[ ITALIANO · tra il 1870 e il 1871. I VIAGGI. Durante la sua vita, ... Durante il suo ritiro sul...

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La mostra Il viaggio di Raimondo Lullo ha lo scopo di avvi-cinare la figura di Raimondo Lullo al pubblico come uomo di fede, filosofo e scrittore, ricreando un viaggio sensoriale attraverso un percorso tra le sale, per scoprire la sua perso-nalità da un punto di vista più introspettivo.Dopo la decisione di dedicarsi totalmente al servizio di Dio, Raimondo Lullo intraprese una serie di viaggi e di visite per convincere le autorità della cristianità a fondare delle scuole di lingue. Montpellier, Roma e Parigi furono le città che Raimondo Lullo visitò più frequentemente, sebbene non furono le uniche sue destinazioni. Raggiunse infatti anche altre città della costa mediterranea nella costante ricerca di supporto per i suoi progetti di conferma ed esaltazione della fede cattolica.

POLENA

Il Museo di Maiorca conserva un’opera chiave dell’icono-grafia di Raimondo Lullo, soprattutto per quanto riguarda la sua forza. Si tratta della polena della nave a vapore Lu-lio, una nave costruita a Londra nel 1870 per conto della società chiamata “Empresa Marítima a Vapor”. La figura di Raimondo Lullo fu progettata dal famoso pittore Ricardo An-ckermann durante il suo soggiorno nella capitale britannica tra il 1870 e il 1871.

I VIAGGI

Durante la sua vita, Raimondo Lullo intraprese numerosi viaggi in tutta Europa e nel Mediterraneo, con l’intenzione di incontrare le maggiori autorità cristiane, come il re Filippo IV di Francia, il papa Bonifacio VIII e il re Federico III di Sicilia, per convincerli della necessità di avviare un dialogo, anziché combattere, con gli “infedeli” per avvicinarli alla fede cristia-na. Visitò Parigi, Roma e Genova in diverse occasioni. Si recò anche a Barcellona, Santiago de Compostela, Rocamadour, Montpellier, Napoli, Tunisi, Béjaïa, Messina, nonché in Pale-stina e in Asia Minore.

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Raimondo Lullo nacque nella Città di Maiorca (oggi Palma) nel 1232, frutto del matrimonio di coloni catalani, Ramon Llull e Isabel d’Erill, che si stabilirono sull’isola dopo la conquista di Giacomo I. Durante la sua giovinezza all’età di quattordici anni, fu paggio di Giacomo il Conquistatore, successivamente precettore del principe Giacomo, il futuro re di Maiorca, oltre a essere suo siniscalco e maggiordomo. Si sposò nel 1257 con Blanca Picany, dalla quale ebbe due figli, Domènec e Magdalena. Tra le varie attività economi-che, si dedicò anche al commercio di arredamento, accu-mulando un’importante fortuna, come lo stesso Raimondo Lullo afferma nella seguente frase: “Ero un uomo sposato, con figli, abbastanza ricco, dissoluto e mondano”. Morì nel 1316, al rientro da un viaggio in Tunisia. Le sue spoglie ripo-sano nella cappella della Purezza di Maria, presso la chiesa conventuale di San Francesco a Palma.

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ALBERO DELLA SCIENZA

A Roma tra il 1295 e il 1296, Raimondo Lullo scrisse l’Arbre de ciència (Albero della scienza), un compendio di principi generali del sapere, sotto forma di enciclopedia, che si sviluppa attraverso un particolare simbolismo arboreo. Lullo usa gli alberi per mostrare le interrelazioni e i collegamenti tra i diversi livelli della realtà, iniziando sem-pre con una descrizione dei principi generali di ogni campo del sapere. La struttura di questi alberi consiste di sette parti: radici, tronco, branche, rami, foglie, fiori e frutti.

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L’ARS

Durante il suo ritiro sul monte Randa, Raimondo Lullo scrive il suo sistema filosofico chiamato Ars (parola latina che significa “arte”), con cui interpreta la realtà visibile e invisibile per trovare la verità. L’Ars lulliano è rappresentato da grafici, tra cui si distin-guono le cosiddette “Figure prime”, designate da lettere e a forma circolare. Qui si può vedere la Figura A, che rappresenta Dio e sedici dei suoi attributi o dignità (o virtù), come la grandezza, l’eternità, il potere, la sapienza e l’amore.

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Attualmente, a Raimondo Lullo si attribuisce la paternità di 280 libri, che com-prendono materie diverse tra cui mistica, teologia, filosofia, scienza, matematica, fisica, astrologia, astronomia, pedagogia, insegnamento, grammatica, romanzo e poesia. Inoltre, nelle sue opere, Raimondo Lullo non solo utilizzò il latino, ma scris-se anche in catalano e in arabo, con lo scopo di essere letto da un pubblico laico più vasto. Infatti, lo si considera uno dei primi europei ad aver utilizzato la lingua vernacolare per scrivere opere teologiche, filosofiche e letterarie. Tra le numerose opere pubblicate, vale la pena menzionare Llibre de contemplació en Déu (Libro della contemplazione di Dio) (1273-1274), Llibre d’Evast e Blaquerna (Libro d’Evast e Blaquerna) (1283), Llibre d’Amic e Amat (Libro dell’Amico e dell’Amato) (1283), Art demostrativa (Arte dimostrativa) (1283), Arbre de ciència (Albero della scienza) (1295-1296) e Liber de fine (Libro della fine ) (1305).

MINIATURA DELL’ALBERO DELLA FILOSOFIA DELL’AMORE

Una delle strategie più comuni nel Medioevo per diffondere e conservare un’opera era dedicarla a un personaggio importante. Raimondo Lullo si servì di questa strategia nell’opera Arbre de fi-losofia d’amor (Albero della filosofia dell’amore) (1298), scritta in latino e indirizzata al re di Fran-cia, Filippo IV il Bello, e alla sua sposa. In questa miniatura, conservata presso la Biblioteca Dioce-sana di Maiorca, si rappresenta proprio il momen-to in cui Raimondo Lullo presenta la sua opera al re di Francia.

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“Barba fiorita” è il soprannome con il quale Raimondo Lullo era conosciuto nei suoi ultimi anni di vita, per la barba folta che lo caratterizzava. All’età di trent’anni, la vita di Raimon-do Lullo cambiò drasticamente rotta, con l’apparizione per cinque volte dell’immagine di Cristo crocifisso. Decise, così, di abbandonare la vita di cortigiano, la poesia trovadorica e la famiglia, per dedicarsi alla conversione degli “infedeli” tramite la persuasione, la fondazione di monasteri e la pub-blicazione di libri. Questa esperienza mistica e la sua attività di evangelizzatore sono alcune delle numerose motivazioni che ne giustificano la canonizzazione. Nel XVII, XVIII e XX se-colo ci furono diversi tentativi di canonizzazione, ma sempre senza successo. Ancora oggi, si continua ad attendere la canonizzazione di Raimondo Lullo. Sarà il 2016 l’anno della sua canonizzazione, coincidendo con il 700° anniversario della sua morte?

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CRISTO CROCIFISSO

Il Cristo del Santo Sepolcro, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo, è con-servato nel Museo Diocesano. È considerato il Cristo più antico dei venerati a Maiorca e risale al primo terzo del XIII secolo. I Cavalieri del Santo Sepolcro portarono quest’opera sull’isola e la depositarono presso la loro chiesa, distrutta nel XIX secolo, dopo aver partecipato alla conquista di Maiorca nel 1229.

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SCRIGNO SICULO-ARABO

Realizzato In legno e avorio, questo scrigno del XII secolo è conservato nel Museo Capitolare. Arriva da Palermo (Sicilia) che nel Medioevo era un famoso centro industriale dove la-voravano artigiani persiani. È decorato con disegni geometri-ci, animali che portano foglie e figure di musici che suonano strumenti. Alla base del coperchio appare una frase scritta in arabo che recita: “Gloria, fortuna e prosperità al suo proprie-tario. E che la felicità non si separi mai da chi lo possiede”, un messaggio di pace che indica che probabilmente lo scri-gno era destinato a un principe.

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L’ATLANTE CATALANO

La Biblioteca Nazionale di Francia (Parigi) conserva una delle mappe cartografiche più importanti del Medioevo, l’Atlante Catalano, attribuito agli ebrei maiorchini Abraham e Jafudà Cresques e datato intorno al 1375. Si tratta di un mappa-mondo che ci offre una vista del Mediterraneo e dell’Europa della fine del XIV secolo. Inoltre, include la prima rosa dei venti, uno strumento nautico a 32 punte e con il nome degli otto venti principali. L’Atlante è formato da 6 fogli piegati, ciascuno dei quali è attaccato a due tavole di legno.

LIBRO DELL’AMICO E DELL’AMATO

Raimondo Lullo espresse la propria esperienza contemplativa nella prima sezione della quinta parte del Llibre d’Evast e Blaquerna (Libro d’Evast e Blaquerna), intitolata Llibre d’Amic e Amat (Li-bro dell’Amico e dell’Amato), probabilmente scritta tra il 1276 e il 1278. Quest’opera, costituita da 365 versi, uno per ogni giorno dell’anno, è un libro di meditazione cristiana rivolta agli eremiti, in cui il protagonista, il maestro Blaquerna insegna il suo metodo di elevazione spirituale e mostra la sua vita dedicata all’amore di Dio.

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DocumentarioIl Llibre de meravelles (Il libro delle meraviglie) si divide in dieci parti, ossia: Dio, Angeli, Cielo, Elementi, Piante, Metalli, Animali, Uomo, Paradiso e Inferno.

Questo libro l’ho scritto moltissimi anni fa, più di settecento, e non è l’unico. Volevo scrivere “il miglior libro del mondo”. Ho provato a scriverlo in arabo, in latino e in catalano, esplorando quasi tutti i generi: proverbio, sermone, racconto, poesia, saggio e romanzo.

La mia ossessione era trovare la verità per battezzare i Saraceni. Ora sono un uomo vecchio, povero e disprezzato e mi conoscono come “Barba fiorita”, ma il mio nome è Raimondo. Mi chiamano anche “Pazzo”, Raimondo il pazzo.

Ricordo perfettamente il giorno e l’ora in cui chiusi i miei occhi stanchi e raggiunsi la casa dove mi attendeva l’Amato... La mia vita è stata lunga.

Mio padre era Ramon, mia madre Isabel d’Erill. Sono arrivati a Maiorca con le truppe del re Giacomo, che conquistò Medina Mayurqa, l’ultimo giorno del dicembre 1229.

Io sono nato nella Città di Maiorca e qui mi trovo sepolto. La mia vita è piena di avventure e disavventure. Da Montpellier a Gerusalemme, da Tunisi a Parigi, da Genova a Messina, da Palma a Roma, da Palermo a Costantinopoli... Durante i miei viaggi mi hanno avvelenato, sono sopravvissuto a un naufragio, mi hanno lapidato e sputato nella terra dei Saraceni... Sono salito sui pulpiti di cattedrali, moschee e sinagoghe. Conosco molto bene le ombre della prigione. Ma ho vissuto anche in pa-lazzi, conversato con re, insegnato alla Sorbona e ricevuto la benedizione di papi...

È passato molto tempo.

Ero un uomo sposato, con figli, abbastanza ricco, dissoluto e mondano. Ho abban-donato tutto questo spontaneamente, per potere ottenere l’onore di Dio e il bene pubblico, ed esaltare la santa fede. Ora sono vecchio, povero e disprezzato...

Cantaval’uccello su un ramo di foglie e fiori, e il vento muoveva le foglie e diffondeva il profumo dei fiori. Domandava l’amico all’uccello che significava quel movimento di foglie e il profumo dei fiori...

Nella mia infanzia cortigiana ho giocato con chi sarebbe stato il re Giacomo, il figlio del Conquistatore. Ho sposato mia moglie, Blanca Picany, dalla quale ho avuto due figli: Domènec e Magdalena. Tutto questo è finito all’età di 30 anni a causa di una visione.

Mentre scrivevo una poesia d’amore, mi è sembrato di vedere Gesù appeso alla croce! E così, per cinque notti consecutive. Alla fine ho realizzato: mi mancava

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qualcuno su cui poter versare tutto il torrente di poesia, passione, bellezza, tene-rezza... di amore intenso, assoluto che tante volte mi sembrava di aver trovato e che sempre finiva per sparire tra le dita, come quando si cerca di catturare l’acqua che scorre da una sorgente.

Il miglior e più nobile essere vegetale mai creato è l’albero della santa croce, su cui sei stato martirizzato: quell’albero è stato prima coperto di verde, foglie, fiori, frutti dolci e gustosi...e alla fine è stato bagnato di prezioso sangue e lacrime di vita...

Voglio solo la compagnia di Dio e degli alberi, dell’erba, degli uccelli, degli animali selvatici, delle acque, delle sorgenti, dei prati e delle spiagge, del sole, della luna, delle stelle... nessuna di queste cose impedisce all’anima di con-templare Dio.

Volevo dedicare la mia vita a Colui che, per me, aveva voluto dare la sua vita: Gesù. È stato allora che ho iniziato a chiamarlo con un nome: l’AMATO, del quale volevo essere l’AMICO.

Cantava l’uccello nel giardino dell’Amato, venne l’amico e disse all’uccello: Se non ci capiamo con il linguaggio, capiamoci attraverso l’AMORE, perché nel tuo canto si presenta ai miei occhi il mio Amato.

Poiché non avevo studiato, ho deciso di andare a Parigi. Mi hanno dissuaso. Perché ero un uomo sposato... per l’età... e chissà per cos’altro. Ma alla fine hanno avuto ragione. Fu così che ho raggiunto la montagna di Randa. E lì, in solitudine, vivendo in una grotta sulla rupe, in modo austero e lontano dalla gente, chiedevo a Dio di colmarmi della sua bellezza. Mi accontentò. Dio, per me, è tutto: la vita della vita, l’anima del mondo, il segreto delle cose...

A Randa ho delineato il mio progetto. Avrei dedicato la mia vita a elaborare un’arte d’amare. L’arte di dire la verità. Un’arte che fosse convincente e illuminante, quindi ho voluto contare solo sulla ragione. Mi ci sono dedicato a pieno. Non ho tralasciato nulla. Latino, filosofia, teologia, nonché la lingua e i costumi dei musulmani, con cui volevo parlare e che volevo avvicinare alla mia fede... Dopo nove anni di studio mi sono diretto a Parigi per raccontarlo ai grandi maestri del sapere. Avevo bisogno di sostegno e riconoscimento. Non mi hanno fatto molto caso, né ho avuto molto successo.

Ora che sono passati gli anni, mi rendo conto che quello che proponevo era un po’ complicato e forse precoce per i miei tempi. Da notare che Leibniz, quattrocento anni dopo, mi cita quando concepisce l’Arte combinatoria, i primi passi della scien-za informatica.

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Presto mi sono convinto che non bastano le sole idee. Mosso da questa buona volontà, ho iniziato a scrivere libri su libri, quasi trecento, che parlano di come potrebbero e dovrebbero essere le cose se vogliamo che siano belle e buone, e che piacciano all’Amato.

- Dì, sciocco, cos’è l’amore? Rispose che l’amore è ciò che rende i liberi schia-vi e gli schiavi liberi. E si discute a cosa sia più vicino l’amore: alla libertà o alla schiavitù.

Stanco dell’indifferenza di re, vescovi e saggi... ho raggiunto la terra dei musulmani per testare nella pratica la capacità dei miei metodi per spiegare la verità cristiana. E così ho fatto.

Avevo già una certa età: più di sessant’anni! Ma mi sentivo pieno della forza che ti convince di fare ciò che devi fare. Si è rilevato un ulteriore disastro. Non solo non sono riuscito a convertire nessun musulmano, ma per poco mi uccidono!

La guerra, la sofferenza, la malevolenza, il pregiudizio e il disonore impedi-scono agli uomini di mettersi d’accordo e di mantenere una credenza unica...

Ho avuto solo un successo nella vita: la creazione della mia scuola di lingue orientali di Miramar.

Ho tentato di far affidare il monastero di Miramar ai Frati Minori per predicare ai musulmani. Fra viti e finocchi mi scosse l’amore: mi fece amare Dio, som-merso tra sospiri e lacrime.

Non mi ha mai sorpreso che questi luoghi potessero ispirare le mie parole:

Quando vedo la terra, il mare e il cielo e sento gli uccelli cantare, sento allora nel cuore tanta dolcezza come non ne avevo mai sentito prima.

cesc mulet © la perifèrica. 16 de giugno 2015. Martedi.

EsposizionePromotore: Capitolo della Cattedrale di MaiorcaDocumentazione: Rev. Teodor Suau Commissario: Catalina Mas Direzione esecutiva: José E. CapoteDirettore del documentario “Barbaflorida”: Cesc MuletAllestimento dell’esposizione: Aina Rodríguez Allestimento dell’”Albero della scienza” e dell’”Ars”: Rodolfo Rodríguez Allestimento dell’arredamento: Gaspar IvarsComunicazione grafica e stampa: Gustavo Berdayes, Jaume Vidal e Íguer Benítez Architettura, sicurezza e salute: Bartomeu BennàssarRivestimenti decorativi interni: Víctor H. Rojo SalomónLuci: Toni Gómez  Allestimento suono: Joan Torrens Comunicazione: José CalatayudTesti: Cristina Ortiz Traduzioni: Langfeldt Con la collaborazione di:· ABRIL CULTURA · BALEAR DE MONTAJES · INSTALACIONES ELECTRICAS NAVARRO· AIMPRENTA · CODI-AV · LA PERIFÈRICA PRODUCCIONS· ARCO INTERIORISMO · EME PICTURES · SSTT ELECTRONICS· ARTEMETAL · FUSTERIA IVARS

Ringraziamenti:Rev. Joan Bauzà, Decano – Presidente del Capitolo della Cattedrale di MaiorcaRev. Teodor Suau i Puig, Vicepresidente del Capitolo della Cattedrale di Maiorca Rev. Gabriel Amengual, Direttore del Museo Diocesano di MaiorcaA tutto il Capitolo della Cattedrale di MaiorcaSocietà Archeologica LullianaMuseo di MaiorcaBiblioteca Diocesana di MaiorcaSegreteria di Comunicazione della Diocesi di Maiorca A tutto il personale del Museo Diocesano, del Palazzo Episcopale e della Cattedrale di Maiorca

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