, l'8% nei reni e il 10% nei
restanti tessuti, possiamo passare a un esame dettagliato delle vie di introduzione dell'Uranio nel
corpo umano e delle vie di eliminazione .
Le vie di introduzione sono: l'inalazione, l'ingestione, la presenza di schegge nei tessuti.
Le particelle di Uranio possono entrare nel corpo attraverso il naso o la bocca (inalazione).
L’Uranio ingerito, inalato, o presente nei frammenti di proiettile incorporati può essere solubilizzato
dall’organismo e depositarsi in diversi organi. A seconda della loro dimensione, alcune particelle
vengono direttamente esalate, altre si depositano nelle vie respiratorie superiori e alcune altre si
depositano nel polmone. L'assorbimento e l'entrata in circolo dipende principalmente dalla
solubilità o meno della forma fisico-chimica e dalla dimensione delle particelle.
In dettaglio il meccanismo funziona nel seguente modo:
Il 75% circa del DU inalato viene esalato direttamente e solo il 25% è trattenuto nei polmoni.
Della parte trattenuta nei polmoni l'80% viene espulsa attraverso il meccanismo mucociliare34 di
pulizia bronchiale e va a raggiungere il tratto gastrointestinale dove la maggior parte di essa viene
eliminata e solo una piccola parte assorbita.
Del restante 20% il 16% raggiunge i linfonodi e il restante 4% va nei reni così che soltanto
l'1% della quantità inalata raggiunge il rene35.
33 mSv: millisievert (mSv, 1 Sv = 1000 mSv) e meno significativamente il microsievert. Sottomultiplo del sievert
34 Mucociliare: delle mucose
35 Rene: organo escretore dei vertebrati. Insieme alle vie urinarie costituiscono l'apparato urinario, che filtra dal sangue i prodotti di scarto del metabolismo e li espelle tramite l'urina
24
Il rene è il principale organo interessato per la tossicità dell’Uranio e viene infatti considerato
“l'organo bersaglio” (vedi in appendice fig. 11). Il sito principale di interazione sono i tubuli
prossimali, dove i composti carbonati vengono degradati, consentendo all’Uranio di interagire con
le membrane delle cellule apicali dell’epitelio tubulare. L’effetto dell’Uranio sul rene è quello di
deprimere la secrezione degli anioni organici ed il riassorbimento del glucosio e degli amminoacidi.
Il risultato è una disfunzione renale, che provoca proteinuria36 e glucosuria37 e, a concentrazioni
molto elevate, il blocco renale.
L'altra via di esposizione interna all'Uranio impoverito è l'introduzione del contaminante attraverso
l'acqua e i cibi.
L'esposizione all'Uranio naturale dipende dalla dieta e da dove si vive (si ricorda che altra
fonte aggiuntiva di introduzione è quella dovuta al contatto mani-bocca). Giornalmente viene
introdotta una quantità di Uranio fino a 3µg.
L'Uranio è poco assorbito dalle pareti gastro-intestinali come per altro è vero per altri metalli
pesanti. L'Uranio entra poi in circolo e viene eliminato con i metodi consueti.
Altra modalità di introduzione è quella dovuta alla contaminazione di ferite e/o all'esistenza di
frammenti all'interno del corpo.
Questa via di introduzione è relativa al solo personale militare in zona di operazione.
Nella guerra del Golfo alcun carri americani con corazza all' Uranio impoverito furono colpiti da
fuoco amico di proiettili all'Uranio impoverito.
Alcuni soldati morirono altri si salvarono ma con schegge inestraibili dal corpo. Questi soldati
sono tutt'ora sotto osservazione.
Vale la pena infine ricordare che l'esposizione all'Uranio, inalato, ingerito e introdotto con
schegge o ferite, viene diagnosticato rapidamente tramite analisi delle urine.
Sulla pericolosità dell'Uranio impoverito gli scienziati non sembrano essere concordi e per
questo vi sono tesi differenti. Non esiste alcuno studio epidemiologico sull’uomo in grado di
dimostrare effetti tossici degli ossidi di Uranio. Si sono verificati però un certo numero di incidenti
nelle centrali nucleari, a causa dell’esplosione di Uranio metallico in aria mentre venivano
maneggiati da lavoratori. In questi casi, è possibile avere aerosol con concentrazioni molto alte di
36 Proteinuria: indica la presenza di proteine nell’urina.
37 Glucosuria renale: Escrezione di glucosio nell'urina in presenza di livelli normali o bassi di glucosio ematico e in assenza di altre anomalie della funzione renale.
25
Uranio (decine di mg/m3 in aria)38, che sono chiaramente visibili. In un caso ben documentato, la
concentrazione di Uranio nelle urine il giorno dell’incidente era di 20 mg/l, e passò a circa 10 mg/l
nel giro di una settimana. I lavoratori coinvolti in questi incidenti sembrano non aver mai riportato
disfunzioni renali o di altro genere, né tumori anche molti anni dopo l’esposizione.
L' Uranio impoverito è un metallo pesante a bassa radioattività, sul quale esistono poche
informazioni sugli eventuali effetti sulla salute. Poiché comunque esso è identico, salvo per la
diversa concentrazione di radioisotopi, all'uranio naturale o a quello arricchito, una grossa mole di
dati è disponibile in riferimento ai lavoratori dell'industria estrattiva e nucleare. Esiste per questi
lavoratori una convincente evidenza di un eccesso di casi di tumore ai polmoni (minatori) dovuto
all'inalazione del radon, polveri di silicio39, fumi diesel e non ultimo il fumo delle sigarette.
Il rischio sembra essere minore per i soldati sottoposti a brevi inalazioni di DU, ma la
situazione potrebbe essere diversa nel caso della popolazione. L’Uranio lasciato sul campo di
battaglia viene lentamente trasportato dal vento e respirato, ed il fall-out40 può contaminare le falde
acquifere ed entrare nella catena alimentare. Esistono casi di contaminazione ambientale vicino le
industrie americane che si occupano di produrre proiettili all'Uranio impoverito e che hanno
sotterrato gli scarti della lavorazione.
L'ingestione di grandi quantità di DU può comunque provocare patologie a breve termine
come nausea, vomito, indebolimento e diarrea. Frammenti o particelle di DU entrati nel corpo
anche attraverso ferite possono provocare gravi patologie anni o decenni dopo l'esposizione
comprendenti danni al fegato o ai reni; immunodepressione; cancro osseo, ai polmoni e ad altri
organi; leucemia; decadimento dei tessuti; anemia; danni genetici; sterilità e difetti neonatali. Come
38 mg/m3: milligrammi per metro cubo
39 Il silicio è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo Si e come numero atomico il 14. Un semi metallo tetravalente, il Silicio è meno reattivo del suo analogo chimico, il carbonio. È il secondo elemento per abbondanza nella crosta terrestre dopo l'ossigeno, componendone il 27,7% del peso. Si trova in argilla, feldspato, granito, quarzo e sabbia, principalmente in forma di biossido di silicio, silicati e alluminosilicati (composti contenenti silicio, ossigeno e metalli). Il silicio è il componente principale di vetro, cemento, semiconduttori, ceramica e silicone.
40 Il fallout di una esplosione nucleare, detto anche ricaduta radioattiva, è il materiale coinvolto nell'esplosione, reso radioattivo e lanciato in aria fino al limite della troposfera, 12 km di quota, che ricade sotto forma di cenere e pulviscolo.
26
notato dal colonnello dell'esercito Eric Daxon41, frammenti di Uranio incorporati possono causare
anche danni neurologici dipendenti dalla loro posizione nel corpo:
“Il rischio che frammenti vicini a tessuti nervosi danneggino questi tessuti dovrebbe essere
attentamente valutato a causa della natura non-proliferativa di queste cellule”42
.
Contaminazione ambientale
Vi è poi il rischio di contaminazione ambientale.
La polvere e i penetratori di DU depositati nel suolo possono contaminare il cibo e le falde
acquifere.
E’ stato poi messo in evidenza il rischio per la selvaggina. Animali possono inalare la polvere
di Uranio, bere acqua contaminata, ingerire vegetazione o altri animali contaminati. A tal proposito
una nota dell’Ansa del 30 gennaio 2004 informava che 10 tonnellate di selvaggina arrivate in Italia
dall’ex Jugoslavia erano state fatte incenerire perché provenienti da zone contaminate da uranio
impoverito. Anche in un articolo sul quotidiano “Avvenire” del 25 settembre 2004 si mette in
evidenza il possibile inquinamento dei viveri.
Il DU può posarsi sulle piante, e potrebbe accumularsi in alcune di esse attraverso le radici.
Lentamente, il metallo si ossida e può essere trasportato dal vento, depositarsi al suolo ed entrare
nella catena alimentare43.
Per quanto riguarda l’inquinamento del terreno le indagini che sono state condotte non hanno
dato luogo a risultati univoci. Bisogna tener presente che è estremamente difficile separare nelle
misurazioni l’Uranio “naturale” esistente nel terreno dall’Uranio “indotto” dai bombardamenti.
Secondo alcune rilevazioni non c’è un accrescimento di pericolosità, ma secondo altre questo
accrescimento esiste. Quindi siamo in una situazione di incertezza, che porta alla esigenza di
adottare misure di precauzione.
La polvere di ossido di Uranio creata dall'impatto di una munizione al DU su un obiettivo o
dall'ossidazione di una munizione al DU in un incendio è normalmente di colore nero opaco, anche
41 Col. Eric Daxon, Radiation Protection Staff Officer, US Army Medical Command
42 Eric Daxon , www.nato.int
43 Una catena alimentare o catena trofica è l'insieme dei rapporti tra gli organismi di un ecosistema. Ogni ecosistema ha una sua catena alimentare e, siccome un individuo può appartenere a più di una catena alimentare, si crea una vera e propria rete alimentare.
27
se può occasionalmente apparire di un nero dorato o verdastro. Questa polvere di Uranio si può
trovare nel punto di impatto, sulla superficie e dentro un veicolo colpito e sul terreno circostante.
I livelli più alti di contaminazione si hanno solitamente all'interno del veicolo colpito. La
polvere di DU possiede una sua distinta firma radioattiva che può essere individuata e misurata da
un contatore di radioattività. Gli impatti di DU sono anche spesso caratterizzati da un piccolo foro
circolare circondato da linee a raggiera se il metallo non è indurito. Se il metallo è indurito, il foro
sarà circondato da un alone di ritempratura. Se il penetratore trapassa il bersaglio senza disgregarsi
completamente, il foro di uscita sarà anch'esso piccolo e circolare e lievemente più grande di quello
di entrata. La presenza di polvere di Uranio nera sui fori di entrata all'esterno di un veicolo sono
segni che provano un impatto di DU. Inoltre, l'impatto di un penetratore al DU, o la penetrazione di
una corazzatura al DU, può far sì che il metallo all'esterno o all'interno del veicolo colpito fonda e si
ricristallizzi (ritempra) e questa ritempra può contenere DU e dovrebbe anch’essa essere controllata
con un contatore di radiazioni.
Nei manuali di addestramento militari viene detto che il solo modo certo di identificare la
contaminazione da DU è analizzare l'equipaggiamento o le persone con contatori di radioattività. I
proiettili al DU esplosi in combattimento possono essere rinvenuti nei o vicino ai veicoli colpiti: la
maggior parte dei proiettili dei carri colpiscono l'obiettivo e rimangono in o vicino ad esso;
- Nel suolo: i proiettili che non colpiscono l'obiettivo spesso rimbalzano sul terreno come
sassi sull'acqua. Piccoli frammenti e particelle di DU saranno visibili sull'area del rimbalzo.
Essi si posano tipicamente entro uno o due miglia dal bersaglio mancato.
- Sepolti sotto la superficie del suolo: alcuni proiettili colpiscono il suolo ad un angolo tale da
seppellirvisi. La percentuale di munizioni sepolte dipende dall'angolo e dal raggio di tiro, dal
tipo e dalla consistenza del suolo. L'ossidazione della barra o del frammento di DU lo farà
diventare nero.
La contaminazione da DU può essere individuata usando un contatore di radiazioni44 nelle
aree di rimbalzo o nei punti di impatto finale del penetratore. Il livello di contaminazione del suolo
è più alto nelle aree di rimbalzo piuttosto che in quelle di atterraggio dei penetratori, ma la massa
principale di DU si trova solitamente dove il penetratore si posa definitivamente al suolo.
E’ stato stimato che, alla fine della guerra del 1991, siano rimasti in Medio Oriente fra le 40 e
le 300 tonnellate di DU, in forma di proiettili. Considerando la bassa attività dell’uranio, tali
44 Contatore di radiazioni: strumento per misurare la luminosità,campi magnetici EMF, radiazioni solari o radioattive.
28
proiettili costituiscono un rischio molto piccolo, e possono essere maneggiati anche senza
precauzioni per lunghi periodi senza accumulare dosi biologicamente significative.
Benché attività e concentrazione siano comunque basse, certamente esiste una lacuna nella
conoscenza degli effetti genotossici45 degli ossidi di uranio inalati o ingeriti, che potrebbero avere
effetti tardivi dannosi soprattutto per alcune fasce della popolazione, come i bambini.
La sola maniera efficace di decontaminare un'area è rimuovere i frammenti di DU e lo strato
superiore del suolo e stoccare46 questi materiali in un deposito di scorie radioattive.
45 Genotossico: Per genotossicità si intende la capacità di una sostanza di indurre modificazioni all’interno della sequenza nucleotidica o della struttura a doppia elica del DNA di un organismo vivente. Le mutazioni posso avvenire a livello della linea germinale o somatica; nel primo caso queste possono essere trasmesse alla prole, mentre nel secondo interessano solo la linea cellulare mutata e possono portare a formazione neoplastiche e quindi cancri.
46 Stoccaggio: Operazione di immagazzinare e conservare in un deposito, o in recipienti di deposito, merci, materie prime, prodotti
29
Capitolo Terzo
1- L’URANIO IMPOVERITO NEI CAMPI DI BATTAGLIA
3. 1- LA GUERRA DEL GOLFO E LA SINDROME DEL GOLFO (GWS)
Nel 1990 l'Iraq47 (reduce dalla guerra svolta contro l'Iran48 per il possesso di alcuni territori di
confine ricchissimi di petrolio, 1980-1988) invase il Kuwait49 per prendere il controllo dei suoi
giacimenti petroliferi e per ottenere uno sbocco sul Golfo Persico, dando inizio alla guerra del
Golfo. Il 16 gennaio del 1991 l'Onu autorizzò l'operazione Desert Storm (tempesta del deserto)50 per
la quale gli USA e gli altri stati della NATO51 schierarono quasi un milione di soldati e migliaia di
mezzi, terrestri, aerei e navali.
In 6 settimane, dal 16 gennaio al 28 febbraio 1991, la coalizione di 33 paesi guidata dagli Usa,
libera il Kuwait e distrugge la macchina militare irachena. La guerra fu estremamente dura e
sebbene non documentato o non documentato correttamente, si ipotizza che siano state usate armi
chimiche e batteriologiche da entrambi le parti, oltre ai proiettili all'Uranio impoverito. Il problema
47 L'Iraq (talvolta anche Irak per via della traslitterazione francese o inglese) è uno Stato dell'Asia. Confina con Turchia a nord, Arabia Saudita e Kuwait a sud, Siria a nordovest, Giordania a ovest e Iran verso est. Discende dall'antica Mesopotamia, la "terra dei due fiumi" (Bilād al-Rafidayn in arabo), mentre il nome attuale viene dal persiano eraq, ossia "terre basse" (in contrapposizione all'altopiano iraniano). La capitale è Baghdad.
48 L'Iran (farsì ناريا, /irɒn/), ufficialmente la Repubblica Islamica dell'Iran è un paese medio-orientale
situato nel sud-ovest asiatico, "cerniera tra mondo arabo e mondo asiatico, pur non appartenendo a nessuno dei due".
49 Il Kuwait è un emirato sovrano, situato nell'Asia sud-occidentale, in un'area particolarmente ricca di petrolio. Lo Stato si affaccia sul golfo Persico e confina con l' Arabia Saudita a sud e con l'Iraq a nord. Il nome è il diminutivo di una parola araba che significa fortezza costruita vicino all'acqua. L'antico nome della regione era Qurayn.
50 Operazione Desert Storm: vedi anche nota 21
51 NATO: North Atlantic Treaty Organization, acronimo NATO, o Organisation du Traité de l'Atlantique du Nord, acronimo OTAN, in italiano Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, è un'organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa.
30
principale di questa guerra, legato all'Uranio impoverito è che i proiettili furono sparati mentre i
soldati erano in azione (magari per distruggere il nemico a poca distanza o per fornire copertura) e
quindi i soldati si trovarono anche a dover respirare il pulviscolo di carri o siti distrutti da minima o
breve distanza. Alcuni militari alleati vennero addirittura bombardati per errore da quello che viene
definito fuoco amico (e cioè dai loro stessi compagni) con proiettili all'Uranio impoverito.
La Sindrome del Golfo(GWS)
Gli USA mandarono il maggior numero di uomini in guerra e già pochi mesi dopo la conclusione
del conflitto, molti reduci si rivolgono agli ospedali militari denunciando un insieme di sintomi
cronici: mal di testa molto violenti, diarrea, irritazioni cutanee, perdita di memoria, stanchezza
cronica, insonnia, depressione, impotenza. Più tardi cominciano ad essere denunciate problemi
ancora più gravi: leucemie, sindromi di immunodeficienza, malformazioni genetiche dei figli
concepiti dopo il conflitto. Si comincia a parlare di "Sindrome del Golfo” (GWS - Golf War
Syndrome).
Dei 697.000 soldati U.S. che hanno combattuto nel Golfo, più di 90.000 hanno accusato gravi
problemi medici.
Nel 1994 il presidente Bill Clinton52 nomina una commissione consultiva per indagare sulle
"malattie dei veterani della Guerra del Golfo". Nel giugno 1996 il Pentagono ammette per la prima
volta che almeno 20.000 soldati sono stati esposti all'effetto di armi chimiche (in particolare del gas
Sarin) durante la distruzione dei depositi di armi dell'esercito iracheno. Secondo alcuni studiosi le
malattie dei veterani sarebbero da attribuire ad una commistione di fattori e non ad un unico fattore.
Alcuni esperti sostengono che i disturbi siano un effetto collaterale dei vaccini somministrati prima
della partenza. Altri danno la colpa al clima del deserto. La commissione presidenziale presenta il
suo rapporto finale il 7 gennaio 2000 il quale dice:
"E’ fortemente probabile che i disturbi accusati dai reduci del Golfo siano dovuti allo stress".
Rimane il fatto che almeno 50.000 reduci sono affetti dalla "Sindrome" e le vittime sono tra le
cinque e le diecimila. Sarebbe stato inoltre contagiato il 76% dei familiari. Sono stati riportati difetti
neonatali nei loro figli nuovi nati e l'Uranio impoverito fa parte della lista dei sospetti per questi
disturbi (insieme alle armi chimico-batteriologiche e ai vaccini sperimentali forniti ai soldati).
52 William Jefferson "Bill" Clinton (Hope, 19 agosto 1946) è un politico statunitense. È stato il 42º presidente degli Stati Uniti d'America, in carica dal 1993 al 2001.
31
Sicuramente più grave la situazione in Iraq.
Nel sud del Paese il tasso di radioattività aumenta fino a 100 volte. L'Istituto di medicina
nucleare di Baghdad denuncia un aumento del 50% dei casi di cancro, leucemie e malformazioni
alla nascita. Nel 1990 solo il 13% dei tumori maligni colpiva bambini con meno di cinque anni. Nel
1997 la percentuale sale al 47%. I tumori maligni nei minori di quindici anni aumentano del 120%.
I casi si concentrano nelle zone bombardate con proiettili al DU. Nel 1995 l'Atomic Energy
Authority (l'Agenzia per l'Energia Atomica)53 pubblica un rapporto in cui sostiene che il DU sparato
dagli eserciti americano e britannico in Iraq e Kuwait era sufficiente a causare "500.000 morti
potenziali".
3. 2- SOMALIA E BOSNIA
In Somalia nel 1993 gli Usa avrebbero usato nuovamente proiettili al DU nella missione di pace
"Restore Hope"54. La denuncia parte dall'Associazione nazionale vittime delle Forze Armate che
rende noto un documento diffuso dal Pentagono55 tra i militari americani in partenza per il Corno
d'Africa56, in cui si indicano precauzioni da adottare in casi di esplosioni ravvicinate. I proiettili al
DU sono esplicitamente definiti "cancerogeni".
In Bosnia nel settembre 1995 la Nato bombarda le postazioni serbe. Fra le popolazioni di
Milic, Vlasenica, Han Pijesak, Sokoc, Pale, Vogosca, Rogatici ed altri centri della Repubblica
53 L'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) (in inglese International Energy Agency (IEA) è un'organizzazione internazionale intergovernativa fondata dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) nel 1974 in seguito allo Shock petrolifero. Lo scopo dell'agenzia è quello di facilitare il coordinamento delle politiche energetiche dei paesi membri per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti energetici (principalmente petrolio) al fine di sostenere la crescita economica. Recentemente l'agenzia ha esteso il suo mandato verso la direzione dello sviluppo sostenibile, occupandosi anche di protezione dell'ambiente e cambiamenti climatici.
54 L'operazione Restore Hope è durata dal 3 dicembre 1992 al 4 maggio 1993. Gli obiettivi dell'operazione erano di arginare la disastrosa carestia della Somalia che si ritrovava gettata nel caos e dominata da alcuni signori della guerra. A capo di questa operazione il presidente statunitense Bill Clinton mise l'ambasciatore Robert Oakley.
55 Il Pentagono (inglese: The Pentagon) è l'edificio in cui ha sede il quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Si trova nella Contea di Arlington, in Virginia
56 Il Corno d'Africa è una penisola a forma di triangolo sul lato est del continente africano. Si estende nel Golfo di Aden a sud della Penisola araba (Yemen) e dello stretto di Bab-al-Mandab. Il vertice nord-orientale del Corno d'Africa è rappresentato dal Capo Guardafui.
32
Srpska, viene registrata un'elevata incidenza di aborti spontanei, decessi di feti e nascite premature.
In tutta la Bosnia i tumori al cervello aumentano del 400%. In alcuni centri il livello di radioattività
dell'aria supera i limiti di guardia. Il 16 gennaio 2001 la Nato fornisce la mappa dei siti colpiti con i
proiettili incriminati.
3. 3 - LA GUERRA IN KOSOVO E LA SINDROME DEI BALCANI
Si arriva poi al 1999 con la crisi del Kosovo.
La provincia del Kosovo, autonoma fin dal 1974, sebbene abitata per circa il 90% da un’etnia
albanese era considerata dai Serbi una sorta di santuario intangibile e irrinunciabile, la “culla del
Paese”. Il 24 marzo 1999 nella regione, amministrata da un governo duro e controllata con la
presenza massiccia di polizia ed esercito, scoppia la "guerra del Kosovo".
Le forze della NATO, specialmente gli USA hanno utilizzato anche in questa guerra molta
tecnologia. L'uso del DU in Kosovo durante l'operazione Allied Force57 è ormai ben documentato e
i mezzi utilizzati furono molteplici. Per distruggere carri armati e per offrire un supporto diretto alle
truppe di terra vennero utilizzati aerei di appoggio tattico A-10 ed elicotteri "apache", entrambi
dotati di proiettili all'uranio impoverito.
Tuttavia, sebbene ci sia piena evidenza di questo uso per espressa ammissione della Nato, non
c'è chiarezza sull'esatta ubicazione dei siti esposti all'inquinamento da DU in Kosovo e, soprattutto,
non c'è alcuna notizia certa sull'uso di DU sul territorio della Serbia e con quali sistemi d'arma.
Appare tuttavia del tutto legittimo ritenere che esso sia stato usato anche sul territorio serbo.
Secondo una lettera trasmessa dalla Nato al Segretariato delle Nazioni Unite e pubblicata dal
Balkan Task Force dell'Unep, in Kosovo sarebbero state usate circa 31.000 proiettili da 30 mm con
penetratore al DU in circa 100 missioni aeree. Ciò equivarrebbe, secondo una stima grossolana, a
8.100–8.500 kg di DU anche se le fonti non ufficiali parlano di un numero più elevato.
A questa lettera è allegata una mappa che fornisce le migliori informazioni disponibili sui
luoghi dove sono state impiegate le munizioni a DU. Nella didascalia della cartina, sulla quale sono
state riportate a penna una serie di crocette per individuare questi siti sono riportate scarne
informazioni: le aree contraddistinte sulla mappa indicano una posizione in cui uno o più aerei
57 Operation Allied Force: Operazione Forza Alleata è il nome della campagna di attacchi aerei portata avanti dalla NATO per circa due mesi contro la Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević, con l'intento di ricondurre la delegazione serba al tavolo delle trattative, che aveva abbandonato dopo averne accettato le conclusioni politiche, e di contrastare l'operazione di spostamento delle popolazione del Kosovo allo scopo di predisporre una sua spartizione tra Serbia e Albania.
33
hanno attaccato; le marcature non sono precise: esse non esprimono punti precisi, bensì aree di
incertezza; la fonte dei dati riportati nella cartina consiste nel "debriefing" ovvero nei rapporti post-
missione dei piloti dopo l'ingaggio di una procedura di puntamento chiamata "Flex"58 (vedi in
appendice mappa 2 e fig. 6).
Per quanto riguarda il territorio kosovaro sappiamo così che le zone più contaminate secondo
la mappa dei siti fornita dalla Nato, sono 112 colpiti da circa 31.000 proiettili, per un totale di circa
9 ton. di DU. Le zone più colpite sono: l'area occidentale della strada Pec-Dakovica-Prizren, il
sobborgo di Klina, il sobborgo di Prizren e l'area a nord della strada Suva Reka-Urosevac. Un altro
settore particolarmente colpito risulta in pieno territorio serbo tra Presevo e Bujanovac59.
Per fortuna, rispetto alla guerra del golfo, i bombardamenti sono stati effettuati per la maggior
parte prima dell'arrivo delle truppe, che quindi hanno rischiato e tuttora rischiano "di meno". Oggi
ai contingenti militari precedono gruppi speciali che si occupano di "bonificare" la zona,
controllando preliminarmente la presenza di radioattività. Sembra però che comunque un certo
rischio di contaminazione possa esistere legato al pulviscolo disperso nell'aria e all'ambiente (acqua
e terra) contaminati.
Tra i soldati, anche italiani, che hanno partecipato alla guerra, sono stati riscontrati alcuni casi
sospetti di leucemia. Esistono statistiche che ricordano che il numero di malati di leucemia tra i
militari in Kosovo dovrebbe essere ricondotto al normale numero di casi di leucemie tra giovani in
un anno, tuttavia il governo e la NATO non hanno ancora fornito una risposta ufficiale e
soddisfacente.
La Sindrome dei Balcani
Come se non bastasse la già tristemente famosa “Sindrome del Golfo” sorta a seguito della I Guerra
del Golfo nel 1991, a partire dalla crisi kosovara e dal successivo intervento della Nato si comincia
a parlare anche di “Sindrome dei Balcani” per quanto riguarda tutti i militari di varie nazionalità che
dal 1995 (intervento in Bosnia) sono di stanza in Bosnia e poi (dal giugno 1999) in Kosovo e che
accusano sintomi e malattie al ritorno nei loro rispettivi paesi; si parla di militari italiani, tedeschi,
inglesi, portoghesi, francesi ecc. In breve scoppia il caso: si tratta forse di una sindrome come quella 58 vedi in appendice mappa 1 - Cartina del Kosovo con siti colpiti da proiettili al DU.
59 vedi in appendice mappa 1 - Cartina del Kosovo con siti colpiti da proiettili al DU.
34
che ha colpito i militari americani in Iraq durante la I Guerra del Golfo? Ci sono legami tra
l’utilizzo di certi tipi di armamenti e le malattie riscontrate nei militari, è forse colpa dei vaccini a
cui sono stati sottoposti i soldati prima della partenza? Queste ed altre mille domande invadono tutti
gli organi di stampa e di comunicazione, si apre un dibattito e scoppia la polemica in Europa e non
solo e presto il principale oggetto di indagine diventa il DU. Le sue caratteristiche, i rischi legati al
suo utilizzo e tutte le sue applicazioni in campo militare vengono indagate.
Anche e soprattutto gli scienziati si interessano dell’argomento e si impegnano in campagne,
convegni, pubblicazioni nelle quali espongono i loro punti di vista sulla pericolosità del DU e sugli
eventuali rischi che può arrecare all’uomo. Tutto questo ed altro, che anima il dibattito sul DU dal
1999 al 2001 può essere appunto compreso nel “contenitore che comunemente chiamiamo
“Sindrome dei Balcani”, ma rimanendo più attenti alla terminologia quando si parla di “Sindrome
dei Balcani” si intende tutta quella serie di disturbi, malattie e decessi che hanno colpito e
colpiscono militari, civili e popolazione presenti in Bosnia, Kosovo e Serbia, luoghi teatro in questi
anni di conflitti bellici ai quali è attribuita la causa di questa “Sindrome”.
L’utilizzo di armi contenenti DU è stato il principale imputato, anche se, soprattutto per
quanto riguarda i militari sono stati presi in considerazione altri elementi come le vaccinazioni,
l’utilizzo di sostanze chimiche negli arsenali e per la pulizia delle armi ecc.
Sicuramente però l’argomento più controverso e più discusso è stato quello che si è svolto
attorno al DU e ad il suo notevole utilizzo durante i bombardamenti in Bosnia, Kosovo e alcune
località della Serbia.
3.4 NORME DI PROTEZIONE
Esistono diverse misure emanate da organi militari italiani e internazionali e studi che affermano il
grado di pericolosità del DU a diversi livelli.
- Le Norme NATO nel 1984
- Le Norme USA per la “Restore Hope” in Somalia nel 1993
- Le misure NATO per basse radiazioni nel 1996
- Le disposizioni della e dei Nuclei NBC60 del 22 novembre 1999
- Le disposizioni dello Stato KFOR61 Maggiore della Difesa del 6 dicembre 1999
60 NUCLEI NBC: (Nucleare Batteriologico Chimico). Nuclei specializzati, denominati NBC, che svolgono operazioni di monitoraggio ambientale e di bonifica di aree pericolose nonché di protezione e decontaminazione personale e del materiale.
35
- Le disposizioni della Folgore dell’8 maggio 2000
- Disposizioni del Ministero dell’Ambiente in data 26 maggio 2000
- Documento del Ministero della Difesa, «Elementi di documentazione sell’interazione tra
uranio impoverito e salute umana nelle operazioni militari», aprile 2005.
A queste si aggiungono le comunicazioni del Capo della Sanità Militare USA in data
16.08.1993, dell’UNEP62, del CISAM (Centro Interforze Studi Applicazioni Militari) e numerose
valutazioni fatte da esperti nazionali e internazionali.
A questa normativa si può aggiungere anche un documento dell’Aeronautica americana, ossia
il rapporto sulle sperimentazioni nel poligono di Eglin in Florida, fatte tra l’ottobre 1977 e l’ottobre
1978, che mette in guardia sui pericoli dell’uranio impoverito.
Generalmente si prende in considerazione solo il pericolo dell’Uranio in caso di impatto con
un ostacolo solido, impatto in cui si sviluppa una temperatura altissima di circa 3000 gradi. Ci si
dimentica però che è pericoloso anche quando lo si maneggia a freddo.
Di questo pericolo l’Italia era stata avvertita fin dal 1984 da parte della NATO63 . Si trattava
infatti di norme per il maneggio a temperatura ambiente delle barre all’Uranio impoverito che
vengono usate per timoni di direzione negli aerei e missili.
In proposito si stabiliva che:
61 KFOR: Kosovo Force (KFOR). Forza militare internazionale, guidata dalla NATO, responsabile di ristabilire l'ordine e la pace in Kosovo, una provincia della Serbia sotto l'amministrazione dell'ONU dal 1999.
62 UNEP: United Nations Environment Programme (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente). istituito nel 1972 come organismo istituzionale cui è attribuito il fine generale della tutela ambientale e dell'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, nel quadro del complesso sistema organizzativo delle Nazioni Unite. Il suo quartier generale è a Nairobi, in Kenya. L’ UNEP opera in coordinamento con gli altri Programmi e Agenzie delle Nazioni Unite, con le altre Organizzazioni internazionali, con gli Stati nazionali, con le ONG e con gli esponenti del settore privato e della società civile. Le funzioni principali di UNEP riguardano:
• la realizzazione di studi volti a monitorare le condizioni ambientali a livello nazionale, regionale (su scala continentale) e globale;
• lo sviluppo di strumenti per la tutela delle risorse naturali e paesaggistiche; • il rafforzamento delle istituzioni per una corretta gestione delle fonti energetiche; • il trasferimento di conoscenze e tecnologie nell'ambito del c.d. sviluppo sostenibile; • l' attivazione di partenariati tra le autorità pubbliche, il settore privato e la società civile.
63 Norme NATO nel 1984
36
“the following precautions should be observed”:
1) Personnel handling the balance weights should wear gloves;
2) Industrial eye protection should be worn;
3) Respirator mask should be worn to ensure no radioactive dust particle ingestion.
Gloves, wrapping material, wiping cloths, respirator filters, or any other articles used in the
handling of damaged balance weight should be discarded and appropriately labeled as
radioactive waste and disposed of accordingly”64.
Potremmo per inciso ricordare, in merito a queste direttive, che va menzionato anche il
pericolo che si incontra nel trattare il materiale tornato dalle aree di impiego e toccato nei depositi.
Infatti in Italia si sono verificati casi di sospetta contaminazione di militari addetti a depositi di
materiale (veicoli e vestiario) rientrato dai teatri operativi spesso senza che fossero state effettuate
appropriate misure di disinquinamento.
L’Italia era dunque al corrente, anche prima delle operazioni in Somalia e nei Balcani, del
rischio dell’Uranio impoverito, non solo in relazione all’esplosione nell’impatto, ma anche nel
semplice maneggio a freddo.
Quanto all’esistenza di pericoli legati all’uso dell’Uranio impoverito, il 6 dicembre 1999 lo
stesso Sottocapo di Stato Maggiore alla Difesa pro tempore Ten. Gen. Gianfranco Ottogalli65 ha
64 "Le seguenti precauzioni dovrebbero essere osservate": 1) Il personale che manipola i pesi deve indossare i guanti; 2) devono essere indossate speciali protezioni per gli occhi; 3) deve essere indossata una maschera respiratoria per garantire che particelle di polvere radioattiva non vengano ingerite. Guanti, materiale di confezionamento, stracci, filtri respiratori e tutti gli eventuali oggetti utilizzati nel trattamento pesi danneggiati, devono essere eliminati, adeguatamente etichettati come rifiuti radioattivi e smaltiti di conseguenza.
65 Il Generale Gianfranco Ottogalli, è nato ad Aquileia (Ud), il 26 agosto 1938, è sposato ed ha due figlie. Dall'8 febbraio 1997 ricopre l'incarico di Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa. Dopo aver frequentato l'Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione di Torino, è stato nominato Tenente del Genio Guastatori il 1° settembre 1963. Tra il 1972 ed il 1975 ha frequentato il 97° Corso alla scuola di Guerra dell'Esercito Italiano e, dal 1976 al 1977, l'11° Staff College Course nel Regno Unito. Laureato in Scienze Strategiche, parla correntemente l'inglese. Tra gli incarichi di comando ricoperti, quello di Comandante del 3° Battaglione Guastatori "Verbano", di Comandante della Scuola del Genio dell'Esercito, di Comandante della Brigata Meccanizzata "Gorizia" e di Vice Comandante della Regione Militare Tosco-Emiliana. Nell'ambito della Stato Maggiore dell'Esercito ha diretto, fra l'altro, l'Ufficio Infrastrutture ed è stato Capo dell'Ufficio Generale del Capo di SME, oltre che Direttore Generale della Direzione Lavori Demanio e Materiali del Genio. Il Gen. Ottogalli è Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno, Grande Ufficiale del Sovrano
37
emanato delle norme assai rigorose che testimoniano della pericolosità che veniva dallo Stato
Maggiore attribuita alle armi all’Uranio. Si precisa, ad esempio, in queste disposizioni che:
“nel raccogliere i proiettili (sia dardi, sia residui di contenitori), questi dovrebbero essere depositati
in un contenitore metallico munito di coperchio da disporre in zona custodita e appartata (possibilmente al
chiuso) e in maniera che il personale non possa avvicinarsi a meno di 5 metri”.
In proposito, nelle precauzioni per l’impiego delle armi all’Uranio impoverito, impartite dal
Ministero dell’Ambiente in data 26.05.2000 , si legge:
- Verificare, attraverso misure e controlli, l’effettivo uso di proiettili al DU;
- Stabilire l’estensione dell’area contaminata e se necessario delimitarla;
- Raccogliere i pezzi di proiettile e confezionarli per il trasporto secondo le dovute modalità
(imballaggio, trasporto e custodia di proiettili al DU);
- Raccogliere campioni di matrici ambientali per i controlli di laboratorio.
Può inoltre essere utile rileggere quanto dichiara il Col. Osvaldo Bizzari66, specializzato NBC
(Nucleare Batteriologico Chimico), nelle disposizioni di sicurezza per le forze della KFOR operanti
nei Balcani in data 22 novembre 1999, disposizioni che, appunto, recano la sua firma.
Ecco dunque quanto si legge in alcuni punti delle disposizioni suddette:
“...Evitate ogni mezzo che sospettate essere colpito da munizionamento UI o missili da
crociera Tomahawk. Non raccogliere o collezionare munizionamento UI trovato sul terreno,
informate immediatamente il vostro comando circa le aree che voi ritenete contaminate da
munizionamento UI....
....La contaminazione con la polvere UI inquina cibo ed acqua. Non mangiate assolutamente
cibo non controllato. Particelle che fossero state inalate possono causare danni ai tessuti interni
nel lungo termine. Se pensate di essere esposti alla polvere UI fate immediatamente un test delle
Militare Ordine di Malta, oltre ad essere insignito della Croce d'Oro di lungo servizio, della Medaglia di Bronzo al Merito di lungo Comando, della Medaglia Mauriziana e della Medaglia d'argento al merito della CRI.
66 Generale Osvaldo Bizzari, ‘commander’ dell’IT-JFHQ (Italian joint force headquarters). L’IT-JFHQ è un comando interforze permanentemente attivato, rapidamente proiettabile e dotato di personale altamente specializzato, a disposizione del capo di stato maggiore della Difesa per un ampio spettro di missioni. Il Jfhq è un comando interforze a livello brigata, quindi un comando non statico, di facile rischiaramento e in grado di coprire tutto lo spettro delle asymmetric operations, che vanno dal peacekeeping al humanitarian aid disaster relief.
38
urine nelle successive 24 h per analizzare la presenza U 238, U 235, U 234 e creatina. Il personale
risultato positivo al test dovrebbe assumere agenti specifici per rimuovere il più possibile le
particelle contaminate presenti nel corpo.....
.....I veicoli ed i materiali dell’Esercito Serbo in Kosovo possono costituire una minaccia alla
salute dei militari e dei civili che dovessero venire a contatto con gli stessi. I veicoli e gli
equipaggiamenti trovati distrutti, danneggiati o abbandonanti devono essere ispezionati e
maneggiati solamente da personale qualificato. I pericoli per la salute possono derivare
dall’Uranio impoverito in conseguenza dei danni dovuti alla campagna di bombardamento NATO
relativamente a mezzi colpiti direttamente o indirettamente......
.....L’UI emette radiazioni Alfa a bassi livelli di radiazioni Beta e Gamma. Le normali
uniformi da combattimento sono sufficienti per prevenire l’assorbimento attraverso la cute.
Tuttavia la reale minaccia è rappresentata dalla possibile inalazione di UI......
......L’UI provoca un avvelenamento da metallo pesante ed il personale deve assolutamente
evitare i mezzi sospettati di essere stati colpiti da UI. La minima distanza di sicurezza non deve
essere inferiore ai 50 m. Se ci si deve avvicinare ulteriormente è necessario indossare maschera e
guanti per evitare di assorbire la polvere radioattiva......
.....L’UI è un metallo pesante chimicamente tossico e radioattivo con un peso specifico quasi
doppio rispetto al piombo.......
....L’UI emette radiazioni Alfa, Beta e Gamma con un tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi
di anni. La sua pericolosità radioattiva è dovuta alle radiazioni alfa......”
Le norme di sicurezza si concludono con le seguenti “Regole d’oro”, che parlano da sole:
“Rimani lontano da carri-mezzi bruciati e da edifici colpiti da missili da crociera Se lavori
entro 500 metri di raggio da un veicolo o costruzione distrutti indossa protezioni per le vie
respiratorie Inalazioni di polvere insolubile UI sono associate nel tempo con effetti negativi sulla
salute quali il tumore e disfunzioni nei neonati. Questi potrebbero non verificarsi fino a qualche
anno dopo l’esposizione”.
A sostegno di quanto scrive il Col. Bizzari sono le affermazioni del Col. Fernando
Guarnieri67 contenute nelle disposizioni emanate l’8 maggio 2000 alla Brigata Folgore Nembo Col
Moschin68 dove si legge:
67 Colonnello Fernando Guarnieri, 187° Rgt Par. Folgore di Livorno
39
“La pericolosità dell’uranio si esplica sia per via chimica, che rappresenta la forma più
alta di rischio nel breve termine, sia per via radiologica che può causare seri problemi nel lungo
periodo. La maggiore pericolosità per il tipo di radiazione emessa si sviluppa nei casi di
irraggiamento interno (contaminazione interna)”.
Il Col. Fernando Guarnieri formula anche il criterio per stabilire chi può essere definito ‘soggetto a
rischio di contaminazione interna da Uranio’ e cioè chi deve far parte del numero dei militari
potenzialmente a rischio. Scrive in merito il Colonnello:
“In relazione alla partecipazione del contingente italiano alle attività di supporto alla pace in
Kosovo, può essere definito soggetto a rischio di contaminazione interna da uranio colui che abbia
soggiornato ed operato in prossimità di un obiettivo colpito da munizionamento ad uranio
impoverito o in aree ove siano stati individuati proiettili o un frammento di essi”.
In questa formulazione del criterio del soggetto a rischio dovrebbe essere peraltro inclusa (in
base alle disposizioni NATO succitate del 1984) anche colui che semplicemente maneggia delle
armi ad uranio impoverito.
3.5 L’ASPETTO GIURIDICO
Un aspetto molto importante della questione "Uranio impoverito" è quello relativo alle
disposizioni di legge emanate fin qui da diversi paesi e organizzazioni internazionali allo scopo di
limitare un uso irresponsabile e incondizionato delle armi al DU.
A livello internazionale, è fondamentale ricordare, ad esempio, che il problema della
limitazione degli armamenti al DU fu affrontato in sede ONU dalla Sottocommissione per la
Prevenzione delle Discriminazioni e per la Protezione delle Minoranze, che il 30 agosto 1996 adottò
una risoluzione molto significativa in cui sollecitava:
"… tutti gli Stati a ispirare le loro politiche nazionali alla necessità di contenere la
produzione e la diffusione di armi per la distruzione di massa o a effetto indiscriminato, in
68 La Brigata paracadutisti "Folgore" è l'unica Grande Unità di paracadutisti dell'Esercito Italiano. Di questa fanno parte il 9° Battaglione d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" e il 183° Battaglione Paracadutisti "Nembo".
40
particolare armi nucleari, armi chimiche, ordigni combustibile-aria, napalm, bombe a
frammentazione, armamenti biologici e contenenti uranio impoverito;".
L’impiego di armi al DU fu oggetto inoltre di una risoluzione comune adottata dal Parlamento
europeo il 17 gennaio 2001. In quest’occasione il Parlamento chiese agli Stati membri della NATO
una moratoria sull’utilizzo di questi armamenti, e pur affermando la difficoltà di stabilire un nesso
di causa-effetto fra l’uso del metallo e la manifestazione di tumori fra i soldati presenti in Bosnia
nel 1995 e in Kosovo nel 1999, esortò l’Alto rappresentante per la PESC (Politica estera e di
sicurezza comune)69 e la Presidenza del Consiglio a far luce sulla "sindrome dei Balcani"50.
Per quanto riguarda la legislazione italiana, invece, uno studio del "Comitato Scienziate e
scienziati contro la guerra"70 menziona il Decreto Legge del 17 marzo 1995, n.230, che classifica
l’uranio impoverito come nuclide radioattivo, pur se "a debole radiotossicità71", e prescrive
esplicitamente che la quantità dell’isotopo U-238 sia contenuta entro determinati livelli..
69 La Politica Estera e di Sicurezza Comune (acronimo PESC) costituisce il cosiddetto "Secondo pilastro" dell’Unione europea, così definito dal Trattato di Maastricht del 1992. Ha sostituito la Cooperazione politica europea nell'obiettivo dell’unificazione politica in materia di politica estera e di sicurezza. La PESC riconosce la NATO come l'istituzione responsabile della difesa dell'Europa ("peace-making"), mentre dal 1999 dopo il Trattato di Amsterdam l'UE è responsabile della realizzazione delle missioni di pace ("peace-keeping").
70 Nel mese di aprile del 1999 in vari centri di ricerca e dipartimenti universitari italiani nacquero spontaneamente "comitati contro la guerra" (quella condotta dalla N.A.T.O. contro la Repubblica Federale di Jugoslavia). Singoli ricercatori e ricercatrici o gruppi organizzati cominciarono a inviare messaggi di posta elettronica a quanti altri conoscevano in rete e a liste di corrispondenti; furono spesso create liste di mobilitazione ad hoc. I messaggi rimbalzavano rapidamente e si diffondevano, parallelamente alle iniziative che in molte località italiane comitati e coordinamenti cittadini andavano organizzando per rispondere, con l'indignazione e il rifiuto civile, alle bombe d'aggressione e devastazione e al "bombardamento" ignobile della informazione manipolata. Così si diffuse un appello di ricercatrici e ricercatori romani, che suscitò un'eco immediata e da qui si formò a livello nazionale il comitato "scienziate e scienziati contro la guerra" e subito dopo la lista di discussione di posta elettronica "scienza e pace".
71 La radiotossicità è un indice della capacità potenziale di un radioisotopo di produrre effetti dannosi nelle cellule viventi o nei diversi tessuti in seguito alla sua inalazione (in genere la situazione più pericolosa) o per ingestione. Esse assume valori diversi per i diversi nuclidi in funzione della tipologia (particelle alfa, beta, raggi gamma o neutroni) e dell’energia delle radiazioni emesse durante il decadimento radioattivo, del tempo di dimezzamento sia fisico che biologico del nuclide, della radiosensibilità dell’organo interessato all'esposizione (o, nel caso, dell'intero corpo).
41
D’altro canto, la legge statunitense risulta particolarmente severa, come dimostra il fatto che
nel febbraio 1980, nello stato di New York, la National Lead Industries72, produttrice di munizioni
e contrappesi all’Uranio impoverito, venne chiusa per aver superato i limiti di emissione di
radiazioni ammessi negli Stati Uniti, provocando un’eccessiva contaminazione dell’aria.
Sono questi segnali positivi che si registrano a livello legislativo, ma che non sono di per se
stessi sufficienti ad impedire che compagnie private e multinazionali continuino a fabbricare armi di
distruzione di massa, o che alcuni governi ne autorizzino indiscriminatamente l’uso.
72 NL Industries, Inc. è uno dei maggiori produttori americani di pigmenti di biossido di titanio, che vengono utilizzati per colorare e aggiungere opacità a vernici, plastiche, carta, coloranti tessili e smalti ceramici. L'azienda produce anche additivi che controllano il flusso e il livellamento delle proprietà di vernici, inchiostri, lubrificanti, sigillanti, adesivi e prodotti cosmetici.
42
Capitolo Quarto
LA QUESTIONE DELL’URANIO IMPOVERITO
E’ dal Kosovo che parte il “caso DU”.
In Italia si comincia a parlare di Uranio impoverito nel 2000 quando vengono segnalati i primi
casi sospetti di leucemia tra militari italiani che hanno preso parte alla missione di pace in questa
regione. Ma la prima vittima nota è un ragazzo di Cagliari, Salvatore Vacca, morto nel settembre
1999.
Il 22 dicembre muore un soldato portoghese, stesso giorno in cui in Italia viene istituita la
Commissione Mandelli73. Il 30 dicembre muore un carabiniere italiano e si torna a parlare di un ex
militare di Pavia morto il 6 novembre. Nei primi giorni del 2001, l'allarme diventa europeo.
Vengono segnalati casi sospetti in Spagna, Regno Unito, Repubblica Ceca, Francia e Romania. Si
tratta di soldati che hanno prestato servizio per mesi nelle zone bombardate con proiettili al DU. Le
reazioni dei governi europei sono altalenanti. Inizialmente Germania ed Italia chiedono la messa al
bando delle armi al DU. La proposta è lanciata dal ministro della difesa italiano Sergio Mattarella74
73 Commissione, presieduta dal Prof. Franco Mandelli, con il compito di accertare tutti gli aspetti medico-scientifici dei casi emersi di patologie tumorali nel personale militare impiegato in Bosnia e Kossovo. Il Professor Franco Mandelli è professore ordinario fuori ruolo di Ematologia all’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1979 al 2003 ha diretto a Roma il Centro Universitario di Ematologia del Policlinico Umberto I° da lui creato, composto oggi di reparti ospedalieri di ricovero per adulti e bambini, centro trapianti di midollo, day hospital, ambulatori, servizio per le malattie emorragiche e trombotiche, servizio di assistenza domiciliare, casa-alloggio per malati e loro parenti, pronto soccorso ematologico 24 ore su 24. E’ Presidente dell’AIL- Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma.
74 Sergio Mattarella (Palermo, 23 luglio 1941) è un politico e deputato italiano, più volte Ministro della Repubblica. Di famiglia di tradizione democratica cristiana, figlio di Bernardo Mattarella e fratello di Piersanti, professore di Diritto parlamentare presso l'Università di Palermo, è stato un esponente della Democrazia Cristiana. Deputato dal 1983, diviene ministro dei rapporti con il Parlamento nei governi De Mita e Goria, al dicastero della pubblica istruzione nel Governo Andreotti VI, fino alle dimissioni, avvenute, insieme a quelle di altri ministri, per protestare contro l'approvazione della legge Mammì. Direttore del Popolo dal 1992 al 1994, Mattarella è stato uno dei principali rappresentanti del rinnovamento della Democrazia Cristiana che portò alla formazione del Partito Popolare Italiano. Porta il suo nome la riforma della legge elettorale in senso maggioritario (giornalisticamente nota anche con l'appellativo datogli
43
al vertice Nato del 9 gennaio. Usa e Gran Bretagna dicono di no. Il giorno dopo, il Senato italiano
approva a larga maggioranza una richiesta di moratoria. Si scopre che forze Nato hanno usato armi
al DU in esercitazioni in Germania. La protesta di Berlino trova prima una smentita e poi
un'ammissione imbarazzata dall'Alleanza75. Il 16 gennaio il Parlamento Europeo76 approva (339
favorevoli, 202 contrari, 14 astenuti) una risoluzione che chiede una moratoria, a scopo
precauzionale, sulle armi in questione. Pochi giorni dopo, però, dal vertice dei Ministri della Difesa,
emerge una posizione molto blanda: nessuna decisione politica prima di dati scientifici certi. Il 18
gennaio il ministro Mattarella riferisce alla Camera sulla questione: 23 casi e 8 decessi il bilancio
provvisorio; nel frattempo anche il Times77 denuncia la presenza di plutonio nei proiettili
incriminati. In Europa scoppia questa polemica.
I fatti però non cominciano nel dicembre 2000 con i primi casi sospetti di leucemia tra militari
italiani. Non cominciano neppure alcuni mesi prima, quando Salvatore Vacca si arrendeva al
da Giovanni Sartori di Mattarellum) approvata nell'agosto del 1993. Nel 1996, con la nuova legislatura a maggioranza ulivista, viene eletto capogruppo dei deputati popolari. Durante il governo D'Alema I ha assunto la carica di vicepresidente del Consiglio, mentre nei successivi Governo D'Alema II e Governo Amato II è stato Ministro della Difesa. Nel 2001 viene rieletto alla Camera dei deputati nelle liste della Margherita, dal 2001 al 2002 ricopre l'incarico di vicepresidente del Comitato per la legislazione, che poi presiederà fino al 2003. Alle elezioni politiche del 2006 è riconfermato deputato per la lista dell'Ulivo. Cessato dal mandato parlamentare il 28 aprile 2008.
75 Alleanza: Rif. NATO
76 Il Parlamento europeo è l'assemblea parlamentare dell'Unione europea. Essa svolge una funzione di controllo ed è l'unica istituzione europea ad essere eletta direttamente dai suoi cittadini. Insieme al Consiglio dell'Unione europea, costituisce una delle due camere che esercitano il potere legislativo nell'Unione. Tuttavia, i loro poteri non sono identici (c.d. bicameralismo imperfetto), e devono convivere coi poteri che il trattato riserva agli Stati membri. Il Parlamento ha la propria sede ufficiale a Strasburgo, ove avvengono quasi tutte le sessioni plenarie, ma si riunisce anche a Bruxelles e in Lussemburgo. Per numero di votanti, più di 388 milioni, esso è la seconda più grande assemblea parlamentare al mondo tra quelle scelte tramite elezioni democratiche, dopo la Camera del Popolo dell'India. Ogni cinque anni a partire dal 1979, si tengono le elezioni contemporaneamente in tutti gli Stati membri per eleggere gli eurodeputati, attualmente 736 che rappresentano circa 500 milioni di abitanti. I nuovi Stati membri che entrano a far parte dell'Unione europea nel corso della legislatura, eleggono i loro deputati, il cui mandato termina alla fine della stessa, o tramite nomina parlamentare oppure tramite apposite elezioni popolari.
77 The Times è un quotidiano britannico che si stampa a Londra, famoso in tutto il mondo. Fu il primo a chiamarsi Times, pertanto non va confuso con i molti altri giornali del mondo che hanno un nome simile, ad esempio il New York Times, il Times of India, l'Irish Times ed il settimanale d'attualità TIME. Una caratteristica del giornale è stato il celeberrimo carattere tipografico Times New Roman, usato dal 1932 ma oggi sostituito con un carattere più adeguato.
44
linfoma che lo aveva ormai condannato. Neanche con l’inizio dei bombardamenti in Bosnia,
quando gli aerei della Nato sganciano nelle campagne intorno a Sarajevo 10.800 proiettili con
testate a uranio impoverito. I fatti, come i documenti riportati in appendice testimoniano
cominciano molti anni prima, il primo marzo 1991, quando il ministero della difesa statunitense
commissionò al laboratorio di ricerca nazionale di Los Alamos test sugli effetti dei penetratori
all’Uranio impoverito.
Le armi all’Uranio impoverito sono il simbolo di un grande successo tecnologico. L’uranio
allo stato naturale non ha la durezza del tungsteno, ma può essere indurito con una tecnica segreta,
basata sulla formazione di una lega tra Uranio e titanio e con un successivo stadio di
raffreddamento. Alla fine si forma un unico grande cristallo metallico, anziché una massa caotica di
cristalli sottili. Questa struttura monocristallina è fortissima,e ha soprattutto il vantaggio di costare
molto meno del tungsteno78.
Nel 1991, dopo una serie di test effettuati a Los Alamos, in un memorandum gli studiosi del
Los Alamos National Laboratory, riassunsero in in modo inequivocabile quanto segue:
“L’uranio si comporta benissimo in battaglia ma, nonostante ciò, se ne sconsiglia l’uso e si
consiglia di monitorarne gli effetti; diversamente ne diventa praticamente inaccettabile l’utilizzo e
per questo sarebbe addirittura meglio cancellarlo dagli arsenali”79
.
Già prima in realtà erano state rilevate controindicazioni sull’utilizzo di questo materiale. Nel
1984 gli statunitensi avevano fatto ricerche sul DU usato come contrappeso nei bilancieri degli
aerei: si era verificato un incidente e alcune squadre erano state impiegate per recuperare il
materiale fuoriuscito. In questo documento firmato da Robin Beard80, all’epoca responsabile della
sicurezza degli aerei, si avvisava che:
“l’uranio ha una modesta emissione di radioattività, le particelle emesse sono di tipo alfa, le
più penetranti. Inoltre esplodendo , nebulizza nell’aria un aerosol di polveri chimicamente tossiche.
Se ingerite, queste polveri, possono danneggiare gli organi interni81
”.
78 Uranio. Il nemico invisibile, Stefania Divertito, Infinito, 2005
79 Uranio. Il nemico invisibile, Stefania Divertito, Infinito, 2005.
80 Robin Leo Beard, Jr. (21 agosto 1939 - 16 giugno 2007) è stato un membro repubblicano della Camera degli Stati Uniti dove ha prestato servizio dal 1973-1983.
81 Uranio. Il nemico invisibile, Stefania Divertito, Infinito, 2005
45
Nozioni scientifiche quindi, non semplici opinioni politiche o illazioni di giornalisti in cerca
di notizie da urlare a tutta pagina
IL DIBATTITO IN ITALIA
4.1 LA COMMISSIONE MANDELLI
In Italia l'allarme DU esplode quindi nel dicembre 2000. I sospetti sulle morti dei militari italiani
costringono il governo presieduto da Giuliano Amato ad affrontare la questione.
Il 19 dicembre 2000 l’allora ministro della Difesa Sergio Mattarella (che fino al giorno prima
aveva
negato ogni sorta di preoccupazione nei confronti dei militari italiani di stanza nei Balcani)
istituisce con un decreto ministeriale una commissione d’inchiesta scientifica per monitorare la
situazione e capire se esiste una connessione diretta tra malattie ed esposizione all'Uranio. A
presiedere la commissione è il noto ematologo Franco Mandelli, scienziato di chiara fama
internazionale, impegnato da molti anni sul fronte delle leucemie attraverso l’Ail82 (Associazione
italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma) e considerato il più illustre studioso della
materia.
Della commissione fanno parte il direttore del dipartimento di Fisica dell'Istituto Superiore
della Sanità Martino Grandolfo, il direttore del reparto epidemiologico dell'Istituto Superiore di
Sanità Alfonso Meli, il direttore dell'Istituto di radiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia
della Sapienza di Roma, Giuseppe Onofrio dell'Agenzia nazionale della Protezione ambientale,
Vittorio Sabbatini, capo ufficio nucleare del Centro Interforze Studi Applicazioni Militari e il
generale medico Antonio Tricarico.
Compito della Commissione è accertare tutti gli aspetti medico-scientifici dei casi emersi di
patologie tumorali nel personale militare, in particolare in militari che hanno svolto attività
operativa in Bosnia e Kosovo, verificando se esista correlazione con il munizionamento all’uranio
impoverito impiegato in quell’area; ovvero se siano identificabili cause diverse all’origine di queste
patologie.
La decisione di istituire la Commissione è stata assunta sull’onda dell’allarme sociale nato
dalla diffusione delle notizie sui giornali. Infatti l’articolo 2 del decreto ministeriale stabilisce “ La
Commissione avrà disponibilità di accesso alle informazioni di carattere medico, tecnico e
82 L’AIL - Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma, costituita a Roma l’8/04/1969 e riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica n. 481 del 19/09/1975.
46
operativo necessarie per lo svolgimento delle proprie indagini che andranno svolte con
sollecitudine, tenuto conto dell’esigenza e dell’aspettativa che si faccia rapidamente chiarezza su
tale problematica, compatibilmente con i tempi occorrenti per i necessari accertamenti e
approfondimenti”. Le indagini andranno svolte con sollecitudine, questo sarà uno dei motivi per
cui, il 19 marzo 2001, a poche settimane dall’inizio dei lavori, la Commissione produsse già una
prima relazione, chiamata “preliminare”, e scrisse nell’introduzione:
“Il tempo impiegato per la stesura di questa relazione è derivato dalla necessità di
raccogliere tutti i dati riguardanti i militari che hanno svolto attività operativa in Bosnia e Kosovo
e di verificare la diagnosi delle neoplasie maligne”.
In poco più di due mesi erano stati già raccolti tutti i dati e scritto il primo resoconto, in cui si
legge che:
“La popolazione sulla quale è stata calcolata l’incidenza di neoplasie è costituita dai militari
che dal dicembre 1995 al gennaio 2001 hanno compiuto almeno una missione in Bosnia e/o
Kosovo. L’elenco di tali soggetti è stato fornito dagli Stati Maggiori dell’Esercito, Aeronautica,
Marina e Carabinieri, alla Direzione Generale della Sanità Militare che li ha trasmessi all’Istituto
Superiore di Sanità. Non sono stati presi in considerazione i casi senza diagnosi documentata e
quelli con diagnosi di malattie non neoplastiche. I casi segnalati, la cui documentazione acquisita
non era sufficiente per la definizione della diagnosi, non sono stati al momento presi in
considerazione.
Il calcolo dei tassi di incidenza è stato fatto considerando al numeratore il numero di casi per
ciascuna delle patologie segnalate ed al denominatore la somma dei tempi di osservazione di
ciascun soggetto (dalla data della prima missione al giorno 31 gennaio 2001, data in cui sono stati
acquisiti i dati da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, o alla data della diagnosi per i casi). Sono
stati calcolati i tassi specifici per classi quinquennali di età per le seguenti patologie: Linfoma di
Hodgkin (LH), Linfoma Non Hodgkin (LNH)83
, Leucemia Linfatica Acuta (LLA), totale delle
malattie emolinfoproliferative osservate, totale dei tumori solidi e totale complessivo dei tumori
maligni registrati. Il confronto dei tassi di incidenza della popolazione studiata è stato fatto con
quelli delle popolazioni maschili coperte dai registri tumori italiani. I registri tumori raccolgono
dati di incidenza in base a diagnosi confermate. Sono stati utilizzati i 9 Registri di cui erano
disponibili i dati aggiornati. I dati utilizzati si riferiscono al periodo 1993-1997. Come indicatore
per il confronto è stato utilizzato il rapporto tra i casi di tumore “osservati” nella popolazione dei
83 Linfoma di Hodgkin (LH), Linfoma Non Hodgkin (LNH): vedi cap. 4, punto 4.1
47
militari che si sono recati in Bosnia e/o Kosovo e quelli “attesi”, in quella stessa popolazione,
facendo riferimento ai tassi dei registri tumori italiani: il rapporto tra casi “osservati” e casi
“attesi” dà una misura di rischio denominata SIR (Standardized Incidence Ratio). Quando non c’è
differenza tra casi osservati ed attesi tale rapporto è uguale a 1, mentre un valore maggiore sta ad
indicare un numero di casi osservati maggiore di quello atteso e viceversa per un valore minore ad
uno. Anche per i SIR sono stati calcolati gli intervalli di confidenza.
Per rendere la popolazione in studio più omogenea e per rendere agevole il confronto con i
dati provenienti dai Registri tumori operanti in Italia, l’analisi è stata ristretta alle fasce di età tra i
20 ed i 49 anni che comunque comprendono il 97,1% dell’intero gruppo dei militari italiani andati
in missione in Bosnia e/o Kosovo. …
Il calcolo dei tassi e dei SIR è stato fatto anche tenendo conto del periodo di latenza tra
esposizione e patologie osservate. Poiché in letteratura non sono riportati dati certi riguardo alle
latenze, è stata ipotizzata una latenza minima di 12 mesi. Sono stati esclusi dall’elaborazione tutti
quei soggetti che avevano un periodo di osservazione inferiore a 12 mesi e, per ogni soggetto, sono
stati tolti i primi 12 mesi di osservazione (in quel periodo non erano a rischio di sviluppare la
patologia a causa dell’esposizione in studio).84
Preliminarmente la Commissione conclude che:
“1) Per le neoplasie maligne (ematologiche e non) considerate globalmente emerge un
numero di casi inferiore a quello atteso. Tale risultato può essere dovuto in parte alla selezione per
idoneità fisica alla quale sono sottoposti i militari ed in parte al fatto che gli attesi sono stati
calcolati in base a Registri Tumori che provengono soprattutto dal nord dove l’incidenza dei
tumori nel complesso è più elevata rispetto al sud (da dove proveniva la maggior parte dei militari
impegnati in Bosnia e/o Kosovo).
2) Esiste un eccesso, statisticamente non significativo, di casi di Linfoma di Hodgkin e
Leucemia Linfatica Acuta, ma allo stato attuale dei numeri tale risultato può essere dovuto al
caso”.
In conclusione, la Relazione preliminare stabilisce che sono esclusi legami tra linfomi e DU, è
segnalata però un'anomalia dell'incidenza del linfoma di Hodgkin che rende necessari ulteriori studi.
84 “Relazione Preliminare della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo”, 19 marzo 2001
48
Il 29 maggio di quello stesso anno la Commissione Mandelli pubblica la Seconda Relazione,
basata su dati più ampi di quella precedente, ma non ancora definitiva. In questa seconda relazione
l’incidenza dei casi di neoplasie maligne con diagnosi confermata viene aggiornata con i casi
segnalati entro il 30 aprile 2001 e confrontata con i dati di 12 Registri Tumori Italiani invece dei 7
utilizzati nella Relazione precedente. Vengono inoltre riportati i primi risultati delle analisi eseguite
su un campione di militari per verificare l’eventuale esposizione ad uranio impoverito e sono inoltre
esposte alcune considerazioni preliminari sull’Uranio impoverito che derivano dai dati disponibili
in letteratura e dai risultati di analisi effettuate da organismi italiani ed internazionali.
La seconda relazione conclude che:
“1) Per le neoplasie maligne (ematologiche e non) considerate globalmente emerge un
numero di casi inferiore a quello atteso. Tale risultato può essere dovuto in parte alla selezione per
idoneità fisica alla quale sono sottoposti i militari ed in parte al fatto che gli attesi sono stati
calcolati in base a Registri Tumori che provengono soprattutto dal nord, dove l’incidenza dei
tumori nel complesso è più elevata rispetto al sud (da dove proviene la maggior parte dei militari
impegnati in Bosnia e/o Kosovo).
2) Esiste un eccesso, statisticamente significativo, di casi di Linfoma di Hodgkin. Si ritiene
necessaria una conferma dei risultati finora ottenuti, e pertanto si suggerisce:
a. Di svolgere uno studio caso-controllo all’interno della coorte considerando, oltre
all’uranio, altri possibili fattori di rischio.
b. Di seguire nel tempo la coorte dei soggetti impegnati in Bosnia e/o Kosovo, per monitorare
l’incidenza di neoplasie maligne e seguire l’evoluzione del quadro epidemiologico finora emerso.
c. Di proporre agli altri Paesi della Nato che sono stati impegnati in Bosnia e/o Kosovo,
anche in relazione agli studi già avviati, di individuare metodologie uniformi per valutare
l’incidenza di neoplasie maligne nei militari dei rispettivi Paesi. Ciò al fine di un confronto e di una
valutazione globale dei diversi studi.
d. Di proporre nelle opportune sedi internazionali - ad esempio, in sede UNEP – di estendere
le indagini sull'eventuale diffusione nell'ambiente di uranio impoverito anche alla Bosnia e, in
particolare, all'area di Sarajevo.85
85 “Seconda relazione della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo”, 28 maggio 2001
49
Riguardo al Linfoma di Hodgkin, quindi, i risultati sono ribaltati ed è la Commissione stessa
a chiedere che si continui a lavorare su questi eccessi, proponendo una più ampia collaborazione tra
altri Paesi Europei e la Nato.
Intanto a giugno dagli Usa arrivano notizie allarmanti: lo stesso Pentagono avrebbe da tempo
accertato la pericolosità del DU. Sarebbe perciò smentito tutto il lavoro del team guidato da
Mandelli. Sulla commissione piovono critiche durissime. Non si discute la competenza e
l'autorevolezza di Mandelli, ma si sospetta, che la commissione non sia mai stata messa in grado di
condurre indagini pienamente indipendenti. Le ricerche sarebbero state guidate e condizionate dal
Ministero della Difesa ed avrebbe così prevalso la ragion di Stato a scapito della verità.
In sintesi, tra morti (9) e malati, erano stati 35 i casi esaminati nella seconda relazione della
commissione Mandelli, aggiornati al 30 aprile 2001 mentre la prima relazione, che si era fermata
alla fine di gennaio, era arrivata all'analisi di 28 casi. Intanto, secondo alcuni (uno schieramento
trasversale, composto da parlamentari, associazioni di militari, medici e scienziati) la vera causa
delle patologie starebbe nei vaccini: un mix di 35-40 vaccinazioni, tra facoltative e obbligatorie, in
tempi strettissimi, che avrebbero gravemente indebolito le difese immunitarie dei soldati. Altri,
invece, puntano l'indice contro inquinanti ''di vario genere'' presenti nell'ambiente: si parla, in ordine
sparso, di plutonio, benzene, radiazioni ionizzanti, contaminazioni legate alla natura degli obiettivi
colpiti durante i bombardamenti.
I sette uomini della commissione continuarono a lavorare. Impiegarono un anno per produrre
il risultato definitivo del loro lavoro: la terza relazione o relazione finale (11 giugno 2002).
Come per le precedenti relazioni si legge che:
“1) Per le neoplasie maligne (ematologiche e non) considerate globalmente emerge un
numero di casi inferiore a quello atteso. Tale risultato può essere dovuto in parte alla selezione per
idoneità fisica alla quale sono sottoposti i militari ed in parte al fatto che gli attesi sono stati
calcolati in base a Registri Tumori che provengono soprattutto dal nord, dove l’incidenza dei
tumori nel complesso è più elevata rispetto al sud (da dove proviene la maggior parte dei militari
impegnati in Bosnia e/o Kosovo).
2) Esiste un eccesso, statisticamente significativo, di casi di Linfoma di Hodgkin. L’eccesso di
LH nel gruppo di militari impegnati in Bosnia e/o Kosovo emerge anche dal confronto con i
Carabinieri mai impegnati in missioni all’estero. Questa popolazione è confrontabile con quella dei
militari impegnati in Bosnia e/o Kosovo, in quanto si tratta comunque di una popolazione militare;
50
inoltre, la distribuzione per area geografica di provenienza dei Carabinieri non è molto diversa da
quella dei militari impegnati in Bosnia e/o Kosovo. D’altro canto, i dati sulle patologie registrate
su questa popolazione provengono dai Servizi Sanitari dell’Arma dei Carabinieri, ai quali la
comunicazione è fatta spontaneamente dai soggetti affetti dalla patologia; per questo motivo, i casi
possono essere sottostimati (con una conseguente sovrastima del SIR). Meno probabile è, invece,
una sottostima dei casi segnalati ai Registri Tumori. Infatti, questi ultimi utilizzano più fonti
(cartelle cliniche di ricovero, schede di dimissione ospedaliera, archivi dei referti istologici e
citologici, certificati di morte) per la registrazione dei casi.
L’incompletezza nella verifica della diagnosi (5 diagnosi verificate su 14) per i sospetti LH
nei Carabinieri può aver portato ad una sottostima dei SIR di tale patologia nei militari inviati nei
Balcani.
Per quanto riguarda l’incidenza di LH si sottolinea che, in Italia, non c’è evidenza di una
variazione geografica rilevante tra le diverse aree geografiche.
3) I risultati dell’indagine a campione svolta sui militari italiani impiegati in Bosnia e Kosovo
non hanno evidenziato la presenza di contaminazione da uranio impoverito. Questo risultato è in
accordo con quanto rilevato a tutt’oggi dalle altre indagini svolte, sia su militari che sull’ambiente,
a livello nazionale ed internazionale.
4) Sulla base dei dati rilevati e delle informazioni attualmente disponibili, non è stato
possibile individuare le cause dell’eccesso di Linfomi di Hodgkin evidenziato dall’analisi
epidemiologica svolta.
Nessun accenno alle informazioni limitate esistenti in letteratura scientifica per quanto
riguarda l’irradiazione interna da uranio impoverito., aspetto questo più volte sottolineato da
Martino Grandolfo, uno dei componenti della Commissione stessa. Solo, nelle raccomandazioni
finali si può leggere quanto segue:
RACCOMANDAZIONI
La Commissione raccomanda:
a) di seguire nel tempo la coorte dei soggetti impegnati in Bosnia e/o Kossovo, per
monitorare l’incidenza di tumori solidi ed ematologici e seguire l’evoluzione del quadro
epidemiologico finora emerso;
…
51
f) di svolgere ricerche approfondite sulle possibili altre cause di aumentata incidenza di
linfomi, poiché allo stato attuale delle conoscenze, non è stata dimostrata una correlazione tra i
Linfomi di Hodgkin e non Hodgkin e l’esposizione interna a radiazioni ionizzanti86.
La “Relazione finale della commissione Mandelli” conclude così definitivamente le sue
indagini e afferma che per le neoplasie maligne il numero di casi è inferiore a quello atteso, che
esiste un eccesso statisticamente significativo di casi di Linfoma di Hodgkin, che i risultati
dell’indagine svolta sui militari non hanno evidenziato la contaminazione da DU e che non è stato
possibile individuare le cause dell’eccesso dei Linfomi di Hodgkin.
Riassumendo, viste le 3 relazioni della commissione, i risultati non cambiano di molto e
l’unico dato degno di nota è un eccesso di casi di linfomi di Hodgkin.
Questa fase avrebbe dovuto far capire che, in base alle limitate informazioni scientifiche
esistenti, non è possibile trovare un nesso causa-effetto tra l’utilizzo di questo materiale e i linfomi.
Però, come dirà in un’intervista lo stesso Grandolfo, allo stesso tempo e per gli stessi motivi non è
possibile neanche assolvere l’uranio.
Invece la stampa e i politici che avevano commissionato lo studio al team di Mandelli
dedussero semplicemente che l’uranio non è colpevole delle malattie e delle morti dei soldati.
Certamente la Commissione avrebbe dovuto scrivere le conclusioni tratte in maniera più esplicita.
Critiche alle relazioni87
Più volte nel corso degli anni sono stati messi in evidenza errori e manchevolezze nel mandato
ricevuto dalla Commissione Mandelli. Errori statistici, imprecisioni nella raccolta dati, nella scelta
del campione e nel calcolo del numero dei soggetti.
Il mandato ricevuto da parte del Ministero della Difesa in data 22 dicembre 2000 recita al
primo comma:
“Viste le informazioni emerse circa i casi di patologie tumorali di varia natura che hanno
interessato personale militare impiegato in missioni operative nei Balcani…”
86 “Relazione Finale della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo”, 11 giugno 2002
87 Uranio. Il nemico invisibile, Stefania Divertito, Infinito, 2005.
52
E invece le relazioni Mandelli hanno preso in considerazione solo il personale che ha operato
nella Bosnia e nel Kosovo, nonostante, ad esempio, si sia trovato un inquinamento del suolo molto
rilevante in Serbia.
Una grave imprecisione effettuata è stata quella di affidare alla Commissione Mandelli uno
studio i natura epidemiologica. Studi di questo genere non possono essere avviti se non dopo che il
fenomeno da esaminare sia considerato concluso. Altrimenti rischia di essere incompleto e
contraddetto da eventuali dati che emergono successivamente. La Relazione, invece, è stata iniziata
e conclusa mentre il fenomeno era in pieno sviluppo.
Nel lavoro della Commissione Mandelli è completamente mancata una componente di
sperimentazione in “corpore vili”, cioè una sperimentazione che doveva e poteva essere eseguita
con le ovvie cautele previste.
Si tratta di sperimentazioni di armi all’Uranio contro vari obiettivi (carri armati, strutture
protettive, ecc.) e dell’analisi dei possibili effetti di nocività prodotti.
Non si capisce perché questa problematica non sia stata neppure presa in considerazione.
Altra questione riguarda le lacune nella raccolta dei dati.
Recentemente all’Associazione ANAVAFAF88 sono stati resi noti due casi di patologie
tumorali tra i militari che avevano partecipato alla Guerra del Golfo, cioè operazioni risalenti a circa
13 anni fa. Però, in queste relazioni, non sono stati presi in considerazione i casi sospetti verificatisi
dopo la prima guerra del Golfo, dopo la Restore Hope89 in Somalia e in zone limitrofe al Kosovo
come l’Albania e la Macedonia90 e inoltre nei poligoni.
Per limitarsi a casi apparsi sulla stampa (e quindi non incomunicabili per motivi di privacy),
ad esempio, questa Associazione ha registrato i seguenti casi:
1) nel Golfo Persico (Ceccarini, Boscaino, Del Vecchio, Maramarco);
88 L'ANAVAFAF, Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti è stata costituita il 27 gennaio 1983. Presidente, Ammiraglio Falco Accame. L’Associazione svolge attività di tutela e si propone di prevenire e limitare il numero dei morti nelle Forze Armate (Militari di Leva e Militari di Carriera) in tempo di pace. 89 Vedi nota 46
90 La Repubblica di Macedonia (in macedone Република Македониjа) è uno stato della penisola balcanica nell'Europa sud-orientale. Da taluni stati è riconosciuto come the former Yugoslav Republic of
Macedonia (in italiano Repubblica Ex Jugoslava di Macedonia, acronimo FYROM) a seguito dell'adesione del Paese all'Organizzazione delle Nazioni Unite (1993) con tale "denominazione provvisoria" secondo l'organizzazione, adottata per via della disputa sul nome avviata dalla Grecia. Confina con Albania, Serbia, Bulgaria e Grecia.
53
2) in Somalia (Diana, Marica, Pizzamiglio, D’Alicandro, Marini);
3) in Albania e Macedonia (Grimaldi, Melis, Meloni);
4) nei poligoni (Garofalo, Buonincontro, Pintus, Cappellano, Serra, Faedda, Cardia,
Falzarone, Medda).
Peraltro prima che i lavori della Commissione Mandelli potessero avere inizio, occorreva che
fosse svolta tutta una serie di analisi preliminari, per dir così “a monte” dello studio, che invece non
hanno avuto luogo. Tra queste, quella che riguarda la raccolta.
Ad esempio, è mancata la raccolta dei dati dei bombardamenti effettuati sulla Bosnia da parte
di aerei della base ad Aviano91 individuando in base ai rapporti di volo le coordinate geografiche dei
punti colpiti e la natura degli eventuali obiettivi, la qualità e quantità di armi che erano state
impiegate, le date in cui le operazioni erano state effettuate.
Doveva così essere costruita la mappa degli obiettivi colpiti. Occorreva stabilire dove e
quando erano stati dislocati i nostri reparti rispetto a questi obiettivi colpiti e stabilire, dunque, la
loro distanza dagli obiettivi nelle varie fasi di impiego. Inoltre, occorreva stabilire quando e per
quanto tempo detti reparti avevano sostato nella zona inquinata.
Altrettanto grave l’errore di considerare a pari rischio tutti coloro che si trovano in Kosovo
essendo l’area del Kosovo meridionale quella più colpita, e non prendere in considerazione, invece,
i nostri militari che hanno operato al confine con il Kosovo meridionale in Albania e Macedonia,
anche se l’Albania e Macedonia non sono state bombardate.
Tra i nostri militari, molti sono stati impiegati in operazioni di accompagnamento dei profughi
dal Kosovo verso l’Albania e la Macedonia e quindi hanno operato al confine (a volte pernottando
in zona kosovara). Questi militari, in terra di Albania e Macedonia, si sono trovati certo molto più
vicini ai posti bombardati, rispetto ad altri militari operanti nello stesso Kosovo ma più lontani dalle
zone bombardate.
Errata valutazione dei rischi?
Molto tardivamente, dopo che la Prima Relazione era già stata varata, sembra si sia
manifestato, tra i membri della Commissione, il sospetto che vi fossero stati degli errori circa la
presa in esame delle aree colpite e dei soggetti a rischio.
91 La Base aerea di Aviano (in inglese Aviano Air Base o semplicemente Aviano AB) è un aeroporto militare utilizzato dall'USAF. Si trova nel comune di Aviano, in Friuli Venezia Giulia, nell'Italia nord orientale, ai piedi delle Alpi Carniche, circa 15 chilometri a nord di Pordenone. Nella base ha sede il 31st Fighter Wing, dell'aeronautica militare statunitense e dal 1992 al 1 novembre del 2005, fu il quartier generale della Sixteenth Air Force, che ora si trova a Ramstein.
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Non si possono prendere in considerazione, nella stessa maniera, i militari che si trovano
distanti dalle zone bombardate insieme a quelli che, invece, si trovano in prossimità di esse.
Purtroppo però, queste considerazioni avrebbero dovuto essere state fatte prima che si fosse dato
inizio ai lavori della Commissione!
Andava richiesta la storia dell’esposizione dei singoli reparti per individuare dove e quando si
trovavano rispetto ai bombardamenti.
Comunque nessuna correzione è stata apportata, nemmeno dopo la redazione della prima
relazione. Infatti, sia nella seconda relazione che nella terza sono stati presi in considerazione, in
modo del tutto indiscriminato, circa 43.000 militari, mettendo in un unico calderone, oltreché
persone non protette, anche persone protette, persone a rischio e non a rischio, persone vicine e
persone lontanissime dalle zone bombardate, persone che avevano inalato forti dosi di ossido di
uranio e persone che forse non avevano inalato nulla. E tutto ciò non tenendo conto della “distanza
temporale” rispetto a quando erano avvenuti i bombardamenti, cioè persone che si erano trovate in
zone bombardate al momento dei bombardamenti e persone che si sono trovate nelle stesse zone ma
anni dopo.
Quando si parla di “soggetto a rischio”, naturalmente si pone una questione che non riguarda
un dato assoluto ma un dato relativo. Il soggetto può, infatti, trovarsi a rischio altissimo, oppure
alto, medio, basso, secondo dei criteri che devono essere preliminarmente specificati. E ciò, dunque,
andrebbe ben stabilito, ma nelle relazioni Mandelli di queste essenziali differenze non si fa il
minimo cenno.
Ad esempio, la Royal Society92 britannica ha stabilito tre diversi livelli di rischio:
1) esposizione alta per militari presenti all’interno di veicoli colpiti da proiettili al DU.
2) esposizione mediana: militari che hanno operato all’interno o in prossimità di veicoli già
colpiti
3) esposizione bassa: militari che hanno operato sottovento rispetto all’impiego di proiettili
DU oppure che possono aver soggiornato in siti contaminati a livello di suolo o risospensione
in aria.
Come si è detto, ovviamente corre un rischio più alto chi è più vicino ad un obiettivo colpito,
chi vi sta più a lungo e chi vi si trova a breve tempo dal momento del bombardamento. L’obiettivo
può essere, ad esempio, un carro armato distrutto, una fortificazione distrutta o una casa
92 Royal Society of London for Improving Natural Knowledge: nata a Londra il 28 novembre 1660, è la più antica società scientifica al mondo e la principale organizzazione nazionale per la promozione della ricerca scientifica in Gran Bretagna.
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danneggiata. Il rischio è, evidentemente, legato alla dose di inalazione subita. E d’altra parte è
legato anche alla mancata protezione.
Per esempio raccogliere a mani nude proiettili è certamente assai rischioso, perché basta una
screpolatura nella pelle affinché l’ossido di uranio possa penetrare nel sangue. E centinaia di
proiettili sono stati raccolti a mani nude per portarli presso un cratere e farli poi esplodere tutti
insieme, non adottando alcuna misura di protezione.
A questo proposito, un altro grave errore che ritroviamo in tutte e tre le relazioni Mandelli
riguarda il numero dei militari considerati come “esposti” alle radiazioni.
Le relazioni prendono in considerazione all’incirca 40.000 militari dimenticando che almeno
12.000 militari, cioè quelli che hanno operato dopo il 22 novembre 1999, dovevano aver ormai
adottato le norme di protezione e quindi non erano da considerarsi tra quelli a rischio. Ciò vuol dire
che, dal totale considerato di 40.000 soggetti ne andrebbero sottratti 12.000 (quasi un terzo), perché
ovviamente vanno considerati solo i “soggetti a rischio” e non i “soggetti non a rischio”!
Altra questione riguarda il fatto che nella relazione avrebbero dovuto essere stati precisati i
soggetti in base alle aree geografiche in cui hanno operato.
C’è, per esempio, chi ha operato solo in Bosnia e chi ha operato solo in Kosovo o solo in
Albania o solo in Macedonia. Ma c’è chi ha operato invece in più di una di queste aree. C’è, anche,
chi prima della Bosnia ha operato in Somalia o nella Guerra del Golfo.
In effetti sono stati messi in un unico calderone tutti soggetti supposti a rischio senza tener
conto di una necessaria loro suddivisione in relazione alle missioni effettuate.
Inoltre c’è differenza tra la condizione “particolare” dei militari e quella, invece, “globale” dei
civili.
La “popolazione dei militari” si distingue da quella dei “civili in genere” in quanto la
popolazione militare è soggetta a visite mediche per poter essere assunta in servizio, oltreché a
visite mediche periodiche per poter restare in servizio. È quindi particolarmente selezionato. Inoltre
per chi si reca in missione sono previste ulteriori visite mediche.
Si tratta dunque di una “fetta” di popolazione da considerarsi più “sana” rispetto a quella
raffigurata globalmente dalla totalità di tutti i cittadini e dunque, anche per questo motivo, il
confronto che è stato fatto è improprio.
Infine c’è un’altra questione. La popolazione dei militari è certamente una popolazione
prevalentemente “sudista”, mentre i registri dei tumori riguardano prevalentemente la popolazione
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“nordista”. E dunque, anche sotto questo aspetto, il confronto è improprio. Tutte questioni
dimenticate nelle relazioni Mandelli.
Assenza nell’analisi del pericolo chimico, dei problemi neurologici e delle malformazioni alla
nascita
Anche a questo proposito non si comprende perché non sia stata inclusa nel mandato la
esigenza di indagare sulla componente di rischio chimico pur essendo stata evidenziata nelle norme
di protezione.
Forse se il mandato della relazione Mandelli fosse stato formulato dal Ministero della Sanità
(Ministero che avrebbe dovuto occuparsi delle questioni in argomento) simili carenze non si
sarebbero verificate.
I problemi medici causati dall’utilizzo del DU non si sono limitati a forme tumorali. Vi sono
state anche forme neurologiche, malformazioni alla nascita dei figli e altri disturbi di maggiore o
minore gravità sia tra il personale militare che tra i civili.
Tutto ciò era mancante nel mandato affidato alla Commissione. Inoltre non sono state prese in
considerazione né le patologie neuropsichiche, né quelle cronico-degenerative e neurologiche. In
particolare la sclerosi amiotrofica laterale, che si è verificata in tanti casi tra i reduci negli USA e
almeno in un caso ci è stato segnalato in Italia.
Non sono state rese note disposizioni che sembrano essere state impartite in relazione al
pericolo di malformazioni alla nascita.
Eppure si sono verificati molti casi tra i militari (e anche tra i civili, abitanti nell’area dei poligoni).
La gravità di questa dimenticanza è ovvia tanto più che l’Italia era bene al corrente della materia
(perfino in televisione sono stati proiettati dei filmati sui casi di malformazioni alla nascita che si
verificarono tra i reduci dei militari USA che avevano operato nella Guerra del Golfo).
- Ci sono state verifiche circa il numero dei casi di patologie riscontrate?
Altra questione riguarda il termine di paragone assunto nelle relazioni Mandelli per stabilire
se i casi riscontrati si dovevano considerare in eccesso o in difetto rispetto a questo termine.
Ma il termine di paragone che è stato assunto come riferimento (cioè il numero che
rappresenta la “media italiana dei tumori”) è ampiamente arbitrario.
Come è noto in Italia non esiste che un numero limitatissimo di registri di tumori (circa 15)
che non possono dar luogo, quindi ad una definizione attendibile di “media nazionale”. Non solo i
registri sono in numero limitatissimo, ma sono tra di loro eterogenei come “confezionatura”. Si
riferiscono a dati ospedalieri relativi a determinate località non tenendo conto che molti ricoveri non
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sono stati fatti in ospedali ma in altre strutture (e spesso neppure nella città a cui il registro si
riferisce). Inoltre, tra le località a cui si riferiscono i registri tumori, ve ne sono alcune che erano ad
elevato rischio. Esse, quindi, alterano in modo “maggiorativo” la media.
Questi si limitano per lo più a registrare i dati fino al 1996 e manca quindi una comparazione
con tutto ciò che è successivo al 1996, e ciò appare incongruo col fatto che le relazioni della
Commissione Mandelli si riferiscono per lo più a casi verificatisi intorno al 2001.
Ma casi di malattie e di morte si sono verificati anche dopo il 2001 e si stanno ancora
verificando.
Improprio quindi un confronto tra i dati, perché manca il corretto riferimento temporale da
prendere in considerazione.
Inoltre, i registri tumori prendono in considerazione persone di tutte le età, diciamo da 0 a 100
anni, mentre la “popolazione dei militari” impiegata nelle operazioni è in età, diciamo, tra i 20 e i
50 anni. Quindi un paragone tra una popolazione che riguarda tutte le età e una popolazione che
riguarda solo un certo numero di anni, è assolutamente inappropriato. Inoltre la popolazione dei
militari è selezionata attraverso visite mediche di idoneità, a diversità della popolazione civile. E’
ovvio, data la selezione medica dei militari, che l’incidenza di tumori sia necessariamente minore
rispetto a quella della popolazione civile.
Qualunque confronto deve tener presente queste diverse condizioni di base.
Infine, c’è una sproporzione tra Nord e Sud: i registri si riferiscono prevalentemente al Nord
Italia mentre l’apparato militare si riferisce prevalentemente a personale del Sud.
Altra questione riguarda il numero dei militari presi in esame; c’è per esempio chi ha
denunciato che il proprio nome è stato conteggiato tre volte. Quindi la cifra complessiva (43.058
secondo l’ultima relazione Mandelli) appare, anche per questo motivo, poco credibile.
Il numero dei casi di morte e di malattia presi in considerazione, che è stato precisato (e con
un tono di grande certezza) nella Relazione ministeriale del 5 aprile 2005, è in realtà un numero
ampiamente discutibile e non può considerarsi in nessun modo come una “verità rivelata”.
La seconda e la terza relazione Mandelli hanno messo in evidenza che, almeno per quanto
riguarda i linfomi di Hodgkin questi risultano in quantità molto superiore a quella che poteva
attendersi…
Però, mentre a seguito della prima Relazione è stata tenuta una conferenza stampa con una
vastissima diffusione sui mass media, a seguito della seconda e terza relazione non è stata tenuta
alcuna conferenza che rettificasse le conclusioni della prima. Anzi, è calato il massimo silenzio.
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Circa il fatto che il numero dichiarato nella relazione non è necessariamente da considerarsi
realistico, ciò deriva anche dalla circostanza che chi si ammala può non rendere note le sue
condizioni di salute per motivi di privacy, per paura di perdere il posto di lavoro o per altri motivi.
Infine il Ministero della Difesa non ha tenuto alcun conto dei dati in possesso di Associazioni
alle quali si erano rivolti i militari o le loro famiglie, sebbene queste libere associazioni avessero
fornito la loro piena disponibilità.
Il linfoma di Hodgkin
Il linfoma di Hodgkin93 è un tumore del sistema linfatico abbastanza raro e dalle cause sconosciute.
Può presentarsi in soggetti di tutte le età, ma è più frequente in quelli fra 20 e 30 anni e fra 65 e 70.
Non è stata dimostrata in modo definitiva un'origine infettiva della malattia, anche se in molti casi è
possibile dimostrare la presenza del virus di Epstein-Barr94 (il virus della mononucleosi infettiva)
all'interno delle cellule neoplastiche. Sono in corso ricerche in molti laboratori per poter
comprendere i meccanismi con i quali il virus provochi la trasformazione neoplastica; quando ciò
sarà avvenuto è probabile che si riuscirà a realizzare anche farmaci più efficaci e meno tossici.
Il modo più comune con cui si presenta un linfoma è un ingrandimento significativo e
persistente di uno o più linfonodi95 superficiali, adenopatia96
superficiale (collo, ascelle, inguine),
senza che ve ne sia un motivo. I linfonodi del linfoma di solito non sono dolenti alla palpazione.
Oltre che in un’area linfonodale superficiale il linfoma può esordire in una sede profonda, non
visibile e non esplorabile con la palpazione, per esempio in sede mediastinica97 o addominale
98,
93 Linfoma di Hodgkin : prende il nome dallo studioso Thomas Hodgkin che nel 1832 descrisse per la prima volta questa malattia.
94 Il virus di Epstein-Barr (EBV) è un virus a DNA appartenente alla famiglia degli herpesvirus, responsabile della mononucleosi infettiva e coinvolto nella genesi di alcuni tumori epiteliali e di alcuni tipi di linfoma.
95 I linfonodi sono degli organi del sistema linfatico. Sono aggregati di tessuto linfatico disposti a intervalli lungo il decorso dei vasi linfatici. Danno origine ai linfociti, drenano e arrestano germi o cellule tumorali. 96 Adenopatia: Termine che letteralmente significa processo morboso che colpisce le ghiandole.
97 Il mediastino è un compartimento anatomico che occupa la parte mediana del torace. Comprende strutture ed organi dell'apparato circolatorio, dell'apparato respiratorio, dell'apparato digerente, del sistema linfatico e del sistema nervoso.
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senza che i linfonodi superficiali siano ingranditi. In tal caso i sintomi possono essere vaghi e la
diagnosi può essere posta più tardivamente, in pratica solo quando la massa linfonodale dà sintomi
compressivi oppure perché compaiono sintomi sistemici. Il linfoma può anche insorgere in sede
extranodale (tonsille, stomaco, intestino, cute, polmone, tiroide, testicolo, ecc). In questi casi i
sintomi saranno legati alla sede interessata. Naturalmente non tutti gli ingrandimenti linfonodali
sono sospetti per un linfoma. A volte può esserci febbre, diminuzione del peso corporeo,
sudorazioni notturne; raramente la malattia può presentarsi con disturbi respiratori tipo tosse,
dispnea, rigonfiamento del viso e del collo: in questi casi è probabile che i sintomi siano dovuti ad
ingrossamento dei linfonodi del mediastino.
Vi sono vari tipi di linfoma. Derivano tutti dalla trasformazione neoplastica dei linfociti.
L’alterazione neoplastica si concretizza in un aumentato ritmo proliferativo, oppure in una più lunga
vita cellulare. Ne risulta comunque un progressivo ingrossamento degli organi linfatici sede del
processo tumorale (a causa della crescente massa di cellule in essi contenuta). I linfonodi sede della
proliferazione linfomatosa si ingrandiscono e divengono palpabili (adenopatia o linfoadenopatia o
adenomegalia99). La milza100 (che normalmente non è palpabile) si può ingrandire e divenire
apprezzabile alla palpazione (splenomegalia). Il midollo osseo può essere infiltrato da cellule
linfomatose (interessamento midollare). In alcuni tipi di linfoma le cellule tumorali possono
invadere il sangue periferico con aumento dei globuli bianchi (leucemizzazione).
Il linfoma può svilupparsi, seppur meno frequentemente, anche al di fuori dei linfonodi ed in
tal caso si parla di linfoma extranodale: a carico di tonsille, stomaco, intestino, ghiandole salivari e
lacrimali, congiuntiva, cute, polmone, tiroide, testicolo, ecc.
Le procedure per la diagnosi e la stadiazione del linfoma di Hodgkin sono identiche a quelle
in uso per gli altri linfomi. Poiché lo stadio della malattia rappresenta probabilmente il fattore
principale che condiziona la scelta del tipo di terapia (chemioterapia e/o radioterapia), la stadiazione
98 L'addome è la cavità corporea che, assieme alla cavità toracica, costituisce il cosiddetto celoma. È delimitata anteriormente dalla parete addominale anteriore è chiusa in alto dal diaframma che la separa dalla cavità toracica e si continua inferiormente con la cavità pelvica. Vi sono contenuti organi dell'apparato digerente. La cavità addominale è rivestita interamente da una membrana sierosa detta peritoneo.
99 Adenomegalia: eccessivo sviluppo delle linfoghiandole
100 La milza è un organo pieno e un organo linfoide secondario,situato nella porzione sovramesocolica della cavità addominale, nella loggia renale,compresa tra la parete posteriore del corpo dello stomaco e la faccia anteriore del rene sinistro, appena sotto il diaframma (tramite il quale contrae rapporti con la pleura e il polmone destro), ed è rivestita dal peritoneo che ne lascia scoperta solo una piccola area di 2-3 cm contenuta tra i foglietti anteriore e posteriore del legamento spleno-renale.
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deve essere molto accurata in tutti i casi. Il sistema utilizzato per la stadiazione del morbo di
Hodgkin è quello di Ann Arbor, oppure la sua versione modificata di Cotswold.
Il sistema di stadiazione di Ann Arbor prevede 4 stadi:
- Stadio I: il tumore in questa fase si ritrova solo in un'unica sede linfatica o in un solo organo
extra-linfonodale (stadio IE)
- Stadio II: la massa tumorale invade due o anche più regioni linfatiche riguardanti lo stesso
lato del diaframma. Possono essere interessate altre sedi linfonodali. Se è interessato un
organo extra-linfonodale si definisce stadio IIE.
- Stadio III: la neoplasia ha raggiunto entrambe le parti rispetto al diaframma. In tale fase
possono essere coinvolti alcuni organi fra cui la milza, il più esposto. Tale stadio viene
suddiviso in III1 (coinvolgimento dei linfonodi sopra i vasi renali come gli ilari, i portali, i
celiaci e i portali), III2 (coinvolgimento dei linfonodi inferiori come i para-aortici, gli iliaci e
i pelvici), IIIE (se coinvolgimento extra-linfonodale) e IIIS
- Stadio IV: tumore diffuso, localizzazione extranodale estesa (midollo osseo, fegato,
polmone)
Ogni stadio viene inoltre definito A oppure B in base all’assenza o presenza di sintomi
sistemici, detti anche sintomi B (febbre superiore a 38°C, sudorazioni notturne profuse, calo di peso
superiore al 10% del normale peso corporeo negli ultimi 6 mesi). A completamento della
stadiazione, vengono definite “bulky”101 le adenopatie massive (mediastiniche, addominali,
superficiali). A livello mediastinico viene convenzionalmente definita bulky un’adenopatia con
diametro trasversale superiore ad 1/3 del diametro toracico, oppure superiore ai 10 cm.
L’assegnazione del singolo paziente alla categoria di rischio più appropriata consente di
scegliere sia il tipo di trattamento più adatto che l’intensità delle cure. Inoltre, per numerosi tipi di
linfoma sono stati condotti studi prospettici di confronto tra diverse opzioni terapeutiche che hanno
consentito di definire il programma di cura più efficace.
I linfomi comprendono due famiglie principali. il linfoma di Hodgkin e i linfomi non-
Hodgkin, questi ultimi sono di gran lunga i più frequenti.
linfomi non-Hodgkin si distinguono clinicamente in linfomi indolenti o a basso grado ed in linfomi
aggressivi o ad alto grado . Questa distinzione descrive la storia naturale del linfoma ed ha
importanti risvolti terapeutici.
101
Bulky: tradotto dall’inglese significa grosso, ingombrante, voluminoso.
61
I linfomi indolenti, detti anche linfomi a basso grado hanno infatti un andamento clinico più
lento e rispondono bene alle cure. Possono però ripresentarsi e quindi hanno a volte bisogno di
essere ritrattati.
I linfomi aggressivi, detti anche linfomi ad alto grado, hanno un comportamento clinico più
aggressivo, progrediscono più rapidamente e richiedono trattamenti più intensivi. Nonostante la loro
aggressività possono guarire.
La classificazione più frequentemente utilizzata è la classificazione dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità o classificazione WHO (World Health Organization)102, che costituisce
l’evoluzione della precedente classificazione REAL (Revised European-American Lymphoma
classification).
Le classificazioni WHO e REAL distinguono:
- Linfomi non-Hodgkin a cellule B (più frequenti)
- Linfomi non-Hodgkin a cellule T (più rari)
- Linfoma di Hodgkin
Il 70-80% dei pazienti affetti da linfoma di Hodgkin può oggi essere definitavamente guarito
con la chemioterapia e/o radioterapia. La mortalità per malattia di Hodgkin è oggi in costante
declino, grazie anche alla disponibilità di efficaci terapie di salvataggio in pazienti in cui la malattia
recidiva a distanza di tempo.
La terapia di questo tumore è tuttavia abbastanza complessa e richiede spesso l'intervento
coordinato di diversi specialisti, con lo scopo di identificare la migliore terapia nel singolo caso,
soprattutto negli stadi veramente limitati, in cui i risultati sembrano equivalenti con l'uso della
chemioterapia o della radioterapia. Negli stadi avanzati (III e IV) quasi tutti i pazienti sono oggi
trattati con chemioterapia ed, eventualmente con radioterapia limitata sulle zone in cui erano
presenti grosse masse tumorali al momento della diagnosi.
102 L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite (ONU) che funge da autorità di coordinamento internazionale per la salute pubblica. Fondata il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra (Svizzera), l'Agenzia ha ereditato il mandato e le risorse del suo predecessore, l'organizzazione sanitaria, che era stata un'agenzia della Società delle Nazioni.
62
4.2 PROGETTO “ SIGNUM”
Studio di impatto genotossico nelle unità militari
Il 29 giugno 2004, in un’audizione presso la Commissione Difesa della Camera, il generale medico
Michele Donvito103, direttore generale della sanità miliare, annuncia e illustra il progetto SIGNUM,
acronimo di “Studio di impatto genotossico104 nelle unità militari”. Si tratta di un monitoraggio dei
soldati di ritorno dall’Iraq istituito dal Parlamento il 12 marzo 2004 con la legge 68105 e finanziato
con una spesa di poco superiore a un milione di euro
Il Ministro della Sanità, con proprio decreto dell’agosto 2004, ha poi istituito il Comitato
scientifico, scopo del quale è il coordinamento dell’attività delle varie strutture che opereranno
all’interno del progetto SIGNUM (Sanità militare e alcune strutture civili di ricerca di alto prestigio, di
alta professionalità), che avranno il compito di portare avanti un settore specifico di ricerca, in modo da
disporre, al termine delle indagini, di dati i più obiettivi possibili e i più scientificamente accreditati per
conclusioni utilizzabili per prevenire complicazioni o comprendere eventuali correlazioni tra esposizioni
ad agenti genotossici e neoplasie.
Le finalita` di questo progetto sono tre:
1- Valutare nella coorte di militari dislocati sul teatro operativo l’effettiva esposizione ad uranio
impoverito e ad altri agenti detti genotossici, quindi cercare le tracce di questi agenti nei
campioni biologici dei soggetti;
103 Generale Michele Donvito. Dal 2003 ricopre l’incarico di Direttore Generale della Sanità Militare. Medico odontoiatra dotato di un ventaglio di specializzazioni e di una grande sete di cultura scientifica legata all’attualità, il Generale conduce una vita dinamica al pari dei suoi uomini. È chiamato a svolgere un compito complesso e multiforme nei vari scacchieri internazionali in cui le Forze Armate italiane sono impegnate in missioni di pace.
104 Per genotossicità si intende la capacità di una sostanza di indurre modificazioni all’interno della sequenza nucleotidica o della struttura a doppia elica del DNA di un organismo vivente. Le mutazioni posso avvenire a livello della linea germinale o somatica; nel primo caso queste possono essere trasmesse alla prole, mentre nel secondo interessano solo la linea cellulare mutata e possono portare a formazione neoplastiche e quindi cancri.
105 Legge 12 marzo 2004, n. 68: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 gennaio 2004, n. 9, recante proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali. Disposizioni in favore delle vittime militari e civili di attentati terroristici all'estero", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2004. http://www.parlamento.it/parlam/leggi/04068l.htm
63
2- Evidenziare la presenza di esposizioni non previste a sostanze mutagene o cancerogene (per
esempio, valutando danni che eventualmente dovessero insorgere a livello di molecole di
DNA106 indotti da esposizioni ad agenti sia fisici sia chimici che possano essere presenti
nell’ambiente);
3- Stimare il rischio di tumore in base alla variazione delle frequenze di base del marcatore
studiato.
La struttura del progetto e` abbastanza complessa. Sono coinvolte sostanzialmente sei unità
operative, una militare (il Centro studi e ricerche di sanità e veterinaria dell’Esercito) e cinque
civili, di alto profilo (l’Istituto superiore di sanità, l’Istituto Casa sollievo della sofferenza - Mendel
di Roma, l’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, l’Università degli studi di Genova
e l’Università degli studi di Pisa). Queste sono le istituzioni che hanno messo a disposizione
laboratori e strutture per portare avanti una parte del progetto con indagini specifiche, che alla fine
verranno assemblate per giungere a conclusioni il più possibile obiettive e scientifiche.
Il teatro operativo scelto è l’Iraq, sia perché fonti ufficiali hanno riportato un impiego
significativo di munizionamenti ad uranio impoverito nel corso della guerra del Golfo del 1991, sia
per la presenza di insediamenti industriali ad alto rischio di inquinamento ambientale.
Lo studio prevede l’adesione volontaria di circa 1.000 militari di varie armi appartenenti a un
contingente nazionale di rotazione.
Al fine di valutare se alcune caratteristiche di base di questa popolazione avessero un
potenziale impatto sull’insorgenza di neoplasie e per essere statisticamente più obiettivi possibile, si
e` deciso di stratificare la popolazione di militari presa in considerazione secondo diversi parametri:
quindi per età, area di nascita e tipologia di impiego (considerato che alcuni erano dislocati sul
teatro operativo, altri facevano lavori d’ufficio, altri si trovavano magari in una situazione
intermedia).
Veniva precisato che lo studio sarebbe avvenuto per un periodo di non meno di 10 anni, a
evidenziare in modo inequivocabile l’incremento che l’uranio impoverito ha nell’incidenza di
tumori locali.
Questo progetto è stato però definito inaccettabile per una serie di motivi piuttosto validi.
106 L'acido desossiribonucleico o deossiribonucleico (DNA) è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi.
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Gli uomini “cavia” opereranno per un decennio superprotetti, come ha affermato il Gen.
Michele Donvito nella sua audizione presso la Commissione Difesa della Camera del 29 giugno
2004:
“L’equipaggiamento in dotazione del personale schierato in Iraq comprende un facciale NBC
completo di borsa a doppio filtro, un indumento protettivo permeabile da indossare sulla tuta da
combattimento per proteggere la pelle da aggressivi chimici e biologici”.
Non si capisce quindi che senso abbia valutare il rischio da Uranio impoverito. Infatti si può
presumibilmente dire in partenza che, se il personale “cavia” adotterà tutte queste protezioni (come
una specie di “doppio airbag”), non correrà alcun rischio da Uranio impoverito o da altre sostanze
inquinanti. Ma ciò non vorrà dire affatto che, chi opera senza protezione (come è stato il caso dei
nostri reparti dal 1993 al 1999), non abbia corso rischi e non corra tuttora.
Teniamo conto, quando consideriamo le sperimentazioni, che è passato un tempo lunghissimo
rispetto ai bombardamenti del 1991 e un tempo molto più breve rispetto ai bombardamenti del
2003. E si sa che gli effetti nocivi dell’Uranio impoverito si indeboliscono nel tempo. Il rischio
riguarderà dunque situazioni diverse da quelle che hanno incontrato gli uomini che si sono trovati
ad operare in tempi ravvicinati rispetto ai bombardamenti.
Anche per questo motivo pare che la valutazione di rischio che si dovrebbe fare con i 1.000 è
ben poco significativa nei riguardi dei rischi che corre chi, senza protezione, si trova ad operare in
vicinanza dei luoghi bombardati, soprattutto se vi si trova a breve distanza di tempo dai
bombardamenti.
Falco Accame, presidente e ricercatore operativo dell’ANAVAFAF (Associazione Nazionale
Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti), nata nel 1983 con l’intento
di tutelare, prevenire e limitare il numero dei morti nelle forze armate in tempo di pace, così si
esprime in merito al progetto Signum:
«Ecco, io credo che questo studio-farsa dall’esito scontato servirà solo a dimostrare che
l’uranio non è pericoloso per l’uomo, quindi a non pagare le tante cause di servizio intentate
da chi di uranio impoverito invece si è ammalato o è già morto»
Accame aveva ragione. Più che una pietra miliare, questo studio si è rivelato una farsa e una pietra
tombale sulle possibilità di accertare la verità sull’Uranio impoverito.
Ad oggi, dello Studio Signum, nulla si sa.
65
4.3 GLI STUDI DELLA DOTT.SSA ANTONIETTA MORENA GATTI
Antonietta Morena Gatti è ricercatore presso la facoltà di Medicina dell’Università di Modena dove
insegna Materiali dentari nel Corso di laurea in Odontoiatria e Biomateriali nel Corso di laurea
specialistica in Biotecnologie. E’ esperta in biomateriali e ha messo a punto tecniche innovative
diagnostiche per evidenziare corpi estranei anche nano dimensionati all’interno di organi (come
polmoni – fegato - cervello) e fluidi (come sangue e sperma). Ha al suo attivo centinaia di lavori
scientifici.
Nel 2005 ha scoperto che esiste una stretta correlazione tra alcune patologie sistemiche (di
origine ignota, come ad esempio granulomatosi cripto genica del fegato e del rene) e la presenza di
micro e nano particelle di origine esogena, inspirate o ingerite involontariamente col cibo inquinato
dall’ambiente. Particelle molto piccole (nanometriche) possono superare la barriera polmonare e
quella intestinale e finire nel torrente sanguigno ed essere intrappolate in organi come fegato e reni
dove possono indurre patologie. Il ritrovamento di questi corpi estranei all’interno di organi come
fegato e reni è stato possibile grazie a una tecnica innovativa di microscopia elettronica che
permette di vedere, misurare e analizzare chimicamente questi reperti.
La Comunità Europea finanziò un progetto di ricerca sulle malattie, battezzate nanopatologie,
per indicare come in realtà si tratti di patologie indotte da micro e nanoparticelle. Vale a dire, in
definitiva, da polveri più o meno sottili. La dott.ssa Gatti, supportata dalle Università di
Magonza107, di Cambridge e dalla Fey Company (ramo di microscopia elettronica della Philips) era
la coordinatrice di questo progetto.
Questo progetto aveva lo scopo di mettere a punto la tecnica di osservazione e di verificare se
queste presenze fossero ricorrenti in malattie come i linfomi, le leucemie e altre forme di cancro e
come, eventualmente, si relazionassero reciprocamente particelle e patologie.
Ciò che l’applicazione della tecnica ha permesso di verificare è che, in oltre 300 casi di tessuti
cancerosi esaminati, la presenza di detriti era costante e localizzata al confine tra il tessuto malato e
quello sano, che dal punto di vista chimico questi erano molto vari e che la loro origine era situabile
nell’ambiente, nel cibo e nei farmaci.
In genere le particelle sono inorganiche, sono costituite da elementi che non fanno parte della
composizione del nostro organismo, e hanno dimensioni che vanno da qualche decina di micron
fino all’ordine di grandezza dei pochissimi nanometri (il nanometro è un milionesimo di millimetro
ed è, più o meno, la dimensione di un atomo di idrogeno).
107 Magonza (ted. Mainz, fr. Mayence) è una città di 196.102 abitanti della Germania occidentale situata alla confluenza dei fiumi Meno e Reno, capoluogo del Land della Renania-Palatinato. Sede di un'università e di una diocesi cattolica, è molto nota per il suo carnevale.
66
Ovviamente queste particelle devono essere penetrate dall’esterno nei tessuti umani e animali,
dove hanno innescato una reazione biologica che ha portato ad un processo patologico. La via
inalatoria, insieme all’apparato digerente, sono le porte d’ingresso certe per queste particelle.
La dott.sa Gatti osservò inoltre che il circolo sanguigno, caratterizzato da un fitto reticolato di
vasi che raggiungono ogni porzione di tessuto, è la via più ovvia per la diffusione di tali particelle
all’interno del corpo.
Sangue, apparato digerente, linfonodi, fegato, reni e perfino il cervello…Corpi estranei sparsi
ovunque. Tanto più gli studi si infittivano, quanto più la dott.ssa Gatti continuava a trovare nei
tessuti patologici particelle con composizioni chimiche molto varie ma tutte accomunate da alcune
caratteristiche: sostanze chimiche inorganiche , non biocompatibili e non biodegradabili.
E’ interessante vedere in che modo questi detriti interagiscono con l’organismo.
La dott.ssa Gatti evidenzia che l’organismo reagisce alla presenza di questi “invasori”
cercando di isolarli. Questo provoca una condizione, chiamata granulomatosi, una forma di
infiammazione cronica che, con il tempo, può diventare una patologia tumorale.
Quando però gli “invasori” sono molto piccoli, di fatto passano inosservati, riuscendo a
penetrare all’interno delle cellule e perfino nel loro nucleo, senza che queste mettano in atto azioni
di difesa efficaci.
Per provare se fosse vero che quei minuscoli granelli provocassero il cancro, il gruppo
francese che collabora alla ricerca iniettò dei particolari di cobalto108, nichel109, biossido di
titanio110, silice111 e cloruro di polivinile112 sotto cute in un gruppo di topi e in un secondo gruppo
sempre di topi, inserì contemporaneamente, sempre sotto cute gli stessi materiali, ma in forma di
dischetti di dimensioni molto maggiori rispetto alle particelle.
108 Il cobalto è l'elemento chimico di numero atomico 27. Il suo simbolo è Co.
109 Il nichel è l'elemento chimico di numero atomico 28. Il suo simbolo è Ni.
110 Il biossido di titanio (o ossido di titanio (IV) o E171) è una polvere cristallina incolore, tendente al bianco; ha formula chimica TiO2, il suo numero CAS è 13463-67-7. Il TiO2 in natura è presente in tre forme cristalline diverse, il rutilo, l'anatasio e la brookite, colorate a causa di impurezze presenti nel cristallo. Il rutilo è la forma più comune: ciascun atomo di titanio è circondato ottaedricamente da sei atomi di ossigeno. Le altre strutture sono degli arrangiamenti ottaedrici distorti.
111 La sìlice è un composto del silicio la cui formula chimica è SiO2.
112 Il cloruro di polivinile, noto anche come polivinilcloruro o con la corrispondente sigla PVC, è il polimero del cloruro di vinile. È il polimero più importante della serie ottenuta da monomeri vinilici ed è una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo.
67
Entro sei mesi gli animali che avevano ricevuto nano particelle metalliche, vale a dire nichel e
cobalto, avevano tutti sviluppato un tumore, mentre negli altri non si riscontravano patologie
mortali.
A questo punto la tecnica sviluppata permetteva di verificare se all’interno dei tessuti
patologici dei soldati reduci dalle guerre che si erano svolte nei Balcani e in Iraq, vi fosse o meno
l’Uranio che era stato indicato come responsabile delle patologie.
Nei campioni di biopsie e di autopsie dei soldati esaminati da questo team non sono mai state
trovate tracce di Uranio. In merito a ciò, così si esprime la dott.ssa Gatti:
“Non significa necessariamente che qualche particella di quel metallo non sia entrata nei corpi dei
soldati, ma solo che io non l’ho trovata. La cosa potrebbe essere dovuta al fatto, per ora del tutto
ipotetico, che queste particelle di uranio vengano sequestrate selettivamente da qualche organo o
tessuto, come, ad esempio, l’osso, che io non ho avuto l’opportunità di esaminare…
…Ciò che ho trovato nei campioni dei sodati, principalmente linfonodi ammalati di linfoma,
nelle forme Hodgkin o, più spesso, non Hodgkin, è una grande quantità di particolato composto
principalmente dai metalli più disparati il che è ragionevole, se si pensa alle condizioni d’origine.
Il proiettile colpisce il bersaglio ed esplode ad una temperatura altissima; il materiale colpito
acquisisce quella temperatura e le sostanze presenti si combinano in leghe del tutto casuali, leghe
formate anche da più di dieci elementi, di nessun interesse industriale o tecnico, e che non esistono
in nessun manuale di metallurgia. E proprio leghe simili io ho trovato sotto forma di micro e nano
particelle nei tessuti ammalati”.
Da questo venne dedotto che l’uranio sarebbe una specie di “mandante occulto”, mentre i
“killer” sarebbero le nanoparticelle degli altri metalli.
Comunque, non si hanno certezze riguardo gli effetti che queste nanoparticelle possono avere
sul’insorgenza di tumori o altre malattie.
Inoltre, questi studi si riferiscono in particolare ai rischi dell’Uranio nel momento in cui l’arma,
impattando con un ostacolo solido, sviluppa una temperatura di circa 3000 gradi. Una temperatura
che è superiore a quelle che si producono con impatti di armi costituite da altri metalli (che
comunque sono temperature anch’esse altissime).
Senza entrare nel merito delle varie questioni, e cioè se la presenza delle nanoparticelle
ritrovate possa essere o meno causa di tumori, si deve osservare che il rischio da Uranio impoverito
non è solo quello che si crea all’impatto di un proiettile con un ostacolo solido, ma è presente anche
68
nel maneggio del metallo a temperatura ambiente (come da Norme NATO del 1984)113. Gli studi
della Dott.ssa Gatti non toccano questo aspetto.
Essi suscitano notevoli perplessità in quanto, fra l’altro, prive dell’indispensabile metodologia
statistica di supporto: la mancanza di un idoneo gruppo di controllo costituito, ad esempio, da
campioni bioptici di neoplasie provenienti da pazienti con anamnesi negative per esposizioni in aree
balcaniche, oppure da cellule di soggetti sani, costituisce un elemento di inaffidabilità. A riprova di
ciò, quanto essa ha affermato non ha trovato sino ad ora riscontro in alcuna pubblicazione
scientifica recensita a livello nazionale ed internazionale…
Sarebbe indispensabile, a questo punto, l’individuazione sperimentale qualitativa e
quantitativa delle particelle, metalliche o no, liberate in forma di nanoparticolato in a seguito
dell’impatto di proiettili al DU con infrastrutture rinforzate o con armature corazzate. Tale indagine
permetterebbe infatti di accertare ed, eventualmente, scartare o meglio precisare possibili fattispecie
di rischio espositivo che, al momento, possono essere solo oggetto di ipotesi, essendo pressoché
impossibile stabilire in modo inequivocabile un nesso plausibile causa-effetto sulla sola base di
accertamenti eseguiti su tessuti di soggetti ammalati.
4.4 COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULL’URANIO
IMPOVERITO
L’istituzione e l’insediamento della Commissione di inchiesta
Con la deliberazione del Senato dell’11 ottobre 2006114, è stata istituita la “Commissione
parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano
impiegato nelle missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati
munizionamenti, nonché le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi
113 Vedi cap. 3, par 3.4 “Norme di protezione”
114 SENATO DELLA REPUBBLICA, DELIBERAZIONE 11 ottobre 2006: “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, nonchè le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico”. http://www.edott.it/LeggiDecreti/2006/SENATO-DELLA-REPUBBLICA--DELIBERAZIONE-11-ottobre-2006-.
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militari sul territorio nazionale, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili
all’Uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti
prodotte dalle esplosioni di materiale bellico”, chiamata spesso per brevità “Commissione
parlamentare di inchiesta sull’Uranio impoverito”.
La Commissione, composta da ventuno senatori, nominati dal Presidente del Senato della
Repubblica in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, ha effettuato
complessivamente tredici sedute in sede plenaria e, rispetto alla data di approvazione della delibera
istitutiva (11 ottobre 2006), ha iniziato la sua attività effettiva con notevole ritardo, essendosi
insediata solo il 13 febbraio 2007.
L’inchiesta ha preso in considerazione, oltre all’Uranio impoverito, altri possibili fattori di
rischio che potrebbero aver innescato le patologie considerate, in modo particolare gli effetti della
dispersione ambientale delle cosiddette “nanoparticelle” di metalli pesanti prodotte dalle esplosioni
di materiale bellico che, sulla base delle risultanze scientifiche, per la loro forma e dimensione,
sono anch’esse riconducibili all’esplosione di ordigni all’Uranio impoverito.
Inoltre, mentre l’attenzione delle precedenti inchieste si era appuntata sul personale militare,
quella attuale ha allargato il suo spettro di azione anche alle popolazioni civili residenti “nei teatri
di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale”.
Uno dei primi problemi affrontati ha riguardato la difficoltà di disporre di dati completi e
attendibili sui casi delle patologie oggetto dell’inchiesta, sia in riferimento al personale militare che
alle popolazioni civili interessate.
Occorre poi sottolineare la grande difficoltà, riscontrata dalla Commissione nell’individuazione, in
termini scientifici, di un rapporto diretto di causa-effetto (nesso di causalità) tra le patologie e
l’esposizione all’Uranio impoverito o ad altri fattori di rischio. Sia i consulenti della Commissione
che gli altri esperti interpellati, infatti, hanno subito messo in luce la necessità di disporre di dati più
completi ed accurati, oltre che di tempi adeguati per poter ipotizzare conclusioni attendibili e non
contestabili.
La Commissione ha allora promosso un’attività sistematica di raccolta dei dati presso i
competenti uffici del Ministero della difesa, mediante la formulazione di quesiti volti ad
individuare il personale militare ammalato o deceduto tra quello che, nel periodo 1996-2006, ha
prestato servizio nelle missioni all’estero o nei poligoni di tiro in Italia. Le relative risposte sono
70
state acquisite per il tramite della Polizia giudiziaria presso tutti i Distretti e i Centri sanitari militari
e trasmessi, per le necessarie valutazioni, all’Istituto superiore di Sanità115.
Da una prima valutazione dell’Istituto, il materiale raccolto si è rivelato interessante ma,
ancora una volta, si è fatto presente che lo stesso aveva natura eterogenea e incompleta e che,
comunque, un’analisi seria e scientificamente rigorosa avrebbe richiesto tempi piuttosto lunghi.
Parallelamente, il Ministro della difesa Parisi116 ha fornito un elenco, riguardante tutto il
personale militare italiano che risulta essersi ammalato di tumore maligno nel periodo 1996-2006
nei quattro teatri operativi principali presi in considerazione ai fini dell’inchiesta (Balcani, Iraq,
Afghanistan e Libano): si tratta di 312 casi, con esito mortale per 77 soggetti.
Peraltro, come riconosciuto dallo stesso ministro Parisi davanti alla Commissione,
trattandosi di dati parziali e considerato che per poter disporre di serie indicazioni statistiche,
epidemiologicamente significative, riguardanti sia il personale militare che quello civile, sarebbe
necessario sottoporle anche ad una valutazione comparativa più precisa, ed esempio suddividendoli
per fasce di età, per tipi di tumore e per periodi di esposizione reali e corrispondenti all’impiego in
zone a rischio. Infatti, per apprezzare compiutamente il complessivo fenomeno appare necessario il
decorso di un adeguato periodo di latenza e occorrerebbe altresì prendere in esame i casi dei militari
italiani inviati all’estero in scenari di guerra in periodi precedenti il 1996 (quanto meno dal 1990).
Proprio per queste ragioni, il 23 novembre 2007 è stato costituito un apposito organismo di
ricerca, denominato “Comitato per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della
Difesa”, composto da ricercatori di riconosciuta competenza scientifica prescelti, oltre che dal
Ministero della Difesa, da quelli della salute e della ricerca, anche su indicazione della stessa
Commissione.
Data la grande difficoltà, riscontrata dalla Commissione nell’individuare questo rapporto
diretto di causa-effetto (nesso di causalità) tra le patologie e l’esposizione all’Uranio impoverito si
è quindi stabilito di operare un mutamento di prospettiva nell’impostazione del problema,
invertendo, per così dire, l’onere della prova.
115 L'Istituto Superiore di Sanità, anche ISS, è un ente di diritto pubblico che, in qualità di organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale italiano, svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica. L'Istituto è posto sotto la vigilanza del Ministero della Salute.
116 Arturo Mario Luigi Parisi (San Mango Piemonte, 13 settembre 1940) è un politico italiano. Dal 17 maggio 2006 al 7 maggio 2008 è stato Ministro della Difesa del Governo Prodi II. In questa veste si è occupato del ritiro delle truppe italiane dislocate in Iraq, avvenuto il 2 dicembre 2006.
71
Atteso infatti che le ricerche e i dati disponibili non consentivano di confermare, ma
neanche di escludere, un possibile legame tra le patologie oggetto dell’inchiesta e l’esposizione
all’Uranio impoverito o ad altri agenti nocivi, la Commissione ha sostituito al nesso di causalità, il
criterio di probabilità, utilizzando strumenti statistico-probabilistici nella valutazione delle
possibili cause delle patologie e sganciando, in un certo senso, l’effetto dalla causa.
“Non potendosi affermare – ma neppure escludere – la relazione tra l’evento morboso e la
causa scatenante, il fatto stesso che l’evento si sia verificato costituisce di per sé, a prescindere
cioè dalla dimostrazione del nesso diretto, motivo sufficiente per il ricorso agli strumenti
risarcitori. In tal modo è consentito l’accesso alle forme di assistenza e risarcimento previste dalle
disposizioni vigenti (compreso il riconoscimento della causa di servizio e della speciale
elargizione) in base ad un dato obiettivo ed inconfutabile, rappresentato, appunto, dal verificarsi
dell’evento morboso a prescindere dall’accertamento scientifico e medico della causa scatenante.
Si è cercato così di fornire una prima, doverosa risposta alle vittime delle patologie e alle loro
famiglie, che hanno spesso denunciato la difficoltà di accedere agli istituti assistenziali e
risarcitori indispensabili per far fronte alle drammatiche conseguenze della malattia, sentendosi
quasi abbandonati dalle istituzioni.”
Cosi viene scritto nella Relazione al Presidente del Senato sulle risultanze delle indagini svolte
dalla Commissione parlamentare d’inchiesta in data 1 marzo 2006117, dove si sottolinea anche la necessità
di semplificare le relative procedure amministrative, ottenendo al riguardo un preciso impegno da
parte del Ministero della difesa, che si è concretizzato in prima istanza mediante l’emanazione di
un’apposita circolare (la n. 0010654 del 1° giugno 2007)118 da parte della competente Direzione
generale della Sanità militare. Lo stesso Ministro ha confermato che sono state avviate le pratiche
per i risarcimenti e, ove possibile, per il riconoscimento della causa di servizio ai soggetti
interessati, con priorità per quelli ricompresi nell’elenco elaborato dal Ministero.
In tal senso, la Commissione raccomanda anzitutto il completamento della raccolta e
dell’analisi epidemiologica dei dati sanitari relativi al personale militare e civile interessato
dall’oggetto dell’inchiesta, sia di quello operante nei poligoni e nelle basi militari sul territorio
nazionale che di quello inviato nelle missioni internazionali all’estero.
La Commissione ritiene altresì opportuno avviare, appena possibile, una revisione dei
protocolli di controllo sanitario preventivo, in particolare per i soggetti destinati all’estero, mediante
117
www.senato.it/commissioni/
118 www.difesa.it
72
esami clinici di tipo più mirato e maggiormente orientati alla verifica delle condizioni immunitarie
dei soggetti esaminati, al fine di individuare tempestivamente eventuali stati di rischio per la salute
o la necessità di precauzioni aggiuntive.
La Commissione raccomanda, inoltre, di avviare una indagine epidemiologica volta a
verificare l’eventuale incremento del tasso di morbilità e malformazioni congenite nei bambini nati
dal 1990 ad oggi, dai militari che si sono recati in missione nelle aree di interesse, nonché il tasso di
infertilità dei militari stessi
La Commissione è favorevole all’introduzione per il futuro di procedure finalizzate al
censimento, nel rispetto della libertà individuale, del personale civile non dipendente da organismi
pubblici (ONG) che, nell’ambito di iniziative di solidarietà, intenda recarsi in teatri bellici
all’estero, valutando altresì l’estensione a tali soggetti dei protocolli di controllo sanitario previsti
per il personale militare o di altre amministrazioni pubbliche e l’individuazione di adeguate forme
di assistenza e di tutela, anche di carattere assicurativo
Si è inoltre ritenuto opportuno controllare l’adeguatezza delle misure precauzionali e degli
equipaggiamenti di protezione individuale adottati dalle truppe italiane nei teatri operativi
all’estero, anche in rapporto alle condizioni igieniche e ambientali, controlli dai quali sono stati
tratti importanti spunti di riflessione. Se infatti non è ancora certo il legame fra casi di malattie o
decessi tra il personale militare, è però evidente che i soldati partecipanti alle missioni
internazionali si sono sempre trovati ad operare in contesti post-bellici, assai degradati dal punto di
vista ambientale ed igienico-sanitario, e che, in alcuni casi e in soggetti predisposti, ciò potrebbe
concorrere a determinare l’insorgere di gravi patologie, tumorali e non.
Risulta quindi fondamentale che i soldati inviati in queste zone siano adeguatamente
protetti, sia dal punto di vista dell’equipaggiamento individuale che delle misure generali di
controllo e profilassi.
La Commissione formula infine l’auspicio che, in base al principio di precauzione, l’uranio
impoverito non sia utilizzato a fini bellici, stanti la sua natura radioattiva e genotossica ed i sicuri
effetti di inquinamento ambientale, come confermato dalla letteratura internazionale, e indica la
necessità di un approfondimento della ricerca sui suoi meccanismi d’azione, soprattutto in relazione
agli aspetti sinergici.
Sono molti i problemi che la Commissione non ha trattato e che invece risultano essere di
essenziale importanza.
73
Ostacolo principale alla mancata realizzazione di conclusioni certe e approfondite è stato
senza dubbio il tempo concesso alla Commissione, meno di un anno per acquisire dati, analizzare
fatti ed esperienze e indagare su eventuali responsabilità. Troppo poco.
È da precisare poi che il mandato conferito alla Commissione è stato un mandato
assolutamente restrittivo e che soprattutto evadeva il tema fondamentale della questione. E cioè
come è stato possibile che i nostri reparti abbiano operato nelle missioni in Somalia e in quelle nei
Balcani per oltre sei anni senza adottare, a differenza di quanto hanno fatto le Forze degli Stati
Uniti, misure di protezione.
Del tutto mancante nel mandato un’altra questione fondamentale e cioè la valutazione dei
risultati della Commissione Mandelli, sia per quanto riguarda il mandato affidato a tale
Commissione, sia per ciò che concerne il modo in cui furono raccolti ed elaborati i dati, sia riguardo
all’analisi degli errori compiuti nella relazione.
La Commissione avrebbe dovuto anche esaminare il grave fatto che dopo la prima
conferenza stampa, basata su dati errati, non siano stati resi noti con simili conferenze stampa i
risultati delle successive relazioni. Questo in modo da rendere note al pubblico le correzioni che
dovevano essere apportate a quanto asserito nella prima. E cioè il numero anomalo e ingiustificato
dei linfomi di Hodgkin che risultò evidente fin dalla seconda relazione e così pure gli altri gravi
rilievi di cui ho parlato.
E’ dunque mancato nella Commissione ogni dibattito sulle responsabilità che vi sono state
in relazione a quanto accaduto perché, è bene ribadirlo, quanto è accaduto non è dovuto né al fato
né al destino cinico e baro.
C’e stata poi una immotivata assoluzione dell’Uranio impoverito.
Secondo i risultati della Commissione non c’è alcuna prova che questo materiale sia
pericoloso, conclusione questa assai impropria, ingiustificata e assai dannosa.
In merito alla questione una cosa è certa: l’Uranio è un metallo pesante e quindi pericoloso e,
di conseguenza, il suo trattamento implica l’adozione di misure di protezione.
Sulla materia è bene ricordare comunque che si dispone di un’ampissima letteratura medica,
precedente e seguente alla guerra del Golfo del 1991, che quindi prende in considerazione i
numerosissimi casi di malattia, di morte e di malformazione alla nascita che si sono verificati tra i
reduci della guerra del Golfo.
Da questa letteratura si ha la conferma della necessità di adottare norme di protezione e di
fatto fin dal 1984 erano state emanate norme di precauzione, come l’uso di maschere, guanti,
occhiali, tute impermeabili ecc...
74
C’è da osservare poi che, da quando i nostri reparti hanno adottato le norme, i casi di tumore e
altre gravi infermità si sono drasticamente ridotti. I militari come pure (anzi ancora di più) i civili
dovevano essere avvertiti in tempo utile dei rischi.
Nessuno per sei anni ha reso noti i rischi da Uranio impoverito ai militari e ai civili.
75
Capitolo Quinto
L'URANIO IMPOVERITO E LE SUE CONSGUENZE
Testimonianze e Opinioni sull’argomento
Il punto di vista del Prof. Massimo Zucchetti
Il professor Massimo Zucchetti, esperto in radioprotezione, impianti nucleari ed effetti
biologici del Politecnico di Torino, nonché membro del comitato “Scienziate e Scienziati contro la
guerra”119 e autore di articoli, rapporti e libri sul DU esprime la sua opinione in merito al problema
dell’Uranio impoverito e relaziona una breve considerazione riguardo ai rapporti redatti
dall’Unep120 sulle ricerche svolte nei Balcani.
Il Professor Massimo Zucchetti sostiene che il DU diviene pericoloso quando viene inalato o
ingerito: poiché viene inserito nella punta dei proiettili per l’alta capacità che possiede nel forare le
corazze degli automezzi blindati, quando il proiettile colpisce il bersaglio crea un’esplosione e
causa la formazione di una nube radioattiva che investe le persone che si trovano nel raggio
d’azione di quella nube. Diverso è invece l’ordine di rischio nel caso in cui il DU venga utilizzato
per scopi civili, nel caso specifico gli aerei, laddove viene applicato sulla punta delle ali e nei piani
di coda con funzione di bilanciamento del velivolo durante l’atterraggio. 119 Nel mese di aprile del 1999 in vari centri di ricerca e dipartimenti universitari italiani nacquero spontaneamente "comitati contro la guerra" (quella condotta dalla N.A.T.O. contro la Repubblica Federale di Jugoslavia). Singoli ricercatori e ricercatrici o gruppi organizzati cominciarono a inviare messaggi di posta elettronica a quanti altri conoscevano in rete e a liste di corrispondenti; furono spesso create liste di mobilitazione ad hoc. I messaggi rimbalzavano rapidamente e si diffondevano, parallelamente alle iniziative che in molte località italiane comitati e coordinamenti cittadini andavano organizzando per rispondere, con l'indignazione e il rifiuto civile, alle bombe d'aggressione e devastazione e al "bombardamento" ignobile della informazione manipolata. Così si diffuse un appello di ricercatrici e ricercatori romani, che suscitò un'eco immediata e da qui si formò a livello nazionale il comitato "scienziate e scienziati contro la guerra" e subito dopo la lista di discussione di posta elettronica "scienza e pace".
120 Vedi nota 62.
76
Evidente il rischio di inalare particelle radioattive per un lavoratore che utilizzi, ad esempio,
una fresa nella parte del velivolo impregnata dall’uranio o ancora, nel caso di disastro aereo,
laddove l’incendio che si sviluppa non è solo chimico ma anche radioattivo.
Secondo il Professor Zucchetti gli studi in corso tendono a dimostrare che il rischio di
accadimenti di questo genere è minimo, ma evidenziano anche una pressoché totale carenza di
informazioni. Nessuna autorità ha mai informato i vigili del fuoco in servizio presso gli aeroporti di
questa eventualità. E i rischi, a quanto stabilisce la legge, grandi o piccoli che siano, devono essere
oggetto di adeguata comunicazione.
Per quanto riguarda i Balcani, di esplosioni, ovviamente non accidentali, ma dovute ai
conflitti bellici in Serbia, in Kosovo e in Bosnia, ce ne sono state a migliaia. I proiettili al DU che
hanno raggiunto il suolo, le fabbriche, i mezzi blindati sono moltissimi. Nella sola Sarajevo furono
lanciati 500 missili Cruise e ogni missile conteneva 20 kg di U-238, pari a 1.000 ton.. Ora si tratta
appunto di verificare tutti i danni, sia dovuto al DU che ad altri fattori, sia sui militari che sui civili.
Per esempio i problemi per quelle popolazioni sono enormi e non solo connessi al DU. Sono state, e
sono tuttora esposte a materiali inquinanti rilasciati nell’aria dalle industrie chimiche rase al suolo,
dalle raffinerie distrutte; ad esempio la zona industriale di Pancevo121, che potremmo paragonare a
Porto Marghera, è stata polverizzata e il suo contenuto vaporizzato nell’aria. Per rendersi conto di
ciò basta solo immaginare che cosa accadrebbe se un evento simile si abbattesse su Porto Marghera,
che già provoca diversi casi di carcinoma ogni anno.
IL DU è il tracciante morale per far emergere una catastrofe ecologica di immani proporzioni
e che investe drammaticamente la popolazione serba, quella kosovara, quella bosniaca.
Sempre a titolo esemplificativo il professor Zucchetti sottolinea i dati del comune di Pancevo,
relativi al 2.000, sull’insorgenza di tumori tra la popolazione, parlano di 10.000 casi; l’anno
precedente al bombardamento erano 1.000. Uranio e non solo, Benzene122, Diossina123, Pcb ecc.,
veleni che hanno contaminato aria, acqua, suolo e sulla cui pericolosità è mancata, anche in questo
caso, l’informazione.
121 Pančevo (serbo: Панчево, ungherese: Pancsova, spesso citata in letteratura come Panczowa o Pancsowa) è una città e una municipalità del distretto del Banato meridionale nel sud-est della provincia autonoma della Vojvodina. È il più importante porto sul fiume Tamis.
122 Il benzene è un liquido volatile incolore dall'odore caratteristico. Dal punto di vista chimico, il benzene (talvolta indicato come Ph-H o φ-H) è un idrocarburo aromatico monociclico avente formula bruta C6H6.
123 La diossina (inglese dioxin), è un composto organico eterociclico la cui struttura consta di un anello con quattro atomi di carbonio, insaturi, e due di ossigeno di formula bruta C4H4O2.
77
E’ certamente vero che i militari inviati in missione nei Balcani non sapessero di essere
esposti a questi rischi, ma è indubbio che le autorità sapevano. Esistono decine e decine di
documenti militari statunitensi che avvertivano sull’utilizzo di questi materiali.
Sempre secondo il professor Zucchetti l’Uranio contamina le matrici ambientali e si disperde
nell’aria per poi ricadere al suolo e depositarsi sul terreno, sulle verdure, sull’erba di cui gli animali
si nutrono, percola il terreno assieme alle precipitazioni atmosferiche, contamina le falde acquifere
e, quindi, ritorna all’uomo. Inalato o ingerito si comporta come molti altri metalli pesanti, passa
attraverso i polmoni, i reni e arriva alle ossa dove viene assorbito e, continuando ad emettere
radiazioni sul midollo spinale, provoca la leucemia124. Le statistiche Istat parlano di un caso ogni
100.000 giovani di età compresa tra i 25 ed i 28 anni. Sei casi ogni 50.000, quali quelli di cui oggi si
discute, portano il rapporto a 1 ogni 10.000. E’ vero che questi giovani possono aver respirato del
benzene o essere stati esposti ad altri agenti cancerogeni, ma la leucemia è una “firma” del DU.
Secondo l’autorevole parere del Professor Zucchetti i rischi presenti e futuri sono notevoli e lo
scenario che presenta è tutt’altro che sereno, forse la “Sindrome dei Balcani” è solo all’inizio.
124 La leucemia è un termine con il quale si indica un insieme di malattie maligne, vari tipi di tumori caratterizzati dalla proliferazione neoplastica di una cellula staminale emopoietica. Col termine leucemia viene quindi comunemente indicato il tumore "del sangue".
Le cellule staminali emopoietiche, che si trovano nel midollo osseo rosso, danno origine a due linee cellulari:
• La linea mieloide, da cui originano i globuli rossi, alcuni tipi di globuli bianchi (granulociti e monociti) e le piastrine.
• La linea linfoide, da cui originano i linfociti (un altro tipo di globuli bianchi).
A seconda della linea cellulare verso cui evolve il clone leucemico si parla di leucemia mieloblastica (LM) o leucemia linfoblastica (LL). All'interno di queste due suddivisioni si fa un'altra importante distinzione basata sul decorso della malattia: distinguiamo pertanto leucemie acute e leucemie croniche. Il quadro clinico della leucemia è dovuto essenzialmente all'invasione del midollo da parte del clone neoplastico e alla conseguente distruzione delle cellule emopoietiche normali: il paziente affetto da leucemia sviluppa dunque anemia (per insufficiente produzione di globuli rossi), infezioni frequenti e gravi (per ridotta produzione di globuli bianchi) ed emorragia (per ridotta produzione di piastrine). La leucemia acuta non trattata ha una prognosi rapidamente infausta, ma risultati soddisfacenti sono stati raggiunti con la chemioterapia e l'eventuale trapianto di midollo osseo, tanto da raggiungere una guarigione in alcuni casi (leucemia linfatica acuta common del bambino) anche nell'80% dei pazienti. La leucemia cronica rappresenta invece quadri molto eterogenei, tanto che è possibile che non influenzi nemmeno l'aspettativa di vita (leucemia linfatica cronica in stadio precoce).
78
Per quanto riguarda i rapporti redatti dall’Unep cui hanno partecipato esperti di vari paesi
questi concludono che non è stata rilevata una contaminazione significativa delle aree sottoposte a
bombardamento con proiettili al DU, eccetto che nelle immediate vicinanze dei punti di
rinvenimento dei proiettili stessi dove, comunque, non è stata riscontrata contaminazione dell’aria,
dell’acqua o delle piante; anche in tutte le altre misure effettuate in campioni d’acqua e latte e in
relazione a edifici e oggetti non è stata riscontrata alcuna rilevazione. L’Unep inoltre valuta che
l’eventuale inalazione di polveri contaminate, non presenti rischi radiologici significativi, mentre si
è in presenza di un rischio chimico superiore ai livelli sanitari raccomandati a livello internazionale.
In sintesi i rapporti Unep dicono: nessuna contaminazione significativa delle aree dove sono
stati diretti i proiettili, eccetto i punti di impatto; non e’ stata evidenziata alcuna contaminazione di
acqua, latte, edifici e oggetti; l’eventuale ingestione di polveri in seguito ad azioni effettuate nei
punti di contaminazione non presenta rischi radiologici significativi, ma c’è un rischio chimico.
Nei rapporti Unep fra l’altro viene raccomandato di recuperare tutti i penetratori, di bonificare
le zone, di sorvegliare la contaminazione ambientale, di utilizzare i bioindicatori125 per il controllo
della contaminazione e di addestrare la popolazione sulle eventuali precauzioni da prendere.
Il Prof. Zucchetti, tuttavia, ha affermato che nelle ricerche dell’Unep non sarebbero stati usati
appositi bioaccumulatori126, mediante i quali sarebbe possibile rilevare la presenza dell’Uranio
impoverito anche a distanza di molto tempo dai bombardamenti. Inoltre, il fatto che le ricerche si
siano concentrate esclusivamente su 11 dei 112 siti indicati, e che si siano trascurate le indagini
compiute da esperti jugoslavi immediatamente dopo i bombardamenti (in base alle quali sarebbero
stati riscontrati in Kosovo livelli eccessivi del pericoloso metallo) farebbe sorgere, secondo lo
studioso, dubbi sulla sistematicità e completezza dell’analisi. In particolare, lo studio compiuto
esclusivamente negli 11 siti non sarebbe attendibile, date le caratteristiche "a spot" della
contaminazione da DU, in grado di polverizzarsi e diffondersi nell’aria.
125 Con il termine indicatore biologico (o bioindicatore) si intende una specie animale, pianta o fungo (vedi classificazione) particolarmente sensibile a cambiamenti apportati da fattori inquinanti all'ecosistema.
126 I bioaccumulatori sono particolari organismi dotati della capacità di assorbire dall'ambiente determinate sostanze per poi trattenerle all'interno dei propri tessuti senza eliminarle tramite processi metabolici. Proprio per le modalità di utilizzo si selezionano per questo scopo piante e animali estremamente resistenti agli inquinanti. L'utilità principale di questo tipo di organismi è quella di bioindicatori.
79
Il punto di vista del generale Fernando Trementini
Fernando Trementini è nato a Roma il 25 gennaio 1944. Ha frequentato i corsi
dell’Accademia militare di Modena, della Scuola di Applicazione di Torino e del primo anno di
stato maggiore a Civitavecchia. Arruolato nelle Forze Armate dal 1969 al 1995, attualmente è nella
posizione di ausiliario. Laureato in Scienze strategiche, è autore di studi e pubblicazioni, esperto
nella bonifica di mine e ordigni esplosivi, ex membro dell’agenzia statunitense per lo sminamento
umanitario, perito balistico presso il tribunale militare di Roma, capo delegazione degli esperti
italiani, consulente e diretto responsabile di attività tecnico operative del Genio in Pakistan, Kuwait,
Somalia, Mozambico, Bosnia, oltre che consulente tecnico nel settore di bonifica umanitaria e per le
problematiche di sicurezza di Intersos127, organizzazione umanitaria senza fini di lucro, che opera a
favore delle popolazioni in pericolo, vittime di calamità naturali e conflitti armati.
Riguardo alla sua attività di sminamento in Kosovo sostiene che in questo territorio ci sia un
forte inquinamento e che i rischi legati all’utilizzo di proiettili al DU siano reali. Lo stesso
Trementini ha ammesso di essersi imbattuto durante la sua attività di sminamento (durata circa un
decennio 1989 – 1999 dall’Iraq al Kosovo) in proiettili al DU e accusa i sistemi di bonifica, che non
prevedono protezione per i soldati italiani.
tratto da “Uranio impoverito, un nemico troppe volte sottovalutato”- Ottobre 2008
Gli ultimi conflitti combattuti nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan sono stati caratterizzati
dall’impiego di ordigni sempre più potenti e sofisticati che stanno avendo pesanti ricadute anche sul
piano ambientale e sanitario, con l’inquinamento chimico dell’atmosfera e danni per coloro che si
trovano ad operare nelle aree dove si sono svolte le operazioni. Il pericolo è stato enfatizzato, a
livello mediatico, dall’uso di proietti ad Uranio impoverito (Depleted Uraniun – DU) ai quali
vengono attribuiti effetti radioattivi che sarebbero la causa di molti decessi tra il personale militare
impiegato nelle zone di guerra.
In realtà, l’inquinamento ambientale di un territorio interessato da eventi bellici è dovuto a
quanto è stato utilizzato sul campo di battaglia; è quindi complesso e indotto da molteplici agenti, di
cui il DU rappresenta una componente importante e spesso catalizzante. E’ essenzialmente un
inquinamento di natura chimica, provocato dal concentramento di polveri di metalli (pesanti e non),
quali piombo, rame, alluminio, tungsteno, mercurio e altri, e di residui di vernici e di sostanze
plastiche non biodegradabili.
127 Intersos: Organizzazione umanitaria per l'emergenza.
80
Se detti elementi interagiscono con altro materiale in grado di sviluppare in un tempo
brevissimo (nanosecondi) temperature elevatissime (2.500-3.000°C) “coagulano”128 in forma
sferica.
Un accumulo di sostanze altamente inquinanti è anche conseguenza dei processi innescati
all’atto dell’effettuazione di volate per la distruzione di mine o unexploded ordnance (UXO)129 per
la bonifica di territori od altre attività operative assimilabili.
All’atto della detonazione, infatti, si producono “polveri di metallo e di altre sostanze”
sicuramente tossiche, dovute alla trasformazione chimica dell’esplosivo ed alla decomposizione del
metallo dei detonatori, dei proiettili e delle altre sostanze presenti. Un accumulo di polveri di
piombo, rame, fulminato di mercurio ed altri materiali si ha anche in prossimità delle posizioni dei
tiratori durante le attività addestrative tanto più elevate quanto maggiore è la densità delle sorgenti
di fuoco e quanto minore è la ventilazione del momento.
Se in mezzo alle mine e agli UXO vengono inseriti residui altamente pirofili, come quelli
contenenti DU, nel momento dell’esplosione si verifica uno stress termico con trasformazione dei
metalli in polveri di forma sferica, così come avviene ed in concentrazione ben più alta, quando un
proietto a DU colpisce l’obiettivo o impatta sul terreno, soprattutto se si tratta di oggetti ad elevata
resistenza (veicoli o infrastrutture protette, manufatti in cemento armato, nonché strati rocciosi).
L’altissima energia cinetica posseduta dal proietto e le caratteristiche fisiche del DU, pirofilo e di
elevato peso specifico, generano un picco istantaneo di pressione e temperatura che decompone i
metalli e le altre sostanze.
Sono proprio le polveri, qualora ingerite o inalate da coloro che si trovano nelle immediate
vicinanze dell’area dell’esplosione, che inducono nell’organismo una tossicità chimica ad alta
valenza.
Lo smaltimento di queste sostanze dall’organismo avviene in tempi non sempre immediati,
con le normali funzioni fisiologiche, e pertanto vengono coinvolte nel processo tossico tutte le parti
del corpo umano biologicamente interessate. Secondo quanto riferito dalla letteratura medica,
questa tossicità chimica può generare neoplasie anche gravi a vescica, intestino e/o organi ad essi
collegati, alla stregua di quanto provocato da altre sostanze chimiche inquinanti. Anche se il numero
esatto non è noto, è certo che parecchi militari o ex militari, con una comune esperienza di servizio
128 Coagulàre: lat. COAGULÀRE da COÀGERE = CÒGERE addensare, stringere, composto di COM = CUM insieme e ÀGERE spingere (v. Agire). Raccogliere insieme e condensare le particelle di certi liquidi, come latte, sangue, succo e simili.
129 UXO: Ordigni inesplosi che, lasciati al suolo, costituiscono un potenziale pericolo anche molti anni dopo il loro utilizzo.
81
in aree interessate dai conflitti citati, sono stati colpiti da patologie mediche rilevanti, con effetti
diversi ma tutti comunque significativi.
Non si conosce la ricaduta sulla popolazione civile residente anche se documenti ufficiali
dell’Università di Belgrado e statunitensi segnalano un notevole incremento percentuale di
neoplasie, tutte simili, in persone provenienti da territori dove si sono svolte vicende belliche in cui
risulta essere stato utilizzato munizionamento al DU.
Infatti, prescindendo dalle polveri, non bisogna dimenticare che l’Uranio impoverito è
solubile in acqua e che parti di esso, eventualmente derivate da mancate esplosioni di
munizionamento specifico, possono essere disperse nell’ambiente e nel tempo andare ad interagire
con la catena alimentare innescando problemi che in questo caso sarebbero anche causati dalla
emissione radioattiva, seppur modesta.
Peraltro, le analisi effettuate hanno consentito di accertare la presenza, nell’organismo di una
elevata percentuale di personale militare o ex militare colpito da gravi patologie, di particelle e
polveri, anche in forma sferica, di metalli e sostanze che compongono un qualsiasi proiettile o che
fanno parte degli elementi chimici caratteristici degli esplosivi, incendivi e polveri da lancio.
Risulta anche che una larga percentuale delle persone affette dalle patologie citate fa parte od
ha fatto parte di unità in possesso di particolari specializzazioni o ha svolto attività assimilabili in
uno stesso contesto operativo ed ambientale. Alcuni hanno partecipato a vaste attività di bonifica in
Bosnia e in Kosovo; molti hanno fatto parte delle aliquote di militari che per prime sono entrate in
aree interessate da combattimenti ad elevata intensità, nel periodo immediatamente successivo alla
fine delle ostilità. Essi potrebbero essere venuti in contatto con polveri inquinanti “ancora attive”
e/o aver frequentato ambienti ad elevato tasso di inquinamento chimico.
Anche se è doveroso sottolineare che la stessa Scuola NBC interforze ha prodotto una
documentazione operativa dettagliata, con la descrizione delle procedure che gli operatori e i
militari in genere devono seguire nelle aree colpite da proietti al DU e che nel novembre 1999
venne diramato al contingente militare italiano in Kosovo un appropriato “vademecum di
comportamento”, si deve rilevare che la campagna di informazione, sviluppata e in corso, sui
possibili danni dell’Uranio impoverito è mendace nei contenuti, fuorviante, offensiva nei confronti
di chi ha subito danni fisici rilevanti, in alcuni casi anche irreversibili, e comunque oltraggiosa per
chi nelle Forze Armate si è impegnato per affermare la Pace nel mondo.
Per quanto detto, sarebbe auspicabile l’avvio di un processo conoscitivo
“teorico/sperimentale” che consenta di arrivare a conclusioni condivisibili sul piano scientifico e
operativo, da confrontare con le relazioni ministeriali già agli atti, allo scopo di formulare un piano
82
di misure ai fini sia della prevenzione e della cura sia del sostegno a coloro che sono stati colpiti
dalle malattie e alle loro famiglie.
A premessa di tutto, si dovrebbe procedere con una campionatura delle persone da esaminare
e alla definizione dei rischi che l’esposizione all’inquinamento dovuto alla esplosione di ordigni di
vario tipo e natura comporta.
In conclusione, una ragionevole certezza potrebbe essere raggiunta sviluppando una analisi su
un numero elevato di soggetti, scegliendo i campioni in modo mirato, dando priorità a coloro che
nella loro carriera sono stati impiegati per prolungati periodi in attività di bonifica, nell’uso di
sostanze esplosive e nella effettuazione di lezioni di tiro. Inoltre la campionatura non dovrebbe
essere limitata ai soggetti che si sono ammalati per le patologie oggetto di indagini ma anche a
coloro che sono stati soggetti all’esposizione senza contrarre finora malattie o a chi è incorso in
patologie che potrebbero essere in qualche modo indotte da sostanze inquinanti quali le polveri di
metalli e altre sostanze associate ad ordigni e materiali esplosivi.
Sicuramente molto è stato fatto da quando si è iniziato ad affrontare il problema dei rischi
ambientali nelle zone di guerra, per quanto riguarda sia il riconoscimento dei danni fisici subiti sia il
monitoraggio clinico del personale a rischio.
Tuttavia, non si ritengono sufficienti le iniziative avviate per garantire una sapiente
prevenzione del problema a totale vantaggio delle persone e dello Stato, abbattendo i costi sociali
derivanti da simili emergenze.
Una prevenzione basata su una “conoscenza” derivata da riscontri oggettivi attuati su largo
spettro ed attraverso prove incrociate, come delineato nel precedente paragrafo, potrebbe suggerire
anche modesti ma esaustivi provvedimenti, quale quello di far indossare una mascherina anti
polvere in occasione di attività operative ed addestrative di soggetti a rischio.
Maresciallo Domenico Leggiero
Laureato in Scienze Politiche, elicotterista dell’esercito con più di 1.800 ore di volo,
Domenico Leggiero è stato anche delegato Cocer130 e segretario Cocer interforze. Nel corso della
sua intensa carriera militare ha partecipato a molte missioni all’estero per il controllo e la
distruzione degli armamenti. Responsabile nazionale del settore Forze armate dell’Osservatorio
130 CoCeR: (COnsiglio CEntrale di Rappresentanza) : organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato in sezioni di Forza Armata o di Corpo Armato rappresenta unitariamente il personale dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza);
83
tutela-diritti per il personale militare, forze di polizia e civili131. Attualmente si trova in congedo
dalle Forze armate.
L’Osservatorio Militare132 si batte da anni per portare allo scoperto queste disgrazie e
soprattutto per denunciare l’omertà del ministero della Difesa, degli Stati maggiori delle Forze
armate. Il loro disinteresse, le loro manovre per cercare di negare l’evidenza dei fatti.
Intervistato più volte nel corso degli ultimi anni in merito alla questione dell’Uranio
impoverito, Leggiero non ha mai fatto mistero delle sue convinzioni. Convinzioni che gli sono
costate care anche a livello professionale. Il maresciallo attualmente si trova infatti in congedo
dalle forze armate, congedo solo apparentemente volontario visto che in realtà tale scelta è stata
resa indispensabile a causa delle ripercussioni subite per la sua attività con l’Osservatorio Militare.
Quando si parla di questo materiale è chiaro che si tocca uno degli argomenti più delicati,
pericolosi ma soprattutto scomodi, degli ultimi anni. L’Italia non poteva non sapere e ignorare la
lunga e copiosa documentazione legislativa che definisce l’uranio un elemento tossico e dannoso.
Semplicemente era opportuno non parlare e quindi non agire, nell’interesse di quei poteri forti che
temevano il diffondersi di un argomento così scottante: le lobby delle armi e il potere politico, che
ha autorizzato certe missioni internazionali senza tutelare i soldati. Secondo Leggiero molti
conoscevano i rischi portati dall’utilizzo di questo materiale ma ne hanno sottovalutato le
conseguenze, pensando che la ricaduta potesse essere minore.
Quando i giornali cominciarono a riportare le notizie di soldati ammalati, verso il settembre
del 2000 e un anno dopo la morte del primo soldato, Salvatore Vacca, quasi tutti i politici italiani
sostenevano che chi era stato in Bosnia non poteva essersi ammalato a causa dell’uranio impoverito,
perché questo materiale era stato utilizzato solo in Kosovo.
Così si esprime Leggiero in un’intervista del 24 gennaio 2005, pubblicata da Stefania
Divertito nel libro “Uranio, il nemico invisibile”, infinito edizioni, 2005.
131 Osservatorio tutela-diritti per il personale militare, forze di polizia e civili: Più comunemente chiamato Osservatorio Militare
132 L’OSSERVATORIO e' un Comitato di studio, ricerca e individuazione delle possibili soluzioni alle problematiche afferenti alla tutela ed il riconoscimento dei diritti, costituzionalmente protetti, del personale delle Forze Armate e Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare nonché della società civile nella parte inerente la sicurezza dei singoli cittadini. I Sig.ri Cosimo TARTAGLIA, Domenico LEGGIERO, Filippo BELLANTONE, Raffaele TARTAGLIA
sono i soci fondatori. Il Comitato ha sede in ROMA alla Via del Porto fluviale n. 9.
84
“Il problema non l’acquisto delle misure precauzionali. Ma si trattava di ammettere che si
stava per affrontare una guerra diversa dalle altre. Informando correttamente i nostri soldati, si
sarebbe implicitamente ammesso che in Bosnia era stata condotta una guerra diversa, guerra che
noi avevamo ospitato direttamente nelle nostre basi, perché non dobbiamo dimenticare i
collegamenti tv da Aviano con gli A-10 che partivano in lontananza, aerei con testate tossiche e
pericolose, innanzitutto per i civili che dovevano vivere sotto le bombe. Noi come osservatorio
abbiamo tutti i documenti che attestano quanto sto’ dicendo.”
La sua battaglia, che dura ormai da anni, nasce dalla voglia di dare aiuto a tutti quei soldati
che, una volta tornati da missioni internazionali, si trovano a dover combattere con la malattia.
Per questi uomini l’Osservatorio Militare diventa quindi il punto di riferimento per avere
tutela giuridica, sanitaria e morale.
Lua Sepe, un soldato
Il caporal maggiore Sepe Luca partì da Cardito, provincia di Napoli, nell’ottobre del 1999.
Destinazione Kosovo, dove il suo reggimento ha girato un po’ tutta la zona bombardata. L’elenco
dei luoghi con quello delle mappe fornite dalla NATO dove, secondo fonti ufficiali, sono state
sganciate nella primavera del 1999, qualche mese prima dell’arrivo dei nostri soldati, 30.100
ordigni con uranio impoverito. Il lavoro del reggimento consisteva nel rimuovere le antenne
danneggiate e sostituirle con quelle nuove. Ma non soltanto le antenne, rimuovevano i pezzi
frantumati anche di case, per poi installare un nuovo ponte di comunicazione.
Ogni volta che ha potuto, Luca ha raccontato la sua storia ai mezzi di informazione. Il
quotidiano “Metro” gli dedicò una pagina intera, “Striscia la Notizia” lo intervistò, con accanto il
padre nella sua casa di Cardito. Molti giornalisti sono diventati suoi amici. Ovunque si trovasse,
rispondeva al cellulare e raccontava, fornendo dettagli, date, fatti, nomi, situazioni.
Ha raccontato Luca133:
“Durante gli interventi in Kosovo non avevamo alcun tipo di protezione. Mascherine, guanti,
tute. Sulla carta avevamo a disposizione questi dispositivi di sicurezza ma di fatto non li
indossavamo e nessuno ci obbligava a farlo. D’altro canto non sapevamo assolutamente nulla
dell’uranio impoverito.
133 Tratto da: “Uranio. Il nemico invisibile”, Stefania Divertito, Infinito, 2005
85
Poi arrivarono gli americani
Indossavano tute e maschere speciali mai viste prima io feci rapporto al mio comandante ma
lui mi rispose di non farci caso, che erano tutte americanate.”
Luca scoprì di essere ammalato pochi mesi dopo il suo ritorno dalla missione, verso dicembre
1999. Era debole e aveva una tosse molto forte. All’infermeria della caserma militare di Milano gli
avevano diagnosticato una faringite. Seguirono altre visite e altre diagnosi: bronchite, laringite. Nel
frattempo, siamo nel marzo del 2000, cominciò ad avere anche la febbre molto alta.
Di sua iniziativa andò allora all’ospedale Borgomeo del capoluogo lombardo e qui, in
completa solitudine, dovette sentire per la prima volta quella diagnosi: una macchia scura al
polmone destro. Una specie di palla, gli dissero i medici.
Luca prese il primo treno per Napoli. Venne ricoverato e restò in un reparto per tutta estate.
Aveva la febbre altissima, dimagriva a vista d’occhio e per calmare la sua sensazione di freddo
dovevano coprirlo con quattro coperte.
A prima vista la malattia di Luca sembrava dovuta a uno di quei virus che si possono
contrarre all’estero. A un certo punto, però, suo padre insistette affinché suo figlio fosse portato al
Cardarelli.
Solo in quel momento il suo quadro clinico divenne chiaro: linfoma di Hodgkin, quarto
stadio, stadio B134.
La massa tumorale di Luca è stata sottoposta a una scansione con un’indagine di microscopia
elettronica l’11 dicembre 2002 dalla dott. Antonietta Morena Gatti.
Nei tessuti di Luca c’erano dei “detriti” in particolare nano particelle diverse “intimamente
connesse col tessuto”. Fosforo, ferro, cromo, calcio con presenza di silicio e alluminio. Le stesse
particelle che saranno ritrovate nei tessuti e nello sperma di altri militari.
Tre anni spesi negli ospedali o a casa, a letto. Tre anni divisi tra ematologi e oncologi. Il suo
curriculum in questi anni era contraddistinto da una serie di ricoveri e convalescenze a casa. Luca
aveva provato tutto, anche l’intervento con le cellule staminali. A un certo punto sembrava che
fosse guarito. Arrivò a una conferenza stampa a Roma con i genitori e la fidanzata sulle sue gambe.
Era più forte ma il sorriso non nascondeva le smorfie del dolore. Poi la leucemia tornò più
aggressiva di prima.
Il 13 luglio 2004 Luca Sepe muore. Prima di morire lasciò una memoria, contenuta nel ricorso
al Tribunale Amministrativo regionale del Lazio istruito dallo Studio Legale Tartaglia135, che sta
134 Vedi cap. 4 par 4.1 “Il linfoma di Hodgkin”
86
seguendo i ricorsi di una trentina di ragazzi, al fine di ottenere il risarcimento del danno iure
proprio et iure successionis, cioè per sé e per i familiari.
La scrisse lui, di suo pugno136:
“Partito per Milano e sbarcato in macedonia, località Scopje, destinazione Peć, qui sono
rimasto per circa un mese, svolgendo lavori di vigilanza armata sul territorio, in tutte le ore, con
l’ausilio anche di mezzi militari, in territori vastissimi bombardati dagli americani.
Ricordo che in quel tempo circolava già la voce secondo la quale bisognava indossare un
abbigliamento adeguato per operare in quelle zone, altrimenti si sarebbe rischiato di ammalarsi.
Quindi, chiesi subito ai miei superiori se tutto ciò era vero: mi risposero che quello che si diceva
era frutto della fantasia umana e che non vi era alcun riscontro scientifico; e allora chiesi come
mai gli altri eserciti indossavano tute speciali fino a coprire interamente il loro corpo? Mi
risposero che erano esibizionisti e fanatici!
Quindi, continuai la mia missione confortato dalle affermazioni tranquillizzanti dei miei
superiori, operando in quasi tutto il Kosovo, svolgendo sempre lavori ad alto rischio per la mia
salute: es. respirando fumo e polveri di ogni tipo, calpestando terreni bombardati presumibilmente
contaminati da sostanze molto nocive per gli esseri umani; rimuovendo relitti bellici e non bellici
sempre bombardati, cercando sempre e comunque di ripristinare condizioni di normalità, ivi
comprese le rimozioni e le inumazioni di cadaveri in fosse comuni. Sempre comandato dai miei
superiori ho fatto tutto quello che al momento mi veniva richiesto e che fosse utile agli altri,
concludendo la mia missione di pace in terra straniera con la consapevolezza di aver fatto un buon
lavoro per il prossimo che probabilmente non conoscerò mai..
Quindi, sono tornato a Milano molto stanco ma felice per quel poco di me che ho potuto offrire
agli altri.
Dopo qualche giorno ho chiesto visita medica perché ero febbricitante e con tosse stizzosa, e
sulle prime gli ufficiali medici mi dissero che non ero affetto da nessuna patologia seria e che in
pochi giorni sarei tornato in buona salute come prima, e invece da quel giorno non sono stato mai
più bene come prima, perché dopo decine e decine di ricoveri,e a distanza di quattro anni ho
effettuato molteplici terapie anche molto invasive e devastanti per il mio organismo; mi sono
trovato un brutto tumore che ha cancellato forse per sempre il sorriso e la gioia di vivere dal mio
135 Studio Legale Tartaglia: studio legale molto apprezzato, sito in Roma, Via delle Medaglie D’Oro 266. L'avvocato Angelo Fiore Tartaglia, autorevole conoscitore del diritto militare, è il legale delle parti lese interessate in merito alla questione dell’Uranio impoverito.
136 Il maiuscolo è proprio dell’autore della lettera.
87
volto e di tutti quelli che mi vogliono bene. E tutto è successo e succederà ancora a un ragazzo di
soli 28 anni.
Questo è un piccolo racconto di un soldato italiano che malgrado le sofferenze derivanti dalla
malattia che molto probabilmente non andrà mai più via, crede ancora nella fratellanza fra gli
uomini e la libertà di tutti, nonostante egli stesso sia rimasto vittima dell’incoscienza e
dell’indifferenza umana.
Con Amore, Luca Sepe
Il soldato Valery Melis137
Quella di Valery non è una storia come le altre poiché, a differenza di altri ragazzi, ha vissuto
in prima persona i bombardamenti: si trovava in Kosovo, dal 20 marzo 1999 al 4 giugno di quello
stesso anno, mentre la NATO sganciava sulla regione 31.000 proiettili con Uranio impoverito.
Sentiva i rumori e le deflagrazioni138 dei bombardamenti e stava in giro, in mezzo alla gente, tra la
polvere, senza mascherine né guanti.
Partito da Cagliari, sua città natale, aveva seguito l’addestramento a Cassino per tre mesi
nell’ottobre del ’96, poi a Caserta e con l’8° reggimento bersaglieri era partito per la prima
missione, in Albania, il 15 giugno 1997, restandoci per circa un mese, fino al 25 luglio. Poi, due
anni dopo, partì per la seconda missione, in Kosovo.
Subito dopo l’estate del 1999, al ritorno dalla missione, Valery lesse sui giornali la storia di
Salvatore Vacca, il primo soldato sardo ammalatosi e morto per linfoma dopo essere tornato dalla
Bosnia, e per la prima volta anche lui sentì parlare di Uranio impoverito.
Racconta la madre:
137 Tratto da: “Uranio. Il nemico invisibile”, Stefania Divertito, Infinito, 2005.
138 Una deflagrazione (Lat: de + flagrare, "incenerire") è un termine tecnico che descrive una combustione
subsonica, che usualmente si propaga tramite conduttività termica (materiale caldo, in combustione, che
riscalda uno strato adiacente di materiale freddo, facendolo infiammare). La deflagrazione è caratterizzata da
una grande diminuzione della densità del gas a valle dell'onda d'urto e da una leggera caduta di pressione. La
maggior parte del "fuoco" nella vita di tutti i giorni, dalle fiamme alle esplosioni, è tecnicamente una
deflagrazione. La deflagrazione differisce dalla detonazione per il suo campo di velocità, a monte
dell'esplosione, di tipo supersonico e si propaga attraverso compressione da collisione violenta.
88
“In quel periodo mio figlio era sempre stanco, aveva una tosse insistente e una strana febbre
che si manifestava di sera”.
Nel frattempo Valery aveva seguito un corso ad Aosta, era diventato effettivo ed era stato
assegnato al corpo degli alpini a Cuneo. Qui si era fatto visitare in infermeria ma non gli avevano
diagnosticato altro che una tracheite.
Tornato a Cagliari, dopo un ricovero di venti giorni e molti esami specialistici la diagnosi si
fece più seria: linfoma di Hodgkin. Seguirono otto mesi di chemioterapia e tre di radioterapia. Il
male sembrò vinto e per un anno la malattia si arrestò. Nel 2001 Valery stava meglio, era sereno e
carico di speranza.
Poi, nel febbraio 2002, la prima ricaduta. Questa volta venne ricoverato all’Istituto tumori di
Milano, ricominciò le chemioterapie e si sottopose anche all’autotrapianto di cellule staminali.
Tutto sembrava essere andato per il meglio. Il male era nuovamente vinto e per Natale il giovane
tornò a casa dalla sua famiglia. Pochi mesi di tregua e, nel febbraio 2003 la seconda ed ultima
ricaduta. Valery tornò a Milano, sempre più debole e debilitato. Venne sottoposto a trapianto del
midollo. In un primo momento le cose sembravano andare per il meglio, ma poi il quadro clinico
peggiorò. La pressione arteriosa era alle stelle, incontrollabile; reni e polmoni erano ora
compromessi, fu necessario cominciare la dialisi e l’emolisi.
A gennaio del 2004 tornò a casa. Ormai non c’era più nulla da fare. Era immobile a letto e
aveva bisogno di ossigeno.
Il 4 febbraio 2004, in seguito a un’ischemia acuta, il primo caporal maggiore Valery Melis
muore. Il 16 maggio avrebbe compiuto 27 anni.
Durante uno dei suoi ricoveri all’Istituto tumori di Milano gli fu suggerito di conservare lo
sperma nel caso in cui le chemioterapie lo avessero reso sterile. Grazie a quel gesto è stato possibile
per la dottoressa Antonietta Gatti di Modena esaminare liquidi e tessuti del ragazzo. Anche in
questo caso il laboratorio modenese ha trovato corpi estranei di leghe chimiche nuove: solfato di
bario, antimonio e leghe di nano particelle non biocompatibili.
In uno dei suoi tanti ricoveri ospedalieri Valery Melis confidò alla madre:
“Se è l’uranio a ucciderci voglio sapere chi ci ha mandati allo sbaraglio. Se l’uranio è
pericoloso voglio sapere perché in Bosnia non avevamo strumenti di prevenzione. Se l’uranio è
pericoloso voglio sapere perché l’Italia non lo sapeva. Sempre ammesso che l’Italia non lo
sapeva”.
Valery, fino al giorno della sua morte, non ha ricevuto alcuna risposta.
89
Bambini deformi a Fallujah
di Maria Estela del Sagrario Montero Garcia139
Bambini deformi o affetti da gravi forme di tumore. E’ l’eredità della guerra a Falluja140, la
città irachena dove nel 2004 si scatenò la devastante violenza militare degli Usa, che colpirono
anche la popolazione civile col micidiale fosforo bianco.
Le giovani donne di Falluja in Iraq hanno paura di avere figli a causa del numero crescente di
bambini venuti al mondo con grottesche deformazioni: con due teste, un occhio sulla fronte, con le
“scale”141 sul corpo o con arti mancanti. Inoltre, i bambini, sempre più frequentemente vengono
colpiti da orribili tumori e leucemie.
L’emergenza-tumori a Falluja è ora documentata dal quotidiano britannico “The Guardian” e
da documentari televisivi mandati in onda nel Regno Unito dall’emittente televisiva SKY il 1 °
settembre 2009 e nel giugno 2008: neurologi e ostetrici denunciano la continuità della strage, in una
città dove non ha precedenti il fenomeno dei bambini che nascono già malati di tumore o con
gravissime malformazioni, conseguenza del bombardamento e delle spaventose condizioni imposte
dalla guerra.
lo studio dimostra che a Falluja le anomalie sono 15 volte più frequenti rispetto al normale. Il
giornale inglese ha chiesto alla pediatra Samira Abdul Ghani di monitorare con attenzione il
fenomeno per tre settimane: nel solo ospedale centrale della città, in quel periodo sono nati 37
bambini con gravi anomalie.
Altri medici interpellati sono prudenti nel collegare il drammatico problema con l’uso di armi
non convenzionali: a minacciare la salute dei piccoli concorrono anche fattori come l’inquinamento
atmosferico, le radiazioni, prodotti chimici o medicine assunte in gravidanza e malnutrizione, oltre
allo stato psicologico della madre.
139 Maria Estela del Sagrario Montero Garcia, giornalista e professoressa di origini argentine, vive in Italia dal 2007. Attualmente risiede a Rovato (BS) e insegna privatamente Lingua Spagnola.
140 Situata sull’Eufrate a 70 chilometri da Baghdad, l’origine di Falluja risale ai tempi di Babilonia. Accanto alle 200 moschee, la città ospitò per secoli una importante accademia ebraica. Ancora nel 2003, la popolazione era di 350.000 abitanti, che ora si sono ridotti a 200.000. Sei edifici su dieci sono danneggiati, il 20 per cento rasi al suolo. Macerie e veleni, terrore e disperazione. Distrutte anche 60 moschee, cuore religioso dell’ex roccaforte sunnita della resistenza irachena.
141 scale: qui l’autrice intende piaghe, grinze.
90
Il biologo Mohammad Tareq al-Deralji, direttore di un centro studi su Falluja, una ONG142
nata nel 2005 dopo i bombardamenti sulla città ribelle, in una conferenza stampa a Strasburgo riferì
che:
“testimoni hanno visto una pioggia di sostanze incendiarie di vari colori che quando
colpivano bruciavano le persone. E anche quelli che non erano colpiti avevano difficoltà a
respirare”.
“Ho sentito io l’ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah.
Nel gergo militare viene chiamato “Willy Pete”. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie fino
alle ossa”,
dice Jeff Englehart, veterano della guerra in Iraq, a Sigfrido Ranucci, inviato del canale “all
news” della Rai nell’inchiesta diretta da Maurizio Torrealta.
“Ho visto i corpi bruciati di donne e bambini”, aggiunge l’ex militare statunitense: “Il
fosforo esplode e forma una nuvola, chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato”
Nel settembre 2009 il Falluja General Hospital ospitava 170 bambini, il 24% dei quali sono
morti nei primi sette giorni, e uno stupefacente 75% delle morti infantili sono state causate da
deformazioni.
Questo può essere confrontato con i dati di agosto 2002. Su un campione di 530 neonati solo
6 sono morti nei primi sette giorni e 1 decesso è stato segnalato come “causato da un difetto di
nascita”.
I medici di Falluja hanno fortemente sottolineato non solo il verificarsi di un numero senza
precedenti di parti prematuri e neonati con gravi di difetti alla nascita, ma anche il fatto che tali casi
sono anche aumentati in modo significativo dopo il 2003.
Ma il dato più allarmante fornito dai medici di Falluja è che:
142 Un'Organizzazione Non Governativa, in sigla ONG, è una organizzazione indipendente dai governi e dalle loro politiche. Generalmente, anche se non sempre, si tratta di organizzazioni non aventi fini di lucro (non profit) che ottengono almeno una parte significativa dei loro introiti da fonti private, per lo più donazioni. Nel mondo anglosassone vengono spesso identificate con la sigla PVO (di private voluntary organizations), preferita a NGO (sigla di non-governmental organization).
91
"Un numero sempre più significativo di bambini che sopravvivono inizia a sviluppare gravi
disabilità in una fase successiva”. “L'uso di determinate armi ha un impatto tremendo. L’Iraq
diventerà un paese in cui è meglio evitare gravidanze e nuove nascite”.
Frattanto, un gruppo di funzionari iracheni e britannici, che include l’ex ministro per gli affari
femminili iracheno Nawal Majeed al-Sammarai, ha sottoscritto una petizione indirizzata
all’Assemblea generale dell’Onu, per chiedere che una commissione indipendente che faccia luce
sulla vicenda di Falluja, e individui eventuali misure da prendere.
92
Conclusione
Come è chiaramente emerso nelle pagine precedenti l’argomento affrontato in questo
elaborato risulta essere molto più intricato e controverso di quanto si possa pensare. Inoltre, le fonti
in nostro possesso non permettono di fare completa chiarezza sulla reale situazione venutasi a
creare nell’ultimo decennio. E’ innegabile notare come sia mancata e manchi tuttora
un’informazione puntuale, seria e scientificamente corretta sull'argomento. A ciò contribuiscono un
po’ tutti: il "management" politico, i " mass media" e soprattutto i fortissimi interessi che
sottostanno alla produzione e all’impiego di armi all’Uranio impoverito (DU).
E’ come se sulla questione dell’Uranio impoverito, tanto seguita e dibattuta intorno agli anni
2000-2001, sia calato un velo di omertà, un silenzio “di comodo” voluto da qualcuno con precisi
interessi da salvaguardare.
Diversi elementi mi inducono a ritenere che il DU possa rivelarsi altamente nocivo per la
salute; la sua pericolosità viene però sovente sottovalutata, vuoi a causa delle oggettive difficoltà
che si riscontrano nel tentativo di determinare sperimentalmente la presenza del metallo, vuoi anche
ad una serie di logiche di mercato per le quali l’uso del DU risulta essere estremamente favorevole
agli interessi dell’industria bellica.
Per cui, invece di andare a studiare e ad approfondire scientificamente certe tematiche, si
cerca di creare una barriera oltre la quale è impossibile indagare, forse a causa della quale intere
popolazioni rischiano, in un futuro ormai non troppo lontano, di trovarsi a dover fronteggiare
problemi e malattie ancor peggiori della guerra.
Se pensiamo ai recenti interventi militari in Afghanistan ed in Iraq (II Guerra del Golfo), ci
rendiamo conto che invece di progredire nella messa al bando di certi tipi di armi, stiamo
inesorabilmente tornando indietro, verso uno stato di perenne conflitto.
E, come si sa, per lottare servono le armi.
All’epoca del Kosovo, si era aperto un vivace e proficuo dibattito intorno all’utilizzo di
armamenti contenenti Uranio impoverito; sono passati ormai diversi anni e tutto tace. Sembra quasi
che il problema non esista più. Anche l’Iraq di oggi, ancora una volta in guerra, ci dà un esempio di
come il silenzio sull’impiego di armi al DU continui.
Come si è visto risulta impossibile ammettere l’esistenza di una correlazione diretta fra
l’esposizione alle radiazioni da DU e il manifestarsi di patologie tumorali nel personale militare
come nei civili presenti nelle zone a rischio. Ritengo, tuttavia, importante ribadire che il DU ha una
93
rilevanza sanitaria non trascurabile nel caso di esposizione interna, attraverso l’ingestione,
l’inalazione o l’incorporazione attraverso ferite.
L’Iraq (1991), la Bosnia (1994-1995), il Kosovo (1999), la Serbia e il Montenegro (1999),
l’Afghanistan (2001) e poi ancora l’Iraq (2003), sono solo alcuni dei teatri in cui sappiamo sia stato
fatto largo uso di armi al DU; quasi 15 anni di pressoché possibili “ininterrotte contaminazioni”. Per
non parlare poi di altri Stati che possiedono queste armi e che non sono certo tra i più pacifici (vedi
Israele, Pakistan , Turchia ecc.); stati dove spesso ci sono conflitti interni o con i vicini e dove
altrettanto spesso si ricorre all’uso della forza per risolverli. Anche in questi territori quindi c’è
pericolo che la popolazione e l’ambiente paghino prezzi troppo alti e duraturi nel tempo, quali
appunto gli effetti del DU. Senza tener conto poi, di quanti paesi potrebbero in questi anni aver
dotato i propri arsenali di armi all’Uranio impoverito. E’ perciò preoccupante constatare come il
problema non sia circoscritto solo ai luoghi in cui si sono svolti i conflitti più recenti, ma sia ormai
a livello mondiale.
Se ripensiamo a tutti i possibili rischi ed effetti legati al DU visti nei capitoli precedenti, a
livello globale la situazione è veramente inquietante: pensiamo solo a quante vittime dirette o
indirette legate al DU potrebbero esserci nei prossimi anni; pensiamo a che degrado ha raggiunto e
raggiungerà l’ambiente nei siti colpiti con proiettili al DU; pensiamo a quanti conflitti sono ancora
in corso e a quanti ce ne saranno in futuro…Insomma: le previsioni non sono certo tranquillizzanti.
Penso che il quadro emergente da queste pagine sia sufficiente per dare al lettore una visione
generale del problema e possa rappresentare un’utile base su cui formulare alcune considerazioni
conclusive.
- Le armi al DU rappresentano certamente un micidiale mezzo di distruzione.
- Il DU è pericoloso e dannoso sia chimicamente che radiologicamente se ingerito o inalato.
- Le ricerche e le analisi effettuate nei territori colpiti da proiettili al DU, dimostrano che la
presenza di DU è difficile da determinare sperimentalmente.
- Dagli esami effettuati sui militari e sui territori colpiti, per iniziativa del governo italiano
(commissione Mandelli) e all’estero da Organismi internazionali (Unep – Balkan Task
Force e varie commissioni di studio sull’Iraq) non è stata individuata una correlazione
diretta tra DU e forme tumorali. La stessa dott.ssa Antonietta Morena Gatti ha ammesso che
nei campioni di biopsie e di autopsie dei soldati esaminati da lei e dal suo team di esperti
non sono mai state trovate effettive tracce di Uranio. Tuttavia è assolutamente lecito
attendersi l’insorgenza di tumori da DU sia nella popolazione civile che nei militari.
94
- Gli effetti provocati dall’Uranio impoverito sull’uomo saranno più chiari e visibili con il
passare degli anni.
- A partire dal 1991 il DU è stato ampiamente impiegato in scenari di guerra nonostante i
provvedimenti internazionali che lo proibiscono; perciò le autorità militari e politiche, nel
nostro caso italiane, non potevano non essere a conoscenza di tutto ciò.
- Gli organi di informazione, per quanto riguarda il dibattito sul DU, sono intervenuti tardi e
con notizie troppo frammentarie e superficiali generando allarmismi; a tutto ciò si aggiunge
il totale silenzio di oggi, nonostante ci siano ancora conflitti in atto.
- Gli interessi economici e politici delle grandi potenze hanno ormai il sopravvento su
qualsiasi altro tipo di valore al punto di arrivare a distruggere e danneggiare l’ambiente e le
popolazioni che lo abitano.
- Nonostante i casi continuino ad aumentare, le persone decedute e quelle ammalate, sia tra la
popolazione civile che militare, sono state ampiamente e per lungo tempo trascurate.
- Le guerre del nuovo millennio sono sempre più tra contendenti di forza impari ed oltre a
provocare danni immediati, catastrofi ambientali e sconvolgimenti di popolazioni, gli effetti
maggiori si avranno, forse, nel lungo periodo.
- A fronte anche dei più recenti eventi iracheni, è evidente che le norme di Diritto
Internazionale non vengono rispettate e che Organismi Internazionali quali le Nazioni Unite
sono sistematicamente assoggettate agli interessi di pochi Stati- nazione.
- Nei casi balcanico, iracheno, afgano ecc. i diritti alla salute, a vivere in un ambiente sano,
alla libertà e all’informazione sono stati calpestati in nome di interessi economici e politici
di pochi.
Appurato che le armi all’Uranio impoverito non sono armi convenzionali in quanto armi
radioattive il cui uso ha conseguenze altamente tossiche, è innegabile che tutte le leggi
internazionali sulla guerra pongono dei limiti all'uso della violenza ai combattenti e vietano l'uso di
armi crudeli ed indiscriminate.
Così recita il codice di diritto internazionale di guerra di Ginevra:
“Chiunque uccide un minuto dopo la cessazione delle ostilità , sapendo che le ostilità sono
cessate, è un assassino”.
Lo dice la Convenzione di Ginevra: l’uranio impoverito che miete vittime nei Balcani così
come in Iraq e tra i nostri soldati dopo la cessazione della guerra, è un assassino.
95
Di conseguenza, le armi al DU violano la legge internazionale a causa della loro crudeltà
intrinseca e degli effetti mortali non confinabili nel tempo e nello spazio: infatti minacciano la
popolazione civile ora e per le generazioni a venire. Pertanto queste armi e i loro usi andrebbero
banditi.
Nei circa dieci anni in cui è sul tappeto la vicenda dell'uranio impoverito è sempre stata
negata l'esistenza di una connessione tra Uranio impoverito e tumori.
Nel dicembre 2008 avviene però un fatto storico e, sotto certi aspetti, decisamente
significativo.
Per la prima volta in dieci anni di battaglie legali e accese discussioni il Ministero della
Difesa, nella persona del Ministro Ignazio La Russa143, riconosce che la causa di tante dolorose
vicende è l'Uranio impoverito e stanzia 30 milioni di euro per i risarcimenti. Fino a quel momento
era stato asserito che tumori e altre gravi malattie erano dovute a cause come l'inquinamento
bellico, lo stress da combattimento o simili.
"Occorreva prevenire". Queste le parole pronunciate dal Ministro stesso e rese pubbliche da
Falco Accame, presidente dell’ L'Anavafaf144, in un’intevista pubblicata sul sito internet
http://www.forzearmate.eu in quello stesso mese di dicembre145.
Ancora più recentemente, il 1 dicembre 2009, con una sentenza del Tribunale civile di
Roma146, il Ministero della Difesa viene condannato al risarcimento con 1,4 milioni di euro ai
familiari di un militare della Provincia di Lecce, scomparso nel 2005, a soli 26 anni, dopo diverse
missioni in Kosovo, teatro dal quale era rientrato nel 2003.
Questi eventi sono la dimostrazione del fatto che, nonostante le numerose incertezze e i mille
dubbi in merito alle reali responsabilità dell’Uranio impoverito, il problema esiste seriamente. Sia
colpa dell’Uranio o di altre sostanze ad esso collegate, la nocività di questi materiali è stata ormai
sperimentata, dimostrata e legalmente punita.
143 Ignazio Benito Maria La Russa (Paternò, 18 luglio 1947) è un politico italiano, attuale ministro della Difesa.
144 L'Anavafaf: Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e Famiglie dei Caduti), nata nel 1983 con l’intento di tutelare, prevenire e limitare il numero dei morti nelle forze armate in tempo di pace
145 Roma, 26 dic. 2008 (Apcom). http://www.forzearmate.eu
146 Sentenza 10413/09 depositata presso il Tribunale civile di Roma il 1 dicembre 2009.
96
Ritengo sia quindi opportuno che possibili rischi derivanti dall’utilizzo di DU vengano messi
maggiormente in evidenza per mezzo di un’imponente e massiccia campagna di sensibilizzazione
pubblica, rivolta soprattutto alle popolazioni, ai soldati e al personale a rischio.
Perché sia possibile nel futuro vedere dei cambiamenti veramente significativi, una delle
chiavi di volta è rappresentata sicuramente dalla gestione delle informazioni.
L'informazione dovrà essere obbiettiva, dovrà contare su un solido apparato di riferimento
tecnico scientifico, dovrà poter aver accesso a tutti i dati disponibili, dovrà essere libera e
soprattutto coraggiosa e capace di prendere posizioni forti e, se necessario, impopolari; ma
sicuramente giuste e necessarie per la salvaguardia del genere umano e dell’ambiente in cui vive.
Per contenere i danni provocati dall’impiego di Uranio impoverito occorrerebbe insomma uno
sforzo di maggior chiarezza e trasparenza da parte di tutte le istituzioni coinvolte, non solo italiane
ma anche a livello internazionale.
97
TABELLE E MAPPE
(APPENDICE)
Tab. 5 - Quadro generale sull’Uranio Impoverito
98
Fig. 1 - Proprietà penetranti delle particelle radioattive.
Fig. 2 - Effetti deterministici delle radiazioni ionizzanti in rapporto alla loro quantità assorbita
99
Fig. 3 - La catena di decadimento dell'U-238, tutti gli isotopi descritti sono radioattivi, tranne il Piombo-206 che è stabile; alcuni lo sono molto più del prodotto di partenza, e sono sempre presenti in tracce insieme all'U-238.
100
Fig. 4 - Catena di decadimento radioattivo dell’U-238.
Fig. 5 - Schema della distribuzione chemiobiocinetica nell’uomo di Uranio assunto durante esposizione inalatoria o per ingestione, dai polmoni l’Uranio può essere esalato o passare nel sangue, nei Linfonodi e nell’intestino e da qui essere secreto; da sangue l’Uranio può passare nei reni, nel fegato, nelle ossa e nei muscoli e infine dai reni può trovarsi nelle urine.
101
Mappa 1 - Particolare dei siti colpiti in Bosnia da proiettili al DU.
Mappa 2 - Siti in Kosovo colpiti proiettili al DU, mappa fornita dalla Nato.
102
Mappa 3 - Siti bombardati in Kosovo con proiettili al DU (i punti rossi indicano i i luoghi e il loro diametro è proporzionale al numero di proiettili sparati). http://www.peacelink.it
Fig. 6 - Cartina del Kosovo con siti colpiti da proiettili al DU.
Le aree contraddistinte sulla mappa indicano una posizione in cui uno o più aerei hanno attaccato; le marcature non sono precise: esse non esprimono punti precisi, bensì aree di incertezza; la fonte dei dati riportati nella cartina consiste nel "debriefing" ovvero nei rapporti postmissione dei piloti dopo l'ingaggio di una procedura di puntamento chiamata "Flex".
103
Tab 6 - Elenco dei siti in Kosovo bombardati con uranio impoverito dalla Nato
sito data coordinate UTM proiettili riquadro kfor
1 06/04/99 34TDM717863 - - Germania
2 07/04/99 34TDM551901 110 4 Italia
3 08/04/99 34TDN665117 150 2 Italia
4 08/04/99 34TDN834190 - 9 Italia
5 15/04/99 34TEM580880 250 9 -
6 15/04/99 34TEM680995 - 10 -
7 16/04/99 34TEM643964 - 10 -
8 17/04/99 34TEM1885 200 8 U.S.A.
9 27/04/99 34TDM433974 - 3 Italia
10 27/04/99 34TDM680690 - 5 Germania
11 30/04/99 4203N02030E - 4 Italia
12 30/04/99 34TEM208935 - 8 U.S.A.
13 30/04/99 34TDN402102 - - Italia
14 05/05/99 34TDM515938 210 3 Italia
15 06/05/99 34TDM717863 - - Germania
16 07/05/99 34TDM503893 400 3 Italia
17 07/05/99 34TDN387039 500 1 Italia
18 07/05/99 34TDM771627 100 6 Germania
19 09/05/99 34TDN416092 200 1 Italia
20 10/05/99 34TEN148478 200 - U.K.
21 11/05/99 34TEN187470 700 - U.K.
22 11/05/99 34TEM019990 150 7 U.K.
23 11/05/99 34TDN505044 65 - Italia
24 12/05/99 34TDN505044 110 1 Italia
25 13/05/99 34TDN7735 570 - Italia
26 14/05/99 34TDM723693 170 6 Germania
27 14/05/99 34TEM105920 - 7 U.K.
28 14/05/99 34TDM525911 300 3 Italia
29 14/05/99 34TEM126888 90 7 U.K.
30 15/05/99 34TDM7462 210 6 Germania
31 15/05/99 34TDN514102 320 2 Italia
32 15/05/99 34TEM1995 200 8 U.S.A.
33 15/05/99 34TEM6496 130 10 -
34 15/05/99 34TDN719403 - - Italia
35 15/05/99 34TDM741622 - 6 Germania
36 16/05/99 34TDM745682 90 6 Germania
37 17/05/99 34TDM755619 170 6 Germania
38 17/05/99 34TEM540821 120 9 -
39 22/05/99 34TEM209103 - 8 U.S.A.
40 25/05/99 34TDM624931 120 4 Germania
41 25/05/99 34TEM620945 300 10 -
42 25/05/99 34TEM632934 150 10 -
43 26/05/99 34TDM588998 - 4 Italia
44 26/05/99 34TDM5597 170 4 Italia
45 28/05/99 34TEN472112 100 - U.S.A.
46 28/05/99 34TEM625882 200 10 -
47 28/05/99 34TDM43159425 300 3 Italia
48 28/05/99 34TDM659950 50 4 Germania
49 28/05/99 34TEM189923 90 8 U.S.A.
50 29/05/99 34TEN178432 350 - U.K.
51 29/05/99 34TDM695654 190 5 Germania
52 29/05/99 34TEM335844 - - U.S.A.
53 29/05/99 34TDM580994 - 4 Italia
54 29/05/99 34TDM659950 50 4 Germania
55 29/05/99 34TCM01479634 230 - -
56 29/05/99 34TEM335844 80 - U.S.A.
57 30/05/99 34TEM1691 480 8 U.S.A.
58 30/05/99 34TCM01479634 250 - -
59 31/05/99 34TDM54938 200 3 Italia
60 31/05/99 34TDM6573 970 5 Italia
61 01/06/99 422550N0202630E 200 3 Italia
62 01/06/99 34TDM663705 540 5 Germania
63 01/06/99 34TDM597858 400 4 Italia
64 01/06/99 34TDM782603 500 6 Germania
65 01/06/99 34TEM625882 970 10 -
66 02/06/99 34TDM728675 80 6 Germania
67 02/06/99 34TDM728675 70 6 Germania
68 02/06/99 34TDM5892 600 4 Italia
69 02/06/99 34TDM743720 400 6 Germania
70 02/06/99 34TDM503893 400 3 Italia
71 02/06/99 34TDN387039 500 1 Italia
72 02/06/99 34TDM771627 100 6 Germania
73 03/06/99 34TEN362171 150 - U.K.
74 03/06/99 34TDM503893 470 3 Italia
75 03/06/99 34TDM740590 370 6 Germania
76 03/06/99 34TDN59223216 700 - Italia
77 05/06/99 34TDN393005 280 3 Italia
78 05/06/99 34TDN4002 120 1 Italia
79 05/06/99 34TDN389042 400 1 Italia
80 05/06/99 34TDN393005 200 3 Italia
81 05/06/99 34TDN387005 560 3 Italia
82 05/06/99 34TDN603245 320 - Italia
83 05/06/99 34TDM67256935 286 5 Germania
84 06/06/99 34TDM409873 - 3 Italia
85 06/06/99 34TDM412883 907 3 Italia
86 06/06/99 34TDN4002 120 1 Italia
87 06/06/99 34TDM936785 970 - U.K.
88 06/06/99 34TDN474090 745 1 Italia
89 06/06/99 34TDM396948 100 3 Italia
90 06/06/99 34TDM396948 100 3 Italia
91 06/06/99 34TDN474090 200 1 Italia
92 06/06/99 34TDN464082 440 1 Italia
93 07/06/99 34TDM7439471956 140 6 Germania
94 07/06/99 34TDM545937 225 3 Italia
95 07/06/99 34TDN886168 370 - Francia
96 07/06/99 34TDM592764 610 5 Italia
97 07/06/99 34TDN465083 530 1 Italia
98 07/06/99 34TDN534026 655 2 Italia
99 07/06/99 34TDN4310 560 1 Italia
104
100 08/06/99 34TDN528123 1320 2 Italia
101 08/06/99 34TDM771631-DM762600 400 6 Germania
102 08/06/99 34TDN863422 670 - Francia
103 08/06/99 34TDN528123 1000 2 Italia
104 09/06/99 34TDM755645 200 6 Germania
105 11/06/99 34TDM772630 500 6 Germania
106 11/06/99 34TEM625882 970 10 -
107 17/04/99 34TEM170852 - 8 U.S.A.
108 - 34TEM6308785128 - 10 -
109 - 34TEN17012908 - - U.K.
110 - 34TDM5359283702 - 3 Italia
111 27/05/99 34TEM397979 - 10 -
112 28/05/99 34TEM631852 180 - -
totale 30.523
Fig. 7 - Tutto sull’Uranio impoverito
E' necessario ricordare che nono solo i militari delle forze i
105
li Fig. 8 - Meccanismo di assorbimento di DU per inalazione.
li Fig. 9 - Meccanismo di assorbimento di DU per inalazione. ma
106
li Fig. 10 - Limite di dose per effetti stocastici
Fig. 11 - Uno degli possibili organi bersaglio del DU, il rene. ma
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Tab. 7 e 8 - Tabelle relative a studi della Commissione Mandelli
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Bibliografia
Uranio. Il nemico invisibile, Stefania Divertito, Infinito, 2005 Uranio. Storia di un’Italia impoverita, Domenico Leggiero, M. I. R., 2005 Il metallo del disonore, Asterios Editore, International Action Center, 1999 Uranio impoverito, la verità. Giulia Di Pietro intervista Franco Accame, Malatempora, 2006 Due guerre. Dai campi di battaglia dei Balcani alla lotta contro il cancro da uranio impoverito. Emerico Maria Laccetti, Memori, 2008 Il Friuli Venezia Giulia e l’uranio impoverito, aero habitat, com.te Giuliano Mansutti, aprile 2001 Enduring Hypocrisy. I pesanti interrogativi sull'uso dell'uranio impoverito, Associazione Solidarietà Guerra infinita guerra ecologica, Massimo Zucchetti. Milano, Ed.Jaca Book, 2003. “L’uranio impoverito nei Balcani”, tesi di Giorgio Ponti, www.osservatoriobalcani.org, gennaio 2005 “Relazione Preliminare della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo”, 19 marzo 2001 “Seconda relazione della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo”, 28 maggio 2001 “Relazione Finale della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo”, 11 giugno 2002 “Conclusioni della Commissione istituita dal ministero della Difesa sull’incidenza di neoplasie maligne tra i militari impegnati in Bosnia e Kosovo” (Commissione Mandelli), Grandolfo M., Mele A. “Resoconto stenografico della 656° seduta del Senato”, mercoledì 22 settembre 2004 “Resoconto stenografico della 667° seduta del Senato”, mercoledì 6 ottobre 2004 “Resoconto stenografico della 671° seduta del Senato”, martedì 12 ottobre 2004 “Resoconto stenografico della 681° seduta del Senato”, martedì 26 ottobre 2004 “Resoconto stenografico della 693° seduta del Senato”, martedì 9 novembre 2004 “Resoconto stenografico della 697° seduta del Senato”, mercoledì 17 novembre 2004 “Resoconto stenografico della 725° seduta del Senato”, martedì 25 gennaio 2005 “Uranio impoverito e linfomi di Hodgkin nei soldati italiani in Bosnia e Kosovo: una possibile associazione?”, Notiziario dell’Istituto superiore di sanità 2003 “False Ngatives”, facts and fictions aboutDepleted Uranium and US Veterans, Dan Fahey, Palais des Nations Geneva, Switzerland, 2 April 2008
Fonti internet
http://it.wikipedia.org http://www.google.it http://www.osservatoriomilitare.it http://www.osservatoriobalcani.org. http://www.uranioimpoverito.it http://www.vittimeuranio.com http://www.scienzaepace.it
109
http://www.disinformazione.it http://www.bandepleteduranium.org http://www.quinterna.org http://www.aerohabitat.org http://www.difesa.it http://www.fernandotermentini.it http://wwwsis.lnf.infn.it http://www.bulgaria-italia.com http://www.peacelink.it http://www.rfb.it http://www.militari.org http://www.intersos.org http://www.grandinotizie.it http://www.ngwrc.org http://www.peacereporter.net http://www.kosovo.com http://www.bo.cnr.it http://www.cnr.org http://www.limes.net http://www.terranews.it http://www.kforonline.com http://www.balkans.unep.ch
Fonti giornalistiche
Metro, “L’Onu tace sui casi di leucemia”, Stefania Divertito, 20 dicembre 2000 Metro, “Solo una mascherina contro la radioattività”, Stefania Divertito, 21 dicembre 2000 Metro, “La Nato ammette l’uso di U-238 in Bosnia”, Stefania Divertito, 22 dicembre 2000 Metro, “Incubo Uranio tra i bambini”, Stefania Divertito, 9 gennaio 2001 Metro, “Tutta l’Europa dice no all’uranio” Stefania Divertito, 18 gennaio 2001 Metro, “Ecco come l’uranio ha ucciso i soldati, parla Antonietta Gatti” , Stefania Divertito, 7 marzo 2003 Metro, “Uranio, l’Italia sapeva dal 1984”, Stefania Divertito, 27 maggio 2003 Metro, “Dossier uranio impoverito, non potevano non sapere”, Stefania Divertito, 30 settembre 2003 Metro, “Così lo stato mi abbandona, parla Valery Melis”, Stefania Divertito, 3 ottobre 2003 Metro, “Uranio: verso nuove analisi”, Stefania Divertito, 9 febbraio 2004 Metro, “Così l’uranio inquina la terra, per sempre”, Stefania Divertito, 21 settembre 2006 Corriere della Sera, “Sindrome dei Balcani, un altro morto”, Flavio Haver, 30 dicembre 2000 Corriere della Sera, “Noi italiani irradiati per mesi a Sarajevo”, Marco Galluzzo, 3 gennaio 2001 Corriere della Sera, “L’Italia chiede stop alle armi all’uranio”, Ivo Caizzi, 9 gennaio 2001 Corriere della Sera, “Uranio, paura anche tra i volontari”, Davide Frattini, 2 gennaio 2001
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Corriere della Sera salute, “Uranio Impoverito, insufficienza di prove”, Giuseppe Remuzzi, 11 marzo 2001 Corriere della Sera salute, “Il respiro delle bombe”, Franca porcini, 13 aprile 2003 Famiglia Cristiana, “Non solo proiettili”, Giuseppe Latamore, 21 gennaio 2001 Gente, “Uranio, paura per i nostri soldati”, Gennaro de Stefano, Stefania limiti, luglio 2004 Il Manifesto, “Uranio, le verità nascoste”, Angelo Mastrandrea, 12 gennaio 2001 Il Manifesto, “Militare campano muore di cancro, era stato in Bosnia”, 5 luglio 2002 Il Manifesto, “Io leucemico, lavoravo in un hangar”, Carlo Mercuri, 17 dicembre 2000 Unione Sarda, “Mio figlio poteva essere salvato”, Sandro Mantega, 15 settembre 1999 Unione Sarda, “Uccisi dall’arma invisibile”, Marco Landi, 7 ottobre 2000 Unione Sarda, “Il soldato morto, sospetti sull’uranio”, Marco Landi, 7 ottobre 2000 La Stampa, “Così sono stato contaminato nei Balcani”, Corrado Grandesso, 19 dicembre 2000 Rinascita, “Di uranio. Abbiamo intervistato il maresciallo Domenico Leggiero portavoce dell’Osservatorio Militare”, Alessia Lai, 29 giugno 2005 Arpa Rivista, “L’uranio impoverito e le malattie dei soldati al ritorno da missioni di pace, Antonietta M. Gatti, Massimo Zucchetti, maggio-giugno 2007
Norme di protezione
Norme NATO nel 1984 Norme USA per la “Restore Hope” in Somalia nel 1993 Misure NATO per basse radiazioni nel 1996 Disposizioni della KFOR e dei Nuclei NBC del 22.11.1999 Disposizioni dello Stato Maggiore della Difesa del 6.12.1999 Disposizioni della Folgore dell’8.05.2000 Disposizioni del Capo della Sanità Militare USA in data 16.08.1993 Disposizioni del Ministero dell’Ambiente in data 26.05.2000 Studi del CISAM (Centro Interforze Studi Applicazioni Militari) Studi dell’UNEP Documento del Ministero della Difesa, «Elementi di documentazione sell’interazione tra uranio impoverito e salute umana nelle operazioni militari», aprile 2005
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Giunta ormai al termine di questo mio elaborato sento il bisogno di ringraziare innanzitutto il Professor Virgilio Ilari per l’opportunità datami di seguire questo percorso di ricerca, non sempre facile ma per me molto importante.
Ringrazio sentitamente il Dr. Mauro Gerbi che mi ha assistito e seguito durante tutti i
passaggi che hanno portato alla realizzazione di questa ricerca. I Suoi consigli, le innumerevoli
spiegazioni tecniche e le importanti direttive che di volta in volta mi impartiva si sono rivelate
indispensabili e di grande efficacia esplicativa; senza la Sua immensa disponibilità e i Suoi preziosi
suggerimenti certamente non sarebbe stato possibile realizzare un lavoro così completo.
Un profondo grazie alla mia famiglia che mi ha sostenuto, spronato e sopportato per tutti
questi anni! Li ho angosciati fino alla fine, anche nella scelta dell’argomento da trattare in questa
Tesi che secondo loro era molto, troppo vicino a quella che è stata la mia esperienza personale.
…Scusatemi se vi ho fatto preoccupare ma credete, ne è valsa la pena!
Grazie ai miei cari zii Katia e Vanni, che con Giulia e Anna sono sempre stati presenti e
partecipi ad ogni esame e ad ogni avvenimento. Cugine: Studiate, studiate, studiate! …Vedrete, alla
fine del vostro percorso, quanto sarà grande la soddisfazione, vostra e dei vostri genitori!
Grazie a Beppe per la pazienza e la comprensione che lo hanno caratterizzato per tutto questo
tempo.
Grazie inoltre a Maria per la sollecitudine con la quale mi ha aiutato nella ricerca di articoli e
testi per completare questa ricerca, e alle mie care amiche Eleonora, Annalisa e Francesca che con
le loro risate mi hanno fatto sfogare durante i nostri consueti incontri;
Un grazie particolare ad Alessandro che mi è stato vicino, mi ha aiutato e sopportato ogni
giorno al lavoro per tutti questi mesi. Non potrò mai dimenticare la costanza con la quale mi ha
sostenuto. Senza i suoi incitamenti certo ora non sarei qui a concludere la mia tesi!
Infine non posso non ringraziare te, nonna. Sono passati dieci lunghissimi anni, tu non sei più
qui ma sento che mi sei comunque vicina e lo sei stata per tutti questi mesi di lavoro e studio.
L’unica cosa che mi manca per essere pienamente felice oggi è poterti abbracciare ancora una
volta.
Grazie di cuore a tutti voi…
Valentina