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RIVELAZIONE E CONSOLAZIONE Gabriella Leporati

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RIVELAZIONE E CONSOLAZIONE

Gabriella Leporati

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Indice del I volume

pag.

Presentazione 1

Al papa Giovanni Paolo II24-12-1999 2

Al papa Giovanni Paolo II10-10-2000 3

Al papa Giovanni Paolo II - Al Card. J. Ratzinger30-12-2000 4

Al papa Giovanni Paolo II09-12-2001 24

Al papa Giovanni Paolo II13-10-2002 31

Al presidente George Bush19-03-2003 47

Al papa Giovanni Paolo II30-04-2004 50

Al papa Giovanni Paolo II 09-02-2005 62

Al Collegio dei Cardinali15-04-2005 76

Al papa Benedetto XVI18-08-2005 77

Replica21-09-2005 79

PRESENTAZIONE

Sono Gabriella Leporati, discendente da Ges, dal Padre, da Abramo e da Set: figlio buono di Adamo ed Eva, nato dopo la morte di Abele (Gen. 4, 25).

Solo a partire dal novembre 2006, ho cominciato a comprendere la verit sulla mia famiglia: le sue origini e le sue tragedie, ma altres depositaria della promessa messianica, che in me si invera: Messia Gabriella.

Non essendomi consentito luso dei media, propongo via Internet il mio diario teologico completo, fin dall originaria presentazione del primo volume.

La mia missione non si esaurisce nella divulgazione scritta, cui ricorro soltanto in vista della comunicazione diretta: bocca a bocca.

Pertanto, confido nel contributo dei lettori per superare lusurpazione dei miei antagonisti: Anticristi (Anti-Messia).

Chi ha sete venga (Ap. 22,17)

Per attingere alla mia sorgente di vita.

Parma, 21 Luglio 2009 Gabriella Leporati

Presentando la raccolta dei miei scritti, premetto che essi costituiscono soltanto la traccia di quella personale (= diretta, non mediata) interpretazione delle scritture, che rimane il mio costante obbiettivo, nonostante la sperimentata impossibilit di compierla.

Pertanto, ripropongo le mie iniziali considerazioni, ormai inverate, particolarmente lopposizione profeta sacerdote, carisma istituzione, che mi impedisce lambita divulgazione personale

Parallelamente, propongo la profetica risposta del Vicario Vescovile di Parma (cui avevo consegnato il mio manoscritto del 30-12-2000), essa stessa inverata nel suo concetto fondamentale: linterpretazione autentica delle Sacre Scritture spetta ai Pastori.

Tutto inverato: stravolgimento dei miei scritti, come nella citata lettera a proposito del dono di profezia, nonch delle mie richieste.

Anzi, la mia rivelazione mi stata usurpata, ostentando un mio consenso inesistente, nonostante smentite e diffide nei miei messaggi.

Opposizione profeta- sacerdote!

Forse, per questo Giovanni Paolo II, citando Ef. 2, 20 nell enciclica De eucharistia III, 27, omette la componente profetica:

Essa (Chiesa) stata e rimane costruita sul fondamento degli Apostoli

Mentre san Paolo aggiungeva e dei profeti.

E ancora, nella citata enciclica:

La Chiesa fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata

e guidata dagli Apostoli (De Eucharistia, III, 28)

Quindi, santificazione e nessun cenno al Consolatore = Messia.

Anche nellenciclica sullo Spirito Santo, nonostante la ripetuta affermazione che solo il consolatore convincer il mondo del peccato, Giovanni Paolo II conclude:

Convincere del peccato diventa un manifestare

come il peccato viene vinto mediante il sacrificio dellAgnello

In questo modo lo Spirito di verit, il Paraclito, convince del peccato

(Dominum et vivificantem II, 4,39)

Un modo, quindi, gi tracciato.

Peraltro, il Concilio esclude alcuna altra rivelazione pubblica

prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Ges Cristo (Dei verbum, I, 4).

Nessun riconoscimento ufficiale del Consolatore?

Nonostante le scritture (Dt 18, 15 19; At. 3, 22 23).

Al fine di scongiurare gli ultimi flagelli (Ap. 15, 1- 8), invito tutti a liberarsi almeno interiormente dal metodo della prova correzione tentazione accogliendo la mia rivelazione gratuita: senza consentirne lusurpazione, respingendo altres le calunnie riversate su di me dai custodi che ho confutato.

Gabriella Leporati

Al Papa Giovanni Paolo II

Nell'imminenza dell'inaugurazione del Giubileo, invio al Papa quanto "Amor m'ispira e ditta dentro", al termine di un percorso esistenziale e intellettuale, che trascende la dimensione individuale.

Dalle sollecitazioni iniziali, scandalose e sconvolgenti, alla chiarificazione.

Estraggo: la prima volta, all'uscita dalle lezioni di yoga, comparve impassibile, immobile alla guida di un'automobile. Segno particolare: profilo greco.

Sulla pianeta del sacerdote, nell'ovale che figura Cristo, "quel" volto (dell'automobile) animarsi e passare da un dolore infinito a un ghigno beffardo.

Un sorpasso, viso a viso, gli occhi grandi, senza odio, senza amore, fissi su di me

Mi chiusi in casa

Tante cattiverie, dagli alunni, dai colleghi

Il conforto: la poesia, che mi si ri-velava.

I tentativi di razionalizzare quelle immagini: la cultura greca e quella cristiana. La storia: avanti Cristo, dopo Cristo. Il logos e Cristo bifronte.

La lettura-avventura dei testi, profani e sacri.

E intorno, ovunque, il consenso alla forza, istituzionalizzata.

Certo, il Papa conosce i tempi della storia.

Il Giubileo del Duemila, pregustato da Bonifacio: era sar.

Il 1300: viaggio oltremondano di Dante.

Il "Toscano Omero", ripropone Ulisse, "sapiens-sapiens": la ragione superba, ab-soluta, auto-noma.

Le colonne d'Ercole violate: non plus ultra.

Mito anticipatore della Rinascita: nell'assoluto.

Introibo ad altare Dei (salir allaltare di Dio), soltanto "ad" (presso):

"Le porte dell'Ade non prevarranno" (Mt.16,18)

Il Papa scrive "non abbiate paura".

"Lasciate ogni paura, o voi ch'entrate": nell'assoluto, annunciava Papini agli inizi del secolo.

Quale il fine dell'uomo, della storia?

L'estasi divinizzante, cupio dissolvi (desiderio di dissolvenza) nell '"amor che move il sole e l'altre stelle?

Certo, cos conclude Dante, in linea con l'interpretazione ufficiale delle scritture.

"Tu scendi dalle stelle" e ascendi: sull'altare-colle (Calvariae).

"Materia, innalzati; Satana ha vinto" (Carducci, A Satana, 167-8).

Nirvana, liberazione negativa.

"La vita male" (Leopardi).

"Ti faccio passare per il camino" (nazismo): caminos, di biblica memoria.

Ritornare alle stelle, "secondo la sentenza di Platone", alla materia inorganica? Impulso di morte vincente (Freud)

No, per la vita.

Due cime di Parnaso, ambivalenza della poesia profana. E della Bibbia, parola di Dio.

"Ti ho presentato la vita e la morte. Scegli la vita" (Deut.30,19)

I due volti di Cristo: vita e morte.

Pescatore-seductor e liberatore.

Dio, "pietra" (non vita), vivente.

Deus aemulator (invidioso) e misericors.

Resurrezione: anastasis: an: su, alle stelle

an: indietro, ritorno

"Antiquam exquirite matrem" ( Virgilio, Aen. III, 96): Cercate lantica madre.

"Palingenesia (nuova creazione) povera" (Pascoli, Lera nuova): "La religione scioglier il nodo che sembra ora insolubile".

Giubileo: ritorno, Porta Santa, il varco alla "terra promessa"?

Come?

Confidando nelle sole forze umane, superbamente, nella ragione?

Ottimismo razionalistico Ulisse. Pelagio.

"Adversantes imperio Domini, et tumentes superbia ascendistis in montem"

Ribelli allordine del Signore e gonfi di superbia siete saliti sul montem (Deut.1,43)

Ma furono dispersi.

Neppure Dante, solo, pu salire "il dilettoso monte": ha bisogno di Virgilio mosso dalla Grazia.

"Noi ci allegrammo, e tosto torn in pianto" (Dante, Inferno, XXVI, 136)

"Negli ultimi giorni ritornerai a Jahv,

lo troverai se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima" (Deut.4,29-30)

Il pi grande dei comandamenti (Mt.22,37) scandisce: cuore, anima, mente, ma il ritorno privilegia cuore e anima, facolt meno "evolute".

"Educam populum meum per iudicia maxima"

Far uscire il mio popolo per mezzo di grandi castighi (Es. 7, 4)

Redimam in brachio excelso, et iudiciis magnis

Vi liberer con braccio teso e grandi castighi (Es.6,6)

Interventi soprannaturali e "giudizi": solo punizioni, seppur "medicinali", e non piuttosto rivelazioni?

Tra appelli al cuore e alla ragione, si riconferma la teoria agostiniana: grazia e libero arbitrio.

Anche Machiavelli (Pincipe, XXVI), quel grande che "alle genti svela la storia: Dio non vuole fare ogni cosa, per non ci torre el libero arbitrio e parte di quella gloria che tocca a noi"

Per iudicia maxima, rivelativi.

"Susciter per loro un profeta come te, in mezzo ai loro fratelli" (Deut.18,15)

Un profeta non levita: non sacerdote.

Opposizione profeta - sacerdote, carisma - istituzione.

Opposte escatologie, di salvezza o di perdizione.

Al seguito del profeta, autorizzato a dare ordini ai sacerdoti:

"Fermatevi al Giordano" (Gs.3,8)

Finch si compisse la rivelazione che Jahv aveva ordinato al profeta: Giosu.

"E il popolo pass in fretta, di fronte a Gerico (Gs. 4,10)

Riprendo l'inizio: invio quanto "mi ditta dentro":

Ti mando al Faraone per far uscire dall'Egitto il mio popolo Io sar con te" (Es.3,10-12)

Mi sento di farcela, con l'aiuto della Grazia, e trasmetto ai sacerdoti: "Quando giungerete sulla sponda, fermatevi al Giordano".

La parola al profeta.

Parma, 24 dicembre 1999 Gabriella Leporati

Al Papa Giovanni Paolo II

Nella festa dei 120 (!) santi, riformulo alla madre dei santi" (Chiesa), la richiesta avanzata nell'apertura della Porta Santa: Dimitte populum meum"

Lascia uscire il mio popolo (Es. 5,1)

Con la mia mediazione.

Dopo l'iniziativa di Dio, allora brevemente rievocata, infine "vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore, che m'ha fatto cercar lo tuo volume "(Dante, Inferno, I,83-84): la parola di Dio, spada a doppio taglio, come il serpente di bronzo, che uccide e guarisce (Num.21,8).

Consapevole di tale ambiguit, potrei rispondere alla sfida di S. Paolo:

"Chi si far accusatore contro gli eletti di Dio? Dio che li giustifica (Deus qui iustificat).

Chi li condanner? Cristo Ges morto, anzi risorto" (Rom. 8, 33-4)

Giustificazione, santificazione, vita eterna e resurrezione, dei vivi!

"Non Dio dei morti, ma dei vivi" (Mt 22,32)

Morti in Cristo: "Non dilexerunt animas suas usque ad mortem"

Non amarono le loro vite fino alla morte (Ap 12. 11)

Eppure Mos, dopo aver presentato la vita e la morte, raccomandava: Scegli la vita. (Deut.30,19)

Ne (non ut) fiat oblatio gentium accepta et sanctificata"

Affinch non avvenga loblazione delle genti gradita e santificata (Rom.15,16)

Olocausto universale.

Dio "fedele" alle sue promesse: D vita ai morti (Rom.4,17)

Vivifica i vivi convertiti, che erano morti a causa del peccato, reintegrandoli.

Ritornano Elia, il Carmelo, Maria "degnata del secondo nome", opposto al primo: "domina" (Gerolamo, S. Pietro Crisologo).

"Ch'Ella vi salvi, Ella che salva i suoi" (Manzoni, "Il nome di Maria",78)

Ella, degnata del secondo nome, non rinuncia ai suoi diritti materni, come Maria che immol il figlio e perci degnata del primo nome.

Chiedo al Papa, che certamente "esamina ogni cosa" senza disprezzare le profezie, di esaminare anche la mia richiesta di portare luce, ovvero chiarezza, a chi "siede nell'ombra di morte" (Mt. 4,16).

Nella fine dei tempi, allo scadere del millennio, una "consummatio abbreviata" (Is.10,22-23):

Lei ti schiaccer la testa" (Gen.3,15)

Parma, 10 ottobre 2000 Gabriella Leporati

Al Papa Giovanni Paolo II

Al Card. Joseph Ratzinger

Dopo i precedenti messaggi (apertura Porta Santa e festa dei centoventi Santi) caduti nel silenzio, trascorsa senza rilievo la ricorrenza della sesta apparizione mariana, ritorno, nell'attesa della "settima" apparizione, ovviamente escatologica, con l'imperativo:

"Dimitte populum meum" (Es. 5,1)

Lascia uscire il mio popolo

Nella convinzione dell'imminente compimento del tempo escatologico, propongo un personale commento del cosiddetto "Terzo segreto" (cui attribuisco una portata escatologica), rimasto sigillato nonostante autorevoli commenti, facendone il perno di una riflessione sull'intera storia della salvezza.

Come non riconoscere segni escatologici, nel contesto delle apparizioni, o quell'ambivalenza che caratterizza la parola di Dio, "spada a doppio taglio?".

In linea con la teologia mariana, da Monfort ("Trattato della vera devozione a Maria") a Manzoni ("Il nome di Maria"), senza sottovalutare il contributo dell'arte figurativa.

Segni escatologici, promotori di quel "ritorno a Dio", "con tutto il cuore e tutta l'anima" (Deut.4,29-30), che Mos preannuncia a conclusione della storia.

"Infine il mio cuore immacolato trionfer"

La via del cuore: una via "breve".

Sacro cuore di Ges e cuore immacolato di Maria.

Dalla consacrazione del mondo al sacro cuore di Ges (alle soglie del XX secolo, da parte di Leone XIII), alla consacrazione del mondo al cuore di Maria (Pio XII).

Regalit di Cristo e regalit di Maria.

L'incoronata Madonna di Fatima apre la via allo svelamento del segreto.

Il Rosario, lo Scapolare, la Corona: elementi del culto mariano, un culto sentimentale e femminile, ma capace di condurre "speditamente" al "segreto" della "vera" devozione a Maria ("Trattato V.D."), e a Cristo, per mezzo di Maria.

La consacrazione universale a Cristo Re (ribadisco, alle soglie del XX secolo) appariva a Pio XII ("Summi Pontificatus" 3) carica di "riposto simbolismo", capace di "persanare" (guarire completamente) l'umanit, di promuovere la "prosperit del suo vero nome" ("veri nominis"), quindi di concludere il tempo escatologico.

"Il riconoscimento dei diritti regali di Cristo e il ritorno (S.P.15)

Parallelamente, della regalit di Maria ("Ad caeli reginam").

Un pontificato, quello di Pio XII, percorso da tappe mariane indelebili: dogma dell'assunzione, istituzione della festa di Maria Regina, consacrazione al cuore di Maria

Un percorso conforme alle intenzioni dei predecessori, tra cui spicca Pio IX col dogma dell'Immacolata Concezione, "approvato" dalla Madonna di Lourdes, comunque punto d'arrivo di tradizioni antichissime (Elia, Carmelo, Genesi: "lei ti schiaccer la testa"), senza tralasciare il dogma dell'assunzione (Pio XII), definitivo di tutta la mariologia.

Un percorso "annunciato" dall'autore del "Trattato", gi nel Seicento, che profeticamente anticipava un finale ritorno a Maria.

Un percorso che ripropone il ruolo della donna nella salvezza.

Allo scadere del millennio, raccolgo tale programma, in linea con la persuasione del papa dei miei verdi anni, che "grandi vantaggi sarebbero derivati dalla dimostrazione di questa (regalit di Maria) verit, non riservata a pochi, ma manifestata a tutti" (Ad caeli reginam 1166).

Una convinzione personale, originata per grazia, che mi conforta scoprire suffragata autorevolmente dalle Scritture, dalla tradizione, da encicliche e infine dalle apparizioni di Fatima, che intendo commentare.

"La verit vi far liberi" (Gv. 8,32)

"Rivelare le opere di Dio cosa che d onore" (Tob. 12,7)

Ci confido, in attesa che finalmente si dica: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore", avendo finora sperimentato soltanto il tradizionale trattamento dei profeti, quelli veri.

Ci confidavo, avendo riconosciuto, anzi sperimentato, i segni di un tempo escatologico di chiarezza, ormai sopraggiunto, per cui decodificavo con semplicit (dono della grazia), le scritture, sacre e profane, con l'intenzione, appunto, di divulgarle a tutti, e personalmente, senza mediazione alcuna (puntualizzo).

Invece, ho sperimentato che "una feroce forza il mondo possiede

e fa nomarsi dritto" (Manzoni, "Adelchi")

Si fa chiamare legge, civile e religiosa, trono e altare.

Ovunque, ostacoli conditi ambiguamente con "zuccherini" (rari): un metodo ambivalente, davvero "feroce" e seduttore, capace di spegnere la volont individuale, mentre ostenta di valorizzarla (libero

arbitrio). "Con legge alterna, l'animo si governa" (G. Parini,"L'educazione")

Un'ambivalenza che ho respinto senza compromessi, "con tutto il cuore", ritrovandomi psicologicamente orientata nel senso della chiarezza, univoca.

Credevo, ingenuamente, che "i seminatori si rallegrassero coi mietitori" (Gv. 4, 35-6), vedendo "bianchi i campi per la mietitura".

Invece, sperimentavo che "altro il seminatore e altro il mietitore", che i capi, i sacerdoti, i sapienti e gli intelligenti sono intrisi di quella psicologia che la Bibbia definisce durezza di cuore (Mt 19,8), rigonfiamento del cuore, superbia ( 2 Mac 5,21), culto secondo la propria volont ( Col. 2,23), e la Scolastica "volont assoluta".

In sostanza, incapacit di stare nei limiti naturali e conseguente bisogno di espandersi in altro per dominare.

Incapaci di guarire, nonostante un patrimonio sapienziale che scoprivo con "meraviglia".

Come dice Isaia: "Abbiamo fatto un patto con la morte" (Is. 28, 15, Sap. 1,16)

Altrove chiamato "patto di sale", in quanto il sale ha valore catartico (purifica).

"Sale" e "morte", come metafora di una vita secondo ragione (spirito).

Ed essendo la ragione dono divino, significa sviluppare quello che c' di divino in noi, secondo la promessa del serpente: "Sarete come dei" (Gen.3,5)

E poich Dio autarchia, significa una progressiva concentrazione dell'anima in se stessa:

Non dipendere che da se stessi: perfetti e soli.

"Siate perfetti come il padre vostro che nei cieli" (Mt.5,48)

Quindi, affrettare il ritorno alle stelle, "secondo la sentenza di Platone"?

Conflagrazione universale?

Ideale di vita un tempo riservato agli eletti, ma in una prospettiva universale:

"L'universo a Dio fa simigliante" (Dante, Paradiso, I,105)

"Un patto di sale (morte) tra Aronne (sacerdoti) e Jahv (Num.18,19 sec. Vulg.) " " Davide (re) e Jahv (2 Cron.13, 5 sec. Vulg.)

Prima gli eletti (sacerdoti, re, capi, sapienti ), poi un popolo eletto, sacerdotale, santo; quindi l'universalismo cristiano: "Ciascuno col fuoco sar salato.

Abbiate sale in voi stessi" (Mc 9, 49-50)

"Mare di sale", Mare della Solitudine" (Gs 3,16) o "Mar Morto"

Dove sfocia emblematicamente il Giordano: metafora di questa concezione della storia. Analogamente: deserto, "terra solitaria", arida, desolata.

Svelati i simboli, si comprende anche il segno della fine: vedere

"l'abominio della desolazione

di cui parl il profeta Daniele, nel luogo santo" (Mt 24, 15).

Lo vidi Come ho rivelato nel primo messaggio (24 dicembre 1999).

Ma il patto con la morte non regger:

"Sar cancellata la vostra alleanza con la morte.

E solo il terrore far capire il discorso(Is. 28, 18-19)

"Giorno dell'ira, quel giorno: di tribolazione, ma, causa degli eletti,

"quei giorni saranno abbreviati". (Mt 24, 22)

"Consummatio abbreviata innundabit iustitiam"

consummationem et abbreviationem (Is 10, 22.23; 28, 23)

Parole di significato opposto, tuttavia accostate, che si potrebbero tradurre come "perfezione e abbreviazione".

Consumazione, dal latino consummo: "portare una cosa al suo pi alto grado, portare (un'operazione) all'estremo limite, terminare, condurre a perfezione, rendere perfetto" (dizionario Calonghi).

Il miglior commento: "Consummatum est, e rese lo spirito" (Gv 19,30)

Ma anche abbreviazione, nell'apocalisse di Isaia, che riporto nella versione della Vulgata, veramente rivelativa a fronte di traduzioni elusive.

La storia, come concepimento (creazione) e dolori del parto (tempi ultimi), partorisce spirito, ma non fa salvezza, (consumazione), per questo gli abitanti della terra non muoiono:

"Vivranno i tuoi morti"

"Concepimus, et quasi paturivimus, Et peperimus spiritum. / Salutes non fecimus in terra; / Ideo non ceciderunt habitatores terrae. / Vivent mortui tui" (Is. 26, 18-19)

Giorno dell'ira flagelli come le piaghe d'Egitto

Solo il terrore far capire il discorso" (Is. 28, 19)

Ma, parallelamente, abbonda la Grazia (Rom. 5,20-21): Dio "geloso e misericordioso" (si noti l'antitesi), invia il Messia: "per illuminare quelli che stanno nelle tenebre

e nell'ombra di morte" (Lc 1,76-9; 3, 4-6)

"per aprire gli occhi ai ciechi

e per far uscire dal carcere i prigionieri" (Is. 6,10; 35-5; 42,16; 49,9)

Un programma di rivelazione che, come dicevo in apertura, sento mio.

Infine , "creavi fructum labiorum pacem" (Is. 57,19)

La pace come frutto di labbra.

Con la parola fu creato il mondo, ordinato razionalmente (cosmo), cio la storia; con la parola si risolve

"Come la pioggia e la neve cos la mia parola non ritorner a me senza effetto"

(Is. 55,10-11).

L'eterno ritorno della natura e della parola di Dio ("geloso-aemulator"), rivale della natura, perci autarchicamente legislatore-creatore, come adombra il suo nome, "Jahv-dominus", ma infine pacificato e pacificatore.

Ho allevato figli e li ho esaltati" (Is. 1,2)

A immagine di un dio eccelso e santo, esordiva Isaia, per concludere:

"vivificher il cuore degli umili" (Is. 57, 15)

Pertanto, ai capi che fanno lega con la morte:

"Non bramate la morte" (Sap. 1,12)

"Morte", dunque, come metafora, e "resurrezione-ritorno", metaforici anch'essi.

Ma i simboli, cos rivelativi per me, per i pi restano cifrati, in attesa di quella effusione dello Spirito, promessa da Gioele, Isaia, Giovanni , ma che risale a Mos

"Fosse profeta l'intero popolo (Num. 11,29).

Cerco di decodificarli . con l'aiuto della grazia.

La Storia, dunque, come sviluppo della metafora "morte-resurrezione-ritorno", che percorre la predicazione profetica ed evangelica, per risalire a Mos:

"Ti ho mostrato la vita e la morte: scegli la vita" (Dt 30, 19) (Is 1, 19)

La grande scelta, riattualizzata con urgenza nei tempi ultimi, che ripropone l'alternativa d'origine, tra vita e morte : "Quando ne mangerai, di morte morirai" (morte morieris) (Gen.2,17)

"Finch alla terra ritornerai" (Gen.3,19)

Metafore, cos pure le parabole e i miracoli.

Un metodo apparentemente ingenuo, ma sostenuto da una profonda conoscenza dell'uomo e della sua evoluzione: "cuore", "anima", "mente" (Mt. 22, 37).

Senza le complicazioni della filosofia, che elabora la teoria dei vari gradi del sapere, come ascensione dialettica dell'anima nella successione di sensibilit, immaginazione, intelletto.

Un metodo che non si rivolge direttamente alla mente ("dianoia") o alla coscienza, ma, per essere efficace, alla sensibilit e alla fantasia (cuore e anima).

Una via del cuore (come dicevo in apertura).

Perci, tutta la predicazione si riduce a Cristo, morto sepolto resuscitato secondo le Scritture (1 Cor. 15, 3-4), e alla croce: la follia della croce (1Cor.1,21).

"Non mi presentai con prestigio di parola e di sapienza.

Mi proposi di non sapere altro in mezzo a voi che Ges, e lui crocefisso. (I Cor. 2,2)

"Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, follia per i pagani" (1Cor. 1, 23)

Sta scritto infatti: "Distrugger la sapienza dei sapienti

e annuller l'intelligenza degli intelligenti" (1Cor., 1,19; Is.29,14)

La comprensione del metodo, emozionale, chiarisce anche l'obiettivo: il cambiamento di mentalit come resurrezione del cuore, ma paradossalmente, per mezzo dell'esasperazione della Legge, come dichiara Ges, nel discorso programmatico della montagna:

"Non sono venuto per abolire, ma per portare a compimento" (Mt 5,17)

"Se la vostra giustizia non sorpasser quella degli scribi e farisei

non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,20)

Ancora metafore, che richiedono svolgimento: giustizia e regno dei cieli.

"Giustizia" il criterio di elezione del popolo "santo", "sacerdotale".

L'ho scelto (Abramo), perch obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui

a custodire la via del Signore e ad agire con giustizia (Gen. 18, 19)

"Ut faciant iudicium et iustitiam"

"Giustizia" percorre tutta la Bibbia, proprio come "morte" e "perfezione - consumazione".

Come Abramo ("Sii perfetto" Gen. 17, 1), anche No fu "uomo giusto e perfetto" ("iustus atque perfectus" Gen. 6,9), culmine di quella discendenza che risale a Set, antitetica a Caino, tuttavia accomunata dalla colpa d'origine.

Comportamenti opposti che coesistono nella storia senza amalgamarsi, come significativamente l'argilla e il ferro nella statua di Nabucodonosor (Dan, 2,34), o il grano e la zizzania nella parabola di Ges.

Ma a ben vedere, coesistono nell'io, come acutamente rileva Aristotele nel I libro della "Politica", risalendo col "solito metodo", agli elementi semplici della societ.

Prima la famiglia, dove padrone il padre, con la felice citazione di Omero (Odissea, IX, 114-5).

"Ciascuno governa i suoi figli e la moglie" (Pol. I, 1252).

Quindi l'individuo, composto di anima e corpo, in cui

L'intelligenza domina l'impulso con l'autorit del re (Pol. I, 1253)

Pertanto, "giustizia" innanzitutto vivere secondo ragione: "morte" dei sensi, progressivamente, come significa l'avvicinarsi del regno dei cieli, tutto interiore .

I libri storici ne ripercorrono il cammino, dalle origini mitiche ai patriarchi ai re, fino alla speranza nella vita eterna, in 2 Macc.

Un intreccio di eventi, simbolo della progressiva decadenza morale, che aveva trovato la sua prima espressione nelle "mani insanguinate dei padri" per poi tradursi nella legge, attraverso un processo di interiorizzazione (coscienza).

Un progressivo inaridimento del cuore, quindi "morte", ma contemporaneamente anche resurrezione dei valori naturali, quindi femminili.

Un messaggio depositato in simboli, in attesa della rivelazione definitiva.

Ripercorro i pi significativi.

L'utero "morto" di Sara che ritrova la capacit di dare vita, il sacrificio interrotto di Isacco, la vittoria della ragione ingannatrice (Giacobbe) sull'istintivit senza malizia di Esa, il ripudio struggente delle mogli straniere con i figli per rispettare le leggi (Esdra), infine la "mirabile" madre che conforta, "nella lingua del padre", ben sette figli a morire per le leggi: figura di Maria che immola il figlio consenziente. "Consummatum est!"

(Tutto compiuto) (Gv.19,30)

"Madre, che immota vedesti

un tal figlio morire sulla croce" (Manzoni, "La Passione")

Immagine di tale portata emotiva, che pu stare accanto a quella della croce, quindi al centro della predicazione, come dice Paolo.

Le "mani insanguinate" dei padri, col loro effetto ultimo, "perfetto", nella catena delle cause rinviano al principio: creazione e caduta.

Da cui, come dice Dante, si pu dedurre anche la resurrezione

"E quinci puoi argomentare ancora

vostra resurrezion, se tu ripensi

come l'umana carne fessi allora

che li primi parenti entrambi fensi" (Par. VII, 145-8)

Il poeta ci offre una chiave di lettura del racconto biblico, compendiando la creazione nel libero arbitrio, conforme alla bont di Dio.

"Lo maggior dono che Dio

fesse creando, e a la sua bontate

pi conformato

fu de la volont la libertate" (Par. V, 19, 23)

Oltre che bont, Dio verit: "L'alta luce che da s vera" (Par. XXXIII, 54)

Verit per s e bont per s: autarchia.

Perfetto, assoluto, eterno (senza mutamento):

"Tu autem idem ipse es" (Sal. 102, 28)

(ma tu resti lo stesso) (trad. CEI)

Ipse: per se stesso, solo, separatamente, di per se stesso (Dizionario Calonghi)

Auts): indica opposizione, distinzione (es.) Dio e uomini; da s, in s; questa cosa in s: serve a denotare l'idea astratta, la cosa in s (Dizionario Rocci)

"Quella idea

che partorisce, amando (se stesso) il nostro Sire" (Par. XIII, 53-4)

"O luce etterna che sola in te sidi (Par.XXXIII, 124) Solitudine di Dio come sa Ester, anch'essa sola, e regina.

"Tu sei solo: vieni in aiuto a me che sono sola" (Ester, 4, 17)

Avendo nella sua mente l'idea: l'esemplare delle cose, le crea secondo questo modello, senza rivali n consiglieri..

Quindi, il sommo bene come idea insita : (autoagazn).

Cielo e terra, come metafore di forma (idea) e materia: i presupposti della conoscenza oggettiva, razionale.

Introdurre forma nella materia: creare plasmare.

Crea con la parola (Sap. 9, 1), che materia e forma: tradurre l'idea in catena di suoni (significato e significante: il segno linguistico, o parola), perci selezione e combinazione.

"Il solito metodo": analisi e sintesi.

Crea dalla materia informe (Sap. 11, 17), con un intervento personale; la teoria della casualit attribuita agli empi: "Siamo nati dal nulla" ("ex nihilo nati sumus", Sap. 2, 2) : all'improvviso.

Il racconto della creazione, quindi, come metafora del "solito metodo".

"Divise le acque dalle acque e le raccolse

in un sol luogo (in locum unum)

e vide che era cosa buona"

E il suo presupposto nell'assoluto, nel rientrare in s, per s, dove sono i modelli (idee) da imporre creando.

Il nome di Dio riassume la teoria della creazione.

"Io sono colui che sono" ( assoluto, per s )

Jahv, che si traduce Dominus e Curios (Signore, creatore)

"Dono" dio Dio, quindi, la libert della volont, che rende l'uomo assoluto (per s), a immagine e somiglianza di Dio, e creatore, innanzi tutto di se stesso: cosciente e intelligente, autonomo.

"Dono" di Dio anche il precetto, sotto forma di frutto proibito, vietato: la legge, che limita di nuovo il volere (diventato libero-assoluto), definendolo.

Precetto e sanzione: nasce la coscienza e il dovere. E la trasgressione (essere "per s).

Di qui il motto di Orwell ("1984"): La libert (da istinto) schiavit".

Di qui le conclusioni negative di Paolo sulla giustizia e sulla legge.

"Io non ho conosciuto il peccato se non per la legge

Un tempo vivevo senza la legge.

Ma venuto il precetto io morii:

e il precetto che doveva darmi la vita (Lev. 18, 5),

divenne per me causa di morte" (Rom.7, 7-10)

"Nessuno giusto, nessuno buono, come sta scritto" (Rom. 3, 10-12)

"Nel settimo giorno si ripos, cess da ogni suo lavoro"

Ritrattazione, figurata, della bont della creazione

E il sabato, metafora di libert dal lavoro creatore-trasformatore, divenne anche metafora della legge, per eccellenza.

Tesi opposte, apparentemente contraddittorie, anch'esse metafore del metodo dialettico, del giudizio, che definisce per via negativa: negare la premessa (bont della creazione) dimostrando vero il suo contrario.

Immagine ambivalente anche il roveto ardente: rovo spinoso, metafora della monarchia (Gdc. 9,15), quindi sintesi figurata della creazione (volont di potenza), arde ma non si consuma.

Eppure si pu risalire anche oltre, ripercorrendo l'origine della coscienza, della legge e della storia, fin dentro il cuore "mutato".

L'uomo sent la morte, quindi la vita, come male. Sent il nulla e il divenire come passaggio dal non essere all'essere. Potrebbe significare anche questo "la bestia che era, ma non pi; sta per risalire ma va verso la rovina".

Per quanto riguarda il numero della bestia, seicentosessantasei, evoca il "solito metodo: analisi e sintesi. Sei centinaia, sei decine, sei unit: selezione e combinazione.

E l'uomo divenne padrone del divenire, quindi di morte; creatore, trasformatore.

Sent il nulla innanzitutto in se stesso, un istinto di morte, come lo chiama Freud, che, interiorizzato, si trasforma in coscienza.

Morte di s come individuo perduto nel tutto, si sent nulla e onnipotente.

"In tutto io vivo

tacito come la Morte.

E la mia vita divina" (D'Annunzio, "Meriggio")

Estasi panica ed estasi mistica: "E questa divina unione

rende Dio mio prigioniero

e fa libero il mio cuore" (Teresa d'Avila)

Esigenza di una visione unitaria della realt universale, di abbracciare nella sua unit "ci che per l'universo si squaderna", vederlo "legato con amore in un volume" (Dante, Paradiso XXXIII, 86,7).

Di quale amore? Mistico, appunto: un'unione che non rispetta l'individualit.

"Vivo ormai fuor di me stessa,

perch vivo nel Signore,

che mi volle sol per s" (Cfr. "Dio mio prigioniero")

Trasformasti nell'Amato l'Amante,

l'Amante nell'Amato" (S.G. della Croce)

Sentire l'armonia universale l'amore.

L'armonia trasforma il particolare, che perde autonomia, nella "sottomissione a un unico signore, nella discesa da tutto a parte" (B. Croce, "Ariosto") e risalita al tutto.

"Sento il sospiro

che fra la terra e il ciel sale e discende

Amore, amore" (Carducci, "Il canto dell'Amore")

In questa linea, Ges, venuto a "compiere", annuncer l'amore universale, nemici compresi.

Nell'estasi, lo spirito che si espande fino ad abbracciare l'universo intero o il contrario, come concentrazione interiore? In realt coesistenza.

"Son io che il cielo abbraccio, o da l'interno

mi riassorbe l'universo in s? " (Carducci)

Panteismo e misticismo, associati dal bisogno di elevarsi ad una visione complessiva dell'essere.

E razionalit.

Il "solito metodo", che ricerca l'universale (l'Uno, l'Idea) raccogliendo in unit i casi particolari (il molteplice).

La divina unit del tutto. L'Uno-tutto. L'Idea che abbraccia la realt universale. Il principio unitario che produce il molteplice.

La separazione dal Tutto originario nell'individualit colpa, che viene espiata con la morte: mors tua vita mea. "Le cose subiscono l'una dall'altra punizione

e vendetta per la loro ingiustizia" (Anassimandro)

"Peccare null'altro che passare dall'uno, che si disprezzato, ai molti

("Peccare nihil est aliud quam progredi ab uno spreto ad multa")

(Dante, "Monarchia", I, XV, 3).

Animismo, ilozoismo, pampsichismo, metempsicosi: materia viva, pertanto la morte non c'": "nulla si crea e nulla si distrugge". Evoluzionismo.

"Una mente divina un dio scorre per tutto; pervade

le terre, i mari, i cieli profondi.

Di l uomini e fiere

ed ivi il tutto si rende

e sciolto dai corpi ritorna,

e morte non c';

ma viva vola al cielo ogni cosa

lass tra le stelle" (Virgilio, "Georgiche" IV, 220-225).

E' la teoria di Eraclito: un fuoco eterno, da cui tutto deriva, e in cui tutto si risolve, principio di vita e di conoscenza; Dio e logos (ragione), cio la legge universale dei contrari.

"Sapienza riconoscere che tutte le cose sono una sola"

"La guerra madre di tutte le cose"

"Dio giorno e notte" (Eraclito)

Una concezione oppositiva della realt, che il fondamento della dialettica.

Perci la materia e la vita sono concepite come degradazione di un principio divino, come caduta e male, da espiare per ritornare al fuoco o al nulla originario.

Una via in gi e una via in su.

Dalle stelle alle stelle, "secondo la sentenza di Platone" o la stella di Davide, metafora anche del "solito metodo": induzione e deduzione.

E' riconoscibile nella Bibbia questa teoria?

Rivelativo il rito del sangue, da non richiedere commento.

"Poich la vita della carne nel sangue .

Perci i vi ho concesso di porlo sull'altare,

affinch in esso espiate per le vostre vite;

perch il sangue espia, in quanto la vita" (Lev. 17,1;Dt12,23).

Quindi, la vita espia la sua "ingiustizia".

Altrettanto rivelativa la visione di Dio come roveto ardente, che non si consuma, quindi ambivalente, al pari dei suoi attributi: "geloso e misericordioso" (Cfr. Dio-fuoco-logos-giorno e notte, Eraclito).

E' soprattutto nel prologo di Giovanni che si scorge la traccia di Eraclito.

"In principio era il logos(Si traduce "verbo", nel senso di idea che si manifesta in parola).

Il logos era Dio

Tutte le cose furono fatte per mezzo di lui

In lui era la vita

Principio dell'essere inorganico e vivente;

incarnazione colpevole, perch allontanamento da Uno (individuazione);

"prima della loro origine nel tempo, tutte le creature erano presenti nella eterna intelligenza divina" (Garofalo)

Ha dato il potere di diventare figli di Dio

a quelli che credono nel suo nome

i quali non da sangue

n da volere della carne

n da volere dell'uomo

ma da Dio sono generati

E il logos si fatto carne

Nessuno ha mai visto Dio

lui lo ha rivelato

(exeghesato): "mostr col proprio esempio, fu giuda, narr". (Rocci, dizionario greco-italiano; Vulgata: "enarravit)

Nessun uomo mi vedr e vivr (Es. 33, 20).

Ges, "consumato" sulla croce in carit e obbedienza, uno per tutti come Adamo, apre il velo che custodiva il "segreto" del Santo dei Santi: "la pienezza della divinit" (Col. 2,9).

E non per mezzo di sapienza astratta, di filosofia, ripetutamente condannata nel N.T. ("badate che nessuno vi inganni con la filosofia", Col. 2,8; "distrugger la sapienza " 1 Cor 1.19), bens con un linguaggio corporeo, sensibile, come ho gi notato a proposito del crocefisso.

"In lui dimora corporalmente tutta la pienezza della divinit" (Col. 2,9)

Una via del cuore, come dicevo in apertura, breve ma rivelativa.

Cristo Re e Maria Regina rivelano "corporalmente" la "pienezza della divinit: annientamento e onnipotenza, figurati come cuore trafitto e corona regale.

Un modello da imitare o non piuttosto da scongiurare?

Mi conforta nel giudizio l'esempio di Pio XII, che ponendo il suo pontificato sotto il segno di Cristo Re, nell'accostamento di due citazioni da Giovanni: "Ecco l'agnello di Dio" (Gv.1,29) e "Ecco il vostro re" (Gv.19,14), pertanto sacrificio e regalit, riconosceva, credo, un'intenzione deprecativa, come si deduce dalla formula "obsecrando obtestandoque acclamabat, che si traduce "scongiurando" (Summi pontificatus 3).

E con intento analogo, ritengo che promuovesse il culto del sacro cuore di Ges ("Haurietis aquas", difendendolo dalle accuse di "naturalismo e sentimentalismo", in quanto capace di commuovere gli animi e di avviarli a una conoscenza profonda dei misteri.

Rivelativo anche un noto passo di Paolo, variamente interpretato:

"Essendo in forma di Dio, non stim rapina essere uguale a Dio,

ma annient ("exinanivit": svuot) se stesso prendendo forma di servo

si umili diventato obbediente fino alla morte, morte di croce.

Per questo Dio lo esalt (Fil. 2,6-11)

E se ne deduce, come senso generale, che l'annientamento della volont individuale ("obbediente fino alla morte") coesiste con la volont di potenza, anzi di onnipotenza, ed in questa contraddizione la pienezza della divinit.

Sono in questa linea anche le discussioni sul "pi grande", che si riducono alla massima:

Chi si umilia sar esaltato" (Mt 23, 12).

Come pure la richiesta della madre dei figli di Zebedeo, di vedere i figli seduti alla sua destra, alla quale Ges risponde, implicitamente "scongiurando":

"Non sapete cosa chiedete. Potete bere il calice che io bevo?" (Mt 10, 38)

Ritornando al passo di Filippesi gi esaminato, mi sembra fortemente deprecativa anche l'espressione

"Non ritenne rapina essere uguale a Dio".

Sia perch vi traspare un giudizio negativo della divinit, appunto intesa come "rapina" (cfr. curios - dominus - padrone), sia perch mostra un Ges allineato con la tentazione del serpente, traducendo "rapina" con "usurpazione":

"Non ritenne usurpazione essere uguale a Dio".

Anche il richiamo introduttivo all'umilt e alla concordia (Fil. 2,2-5), mi pare cos nichilista da confermare l'intento deprecativo gi rilevato:

"Unanimi e concordi ("idipsum sentientes"),

ciascuno ritenga gli altri superiori a s".

Tanto pi che l'umilt apertamente scongiurata in un altro noto passo paolino, unitamente all'angelologia, nonostante Paolo fosse fariseo.

"Nessuno vi seduca volontariamente nell'umilt e religione degli angeli,

cose che ha visto indagando (non ambulans),

inutilmente gonfiato dalla sua mente (Col. 2, 18)

(cfr. 1Cor. 8, 1: "scientia inflat", la scienza gonfia, insuperbisce)

Umilt e mortificazione del corpo, nella conclusione del passo, vengono definite "culto secondo la propria volont" (Col. 2,23).

In questa linea (negazione dell'ideale ascetico: purificazione dell'individualit per dissolvenza nell'Uno-Tutto), Ges guarisce programmaticamente di sabato, sia perch il settimo giorno simbolo del "riposo" escatologico, sia perch simbolo della legge definita "precetto umano" (Mt 15, 9).

Ges denuncia l'opposizione tra legge umana e legge divina, allineando la legge divina con la natura, sull'esempio di Mos: "Onora il padre e la madre" (Mt 15,4)

Contro la tradizione umana, che consente a chi dice "corbn" (offerta sacra) di ignorare i diritti del padre e della madre (Mt, 15, 5-6).

Si pu citare anche il messaggio riassuntivo di Mos:

"Ti ho mostrato la morte e la vita: scegli la vita" (Dt 30,19)

Parallelamente, l'assioma di Dante:

"Dio non vuole ci che contrario alle intenzioni della natura "(Monarchia III,2,2)

Pertanto, un Ges paladino della natura, accanto a un Ges asceta, che rifiuta come discepolo "chi non odia padre, madre, moglie, figli, fratelli e sorelle e anche la propria vita" (Lc 14, 26), un Ges che non porta pace, ma divisione in famiglia, "cos che i nemici dell'uomo saranno quelli di casa sua" (Mt. 10, 36), che risolve l'istintivo amore di s e del consanguineo (che il prossimo secondo natura), nell'amore universale, nemici compresi.

Ma soprattutto apotropaica la redenzione per mezzo del corpo di Cristo ("per corpus Christi", Rom. 7, 42), esposto come "propiziatorio", cio sacrificio espiatorio: a espiazione della vita (Lev. 17,11).

Cos il sangue di Cristo mostra "corporalmente" il contenuto dell'arca: il segreto della legge, origine e fine.

L'origine nel cuore mutato, diventato capace di rivolta contro se stesso, e contro la donna: lo confessa lo sposo del Cantico dei Cantici:

Sub arbore malo suscitavi te;

ibi corrupta est mater tua,

ibi violata est genitrix tua".

"Sotto l'albero del melo (= male) ti ho suscitato:

l fu corrotta tua madre,

(Ct.8,5) l fu violata la tua genitrice.

Lo attestano i riti di riscatto dei primogeniti, testimonianza di antichi sacrifici, "detestati dalle madri".

Parallelamente, il mito greco pone alle origini del mondo la crudelt dei padri (Urano, Crono), tuttavia contrastata da madri e figli.

Ma il cuore mutato converte la paura in desiderio, devozione, facendo dell'amore il punto d'arrivo della legge interiorizzata:

Inebriante pi del vino" (Ct 1,1)

"Io sono del mio diletto, e il mio diletto mio (6, 3)

(individualit negata)

"Non risvegliate l'amata finch a lei non piaccia" (8, 4).

E prima del risveglio, l'abisso della mutazione: il consenso all'immolazione del figlio, Maria.

Immagine, al pari del crocifisso, cos potente da promuovere un effetto apotropiaco, redentivo, come prefigura la moglie di Mos, che circoncide il figlio, dicendo:

"Tu sei sposo di sangue per me" (Es. 4, 25).

Vera sintesi del nodo insolubile della storia: le mani insanguinate dei padri, il loro patto con la morte, figurato nella liturgia sacrificale, data l'identificazione dell'offerente nell'offerta.

Pasqua e primogeniti, sono riti intimamente congiunti.

Chi ha mutato il cuore dell'uomo?

Per chi ha fede nella rivelazione, da escludere l'origine casuale (Cfr. Sap. 2,2), dovendo riconoscere l'intervento provvidenziale di Dio, che crea liberamente.

Pertanto, "La creatura fu sottoposta alla vanit non volontariamente,

ma a causa di colui che ve la sottopose" (Rom, 8,20).

Per la "vanit" o "nullit", cito Pascoli:

"Acquistando coscienza di essere mortale, il bruto divent uomo

Poich qualcuno ha veramente mutato la sua coscienza, sente il nulla ("L'era nuova").

Sul senso di morte, nulla, si costruisce la storia come ricerca di valori spirituali antitetici alla carne, per ritornare all'Uno Tutto, fuoco, logos, Dio .

E' la dottrina nascosta del potere, che Dante nella "Monarchia" definisce "maxime latens" (massimamente occulta) (Monarchia, I, I, 5).

"Posto che il male allontanamento da uno e poich la concordia bene,

dato che ha la sua radice in uno,

se ne deduce che il fine ultimo della storia l'unit dei voleri

sottoposti a un unico volere: del monarca" (Monarchia I, XV).

Quindi, l'annientamento dell'individuo.

Pertanto, il "dubbio" fondamentale intorno alla monarchia: se essa sia necessaria al benessere del mondo (primo dubitatur an necessaria sit", Mon. I, 2, 3). (Cfr. Eccle. 8,9; Gdc 9,15; I Sam, 8, 6 seg.). "Io in loro e tu in me, perch siano perfetti nell'unit"

consummati in unum (Gv. 17, 23)

"Un solo gregge, un solo pastore" (Gv. 10, 16)

Affinch Dio sia tutto in tutti (1Cor. 15, 28)

La creatura, sottoposta per forza alla vanit,

aspetta la rivelazione dei figli di Dio" (Rom. 8, 19)

"La verit vi far liberi" (Gv. 8,32)

Che cosa significhi nel Prologo di Giovanni il potere di diventare figli di Dio" (Gv.1,12) ben illustrato da Pico della Mirandola, che vi riconosce la "dignit dell'uomo".

"Creatore di se stesso, libero di regredire verso i bruti o, seguendo l'impulso dell'anima,

di rigenerarsi come figlio di Dio. E se si raccoglier nel centro della sua unit,

divenuto uno spirito solo con Dio, nella solitaria caligine del Padre,

lui che fu posto sopra ogni creatura (Gen.2,28), sovraster su tutto

("De hominis dignitate")

Ritornano concetti gi svolti: rientro in se stessi, alienazione in Dio, solitudine di Dio, onnipotenza.

E' la tentazione del serpente: "sarete come dei" (Gen. 3, 5).

E di Calipso, dea "solitaria", nell'isola centro del mondo (Odissea), alla quale resiste Ulisse, per non rinunciare ai suoi affetti.

Infatti, il potere di diventare figli di Dio riservato a quelli che rinnegano la propria umanit: "nati non da carne e sangue, ma da Dio" (Gv. 1,13).

Come Cristo, l'uomo-Dio, e Maria, la "divina Maria" ("Trattato).

"Quanti infatti sono guidati dallo Spirito di Dio,, sono figli di Dio coeredi di Cristo;

se tuttavia soffriamo insieme a lui, per essere con lui glorificati" (Rom. 8, 14-17).

Mortificazione e glorificazione: umiliati ed esaltati.

Dall'originario senso di morte, (nulla), all'illusione di immortalit, sostenuta da una teoria mistico-scientifica ("nulla si crea nulla si distrugge") ed etica (la gloria, premio di "virtute e canoscenza").

Dal composto, corpo e spirito, all'autonomia dello spirito di fronte alla carne, separabile e superstite ad essa, in attesa della resurrezione.

L'ultimo inganno del "seduttore" ("seductor"), secondo sacerdoti e farisei, "peggiore del primo":

"Dopo tre giorni risorger" (Mt. 27, 63-4).

Creazione e resurrezione chiudono il cerchio.

Quale resurrezione?

Interrogato dai Sadducei sulla resurrezione, Ges risponde secondo il "solito metodo" dell'ambivalenza: resurrezione dei morti come angeli e dei vivi, dato che "Dio dei vivi" (Mc 12, 18-27).

Rimprovera altres l'ignoranza delle scritture, come attesta anche Giovanni:

"Voi scrutate le scritture, perch ritenete di avere in esse la vita eterna,

e sono proprio esse che mi rendono testimonianza.

E voi non volete venire a me per avere la vita" (Gv 5, 39, 40)

Quanto ai riferimenti scritturali, invocati da Ges,rilevo:

"Non prenda anche dall'albero della vita, ne mangi e viva eterno (Gen.3,22)

"Vivranno i tuoi morti" (Is.26,19)

Eliminer la morte per sempre (Is.25,8)

"Dov', o morte, la tua peste?" (Os.13,1); 1Cor, 15,55)

Possono rivivere queste ossa?" (Ez.37,3)

Citazioni di tale evidenza, che giustificano il rimprovero di ignoranza, mosso da Ges ai Sadducei.

Quindi, resurrezione dei vivi :

"All'ultima tromba, i morti risorgeranno incorruttibili,

e noi saremo mutati (immutabimur)" (I Cor, 15, 52)

Fuor di metafora e di ogni ambiguit, corruttibilit significa perfettibilit, plasmabilit (che ha il suo fondamento nell'io diviso), mentre incorruttibilit significa reintegrazione dell'io (garanzia di non plasmabilit, perfettibilit).

Quindi risorgeremo reintegrati e poich la progressiva santificazione e la civilizzazione ci trasforma in "pietre vive" (I Pt. 2,5), mi piace concludere intorno alla resurrezione pi che per via di "scienza", per via d'immagine "sensibile" fortemente evocativa:

"Vi dar un cuore nuovo toglier il cuore di pietra

e vi dar un cuore di carne" (Ez 36, 26)

Reintegrazione, "ritorno", non estasi panica: "Dio tutto in tutti" (1Cor, 15, 28)

Traguardo preparato dalla "rivelazione dei figli di Dio", nella quale riposta la speranza dei "morti".

"Quando il Paraclito verr, confuter il mondo quanto al

peccato, giustizia e giudizio" (Gv. 16,8)

Ritornano le parole chiave da cui sono partita, con la speranza di "rivelarle", aiutata dalla grazia.

"L'ultimo nemico ad essere annientato sar la morte" (1Cor. 15, 26)

"Vi guider alla verit tutta intera" (Gv. 16, 13)

Nell'attesa, cerco di svelare il mistero dell' incarnazione, che nel "Trattato della vera devozione a Maria" definito "il primo mistero di Ges Cristo, il pi nascosto, il pi alto e meno conosciuto", per cui il grembo di Maria chiamato dai Santi: "la sala dei segreti di Dio".

Rovescia implicitamente la storia, che ha il suo inizio appunto nella rivolta contro l'istintivo amore di s-carne, della donna e dei figli.

Un concetto che gi nel prologo di Giovanni:

"E il logos si fatto carne" (Gv. 1, 14)

Con "l'audace accostamento Verbo (essenzialmente spirituale) - carne" (Garofalo), in opposizione ai figli di Dio, nati non da carne e sangue, ma da Dio.

"Restando sottomesso a sua madre per trent'anni, ha glorificato Dio suo padre pi di quanto avrebbe fatto convertendo tutta la terra con le pi grandi meraviglie. Egli ha voluto iniziare i suoi miracoli per mezzo di Maria, cambiando l'acqua in vino, per essere infine immolato col consenso di lei" ("Trattato V.D.).

Sottomissione che riscatta la condanna di Jahv: "lui ti dominer" (Gv. 3, 16), per altro preparata dalla "creazione" della donna, che immaginosamente rivela la plasmazione ad opera dell'uomo, per renderla simile a s: "Osso delle mie ossa

e carne della mia carne

Si chiamer donna

perch dall'uomo stata tratta (Gen. 2, 23)

La stessa "caduta" di Eva mostra ormai assimilato il processo, col consenso della donna, coinvolta dal "solito metodo" dei contrari (la logica, figurata come albero della scienza del bene e del male), vittima-cooperatrice di civilt.

Nel contempo si ribadisce l'ambivalenza di Jahv, che crea e "cessa" dalla creazione nel settimo giorno, che dona la logica e la distrugge ("distrugger la sapienza dei sapienti, l'intelligenza degli intelligenti" I Cor. 1,19), che annuncia la sottomissione, ma anche il riscatto ("lei ti schiaccer " Gen. 3, 15).

L'apostolo Paolo ripercorre le conseguenze del coinvolgimento della donna che abbandona "l'uso naturale", e denuncia la perversione dell'istinto maschile:

"Gli uomini lasciato l'uso naturale della donna

arsero di desiderio reciprocamente" (Rom. 1, 27)

"L'uomo immagine e gloria di Dio, mentre la donna gloria dell'uomo.

Poich non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; n l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo" (I Cor. 11, 7-9).

Di qui rapporti intrisi di quel senso di "morte" (annullamento di s), che alla base della storia:

"Chi ama la propria moglie ama se stesso" (Ef. 5, 28)

Di qui la missione dell'uomo "legislatore" in famiglia, come Abramo (Gen. 18, 19)

"Mariti amate le donne come Cristo ha amato la Chiesa e si offerto per lei,

per santificarla purificandola con acqua e parola di vita" (Ef. 5, 25-6)

Missione che rivela lo "spirito delle leggi": purificare, snaturare, annullando la volont individuale, missione cos ben evidenziata dal candore (purezza) di edifici simbolici, come l'Altare della Patria o la "Casa Bianca".

Tuttavia, col solito intreccio di "vita" e "morte", l'apostolo accosta all'acqua purificatrice (battesimo) la "parola di vita" (come anche in Col. 2, 12).

Alla violenza sessuale (Ct 7,5) si congiunge il sacrificio dei primogeniti, come massima espressione della stessa. Cos che significativamente, nel canone cattolico, i libri dell'A.T., si concludono con la profezia di Malachia, che annuncia la venuta di Elia per sciogliere il nodo della storia, insolubile senza l'aiuto della grazia.

"Ecco, io invier il profeta Elia prima che venga

il giorno grande e terribile del Signore,

perch converta il cuore dei padri verso i figli,

e il cuore dei figli verso i padri" (Ml. 3, 23-24)

Ebbene, Elia connesso alla teologia mariana, in quanto dagli Eremiti del Carmelo, "discepoli di Elia", si svilupp l'ordine carmelitano, di chiara ispirazione mariana (cui tra l'altro ha aderito Lucia Dos Santos). E a Fatima Maria apparve anche come Madonna del Carmelo.

Risultano, pertanto, inverate le profezie del "Trattato V.D.", relative ad una ripresa finale del culto mariano.

A partire dalla met dell'Ottocento si intensificano le apparizioni mariane e la teologia mariana definita dogmaticamente (Immacolata e Assunta)

"Nella seconda venuta di Ges, Maria deve essere conosciuta,

non essendoci pi le ragioni di rimanere nascosta come durante la sua vita" (Tratt. V.D.).

Allo scadere del Millennio e prossimamente del Giubileo, mi sembra che il "Terzo Segreto" offra tale possibilit, essendo andate deluse le aspettative di molti circa il suo svelamento.

In sintesi, una riflessione su Maria ripropone il ruolo della donna nella storia della salvezza, sul fondamento delle scritture e in funzione cristologica, come suggerisce Maria.

"Fate quello che lui vi dir" (Gv. 2,5)

Infatti, lo Spirito di Verit, come rivela il segreto della "vera" devozione a Maria, cos rivela il segreto di Cristo, che il segreto della Bibbia.

Un duplice messaggio, intimamente connesso, di "vita" e di "morte", che richiede un'attitudine particolare, cooperante con la grazia.

Una duplicit che rivela l'impostazione negativa del pensiero, cio oppositiva (dialettica) e che si pu esprimere con la figura retorica della "litote" ("semplicit"): la doppia negazione che d l'affermazione.

Quindi, dimostrare la premessa: "Dio non vuole ci che contrario all'intenzione della natura", per mezzo della negazione del suo contrario (= giustificazione e santificazione): negazione della santit.

E' vedere l'"abominio della desolazione" ("morte") nel luogo santo (o nel "Libro"), cio dove non dovrebbe stare, perci paradosso.

Non per via di scienza, cio intelligenza, ma per la via "breve" del cuore, emozionale, come pi volte ho accennato.

Cristo e Maria, come riflessi dallo specchio: rovesciati.

Come il chiaroscuro rovesciato della Sindone, rovesciabile dal negativo fotografico.

Come l'immagine riflessa, perci rovesciata e salvifica, della Gorgone sullo scudo di Perseo.

Come lo Scapolare, immagine di ambivalenza ("il solito metodo"), che la Madonna del Carmelo, porge quasi a sfida, "perch vi giunger soltanto colui al quale lo Spirito di Ges sveler questo segreto" (Trattato V.D.).

O la sontuosa corona della Madonna del Carmine, segno di regalit, in opposizione ai piedi scalzi della stessa statua, segno di umilt.

"Ges Barabba e Ges detto Cristo" (Mt. 27, 17)

Cristo e Anticristo, coesistenti, come negli affreschi di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto, o la "stella mattutina" (Ap. 22, 16), ambivalente: Espero e Lucifero.

"L'uno e l'altro nato in essa" ("Homo et homo natus est in ea", in Sal. 86, 5). Nel grembo di Maria nato l'uomo-Dio, Ges Cristo e un semplice uomo, che mor e rivisse, finalmente rientrato in se stesso, come il figliol prodigo (Lc 15, 17).

In linea con Paolo: "Apparir una seconda volta, senza peccato" (Ebr. 9, 28)

Primo e secondo nome di Maria

Il nome ebraico di Maria si traduce "Domina" (signora, padrona) in latino (S. Gerolamo e S. Pietro Crisologo), pertanto "regina di tutti gli uomini, perch fedele di fatto al significato del suo nome".

"Primo nome di Dio "colui che ": l'essere puro, che esiste per s ed l'essere assoluto e sommamente uno" (Bonaventura, Cap. V, "Itinerarium mentis in Deum").

"Degnata del secondo nome", "ella che salva i suoi" (Manzoni, "Il nome di Maria").

Una rivelazione "e contrario", "degnata" dagli autori pi illustri.

Come Machiavelli: "che temprando lo scettro a' regnatori

gli allor ne sfronda, ed alle genti svela

di che lacrime grondi e di che sangue" (Foscolo, "Dei sepolcri")

Come Galileo, che rivela al "discreto lettore":

"Ho preso nel discorso la parte copernicana

cercando per ogni strada artifiziosa di rappresentarla superiore

asserire la fermezza della Terra non nasce da (ignoranza)

ma dalla coscienza della debolezza dello ingegno umano"

("Dialogo dei massimi sistemi", introduzione).

Metodo tuttavia condannato dal Sant'Uffizio (processo a Galileo), e da S. Paolo, che pure lo applica, nonostante le proteste contrarie (Rom, 3, 8), e soprattutto da Ges, prefigurato dal serpente di bronzo di Mos, "che uccide e guarisce" (Dt. 32, 39).

"Chi di voi mi convincer di peccato?" (Gv 8, 46)

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti guide cieche" (Mt 23, 15-16)

In realt il "solito metodo", universalmente applicato da "color che sanno".

Pro bono malum

Formula essa stessa ambigua, per il duplice significato di "pro" (per e invece di).

Parallelamente al revival della mariologia (apparizioni e dogmi mariani), a partire dall'Ottocento, si realizza l'emancipazione femminile, di duplice valenza: culmine della mascolinizzazione della donna ("osso delle mie ossa") e al tempo stesso premessa del riscatto finale ("lei ti schiaccer la testa").

Pertanto, all'inizio del Novecento, tre bambini hanno visioni soprannaturali, che ripropongono i grandi temi della storia, e proprio ad una fanciulla assegnata la missione di far conoscere Maria.

Accanto all'invadenza del razionalismo, la via del cuore, cio della fede, tutta emozionale e sempre efficace: apparizioni e miracoli, come segni della presenza di Dio nella storia; anche l'antica simbologia dei nomi, a partire da Aliustrel (localit d'origine dei fanciulli), cos evocativo di alienazione (alius), che il fine (errato) della storia, coesistente col suo contrario: tutela della vita individuale.

Anche il nome, Lucia, della veggente tuttora vivente cos significativo da non richiedere commento.

Quanto alla "senilit spirituale" dei fanciulli ("canuti sono i sensi dell'uomo, e l'et senile una vita immacolata", Sap. 4,9), cos precocemente acquisita, pur nella sua eccezionalit, rivelativa dell'approssimazione al traguardo: "il regno dei cieli si avvicinato", anzi alle porte.

Quasi contemporaneamente, la cultura delle accademie annunciava l'ingresso nell'assoluto:

"Lasciate ogni paura, o voi ch'entrate"

Cos Papini, in "Introibo" (primo articolo di "Lacerba"), parodiando sia l'incipit della messa in latino, sia Dante Alighieri.

"Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!

Noi viviamo gi nell'assoluto

Noi vogliamo glorificare la guerra sola igiene del mondo

(cfr. Eraclito: "madre di tutte le cose"),

le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

Cos Marinetti nel "Manifesto del Futurismo", con "felice" sintesi della storia: conflitto interiore, idealismo e disprezzo della donna (punto di partenza e di arrivo: emancipazione mascolinizzante).

Conclusione di un processo avviato dalla rivoluzione scientifica e copernicana, erede di magia, astrologia e metafisica, avvicinando non solo metaforicamente il "regno dei cieli" (che "dentro di noi" Lc 17, 20), ma anche sensibilmente, col cannocchiale.

In breve, la teoria copernicana, collocando la terra nel cielo, esprimeva la progressiva divinizzazione e dissolvenza nel Tutto, motivo conduttore della storia:

"Quanto alla Terra noi cerchiamo di nobilitarla e perfezionarla,

mentre procuriamo di farla simile ai corpi celesti (dotati di moto circolare "perfetto")

e in certo modo di metterla quasi in cielo,

di dove i vostri filosofi l'hanno bandita,

in quanto sede di generazione e corruzione (quindi di vita) di contro al cielo e ai corpi celesti, incorruttibili, inalterabili, impassibili, eterni, separati dagli elementi, da i quali non son neanche tocchi,

se ben essi toccano gli elementi, immortali, divini"

(Galileo, "Dialogo dei massimi sistemi").

La condanna di Galileo riecheggiava la condanna biblica, tuttora pendente sulla scienza, frutto della superba "ragione" (la conoscenza oggettiva, razionale, opposta a quella fondata sui sensi, che d per certa l'immobilit della Terra).

Il piccoli veggenti, di recente beatificati rompendo la tradizione, esprimevano "corporalmente" (Col. 2, 9) - tipico linguaggio biblico, che si pu esprimere anche con la formula "per sensibilia ad intelligibilia": dai sensi all'intelletto - la consumazione, la perfettibilit dell'uomo ("siate perfetti ), la rinuncia a se stessi, la disponibilit al sacrificio per la conversione dei peccatori, l'amore universale, nemici compresi: "Arrivato in breve a perfezione, aveva percorso un tempo lungo"

consummatus in brevi (Sap. 4, 13)

Realizzazione casuale (?) o provvidenziale dell'immagine centrale del "Trattato V.D." (definito "profetico" nell'introduzione di Cortinovis), tipica espressione del metodo redentivo per via di esasperazione:

"Rebecca (figura di Maria) uccide i due capretti (per Isacco)

e li fa morire al peccato e a se stessi per poter piacere a Ges, suo Figlio,

che non vuole se non persone morte a se stesse;

li prepara secondo il gusto del padre celeste

e per la sua maggior gloria"("Trattato V.D.")

Vittime sacrificali, figura dell'olocausto collettivo, (al pari dello stermino degli Ebrei) al termine della storia, vero "itinerario della mente in Dio", "Tutto in tutti" (1Cor. 15,27).

"Ut fiat oblatio gentium accepta et sanctificata in Spiritu Sancto" (Rom 15, 16)

Affinch avvenga l'offerta sacrificale delle genti accetta e santificata in Spirito Santo

"Culto spirituale, (razionale)" (Rom. 12,1)

"Pietre vive in edificio spirituale, per un sacerdozio santo

che offra sacrifici spirituali" (1 Pt. 2,5)

Intanto, il Papa riabilita Galileo (1992) e procede a santificazioni di gruppo: ben centoventi Santi

Come stato notato le apparizioni di Fatima riproducono fenomeni tipici del soprannaturale.

Il vento, simbolo dello Spirito

La direzione, da Oriente ad Occidente reversibilmente, "di retro al sol" (Inferno XXVI, 117), archetipo di Dio-logos e del corso della storia,

La luce, simbolo di grazia e ascesa: "come secondo raggio sole

uscir del primo e risalire in suso,

pur come pellegrin che tornar vole". (Par. 1,49)

La prostrazione "faccia a terra", come nella Bibbia, segno di annullamento della volont individuale.

Le parole tematiche dell'angelo: "credo" (fede) "spero" (speranza nella vita eterna Tt 1,2; 3,7) "amo" (il comandamento dell'amore il pi grande secondo Ges: "amerai ")

L'accettazione del sacrificio individuale per la salvezza di altri su cui convengono Ges e Caifa, ma condannato da Dante: "Consigli i Farisei che convenia

porre un uom per lo popolo a' martiri" (Inf. XXIII, 116-7)

L'atmosfera soprannaturale che "assorbe" i fanciulli, come anche Dante:

"A quella luce cotal si diventa,

che volgersi da lei per altro aspetto

impossibil che mai si consenta (Par. XXXIIII, 100 seg.)

La prefigurazione simbolica del destino dei fanciulli: l'ostia, sacrificio bianco, spirituale, per Lucia e il contenuto del calice per Giacinta e Francesco, martiri.

Lucia proiettata nella luce che si diffondeva sulla terra, gli altri verso il cielo

L'espressione del viso della Madonna, n triste n allegro, ma serio (l'imperturbabilit del saggio e del Motore immobile).

La promessa della consolazione della grazia ("Paraclito": consolatore); il mare di fuoco (archetipo dell'inconscio collettivo), il profumo che si diffonde dai rami.

Infine, il miracolo del sole, che conclude le apparizioni offrendone la chiave di lettura.

E' noto che il sole costituisce l'archetipo del divino, al pari dei corpi celesti e del cielo in generale, in quanto metafora del logos, l'atto razionale che abbraccia in una visione unitaria tutto il reale, come il sole che tutto vede:

"Il Sole, che tutto vede e che tutto ascolta dall'alto" (Odissea XII, 323)

Il sole anche l'eterno "reduce": "Sale al cielo stellato,

e alla terra di nuovo torna dal cielo" (Odissea XII, 380)

E' dotato di moto circolare, simbolo anch'esso di razionalit, quindi di divinit, perch si riflette su se stesso.

Rivelativo, come sempre, Dante: " farsi un'alma sola

che vive e sente e s in s rigira" (Purg. XXV, 75)

Spiega la genesi dell'anima, che una, pur nella scansione di anima vegetativa, sensitiva e razionale. E' appunto l'anima razionale che si riflette su se stessa: "s in s rigira" (si astrae dalla realt esterna raccogliendosi nella sua unit).

"Cos l'intelligenza sua bontate

multiplicata per le stelle spiega,

girando s sovra sua unitate" (Par. II, 136-8)

"Come per Dio, anche per l'intelligenza, sar vero che il suo girare suo intendere" (Convivio III, XII, 11), e cio implica la coscienza della sua unit (Sapegno).

E' altres noto l'incipit della Bibbia: "Dio cre il cielo e la terra", e nel cielo due luminari, ciascuno dei quali presiede al giorno e alla notte; quindi il sole simbolo di sovranit, in quanto garanzia di ordine, dal Faraone al Re Sole. Si comprende perch il suo culto fu assorbito da ideologie militari, a Roma (come Sol Invictus) e nella Germania nazista (la svastica simbolo solare).

Il mito di Mitra, antica divinit solare degli Arii, bene rivela l'ideologia segreta del potere (che ho gi esposto): Mitra, alle origini del mondo uccide il toro, simbolo della vita, e, alla fine del mondo, questo sacrificio dar l'immortalit ai fedeli del Dio.

Data l'identificazione dell'offerente nella vittima offerta, il rito sacrificale sigilla cripticamente il programma di annientamento del potere che, come fuoco che consuma ("ignis consumens"), da ultimo uccide se stesso.

Esplosione universale, ascensione in cielo e dispersione al vento verso le stelle, banchetto sacrificale con pane e vino, rivelano l'analogia col cristianesimo, cui il mitraismo fu contrapposto.

Cos pure le idee di salvezza, purificazione e immortalit.

Se il moto circolare del sole ("s in s rigira") evoca la concentrazione interiore, anche l'alternanza di tramonto e aurora acquista significato simbolico.

Tramonto: morte, rientro in s; aurora: resurrezione nell'assoluto, ascensione, per poi ritornare alla terra (Odissea XII, 380).

Il miracolo del sole richiama, quindi, antichi riti preistorici, patrimonio comune dell'umanit, depositato nell'immaginario e suscettibile di evocazione, anche per mezzo di simboli, tuttora suggestivi.

La ruota e la svastica, evocando un movimento rotatorio, bene rappresentano il corso del sole, da Oriente a Occidente, e della storia.

In particolare la svastica, o croce uncinata, dai bracci ripiegati ad angolo retto, in senso orario o antiorario, nella sua ambivalenza, evoca sia il corso della storia, sia il ritorno finale alla natura, implicito anche nel racconto biblico della creazione, in antitesi alla dottrina del riassorbimento finale nel fuoco divino: sole (logos).

Per inciso, l'adozione, da parte del nazismo, della variante in senso orario come simbolo di arianit, mi sembra esprimere consapevolmente un ruolo storico "forte", propulsore, che trova "giustificazione" nel quadro di una peculiare missione storica dei popoli, adombrata nella Bibbia dalla teoria degli angeli delle nazioni (Dt 32,8 nella versione dei Settanta).

Nel contesto di Fatima, le tre apparizioni dell'angelo del Portogallo, accreditano tale concezione, come, da parte di Maria, l'annuncio che la Russia sar lo strumento della punizione divina.

In questa linea, Gog re di Magog (Ez 38, 1) diventa strumento punitivo da parte del Signore per Israele, come i barbari per i Romani, nella visione provvidenzialistica di P. Orosio, discepolo di S. Agostino.

E se Virgilio assegna a Roma una missione militare e civile (Eneide VI, 851), l'abate Gioberti riconosce all'Italia un ruolo redentivo: "La nazione italiana apparisce nella storia come redentrice dei popoli" ("Del primato morale e civile degli Italiani").

Quanto a Gerusalemme, Dio-fuoco (sole e logos) ha "il suo camino in essa", metafora accolta, nonch realizzata, dal gergo nazista e tristemente famosa: "Ti faccio passare per il camino".

"Caminus eius in Jerusalem" (Is. 31,9)

A Fatima, i castighi minacciati e i sacrifici richiesti rientrano nel quadro di una "giustizia di Dio", redentiva per via di "correzione" ed esasperazione, accolta anche da Alfieri, come rimedio contro la tirannide:

"Durissima verit; ed , che nella crudelt stessa, nelle continue ingiustizie

sta posto il pi breve, il pi efficace, il pi certo rimedio contro la tirannide

Quanto pi reo e scellerato il tiranno

tanto pi lascia a sperare che la moltitudine finalmente si risenta;

e che ascolti ed intenda e s'infiammi del vero". (Della tirannide")

Quindi, anche il poeta massone, in linea con la Bibbia, auspica un finale "risentimento" e l'ascolto del "vero".

Stupisce l'affinit, anzi, identit non solo di metodo, ma di linguaggio, col "Trattato della vera devozione a Maria" (S. Luigi di Monfort), che citavo in apertura (e p. 23), perch banditore di una via "breve", capace di condurre "speditamente" al "segreto" della "vera" devozione a Maria.

Il santo e il massone concordano quanto a verit e brevit

A Fatima si annunciano flagelli e come rimedio, oltre alla penitenza, la devozione al cuore immacolato di Maria.

Mi sento di precisare che la "vera" devozione quella del "secondo nome" di Maria: "ella che salva i suoi..

L'efficacia, poi, del metodo esasperante (di cui ho gi esposto la condanna ), smentita dalla realt dei fatti: le emozioni forti, con cui si pretende anche di giustificare la devozione ("schiavit d'amore", "infanzia spirituale", "totus tuus"), ripetute e progressive, producono apatia (o atarassia, nel lessico filosofico), anzich "risentimento" (riscossa).

Situazione psicologica cos tipica di fine millennio, da giustificare, essa sola, ogni pretesa escatologica, unitamente all'ebbrezza, straniante al pari dell'apatia.

Ges, infatti, ammoniva: "Guardatevi dal lievito dei Sadducei e dei Farisei (Mt 16,6), metafora della progressiva decadenza morale, civile e spirituale, che accompagna l'avvicinarsi del "regno dei cieli" (concentrazione interiore).

E' il messaggio antropologico della Bibbia, cifrato nei segni che Jahv d a Mos, metafore della sapienza esoterica che ho gi esposto: "la natura tutta imparentata", donde reversibilit di stato.

Come il bastone, inanimato, diventa vivente, e, per analogia di forma, serpente, cos la mano, introdotta nel seno, diventa "lebbrosa, bianca come la neve" (Es. 4,6), significando che, per effetto di progressiva concentrazione interiore (metaforicamente "nel seno"), la vita si sbianca, si purifica, si estingue (cfr. Is. 1, 18)

Una teoria che viene dall'Oriente e che ha il suo fulcro nella liberazione dal ciclo delle rinascite (metempsicosi), per estinzione del desiderio di vivere e identit dello spirito individuale con lo Spirito universale.

L'et infantile dei veggenti di Fatima, come il simbolismo trasparente del cognome di Lucia (Dos Santos), ribadiscono "corporalmente" il concetto, cio il rischio (conseguente al "dono" iniziale del libero arbitrio), che la possibilit di determinarsi nel bene o nel male si radicalizzi irreversibilmente, anche per ereditarier dei caratteri acquisiti.

Ipotesi formulata anche da Origine ("Principi"), che la malvagit persistente e inveterata si trasformi, per la consuetudine, in natura.

A Fatima, nella sesta apparizione, i tre quadri che precedono il miracolo del sole,condensano questo messaggio evolutivo. Dapprima la famiglia: Maria, Giuseppe e Ges Bambino; quindi la Madonna Addolorata e Ges nella via del Calvario; infine la Madonna del Carmelo, incoronata Regina del cielo e della terra, con in braccio Ges Bambino.

Credo di avere gi fornito in precedenza gli elementi per decodificare le tre visioni, che mi confermano quel nucleo rivelativo, in cui ho condensato il complesso messaggio biblico.

Dalla famiglia patriarcale (I quadro), dove la legge del padre si esercita su donne e figli, dapprima contrastata, come si deduce dall'elezione di Abramo ("perch costringesse i famigliari a giudizio e giustizia", Gen. 18, 19), alla consumazione in obbedienza e carit di Ges e Maria (II quadro), che introduce la "pienezza della divinit": annientamento ed esaltazione; quindi la doppia incoronazione della madre e del figlio (III quadro), cos rivelativa secondo Pio XII:

"Il riconoscimento dei diritti regali di Cristo e il ritorno

sono la sola via di salvezza" (S.P., 15)

Parallelamente, della regalit di Maria ("Ad caeli reginam").

Una sintesi per immagini della storia: diventare "come dei" (Gen. 3,5) a prezzo di un patto di "morte", non ritenendo "rapina" acquisire il potere di diventare figli di Dio.

Al centro, il ruolo decisivo della donna; dal consenso iniziale di Eva all'emergente tipo femminile di fine millennio: una donna sola, che non dipende da nessuno, assoluta, come la Madonna del Carmelo, che ha interiorizzato il "solito metodo", razionale e maschile .

Uno schema antropologico ternario, come scansione di cuore, anima, mente, condensato nel massimo comandamento (Mt 22, 37): amor di Dio (alienazione), che culmina nel riassorbimento panteistico nel fuoco divino: il sole-logos, l'Uno-Tutto, "perch Dio sia tutto in tutti" (1 Cor, 15, 28).

"Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le Tue creature,

spezialmente messor lo frate Sole ("natura imparentata", panteismo)

lo quale iorno ed allumini noi per lui.

Et ellu bellu e radiante cum grande splendore;

de Te, Altissimo, porta significatione".

Ma Dio, fedele alle sue promesse, contrappone alla regalit di Maria una donna, "degnata del secondo nome", per il suo piano di salvezza

"Infine, il mio cuore "di carne" trionfer"

Nel contesto di Fatima, particolarmente rilevante il numero delle apparizioni: sei, dalla prima del 13 maggio alla sesta del 13 ottobre, e ancor pi l'annuncio di una settima apparizione.

Quanto al numero sei, mi ricorre immediatamente la "creazione" dell'uomo nel sesto giorno, e parallelamente il numero della "bestia": 666, che evoca la creazione stessa (direi "scongiurando"), mentre il sette, connesso al sabato ("cessazione"), figura escatologica, memoriale del riposo divino (Gen. 2,20), e della liberazione dall'Egitto (Es. 20, 8).

Settima "l'ultima tromba": "giorno dell'ira" e "tempo di giudicare i morti" (Ap. 11, 15).

Di flagelli: "Gli ultimi, perch con essi sar compiuta l'ira di Dio"

"Consummata est ira Dei" (Ap. 15,2)

Di rivelazione, perch allora "sar consumato il mistero di Dio".

"Consummabitur mysterium Dei" (Ap. 10,7)

Il "solito metodo" dell'ambivalenza:

Dove abbond il peccato sovrabbond la grazia (Rom.5,20)

"Consummatio abbreviata innundabit iustitiam" (Is. 10, 22-23)

Un decreto di rovina far straripare la giustizia

Ges annuncia:

"Il Paraclito confuter il mondo quanto a

peccato, giustizia e giudizio" (Gv 16, 8)

Morte, giustizia, giudizio, le parole chiave da cui sono partita

"Liberer il mio popolo per iudicia (castighi) maxima" (Es. 7, 4)

Rivelazione, in sostanza, del percorso evolutivo dell'umanit, che nella Bibbia, come nella riflessione teologica e filosofica, riproposto con infinite variazioni, ma sempre riconducibile al nucleo originario, contenuto in Genesi: morte ("morte morieris") e risurrezione-ritorno alla terra. (Gen. 3, 19)

Il "sommo bene", cui tende tutta la creatura razionale, fine anche di tutte le cose, consiste nel diventare simili a Dio.

"Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza (Gen. 1,26)

Lo fece a immagine di Dio

Origene, nei "Principi" (III, 6, I), commenta:

"L'uomo, fin dalla prima creazione ha ottenuto la dignit dell'immagine,

mentre la perfezione della somiglianza gli riservata per la fine"

Il passaggio dall'immagine alla somiglianza si delinea come un processo dinamico, da uno stato iniziale passivo ("la creatura fu sottoposta alla vanit non volontariamente, ma a causa di colui che ve la sottopose, Rom. 8,20), al perfezionamento, consumazione volontaria ("siate perfetti come il Padre vostro che nei cieli"), tuttavia abbreviata, perch "le porte dell'Ade non pervarranno" (Mt 16, 18)

"Chi ti ha fatto senza di te, non pu salvarti senza di te" (S. Agostino)

Un doppio ritorno:

1) Come ritorno alle stelle: riassorbimento nel fuoco divino.

"Saremo rapiti sulle nubi per incontrare il Signore nell'aria.

E cos saremo sempre col Signore" (1Tess. 4,17)

Reale e/o metaforico.

"Saremo simili a lui" ( Gv. 3,2)

Passando dalla somiglianza all'unit, come "unit dei voleri", affinch Dio sia "tutto in tutti" (I Cor. 15, 24-28)

Quindi reintegrazione dell'Uno-Tutto.

2)Come reintegrazione dell'io (essendo la dissociazione, quindi il libero arbitrio, il presupposto della storia), metaforicamente reso come ritorno alla terra:

"Finch alla terra ritornerai" (Gen. 3, 19)

Quindi, recupero dell'individualit e della vita, non pi ritenute "ingiustizia".

"Come risorgono i morti?

a ciascun seme il proprio corpo.

Non ogni carne la medesima carne;

altra quella di un uomo e altra

quella di un animale; altra quella

di un uccello e altra quella di un pesce

Cos anche la resurrezione dei morti (I Cor. 15, 35-42)

Negazione della teoria ilozoistica e panteistica: "la natura Tutta imparentata", un sostrato amorfo modificato a seconda delle qualit.

"Non prius quod spiritale est, sed quod animale

Il primo uomo tratto dalla terra terreno,

il secondo uomo viene dal cielo". (I Cor. 15, 46 47)

Negazione della teoria del fuoco-logos originario e dell'eterno ritorno.

Circa l'incorporeit della resurrezione, Origene afferma che il termine incorporeo inusitato e sconosciuto, oltre che a molti altri, anche nelle nostre scritture ("Principi" I, 8).

E la mano di Mos ritorna di carne (viva), rimessa nel seno (concentrazione interiore), significando che lo spirito, come santifica (morte) cos vivifica.

Ritornando al simbolismo del numero delle apparizioni, sei avvenute e la settima annunciata, rilevo l'analogia con le sei tappe dell'"Itinerario della mente in Dio" (Bonaventura), che culminano, direi ancora "scongiurando", nella settima: la pace, cui si giunge per mezzo del crocifisso.

"Di questi sei gradi sono figura i sei gradini per salire al trono di Salomone (3 Re 10, 19), le sei ali dei Serafini che vide Isaia (Is. 6,2), i