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MORTI & FERITI- SETTEMBRE 2004 È morto l'operaio bresciano caduto da un tetto lunedì a Telgate Non ce l'ha fatta l'artigiano che lunedì era caduto da un tetto a Telgate. Battista Zanola, 66 anni, bresciano di Marone, è morto questa mattina intorno alle 7,30 agli Ospedali Riuniti di Bergamo. L'infortunio che gli è costato la vita era accaduto mentre stava pulendo i canali di copertura del tetto di un magazzino: aveva perso l'equilibrio ed era finito su una lastra di eternit che a sua volta si era aperta facendolo precipitare nel vuoto dall'altezza di 5 metri e mezzo sul pavimento. Tutto era successo al magazzino della Remaplast, ditta che si occupa della lavorazione di materiali plastici in via Passerera: Zanola era operaio della carpenteria Ilma di Telgate che stava eseguendo alcuni lavori di manutenzione. L'allarme era scattato subito ed era intervenuto l'elisoccorso del 118: ma nonostante la corsa all'ospedale, una immediata e delicatissima operazione chirurgica che si era conclusa nel pomeriggio di lunedì, tutto si è purtroppo rivelato inutile. L’Eco di Bergamo 1/09/04 Lavoro, un morto e un ferito grave A Bergamo un operaio è morto e un secondo è in condizioni disperate: questo a causa di due incidenti sul lavoro. Battista Zanola, 66 anni, bresciano di Marone, è morto per le conseguenze di una caduta dal tetto su cui stava lavorando. Un altro artigiano di 62 anni è ricoverato per trauma cranico dopo un volo da un'impalcatura alta tre metri. Liberazione 2/09/04 Bloccato sotto i cubi di cemento L’operaio marocchino è stato travolto dalla frana del mucchio di materiale di GILBERTO SCALABRINI . FOLIGNO - Ancora un grave infortunio sul lavoro. E’ accaduto ieri mattina, poco dopo le ore 9,30, nell’agglomerato montana della frazione di Afrile, dove un operaio di 40 anni è rimasto incastrato con una gamba sotto un cumulo di cubi in cemento. Con il camion della ditta, che ha sede a Bari, era appena arrivato per scaricare i manufatti. Si trovava sopra a

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MORTI & FERITI- SETTEMBRE 2004È morto l'operaio bresciano caduto da un tetto lunedì a Telgate

Non ce l'ha fatta l'artigiano che lunedì era caduto da un tetto a Telgate. Battista Zanola, 66 anni, bresciano di Marone, è morto questa mattina intorno alle 7,30 agli Ospedali Riuniti di Bergamo. L'infortunio che gli è costato la vita era accaduto mentre stava pulendo i canali di copertura del tetto di un magazzino: aveva perso l'equilibrio ed era finito su una lastra di eternit che a sua volta si era aperta facendolo precipitare nel vuoto dall'altezza di 5 metri e mezzo sul pavimento. Tutto era successo al magazzino della Remaplast, ditta che si occupa della lavorazione di materiali plastici in via Passerera: Zanola era operaio della carpenteria Ilma di Telgate che stava eseguendo alcuni lavori di manutenzione. L'allarme era scattato subito ed era intervenuto l'elisoccorso del 118: ma nonostante la corsa all'ospedale, una immediata e delicatissima operazione chirurgica che si era conclusa nel pomeriggio di lunedì, tutto si è purtroppo rivelato inutile.

L’Eco di Bergamo 1/09/04

Lavoro, un morto e un ferito grave

A Bergamo un operaio è morto e un secondo è in condizioni disperate: questo a causa di due incidenti sul lavoro. Battista Zanola, 66 anni, bresciano di Marone, è morto per le conseguenze di una caduta dal tetto su cui stava lavorando. Un altro artigiano di 62 anni è ricoverato per trauma cranico dopo un volo da un'impalcatura alta tre metri.

Liberazione 2/09/04

Bloccato sotto i cubi di cemento L’operaio marocchino è stato travolto dalla frana del mucchio di materiale

di GILBERTO SCALABRINI . FOLIGNO - Ancora un grave infortunio sul lavoro. E’ accaduto ieri mattina, poco dopo le ore 9,30, nell’agglomerato montana della frazione di Afrile, dove un operaio di 40 anni è rimasto incastrato con una gamba sotto un cumulo di cubi in cemento. Con il camion della ditta, che ha sede a Bari, era appena arrivato per scaricare i manufatti. Si trovava sopra a tre piani di cubi già depositati a terra, quando la pila ha improvvisamente ”franato” e l’operaio è stato come inghiottito nella piccola ”voragine” che si è aperta nello sconquasso. Fortunatamente, è rimasto solo incastrato con una gamba, altrimenti l’incidente avrebbe pouto assumere conseguenze molto più gravi. I cubi in cemento servivano per realizzare uno dei muretti a secco lungo la strada. L’operaio, un marocchino residente a Salerno e al suo primo giorno di lavoro, era partito all’alba da Bari, insieme al titolare della ditta e ad un altro operaio. Era giunto ad Afrile intorno alle nove e stava completando l’operazione di scarico, quando si è sentito un boato sordo. Tutta la pila di cubi che era stata sistemata sulla strada ha ceduto in modo repentino, forse a causa della pendenza. Il titolare dell’impresa e l’altro operaio sono subito accorsi per soccorrere il poveretto, ma c’era il rischio di peggiorare la situazione, perchè i vari quintali di cubi erano in bilico vertiginoso uno sull’altro, e così non hanno perso tempo a chiamare i soccorsi. Nonostante il forte dolore per il trauma da schiacciamento che gli ha praticamente quasi spappolato la gamba, il marocchino è rimasto sempre vigile. Urlava per il dolore, ma questa volta, nessuno ha pensato di gettarlo in un campo, come, purtroppo, è accaduto pochi giorni fa ad un suo connazionale

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a S. Eraclio. Questa volta, invece, il datore dell’impresa e il suo secondo operaio hanno lanciato la sos al 118 e ai vigili del fuoco. Pochi minuti dopo sono arrivati sul posto, a sirene spiegate, l’ambulanza e i pompieri. Quest’ultimi, coordinati dal capo squadra Piero Cencioli, hanno usato una particolare attrezzatura, chiamata ”espander”, per estrarlo dalla scomoda posizione, evitando che gli crollasse addosso tutto il pesante e ormai disordinato cumulo di cubi in cemento. L’operazione ha richiesto un pò di tempo, perchè i pompieri hanno dovuto procedere con la massima cautela e l’assistenza di un medico del 118 che, nel frattempo, ha subito praticato una flebo al giovane marocchino, per lenire l’atroce sofferenza. Poi la corsa in ospedale, dove è stato subito sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni non sono gravi, anche se l’uomo è ancora sotto choc per la paura.

Il Messaggero – Umbria 3/09/04

Si rovescia l’autoscala, due feriti Incidente sul lavoro in via S.Lucio, operai soccorsi dagli abitanti

Due persone sono rimaste ferite in seguito ad un infortunio sul lavoro avvenuto ieri mattina, poco prima delle 11, in un cantiere edile in via San Lucio, a San Valentino. I feriti sono il titolare della ditta Antonelli, un uomo di 50 anni residente a Narni, e un operaio albanese di 31 anni, residente a Terni e in regola con il permesso di soggiorno, che stavano lavorando su una scala aerea per rimuovere delle lamiere di eternit dal tetto quando, per cause in corso di accertamento, questa si è rovesciata andando a sbattere contro un vicino edificio in ristrutturazione. I due uomini sono caduti a terra e sono stati subito soccorsi da ambulanze del 118 e condotti in ospedale. Le loro condizioni non sono gravi: hanno infatti riportato solo lievi ferite giudicate guaribili in pochi giorni. Sul luogo dell' incidente sono giunti anche i carabinieri della stazione di Collescipoli e personale dell' ispettorato del lavoro. Ma la paura ieri a San Valentino è stata molta, soprattutto tra alcuni abitanti del popoloso quartiere che hanno assistito alla scena. Hanno visto cedere lo speciale sostegno che permetteva al camioncino della ditta di reggere l’autoscala ”volante”. Poi, il cestello che ospitava l’operaio albanese ed il suo datore di lavoro, andare a sbattere pericolosamente contro le mura della palazzina. Per fortuna la caduta, da un’altezza di almeno dieci metri, è stata lenta. Due passanti inquilini di un palazzo sono immediatamente intervenuti soccorrendo i due feriti. Che sono stati poi trasferiti all’ospedale Santa Maria a bordo di un’ambulanza. Per loro oltre alle escoriazioni un lieve stato di choc ed un grosso sospiro di sollievo per il pericolo passato.

Il Messaggero – Umbria 3/09/04

Cade da sei metri, salvato dal prato

Stava smontando un ponteggio all'altezza di circa 6 metri dal suolo, all'interno di un cantiere edile di Grumello del Monte, quando a un certo punto ha perso l'equilibrio ed è precipitato ma si è salvato grazie al prato. Ore 12 di ieri, via Medaglie d'Argento: è qui che M. A. A., un operaio tunisino di 30 anni, dipendente della Edilsar srl di Milano, è precipitato nel vuoto nel tentativo di togliere l'impalcatura collocata sul retro della palazzina in costruzione. I lavori - avviati un anno fa - sono stati affidati alla Geas costruzioni srl di Bergamo (l'impresa titolare), la quale ha concesso il subappalto ad altre ditte, tra cui la Edilsar.

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Secondo la prima ricostruzione, il tunisino ha perso l'equilibrio dal ponteggio ed è caduto nel prato sottostante. Sull'impalcatura stava lavorando anche un altro dipendente che, ieri mattina, ha preferito non rilasciare alcuna testimonianza sull'accaduto. M. A. A. nella caduta ha battuto la testa ma non ha mai perso i sensi: l'erba ha attutito l'urto. Sul luogo dell'incidente è intervenuta dopo pochi istanti l'ambulanza del 118. L'operaio è stato portato agli Ospedali Riuniti di Bergamo: i medici gli hanno diagnosticato un trauma cranico, ma fin dall'inizio non è stato considerato in pericolo di vita. Si riprenderà nell'arco di sette giorni.Sono intervenuti i carabinieri, la polizia locale di Grumello del Monte e i tecnici del servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Asl di Trescore, i quali hanno effettuato un sopralluogo.«Quest'altro incidente sul lavoro è l'ennesimo esempio di una caduta dall'alto causata, in gran parte, dalle mancate condizioni di sicurezza nei cantieri edili», ha commentato ieri Giorgio Luzzana, il medico responsabile del dipartimento infortuni sul lavoro dell'Asl di Bergamo.

L’Eco di Bergamo 03/09/04

Tragedia in un cantiere a Tor Sapienza. Operaio muore schiacciato: era al primo giorno di lavoro

di GIUSEPPE MARTINA . Era il suo primo giorno di lavoro. Proprio ieri mattina Dumitru L. 53 anni, romeno, si era presentato nel cantiere di via Collatina, a Tor Sapienza, in cerca di un impiego, anche occasionale, come autista: neanche due ore dopo è morto, sul colpo, precipitando da un terrapieno mentre stava manovrando un rullo compressore. Dopo aver sfondato il parapetto di travi in legno, il macchinario ormai fuori controllo si è ribaltato nel volo di circa quattro metri finendo nello scavo sottostante e l’immigrato è rimasto schiacciato all’interno della cabina di guida. Quando i vigili del fuoco hanno estratto il corpo, per l’uomo non c’era più nulla da fare. Tutte da chiarire le cause precise (malore o imperizia del conducente oppure un malfunzionamento del mezzo?) dell’incidente accaduto intorno alle 14 all’interno di un’area vasta circa 20mila metri quadri dove è in costruzione da poche settimane un centro polifunzionale. Nel cantiere, di proprietà della Edil Casa srl, sono al lavoro diverse ditte, ognuna per il settore di competenza. «L’ho visto precipitare e morire sotto gli occhi» racconta disperato un operaio testimone oculare della disgrazia. «Ho urlato, poi sono corso a prendere la gru, per sollevare il macchinario ribaltato ma quel poveraccio era ormai cianotico. E dire che proprio poche ore prima era venuto qua, cercava un lavoro, aveva il passaporto, i documenti, e dopo aver parlato con il responsabile della movimentazione terra si era messo all’opera». Sull’accaduto, insieme ai carabinieri della Compagnia Montesacro, stanno già indagando gli ispettori del Nucleo anti infortunistica della Procura coordinati dal pubblico ministero Roberto Cavallone che ha disposto il sequestro del rullo compressore e dell’area interessata dall’incidente. Inoltre gli inquirenti vogliono verificare se nel cantiere fossero state adottate tutte le misure di sicurezza adeguate.

Il Messaggero – Roma 4/09/04

PALERMO, Roma, Napoli: tre uccisi dal lavoro

Tragedia alla Fincantieri. Ieri otto ore di sciopero Palermo, Roma, Napoli: tre uccisi dal lavoro E'morto nell'ospedale di Villa Sofia a Palermo Vincenzo Viola, l'operaio di 36 anni,

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delegato alla sicurezza della Failm-Cisal che lavorava negli impianti della Fincantieri. Vincenzo Viola era caduto due giorni fa da 6 metri d'altezza da una scala, mentre stava raggiungendo i compagni di lavoro che avevano imbragato un blocco della nave in costruzione per il sollevamento. Ieri i lavoratori dello stabilimento di Palermo hanno scioperato per otto ore in segno di protesta e di solidarietà. Ma la protesta non si è fermata al capoluogo siciliano. Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom, Uilm, infatti, ha indetto un'ora di sciopero in tutti gli stabilimenti di Fincantieri: «una fermata immediata - si legge in una nota diffusa dai sindacati - per dimostrare la volontà dei lavoratori di interrompere questa spirale». Lo stesso coordinamento ha sollecitato l'apertura immediata di un tavolo di confronto con l'azienda sul tema della sicurezza all'interno degli stabilimenti del gruppo «per adottare immediate misure straordinarie idonee ad interrompere una catena di incidenti che di fronte all'evidenza nessuno può più imputare al caso». Infatti, negli ultimi due anni, nel gruppo Fincantieri, si è «verificata una impressionante sequenza di incidenti mortali - denunciano i sindacati metalmeccanici-, che hanno coinvolto sia i dipendenti di Fincantieri che i lavoratori degli appalti». Tra le cause principali degli incidenti di questa drammatica escalation, sottolineano i sindacati, ci sono tempi stretti, organici ridotti e l'abitudine di appaltare quasi tutti i servizi essenziali di manutenzione e di assistenza per abbattere i costi aziendali. «Sconcertati dall'evento - dichiara Maurizio Calà, segretario della Fiom di Palermo -, metteremo in atto un'azione pressante in Fincantieri e in tutto l'indotto perchè serve un piano sulla sicurezza. Nell'immediato chiederemo al gruppo navale di spiegare l'accaduto. Poi, incontreremo tutte le rappresentanze Rsl dell'indotto per fare un punto sulla situazione della sicurezza in tutto il mondo dei cantieri e lanceremo una campagna informativa. I lavoratori che, spesso, rischiano la vita senza sapere che a norma di legge e di contratto possono e devono rifiutarsi di svolgere mansioni pericolose in assenza di precise tutele. In questo senso, anche l'azienda deve dare maggiore spazio all'informazione sulla sicurezza». Ieri l'emergenza sicurezza si è fatta sentire pesantemente. A Roma, un operaio rumeno di 56 anni, al suo primo giorno di lavoro, ha perso la vita in via Collatina mentre lavorava alla costruzione di un capannone industriale per un cantiere privato. «La fase lavorativa a cui l'operaio era stato assegnato, spianare una strada, - afferma Luigi Nieri, Assessore alla Politiche per le periferie, per lo sviluppo locale e per il lavoro del comune di Roma -sembrerebbe non avere alcuna autorizzazione, mancante proprio per motivi di sicurezza». A Monte Ruscello, in provincia di Napoli, Scipione di Santo di 44 anni è caduto da un'impalcatura, mentre lavorava alla ristrutturzione di un palazzo in via Modigliani. Di fronte a questa seguenza impressionante di morti la diminuzione del 3, 3% di infortuni sul lavoro registrata dall'Inail non conforta di certo. Intanto sulla morte di Vincenzo Viola gli inquirenti hanno aperto due inchieste per far luce sulle cause dell'incidente e per accertare se nel cantiere di Palermo siano rispettate le norme di sicurezza. La famiglia ha risposto alla tragedia con un gesto di solidarietà: ha autorizzato l'espianto degli organi. A Villa Sofia è già arrivata l'equipe di Napoli per effettuare l'espianto del fegato che sarà donato ad una paziente napoletana. Valeria Rey

Liberazione 4/09/04

Lavorava per un'impresa di Lovere l'albanese morto sul lavoro in un cantiere di Genova

Gezim Hasa, l'operaio albanese di 42 anni morto ieri pomeriggio nel cantiere per la costruzione dei mercati generali di Bolzaneto (Genova), era alle dipendenze dell' impresa

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Cog di Lovere (Bergamo) e da una settimana lavorava a Bolzaneto. Il suo impegno avrebbe dovuto protrarsi ancora per circa tre settimane. Dal 1991 in Italia, dove era giunto con la moglie Adriana e con il figlio Erion, oggi diciassettenne, l' operaio viveva, anche con il figlio Mario nato in Italia e che ha 11 anni, a Berzo Inferiore (Brescia). Ieri mattina era partito dal bresciano verso le 4 per raggiungere il posto di lavoro a Genova. Poco dopo le 14 è avvenuto l' infortunio mentre si trovava, insieme ad un collega, nel «cestello» di una gru, ad un' altezza di circa cinque metri. Mentre saliva ha urtato con la schiena contro una putrella ed è rimasto schiacciato tra questa ed i comandi della piattaforma. Giunta ieri sera a Genova e accolta dal segretario generale dell'Unione Generale d'Albania, Ivan Drogo, la moglie di Gezim Hasa è distrutta dal dolore. Capelli e occhi neri, è vestita a lutto e piange: «È terribile - si lamenta - lui era qui per lavorare ed ora non c' è più. I miei figli sono disperati».«Era una persona sana e sportiva - aggiunge lo zio Shaban - in Albania aveva giocato nella nazionale di calcio così come fece suo padre. Aveva deciso di portare la famiglia in Italia perché sapeva che qui si viveva meglio». Adriana Hasa ha manifestato l' intenzione di trasferire, quando sarà possibile, la salma del marito prima a Brescia e poi a Durazzo, luogo di nascita dell' operaio.

L’Eco di Bergamo 7/09/04

Infortunio sul lavoro, operaio cade da un’impalcatura

SPOLETO - Sulle modalità dell’infortunio non si sa alcunché di preciso. L’operaio, che lavora in un cantiere edile a Madonna di Lugo, all’improvviso è caduto da un’impalcatura riportando ferite sulla cui gravità i medici si sono riservati la prognosi. L’infortunio si è verificato verso le 13. L’operaio edile, 45 anni, di nazionalità italiana, insieme ad altri colleghi stava per ultimare il lavoro per la pausa del pranzo. All’improvviso la caduta dall’impalcatura, alta sei metri da terra. I primi a soccorrerlo sono stati proprio i colleghi. Che hanno provveduto a chiamare il 118. Dopo pochi minuti, arrivava sul posto un’ambulanza con relativo equipaggio medico a bordo. L’operaio veniva adagiato su una lettiga e trasportato all’ospedale, dove gli venivano riscontrate fratture varie agli arti. Sulla dinamica dell’infortunio sono in corso accertamenti

Il Messaggero – Umbria 8/09/04

L’ex ustionato Giannoni: «Ho rivisto un fantasma»

FALCONARA - «Ero tranquillamente a casa con la mia famiglia, poi mi hanno avvisato e sono subito corso qui». Ha lo sguardo preoccupato per le sorti degli operai coinvolti nell'incendio Andrea Giannoni, il 38enne che tre anni fa rimase ustionato gravemente mentre stava lavorando alla centrale turbogas: «Mi sono giunte notizie frammentarie - racconta Giannoni con cui abbiamo scambiato alcune battute poco dopo l'incendio - ancora la dinamica non è chiara, ma spero davvero che non ci siano vittime o feriti gravi. E' indubbio che questo incidente mi riporta la mente a quel pomeriggio di novembre di tre anni fa». Andrea, che ha ancora i segni visibili dell'infortunio, fu aggredito da una fiammata che gli provocò ustioni sul 40% del corpo, in particolare al volto, alle mani e alle ginocchia. Due anni più tardi, il 15 ottobre del 2003 un altro operaio, stavolta di una ditta esterna, Ferdinando Altana fu aggredito all'improviso da un getto di acqua bollente che gli provocò pesanti bruciature sulla schiena e sulle gambe. Altana, residente in Sardegna, ha sporto denuncia contro la Raffineria per stabilire da dove e chi provocò quella fuoriuscita.

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P.Cu.

Il Messaggero – Ancona 9/09/04

Diciannove minatori hanno perso ieri la vita in Turchia.

Il tragico episodio è avvenuto in una miniera di rame in costruzione nel villaggio di Kure ne Diciannove minatori hanno perso ieri la vita in Turchia. Il tragico episodio è avvenuto in una miniera di rame in costruzione nel villaggio di Kure nei pressi di Kastamonu, in Turchia. Una violenta esplosione ha causato il crollo dell'ingresso della galleria, imprigionando per ore 30 minatori a 150 metri di profondità. Due minatori erano riusciti, al momento dello scoppio, a salvarsi e a segnalare l'incidente. L'incendio che ne è seguito non ha permesso ai soccorsi di agire tempestivamente. Le cause dell'esplosione sarebbero da ascrivere, secondo quanto riferito dall'amministratore delegato della Stfa, l'azienda di Ankara proprietaria della miniera, ai lavori di saldatura all'interno della miniera. La Turchia non è nuova a questo tipo di disastri a causa della scarsa manutenzione dei siti minerari e delle scadenti infrastrutture presenti.

Liberazione 9/09/04

Cosenza, muore schiacciato dal trattore

Ha improvvisamente perso il controllo del trattore finendo nella scarpata che fiancheggia il sentiero stradale, profonda circa 3 metri. Il mezzo gli è poi precipitato addosso, schiacciandolo e uccidendolo sul colpo. Questa la dinamica del tragico infortunio sul lavoro avvenuto in una contrada rurale della Piana di Sibari (Cosenza) e costato la vita a Silvio Basile, operaio di 24 anni, sposato e padre di due figli. Il giovane era dipendente dell'azienda agricola "Terzeria", di cui è presidente il vescovo pro-tempore della diocesi di Cassano.

Liberazione 10/09/04

Deflagrazione a Sava di Baronissi (Salerno). C'è anche un disperso Esplode deposito di fuochi artificiali: un morto La vittima è Antonio Risi, di 63 anni. Lo scoppio ha causato il crollo di una palazzina e quello parziale di una chiesa

SALERNO - E' esploso nel salernitano un deposito di fuochi artificiali, probabilmente abusivo. La deflagrazione, avvenuta intorno alle 10 in un opificio di Sava, una frazione di Baronissi, ha causato una vittima, Antonio Risi, originario di Pellezzano 63 anni, operaio di una ditta di fuochi di artificio. Nell'esplosione vi sarebbe anche un disperso, Saverio Mele, la cu scomparsa è stata denunciata da uno dei figli, che ha riferito ai soccorritori che in mattinata aveva accompagnato il padre nella zona. Intanto, mentre proseguono i lavori di rimozione delle macerie, è stato riaperto al traffico il raccordo della Salerno-Avellino.TRAFFICO PARALIZZATO - Il lavoro dei soccorritori è stato reso molto difficile a causa delle numerose esplosioni che si sono succedete nella zona dopo quella iniziale. In un primo momento eranio state chiuse le uscite in entrambe le direzioni di Baronissi del raccordo autostradale Avellino-Salerno. Traffico paralizzato sulla corsia nord con gravi disagi anche per i mezzi di soccorso. La frazione Sava di Baronissi è attigua al raccordo che collega i due capoluoghi di provincia.

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CROLLATA UNA CHIESA E UNA PALAZZINA - L'esplosione ha causato il crollo di una palazzina e quello parziale di una chiesa di via delle Grazie in località Sava di Baronissi (Salerno). Da quanto si è appreso pare che nell'abitazione ci fosse un deposito abusivo di materiale pirotecnico. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco del comando provinciale di Salerno, carabinieri e polizia. Ancora non si sa se l'esplosione abbia causato vittime. SICURA L'ORIGINE DELLO SCOPPIO - «A noi non risulta che fosse ufficialmente né una fabbrica né un deposito di materiale pirotecnico, ma è sicuro che lo scoppio è stato provocato da fuochi d'artificio» - ha detto per telefono un operatore dei vigili del fuoco.Nell'esplosione del deposito di fuochi artificiali di Baronissi vi sarebbe un altro disperso. A denunciare la scomparsa di Saverio Mele è stato uno dei figli, il quale ha riferito ai soccorritori che in mattinata aveva accompagnato il padre nella zona. Intanto, mentre proseguono i lavori di rimozione delle macerie, è stato riaperto al traffico il raccordo della Salerno-Avellino. 13 settembre 2004

Corriere della Sera 13/09/04

Due donne morte: una passeggera e la capotreno. Più di trenta i feriti. Tratta a un solo binario Linea Torino-Cuneo. Cronaca di un deragliamento annunciato

«Abbiamo sentito una botta e poi siamo sbalzati da una parte all'altra dei sedili», racconta un passeggero del treno regionale 4441 Torino-Cuneo deragliato ieri intorno alle 7,30 a circa un chilometro dalla stazione di Cuneo, in località Madonna dell'Olmo. Nell'incidente sono morte due donne, la capotreno Annamaria Matarese di 46 anni, in servizio presso il deposito locomotive di Cuneo e una viaggiatrice, Duilia Lioglio, 50 anni, di Collegno, entrambe trovate fra le lamiere della prima carrozza. Il macchinista Pietro Santonoto, 56 anni, ricoverato in rianimazione, è stato dichiarato fuori pericolo. Almeno trenta persone sono rimaste ferite. Le cause dell'incidente sono ancora ignote. Il treno, composto da quattro carrozze, è in gran parte utilizzato da lavoratori pendolari, da studenti e da passeggeri diretti in Liguria o in Costa Azzurra che prendono la coincidenza a Cuneo. Partito alle 6,05 dalla stazione porta Nuova di Torino, il treno viaggia su un tratto a binario unico fino al bivio di Madonna dell'Olmo, luogo del deragliamento, dove i binari diventano due: una linea porta a Cuneo e l'altra a Saluzzo. Una tratta che corre interrata, in una sorta di trincea sotto il livello della strada. Dopo il deragliamento il treno ha percorso parecchie centinaia di metri sradicando due portali che reggono la linea elettrica e si è fermato accanto alla massicciata. Un vagone si è piegato su un lato, mentre gli altri tre sono rimasti dritti. «Al momento dell'incidente - racconta ai microfoni di Radio Capital Franco Mollea, uno dei passeggeri, - dormicchiavo. Ho sentito il treno che si inclinava, siamo andati a sbattere su una scarpata tutta in cemento, avrà fatto cinquecento metri e poi si è fermato». Trenitalia e la Procura della Repubblica di Cuneo hanno aperto le inchieste per accertare la dinamica dell'incidente. Anche la regione Piemonte e la Provincia di Cuneo hanno disposto un'inchiesta. Il Ministero dei trasporti ha istituito una commissione d'inchiesta. Dai primi accertamenti è risultato che il convoglio si sia immesso sul binario "illegale" per dei lavori di manutenzione in corso su quello corretto. Un incidente annunciato visto che da «sei mesi si sente un forte sibilo». «Nello stesso luogo - testimonia un abitante del luogo - si è verificato nel '91 un altro incidente. Uno scontro frontale». Cedimento strutturale o errore umano. Il raddoppio della linea Forsano-Cuneo è prevista nel bilancio, ma non è mai stato finanziato. «Si provvede solo ad un rinnovo della linea a binario unico», spiega Sergio Dalmazzo, del Prc di Cuneo. Il turno del macchinista coinvolto nell'incidente, comincia alle 3,30 di notte e prevede la presenza di due macchinisti. Ma lui era solo. «Una situazione frequente - aggiunge Dalmazzo - che evidenzia la carenza cronica di personale per motivi di budget. Inoltre, su questa linea non

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è stato mai istallato il sistema di lettura dei segnali che scatta automaticamente per attivare i freni quando non lo fa il macchinista». Nella gestione del personale, di pertinenza della Rfi, non si assume personale e per far fronte ai turni si ricorre ad un «massiccio uso dello straordinario e agli incentivi erogati di sei mesi in sei mesi per coloro che si trattengono in servizio pur avendo i requisiti per andare in pensione». Ne emerge un quadro di deregolamentazione che è diventato, invece, la norma. A farne le spese le due vittime dell'incidente. I sindacati confederali del settore chiedono che venga fatta chiarezza sull'accaduto e sottolineano «la necessità di accellerare il piano di investimenti tecnologici perché tutte le linee siano protette con le tecnologie oggi disponibili. Migliorare la formazione e le competenza professionale e conoscere le condizioni di impiego del personale, sui turni e sulle condizioni di lavoro». Di fronte a fatti così gravi non si può ragionare con le statiche. Valeria Rey

Liberazione 14/09/04

Salerno, crolla la palazzina del deposito abusivo. Un morto per i fuochi

Sembra non finire mai la conta dei morti per le esplosioni causate dai fuochi artificialiin Campania. Antonio Risi è morto nell'esplosione del suo depositivo abusivo di fuochi artificiali a Sava di Baronissi (Salerno). La deflagrazione ha causato il crollo della palazzina dove si trovava il materiale pirotecnico e il crollo di una chiesa adiacente, in quel momento chiusa. Risi, di 63 anni, operaio di una ditta di fuochi artificiali, sembrerebbe l'unica vittima dell'esplosione e del crollo della palazzina. Secondo le prime indagini dei carabinieri e i primi rilievi dei vigili del fuoco Risi confezionava i fuochi nel seminterrato della palazzina, che, al momento dell'esplosione, secondo alcuni testimoni, era occupata solo dall'operaio. V. R.

Liberazione 14/09/04

27 avvisi ai vertici della raffineria. Materiali scadenti tra le cause

Api di Falconara Ventisette avvisi di garanzia a carico dei vertici, di manager e di dipendenti dello stabilimento Api di Falconara. E' questa la direzione presa dalla procura della Repubblica all'indomani dell'incendio scoppiato nell'area di carico della raffineria Api che è costato la vita ad un autotrasportatore di 49 anni, Sebastiano Parisse, ed il ferimento di tre colleghi di lavoro. La procura ha affidato a consulenti tecnici d'ufficio l'incarico di redarre una perizia. Intanto sia i vigili del fuoco sia la raffineria hanno messo a punto una relazione che rimanda la causa scatenante nel circuito dell'hot-oil utilizzato come fluido di riscaldamento nei serbatoi di bitume. Prevedibile una perdita di liquido infiammabile dalla serpentina e ciò potrebbe essere stato causato da una cattiva qualità del materiale o da carenze di manutenzione.

Liberazione 15/09/04

Roma, l'incidente nel centralissimo Palazzo delle Esposizioni da tempo in ristrutturazione. Cinque operai feriti, due sono in gravi condizioni

Cede un solaio, crollo nella Casa delle mostre Ieri è stata una giornata nera per i lavoratori dei cantieri edili della capitale (non solo). A Roma cinque operai che stavano lavorando alla ristrutturazione del Palazzo delle Esposizioni sono rimasti coinvolti nel crollo

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di una parte del tetto. Due di loro sono in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. «Un boato e tutto è venuto giù», racconta Jerzy Sobienak, polacco, che al momento dell'incidente lavorava con i suoi compagni, riusciti a mettersi in salvo. «Ci siamo accorti che ne mancava uno, un romeno che è precipitato per 16 metri». L'operaio è stato estratto dalle macerie ed è stato ricoverato al San Camillo in gravi condizioni. Altri due sono al Policlinico. Il crollo del solaio è avvenuto nella parte posteriore del Palazzo delle Esposizioni, in via Piacenza, confinante con la caserma dei Vigili del Fuoco di via Genova. Secondo le prime ricostruzioni avrebbe ceduto una parte del soffitto, a 23 metri d'altezza, che si è abbattuto sul solaio sottostante dove lavoravano quattro operai. Secondo Umberto Bacchiarotti, del dipartimento di prevenzione della Asl Roma, il cedimento sarebbe stato causato da 60 quintali di pannelli di cartongesso, appena depositati da una gru e che un operaio stava sistemando al momento del crollo. «Ho visto una voragine aprirsi dentro al fabbricato - racconta un altro operaio che si trovava sulla parte del tetto non ceduto - e improvvisamente si è alzata una grande massa di polvere». Gli operai impegnati nella ristrutturazione del palazzo sono sessanta e lavorano per un'associazione temporanea di imprese. Il cantiere era stato controllato nel febbraio scorso dall'Osservatorio Comunale «ed era risultato tutto in regola» - ha dichiarato l'ingegnere Sandro Cossetto, che dirige il centro. Nella parte del palazzo dove è avvenuto il crollo non si stavano svolgendo lavori strutturali, ma solo di tinteggiatura e impiantistica. La procura di Roma ha aperto un fascicolo sull'incidente e si configura il reato di lesioni personali colpose. Una perizia con effetto urgente stabilirà se ci possa essere pericolo di ulteriori crolli e se le vibrazioni della metropolitana, che passa proprio sotto il palazzo, possano essere una delle cause del cedimento. Ma la giornata di ieri ha un triste primato: due morti nei cantieri. Sergio Gatto è morto a Castellammare del Golfo (Trapani) cadendo dal tetto di un capannone. Luigi Casti è rimasto sepolto dopo uno smottamento in un cantiere di Sardara, nel cagliaritano. Valeria Rey

Liberazione 15/09/04

I sindacati dei lavoratori edili hanno chiesto una riunione urgente al sindaco Veltroni Esposizioni, un cantiere sicuro, anzi non tanto

Quando un palazzo sta per cedere emette come un gemito: una specie di sordo avvertimento del disastro che verrà. Invece, ieri a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, a metà della grande arteria di superficie di Via Nazionale e tra le fermate di Piazza Esedra e Piazza Barberini della metropolitana A, che passa proprio lì sotto, non c'è stato nessun segno premonitore, nessuno scricchiolio, né vibrazione, a mettere sul chi va là gli operai delle tre ditte che in quel momento stavano lavorando alla ristrutturazione dell'edificio: uno schianto secco e una voragine di sedici metri; un ragazzo rumeno che stava sul tetto ingoiato dal vuoto improvviso; quattro operai italiani che lavoravano al piano di sotto travolti da 60 quintali di pannelli di cartongesso. Tutti giovani tra i 25 e i 30 anni; e forse è per questo che si sono salvati, nonostante le gravi condizioni del rumeno, ricoverato all'Ospedale San Camillo. Ci si interroga adesso su cause e misure di sicurezza, su regolarità di appalti e subappalti, su regolarizzazione dei lavoratori ed efficacia dei controlli. Oltre all'inchiesta aperta dalla Procura di Roma sull'ipotesi di reato per lesioni colpose, sono stati convocati d'urgenza i servizi ispettivi dell'Osservatorio sul lavoro del Comune di Roma, una task force presso la Prefettura e, domani, un incontro tra le tre organizzazioni sindacali degli edili di Cgil-Cisl-Uil e la Giunta capitolina guidata dal sindaco Walter Veltroni.

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Il Palazzo delle Esposizioni è diventato nel frattempo una società per azioni, con le mani libere, dunque, nella scelta di partner e aziende appaltatrici. Due anni di chiusura per trasformare l'edificio in quello che dovrebbe essere destinato a diventare il nostro Moma: il Museum of Modern Art - al modo di quello più famoso di New York - la cui inaugurazione era prevista per fine anno. Tre le società che hanno dato vita a un'associazione temporanea di imprese (Ati) che ha vinto l'appalto per la messa a norma della struttura. Si tratta della Sac Spa, della Igit Spa e della Palaexpò Spa di Raffaele Ranucci, uno dei grandi costruttori romani, socio d'affari di banche, assicurazioni, opere infrastrutturali e società sportive. L'Ati ha adesso a sua volta disposto un'inchiesta interna sull'incidente, affidata al consulente Francesco Sylos Labini. L'Osservatorio del Comune invece, secondo l'assessore al Lavoro Luigi Nieri, ha effettuato 70 ispezioni soltanto nell'ultimo mese. «Da inizio anno abbiamo ispezionato 230 cantieri, con 360 imprese coinvolte - dice l'assessore - abbiamo intervistato 1.040 operai, richiesto la regolarizzazione di 110 lavoratori e segnalato agli organi competenti 80 casi di anomalie. Ma non possiamo e non vogliamo sostituirci alle Asl o agli Ispettorati del lavoro, che devono fare il loro mestiere. A noi - ci ha detto Nieri - spetta però svolgere un'azione di vigilanza e di stimolo verso gli altri Enti sulle condizioni di lavoro, sulla sicurezza e sugli appalti». Ma il segretario della Fillea Cgil di Roma, Sandro Grugnetti, ieri ha dichiarato: «Siamo alla solita storia, le normative di sicurezza non vengono rispettate. Vanno responsabilizzate le imprese che devono garantire le condizioni di sicurezza sul lavoro. Secondo quanto abbiamo appreso, è crollato un vecchio solaio che avrebbe dovuto avere i sostegni necessari. Se questo non è stato fatto vuol dire che si è lavorato alla garibaldina». D'accordo con lui anche Salvatore Bonadonna, capogruppo del Prc alla regione Lazio, secondo cui «quanto è accaduto al Palazzo delle Esposizioni conferma che il problema della sicurezza nei cantieri è tutt'altro che risolto». Gemma Contin g. contin@liberazione. it

Liberazione 15/09/04

Gamba schiacciata a operaio della ”Fertesino”: è stato liberato dopo un’ora

Un grave incidente sul lavoro si è verificato ieri mattina alla ”Fertesino”, in contrada Bore Tesino di Grottammare. Un operaio saldatore di 33 anni, E.F., di Sant’Egidio alla Vibrata, è rimasto imprigionato in una macchina gabbiatrice, che lavora gabbie per il cemento armato. Il macchinario si è bloccato, ma l’uomo ha subito lo schiacciamento della gamba sinistra, bloccata nell’impianto. L’infortunio è avvenuto alle 11. Sul luogo sono intervenuti i Vigili del Fuoco che hanno lavorato per un’ora con la fiamma ossidrica e un divaricatore per liberare l’arto dell’operaio. Nel frattempo il personale medico del 118 ha somministrato sedativi alla vittima dell’incidente per consentirgli di sopportare il dolore, monitorando costantemente le sue condizioni. Appena libero, l’operaio è stato trasferito all’ospedale di San Benedetto dove è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico per cercare salvargli la gamba gravemente lesionata. La prognosi è di 90 giorni, salvo complicazioni, e al momento viene tenuto in osservazione. Sulle cause dell’infortunio sono in corso accertamenti dei carabinieri.

Il Messaggero – Marche 15/09/04

Giù dal tetto: si salva

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CAMERANO - Operaio salvo per miracolo dopo essere precipitato da un’altezza di 3 metri sotto i calcinacci del solaio su cui stava lavorando. Agostino Marzuffero, 45 anni di Camerano è stato dimesso con una prognosi di guarigione di soli 15 giorni dall'ospedale di Torrette dove era stato trasportato d'urgenza ieri mattina alle 11.35. Intorno a quell'ora a Camerano si è verificato l'infortunio sul lavoro nell'immobile in ristrutturazione al numero civico 39 di via Garibaldi, di proprietà di Primo Pepa.

Il Messaggero – Ancona 15/09/04

Il racconto dei feriti. «Sembrava una bomba». Due operati alla mandibola, complicazioni polmonari per un terzo «Si sentivano strani scricchiolii» Le testimonianze: «Da giorni qualcosa non andava. Troppo peso sul tetto»

di ELENA PANARELLA e FABIO ROSSI . Una nuvola di polvere, e poi il vuoto sotto i piedi. «Quando ho sentito il boato del crollo, sono andato di corsa verso i miei colleghi, per aiutarli. Ma subito mi è mancato l’appoggio. Poi ricordo soltanto il buio». È lo sbiadito ricordo di Corrado Raschiatore, 36 anni, di Zagarolo, uno dei cinque operai feriti nel crollo al palazzo delle Esposizioni. Fuori la stanza del reparto di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale San Camillo è un continuo viavai di parenti e amici. La diagnosi per Raschiatore, trasferito per accertamenti dal San Giacomo, parla di una frattura alla mandibola. Quaranta giorni la prognosi. «Meglio così, temevo il peggio», dice il fratello Danilo, anch’egli operaio edile. Antonio, un collega, racconta quegli istanti. «Sentivamo già da un po’ strani scricchiolii. Tanto che qualcuno aveva detto: “qui finiamo di sotto”. Corrado è stato molto coraggioso a tentare di aiutare gli altri. È un miracolo che se la sia cavata con una frattura». Scene simili all’ospedale San Giovanni, dove nel pomeriggio è arrivato il sindaco Walter Veltroni a portare a Pasquale Carabellotti, 26 anni, di Anagni, «la solidarietà e l’affetto della città», ascoltando dalla sua voce la ricostruzione dell’incidente. «Pasquale - racconta il cognato, nella sala d’aspetto del pronto soccorso - è già stato miracolato ad agosto, quando è precipitato da una scala nel cantiere di un padiglione del complesso di Santa Maria della Pietà. Si era ripreso da poco e aveva ricominciato a lavorare. E adesso, quest’altro incidente». Nello stesso nosocomio è stato medicato anche Gianni Verzilli, 31 anni, di Mentana, che se l’è cavata con sei punti di sutura alla testa. «Abbiamo sentito un terribile rumore, come una bomba - ricorda - Non vedevamo più nulla per la polvere che si è alzata. Ero terrorizzato per il sangue che mi scorreva addosso e perché non capivo cosa fosse successo». Al Policlinico Umberto I sono stati invece ricoverati Roberto De Paolis, 36 anni di Palestrina, e Jonel Streng, romeno di 19 anni. «Era molto contento di questo lavoro, che aveva iniziato da tre mesi - dice il fratello del ferito - La paga è buona e lo avevano messo in regola subito. Jonel vive in Italia da due anni ed è felice di stare qui, anche se è lontano dalla Romania dove sono rimasti i nostri genitori e un altro fratello». Jonel prende ogni mattina il treno delle cinque da Ladispoli, dove abita. Lavora dalle 7 alle 16 e poi torna a casa, dove arriva alle 19. «Mi ha avvisato George, un nostro amico e connazionale che lavora nello stesso cantiere e condivide con noi l’appartamento di Ladispoli», aggiunge il fratello del ragazzo ferito. «George, al momento dell’incidente, era al piano di sotto. Per questo non è rimasto ferito». «I controlli al cantiere erano rigorosi e il coordinatore della sicurezza veniva almeno tre volte alla settimana», dice Pietro, un altro operaio impegnato nei lavori di ristrutturazione. Secondo Aldo, padre di uno degli operai e saltuariamente anche lui impegnato nel cantiere, «erano richiesti il casco, i guanti, le scarpe antinfortuni e il cartellino di

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riconoscimento». Ma racconti carichi di terrore arrivano anche dagli operai che sono rimasti illesi. «Ho sentito un boato, e tutto è venuto giù - dice Jerzy Sobieniak, polacco - Ci hanno detto di correre via e siamo tutti scappati. Poi abbiamo controllato la lista delle persone che erano al lavoro nel nostro gruppo e ci siamo accorti che ne mancava uno: un romeno che è precipitato dal terrazzo, per 15 metri. Quattro persone sono state subito soccorse, mentre il romeno era ancora lì sotto. Per fortuna la caserma dei vigili del fuoco è qui accanto: così sono intervenuti rapidamente». Un collega, accanto a lui, incalza: «Con tutta la roba che era stata scaricata sul quel terrazzo, il peso era davvero notevole. C’erano macchinari, carrelli, materiale idraulico, pannelli molto pesanti». Ora per il presidente dell’Azienda Palaexpò la cosa più importante sono le condizioni degli operai: «L’importante è la salute e la vita degli uomini, aspettiamo l’esito delle indagini e dell’inchiesta amministrativa».

Il Messggaro – Civitavecchia 15/09/04

Guidonia/La vittima aveva 40 anni. Sul posto anche il sindaco, suo amico. Reazioni della Regione e dei sindacati . Schiacciato dai massi di travertino Villalba: operaio perde la vita alla “Caucci”, il corpo sepolto recuperato dopo ore

di KAREN LEONARDI . Sepolto da enormi massi di travertino franati per l'improvviso cedimento di un costone. Quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto, nell'azienda "Caucci" a Villalba di Guidonia, c'era ancora una nube fumante di polveri. Hanno scavato ore e ore per estrarre il corpo schiacciato dai pesanti lastroni e solo nella tarda serata sono riusciti a recuperarlo. Carlo Gallo, originario di Torre Annunziata, residente A Villalba, avrebbe compiuto 40 anni il prossimo 12 ottobre. Era sposato e aveva due figli. A lanciare l'allarme, venti minuti dopo le 17 di ieri, è stato un collega della vittima. L'uomo aveva finito di lavorare e, prima di andar via, era rimasto qualche minuto a parlare con un altro operaio. «Sono ancora in corso degli accertamenti - dice frettolosamente Luigi Minicillo, ispettore della polizia mineraria della Regione Lazio - ma, da una prima ricostruzione dei fatti, sembra che l'uomo stesse ad una distanza di sicurezza di 15 metri dalla parete, su un terrapieno che, franando, l'ha inghiottito». Sul posto sono arrivati anche gli ispettori del Servizio prevenzione sui posti di lavoro dell'Asl Rm G e i carabinieri della compagnia di Tivoli che hanno avviato un'indagine per stabilire l'esatta dinamica dell'incidente ed eventuali responsabilità. Anche Stefano Sassano, sindaco di Guidonia e amico di Carlo Gallo, ieri pomeriggio stava lì, in via delle Cave, dove si è consumata la tragedia. «La cosa grave - sussurra con la voce impietrita - è che si parla di sicurezza solo quando avvengono fatti drammatici». Il corpo è stato estratto dai vigili nella notte. «In un primo momento - fanno sapere dal comando di via Genova, a Roma - abbiamo tentato di spostare i massi sollevandoli con due gru, ma è stato impossibile, così abbiamo provato a ricavare un tunnel sotterraneo». L'anno scorso, sempre a Guidonia, due operai erano morti mentre lavoravano nella costruzione di una centralina di corrente all'interno dell'Italia Hospital Group. Per quell'incidente tre persone sono indagate per omicidio colposo. «La Regione Lazio - spiega l'assessore alle Attività produttive della Regione Lazio Francesco Saponaro - proprio nei mesi scorsi ha realizzato e divulgato a tutte le aziende operanti nel settore dell'estrazione del travertino un manuale per corretta interpretazione delle leggi comunitarie, nazionali e regionali attinenti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro». E ieri sera è arrivato anche il commento di Stefano Macale, segretario romano della Filca-

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Cisl: «Prima è stata sfiorata la tragedia in via Nazionale, a Roma. Ora l’incidente mortale a Villalba che porta a sette le morti bianche registrate quest’anno. Le istituzioni si devono preoccupare seriamente di questo fenomeno. Domani (oggi, ndr ) ci sarà una riunione sindacale con la quale chiederemo anche il coinvolgimento della Confederazione e della Regione che ha competenze specifiche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il nostro obiettivo è quello di rilanciare con forza la nascita di un coordinamento tra le forze ispettive per garantire i lavoratori nei luoghi di lavoro».

Il Messaggero – Viterbo 16/09/04

L’INCIDENTE A TORRE SUD Grave l’operaio investito dall’acido Ma non è in pericolo di vita. Per far presto l’elicottero del 118 è atterrato alla Scaglia

E’ un autotrasportatore di Grosseto (Claudio Bini, 40 anni) l’operaio che è rimasto vittima di un infortunio sul lavoro avvenuto nel pomeriggio di martedì all'interno del cantiere della centrale di Torre Valdaliga sud, dove sono in corso i lavori di ammodernamento e trasformazione a turbogas dell'impianto ex Enel, acquistato dalla società privata Tirreno Power. L'uomo stava scaricando, dall’autocisterna che lui stesso aveva guidato fin dentro la centrale, dell’acido solforico da inserire nell'evaporizzatore per la produzione dell'acqua distillata utilizzata nelle turbine, quando il tubo si è staccato dal bocchettone provocando un violento getto di acido che lo ha raggiunto al torace e all'addome. L'operaio ha avuto la prontezza di riflessi di liberarsi subito dei vestiti e di chiudere la valvola. Curato in un primo tempo dal medico del cantiere, è stato successivamente trasportato in eliambulanza al reparto grandi ustionati dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma. L’intervento è stato organizzato tramite il 118 e per accorciare i tempi l’autotrasportatore è stato trasportato con un’ambulanza fino al piazzale del centro commerciale della Scaglia, dove è atterrato l’elicottero. Claudio Bini ha riportato ustioni su circa il 60 per cento del corpo, è grave ma non in pericolo di vita. Per la guarigione ci vorranno tempi abbastanza lunghi. Alla centrale sono intervenuti gli uomini del commissariato e gli ispettori del lavoro della Asl. L’inchiesta dovrà accertare le cause dell’incidente e stabilire se si è trattato di un errore di manovra o del malfunzionamento delle manichette (che sembra fossero nuove). Da accertare anche se l’operaio indossasse indumenti antinfortunistici idonei al tipo di intervento che stava svolgendo.

Il Messaggero – Civitavecchia 16/09/04

Agricoltore schiacciato dal trattore

Faenza - Gravissimo infortunio sul lavoro in un podere di via Tebano.Un agricoltore di 65 anni, Claudio Bassani, è rimasto intrappolato sotto il suo trattore che si è rovesciato. L’uomo, è ora ricoverato all’ospedale “Bufalini” di Cesena in prognosi riservata. L’infortunio si è verificato ieri mattina, poco dopo le 10.30. L’agricoltore era alla guida di un trattore e stava lavorando in un podere che si trova di fronte alla sua abitazione di via Tebano. Si tratta di una zona collinare e Claudio Bassani alla guida del trattore si trovava in una zona in forte pendenza. Una manovra sbagliata, oppure il terreno molle a cuasa delle pioggie dei giorni precedenti, hanno trasformato in tragedia quella che avrebbe dovuto essere una normale giornata di lavoro, come tante altre. Il terreno ha ceduto sotto le ruote del trattore, che si è inclinato e poi rovesciato. Il 65enne non ha fatto in tempo a mettersi in salvo ed è stato travolto. E’ rimasto imprigionato con le gambe e con le braccia sotto il pesante

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mezzo. Ad accorgersi per primo di quanto era successo, è stato il fratello che si trovava poco distante. Ha quindi dato l’allarme alla centrale operativa del 118 che, a sua volta, ha provveduto ad allertare anche i Vigili del fuoco del distaccamento di Faenza. In attesa dell’arrivo dei soccorsi, da Ravenna è stato mandato l’elicottero, in aiuto dello sfortunato agricoltore, sono accorsi alcuni cantonieri della Provincia che si sono trovati a passare in quel momento. “E’ stato il fratello - hanno detto - ad attirare la nostra attenzione. Era disperato e continuava a urlare che era morto. Ci siamo precipitati e abbiamo cercato di fare tutto quello che era nelle nostre possibilità”. Una volta arrivati sul posto i soccorsi, personale della centrale operativa 118 e Vigili del fuoco, i tre cantonieri hanno dato loro una mano. Le operazioni per liberare l’uomo dalla morsa del trattore, sono state molto delicate. Mentre i Vigili del fuoco operavano per estrarlo, il personale di Ravenna soccorso, provvedeva direttante alle cure mediche sul posto. Successivante, una volta estratto da sotto il trattore, l’agricoltore è stato adagiato su una speciale barella e preparato per il trasporto in elicottero. Il personale di Ravenna soccorso ha dovuto sistemare delle attrezzature speciali, necessarie a immobilizzare gli arti fratturati e impedire che potessero insorgere delle complicazioni. E’ quindi stato portato a bordo dell’elicottero, atterrato poco distante dal luogo dell’incidente, che lo ha accompagnato all’ospedale “Bufalini” di Cesena. Claudio Bassani, è stato ricoverato in prognosi riservata.

Corriere Romagna – Cronaca di Ravenna 17/09/04

Grave incidente a Mirafiori

Martedì 14 un operaio ha subito un violento trauma cranico mentre svolgeva specifiche operazioni sui convogliatori. Il lavoratore era un elettricista, non addestrato a quel tipo di intervento svolto da meccanici. La R. S. U. e gli R. L. S. sono stati informati dell'accaduto in modo incompleto e superficiale e l'ambulanza che ha soccorso l'operaio è arrivata un'ora e quindici minuti dopo l'incidente. Lo denuncia la Fiom Cgil che «si attiverà per fare luce sulla dinamica dell'evento».

Liberazione 17/09/04

“Sigilli” nel cantiere della tragedia

Ieri mattina la cava dove Carlo Gallo, che lì lavorava da tre anni, ha perso la vita, è stata chiusa dagli ispettori della polizia mineraria. «Il provvedimento è stato disposto - spiega il responsabile Luigi Municillo - per consentire accertamenti tecnici e per evitare, quindi, ai fini dell'indagine, l'alterazione dello stato dei luoghi». L'obiettivo è quello di stabilire se siano stati rispettati i parametri di sicurezza in quell'area senza protezione, venuta giù all'improvviso come un castello di sabbia. Anche l'ispettorato della Prevenzione infortuni sui luoghi di lavoro ieri mattina ha avviato sopralluoghi per verificare eventuali responsabilità per il mancato rispetto delle normative sulla sicurezza. I carabinieri della Compagnia di Tivoli, su disposizione della Procura, hanno già inviato un primo rapporto al magistrato che conduce l’indagine, Marco Mansi, ed un altro è atteso a breve scadenza. Sembra scontato che il reato ipotizzato sia quello di omicidio colposo.

Il Messaggero – Viterbo 17/09/04

PROSEGUONO A MADONNA DELL’OLMO I LAVORI DI RIPRISTINO DOPO L’INCIDENTE . Riattivato un solo binario sulla linea Cuneo-Fossano

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CUNEO . Sta ritornando lentamente alla normalità il traffico ferroviario sulla linea Cuneo-Fossano, dopo il deragliamento, lunedì mattina, del treno «4441», che ha causato la morte di due donne (il capotreno, Anna Maria Matarese di Caraglio e Duilia Logli di Collegno, impiegata in questura a Cuneo). Ieri mattina, i tecnici hanno riattivato un binario, autorizzando il passaggio di alcuni convogli. Ma per il funzionamento completo della linea bisognerà, però, attendere domenica. Esperti di Rfi (Rete ferroviaria italiana) sono ancora al lavoro nella «trincea» di Madonna dell’Olmo per la sistemazione della massicciata e dei binari e per il ripristino dei collegamenti elettrici. In attesa del ripristino totale della ferrovia proseguono i collegamenti con pullman sostitutivi in direzione di Saluzzo, Fossano e la stazione Borgo San Giuseppe. Già martedì mattina erano iniziati i lavori di rimozione delle quattro carrozze del convoglio. La magistratura ha sequestrato le due motrici, che sono state trainate al deposito locomotive della stazione di Cuneo a disposizione dei periti. Resta ricoverato all’ospedale «Santa Croce» di Cuneo il macchinista del 4441, Pietro Noto, indagato per i reati di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Il ferroviere è stato trasferito nel reparto Ortopedia. Gli avvocati difensori, Mauro Mantelli (nominato dalla famiglia Noto) e Gianmario Parola (incaricato dall’assicurazione), nomineranno, la prossima settimana, un consulente per le valutazioni tecniche. Le indagini per accertare le cause dell’incidente sono ancora in una fase preliminare. Il pubblico ministero, Pier Attilio Stea, non ha ancora stabilito l’eventuale incidente probatorio: una perizia molto complessa per la valutazione degli aspetti tecnici delle motrici, lo stato della linea e dei segnali. Giovedì, a Torino, l’assessore regionale William Casoni e i vertici di Trenitalia e Rfi, riferiranno sul lo stato della linea e dei segnali. Giovedì, a Torino, l’assessore regionale William Casoni e i vertici di Trenitalia e Rfi, riferiranno sul deragliamento del treno a Madonna dell’Olmo, davanti alla Commissione regionale trasporti presieduta dal consigliere Enrico Costa (Forza Italia).

La Stampa - Sezione Cuneo - 18/09/04

Guidonia. L’operaio morto nella cava: rapporto al pm, oggi i funerali

di KAREN LEONARDI . Si terranno oggi alle 15,30 i funerali di Carlo Gallo, il cavatore di 40 anni morto mercoledì pomeriggio per il crollo di una parete, nella cava della "Caucci srl", a Villalba di Guidonia. La cerimonia di addio sarà celebrata nella Chiesa di Santa Maria Goretti, a Villalba dove l'uomo viveva insieme alla moglie e ai due figli, di 9 e 12 anni. Ieri mattina l'autorità giudiziaria ha restituito la salma ai familiari. Sul fronte delle indagini, si resta in attesa dell'esito dell'inchiesta avviata della Procura di Tivoli. Intanto ieri è stato consegnato al magistrato, che si occupa del caso, Marco Mansi, il fascicolo aperto dai carabinieri sull'incidente mortale. Gli investigatori, sulla base dei sopralluoghi svolti in questi giorni e delle testimonianze raccolte tra i colleghi della vittima, hanno ipotizzato il reato di omicidio colposo. Sono state acquisite agli atti anche le relazioni della polizia mineraria e dell'Asl Rm G. La cava resta ancora chiusa e ieri l'Ispettorato del lavoro ha effettuato una nuova perizia allo scopo di stabilire se siano stati rispettati i parametri di sicurezza in quell'area, priva di protezione e usata dagli operai come spiazzo di servizio, crollata all'improvviso. I sindacalisti, di fronte all'ennesima morte bianca, chiedono controlli a tappeto nelle cave. E' stato inoltre fissato per 30 settembre, a Roma, l'incontro richiesto dai sindacati con il Prefetto Achille Serra. « Il 15 settembre - ricordano il segretario della Filca Cisl di Roma, Augusto Pallante e il segretario della Feneal Uil, Fabrizio Franceschini - abbiamo firmato un accordo aziendale, con valenza territoriale, presso l'Unione industriale, ribadendo l'importanza della prevenzione degli infortuni negli ambienti di lavoro e abbiamo chiesto che, entro il 2005, si

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dia operatività all'Organismo paritetico territoriale, finalizzato a migliorare le condizioni dei lavoratori, la sicurezza degli impianti al fine di ridurre, anche mediante campagne mirate e il coinvolgimento della polizia mineraria e dell'Asl, gli incidenti sul lavoro».

Il Messaggero – Civitavecchia 18/09/04

IL DRAMMA IERI MATTINA A CASTELVITTORIO: INDAGINI AFFIDATE AI CARABINIERI, CHE HANNO RACCOLTO LE PRIME TESTIMONIANZE Tragedia in cantiere: muore operaio di 35 anni . La vittima, di origini romene, colpita da un masso scivolato a valle

CASTELVITTORIO. Tragico incidente sul lavoro: un operaio di 35 anni ha perso la vita. E' l'ennesimo dramma in cantiere. E' successo ieri a Castelvittorio, nell'alta Val Nervia, poco prima delle 10 e mezza. Un muratore rumeno è rimasto schiacciato da un masso mentre stava lavorando nel centro del paese. Il grosso sasso, del diametro di mezzo metro, è scivolato da un'altezza di circa trenta metri. Ha causato all'uomo un forte trauma toracico e cranico: è morto sul colpo. Inutile, quindi, l'intervento dell'elicottero Drago dei Vigili del fuoco di Genova, chiamato dal servizio 118 Quando l'automedica ha raggiunto il cantiere ed è stata constatata la morte dell'operaio, il velivolo, che era già partito, è stato fatto rientrare alla base. Un ordine triste, quello dato al capo pilota. I carabinieri di Ventimiglia hanno aperto un fascicolo per scoprire eventuali responsabilità. Duro l'intervento della Cgil, che punta l'indice sulla sicurezza nei cantieri. Sul caso indaga la magistratura. La vittima è George Bogdan Butanescu, originario dellòa Romania, residente a Riva Ligure. L'infortunio è avvenuto mentre erano in corso alcuni lavori di consolidamento di una parete rocciosa vicina ad un piccolo corso d'acqua, straripato in occasione dell'alluvione del 2000. L'uomo stava lavorando sotto un ponteggio, insieme ad altri due colleghi che, soltanto per una fortunata casualità, sono riusciti ad evitare di essere colpiti dal masso. I due che si sono salvati, vedendo la frana, hanno urlato il pericolo al compagno, che però non è riuscito a scansarsi. Un urto violentissimo. Hanno capito subito che per George non si poteva fare nulla. I carabinieri, guidati dal tenente Ambrosino Tala hanno avviato le indagini, condotte dal pm Salvatore Ferraro, ascoltanto i testimoni, il titolare della ditta Edilsanremo, appaltatrice dei lavori pubblici e l'autista della ditta Fratelli Pellegrino di Ventimiglia, che era presente con un camion: sono ancora imprecisate le cause della tragedia. Non è escluso che il masso possa essere stato spostato accidentalmente da un autocarro in manovra sulla terrazza sovrastante ma potrebbe essersi staccato da solo. La tragedia ha scatenato la nuova reazione del sindacato. «Lo stillicidio quotidiano di morti e infortuni sul lavoro nella nostra provincia non fa più notizia, sta diventando una regola, una parte integrante del mondo del lavoro. Siamo in presenza di un fenomeno grave ed in continua crescita, che chiama in causa una responsabilità diretta delle imprese e le carenze degli organi di vigilanza a controllo, che sono assolutamente sottodimensionati». Queste le dichiarazioni del segretario provinciale della Cgil, Claudio Porchia, ieri mattina a Sanremo, in occasione della manifestazione in difesa della Legge 626, poco dopo aver appreso dell'ennesimo incidente mortale questa volta a Castelvittorio. «Le imprudenze non sono commesse per scelta - ha detto Porchia - i lavoratori sono ripetutamente spinti a fare in fretta ed mettersi in situazioni di pericolo. E anche gli appalti pubblici non sfuggono a questa logica. Chiederemo che la sicurezza divenga il primo argomento dell'agenda dei Comuni e della Provincia e ribadiremo le nostre proposte».

La Stampa – Sezione Imperia- 19/09/04

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Antonio Grimani, 25 anni, residente a Collevecchio, adesso è ricoverato all’ospedale di Belcolle . Grave un operaio caduto dal tetto Incidente in un capannone della zona industriale a Civita Castellana

di UGO BALDI . Ennesimo infortunio sul lavoro nella Tuscia. L'ultimo in ordine di tempo si è verificato ieri mattina poco dopo le 9 nella zona industriale Sassacci, il località Prataroni, a Civita Castellana. Antonio Grimani, 25 anni, nato a Magliano Sabina, ma residente a Collevecchio in provincia di Rieti, meccanico, è precipitato al suolo da un’altezza di sette metri a causa dello sfondamento della parte di tetto dove era salito, a quanto sembra, per pulire le grondaie che nei giorni scorsi erano rimaste ostruite da rami e foglie trasportate dalla pioggia e dal vento. Il giovane ora ricoverato all'ospedale Belcolle di Viterbo con una prognosi di 30 giorni. E’ dipendente di una officina artigianale di riparazioni meccaniche, proprietaria del capannone industriale dove è avvenuto lo sfortunato incidente. Secondo una prima ricostruzione, una volta salito sulla copertura dello stabilimento, il ragazzo l'ha attraversata fino a raggiungere la zona occupata nella parte sottostante da un deposito di prodotti di latticini. Con molta probabilità la pioggia abbondante dei giorni aveva indebolito quel tratto di copertura che non è riuscita a sostenere il peso dell'uomo e che si è sfondata facendolo precipitare nel vuoto. Tra i primi soccorritori gli impiegati e gli operai dell'azienda lattearia e i colleghi di lavoro che hanno provveduto a chiamare i soccorsi. Sul luogo, che si trova non lontano dalla statale Flaminia, poco dopo è arrivata un’ambulanza del 118 che ha provveduto a trasportarlo all'ospedale Andosilla di Civita Castellana dove è stato sottoposto alle prime cure da parte dei medici del pronto soccorso e ad una Tac che non ha rilevato fortunatamente lesioni interne. Numerose invece le fratture in tutto il corpo e in particolare agli arti che ne hanno consigliato il trasferimento all'ospedale di Viterbo, avvenuto nel corso della mattinata con un elicottero. Nel frattempo nei locali dove si è verificato l'infortunio c'è stato un sopralluogo dei carabinieri della stazione di Civita Castellana comandati dal maresciallo Piero Greco e degli ispettori dell’azienda sanitaria locale di Viterbo per stabilire l'esatta dinamica dei fatti. Le due inchieste in corso sono necessarie, oltre che per accertare l’esatta dinamica dell’incidente, anche per stabilire eventuali responsabilità nel caso venissero accertate.

Il Messaggero – Viterbo 19/09/04

Scontro tra motrici a Foggia, morti due lavoratori di una ditta appaltatrice

Treni, ancora un disastro Adistanza di soli dieci giorni dal disastro ferroviario di Cuneo, altre due vittime sui binari. Sulla linea Potenza-Foggia, a poche decine di metri dalla stazione di Lagopesole di Avigliano, sono morti due operai e altri cinque sono rimasti feriti in seguito allo scontro tra un convoglio e un carro "rinnovatore". Il treno, composto da nove vagoni, trasportava oltre mille tonnellate di traversine di cemento e procedeva in direzione Foggia. Imboccata la discesa che porta alla stazione, il convoglio ha iniziato la corsa schiantandosi contro l'altra motrice su cui era montata una gru utilizzata per posare le traversine. Sui mezzi si trovavano Antonio Mario Di Pietro, 48 anni di Foggia e Ruggero Ricco, 30 anni di Barletta, entrambi dipendenti della ditta Salvatore Ventura di Lecce, appaltatrice dei lavori per conto delle ferrovie. Sulla base delle testimonianze raccolte si ipotizza il cattivo funzionamento del sistema frenante. Il ministro Pietro Lunardi ha nominato una commissione d'inchiesta. Anche la Rfi ha aperto un'inchiesta per accertare le dinamiche dell'incidente, così come la procura della Repubblca. Trenitalia, subito dopo l'incidente, ha precisato che nessun treno della flotta è stato coinvolto nell'incidente, dal

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momento che nessun treno poteva circolare su quel tratto di linea chiuso per lavori di manutenzione affidati in appalto dalla Rfi, società dell'infrastruttura del gruppo Fs, ad una ditta esterna. «Appaltare per diminuire i costi produce delle economie che si traducono in costi umani - tuona Raniero Casini, coordinatore nazionale del Sult ferrovie, -. Negli ultimi anni si è andati verso una deregolamentazione del settore a danno dei livelli di sicurezza». La Cgil Basilicata ha ribadito la necessità di controlli preventivi sull'applicazione delle norme sulla sicurezza, in particolare nelle ditte appaltatrici che «devono tener conto dei costi relativi alla sicurezza». I senatori Ds Piero Di Siena e Vito Grosso, eletti in Basilicata, hanno presentato un'interrogazione parlamentare al ministro Lunardi in cui chiedono «quali iniziative siano in corso per ricostruire la dinamica della vicenda e appurare l'esistenza di eventuali responsabilità e se nell'espletamento dei lavori, le norme sulla sicurezza siano state rigorosamente applicate e rispettate». Il ministro è ora chiamato a rispondere il prima possibile. Valeria Rey

Liberazione 23/09/04

ANCONA . Pompiere ucciso

ANCONA . È morto durante un intervento di routine il vigile del fuoco Paolo Cesaretti, 39 anni, in servizio al distaccamento di Osimo (Ancona), travolto da alcune rotoballe in un deposito di paglia andato a fuoco a Villa Musone di Loreto, in cui era intervenuto con i colleghi del turno di notte. Erano le prime ore dell'alba, Cesaretti si è trovato in un «corridoio» tra due file di balle di paglia, alte dieci metri e lunghe 70: a causa delle fiamme e forse anche dei getti d'acqua utilizzati per lo spegnimento, alcune balle si sono staccate dalla parte alta della fila e gli sono cadute addosso. È andata meglio ad un collega, che è riuscito a fuggire dalla parte opposta del corridoio. Gli altri compagni hanno cercato invano di raggiungere Cesaretti, anche se da subito la sua voce si era spenta, ma hanno dovuto lottare a lungo per farsi largo tra i cumuli di paglia che bruciava. Sull'episodio è stata aperta un'inchiesta della procura di Ancona: non ci sono dubbi sulla dinamica della morte del vigile. Gli interrogativi principali riguardano la causa dell'incendio, divampato in un deposito di proprietà di Gabriele e Bruno Girotti, dove sette anni fa c'era stato un episodio analogo, ma senza conseguenze. L'ipotesi dolosa appare la più probabile. Cesaretti lascia la moglie e una figlia di sette anni. In serata il ministro dell’Interno Pisanu ha inviato un telegramma di solidarietà alla famiglia. r.cri.

La Stampa 24/09/04

CI FURONO DUE MORTI E 34 CONTUSI. I DIFENSORI: PRIMA DI TRARRE CONCLUSIONI ASPETTIAMO LE PERIZIE . «Deragliato non per colpa mia» E’ tornato a casa il macchinista rimasto ferito

CUNEO . «Ricordo il segnale verde. Lo erano tutti e due i semafori. Mi sono comportato come avrebbe fatto qualunque macchinista, vedendo il doppio verde. Ho la coscienza tranquilla». A due settimane dalla tragedia a Madonna dell’Olmo, Pietro Noto, il macchinista del treno 4441, deragliato a pochi chilometri dalla Stazione di Cuneo, racconta la sua versione. Pochi giorni fa è stato dimesso dall’ospedale ed è tornato a casa. La voce è ancora flebile, spesso rotta dalla commozione. Negli occhi, le terribili sequenze degli istanti che hanno preceduto l’incidente, nel quale sono morte la capotreno, Anna Maria Matarese, e una passeggera, Duilia Logli. Trentaquattro i feriti. Cosa ricorda del viaggio verso Cuneo?

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«C’era il segnale verde. L’ho visto, e anche la mia collega, che purtroppo non può più testimoniarlo. Eravamo nella mia cabina. Sì, i segnali erano verdi tutti e due. Quindi mi sono comportato come fa un macchinista in queste circostanze». Da quanto tempo lavora in Ferrovia? «Sono a Cuneo dal ‘75, prima come aiuto, poi come macchinista». Percorreva spesso quella linea? «Sempre, tutti i giorni». Cos’è accaduto, arrivando a Madonna dell’Olmo? «C’era il primo segnale verde, poi anche il secondo. Gli scambi, però, erano girati. Quando li ho visti, ho tirato la rapida, ma era troppo tardi». A cosa si pensa in un momento tanto drammatico? «Sono rimasto sempre lucido. C’era tanta polvere, non riuscivo ad aprire gli occhi. Ma mi ricordo tutto. Mentre il treno scivolava ancora, ho sentito un peso improvviso sul petto. Mi comprimeva qualcosa, non so di cosa si trattasse. Intanto il treno continuava la sua corsa. Poi si è fermato. Ho cercato di pulirmi gli occhi, mi sono accorto che potevo muovere le gambe, che non erano più bloccate. Ma, quando ho passato una mano sulla fronte, si è aperta una ferita e grondavo sangue. Allora mi son tolto la camicia, l’ho legata in testa e sono uscito dalla cabina. Mi sono steso sui binari, per non svenire, aspettando i soccorsi».

Ora come si sente? «Meglio, ma ho problemi ad alcune vertebre. E ricordo sempre l’incidente: un pensiero allucinante». Vuol dire qualcosa alle famiglie delle vittime? «La capotreno, Anna Maria, era come una mia sorella....». Ha un pensiero ricorrente? «Ci sono tante forme per rendere sicure le linee. C’erano già stati incidenti. Quando succede qualcosa, tutti a caldo promettono, poi non si fa nulla. Bisogna che siano installati i sistemi di sicurezza». E’ certo della sua ricostruzione dei fatti? «Lo sono. Ho la coscienza tranquilla. Non è stata colpa mia. Vorrei che i miei occhi avessero potuto fotografare quello che ho visto, la verità. Così avrei potuto dimostrarlo». Mentre prosegue l’indagine della magistratura, i legali di Pietro Noto, Mauro Mantelli e Gianmario Parola, sottolineano: «Prima di trarre conclusioni, bisogna aspettare gli aspetti peritali. Quella ferroviaria, in termini tecnico-giuridici, viene considerata attività pericolosa. Dunque l’imprenditore deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile perché non si verificasse un danno. Di aver fatto gli investimenti su una tratta così frequentata».

La Stampa - Sezione Cuneo - 28/09/04

GLI ATTI TRASMESSI IN PROCURA . Operaio morto, via all’inchiesta

Arriverà questa mattina in procura il rapporto dei carabinieri sul drammatico incidente sul lavoro avvenuto sabato a Castelvittorio, in Valle Nervia e costato la vita ad un operaio romeno di 35 anni, George Butanescu, residente a Riva Ligure. Secondo i primi rilievi l’uomo sarebbe stato investito da un masso staccatosi da un costone roccioso nei pressi di una discarica. Non è escluso che il magistrato disponga che venga effettuata una perizia sia sul rispetto delle normative antinfortunistiche nel cantiere sia sullo stato dei luoghi. L’incidente mortale sul lavoro, il terzo in un mese in Riviera, ha visto il sindacato prendere una dura posizione: «Purtroppo - ha detto il segretario della Camera del Lavoro della Cgil Claudio Porchia - gli incidenti e gli infortuni sul lavoro stanno diventando quotidiani in tutto

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il Ponente, un’emergenza nei confronti della quale si deve immediatamente intervenire». g. ga.

La Stampa – Sezione Imperia -20/09/03

FAVRIA, INFORTUNIO.

Ieri pomeriggio nel cantiere dove l'impresa Fiò Alberto di Romano Canavese si sta occupando della manutenzione del tetto e di una facciata del palazzo municipale, un operaio di San Giorgio, Angelo Treviso, 34 anni, è caduto da un'impalcatura di quattro metri finendo rovinosamente per terra. E' stato trasportato da un'équipe del 118 all'ospedale di Ivrea. Non è grave. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Rivarolo, i vigili urbani e gli ispettori del servizio antinfortunistica dell'Asl 9 di Ivrea.

La Stampa – Sezione Torino -22/09/03

IERI L’AUTOPSIA SUL CADAVERE DELL’OPERAIO ROMENO UCCISO DALLA CADUTA DI UNA PIETRA DALLA SOMMITA’ DI UN MURO Incidente mortale in cantiere, undici indagati . Indagini serrate della procura sul dramma di sabato scorso a Castelvittorio

UNDICI indagati per la morte di George Butanescu, 30 anni, l’operaio romeno vittima dell’incidente mortale sul lavoro avvenuto sabato scorso a Castelvittorio, in Valle Nervia. Nel registro della procura di Sanremo sono finiti i nomi di imprenditori e tecnici delle due imprese che erano al lavoro nella zona dove si è verificata la tragedia. L’ipotesi di reato contestata dal sostituto procuratore Vittore Ferraro, al termine degli accertamenti svolti dai carabinieri della stazione di Pigna e dal nucleo di polizia giudiziaria che si occupa degli infortuni sul lavoro, è quella di omicidio colposo in concorso. Questi i nomi delle persone raggiunte dall’avviso di garanzia e la qualifica in base alla quale sono stati chiamati in causa dalla magistratura: Sebastiano Paternò, 60 anni, di Sanremo, Umberto Mortarotti, 52 anni, di Sanremo, e Antonio Perrone, 42 anni, di Civezza, amministratori della «Edilsanremo», Paolo Carnesecca, 36 anni, di Ospedaletti, responsabile della sicurezza del cantiere, Claudio Perrino, 36 anni, di Dolceacqua, progettista, Ionello Cassini, 56 anni, di Dolceacqua, direttore dei lavori, i fratelli Michele, 37 anni, di Ventimiglia, Giovanni, 34 anni, di Bordighera, Roberto, 27 anni, di Vallecrosia, e Maurizio, 32 anni, di Bordighera, tutti soci della ditta «F.lli Pellegrino sas» e Antonino Cutruneo, 54 anni, di Sanremo, autista della «Pellegrino». Alcuni degli indagati hanno già nominato i difensori tra cui l’avvocato Marco Bosio (per la ditta «Pellegrino» e per Cutruneo) e l’avvocato Alessandro Mager per il responsabile della sicurezza Carnesecca. Il primo atto, ieri pomeriggio, è stata l’autopsia sul cadavere dell’operaio ucciso, secondo la ricostruzione, da una pietra caduta dalla sommità del muro in cemento armato alla base del quale stava lavorando. L’esame è stato effettuato dal dottor Canepa dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Genova. Il luogo dell’incidente, rilevato nel dettaglio degli investigatori, rimane ancora sotto sequestro. E’ probabile che il dottor Ferraro, a breve, chiede al giudice per le indagini preliminari, anche a fronte delle prime risultanze dell’esame autoptico, che si proceda ad un incidente probatorio per la ricostruzione dei fatti. Questa formula, a garanzia degli indagati, vedrà la nomina di un perito da parte del gip. I legali della «Edilsanremo» e della «F.lli Pellegrino sas» hanno dato la loro massima disponibilità agli uffici giudiziari per arrivare a chiarire le cause dell’incidente. I funerali del romeno, che viveva a Riva Ligure con la fidanzata e una sorella, dovrebbero avvenire

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nella giornata di oggi. L’alto numero di indagati (in pratica tutte le persone responsabili in qualche modo di quanto stava avvenendo nel cantiere di Castelvittorio) e la tempestività degli atti investigativi disposti dalla procura confermano la volontà della magistratura di agire a tutela dei lavoratori in una realtà delicata come quella della provincia di Imperia dove il mondo dell’edilizia ha contato tre vittime nel giro di poche settimane. E nel mirino ci sarebbero soprattutto eventuali omissioni il rispetto delle procedure e dei protocolli di sicurezza.

La Stampa – Sezione Imperia -23/09/03

Ennesimo incidente sul lavoro: l’uomo trasferito a Roma. I sindacati: «Ma i controlli chi li fa?» Precipita dal tetto in riparazione Grave un operaio. Secondo caso in pochi giorni a Civita Castellana

di UGO BALDI . Ennesimo infortunio sul lavoro nella Tuscia. Il secondo nell'arco di cinque giorni a Civita Castellana. Una situazione che ha fatto scattare ancora il grido d'allarme da parte dei sindacati. L'ultimo in ordine di tempo si è verificato ieri mattina, poco dopo le 10, nella zona industriale Sassassi, in località Prataroni. Francesco Calcinelli, 45 anni di Palestrina, artigiano (ma la sua posizione normativa è al veglio degli inquirenti), è precipitato al suolo da un altezza di sette metri; anche stavolta per il cedimento della parte di tetto su cui era salito per fare delle riparazioni, visto che c’erano state delle infiltrazioni d'acqua in una attività commerciale che fa parte dello stesso stabile.

L'uomo è ora ricoverato all'ospedale San Camillo di Roma, in prognosi riservata, per le numerose lesioni riportate su tutto il corpo e per un trauma cranico. Secondo una prima ricostruzione, una volta salito sulla copertura dello stabilimento, probabilmente in eternit, l'ha attraversata fino a raggiungere una zona dove la parte sottostante è attualmente libera. Con molta probabilità, la pioggia abbondante dei giorni aveva indebolito quel tratto di copertura, che non è riuscita a sostenere le sollecitazioni e si è aperta facendolo precipitare nel vuoto. Tra i primi soccorritori, il figlio che era con lui per assisterlo nei lavori, i meccanici di un autofficina e gli impiegati di un’azienda li vicina che hanno sfondato la porta dell'edificio per entrare. Sul luogo poco dopo sono arrivati i Vigili del Fuoco e un ambulanza del 118, che ha trasportato il ferito all'ospedale di Civita Castellana, dove è stato sottoposto alle prime cure e ad una Tac. In mattinata, a bordo di un eliambulanza, Calcinelli è stato trasferito all'ospedale San Camillo. I locali sono ora sotto sequestro: c'è stato un sopralluogo dei carabinieri della stazione di Civita Castellana, con il maresciallo Stefano Tossini e gli ispettori della Asl per stabilire la dinamica dei fatti. Due le inchieste che verranno aperte per stabilire eventuali responsabilità. Tuonano i sindacati. «Occorre aprire un tavolo con le istituzioni - ha detto Francesco Palese, segretario della Uil-Feneal - per arginare questo preoccupante fenomeno. E considerato che questi infortuni avvengono dove in passato è stato usato l'eternit, è necessario che si facciano delle verifiche in tutti gli stabilimenti della zona per poterli fa rientrare nella norma». Aggiunge Giovanbattista Martinelli, numero uno della Cgil viterbese: «Sulla sicurezza non si scherza. Chiediamo l'apertura di un tavolo istituzionale - ha sottolineato - ma occorre che anche la Asl si attivi per aumentare l'organico degli ispettori, anche perché la situazione è diventata preoccupante. È evidente che c'è un mancato controllo del territorio da parte Asl stessa».

Il Messaggero – Viterbo 23/09/04

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Falegname beve dell’acido: grave all’ospedale

Uno strano episodio dai contorni ancora oscuri ha avuto come protagonista un falegname di Civita Castellana che è attualmente, ricoverato al centro veleni dell'ospedale Policlino di Roma, dopo aver ingerito dell’acido all'interno del laboratorio. L'uomo, nativo di Cantalupo in provincia di Rieti, 42 anni, è stato accompagnato in stato di shock all'ospedale di Magliano Sabina. Qui dopo aver ricevuto le prime cure è stato trasferito a quello più attrezzato di Roma, dove è in osservazione. Sull'episodio indagano i carabinieri per stabilire se si sia trattato di un infortunio sul lavoro; l'uomo potrebbe aver bevuto accidentalmente la micidiale miscela, oppure aver tentato il suicidio. Cosa che potranno essere chiarite dopo che l'artigiano verrà interrogato.

Il Messaggero – Viterbo 23/09/04

E’ RIMASTO VITTIMA DI UN INFORTUNIO NEI CAMPI Fontaneto, agricoltore rischia l’amputazione di una gamba

FONTANETO D’AGOGNA . Gravissimo incidente nei campi per un pensionato abitante in località Croce. Pierino Masseroni, 83 anni, agricoltore, ieri mattina era uscito da casa per recarsi nei campi, dove ha iniziato a lavorare con un erpice: nel corso di una manovra, la gamba destra dell’uomo è rimasta intrappolata nell’ingranaggio ed è stata maciullata. Il poveretto è stato soccorso solo dopo qualche minuto, quando dei passanti si sono accorti di quanto era accaduto: è stato trasferito immediatamente con l’elisoccorso a Torino, dove i medici tenteranno di riattaccare l’arto tranciato dall’erpice. L’uomo si è quasi sicuramente salvato grazie alla pala d’acciaio che ha stretto le ferite, agendo quasi come un laccio emostatico, impedendo che morisse dissanguato. Masseroni è una figura molto nota e stimata in tutto il paese: è fratello di don Eugenio, parroco di Sabbia, in Valsesia, e cugino di don Carlo, missionario in Burundi.

La Stampa – Sezione Novara -24/09/03

Grave operaio investito da un autocarro CINGOLI. Infortunio sul lavoro ieri alla Carni Coop Fileni. Travolto da un camion, Donato Marasco, operaio di 38 anni, residente a Jesi, è stato ricoverato in gravi condizioni nell’ospedale della sua citta: i medici si sono riservati la prognosi. E’ successo alle 13, le cause sono in fase di accertamento da parte dei carabinieri della Stazione. E.B., 48 anni, di Cupramontana, stava effettuando una retromarcia per scaricare derrate alimentari nel deposito di congelamento: ha travolto Marasco che ha riportato lo schiacciamento dell’addome.

Il Messaggero – Marche 25/09/04

Nella Tuscia continua la serie di infortuni sul lavoro. Tobia, muore schiacciato dal trattore. Cade dal tetto di un capannone industriale alle porte di Viterbo: è grave

Ancora due gravi infortuni sul lavoro nella Tuscia, cinque in una settimana, due con esiti mortali. Uno a Tobia, l’altro alle porte di Viterbo. L’altro ieri sera alle 22.30, in località Muracce, nelle campagne di Tobia, una frazione di Viterbo, sotto un trattore ribaltato è stato trovato il corpo senza vita di un uomo di 73 anni,

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Savio Cutugni. A dare l’allarme sono stati i famigliari dell’uomo che non avevano più notizie di lui dal giorno precedente. Ore di attesa e di angoscia che hanno avuto poi un epilogo tragico. Le ricerche dei carabinieri hanno infatti portato al rinvenimento del cadavere. L’uomo al momento dell’incidente era al lavoro nel suo appezzamento di terreno e nessuno si è accorto della disgrazia. Il ribaltamento del pesante mezzo deve essere avvenuto il giorno 22, da quando cioè l’anziano agricoltore non ha dato più notizie di sè. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e personale sanitario del 118. Sull'infortunio indagano i carabinieri della compagnia di Viterbo che devono accertare cause ed esatta dinamica del grave infortunio. L'altro ieri, sempre a causa del ribaltamento di un trattore, è morto un uomo di 57 anni di Pescia Romana. Nei giorni precedenti, a Civita Castellana, due operai, in due infortuni avvenuti in tempi e luoghi diversi, erano precipitati dai tetti dei capannoni sui quali lavoravano, rimanendo entrambi feriti in modo grave. E ieri pomeriggio lungo la Cassia Nord, tra Viterbo e Montefiascone, un uomo è caduto dal tetto di un capannone industriale rimanendo gravemente ferito. Ettore Cosimi, 51 anni, viterbese, era salito sulla copertura in eternit per allontanare i piccioni che sopra le travi costruiscono i loro nidi. La copertura non ha retto e l’uomo è caduto da un’altezza di circa 4 metri. Subito soccorso, è stato portato in elicottero al policlinico Gemelli di Roma per una serie di traumi e fratture. Adesso è ricoverato in prognosi riservata.

Il Messaggero – Viterbo 26/09/04

Infortuni, muore operaio del Ghana

Un operaio ghanese di 39 anni, Benjamin Hemeng, è morto la scorsa notte nella fabbrica in cui lavorava, dopo essere rimasto schiacciato da un macchinario presso lo stabilimento della Trend Group nella zona industriale di Vivaro di Pordenone. I Carabinieri di Sacile e gli ispettori della Asl competente stanno svolgendo gli accertamenti sul posto per individuare le cause dell'incidente sul lavoro.

Liberazione 26/09/04

FIUMINATA . Grave operaio travolto dal crollo di un muro

FIUMINATA E’ ricoverato all’ospedale di Camerino in prognosi riservata per un grave trauma alla testa Sauro Cicconi, 39 anni, di Pioraco. Lo ha travolto il muro perimetrale, crollato per gran parte, di un fabbricato in ristrutturazione a Spindoli di Fiuminata. Fortunatamente però non è in pericolo di vita. Inarrestabile la serie degli infortuni in provincia. Venerdì quello, pure molto grave, a Cingoli dove un dipendente della Fileni Donato Marasco, 38 anni, di Jesi è rimasto schiacciato tra un autocarro in retromarcia e la cella frigorifera. Ieri, verso le 10,15, l’incidente di Fiuminata, riconducibile alle pessime condizioni meteorologiche di queste ultime ore. Al numero civico 66 di Spindoli sono in corso gli interventi di ristrutturazione di un edificio. Nel cantiere edile che ora è sotto sequestro lavoravano tre o quattro operai. Il tetto dello stabile era stato tolto. All’improvviso un agghiacciante scricchiolio nel muro perimetrale ha messo in allarme i muratori che si sono messi a gridare «Scappiamo, scappiamo» temendo e prevedendo quello che di lì a pochi secondi si sarebbe verificato. Ad imboccare la porta e mettersi in salvo ce l’hanno fatta tutti meno Sauro Cicconi (figlio del titolare della impresa che sta eseguendo i lavori) che è rimasto travolto e semisepolto da mattoni, intonaci e calcinacci. Immediatamente, la grossa nuvola di polvere non si era ancora diradata, i compagni di lavoro sono tornati a portare soccorso al collega e sono riusciti a

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tirarlo fuori dalle macerie prima ancora che arrivassero i vigili del fuoco da Camerino. Il ferito presentava una profonda ferita al capo e lesioni in altre parti del corpo, ma non ha mai perso conoscenza. Poi il medico dell’autoambulanza della Postazione di emergenza di Matelica gli ha portato i primi soccorsi. Infine il ricovero nel nosocomio camerte. Cause del crollo? Verosimilmente pioggia e vento hanno indebolito la vecchia muratura. I vigili del fuoco hanno poi constatato che c’era pericolo per una casa adiacente ed hanno fatto sgomberare due inquilini che potranno rientrare solo dopo che la situazione non sarò stata messa in sicurezza.

Il Messaggero – Marche 26/09/04

Operaio gravissimo . Colpito alla testa da un carrello in fabbrica

di MICHELE CIOCCONI . E’ ricoverato in gravissime condizioni presso l’ospedale Silvestrini di Perugia un operaio marocchino di 31 anni, coinvolto ieri mattina nell’ennesimo incidente sul lavoro. Secondo una prima ricostruzione, pare che l’uomo, impiegato in una fabbrica di carrelli industriali, poco dopo le 11 stesse montando un carrello, dal quale si sarebbe improvvisamente staccata una ruota. La ruota l’avrebbe quindi colpito in pieno volto, procurandogli un profondo trauma cranico. Al momento presso la fabbrica sono in corso i rilievi della polizia e dei tecnici dell’Asl. Al di là dell’episodio specifico, quello di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie di incidenti, tutti occorsi sul luogo di lavoro, un fardello da cui la nostra regione tenta da tempo di liberarsi. Dopo un periodo di stasi, seguito addirittura da una fase di diminuzione degli infortuni, oggi il fenomeno sta però tornando a ripresentarsi in maniera preoccupante. Dati alla mano, i più colpiti risultano soprattutto gli occupati del comparto agricolo, in prevalenza costituito da donne ed extracomunitari. Ma sta tornando ad essere preoccupante, fa notare il sindacato con Bravi (Cgil), anche nell’industria.

Il Messaggero – Umbria 26/09/04

COASSOLO[/LOCALITA']MURATORE DI 67 ANNI STAVA LAVORANDO AD UN BALCONE . Precipita da un’impalcatura e muore Fatale un volo di nemmeno tre metri, è deceduto sul colpo

Stava lavorando alla costruzione di un balcone quando è caduto nel vuoto da un ponteggio. Un volo di circa due metri e mezzo, non di più. Per Lorenzo Banche Colin, impresario edile di 67 anni, di Coassolo, non c'è più stato nulla da fare. E' morto quasi subito, nonostante l'arrivo dei soccorsi del 118. Adesso, però, il magistrato di turno potrebbe ordinare l'autopsia sul corpo dell'uomo per capire se l'artigiano è deceduto in seguito alle ferite riportate nella caduta oppure se è stato colpito da un malore. La tragedia è avvenuta ieri pochi minuti prima delle 14.30 in un cantiere di via Magnetti 106, a San Nicolao di Coassolo, a poche decine di metri dalla casa della vittima. Lorenzo Banche Colin era impegnato nella sistemazione di un balcone quando, improvvisamente, dall'impalcatura sulla quale stava lavorando, è finito a terra, sul terrazzo al primo piano di una casa in costruzione. L'allarme lo hanno lanciato gli operai di un'altra ditta che si trovavano a pochi metri dall'uomo e in qualche modo hanno cercato di soccorrerlo. Pochi minuti più tardi in località San Nicolao di Coassolo sono arrivati i sanitari del 118, ma, l'unico compito rimasto al medico legale è stato quello di constatare il decesso del

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muratore. Poi, all'interno del cantiere, hanno effettuato un lungo sopralluogo anche i carabinieri di Lanzo, i tecnici del servizio di Prevenzione e Salvaguardia dell'Asl 6 e gli agenti della polizia municipale di Coassolo. Gli investigatori, che dovranno di ricostruire la dinamica dell'infortunio, hanno sentito i colleghi di lavoro di Banche Colin e adesso dovranno capire se nella casa in costruzione di via Magnetti sono state rispettate tutte le leggi in materia di prevenzione infortuni, secondo la legge 626. I carabinieri di Lanzo comunque non hanno ritenuto necessario mettere sotto sequestro l'area del cantiere. Lorenzo Banche Colin, è sempre stato un attivo sostenitore e anche consigliere del gruppo degli alpini di Coassolo, era un impresario edile molto conosciuto in zona. L'artigiano lavorava insieme al figlio Franco uno dei portacolori della nazionale italiana dei boscaioli, protagonista due settimane fa del campionato del mondo di specialità che si è svolto nelle Valli di Lanzo. «Lorenzo Banche Colin era senza ombra di dubbio uno degli artigiani edili più in gamba della zona», diece Franco Musso, il sindaco di Coassolo che ieri ha raggiunto il cantiere.g. gia

La Stampa – Sezione Torino -28/09/03

SARNANO . Un altro morto sul lavoro Agricoltore padre di due bambini: è precipitato da 5 metri

di PIERO CIARAPICA e MARCO CENCIONI . SARNANO Un’altra giovane vita, l’ennesima, perduta sul lavoro. E’ quella di un coltivatore diretto sarnanese Gabriele Marani, aveva 38 anni che va purtroppo ad aggiungersi all’elenco degli infortuni nel settore agricolo. Sull’accaduto, dalla dinamica non ancora completamente messa a fuoco, sono in corso gli accertamenti dei carabinieri della Stazione di Sarnano. L’incidente, poi rivelatosi mortale, si è verificato nel primo pomeriggio di ieri, intorno alle 16, minuto più minuto meno, in località Monte, non lontana da Schito, di Sarnano. Gabriele Marani stava eseguendo dei lavori nel fienile della azienda agricola di cui è proprietario. Era salito su un elevatore in quanto l’intervento che stava effettuando era rivolto alla porta dell’ingresso della struttura. L’uomo si trovata ad una altezza di circa quattro o cinque metri. Improvvisamente mentre stava effettuando l’operazione è precipitato all’indietro forse a causa di una malaugurata scivolata ed ha battuto violentemente sul terreno con la nuca. L’esito della caduta è stato rovinoso, le lesioni riportate dal coltivatore gravissime. Sono accorsi la moglie ed altri i familiari. Le condizioni dell’uomo sono apparse subito molto gravi. Da Macerata è immediatamente arrivata un’autoambulanza del 118, con medico a bordo, che ha trasportato il ferito all’ospedale di Macerata. Qui, purtroppo, i sanitari non hanno potuto fare nulla, pur prodigandosi, salvare la vita dell’uomo che ha cessato di vivere circa un’ora e mezza dopo. Troppo gravi le lesioni che aveva riportato La notizia dell’accaduto si è diffusa subito eh ha provocato sgomento e dolore: Gabriele Marani era molto noto. Oltre alla moglie lascia due bambini: uno di due anni e l’altro, di sei, che frequenta la prima elementare.

Il Messaggero – Marche 28/09/04

MONCALIERI, INFORTUNIO.

Un muratore rumeno è precipitato ieri pomeriggio dal tetto di una casa in ristrutturazione di quattro piani, nel centro storico di Moncalieri, in via Tasso 4. Costica Tiron, 36 anni, è ricoverato alla Molinette in prognosi riservata ma non è in pericolo di vita. Il muratore, nonostante le ferite riportate, è stato fortunato: i fili da stendere degli alloggi del terzo e del

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secondo piano, e un ombrellone aperto in cortile, hanno attutito la sua caduta, da oltre 10 metri d'altezza.

La Stampa - Torino Cronaca -29/09/03

ALPIGNANO [/LOCALITA']E’ IL TERZO CASO SCOPERTO IN AZIENDA Amianto killer, alla Philips colpito un altro ex operaio

Un altro caso di mesotelioma pleurico provocato da amianto fra gli ex lavoratori della Philips di Alpignano. E’ stato segnalato nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica, che da tempo sta indagando sulle malattie professionali nell’ex fabbrica di lampadine: il pm Francesca Traverso, titolare del fascicolo, ha già affidato una consulenza scientifica per accertare le cause del tumore. La vittima di questo nuovo caso di cancro da asbesto è un ex operaio di circa 60 anni, che per circa 30 anni ha lavorato come manutentore nello stabilimento di Alpignano. Si tratta del terzo caso di mesotelioma pleurico scoperto fra i dipendenti Philips, ma secondo il consulente del Pm, Franco Mollo, nei prossimi anni il numero di vittime potrebbe aumentare a dismisura. Il mesotelioma, che si contrae respirando fibre d’amianto, ha infatti un tempo di incubazione molto lento, intorno ai 20-25 anni. Secondo gli studi il picco di decessi fra gli ex operai della Philips potrebbe aversi fra il 2005 e il 2020. In base ad un’indagine epidemiologica disposta dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, sono già una ventina i casi di ex addetti della fabbri ca di Alpignano prematuramente scomparsi per varie forme tumorali. Due di loro erano ammalati di mesotelioma pleurico (che la letteratura scientifica riconduce direttamente al contatto con l’amianto), mentre gli altri hanno contratto il cancro alla vescica e al colon. Secondo i consulenti della Procura, anche queste patologia sarebbero conseguenza dell’esposizione a sostanze tossiche. Nelle prossime settimane riprenderà anche il processo, che vede accusati quattro ex dirigenti della Philips di omicidio colposo. Lo scorso anno l’azienda ha risarcito con 250 mila euro i familiari di Luciano Modenin, il primo dipendente ad aver denunciato la Philips per il tumore polmonare provocato dall’amianto. L’ex operaio - morto nel 2000 - si è ammalato nel 1997, cinque anni dopo aver lasciato lo stabilimento di Alpignano, nel quale lavorava fin dal 1963. Al magistrato ha raccontato di aver spesso utilizzato guanti in amianto per la lavorazione del vetro fuso.g. bal.

La Stampa - Torino Cronaca -29/09/03

Grave un artigiano

RIMINI - Grave infortunio sul lavoro martedì pomeriggio in uno stand della Nuova Fiera di Rimini. Vittima un dipendente di una ditta artigiana modenese, ora ricoverato in condizioni serie ma fortunatamente non critiche, nel reparto Rianimazione dell’Infermi. L’incidente è avvenuto una manciata di minuti prima delle 15. L’artigiano 37enne originario di Torre del Greco (Napoli), residente a Formigine dove ha sede anche l’azienda di cui è dipendente, stava montando con alcuni colleghi un grosso macchinario destinato alla visione degli operatori di Tecnoargilla, il salone dell’edilizia che a breve aprirà i battenti a Rimini. Cosa sia successo lo sta accertando l’indagine della Medicina del Lavoro. La cosa certa è che all’improvviso una delle componenti del macchinario è uscita dalla sede dove era stata oppoggiata e si è abbattuta sull’operaio. Una sorte di “trave” in ferro pesantissimo che lo ha scaraventato a terra schiacciandogli torace ed addome. A prestargli i primi soccorsi sono stati i colleghi ed alcuni allestitori di altri stand. Quindi sono arrivate ambulanza e automedicalizzata del 118. Medico ed infermieri dopo averlo liberato dalla trappola dove

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ha riportato diverse fratture e contusioni, e lo hanno immediatamente trasportato all’Infermi dov’è ricoverato in prognosi riservata.

Corriere Romagna – cronaca di Rimini 29/09/04

MORTI SOSPETTE I pubblici ministeri Orietta Canova e Sergio Dini "visitano" la base dell’Aeronautica Sopralluogo sul Venda dei misteri Centinaia di militari esposti per anni all’amianto e alle onde elettromagnetiche

(G.Colt.) Monte Venda, base dismessa del Primo Roc, per decenni punto nevralgico della difesa Nato. Ridotta ad una sorta di cattedrale inutilizzata, ma comunque piantonata dagli avieri. Lì dentro, giorno e notte, centinaia di uomini sono stati addetti ai sistemi di controllo dei radar, a quelli di controllo della guerra aerea, ai sistemi criptati e, fino al 1984, anche al controllo del traffico aereo civile di tutto il Nord Italia. Molti di coloro che ci hanno lavorato sono morti di carcinoma. Potrebbe esserci un collegamento con l'amianto che riveste la "galleria", oppure con l'esposizione alle onde elettromagnetiche dei potenti sistemi di trasmissione. Sulla base indagano a quattro mani sia la magistratura ordinaria che quella militare. L'altro pomeriggio il sostituto procuratore Orietta Canova e il collega Sergio Dini hanno compiuto un sopralluogo con le rispettive squadre di polizia giudiziaria. La base è "smantellata" dal 1988. La maggior parte delle attrezzature ancora utilizzabili è stata trasferita a Poggio Renatico. Ma come è avvenuto il "disarmo", con quale sicurezza? L'amianto , comunque, c'è ancora. Quello non è stato portato via. Qualche giorno fa il Gazzettino ha pubblicato l'intervita al figlio di un maresciallo che aveva lavorato come marconista per ventun anni al Venda. In una stanza avvolta da armadi di ferro che "friggevano", a due passi da tre enormi parabole puntate verso nord. Il sottufficiale si è congedato nel 1989. È morto di tumore ai polmoni tre anni fa. «Papà lavorava in una stanzetta con una scrivania e due telefoni.... Mi diceva di non passare mai davanti alle parabole, perchè facevano male... Dagli armadi, ogni mezzo metro, spuntava il ricevitore di una cornetta». Ebbene, gli armadi che "friggevano" - come ha raccontato il figlio del maresciallo riesumando i ricordi di bambino quando il padre lo portava a giocare nella base - facevano parte del sistema integrato "Nadge". La sigla sta per Nato Air Defence Ground Environment, vale a dire ambiente terrestre per la difesa aerea della Nato. Costruito dalla statunitense Hughes Aircraft, con l'italiana Selenia coproduttrice di componenti hardware e software.

Il Gazzettino 29/09/04

Le tre grandi parabole in cima, parla il figlio di un sottufficiale deceduto tre anni fa «Mio padre diceva che facevano male»

Padova NOSTRA REDAZIONE «Ci trasferimmo a Teolo nel marzo 1968. Ero un bambino. Papà era stato appena destinato al Primo Roc. Mi portava spesso nella base. Ho trascorso notti e giorni con lui. Ero molto attaccato a mio padre, per me rappresentava un eroe». Sono i ricordi di Francesco Ferlito, figlio di Biagio (nella foto), maresciallo con tre binari rossi, cavaliere della Repubblica, decorato con la Mauriziana, una sfilza di encomi. Trentacinque anni sei mesi e un giorno di servizio nell'Aeronautica militare. Ventuno dei quali passati nella base del Monte Venda. Marconista. Gomito a gomito con tre enormi parabole: una puntata verso Trieste, la seconda in direzione di Bolzano, l'ultima a nordovest, verso Torino. «Mio padre mi diceva sempre di non passarci davanti, perchè facevano male. Erano di colore

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grigio opaco». Il 21 settembre 2001 il maresciallo Ferlito ha spiccato il volo per l'altromondo, i polmoni devastati dal carcinoma. Aveva sessantotto anni. Forse una nuova vittima da iscrivere nell'elenco di morti sospette tra gli ex operatori del Primo Roc. Non solo mesoteliomi pleurici provocati dalle micidiali fibre di amianto che riveste ancora la segreta galleria nel ventre del Venda; ma anche la lunga esposizione alle onde elettromagnetiche degli impianti potrebbe avere una parte nei decessi. Il maresciallo Ferlito oltre a Francesco, trentanovenne, ha lasciato anche un altro figlio, Sebastiano, di un anno più giovane. La moglie Edda,invece, lo ha raggiunto sulla funicolare celeste sei mesi e due giorni dopo: non ha retto al dolore per la perdita del compagno di vita e un infarto se l'è portata via nel sonno, sul letto matrimoniale rimasto vuoto. Arrivava con il papà alla grande cancellata del corpo di guardia a bordo della vecchia A111. «Mi ricordo che una volta mi portò a vedere la "galleria". Ho l'immagine del tunnel, di una stanza con armadi di ferro, un tavolino, una branda e un rumore assordante». Il sottufficiale sino al 1989 ha lavorato nella palazzina trasmissioni. «Si passava a sinistra dell'hangar, si superavano la mensa avieri, la camerata, la pista degli elicotteri, poi al bivio che porta all'antenna della Rai si saliva la stradina che portava alla casetta dei trasmettitori, in contatto costante con tutte le basi militari. Papà lavorava in una stanza piccola, con una scrivania e due telefoni». Un continuo ronzio proveniva dagli armadi di ferro che contenevano l'apparecchiatura. «Ogni mezzo metro spuntava dalla scaffalatura il ricevitore di una cornetta». Ebbene, gli armadi che "friggevano" facevano parte del sistema integrato "Nadge". La sigla sta per Nato Air Defence Ground Environment", vale a dire "ambiente terrestre per la difesa aerea della Nato. Un giorno, recatosi con un amico a prelevare del materiale per una sagra, crollò all'improvviso per terra. Era il 1997. Cominciò così la sua agonia. «I medici della Casa di Cura di Abano minimizzarono. "Suo padre è solo un po' vecchio", mi dissero, "non ha niente, un paio di pastiglie e passerà tutto". Si sbagliavano di grosso...». Il perchè dell'improvviso mancamento lo scopriranno all'ospedale di Padova. «Nell'autunno venne operato al cervello, per la rimozione di una cellula tumorale». Una cellula "impazzita", venuta chissà da dove. Era ormai troppo tardi quando gli diagnosticarono il carcinoma ai polmoni. «Un giorno uno degli oncologi mi chiese se papà fosse stato esposto a "qualcosa". Raccontai del suo servizio militare». L'appuntamento con la morte fu lento ed inesorabile. Francesco Ferlito conserva a casa la divisa del babbo, il cappello, la spada, le decorazioni, gli attestati, il congedo incorniciato. Forse lo Stato deve una spiegazione sulla sua morte. G.Colt.

Il Gazzettino 30/09/04

ROC. Sigla di Regional Operations Centre.

ROC. Sigla di Regional Operations Centre. Negli anni della "guerra fredda" alla base del Monte Venda hanno assegnato il numero "1", perchè era considerata uno dei siti essenziali della difesa italiana e alleata contro l'ipotetico "nemico" che veniva da Est. Un nodo nevralgico delle comunicazioni. Lo è stato per decenni. La base era inserita nel sistema integrato Nadge, ovvero Nato Air Defence Ground Environment (ambiente terrestre per la difesa aerea della Nato), che collegava la Turchia alla Norvegia. Detto per inciso, lì dentro sentirono tutto della strage di Ustica, assistettero all'incrociarsi frenetico dei messaggi tra i centri radar e i vertici dell'Aviazione Militare. Oggi è una cattedrale spogliata. Rimane la "galleria" rivestita di amianto . Restano le palazzine dove gli armadi "friggevano": trasferiti a Poggio Renatico come ferraglia da riciclare. Rimangono venti

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fantasmi, quelli dei sottufficiali ammazzati dal carcinoma. Perchè sono morti? Lunedì pomeriggio i pubblici ministeri Orietta Canova e Sergio Dini, che stanno indagando a quattro mani sulle morti sospette per conto delle procure ordinaria e militare, hanno effettuato un sopralluogo. L'amianto è dappertutto. L'Aviazione lo ha lasciato là. E si sa che è sufficiente inalare anche una sola microscopica fibra per crepare di mesotelioma pleurico. Ma le onde elettromagnetiche prodotte dal sistema di trasmissione e dalle dalle tre grandi parabole puntate sull'arco alpino, mica erano bruscolini. Nessuno ha bonificato l'area. Per questo ieri mattina i magistrati delle due procure hanno deciso di porla sotto sequestro. Prima che il "residuato" faccia altri danni, prima che lo stato dei luoghi subisca ulteriori modifiche, a tal punto da impedire di comprendere il nesso di causalità con le malattie mortali. Per la base nelle viscere del Venda sono passati anche migliaia di avieri di leva. C'è gente che vi ha svolto il servizio militare negli anni Cinquanta e che non dorme la notte. E ci sono quelli, gli euganei, che a ridosso del monte ci vivono da intere generazioni. Tutto questo merita una risposta dallo Stato. Non reticente, non insabbiatrice. G.Colt eL.I.

Il Gazzettino 30/09/04

Due morti, uno all'Ilva di Cornigliano, e uno a Pordenone, e tre feriti gravi, sempre a Genova (Alenia Marconi System), a Cagliari e in provincia di Pordenone.

Due morti, uno all'Ilva di Cornigliano, e uno a Pordenone, e tre feriti gravi, sempre a Genova (Alenia Marconi System), a Cagliari e in provincia di Pordenone. E' particolarmente duro il bilancio degli incidenti sul lavoro accaduti ieri in Italia. Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, e anche Graziella Mascia, del Prc, puntano il dito contro la ricerca esasperata della produttività e l'aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro. La vittima all'Ilva è stato un lavoratore di origine marocchina. «In pochi mesi è il quarto», sottolinea Graziella Mascia. I compagni di lavoro di Mohamed hanno dichiarato subito sciopero sui tre turni. «In particolare, per ciò che riguarda la siderurgia, ci troviamo di fronte a una realtà drammatica - aggiunge Rinaldini - che pone la necessità di aprire un confronto immediato sulla sicurezza che riguardi l'insieme delle lavorazioni che ruotano attorno agli stabilimenti». «Va denunciato - conclude - quel meccanismo che attraverso appalti e subappalti persegue la riduzione dei costi scaricandone le conseguenze sulle condizioni e sulla sicurezza dei lavoratori». Nel 2003 sono stati 157 i lavoratori extracomunitari morti in incidenti sul lavoro in Italia. E la tendenza, secondo quanto indica l'Inail, indica una crescita del fenomeno: nel 2002, infatti, gli extracomunitari morti sul lavoro sono stati 120 (8,2% del totale delle vittime). Zlatko Gelemanovic, un operaio croato di 27 anni, è morto schiacciato da una pressa in una azienda metalmeccanica di Fontanafredda (Pn). Il giovane stava facendo della manutenzione sotto la pressa quando questa si è abbassata, uccidendolo. Un altro infortunio è accaduto, ancora nel pordenonese, a Casarza della Delizia, dove il titolare di una ditta di ferramenti, Euro Camporesi, di 56 anni, di Forlì, è rimasto ferito dopo essere caduto dal tetto. Un altro operaio, edile, è rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere a Monteponi, vicino Iglesias in provincia di Cagliari.

Liberazione 30/09/04