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Capitolo 1 LA TRANSIZIONE DAL FASCISMO ALLA DEMOCRAZIA 1943-1948 1°Tappa 1943-1945 Il territorio italiano è ostaggio degli eserciti stranieri, la situazione è aggravata inoltre da una guerra civile. La nazione è scomparsa: al sud ci sono gli alleati, al nord i tedeschi. La resa dell’43 segna una continuità con il regime fascista e con il regno sabaudo. Contro il re si schiera l’R.S.I. e i partiti antifascisti, i quali non perdonano la fuga di Vittorio Emanuele III da Roma al momento della firma dell’armistizio. L’R.S.I. non è riconosciuta ne dal re ne dagli antifascisti i quali si mobilitano a dichiarare guerra. L’obbiettivo è quello di ricostruire un’istituzione. La questione è quella di definire quale forma di stato e quale sistema politico dare all’Italia. Inizia qui la parabola dei partiti che saranno protagonisti della storia repubblicana. Re, antifascisti e fascisti devono rassegnarsi a essere dei comprimari degli eserciti stranieri, è da loro che passa la via alla legittimazione. Sconfitta la Germania, l’Italia passa sotto l’influenza di Gran Bretagna e U.S.A. dai quali dovrebbe ereditare il modello politico e istituzionale. 2°Tappa 1945-1948

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Capitolo 1

LA TRANSIZIONE DAL FASCISMO ALLA DEMOCRAZIA 1943-19481°Tappa 1943-1945

Il territorio italiano è ostaggio degli eserciti stranieri, la situazione è aggravata inoltre da una guerra civile. La nazione è scomparsa: al sud ci sono gli alleati, al nord i tedeschi.

La resa dell’43 segna una continuità con il regime fascista e con il regno sabaudo. Contro il re si schiera l’R.S.I. e i partiti antifascisti, i quali non perdonano la fuga di Vittorio Emanuele III da Roma al momento della firma dell’armistizio.

L’R.S.I. non è riconosciuta ne dal re ne dagli antifascisti i quali si mobilitano a dichiarare guerra. L’obbiettivo è quello di ricostruire un’istituzione. La questione è quella di definire quale forma di stato e quale sistema politico dare all’Italia. Inizia qui la parabola dei partiti che saranno protagonisti della storia repubblicana.

Re, antifascisti e fascisti devono rassegnarsi a essere dei comprimari degli eserciti stranieri, è da loro che passa la via alla legittimazione. Sconfitta la Germania, l’Italia passa sotto l’influenza di Gran Bretagna e U.S.A. dai quali dovrebbe ereditare il modello politico e istituzionale.

2°Tappa 1945-1948

La questione della forma di stato si risolve con il referendum che sarà a favore della repubblica. Si hanno le elezioni per l’assemblea costituente che dovrà redigere la costituzione italiana. Si formano i governi di unità nazionale con il compito di pacificare il paese e iniziare la ricostruzione.

L’intesa fra DC-PSI-PCI si spezzerà già nel ’47, in coincidenza con la rottura internazionale delle alleanze contro il nazismo. (rottura alleanza USA-URSS)

La guerra fredda tra USA e URSS si ripercuote sull’Europa, spezzando le coalizioni antifasciste. Nel 1 gennaio ’48 viene approvata la costituzione e si indicono elezioni per il primo parlamento della repubblica.

Solo dopo le elezioni si può considerare chiusa la fase della transizione. Le forze antifasciste troveranno la loro identità in dei veri e proprio partiti con dei propri programmi e valori che i cittadini dovranno votare.

1°Fase di transizione ’43-‘45

Con lo sbarco degli alleati in Sicilia, il colpo di stato del re e il crollo del fascismo, si riaprono le porte delle carceri e gli antifascisti ritornano in scena dal loro esilio. In questa fase il confronto politico assume il volto della guerra civile.

L’arresto di Mussolini nel ’43 non chiude definitivamente i giochi al fascismo, nonostante il Pnf si disgrega inaspettatamente. Vittorio Emanuele III cerca di conservare il patrimonio di ordine sociale e di repressioni di libertà civili e politiche lasciato dal fascismo. Impossibile, dato che il nuovo esecutivo retto da Badoglio dovrà aprire un dialogo con i partiti antifascisti.

Le masse sono ormai entusiaste della disgregazione della macchina di repressione fascista e associano erroneamente tutto ciò alla fine del conflitto, acclamando il sovrano. La popolarità di Vittorio Emanuele III declina precipitosamente quando annuncerà che la guerra prosegue con i tedeschi.

Le conseguenze furono un aumento delle diffidenze da parte degli alleati,con i quali sta trattando per un armistizio, e lasciare campo libero ai tedeschi che occupano precipitosamente la penisola. L’8 settembre ’43 viene firmato l’armistizio, l’esercito italiano è allo sbando e Vittorio Emanuele III e tutto il suo Stato Maggiore si ripara nelle retrovie alleate a Brindisi.

L’avanzata dell’esercito tedesco apre le prigioni a Mussolini, che verrà immediatamente incaricato da Hitler di ricostruire un stato fascista con capitale a Salò. La patria è morta: privo di legittimità l’R.S.I. di Mussolini come il Re a sud.

Si affaccerà un terzo potere a rivendicare il ruolo legittimo di guida del popolo italiano; Il comitato delle opposizioni antifasciste si trasforma in Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).

- I PARTITI DEL CLN

Dc – Nasce nel ’42, si svilupperà rapidamente in tutta la penisola grazie al nulla osta ricevuto in Vaticano. Se il Ppi di Don Sturzo si dichiarava un partito aconfessionale, la

democrazia cristiana ha intenzione di fare della Chiesa la sua struttura principale, assumendo quindi la forma di partito confessionale.

La vastità degli elettori a cui si riferisce è tenuta unita da quel potente collante che è la fede cattolica. Ottenere l’imprimatur del papa non fu facile, dato che la Chiesa ha sempre ritenuto di non doversi dotare di un braccio in politica, dato che aveva già sotto di se un miriade di associazioni cattoliche e parrocchie.

PcdI (Pci) – nasce nel 1921 da una costola del partito socialista italiano. Organizzato all’inizio come un partito di avanguardia rivoluzionaria, segue le direttive del Comintern, la sua fisionomia è quella di un partito chiesa.

L’alleanza internazionale contro le forze fasciste e naziste tra USA e URSS porta a un cambio di strategia del Comintern che i partiti comunisti di ogni nazione seguono a ruota, accordandosi con socialisti,cattolici,liberali ecc.

I territori via via liberati passano sotto l’influenza della nazione che li libera, e in Italia, che sta per essere liberata dagli angloamericani si prepara una forte ipotetica democratica di certo non congeniale ai comunisti. La Russia è troppo lontana per rovesciare le sorti della situazione, e Togliatti lo sa bene.

Nel ’44 rientrando a Mosca, concorda con Stalin la nuova strategia da perseguire per arrivare al potere, una strategia mirata a rafforzare la presenza del partito comunista nei paesi sotto il dominio di inglesi e americani. La rivoluzione è rimandata, la strada da percorrere è quella di una maggiore legittimazione nel sistema politico, una strada che stravolge l’impostazione politica del PcdI, che diventerà Pci.

Il Pci di Togliatti è un partito dittatoriale di massa,governato dalla regola del centralismo democratico che assicura la compattezza del gruppo,la carica di segretario del partito è a vita tranne casi di forza maggiore.

Psiup (Psi) – l’unico legame esterno del Psiup rimane la famiglia dei socialisti europei. Un’origine così lontana deI socialisti (XIX°secolo) rappresenta un handicap per i socialisti che negli anni non hanno saputo adattarsi ai cambiamenti.

L’ideologia marxista per i socialisti non rappresenta una dottrina scientifica rigida di cui sono depositari i vertici del partito. La prassi democratica ha prevalso nei socialisti, dove al suo interno vi sono numerose correnti che danno ciascuna una propria interpretazione del socialismo.

Ma tale presenza di numerose correnti ha portato a pesanti scissioni, non meno importante quella di Livorno nel ’21 da cui nasce il PcdI. Nel periodo fascista però si è raggiunta una difficoltosa unità dovuta alla volontà comune di sconfiggere il fascismo,ma i conflitti sono rimasti quelli di sempre.

Pda – ha una parabola di vita assai breve. Nasce nel ’42 dall’aggregazione di gruppi clandestini democratici e liberal-socialisti. Il nome scelto si ispira a Mazzini e al suo risorgimento, ispirando l’appello a un “secondo risorgimento”.

Ma tali ideali saranno la forza e la debolezza di questo partito che più di un partito assomiglia di più a un gruppo di intellettuali pronti a impugnare le armi per i suoi ideali. La sua fine è dovuta alla sua mancata dotazione di una struttura di massa.

Pri – al contrario del Pda, il partito repubblicano sarà in vita per tutta la durata della repubblica grazie alla presenza di radici organizzative. Infatti al momento dello scioglimento del Pda molti azionisti confluiranno nel Pri.

Il modello di questo partito è quello di partito di rappresentanza individuale, che cerca i consensi del ceto medio colto e progressista.

Pli – anche i liberali saranno protagonisti di tutta la durata della 1°repubblica. I liberali esistono sin dall’epoca prefascista dove costituivano la prima forza politica. Ma tale egemonia non si è mai accompagnata con una costruzione di una struttura partitica, dovuto a una visione elitaria della politica.

Solo nel ’22 i liberali daranno vita ad un vero e proprio partito, ma faticavano a trovare compattezza all’interno del partito, tra chi decideva di fiancheggiare il regime e chi di compiere il salto nell’antifascismo.

I liberali si erano dissolti con lo stato liberale prefascista, di cui sono stati tra i maggiori responsabili, sottovalutando la natura eversiva dei fascisti. Una scelta che avrà ripercussioni nel dopoguerra dove i liberali saranno la minoranza rispetto ai partiti marxisti e cattolici.

La continuità con il passato però è la loro unica carta perché il nuovo che comincia ad avanzare con la liberazione mano a mano delle regioni italiane spaventa molto cittadini rimasti privi di punti di riferimento.

Ddl – Guidato da Ivanoe Bonomi, anche questo partito si richiama al passato, dato che Bonomi fu presidente del consiglio nel ’21. Anche questo partito però avrà vita

breve nonostante sia proprio Bonomi a guidare il primo esecutivo antifascista (esapartito Dc,Psiup,Pci,Pda,Pli,Ddl).

- IL MOVIMENTO DELL’UOMO QUALUNQUE

Nell’italia meridionale, dove si vive già una vita politica libera, l’antifascismo non ha radici solide come al nord. La propaganda fascista ha lasciato il segno, anche se in superficie, e in una cultura dove la democrazia è mancante non è facile tale transizione.

Dalla sfiducia verso la partitocrazia nasce nel ’44 il movimento dell’uomo qualunque fondato da Guglielmo Giannini. Dallo slogan “si stava meglio quando si stava peggio” emerge la nostalgia per l’ordine e la stabilità portata dal vecchio regime. Tant’è vero che i fascisti utilizzeranno il movimento per rientrare in politica sotto un’altra etichetta.

2°Fase di transizione 1945-1947- Referendum monarchia-repubblica e le elezioni per l’assemblea costituente

De Gasperi sa bene che la maggioranza della borghesia media e piccola,urbana e rurale, e ampie fasce contadine, si preparano a votare per il re al referendum. Nonostante ciò lascerà libertà di coscienza agli elettori, e si rivelerà una mossa vincente ai danni del sovrano, che verrà sconfitto di misura al referendum.

De Gasperi punta a costruire un sistema democratico forte e moderno e per farlo dovrà liquidare il Re, che potrebbe mettere a rischio l’istituzione democratica favorendo una svolta autoritaria.

Meno preoccupante è la chiamata alle urne per eleggere l’assemblea costituente; 2 sono le incognite: l’affluenza alle urne e il voto delle donne. Per la prima i timori si fondano su un possibile disimpegno della popolazione provocato dalla lunga parentesi del ventennio fascista. Per il suffragio ottenuto con notevole ritardo dalle italiane, pesa su di loro una pregiudiziale in base alla quale non sarebbero in grado di esprimere un voto libero dai condizionamenti familiari e clericali.

Dai risultati delle elezioni la Dc non può sottovalutare il peso del Psiup e del Pci. Non è possibile insidiare un esecutivo rappresentante di una sola parte della nazione nel redigere la carta costituzionale. Su ciò concordano tutti i partiti, impegnati a mediare

con gli altri pur di scrivere le regole della repubblica democratica alla cui guida viene eletto provvisoriamente Enrico De Nicola.

Si arriva così alla formazione di un governo tripartito Dc-Psiup-Pci con a capo De Gasperi e appoggiato anche dai repubblicani. Vengono eliminati così tutti i possibili ostacoli alla formazione della carta costituzionale.

- IL GOVERNO TRIPARTITO

Al congresso di Parigi, l’Italia occupa la posizione di nazione sconfitta, e tale congresso è uno scoglio che nessun partito vuole affrontare da solo, col pericolo di addossarsi tutte le colpe. La perdita delle colonie africane, dell’Istria e della Dalmazia costituisce una ferita per molti italiani martellati dalla propaganda fascista.

Trieste sarà oggetto di rivendicazioni da parte della Jugoslavia di Tito, Togliatti concorderà con De Gasperi di chiudere al più presto la questione, ricordando quanto fosse stata significativa nel ’19 la questione della “vittoria mutilata”. Verrà divisa in Zona A sotto l’amministrazione alleate e Zona B sotto amministrazione jugoslava.

La posizione della Santa Sede rafforza nella Dc le correnti di destra. Ma Papa Pio XII è disposto a prolungare la vita del tripartito in attesa dell’esito dell’assemblea costituente. Esisto nelle mani di Togliatti che darà il suo appoggio nello stilare l’articolo 7 riguardante il Concordato. Ciò da la misura di quanto sia importante per i comunisti rimanere attaccati al sistema politico da dove ricavare quella legittimazione vitale per la loro esistenza.

- SCISSIONE DEL PSIUP

La spaccatura all’interno del Psiup riflette la frattura ormai insanabile tra USA e URSS. Nenni e la maggioranza del partito sono determinate a tenere in piedi l’alleanza con il Pci;Saragat invece è da tempo che chiede di rompere il patto di unità d’azione.

Nel ’47 la scissione del Psiup che si divide in Psi (Nenni) e Psdi (Saragat) indebolisce per sempre entrambe le formazioni. Nenni guida ancora un partito antipartitocratico privo di una cultura e di una vocazione al governo nazionale di una democrazia. La divisione internazionale non altera l’imperativo unitario che anzi va preservato dal rischio di un attacco dalle forze borghesi capitaliste.

- Fine della politica di unità nazionale

Dopo l’enunciazione della dottrina Truman, la guerra fredda è ormai una realtà, e non stupisce che il Psi abbandoni l’esecutivo insieme al Pci. Oltre alla situazione internazionale, e alla posizione della Santa Sede, contribuisce anche la situazione interna a spingere la Dc a rompere la coalizione.

Socialisti e comunisti sono convinti che De Gasperi non riuscirà a reggere il suo nuovo esecutivo, un monocolore Dc retto dalle astensioni dei partiti laici. Sottovalutano però 3 elementi: il periodo di mobilitazioni di piazza fa riemergere la paura di una rivoluzione e porta i ceti medi a restringersi attorno al partito cattolico; la posizione ambigua delle sinistre di fronte a un Piano Marshall che ridà speranze al popolo; e infine finisce l’ondata di proteste per l’inflazione galoppante grazie alla stretta creditizia attuata da Luigi Einaudi, ministro delle finanze.

Altro fattore poi è la posizione del Pri e del Psdi. Il Psdi specialmente alla luce degli avvenimenti internazionali non ha più dubbi su quale parte schierarsi, nonostante cerchi di conservare le sue radici operaie. Mosso da motivi quasi analoghi è il Pri, con l’aggiunta di un pericolo di una possibile alleanza tra Dc e monarchici-qualunquisti che potrebbe minacciare la democrazia. Pri e Psdi quindi appoggeranno il governo monocolore Dc, e si arriverà a formare il primo governo quadripartito (Dc,Psdi,Pli,Pri) sempre presieduto da De Gasperi.

LA CAMPAGNA ELETTORALE E VITTORIA DELLA DC NEL ‘48

La firma della costituzione avvenuta nel 1 Gennaio 1948 è l’ultima azione unitaria dei partiti, si chiude l’era del consociativismo, ovvero della gestione della cosa pubblica condivisa da partiti politici diversi o addirittura rivali fra loro.

Il paese di trasforma in un vero e proprio campo di battaglia tra i partiti, che vivono la campagna elettorale come una sfida tra la vita e la morte.

La campagna elettorale si sviluppa all’insegna della demonizzazione dell’avversario, utilizzando tutti gli stereotipi radicati da secoli nella coscienza delle classi subalterne. I nemici dei comunisti sono i capitalisti servi del dio denaro.

Stessa similitudine rovesciata risuona nella campagna elettorale della Dc, ma a sbarrare le porte ai comunisti intervengono 2 fattori: innanzitutto la chiesa che si mobilita con la sua costellazione di parrocchie e associazioni cattoliche per mettere

in guardia i fedeli dal pericolo comunista; e infine anche la propaganda filoamericana ha il suo peso dato che il piano Marshall può salvare la popolazione italiana dalla fame in cambio del loro voto alla Dc alle elezioni del ’48. Apparirà scontata la vittoria schiacciante della Dc alle elezioni e la grande sconfitta del Fronte Democratico Popolare (Pci+Psi)

- SCONFITTA DEL FRONTE DEMOCRATICO POPOLARE

Le illusioni di vittoria da parte del Pci e del Psi derivano dal risultato ottenuto nelle elezioni per l’assemblea costituente, che davano i loro voti sommati al 40%. Ma la loro scelta di unirsi non verrà premiata dagli elettori che stentano a riconoscersi in questa unione di partiti dove l’identità viene inevitabilmente appannata.

Le ragioni di questa sconfitta vanno ricercate nella polarizzazione estrema della politica in comunisti e anticomunisti dove le posizioni intermedie vengono rese nulle nello scontro ideologico. Da questo momento in poi socialisti, repubblicani, socialdemocratici e liberali saranno destinati a un ruolo di piccoli e medi partiti che giocano il ruolo di comprimari tra Pci e Dc.

L’appello al “voto utile” svuota l’elettorato delle liste laiche che votano in massa i democristiani.

- NEOFASCISMO E NASCITA DELL’MSI

Le spoglie del movimento qualunquista non confluiscono solo nella Dc, insieme ai camerati di Salò fondano nel ’47 il Movimento Sociale Italiano (Msi). Questa nuova organizzazione politica fa esplicito riferimento all’ideologia fascista, con a capo Giorgio Almirante, ex militante nell’R.S.I.

In teoria all’Msi andrebbe applicato il divieto costituzionale, in pratica invece diventa parte integrante del sistema politico ed è destinato a giocare un ruolo non indifferente durante la repubblica.

La spaccatura tra comunisti e anticomunisti offre alla Dc un alibi solido per respingere la richiesta di mettere fuori legge l’Msi. Se si procede contro i missini si dovrebbe dare ascolto anche alle tante voci che chiedono la messa fuori legge del Pci. Togliatti lo sa bene e per questo sceglierà di non affondare troppo il coltello nella questione.

La motivazione della Dc però è un’altra: la polarizzazione comunisti-anticomunisti è sinonimo di divisione destra-sinistra, sinonimo non gradito dai cattolici che sostengono che un’identificazione con la destra potrebbe avere conseguenze negative per la sua collocazione nel sistema politico.

I cattolici puntano a inserire il sistema politico in una griglia tripolare per ricavarsi lo spazio politico centrale da dove esercitare il ruolo di forza equilibratrice dell’intero quadro.

Capitolo 2

Gli anni del centrismo – 1948 – 1960La collocazione al centro del sistema che la Dc attribuisce a se e ai suoi alleati non altera il disegno bipolare di fondo. Uno spazio dove si affolla un gran numero di partiti.

La formula del pluralismo polarizzato, integrata dalla tesi che individua nelle dinamiche interne ai 2 poli un movimento centripeto, cioè la corsa nei partiti a creare una zona centrale dove esercitare il potere con il massimo consenso.

Il polo di destra è diviso:

Sinistra:Psli Centro:Dc,Pri Destra:Msi,Monarchici,Pli

Il polo di sinistra è diviso:

Sinistra:Pci Centro:Psi Destra:Psli

Il centro è l’area di governo,invece nei sistemi USA e di Gran Bretagna si alternano destra e sinistra. Con il bipartitismo imperfetto si evidenzia quell’impossibilità di attivare il meccanismo dell’alternanza maggioranza-opposizione che immobilizzerà il quadro politico italiano.

Rimangono 2 divisioni:quella della guerra fredda e quella tra democrazia e dittatura risolta con la mutazione dell’Msi in An tra il ’92 e ’94. A favore dell’alleanza con gli USA si schierano tutti i partiti tranne il Pci e il Psi (e in un primo momento l’Msi). Solo i neofascisti dichiareranno di puntare esplicitamente alla dittatura;i comunisti, malgrado il loro legame con Mosca, rimarranno leali alla repubblica.

Le forze politiche atlantiche e filo-atlantiche stabiliranno una sorta di conventio ad excludendum, che vieta l’ingresso all’area di governo ai partiti filosovietici. Neanche l’Msi potrà perché si temono manovre per destabilizzare le istituzioni democratiche.

Tale veto caratterizza un’altra peculiarità del sistema italiano; l’area della rappresentanza non coinciderà mai con l’area dei partiti legittimati a governare.

La I Legislatura 1948-1953

Psi – In casa socialista, si consuma la pensate delusione della sconfitta del Fdp. Le tensione interne portano alle dimissioni di Nenni dove gli succederà Alberto Jacometti. Si rimprovera Nenni il suo eccessivo appiattimento sulla linea del Pci, che è costato l’espulsione del Psi dall’internazionale socialista.

Invertire la rotta senza avere la sponda della destra di Saragat appare impossibile per i nuovi dirigenti che rimangono al potere per un solo anno. Ritornerà Nenni che riadatterà la sua vecchia strategia; la frattura internazionale per lui rende evidente che la ricerca di altre strade altro non vuol dire che aderire al blocco filoamericano, come hanno i socialdemocratici di Saragat.

Malgrado la sua dichiarazione di neutralità rispetto ai 2 blocchi mondiali, Nenni non nasconde la sua ammirazione per l’Urss dai quali indirettamente riceve appoggio finanziario. Il legame con i comunisti appanna la loro identità; solo a partire dagli anni ’50 il legame fra Psi e Pci si incomincia a indebolire.

Pci – la delusione in casa comunista non si traduce in nessuna protesta interna, ma il malumore c’è e si manifesta quando nel ’48 si attua un attentato nei confronti di Togliatti. L’amarezza e la delusione esplodono in una serie di manifestazioni di piazza. La forza pubblica già sta provvedendo a soffocare i fuochi insurrezionali; non si hanno dubbi di un probabile esito negativo in caso di rivoluzione.

I dirigenti che sostituiscono Togliatti, si faranno interpreti del suo pensiero ordinando la smobilitazione, evitando conseguenze disastrose per il partito. Ma non riusciranno a evitare 3 conseguenze: la rottura dell’unita sindacale; l’alibi fornito alle forze reazionarie che chiedono a gran voce di mettere fuori legge il partito comunista; e la criminalizzazione del mondo del lavoro.

Il Pci però ingaggerà un’altra battaglia, più difficile da controbattere perché la polizia non può intervenire con la repressione contro i “partigiani della pace”. Tale mobilitazione avrà successo a causa della paura dilagante in Europa di un altro devastante conflitto. Sono gli USA a minacciare guerra, mentre l’URSS invoca la pace a nome del proletariato mondiale.

Dc - L’entrata nella NATO costituisce il primo atto in politica estera del governo centrista. De Gasperi si rende però conto di quanto sia difficile far digerire un’alleanza militare al paese che ancora è scosso dal conflitto appena finito.

Non sottovaluta nemmeno le resistenze interne, specie nelle sinistre dove l’anello più debole appare il Psli, che è legato alla tradizione neutralista delle socialdemocrazie europee. L’alleanza però è accolta bene da liberali e repubblicani e il loro sostegno basta a compensare l’astensione di una parte del Psli.

La ricostruzione impone le scelte economiche al centro del dibattito tra partiti dove De Gasperi ha intenzione di continuare l’indirizzo di Einaudi, ovvero di lasciare l’economia libera senza interferenze da parte dello stato. Scelta che appare in antitesi con gli indirizzi keynesiani che intraprendono gli altri stati europei; gli aiuti del Piano Marshall vengono utilizzati dall’Italia per riempire le casse vuote dello Stato.

Le conseguenze di tale politica però sono pesanti perché il mercato non riesce a mettersi in moto senza le spinte decisive da parte dello stato (caratteristiche in una politca economica stile keynesiano).

Un piano di lavori pubblici, per la ricostruzione delle abitazioni e per la riparazione della rete dei trasporti può rivelarsi un arma utile per la piaga della disoccupazione. Ma la questione più gravosa è quella della riforma agricola; il mondo rurale in Italia sembra essere rimasto fermo al medioevo. Le agitazioni di campagna ingrossano le file dei partiti di sinistra che reclutano militanti del proletariato meridionale.

Le leggi speciali per il mezzogiorno che prevedono l’esproprio dei latifondi e la loro suddivisione in tante piccole proprietà agricole da distribuire ai contadini, puntano a disegnare una società più vicina possibile all’ideale cattolico di comunità, al contrario di ciò che avviene nei nuclei industriali.

Ma gli obbiettivi di rilancio della produttività e di una crescita del ceto agricolo si dimostrano fallimentari perché per rilanciare tale produttività bisogna investire in

irrigazioni e infrastrutture, e la Cassa del Mezzogiorno adibita a questo scopo a tempi di attuazione necessariamente lunghi e quando verrà istituita sarà troppo tardi perché i contadini avranno già venduto i loro pezzi di terra.

Psli – più provato è il partito di Saragat costretto ad accettare le decisioni del governo (alleanza NATO e politica economica) che sono contro la sua identità. La classe operaia finirà per non sentirsi più rappresentata dal partito.

Il Psli diventerà Psdi (Partito socialista democratico italiano), e si avvierà a diventare un partito di rappresentanza individuale, dove i legami con la società civile si restringono a determinati gruppi di interesse, che vedono tutelati i loro interessi dai deputato del Psdi che offrono la loro presenza nei ministeri e nel governo.

Pri - in questo governo i repubblicani ricoprono posizioni importanti specie nei ministeri dove occupano ben 3 ministeri. La frattura tra repubblicani e Dc si apre nella discussione sulla politica economica contestata da La Malfa che è accanito sostenitore keynesiano.

I repubblicani si rivolgono esclusivamente ai ceti imprenditoriali più aperti, che si collocano nelle alte sfere. Tali fasce pretendono dal governo una forte politica di investimenti che faccia girare a pieno ritmo l’economia, e disinneschi le masse lavoratrici oppresse dalla disoccupazione.

Pli – il Pli si rivolge ai settori dell’imprenditoria e della proprietà agraria più retrivi. I vertici del partito, con segretario Roberto Lucifero, riflettono l’orientamento dell’elettorato e spiegano la sua collocazione nella casella di destra del polo anticomunista.

Non possono condividere la polita agraria intrapresa dalla Dc nel sud, i grandi proprietari terrieri e il notabilato meridionale, in rivolta contro tale progetto, costituisce un bacino elettorale appetibile per il Pli che spera di riuscire a intercettare.

Pnm – A raccogliere i voti di protesta del Sud sono soprattutto i monarchici. I monarchici dispongono una larga base di massa nel sud che ha come collante la lealtà alla casata dei Savoia in esilio. La loro roccaforte è a Napoli dove il capo carismatico è l’armatore Achille Lauro.

Msi – I missini dispongono di una base di massa più diffusa dei monarchici. La riforma agraria incide solo parzialmente al loro aumento dei voti. Le radici missine

sono composte da settori del sottoproletariato e da una sottoborghesia, una massa di persone senza riferimenti politici e difficilmente aggregabili nella sinistra.

Il partito neofascista li accoglie con un duplice volto; uno legalitario e l’altro extraparlamentare. Il neofascismo movimentista da voce alla loro ribellione e li organizza convincendoli con un messaggio sovversivo dell’ordine costituito. L’altra faccia dell’Msi, quella entrata in parlamento, si rivolge a quei nostalgici dell’ordine stabilito dal vecchio regime, che adesso è continuamente in agitazione.

- LA LEGGE TRUFFA E ELEZIONI DEL ‘53

Elaborata da De Gasperi consapevole del probabile calo dei consensi dei partiti di governo alle urne del ’53. Tale legge ricompensa con dei seggi aggiuntivi quel partito o cartello di partiti che raggiungerà il 50%+1 dei consensi.

Immediate le polemiche dei partiti di opposizione che rivendicano le somiglianze di questa legge con la legge Acerbo varata in tempo fascista. Tali polemiche saranno decisive perché la coalizione centrista per una manciata di voti non riesce a raggiungere la soglia necessaria per attivare il premio di maggioranza.

LA II Legislatura (1953-1958)Il terremoto di voti avvenuto nei voti della Dc trova spiegazione nel venir meno del “voto utile” tanto efficace nelle elezioni del ’48. Cala la tensione estrema degli anni precedenti e i cittadini si sentono più liberi di esprimere le loro idee politiche. Tale clima riflette la distensione che avviene in campo internazionale dove la morte di Stalin e la fine della guerra di Corea (1953) contribuiscono a riaprire il dialogo fra le 2 potenze. Si concluderà inoltre la vicenda di Trieste che ritorna interamente all’Italia; ma gran parte del territorio giuliano e l’Istria rimangono alla Jugoslavia. Ogni rivendicazione da parte dell’Italia sarà inutile perché gli USA non vogliono inimicarsi Tito che ha appena rotto con L’URSS.

Psi – a proporsi come candidato a cooperare con l’area di governo è il Psi di Nenni che ha fatto il suo primo passo verso l’autonomia rompendo il Fdp con il Pci alle elezioni del ’53. Il clima di distensione contribuisce una apertura di Nenni al patto atlantico solo in termini “difensivi e geograficamente limitati”.

La destalinizzazione che avviene nel ’56 induce Nenni a rompere il patto d’azione con il Pci e a riaprire il dialogo con il Psdi di Saragat. Altra sponda interessata verrà dalla sinistra democristiana che li aiuterà ad aggirare la conventio ad excludendum che li relegava in una improduttiva opposizione.

L’obbiettivo è quello di acquistare piena legittimazione per reinserirsi nell’area di governo. Procederanno dunque i dialoghi con Dc e Psdi per accordarsi su una piattaforma di riforme sociali ed economiche che spianino la strada a una piena cittadinanza delle classi subalterne.

Le correnti democristiane di sinistra premono in questa direzione, e diverrà più concreta con la morte di De Gasperi nel ’54 a cui succederà alla segreteria Amintore Fanfani, uno degli esponenti di spicco della sinistra democristiana.

Pci - in un primo momento Togliatti guarda con favore al dialogo tra Psi e sinistra cattolica; un dialogo che per il Pci è impossibile avviare. La tempesta della destalinizzazione investe il partito comunista quando Kruscev diffonde il rapporto segreto dei crimini di Stalin, che provocano un’ondata di proteste in tutti i paesi dell’est.

Il Pci si trova a dover sconfessare il mito di Stalin e a difendere la repressione ordinata da Kruscev contro gli insorti in Ungheria. Ma ciò non eviterà l’abbandono di una pattuglia di intellettuali comunisti dal Pci.

Il Pci sbarrerà la strada al percorso di autonomia del Psi con i dirigenti della sinistra socialista che ha legato a se negli anni del frontismo, i cosiddetti “carristi”.

Dc – il nuovo leader orienta il governo verso un dirigismo in materia economica funzionale a un più marcato intervento pubblico nei settori sociali deboli. I primi passi sono l’istituzione del ministero delle Partecipazioni statali,il rilancio dell’Iri e dell’Agip, quest’ultima affidata a Enrico Mattei, un manager moderno. Tale politica prelude un futuro coinvolgimento del Psi nell’esecutivo.

Il dialogo tra democristiani e socialisti si cementa proprio sul terreno dell’intervento pubblico che il Psi interpreta come un preludio a una politica di nazionalizzazioni ideale al suo programma. Fanfani però sarà molto attento a non allarmare le destra democristiana ne gli alleati liberali che però non riescono a rassicurarsi scatenando continue crisi di governo.

Si crea così un asse tra liberali e destra cattolica e un altro tra missini e monarchici, quest’ultimi pronti a soccorrere con i loro voti gli esecutivi traballanti. Una struttura organizzativa forte è stata sempre considerata superflua dalla Dc che lascia alla Chiesa il reclutamento delle masse cattoliche. Il leader democristiano si propone di aggirare questo handicap nominando nei settori pubblici dell’economia dirigenti fedeli alla segreteria di partito e meno influenzabili dalla Santa Sede (come ad esempio Mattei).

Psdi – lo sconfortante calo elettorale del ’53 allarma anche il Psdi, dove la sinistra interna preme per il dialogo con il Psi dove sono confluiti i voti in fuga dal Psdi.

In realtà ricompattare le 2 anime socialiste non è semplice,Saragat non si fida di Nenni e non crede alla democraticità del Psi dove convivono ancora le correnti comuniste. Inoltre un ingresso nell’esecutivo dei socialisti rischia di far passare in secondo piano i socialdemocratici scalzandoli dalle posizioni di potere acquisite.

Pri - il dirigismo di Fanfani compiace La Malfa, che ha sempre criticato la politica economica di De Gasperi. Per quanto riguarda l’apertura a sinistra le voci sono dissonanti. Randolfo Pacciardi ritiene necessario mantenere in piedi l’esecutivo centrista; Ugo La Malfa ritiene necessaria aprire l’area di governo ad altri interlocutori. Tale duello non avrà buoni riscontri nelle prossime elezioni.

Pli – l’apertura a sinistra segna l’allontanamento progressivo dei liberali dai democristiani. Verranno attratti dal dinamismo di Msi e Pnm, ma i liberali subiranno una scissione interna dove si staccheranno un gruppo di intellettuali liberali contrari all’alleanza con la Dc e al dirigismo fanfaniano perché apre il varco all’occupazione dello Stato da parte del partito cattolico; tali dissidenti fonderanno nel ’55 il Partito Radicale.

La defezione dei radicali non preoccupa il nuovo segretario Giovanni Malagodi che imprime un volto nuovo e moderno al partito, bloccando il dialogo della destra liberale con missini e monarchici. La sua strategia è più vicina a quella del repubblicano Pacciardi.

Pnm – Achille Lauro progetta di costruire una “grande destra”, cioè punta a formare un forte partito della borghesia e a scalzare la Dc dalla sua posizione al centro del sistema. Ma gli imprenditori settentrionali risponderanno con un rifiuto alla sue ambizioni di uscire dai confini meridionali. Resosi conto di aver perduto la battaglia,

Lauro si piegherà a un accordo con la Dc che gli assicurerà una bella fetta di potere nel sud pur di allontanare il progetto di una destra forte e competitiva.

Tale accordo provocherà una scissione tra i monarchici dove nasceranno 2 partiti: il Partito Monarchico Popolare (Pmp) di Lauro e il Pnm rimane sotto la guida di Alfredo Covelli.

Msi – la crescita elettorale del ’53 spinge i missini a una svolta strategica parlamentarista che porta Arturo Michelini a sostituire il movimentista Almirante.

Per farsi accettare tra i partiti legittimati a governare; i missini devono valorizzare il loro volto legalitario, di partito dell’ordine anticomunista e atlantico, il più possibile lontano da quelle mire rivoluzionarie proprie del fascismo. La Dc possiede sempre l’arma decisiva del divieto costituzionale. Per provare ad entrare negli esecutivi i missini sono pronti ad appoggiare gli esecutivi centristi traballanti, con il risultato di farli crollare comunque dato che essi non possono accettare l’aiuto dei missini.

ELEZIONI DEL ‘58

Da una rapida lettura sembrerebbe che l’elettorato si sia espresso a favore dell’apertura a sinistra. Se non lascia dubbi il risultato socialista, i dubbi assalgono il partito cattolico che ci chiede dove siano finiti i voti perduti dai missini e dai monarchici. Se una piccola parte è confluita nel Pli, il resto deve essere per forza confluito nella Dc. Gli elettori del Psdi restano in attesa di eventi; l’elettorato repubblicano rimarrà sostanzialmente stabile ; i monarchici andranno in declino insieme ai missini che non premiano la strategia parlamentare di Michelini. Il Pci rimarrà intatto e ciò costituisce una vittoria data la tempesta internazionale appena consumata.

- Instabilità dei governi centristi

Il quadro politico si immobilizza, anche se il nuovo quadripartito dispone di una maggioranza più consistente rispetto al ’53. Gli alleati laici della Dc sono decisi a rilanciare il centrismo chiudendo il capitolo dell’apertura a sinistra, ritenuto inutile dato il margine di seggi in più della coalizione di governo.

Ma non tengono conto del boom economico del’58. La sinistra democristiana appare convinta di coinvolgere negli esecutivi il Psi che rappresenta i lavoratori delle industrie protagonisti di questa fase. Il balzo nell’era industriale sta distruggendo la

società contadina, dove i democristiani hanno le loro radici, mentre cresce una miriade di piccoli ceti urbani che la Dc può conquistare con una politica sociale che deve rispondere di nuovi bisogni.

Seguiranno a ruota i repubblicani di La Malfa; anche nel Psdi “pianificazione” ha una forte eco dove sono sempre più pressanti le voci di una riunificazione con il Psi. I missini ne approfittano con il loro solito meccanismo mettendo in crisi gli esecutivi centristi. Fanfani perderà la segreteria a cui succederà Moro nel ’59.

- Riformismo rivoluzionario del Psi

Il quadro teorico costruito da Riccardo Lombardi rassicura le correnti filocomuniste del Psi, iscrivendo la piattaforma di riforme proposte dai socialisti. Ma riforma non è una parola gradita ai comunisti che appartiene alle correnti più di destra dei partiti di sinistra; riformista è Filippo Turati, riformista è Saragat.

Lombardi però parla di “riforme rivoluzionarie” e con tale aggettivo placa gli animi dei filocomunisti. Il suo progetto mira a modificare l’intero modello di sviluppo intervenendo sulle distorsioni strutturali del paese, come quella tra nord e sud.

Lombardi è convinto che di fronte a una manovra incisiva sull’intero quadro economico il capitalismo italiano non potrà sopravvivere, aprendo così la strada a un’economia di stampo socialista. Le riforme hanno quindi in sé una carica rivoluzionaria tale da destabilizzare il vecchio sistema capitalistico.

- Fine del centrismo

Il continuo meccanismo dell’Msi volto a destabilizzare gli esecutivi centristi arriva al culmine nel ’60, dove la Dc designa Fernando Tambroni alla guida del nuovo esecutivo, un dirigente della sinistra democristiana. Tale governo è stato designato solo per fare da ponte all’esecutivo di centrosinistra che si verrà a formare, il che farebbe pensare che la discussione tra destra e sinistra democristiana si sia risolta a favore dei secondi.

Ma la questione è ancora aperta, tanto basta ai missini per reinserirsi nei giochi offrendo i suoi voti all’esecutivo traballante di Tambroni. Si dimetterà ma le sue dimissioni verranno respinte dal capo dello stato che lo incarica di ritornare alle Camere.

Tambroni consapevole dei consensi che gli mancano in parlamento, cerca tali consensi direttamente nel paese con provvedimenti popolari (calo del prezzo della benzina), palesando la sua intenzione di durare nonostante la dura campagna orchestrata da socialisti comunisti e sinistra democristiana contro di lui.

I toni si faranno più accesi quando consentirà all’Msi di celebrare il suo congresso a Genova; concessione che appare una beffa perché la città ligure si distinse nelle lotte antifasciste. Al dilagare delle manifestazioni antifasciste in Italia, il governo risponde con la repressione, è un errore per Tambroni. L’indignazione del paese e il violento confronto in parlamento condannano il governo e segnano anche la fine del centrismo.

Capitolo 3

Gli anni del centrosinistra --- 1960-1970

L’ingresso del Psi nella maggioranza è agevolato da 2 avvenimenti internazionali:

1. L’ascesa di Giovanni XXIII che si dimostra più aperto ai processi di modernizzazione e si rivolge a tutti i diseredati della terra e “tutti gli uomini di buona volontà” a prescindere dal loro credo…. Viene interpretata come un’apertura ai socialisti.

2. L’insediamento del democratico Kennedy nella Casa Bianca;nonostante non venga meno il suo impegno contro i sovietici, viene valutato positivamente una legittimazione dei socialisti italiani perché contribuisce a isolare il Pci.

LA IV LEGISLATURA 1963-1968

Pci - L’ondata migratoria al nord del sottoproletariato del sud, che si convertirà in classe operaia, fornisce nuovi voti al Pci che,rimasto isolato,anziché perdere voti, ne guadagna.

Togliatti sceglierà di seguire 2 binari: dialogare in parlamento con il governo di centrosinistra e una politica dura sulle piazze.

Ma la rivoluzione appare ormai impossibile, data la fossilizzazione del panorama internazionale (USA-URSS). Vengono quindi rispolverate parole come “Via italiana al

socialismo”, “democrazia progressiva” utili al Pci per guadagnare l’entrata nella Repubblica.

Approfitterà del battibecco tra URSS e Cina (non schierandosi con i cinesi) per ripercorrere una strada di reinserimento dei comunisti nella politica italiana.

Su quale strategia intraprendere, i vertici del partito sono divisi: Pietro Ingrao sostiene che sia necessario rimanere all’opposizione per interpretare i cambiamenti del paese;Giorgio Amendola sostiene invece una strategia di ingresso al governo cominciando con il recupero del rapporto con il Psi. Togliatti fino alla sua morte terrà in equilibrio queste 2 correnti, funzionali ai suoi 2 binari.

Psi – Il risultato alle elezioni si traduce in una sconfitta per il Psi.

La decisione di entrare al governo e di rinnegare il legame con il Pci e Mosca si traduce in un’altra pesante scissione per il Psi. Sarà proprio Mosca ad appoggiare gli scissionisti, i quali formeranno il Psiup, che ha solo il vantaggio molto relativo di rompere l’isolamento a sinistra del Pci; relativo perché si dimostrerà un insidia per il Pci in quanto il Psiup costituisce un’alternativa ai comunisti.

È un colpo duro per il Psi che si vede così ridotto il suo potere contrattuale agli occhi della Dc.

Dc – Il crollo dei voti alle elezioni è dovuto allo spostamento dei voti della destra democristiana (sfavorevole al centrosinistra) al Pli che infatti passerà all’opposizione.

Ma nonostante ciò il governo di centrosinistra prosegue sempre per il motivo di coinvolgere negli esecutivi un partito portatore dei consensi delle nuove classi sociali create dai mutamenti.

Psdi – La crescita del Psdi è traducibile in un gradimento degli elettori per una politica delineata a sinistra ma sempre moderata. Sembra ci sia chiarezza ora nel panorama politico italiano, “democratici con i democratici” “comunisti con i comunisti”; sembra così realizzabile il progetto di unità socialista per costruire il grande partito socialdemocratico del futuro.

Pri – La Malfa, uscito vincente dallo scontro con Pacciardi, resta convinto quindi che bisogna continuare sul binario di una modernizzazione e pianificazione dell’economia. La Malfa vuole rappresentare il mondo finanziario e industriale che punta alla modernizzazione.

Pli – il passaggio all’opposizione del Pli viene premiato in ampia misura alle elezioni.

Contribuisce la campagna antigovernativa degli industriali elettrici espropriati che sollevano preoccupazioni per la futura statalizzazione dell’economia italiana che potrebbe spostare l’italia sotto l’influenza dell’Urss.

Msi – la vicenda Tambroni appare come un boomerang per i missini per si ritrovano ancora più relegati nella conventio ad excludendum.

Ad indebolire i missini contribuiscono anche la scissione di piccoli gruppi di militanti pronti a percorrere anche la strada dell’illegalità pur aprirsi un varco nel sistema.

UNA STAGIONE DI MOVIMENTI

Gli appelli di tenere alta la guardia contro il pericolo comunista creano una tensione che esplode quando Moro e Nenni non riusciranno ad accordarsi mettendo in crisi l’esecutivo costituito.

I vertici del Sifar (Servizio Informazioni Forze ARmate), diretti dal generale De Lorenzo si metteranno all’opera. De Lorenzo contatterà le più alte sfere istituzionali dal capo di governo al presidente della repubblica sottoponendogli le misure straordinarie da adottare, gli elenchi di persone da arrestare e di edifici da occupare.

Questa vicenda sarà resa nota ai cittadini solo 3 anni dopo.

Tuttavia la poca realizzabilità di tale piano fa pensare che si tratti solo di una manovra strumentale, una minaccia di Colpo di Stato, minaccia tale da condizionare le scelte della classe politica.

Non a caso Nenni abbasserà le pretese e Moro frenerà la deriva a sinistra.

La presenza di forze sleali alla repubblica proprio in punti nevralgici dello stato come i servizi segreti trova spiegazione nella fragilità dello stato democratico italiano, nato solo 20 anni prima, e con il personale del ministero dell’interno e nell’esercito vagliato dal regime fascista.

IL MOVIMENTO DEGLI STUDENTI

I movimenti sono composti da quelle persone che non si sentono rappresentate adeguatamente dai partiti politici. Un primo passo quindi sta nel rifiuto di riconoscersi nei partiti politici a disposizione.

Un esempio fu il movimento dell’Uomo Qualunque.

I movimenti sono composti in prevalenza da giovani, ciò si spiega nella loro difficoltà a riconoscersi nel panorama politico.

Si creano movimenti di estrema destra e di estrema sinistra.

LA SINISTRA EXTRAPARLAMENTARE

I movimenti a questo punto iniziano il loro primo passo verso l’istituzionalizzazione, scomponendosi in piccole sette fortemente ideologizzate e fortemente polemiche con la politica del Pci.

Il percorso di revisione politica indicato da Togliatti e seguito dai suoi eredi viene visto come un tradimento.

L’obbiettivo dunque è la rivoluzione, quella rivoluzione che i comunisti non hanno avuto la capacità o il coraggio di perseguire anche per colpa dell’URSS che si sta trasformando in una potenza imperialista proprio come l’odiata America.

FINE DELLA IV LEGISLATURA

Psiup – il periodo dei movimenti studenteschi rappresenta un terreno fertile per il Psiup. Il problema però è che i diciottenni sono ancora esclusi dal voto e dunque il bacino elettorale rimane ancorato a all’elettorato tradizionale del Psi.

Pci – con la morte di Togliatti (1964) sale alla segreteria di partito Luigi Longo. Egli intende proseguire sulla strada di una maggiore autonomia del Pci dal suo referente internazionale. Un primo strappo ufficiale si ha con la primavera di Praga (1968).

Psi e Psdi – la scissione del Psiup dal Psi rende ora più che mai necessaria l’unità socialista, costituisce l’unica possibilità di riacquistare potere contrattuale agli occhi della Dc che ha sempre giovato della divisione dei suoi alleati. (Divide et impera)

La salita alla presidenza della repubblica di Saragat apre la strada per un ricongiungimento delle forze socialiste.

Ma Psi e Psdi sembrano confrontarsi solo in termini di potere da spartire; i 20 anni al governo del Psdi lo hanno trasformato in un partito del ceto medio con caratteristiche clientelari. La sua capacità di attrazione sta nella sua permanenza nei ministeri e nel sottogoverno da dove può erogare favori e benefici.

Un unione appare improbabile ma prevarrà la ragione politica, si presenteranno alle elezioni come Psu (Partito Socialista Unitario), ma si presenteranno divisi e frammentati e non si faranno illusioni di un loro successo alle elezioni.

Dc – Nell’elezione del presidente della repubblica Saragat inizia quel dialogo della Dc con il Pci che sarà codificato come “strategia dell’attenzione” nella V Legislatura.

Pri – Pacciardi verrà espulso dal partito a causa del suo voto contrario alla fiducia del governo Moro a causa della sua idea di un ritorno al centrismo.

Pli – il grande successo alle elezioni del ’63 dei liberali si tramuta in un fallimento perché non riusciranno ne ad accrescere i loro voti ne a mantenerli. La Dc si darà molto da fare per recuperare i consensi perduti e verrà facilitata dall’isolamento del Pli.

Il loro 7% infatti si rivela nullo se non si progetta un appoggio con altre forze politiche.

Msi – La conventio ad excludendum strozza i missini impedendogli di attuare un’eventuale alleanza con il Pli.

L’ala dura e violenta si allontana dal Msi polemizzando la gestione parlamentarista di Michelini.

ELEZIONI POLITICHE DEL 1968 E V LEGISLATURA

Come si immaginava, il Psu subisce una clamorosa sconfitta nelle elezione del ’68. La crescita del Psiup e del Pci dimezza l’elettorato del Psi. La somma dei voti del Psu è tutto a vantaggio dei Socialdemocratici.

Il Psdi si convincerà di mettere un freno alla crescita delle sinistre e finirà per rimpiangere il centrismo. Si ha l’esigenza dunque di ricostruire un argine anticomunista, che è proprio il contrario di ciò che avverrà in futuro.

Il Psi non sogna minimamente di abbandonare il governo, ma la strategia di Nenni ha fallito su tutti i fronti: non ha strappato voti al Pci, non ha costruito un grande

partito socialdemocratico e non ha ridisegnato il sistema politico su 3 poli. Nenni infatti lascerà la segreteria di partito.

Sono 2 elementi quelli che porteranno a estremizzarsi sempre di più i gruppi di estrema sinistra fino a diventare gruppi terroristici: la convizione di un imminente colpo di stato organizzato dalla destra extralegale appoggiato dalla Cia e dalla destra legale (fanno riferimento al golpe dei colonnelli in grecia);altro motivo è il fallimento della via legalitaria.

Capitolo 4

Dal centrosinistra alla solidarietà nazionale – 1970-1979A partire dal ’72, inizierà una breve stagione di distensione tra Usa e Urss, in quanto inizieranno a dialogare sulla riduzione degli armamenti atomici.

Il colpo più duro avviene nel ’73 con la guerra del Kippur tra Israele e Egitto che provoca le sanzioni da parte del cartello petrolifero degli emirati arabi contro le nazioni amiche allo stato ebraico. Il prezzo del barile salirà e metterà in ginocchio quelle nazioni in via di sviluppo che non possono contare di risorse naturali proprie.

La V legislatura inizia nel ’68 per finire nel ’72; sarà la prima legislatura della repubblica a chiudere i battenti prima della scadenza del mandato.

La chiusura anticipata della V Legislatura (’68-’72)

Psiup – Il Psiup inizierà la sua discesa. Il suo bacino elettorale è troppo ridotto in quanto la sinistra estrema è già occupata dai gruppi extraparlamentari e dal “Manifesto” (coalizione di partiti dell’estrema sinistra). Le elezioni del ’72 non si traducono in seggi in parlamento e il Psiup scompare dopo solo 4 anni.

Estrema sinistra e gruppi terroristi – la loro sconfitta elettorale alle elezioni era prevista a causa della loro inclinazione alla violenza, incompatibile con la democrazia. Ma con la strage di piazza fontana, si avrà la diaspora tra coloro che vogliono creare un partito a vocazione rivoluzionaria (quindi ancora ai limiti della legalità) e coloro che rifiutano l’istituzionalizzazione.

Alle elezioni Es (Estrema Sinistra) riscuoterà un misero 1,3% che invece di far riflettere sulla realtà del paese, radicalizza gli umori dei più estremisti che sono ancora più convinti che un’azione rivoluzionaria sia necessaria.

Dal ’72 il decennio sarà segnato da quella che verranno chiamati gli “anni di piombo” caratterizzati dal provocare terrore attraverso attentati terroristici al fine di trasformare le istituzioni democratiche in un sistema autoritario.

Pci – Il fallimento dell’Es si traduce in vittoria per il Pci alle elezioni del ’72. Ma costituiscono comunque una minaccia in quanto accusano gli eredi di Togliatti di essere “cattivi maestri”, ovvero di aver abbandonato l’ideologia rivoluzionaria.

Tale scelta fu funzionale al Pci per ottenere il riconoscimento nel sistema politico, e tutt’ora essi sono determinati a conservare tale riconoscimento. Ciò spiegherebbe anche la loro cautela verso il referendum sull’aborto, che gli farebbe avere uno scontro frontale con la Dc.

Psi – La scelta di proseguire su 2 binari (binario del governo e binario del dialogo con le opposizioni) non convincerà gli elettori che rimproverano una mancanza di identità dei socialisti.

Psdi – la sua svolta a destra non avrà un buon riscontro nel suo elettorato. La sua immagine appare contraddittoria: come baluardo anticomunista è poco credibile e come partito socialdemocratico è troppo spostato a destra.

Pri – la sua crescita alle elezioni del ’72 conferma il gradimento degli elettori per i suoi propositi di una razionalizzazione del sistema economico, gradirà soprattutto la borghesia imprenditoriale moderna. La Malfa verrà maggiormente apprezzato quando, preoccupato dai primi segnali di una crisi economica, inizierà una politica di rigore economico andando contro democristiani e socialisti.

Dc – Il risultato elettorale riflette il pericolo che la Dc rischia nel sud dove perde una valanga di voti nel meridione, dove incombe la rivolta di Reggio Calabria.

Tale ribellione è causata più che dalla mancata nomina di capoluogo di regione, che verrà attribuita a Catanzaro,dal danno economico che tale scelta ha portato. La mancata nomina provoca un’emorragia di posti nell’amministrazione pubblica, che sono il massimo sogno di sicurezza per i cittadini del sud. Ciò renderà ancora più evidente come il boom economico sia stato ineguale tra Nord e Sud.

I missini approfitteranno di questa fuga di voti dalla Dc soffiandole i voti.

Pli – La paralisi dei liberali proseguirà anche nelle elezioni del ’72. Ritornare al governo è impossibile dato l’atteggiamento del Psi, e i missini mettono alle strette i liberali incamerando ciò che resta dei monarchici.

Msi – Dopo l’ultimo fiasco elettorale i monarchici non hanno altra scelta se non quella di un’alleanza organica con l’Msi. Almirante, tornato ai vertici del partito, rivitalizza la strategia parlamentarista di Michelini aggiungendo un po’ di movimentismo. Assorbire i monarchici serve a rafforzare l’identità di partito della destra legalitaria.

C’è bisogno di una destra forte che impedisca al paese di cadere nella mani dei comunisti, in grado di porsi come interlocutore di quella parte dei cattolici che non condivide l’orientamento di Moro verso il centrosinistra. È esplicito quindi l’appello a quella “maggioranza silenziosa” stanca dei disordini e dell’avanzata del Pci.

Almirante non minaccia colpo di stato, ma è determinato a ricavare tutti i vantaggi possibili dalla strategia della tensione che fa salire la richiesta di un esecutivo dal pugno di ferro.

FINE DEL CENTROSINISTRA

I risultati delle elezioni del ’72 rendono quasi chiaro uno spostamento a destra del sistema a causa di una riconferma della Dc e della crescita dell’Msi.

- La strategia di Berlinguer

Nel ’72 Luigi Longo lascia la segreteria di partito a Enrico Berlinguer. Egli affiancava già da tempo Longo; è artefice della rottura con Mosca in concomitanza della “primavera di Praga” e di una politica di maggiore legittimazione del Pci.

Per aggirare la conventio ad excludendum che relega i comunisti bisogna rinnegare il legame con Mosca e rinnegare leninismo e la famiglia politica comunista, attuare cioè una trasformazione che riuscirà agli eredi di Berlinguer solo dopo il crollo del muro di Berlino.

“L’eurocomunismo” di Berlinguer punta a costruire un polo comunista alternativo a quello sovietico guidato dal Pci. Propone un “comunismo democratico” compatibile con le democrazie occidentali.

La sua strategia consiste nel guadagnare l’accesso al governo proprio dal suo nemico più odiato, la Dc, ormai in evidente difficoltà a governare. Proporrà una grande alleanza tra tutte le forze politiche rappresentanti le masse cattoliche,socialiste e comuniste.

- Opposti estremismi e referendum sul divorzio del ‘74

La presenza di gruppi extralegali a destra e sinistra costituisce un pericolo per le 2 ali estreme del sistema (Msi e Pci) prive di piena legittimazione.

Il governo intanto ritorna al centrismo, con un governo presieduto da Giulio Andreotti che guida un tripartito DC,Psdi,Pli e con l’appoggio esterno del Pri. L’esperiemento centrista però durerà poco a causa della crisi petrolifera.

In questa fase si rende necessario un governo di larga intesa, la resurrezione del centrosinistra non garantisce una maggioranza stabile perché la conflittualità tra gli alleati della coalizione è ancora alta.

Fanfani punta al referendum sul divorzio convinto che una vittoria degli antidivorzisti si possa tradurre in un successo della Dc e quindi in un suo recupero di prestigio. Sarà un grave errore, causato dall’evidente ritardo del partito cattolico a leggere i cambiamenti avvenuti nel paese con la sua trasformazione da società contadina a società industriale. In tutto il paese si attua un processo di “scristianizzazione”.

Pochi democristiani saranno consapevoli della sconfitta a cui andranno incontro, considerato anche il suo isolamento nella sua posizione sul referendum, l’unica forza politica che lo affianca è l’Msi, un’alleanza scomoda.

- La prima tangentopoli

La Dc sta attraversando un periodo molto difficile a causa di alcuni terremoti interni. Negli scandali risultano responsabili uomini politici della coalizione, soprattutto di Dc e Psdi, di quest’ultimo verrà addirittura arrestato il segretario di partito Mario Tanassi.

La causa è da ricercare nella natura del sistema politico italiano, diventato ancora più invasivo dal suo dilatarsi nella sfera pubblica dell’economia (40% dell’intero campo produttivo). Ogni settore dello stato è occupato dai partiti che si spartiscono presidenze, vicepresidenze ecc.

Una lottizzazione sancita addirittura da accordi rigidi, codificati nel “manuale Cencelli”.

Le aziende dello stato finiscono per diventare fonti di finanziamento occulto dei partiti. Ad aggravare tutto ciò contribuisce l’immobilità del sistema politico che contribuisce ad alimentare un senso di impunità.

Il Pci approfitterà di tutto ciò per elevarsi a “partito degli onesti” in quanto esclusi dalla spartizione e in quanto ricevono i loro finanziamenti da altre fonti (Urss in primis.). Ciò spiegherebbe anche il loro scarso impegno nel tema dei finanziamenti pubblici ai partiti.

Il divario cittadini-politica sembra incolmabile. Sembra ancora più distante sei si guarda all’intreccio tra politica-criminalità con il fallimento del Banco Ambrosiano capeggiato dal finanziere Michele Sindona (esponente di spicco della mafia) e protetto da autorevoli politici.

La legislatura della solidarietà nazionale

Berlinguer è convinto che Moro concordi il suo ragionamento di base dell’offerta di un compromesso, perché entrambi condividono che la democrazia italiana è una democrazia debole.

Unire gli sforzi sembra quindi l’unica soluzione per superare questo difficile momento. Ma Moro non ha nella Dc il potere che Belinguer ha nel Pci. La Dc brulica di correnti che vanno gestite con cautela per garantire il successo di una strategia non così accettabile dai democristiani.

Il balzo in avanti del Pci alle elezioni del ’76 si spiegano con l’afflusso di voti della borghesia che non sembra più spaventata dal Pci di Belinguer, più “occidentalizzato”

Il suo successo è dovuto anche alla sua conquista dei ceti borghesi colti, tra i maggiori detrattori della partitocrazia. È necessario un cambiamento è non è un caso che nel ’75 il voto verrà concesso anche ai diciottenni.

Il Pci promette di mandare a casa la vecchia classe politica e nelle sue critiche sembra dimenticarsi del compromesso storico, accusando ripetutamente esponenti della Dc di corruzione.

Berlinguer dichiarerà che il Pci non è più contrario alla Nato, anzi sotto l’alleanza atlantica sembra plausibile parlare di una società socialista compatibile con la democrazia.

La campagna elettorale sembra rievocare quella del ’48, il Pci accusa la Dc di essere la sentina di tutti i vizi politici, la Dc rievoca il fantasma della dittatura comunista. Verrà rispolverato l’appello al “voto utile”, si inviteranno gli elettori a votare la Dc anche controvoglia pur di arrestare l’avanzata del Pci.

Alle elezioni del ’76 il temuto sorpasso del Pci non si realizza. L’appello al voto utile ha però indebolito i partiti del centro laico e il Psi.

Si verifica una paralisi del sistema politico dove i partiti legittimati a governare non sono abbastanza forti per esprimere un esecutivo e quelle non legittimati sono abbastanza forti da esercitare un diritto di veto.

Viene varato un esecutivo monocolore Dc guidato da Andreotti e la cui maggioranza è garantita dall’astensione di tutti i partiti Pci compresa Msi esclusa. Si arriverà poi al ’78 a un governo di solidarietà nazionale sempre sotto Andreotti sostenuto dall’appoggio esterno di comunisti,socialisti,socialdemocratici e repubblicani.

L’apertura ai comunisti con il governo delle astensioni sarà il limite massimo di dialogo con il Pci che la Dc sarà disposta a fare. Per le correnti di destra democristiano l’intesa con Berlinguer è solo strumentale. Il coinvolgimento del Pci è necessario per superare la crisi in quanto essi possiedono le chiavi del sindacato e solo loro possono convincere la sinistra a votare leggi di austerità.

- L’assassinio di Aldo Moro (1978)

La strategia del compromesso storico (l’accordo Dc-Pci) viene visto come un vero e proprio tradimento dai militanti comunisti vicini alla nuova sinistra. Le proteste dei movimenti del ’77 coinvolgono tutti i partiti, Pci inclusa dato che l’accordo con la Dc li omologa a tutte le forze politiche.

L’intesa per ottenere l’appoggio esterno dei comunisti si risolve in un confronto che finirà solo con il rapimento di Moro nel ’78 che farà crollare tutte le resistenze di entrambi le parti.

Le misure di austerità proposte da Berlinguer e dal leader della Cgil Luciano Lama provocano dissensi nei lavoratori. La pericolosa deriva all’estrema sinistra preoccupa il Pci che dai suoi vertici ordinerà di denunciare i simpatizzanti del terrorismo e di emarginare i violenti. Con l’uccisione di un sindacalista nel ’79 Berlinguer vincerà la battaglia interna perché i terroristi hanno fatto l’errore di uccidere un militante comunista.

Le Br rapendo Moro dichiarano di aver lanciato un “attacco al cuore dello stato”, eliminando così il principale interlocutore dell’odiata strategia berlingueriana.

I giorni di prigionia di Moro sono tutt’ora non chiari e tutt’ora si dubito se sia fatto veramente di tutto per cercare di liberarlo, si sospetta che si volesse lasciar morire il leader democristiano. Con la morte di Moro, muore anche il compromesso storico.

A questo punto le voci di chi vuole liberarsi del legame con i comunisti diventano più pressanti.

I cattolici premono quindi per un ritorno alle urne per “incassare il premio” della morte di Moro nella speranza di un mutamento nell’elettorato. L’appello al “voto utile” invocato dal partito cattolico ha svuotato l’elettorati dei partiti laici, e l’ingresso del Pci nella maggioranza li ha privati di potere contrattuale.

Pri – La Malfa spinge per continuare il governo di solidarietà nazionale, dato che le politiche di austerità di Berlinguer hanno avuto la sua approvazione. Apprezzano anche la linea della fermezza dei comunisti durante la vicenda Moro (Nessuna trattativa con i terroristi.

Il contributo di Berlinguer abbatte la conventio ad excludendum, e bisogna governare con i comunisti facendoli entrare nell’esecutivo.

Psdi – paralizzato per tutta la VII legislatura a causa della scandalo Lockheed. Il partito ha ormai perso le radici di massa divenendo un partito clientelare. Saragat cercherà di ridare un immagine al suo partito ma si tratterà di un tentativo fallito in partenza.

Psi – rifondare il partito per realizzare il progetto della grande socialdemocrazia che possa insediarsi alla guida del paese è l’obbiettivo di Bettino Craxi. La mobilitazione di tanti energie intellettuali offrono al Psi una base solida per avere successo nella rifondazione del suo partito (cosa che non avverrà con gli altri parititi).

I radicali – da piccolo gruppo di intellettuali fondati nel ’55, costola del Pli, sono diventati un vero è proprio movimento. Hanno individuato nel campo dei diritti civili e delle libertà individuali uno spazio pubblico dove proliferare.

La battaglia per la modernizzazione della legislazione passa attraverso i referendum, che permettono così di attaccare la Dc. Essi saranno di intralcio anche al Pci.

Scelgono come luogo privilegiato le piazze dove si raccolgono le firme per abrogare le vecchie leggi.

Pli – il partito nelle ultime elezioni del ’76 tocca i suoi minimi storici. Il suo elettorato è stato svuotato un po’ per l’appello al “voto utile” e un po’ per la paralisi del partito che è da molti anni che non ha un ben definita strategia.

Msi – le ultime elezioni sono una delusione per l’Msi che registrerà un calo. Esito prevedibile dato che Almirante non ha risolto il dissidio tra le due anime dell’estrema destra, una legalitaria l’altra extralegalitaria.

Capitolo 5

Una nuova stagione di centrosinistra: i governi di pentapartito

1979-1987

La fine dei governi di centrosinistra è da attribuirsi ai rapporti tra i partiti italiani ; ma anche il quadro internazionale ha la sua parte. L’URSS non abbandona il suo progetto missilistico che li porterebbe in vantaggio sugli USA; vantaggio intollerabile per quest’ultimi, già preoccupati per l’espansionismo sovietico in Asia.

La rivoluzione komenista in Iran e l’invasione sovietica in Afghanistan spingono gli USA a chiedere un rafforzamento missilistico agli alleati. La discussione parlamentare sugli euromissili nel ’79 si chiude con il voto favorevole di tutti, tranne per il Pci.

Tale voto testimonia quanto sia scomodo per Berlinguer il legame con Mosca, che compie un’ulteriore strappo con la repressione in Polonia dell’81.

Tale legame allentato non basta a rilanciare la politica dei comunisti. A condizionare la vicenda italiana contribuisce anche la trasformazione economica di USA,Giappone e Europa. Tale passaggio a una società post-industriale,dovuto alla rivoluzione

informatica e della comunicazione e informazione, è preceduto da processi di cambiamento e riconversione del sistema produttivo che porta a un rallentamento dell’economia.

La crisi del welfare state è dovuta all’invecchiamento della popolazione che mette in crisi i sistemi sanitari e pensionistici, anche l’ampliarsi dell’istruzione mette in crisi le strutture scolastiche, la delocalizzazione mette in crisi i grandi complessi industriali. I “colletti bianchi” supereranno in numero le “tute blu”, inizia il tramonto della società industriale.

La rapidità di tali processi ,giustifica il ritardo di comprensione da parte delle classi politiche, ma l’immobilità del sistema politico in Italia costituisce un handicap in più per i partiti. Il ritorno ai vecchi equilibri della VII testimonia la paralisi delle forze politiche.

Bloccato dalla conventio ad excludendum, non viene consentito quell’alternanza tra schieramenti che innescherebbe una nuova dinamica. Il ricambio dei vertici dell’esecutivo non sostituisce l’alternanza tra maggioranza e opposizione e aumenta solo la conflittualità tra gli alleati.

LA VIII LEGISLATURANelle elezioni del ’79 tutti i partiti manterranno più o meno le loro posizioni, ad eccezione del Pci che perde di colpo 4 punti percentuali. Il Psi sconta l’ennesima delusione;il Psdi ha un lieve miglioramento come il Pli (funzionale per la sua salvezza);l’Msi da cui si staccano i monarchici avranno una lieve discesa di voti; e il Pri ha un’insignificante peggioramento.

I voti in fuga dal Pci si riversano tutti in voti di protesta riversandosi nelle liste dei radicali e nella Nuova Sinistra Unita (Nsu).

I voti che confluiscono nei radicali appartengono a quell’elettorato deluso dal mancato sorpasso del Pci ai danni della Dc nelle elezioni del ’76. Da avversario intransigente della Dc, il Pci si era ridotto a soccorrere il nemico; un tradimento non perdonato dal nuovo elettorato che premia le critiche dei radicali verso le èlites partitiche impegnate a spartirsi il potere, Pci compreso.

Motivazione analoghe spiegano anche l’affluenza di voti nell’Nsu ma con altre considerazioni. Il contributo del Pci alla Dc si manifestò attraverso 2 provvedimenti

impopolari nell’estrema sinistra:la politica di austerità e le leggi speciali antiterrorismo. Berlinguer ha fallito nel suo obbiettivo di un ingresso a pieno titolo nella coalizione.

Il Pci vuole continuare a puntare sul compromesso storico, ma un rilancio della solidarietà nazionale relegherebbe il Psi di nuovo ad essere subordinato ai 2 maggiori partiti del paese. Craxi intende liberarsi da questa morsa, per questo si dimostrerà disponibile a un dialogo con la Dc che accetta di buon grado di revitalizzare l’unico esecutivo in grado di governare senza coinvolgere il Pci.

I socialisti, per evitare gli errori del centrosinistra del passato, sfrutteranno la loro capacità di interdizione proponendosi come alleati paritari, pretendo una divisione del potere al 50%. Puntano perciò a rompere i meccanismi che impediscono al sistema di rinnovarsi e di dar vita a nuovi equilibri tra partiti.

L’obbiettivo è scalzare la Dc dalla sua posizione egemonica e perseguire quella modernizzazione necessaria a superare la crisi di fiducia dei cittadini nella partitocrazia.

Craxi farà entrare un numero consistente di socialisti nei ministeri del governo di pentapartito (Dc,Psi,Psdi,Pli,Pri) e contemporaneamente rilancerà la vecchia strategia di Nenni di costruire un terzo polo per scardinare lo schema bipolare Dc-Pci.

Il Psi aprirà al dialogo anche con i radicali che hanno ricevuto quell’elettorato che il Psi sperava confluisse nelle sue liste. L’appello di Craxi al terzo polo è debole nel Pli e nel Pri, più interessato sarà il Psdi, ma viste le precedenti unioni non lasciano presagire nulla di buono.

Psi e Radicali hanno in comune il fatto di essere guidati da forti leadership, che sono tutt’uno con il partito (Pannella per i radicali, Craxi per i socialisti). Altro ostacolo al dialogo è la posizione del Psi al centro del potere che lo invischia nelle critiche mosse dall’elettorato radicale.

- La crisi della Dc

La Dc è costretta ad accettare l’accordo dei socialisti, illudendosi che la brama di potere di Craxi prima o poi si sarebbe fermata.

L’immagine della Dc è ormai compromessa dai numerosi scandali e simboleggia ancora l’emblema della vecchia Italia conformista. Altri ostacoli alla ripresa del terreno perduto dalla Dc saranno il referendum sull’aborto dell’81 e lo scandalo della loggia segreta P2.

Il crollo della borsa di Milano mette in crisi gli operatori economici e i palazzi del potere dove il presidente della repubblica Sandro Pertini incaricherà Giovanni Spadolini (Leader Pri) di formare un nuovo esecutivo. È la prima volta dal ’45 che la Dc perde la guida del governo.

La non reazione della Dc di fronte alla scelta del capo dello stato mostra quanta confusione ci sia nelle file democristiane. In un congresso nell’82, un accordo tra Andreotti,Forlani,Flaminio Piccoli e Benigno Zaccagnini porta alla segreteria di partito Ciriaco De Mita, proveniente dalla sinistra democristiana di Fanfani e Moro.

Il suo obbiettivo è quello di rilanciare la Dc riaggregando i vecchi consensi e magari cercandone di nuove tra le nuove fasce sociali emergenti. Ciò prevedere necessariamente uno scontro con il Psi impegnato a soffiare voti alla Dc.

- Pci: dal compromesso storico all’ ”alternativa democratica”

La scomparsa di La Malfa e il passaggio in minoranza della sinistra democristiana lascia il Pci senza interlocutori politici per tessere quel compromesso storico a cui Berlinguer non vuole rinunciare.

Il Psi è ora un nemico aggressivo e pericoloso, deciso a impedire la rimessa in gioco dei comunisti. Berlinguer si arrocca sulla sua “terza via” tra comunismo sovietico e socialdemocrazie occidentali. La stagione dell’eurocomunismo, ovvero di una costruzione di un polo comunista europeo alternativo all’URSS e egemonizzato dal Pci, è tramontata con il crollo dei partiti comunisti in Europa e l’ascesa di quelli socialisti.

La “questione morale” sarà da questo momento in poi il cavallo di battaglia del Pci: la classe politica ha abdicato la guida del paese per convertirsi in un oligarchia di affaristi corrotti ad eccezione del Pci che è tenuto fuori dalle stanze del potere proprio perché “per natura” sono immuni al virus della corruzione.

- estrema sinistra e nuovi movimenti

il lieve successo delle liste di Estrema Sinistra non preoccupano il Pci consapevole che la stagione degli estremismi sta volgendo al termine. L’offensiva antiterrorista sta svuotando le file della protesta estremista.

- Estrema destra e il Msi

L’Msi prenderà le distanze dai suoi “figli degeneri” del terrorismo, per difendere la loro immagine di partito baluardo dell’ordine e della legalità. Al sangue versato in questo periodo i missini reagiranno proponendo un referendum per l’introduzione della pena di morte, un’iniziativa simbolica dato che il referendum propositivo non è previsto dalla costituzione, ma che ha successo.

La scelta della piazza è significativa per la strategia di Rauti che cerca la legittimazione direttamente nel paese. Giocheranno anche loro un fac-simile della “questione morale”; si dichiareranno partito più legittimo dei partiti che gli escludono tale legittimità, in quanto quest’ultimi sono corrotti.

LA IX LEGISLATURA

Il dato più clamoroso delle elezione del ’83 è il crollo democristiano. L’appello al “voto utile” non basta più a fermare l’emorragia di voti, che si distribuiscono sull’Msi,sul Pri e sul Pli. Ciò rende evidente di come il collante cattolico stai perdendo efficacia nel tempo.

De Mita accoglie con relativa serenità il verdetto delle urne , consapevole che nei pochi mesi tra la sua elezione alla segreteria di partito e le urne sarebbe stato difficile a chiunque una strategia per invertire la tendenza.

De Mita sostiene che per ridare vitalità al sistema politico bisogna attivare l’alternanza maggioranza-opposizione e ritiene obsoleta la conventio ad excludendum, nonostante la guerra fredda ancora in atto.

Il suo ostacolo è Craxi,l’alleato scomodo, che ha costretto la Dc a cedergli il 50% del potere; e De Mita è disposto a scalzarlo anche con il ricatto. Minaccerà infatti un ritorno al compromesso storico che ricaccerebbe indietro i socialisti dietro il cartello Dc-Pci.

Ma la sconfitta elettorale della Dc dell’83 non può bloccare il raggiungimento di Palazzo Chigi al segretario socialista. Sconta anche il sorpasso del Pci che però non sfrutterà.

La Dc deve aprire le porte all’esterno creando alleanze con la grande industria,la finanza e l’associazionismo cattolico in ascesa. La struttura feudale va smantellata e De Mita punta a un rinnovamento analogo a quello del Psi. Ma la Dc è diversa dal Psi, e De Mita sa quanto sono infide le fila democristiane, che illudendosi di aver superato la tempesta, complottano per liquidare il segretario.

Psi - Nonostante la delusione di Craxi per le elezione dell’83, il calo democristiano gli spiana la strada per Palazzo Chigi. Solo quando il Psi sarà la forza egemone della sinistra si potrà ipotizzare uno schieramento vincente Psi-Pci.

Ormai però è talmente evidente la paralisi dei partiti, bloccati dai veti incrociati, che solo la società civile che si mobiliterà nella X Legislatura modificando a colpi di referendum alcune normative elettorali. Ciò segnala anche il pessimo stato di salute della partitocrazia.

Pci - Berlinguer coglie il punto debole dei socialisti, il finanziamento pubblico ai partiti da cui socialisti e altri partiti hanno attinto denaro a piene mani, e affonda il coltello consapevole che la “questione morale” ha un’eco forte nel paese.

Craxi fa quadrato intorno ai suoi uomini perseguitati dalla magistratura invece di affrontare l’affarismo dilagante in periferia e al centro. È un errore, perché il problema della corruzione esiste e sarà la causa del crollo del sistema politico.

La morte di Berlinguer sarà determinante per il sorpasso dei comunisti nelle elezioni europee dell’84, gli elettori sembra che vogliano rendergli omaggio premiando il Pci con i voti. Ma la successione di Alessandro Natta svanisce questo vantaggio.

L’eredità di Berlinguer si dimostra un patrimonio difficile da gestire, si ritrova senza un alleato con il quale concordare una strategia per uscire dal ghetto dell’opposizione. La sponda offerta da De Mita è solo uno strumento per minacciare Craxi, e i comunisti ne sono consapevoli.

Il coinvolgimento diretto nelle spartizioni di potere della partitocrazia del Pci (presidenza della camera e controllo della terza rete Rai) finisce per mettere in dubbio quella “diversità comunista” tanto ostentata nella “questione morale”. L’unica carta rimasta è quella della “terza via” che sembra essere più realistica con la salita al potere di Gorbaciov.

Ma in realtà si tratterà di un aggancio molto fragile, data la breve parabola di Gorbaciov.

Pli – La lieve vittoria dei liberali alle ultime elezioni li salva dal pericolo di estinzione. Il reingresso nel governo dei liberali non da molte scelte al partito: possono scegliere di fare da piedistallo al partito di Craxi per creare l’area laica oppure giocarsi la carta dei repubblicani usciti vincenti dalle ultime elezioni.

Zanone sceglierà questa seconda possibilità presentandosi alle elezioni europee con un cartello Pri-Pli. Ma si rivelerà una mossa sbagliata perché la loro unione non verrà premiata dagli elettori. Ne farà le spese Zanone che verrà destituito e al suo posto gli succederanno prima Biondi e poi Altissimo.

Pri – può rivolgersi con più autorità al governo socialista,dove Spadolini assumerà la carica di ministro della difesa. È in questo ruolo che il segretario repubblicano andrà incontro alla sconfitta nella vicenda dell’ “Achille Lauro”.

Nonostante tutto non viene meno l’impegno dei repubblicani nel governo dove il ministro del tesoro Bruno Visentini (Pri) assume il compito di mettere in ordine i conti pubblici. La riforma fiscale però non porta i risultati sperati; i provvedimenti contro l’evasione fiscale saranno uno degli elementi principali che innescano la protesta leghista del nord Italia.

Psdi - il Psdi disperde ulteriormente i suoi voti a causa dell’ennesimo scandalo: il coinvolgimento del suo segretario Pietro Longo nello scandalo della P2.

Ridotto a partito satellite del Psi, cerca solo spazi nella spartizione del potere che non è più una carta vincente data la crescente protesta antipartitocratica.

Dp – dalla futura sconfitta che avrà il Pci nelle elezioni dell’87, si presuppone una vittoria della Dp, ma non sarà così. Il motivo è il suo richiamarsi a valori e soggetti politici di un vecchio mondo. La classe operaia come classe generale sta scomparendo.

Più redditizia si rivela l’attenzione della Dp ai temi dell’ecologismo e dell’ambientalismo che sarà subito bruciata dalla scesa in campo dei Verdi.

Pr – lieve vantaggio ci sarà anche per i radicali che così si rifanno della sconfitta dell’83. La strategia dei referendum si rivelerà ancora una buona carta per i temi che riscuotono una grande eco nell’opinione pubblica.

Ma la polemica contro la partitocrazia dei radicali non si traduce in un progetto futuro, non propongono un’indicazione su come e con chi sostituire i vecchi partiti.

Msi – La vittoria dei missini alle elezioni dell’83 è un’arma a doppio taglio per loro, perché priva i missini di quella carica antisistema ragione del loro successo.

Craxi si convincerà che è il momento di far cadere la pregiudiziale che relega i missini. Per la prima volta otterranno pari dignità con gli altri partiti nella spartizione del potere in proporzione al loro peso.

La loro politica di legittimazione susciterà sospetti negli elettori che li puniranno nelle elezioni dell’87.

Elezioni politiche del’87

- Declino del voto di appartenenza e voto del Sud

Dai risultati sembra leggersi uno stato di salute della coalizione pentapartito. Ma la lettura è ingannevole. Un primo elemento è costituito dall’allargamento del voto di protesta che indicano una disaffezione degli elettori verso le forze politiche tradizionali. Non si trattano più di voti fluttuanti.

Se prima esistevano solo i radicali, adesso esplode il fenomeno degli ambientalisti e delle Leghe. I Verdi vengono agevolati nelle loro battaglie dalla tragedia di Chernobyl dell’86.

Il partito più penalizzato è il Pci che oltre a perdere i voti di coloro che voteranno gli ambientalisti, altra fuga più preoccupante è quelle nelle liste del Psi. Da registrare però è soprattutto il calo di voti nel Sud, a favore del Psi.

Il partito di Craxi piace ai meridionali che contano sui finanziamenti pubblici e ingrossano le clientele locali del Psi, il cui potere nelle amministrazioni periferiche è aumentato.

Capitolo 6

IL CROLLO DEL SISTEMA POLITICO - 1987-1994

Il crollo si consuma nella XI legislatura, ma è già annunciato nel periodo precedente ’87-’92. Le votazioni dell’87 hanno alterato di poco il quadro, e ciò sembra confermare la stabilità del governo.

Ma è una falsa percezione, che non aiuta le forze politiche a cogliere il pericolo imminente e rafforza la loro illusione che vada tutto bene.

In realtà si stanno aprendo crepe vistose nel blocco sociale dove poggia il pentapartito. A destare l’allarme fu la rapida fine del secondo miracolo economico,durato meno di 3 anni.

Si riapre la questione dei conti di stato che i partiti non hanno avuto il coraggio di affrontare, perché intervenire sul debito pubblico significava bloccare il meccanismo benefici-voti sul quale reggeva la partitocrazia.

Adesso rinviare il problema voleva dire essere fuori dall’Europa comunitaria che procede verso la moneta unica con il trattato di Maastricht nel ’92. Il 5°/6° nella classifica dei paesi industrializzati poggia sullo sviluppo delle regioni settentrionali.

Il movimento leghista aveva già espresso paura di un declassamento a causa del sud. Avrà una straordinaria crescita nella X Legislatura a causa dell’ennesima cecità dei partiti e della simpatia riscossa dai piccoli industriali.

Lo scollamento tra la società civile e società politica sarà l’argomento di discussione dei media. Sarà il Psi a lamentare una presunta “congiura mediatica”. Ma non è così, del declino ne sono consapevoli i cittadini.

Si farà strada l’idea di sostituire gli esecutivi del pentapartito con un governo tecnico che affronti la crisi finanziaria. Si spiega così l’appoggio di esponenti del mondo economico a tutte le iniziative volte a scardinare la partitocrazia.

La Dc sta vivendo una fuga di elettori al nord, che affluiscono nelle file delle Leghe, e al sud dove la Dc è infangata dal coinvolgimento di alcuni suoi esponenti nella Mafia. Non a caso “La Rete” di Leoluca Orlando sarà il primo partito a contestare il monopolio della Dc. Ciò costituisce la prima scissione nella Dc unita dal principio inviolabile dell’unità politica di cui garante era la Chiesa.

Infine, la dissoluzione dell’URSS contribuisce a travolgere il sistema politico; nell’89 verrà abbattuto il simbolo della divisione europea: il muro di berlino.

Ciò segnerà la fine della guerra fredda e un coinvolgimento non indifferente in ogni nazione. La sconfitta comunista era già annunciata dai processi di cambiamento sociale/culturale in atto anche oltre la cortina di ferro.

La scomparsa del Pci si ripercuote sull’insieme della partitocrazia che neppure di fronte a tale evento opererà una svolta. Ed è a questo punto che sarà evidente l’irrimediabile paralisi dei partiti.

La X Legislatura (1987-1992)Psi - Dopo 10 anni alla segreteria e quasi 4 di governo, Craxi è riuscito a far crescere il Psi di 5 punti percentuali, ma è consapevole che il partito socialista rimane un partito di medie proporzioni.

Craxi commetterà però l’errore di pensare di avere un tempo infinito a disposizione, ovvero rinuncia alla presidenza del consiglio e si accomoda nell’esecutivo accontentandosi di quel 50% del potere che la Dc gli concede; non intuisce però il ribollire sotterraneo della società civile e il cambio del quadro internazionale.

Dc - L’inversione di tendenza di voti della Dc bastano per liquidare i progetti di rilancio di De Mita, che mirava a recuperare l’egemonia del partito senza nulla chiedere al Psi. Andreotti e Forlani prediligono una linea più morbida che non impegni la Dc in uno scontro frontale con il Psi. Si direbbe che Dc e Psi abbiano siglato una tregua in cui il Psi non insidia più il monopolio democristiano e la Dc non contesta la sproporzionata quota socialista nella lottizzazione delle cariche. Il patto verrà chiamato Caf (Craxi-Andreotti-Forlani)e dovrebbe consentire una navigazione più stabile degli esecutivi.

Nell’88 De Mita raggiunge Palazzo Chigi ma è già al suo tramonto; i feudatari democristiani hanno sempre visto male chi accumulasse a se troppo potere, infatti il suo esecutivo durerà solo un anno per passare la mano ad Andreotti e perderà anche la segreteria che passerà a Forlani.

Pci – l’avvento di Gorbaciov in URSS ha al Pci l’illusione che democrazia e comunismo potessero convivere senza distruggere l’ideologia di fondo.

Il fermento dei paesi dell’est viene sottovalutato da Natta senza capire quanto sia travolgente la contestazione del comunismo,pilastro ideologico del potere dittatoriale. Il Pci dunque continua a rimanere paralizzato, incapace di leggere gli eventi internazionali e di elaborare una strategia appropriata.

Il cambio di vertice dell’88 che porta Achille Occhetto alla segreteria, non porta a un cambiamento, anche se il nuovo gruppo dirigente è giovane. I fatti internazionali costringono ad affrontare quei nodi che Berlinguer non ha voluto sciogliere, i problemi sono innanzitutto di natura ideologica.

È la prova di quanto sia vincolante il legame con Mosca nonostante si continui a rivendicare la “terza via”, impraticabile a causa proprio del fallimento di Gorbaciov. La storia ha dato ragione a chi si è battuto contro il comunismo e l’URSS.

Occhetto è convinto che il suo partito sia condannato a morte e che spetti a lui guidarne il processo di trasformazione in nuova forza politica. La secolarizzazione del Pci è andata di passo con la laicizzazione del paese, se ai tempi di Berlinguer il centralismo democratico era meno rigido, con Occhetto le correnti sono entrate a far parte stabile della vita interna del Pci.

I miglioristi, l’ala destra del Pci, sostengono che si debba formare un partito socialista democratico. Per Napolitano e il suo gruppo il passo da fare va fatto immediatamente. Le correnti di sinistra contestano questa decisione rivendicando l’incompatibilità tra comunismo e socialdemocrazia; per loro il crollo dell’URSS non significa morte del comunismo, bensì la sconfitta di un modello di stato comunismo.

Rifondare il comunismo è la sfida del nuovo partito comunista che nascerà e non a casa Partito della rifondazione comunista (Prc) sarà il nome della corrente di sinistra e Pds quella della corrente di destra.

Quando Occhetto presenterà il Pds saprà di andare incontro a una scissione anche se non ne calcolerà la portata. Il “no” di Occhetto alla questione dell’intervento militare in Kuwait invaso dall’Iraq costituisce il primo banco di prova per il nuovo partito, e lascia molti dubbi sull’effettiva capacità di rinnovarsi degli ex comunisti e non serve nemmeno a evitare la scissione.

- Mobilitazione della società civile: schieramento referendario e la sinistra dei club

Mario Segni è convinto che solo una riforma delle istituzioni può attivare i meccanismi per il funzionamento di una democrazia. Per superare i veti incrociati delle forze politiche viene scelto il strumento dei referendum.

Nessuno si sente minacciato da questa pattuglia di referendari sui quali grava la Cassazione che boccia tutti i quesiti tranne uno, quello sulla preferenza unica. Il movimento dei referendum continua a crescere grazie alla crisi del Pci, della Dc e l’espansione delle Leghe riversano nella società energie che i partiti non riescono più a portare sotto di sé.

Sul problema di quali canali politici sostituire ai vecchi politici si concentra il gruppo nato intorno alla rivista “Micromega” di Paolo Flores d’Arcais. Da questo nucleo nasce nella XI legislatura una nuova formazione politica: Alleanza Democratica (Ad) che avrà vita breve.

Nella “questione morale” si sintetizza la proposta politica di questi intellettuali che testimonia quanto fascino eserciti nel mondo della cultura la visione di una società politica corrotta a cui si contrappone una società civile sana.

Sembra sfuggire loro però l’immaturità civile degli italiani; tra i cittadini e i loro rappresentanti politici non c’è mai un identificazione profonda. Una volta eletta la classe politica viene vista come corpo a se stante; si trasforma in un potere che viene considerato estraneo, non importa se benevolo o malevolo alla popolazione. La caduta di chi siede in alto compiace chi si sente ancora un suddito.

- Il partito dei giudici e le esternazioni del presidente della repubblica

L’incontra tra i referendari di Segni e il gruppo di Flores è prevedibile, quest’ultimo appoggerà tutte le raccolte firme dei referendari e la loro propaganda politica. È altrettanto prevedibile che tutti i movimenti di protesta antipartitici appoggino il “partito dei giudici”. Fin dagli anni 70 una pattuglia di giovani magistrati aveva iniziato la loro lotta contro la corruzione politica.

In tutte le loro inchieste i giudici avevano ricevuto l’appoggio del Pci, alfiere della “questione morale”. Ciò basterà per proiettare sui magistrati il sospetto di un uso politico della giustizia, sospetto che diventa un’arma per delegittimare i pubblici ministeri.

Craxi sa di essere il principale bersaglio di un attacco indiretto del Pci che cerca di dare del Psi l’immagine di un partito corrotto e affarista. Da qui si origina la proposta dei socialisti di riformare la giustizia. Tale progetto verrà respinto dai magistrati e da una parte del Csm; accusano Craxi di voler sottomettere al controllo politico chi indaga sulla corruzione dei politici.

Nella querelle interviene Francesco Cossiga, presidente della repubblica dall’85 e del Csm. Le sue “esternazioni” appaiono come altrettanti colpi di piccone alla partitocrazia.

Cossiga rivendica a se il compito di guidare la transizione verso nuovi assetti sistemici, a prescindere dalle resistenze dei partiti. Si auto-candida a gestire una sorte di supplenza che prefigura quella riforma della Costituzione in senso presidenziale gradita sia ai socialisti che alle destre.

La paralisi della partitocrazia spiega il protagonismo di Cossiga, le continue esternazioni di Cossiga hanno come obbiettivo la mediazione con i cittadini saltando la mediazione dei partiti, con il risultato di alimentare il fuoco già acceso dell’opinione pubblica e di aumentare la conflittualità della coalizione di governo. Cossiga rappresenta un’ulteriore sasso che si aggiunge alla valanga imminente che travolgerà la prima repubblica.

DAL REFERENDUM ELETTORALE DEL ’91 ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL ’92

Dc - La diaspora dei democristiani si consuma con la contestazione di Mario Segni e soprattutto con la rottura di Leoluca Orlando. I democristiani, minacciati dal potere riscosso da quest’ultimo nelle elezioni amministrative, cercheranno di liquidarlo, disturbati dalle sue polemiche contro le connivenze con la mafia e la corruzione politica dilaganti in Sicilia.

L’ex sindaco di Palermo però ha dalla sua parte il gesuita Bartolomeo Sorge che incoraggia Orlando a dimettersi dalla Dc e a costituire “La Rete”. La propaganda della Rete ha una forte eco nei settori più a sinistra del Pci allo sbando.

La scadenza del referendum elettorale con il quale si vuole cancellare la preferenza multipla è fissata per il giugno ’91. Prevale la convinzione di una progressiva disaffezione degli elettori nei confronti delle battaglie referendarie, come hanno

dimostrato i referendum del ’90 sui pesticidi e sulla caccia che non hanno raggiunto il quorum.

Neanche i media sembrano dar rilievo a questo appuntamento. Il quorum sembra irraggiungibile ma lo schieramento referendario romperà il silenzio con una semplice formula “un voto contro i partiti”. Straordinariamente trascinante si dimostrerà la televisione dove le trasmissioni di infotainment diventano il palcoscenico di Segni.

La diffusa avversione ella sinistra nei confronti di Craxi dilaga nel paese che vede ormai in lui il simbolo della partitocrazia, e vede nel referendum un’occasione per schierarsi contro i partiti. Il referendum si risolverà con un affluenza del 65% e la valanga dei “si”.

Le successive iniziative di Segni avranno una eco più profonda nel partito cattolico dove ben 94 democristiani aderiscono al Patto Segni, ovvero un protocollo che impegna i candidati delle future elezioni politiche a difendere i nuovi referendum anche contro le indicazioni del loro partito di appartenenza.

Psi – la crisi del Pci non serve a rilanciare i socialisti, che hanno l’occasione d’oro per porre fine al conflitto storico iniziato nel ’21 a Livorno. Craxi preferisce assistere all’agonia degli ex compagni attendendo che vengano a bussare alla porta dei socialisti.

L’accordo con Andreotti e Forlani consente ogni giorno ai socialisti di accaparrarsi posizioni chiave nelle istituzioni che gli assicurano un flusso di finanziamenti senza precedenti; il che aumenta il rischio corruzione.

La risposta del paese, invece di seguire il suo invito a disertare le urne, è l’affluenza di massa per il “voto contro la partitocrazia” di cui Craxi è il simbolo; e ciò fa traballare la sua poltrona. Persino il suo delfino Claudio Martelli gli contesterà in un congresso la sua politica di immobilismo.

Appelli destinati a rimanere inascoltati, nonostante la divisione in correnti( la “ministerialista” di De Michelis serrata intorno al suo segretario, e quella movimentarista guidata da Martelli) si riduca in una scaramuccia tra vassalli che comunque sono fedeli al segretario.

Il destino dei socialisti sarà legato a quello del suo segretario, nel mirino dei magistrati e della futura tempesta giudiziaria di “tangentopoli”.

Pli – Renato Altissimo sceglie di seguire la scia del Psi raccogliendo le briciole di potere, senza incontrare molta resistenza interna nel suo partito di fronte a questa scelta.

A risvegliare l’opposizione interviene la battaglia referendaria, vista come un’occasione per uscire dall’ombra. Molti liberali entreranno nel comitato nazionale dei promotori del referendum. Molti altri candidati liberali sottoscriveranno il Patto Segni per le elezioni del ’92; sarà una scelta premiata dagli elettori.

Pri – al contrario del Pli sono i rapporti verso i socialisti del Pri, dove Giorgio La Malfa nuovo segretario di partito è apertamente ostile a Craxi. Ostilità cresciuta a causa dell’imposizione di Craxi a Oscar Mammì(Pri) di firmare la legge sull’emittenza televisiva per aiutare il suo amico Silvio Berlusconi.

La Malfa sceglie la via del disimpegno dalla coalizione e punta tutto sul referendum elettorale, dalla sua parte ha l’immagine del padre Ugo La Malfa che ha impresso nel partito quell’immagine di rispettosi della moralità e del rigore nella spesa pubblica.

L’asse Segni-La Malfa ha maggiore coerenza di quella Segni-Occhetto, e La Malfa ha l’intenzione di essere l’interlocutore privilegiato di Segni, nonostante la sua forza elettorale esigua. Anche l’impegno dei repubblicani nelle battaglie referendarie verrà premiato dagli elettori.

Psdi – i continui scandali continuano a demolire il Psdi, che tocca il suo minimo storico alle elezioni. Il nuovo segretario Antonio Cariglia non riesce a raddrizzare il timone e a impedire la fuga di voti e di dirigenti verso le liste socialiste.

Il segretario verrà immediatamente liquidato dai notabili socialdemocratici che preferiranno rimanere sudditi dei socialisti sperando di ricavare qualche briciola di potere e qualcosa otterranno, dato che la loro perdita alle elezioni del ’92 è esigua, ma che li porterà comunque sotto la soglia del 3%.

Msi – la morte di Almirante nell’88 porta alla segreteria Gianfranco Fini che prevale di poco su Rauti. Ciò dimostra la spaccatura interna del partito: da una parte i movimentisti e dall’altra i parlamentaristi. L’ala parlamentista punta a una legittimazione nel sistema che passa per quei partiti al centro del ciclone dell’opinione pubblica. L’ala movimentista invece punta all’immagine di purezza dalla corruzione dell’Msi, non coinvolto negli scandali.

La politica di Fini rimarrà tutto sommato immobile anche di fronte agli avvenimenti internazionali, dove non saprà sfruttare abilmente la caduta del comunismo. Perderà la segreteria che passerà a Rauti che però riceverà la doccia fredda delle elezioni provinciali e regionali. Ritornerà Fini ma la situazione è ormai compromessa perché alle elezioni del ’92 il partito riscuote un lieve calo di consensi.

Rc – Il nuovo partito che si stacca dal Pds conta solo pochi deputati, ma si potrebbe allargare se Occhetto non riuscirà a gestire i dissidi interni della sinistra del Pds, in particolare tra i seguaci di Ingrao, in procinto di passare a Rc.

A contribuire al loro allargamento è lo scioglimento di Dp che confluisce nelle loro liste. Il loro interessarsi verso orizzonti più ampi di quelli operaisti (lotte femministe, gay,ecologiste ecc.) li premia alle elezioni del ’92.

Pds – Il crearsi di Rc sgretola lo zoccolo duro dei militanti di Occhetto. Un altro elemento che appanna l’identità del nuovo partito che rimane a metà tra sponda socialdemocratica e sponda comunista senza sapere a quale aderire.

Il leader Occhetto spera che questa identità indeterminata gli possa servire per attrarre a se consensi oltre quelli dell’ex Pci, nell’area antipartitocratica. Scelta che non premia eccessivamente il partito che alle elezioni del ’92 si accontenta di un arretramento del Psi.

Verdi – il tentativo di unificare le anime ecologiste fallisce per il fallimento dei referendum sui pesticidi e sulla caccia che non raggiungono il quorum. Le 2 parti ecologiste si rinfacciano a vicenda la responsabilità del fallimento.

Il problema ecologista troverà spazio in tutte i programmi dei partiti e farà perdere il monopolio sul tema ambientale ai verdi che alle elezioni del ’92 verranno dimezzati.

Radicali – ridotto ai minimi termini nelle elezioni del ’92, vicini all’estinzione anche a causa delle crescenti difficoltà finanziarie, superate grazie alla sponda interessata dei socialisti. Sponda però scomoda che proietta sul Pr l’ombra del Psi bersaglio della magistratura.

Per di più poca simpatia riscontrano le battaglia radicali di Pannella con la linea repressiva di Craxi in materia di droghe, di cui Pannella chiede la liberalizzazione.

Nemmeno l’impegno nelle battaglie referendarie riesce a rilanciare i radicali; la leadership fortemente personalizzata si rivela un ostacolo per il Pr, dove Pannella espropria il gruppo dirigente fino a identificare in se stesso l’intero movimento.

Lega Nord – al consolidarsi della Lega nella XI legislatura contribuiscono vari elementi come la fine del comunismo, le inchieste sulla corruzione politica,il movimento referendario e l’accelerazione del processo di integrazione europea.

La Lega non può essere equiparata al modello di partito totalitario di massa e neppure a quello di integrazione. L’appartenenza sociale non è il parametro distintivo del reclutamento; manca poi un ideologia forte che faccia da cemento tra gli iscritti. I leghisti avversano lo stato per ragioni concrete derivate dal senso comune e dall’esperienza quotidiana.

L’adesione alle liste della Lega rappresenta una sorte di “investimento economico” che può fruttare a seconda del successo elettorale : più voti, maggiore possibilità di ottenere quanto si chiede. Nella X legislatura Bossi preferirà non allearsi con nessuno e giocare in proprio, scelta che paga perché i leghisti ingrossano sempre di più le liste di partito, rappresentati sempre più dal ceto imprenditoriale e di addetti al terziario della pianura padana.

Un esercito di produttori che ne De Mita ne Craxi è riuscito ad attrarre a se, che sembra affascinato al progetto di una repubblica del nord dove i settentrionali saranno finalmente liberi di amministrare i loro soldi. Le elezioni del ’92 premiano ampiamente le liste leghiste.

LA XI LEGISLATURA, L’ULTIMA DELLA PRIMA REPUBBLICA

Sulla carta i partiti della coalizione di governo hanno ancora la maggioranza che potrebbe governare senza curarsi del terremoto avvenuto. Ma il terremoto c’è stato e le scosse continuano.

Il pentapartito è irrealizzabile dopo l’allineamento dei repubblicani di La Malfa al Patto Segni;incerta è la posizione dei liberali di cui gran parte ha sottoscritto il Patto Segni. Insieme i 2 partiti hanno una forza elettorale in grado di sbarrare la strada alla riedizione dei vecchi esecutivi.

Spetta a Osca Luigi Scalfaro, il compito di nominare il primo ministro , ruolo che Craxi continua a rivendicare, nonostante il coinvolgimento diretto nelle indagini di

“Mani Pulite”. Sceglierà come presidente del consiglio Giuliano Amato che ha la personalità più di un tecnico che di un politico.

Il quadripartito di Amato (Dc,Psi,Psdi,Pli) si presenta anomalo rispetto al passato. Tale coalizione di governo ha una maggioranza molto relativa in quanto l’opposizione ha una maggioranza che può intralciare la coalizione di governo. Amato accetta volente o nolente di farsi condizionare da questa opposizione dato che la pensante manovra fiscale, le pesanti decisione nei confronti dell’impiego pubblico, i tagli alla sanità e le privatizzazione dei grandi enti a partecipazione statale sono cose possibili solo con un accordo allargato.

- Tangentopoli

Nell’estate del ’92 sul parlamento si rovescia una pioggia di richieste di autorizzazione a procedere. Segretari di Dc,Psi e persino dell’ex Pci sono nel mirino dei magistrati.

Un numero così elevato di indagati è la prova di come la corruzione sia organica al sistema dei partiti, che si sono finanziati attraverso pratiche illegali per anni. Craxi si appella ai “correi” sostenendo che tale meccanismo è conosciuto da tutti i partiti.

Le indagini dei magistrati suscitano l’entusiasmo della popolazione che vuole l’intera classe dei politici sul banco degli imputati. I suicidi di esponenti politici e di dirigenti di enti pubblici testimoniano la drammaticità della gogna mediatica. È un dato psicologico significativo che fa vedere come i cittadini assolvono se stessi scaricando sui politici malaffare,nepotismo,clientelismo, imbrogli di cui è tessuta tutta la società civile.

I giudici vengono trasformati in veri eroi popolari, ma il loro contributo non sarebbe bastato se non avessero ricevuto una sponda decisiva dal mondo della politica, cioè dai partiti di recente formazione che potrebbero godere di eventuali vantaggi dalla dissoluzione di quelli vecchi.

- Referendum elettorale del ’93 e il governo Ciampi

La vittoria di segni in questo referendum è scontata, il referendum punta a sistema uninominale , cioè a un bipartitismo anglosassone che assicuri quell’alternanza maggioranza opposizione difficile da ottenere in un quadro politico pluripartitico.

I nuovi partiti non si oppongono a tale referendum convinti che segni la fine della 1° repubblica. Il governo di Carlo Azeglio Ciampi che succede a Giuliano Amato apre una fase di transizione che porta alle elezioni nel ’94. Ciampi è il primo presidente del Consiglio non parlamentare (ex governatore della Banca d’Italia) scelto proprio perché esterno ai partiti.

L’esecutivo del nuovo presidente è guardato con sospetto dai partiti che vogliono le elezioni per approfittare dell’agonia dei vecchi partiti, perché il suo è un esecutivo molto più forte di quello di Amato; esecutivo contro cui viene scagliato il primo attacco quando verrà negata l’autorizzazione a procedere contro Craxi.

- FINE DELLA PARTITOCRAZIA

Dc - Gli avvisi di garanzia piovono sulla Dc e non risparmiano nemmeno i più potenti; verrà coinvolto anche Giulio Andreotti, anche se tra assoluzione e prescrizioni ne uscirà indenne. Nella corrente di sinistra democristiana viene individuato un nuovo segretario, Mino Martinazzoli, dalla fama di incorruttibile, che inizia un’opera di riordino e moralizzazione del partito cattolico. Tentativo fallito in partenza perché i feudatari democristiani rifiuteranno di seguire le direttive della segreteria. Nel giro di pochi mesi Martinazzoli si accorge di essere completamente isolato.

Il segretario propone una vera e propria rifondazione attraverso un’assemblea costituente nel ’93. Anche se la sinistra democristiana ottiene che gli inquisiti non partecipano al congresso, non nasce nulla di significativo da questa assemblea.

Il cambiamento del nome in Ppi ha l’evidente significato di una volontà di ritornare alla origini ma non riesce ad assorbire ne La Rete di Orlando ne i pattisti di Segni e assiste alla nascita del Ccd (Centro cristiano democratico).

4 poli di attrazione impediscono alla Dc di resuscitare e i voti della ex Dc investono su forze nuove capaci di imporsi su un sistema tutto da ricostruire.

Psi – Più vistoso è il dissolvimento del Psi. Craxi è deciso a farsi difendere a oltranza dal suo Psi, a costo di ucciderlo. Martelli cerca disperatamente di aprirsi un suo spazio politico aprendo al Pds di Occhetto che un primo momento sembra interessato dato che gli darebbe il pass per l’internazionale socialista che Craxi gli offre per bruciare l’iniziativa del suo ex delfino. Ma il dialogo si ferma con l’avviso di garanzia a Craxi che prima di crollare coinvolge Martelli.

Il continuo cambio di esecutivi provenienti dalle file del sindacato testimonia la difficoltà di trovare dirigenti di partito non inquisiti. La vecchia nomenclatura sta scomparendo; Martelli si ritira dalla vita politica, Craxi sfuggirà dall’Italia per sfuggire ai giudici e anche altri dirigenti verranno inquisiti precludendogli ogni iniziativa politica.

Pri – solo questo partito ha una residua presenza nella XI legislatura. La Malfa ha puntato a un asse privilegiato con Segni e con il quale parteciperà al progetto di costruzione di una nuova forza politica (Alleanza democratica). Ma la sua credibilità è ormai minata dopo l’avviso di garanzia ricevuto per l’affare Enimont; il segretario repubblicano non ha più alle sue spalle un a forza politica effettiva che si sta dissolvendo sotto la tempesta degli avvisi di garanzia. Morirà quindi anche il Pri.

Pli – Anche i liberali perderanno ogni credibilità con gli scandali della sanità e dell’affare Enimont che coinvolgono il ministro liberale Francesco De Lorenzo e il segretario Renato Altissimo.

Psdi – Segue a ruota il destino del Psdi distrutto dagli avvisi di garanzia che coinvolgono praticamente ogni dirigente. La sua uscita di scena coincide con la morte di Socialdemocratici.

- La trasformazione del Msi

La crisi del sistema politico serve a dare il rilancio ai missini. La loro perenne marginalità al sistema politico è un vantaggio, paradossalmente ora è il loro pass per la legittimazione tanto agognata.

Fini investe sulla loro immagine di partito non coinvolto nella corruzione schierandosi apertamente con il pubblico ministero Antonio Di Pietro, protagonista dell’inchiesta “Mani Pulite”.

Va sciolto il nodo dell’appartenenza storica, ovvero quella pregiudiziale di neofascisti che Almirante molti anni prima aveva intuito che bisognava scrollarsi di dosso. A offrigli una sponda è il magnate delle televisioni Silvio Berlusconi che non ha ancora iniziato la sua discesa in politica con “Forza Italia”.

Berlusconi invita gli elettori romani a votare Fini anziché il suo sfidante Rutelli; mossa proiettata al futuro, quando lo sdoganamento dei missini potrà essergli molto utile. È la prima volta che un esponente del neofascismo riceve un riconoscimento così impegnativo da un imprenditore di grande calibro. Nel ’94 Fini , al congresso di

Fiuggi cambierà l’identità del partito da Msi a An (Alleanza Nazionale) anche se per il momento rimanderà una revisione ideologica limitandosi solo a lanciare la nuova sigla.