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C è un momen- to della veglia pasquale che mi commuove sempre: il sacerdote, per tre volte, a tono sempre più alto, canta “Cristo, il Signore, è risorto!”, ogni volta da un lato diverso dell’altare, come a dire che tutto il mondo deve ascoltare questo annuncio. L’assem- blea risponde: “Rendiamo grazie a Dio!”. E in quel momento tutte le comunità cristiane della terra sono unite da questa unica voce, che riassume tutta la nostra speranza: Cristo ha vinto la morte! Il suono solenne del- l’organo sottolinea la forza gioiosa della nostra fede, le campane – mute dal venerdì santo, dall’ora della croce - suonano a distesa: “E’ risorto!”. La Pasqua è la risposta di Dio in Cristo Gesù al desiderio più grande che l’uomo si porta dentro, quello di vivere, di vivere in pienezza per sempre. * * * Gesù, il Nazareno, il crocefisso, è risorto. Questa piccola frase contiene l’annuncio del fatto più incredibile di tutta la storia umana: la resurre- zione di Gesù Cristo, la sua vittoria sulla morte, in virtù della quale Gesù è “vivente”. Incredibile, perché la nostra esperienza dice che dalla morte non si ritorna alla vita. Per quanto incredibile, il fatto della resurrezione da 20 secoli è l’annuncio fondamentale del cri- stianesimo, al punto che “se Cristo non fosse risorto, vana è la nostra fede” ( 1Cor. 15,14). La nostra fede sta o cade su questa parola. Resurrezione significa “risveglio dalla morte e ritorno alla vita”. Affermando che Gesù è risorto si vuole dire che il suo corpo, rimasto nel sepol- cro per tre giorni, è stato vivificato dall’onnipoten- za di Dio. Non è tornato nella vita di prima, come è suc- cesso a Lazzaro, ma è entrato in una condizione unica di vita: il corpo di Gesù è ormai un “corpo Aprile 2012 Anno XXX n. 4 www.basilicasantambrogio.it - [email protected] - C.C.P. 26958207 continua a pag. 2 PASQUA DI RESURREZIONE Eugène Burnard, “Pietro e Giovanni (l’altro discepolo del vangelo…) corrono al sepolcro la matti- na della Resurrezione”, particolare. “Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si reca- rono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giun- se per primo al sepolcro. Chinatosi vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva… Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepol- cro, e vide e credette” (Gv 20, 1-8).

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C’è un momen-to della vegliapasquale chemi commuovesempre: i l

sacerdote, per tre volte, atono sempre più alto, canta“Cristo, il Signore, è risorto!”,ogni volta da un lato diversodell’altare, come a dire chetutto il mondo deve ascoltarequesto annuncio. L’assem-blea risponde: “Rendiamograzie a Dio!”. E in quelmomento tutte le comunitàcristiane della terra sonounite da questa unica voce,che riassume tutta la nostrasperanza: Cristo ha vinto lamorte! Il suono solenne del-l’organo sottolinea la forzagioiosa della nostra fede, lecampane – mute dal venerdìsanto, dall’ora della croce -suonano a distesa: “E’ risorto!”.

La Pasqua è la risposta di Dio in Cristo Gesù aldesiderio più grande che l’uomo si porta dentro,quello di vivere, di vivere in pienezza per sempre.

* * *Gesù, il Nazareno, il crocefisso, è risorto.

Questa piccola frase contiene l’annuncio del fattopiù incredibile di tutta la storia umana: la resurre-zione di Gesù Cristo, la sua vittoria sulla morte, invirtù della quale Gesù è “vivente”.

Incredibile, perché la nostra esperienza dice chedalla morte non si ritorna alla vita.

Per quanto incredibile, il fatto della resurrezioneda 20 secoli è l’annuncio fondamentale del cri-stianesimo, al punto che “se Cristo non fosserisorto, vana è la nostra fede” ( 1Cor. 15,14).

La nostra fede sta o cade su questa parola.

Resurrezione significa “risveglio dalla morte eritorno alla vita”. Affermando che Gesù è risortosi vuole dire che il suo corpo, rimasto nel sepol-cro per tre giorni, è stato vivificato dall’onnipoten-za di Dio.

Non è tornato nella vita di prima, come è suc-cesso a Lazzaro, ma è entrato in una condizioneunica di vita: il corpo di Gesù è ormai un “corpo

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PASQUA DI RESURREZIONE

Eugène Burnard, “Pietro e Giovanni (l’altro discepolo del vangelo…) corrono al sepolcro la matti-na della Resurrezione”, particolare. “Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si reca-rono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giun-se per primo al sepolcro. Chinatosi vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto ancheSimon Pietro che lo seguiva… Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepol-cro, e vide e credette” (Gv 20, 1-8).

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PASQUA DI RESURREZIONE segue da pag. 1

di gloria”, sottratto per sempre alla precarietàdell’esistenza umana, al fluire del tempo. Gesùora è “il vivente” in eterno.

Ma c’è di più: la resurrezione non riguarda solo lapersona di Gesù: risorgendo da morte, Cristo havinto la morte, non solo per sé, ma per tutta l’u-manità.

Resurrezione significa credere che l’ultima paro-la sulla vicenda umana – quella nostra persona-le e quella del mondo – non è la morte, l’assur-do, il nulla.

La resurrezione ci dice che la morte non è la finedi tutto, ma è un compimento: alla notte seguirà ilgiorno, al buio la luce, alla morte la vita, fino araggiungere tutti quella Gerusalemme celestenella quale “non ci sarà più né pianto, né lutto, nélamento, né affanno perché “le cose di primasono passate” (Ap 21,4).

La Resurrezione è una realtà che oltrepassa i limitidella nostra ragione e richiede un atto di fede.

Questo è ciò che i cristiani devono dire almondo: che la vita è più forte della morte.

La vita, che considerata per se stessa è un miste-ro indecifrabile, una lunga fatica immotivata, unagitarsi vano senza traguardi, alla luce dellaPasqua si accende di intelligibilità, di speranza, diamore.

La Pasqua ci dice che da ogni situazione didisperazione profonda e di sofferenza, potrà - ungiorno - sprigionarsi la gioia dell’Alleluia.

“Se non ci fosse la Pasqua di Cristo, nessunconto di giustizia potrebbe più essere pareggia-to, non ci sarebbe nessuna prospettiva di vederepremiato il bene, almeno in un’altra vita. Guai alpovero, al debole, all’inerme, se non ci fosse laPasqua: non ci sarebbe per lui difesa che valga.A chi soffre nel corpo o nello spirito non reste-rebbe che la rassegnazione disperata o la rivol-ta inutile e assurda, se la Pasqua non ci fosse.Ma la Pasqua c’è, e noi possiamo sperare”(card. Giacomo Biffi, “Lezioni sull’aldilà”).

Auguri di Buona Pasqua!

don Erminio

UN GALLO D’ORO IN CIMA AL CAMPANILEI recenti lavori di ristrutturazione del millenario campanile dei monaci, hanno permesso di restituire la brillantez-za originaria al gallo dorato che, dalla vetta del campanile, invita alla vigilanza… Anche sant’Ambrogio, nellosplendido inno della notte “Aeterne rerum conditor” - da recitarsi al canto del gallo - ricorda l’importanza delgallo nelle pagine evangeliche e nella spiritualità quotidiana.

Aeterne rerum Conditor,Creatore eterno di tutte le cose,noctem diemque qui regis,che reggi la notte e il giornoet temporum das tempora,e fissi una misura ai tempiut alleves fastidium.per alleviare il fastidio.

Surgamus ergo strenue:Alziamoci dunque con coraggio:gallus iacentes excitat,il Gallo sveglia i giacenti,et somnolentos increpat,rimprovera i sonnolenti,gallus negantes arguit.accusa quanti rinnegano.

Gallo canente, spes redit,Al canto del gallo, torna la speranza,aegris salus refunditur,è ridonata la salute agli infermi,mucro latronis conditur,è riposta la spada del brigante,lapsis fides revertitur.torna la fede a chi è smarrito

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C’è una feli-ce novi tàche daalcuni anniè entrata

nella Liturgia Ambrosiana:la Santa Messa del Sabatosera non è più chiamata“prefestiva” ma “vigiliare”perché apre solennementela Domenica.

Per questo motivo incomin-cia sempre con la procla-mazione di un Vangelo della Risurrezione, perricordare che la Domenica è la Pasqua setti-manale. Difatti è nel primo giorno dopo ilSabato “il primo giorno della settimana” (cioèla nostra Domenica) che il Signore Gesù èrisuscitato ed è apparso ai suoi, nel cenacolo.Fin dal tempo degli Apostoli, la Domenica èstata considerata la festa primordiale.La parola “Domenica” deriva da “Dominus”(Signore): “dies Domini” (giorno del Signore).Gesù è stato proclamato “Signore” propriocon la Risurrezione.La Domenica dunque è il giorno del SignoreGesù Risorto!.L’origine apostolica della Domenica è atte-stata nei Vangeli.L’Evangelista Giovanni afferma che esatta-mente “otto giorni dopo la Pasqua” (cioè nellaprima Domenica dopo Pasqua) Gesù Risortoapparve di nuovo ai suoi Apostoli riuniti nelCenacolo (Gv. 20,26-27). Nella prima letteraai Corinti (anno 57 d. C.), Paolo dice “ognigiorno della settimana” la comunità si riunivaa “spezzare il pane” e si faceva una collettaper i poveri.Dunque la festa cristiana antica è la Dome-nica, “Pasqua settimanale”.Solo a partire dal II secolo si ricominciò acelebrare con maggior solennità una Domeni-ca particolare, quella più vicina al 14 delmese di Nisan (il plenilunio di primavera)ovvero il giorno del calendario ebraico nel

quale Gesù aveva celebrato la sua CenaPasquale. Ma la celebrazione della Pasqua“settimanale” ha preceduto quella “annuale”.“Non possiamo più vivere senza l’Eucari-stia domenicale”.Gli Atti dei mar tir i di Abitene (Tunisia) cidanno una descrizione emozionante di quellache era la celebrazione domenicale nellachiesa delle origini. Arrestati per questa riu-nione liturgica illecita 31 uomini e 18 donne (nell’anno 312), comparsi davanti al proconso-le, accusati di avere violato l’ordine dell’Impe-ratore, risposero: “noi non possiamo più vive-re senza l’Eucarestia nel giorno del Signore”.Anche noi ogni Domenica dovremmo sen-tire non “l’obbligo” o il “precetto”, ma “l’e-sigenza insopprimibile del cuore” di parte-cipare all’appuntamento domenicale perl’Eucarestia.Ovviamente dovrebbe essere una celebrazio-ne fraterna, coinvolgente, festosa, partecipatacon la vibrazione del cuore, con la consape-volezza che ogni domenica il Signore GesùRisorto veramente appare e si incontra connoi.E noi veniamo raggiunti, avvolti e vivificatidalle energie della sua Risurrezione.E dovremmo tornare in mezzo alla gente conun volto diverso, raggiante, mite e festoso: unvolto pasquale, pieno di stupore, scintillantedi gioia.

don Giovanni

La messa domenicale: non un obbligo, né un precetto, ma una esigenza insopprimibile

LA DOMENICA: PASQUA SETTIMANALE

Leonardo da Vinci, “Ultima cena”, particolare. Sant’Ambrogio ha dedicato alla Pasqua uno deisuoi inni più belli: “Hic est dies verus Dei”. Potremmo tradurre così:

“nessun giorno è tanto di Dio, quanto il giorno di Pasqua”.

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La Veglia Pasquale della notte del SabatoSanto è la celebrazione più antica, più impor-tante e più ricca di contenuto di tutto l’annoliturgico.Come la veglia pasquale del popolo d’Israele,anche la nostra ha innanzitutto lo scopo di ricor-dare ciò che Dio ha fatto per noi nel passato. La Pasqua ebraica si è compiuta in Gesù Cri-sto: offerta e mangiata alla cena nella notte in cuiEgli fu consegnato; immolata sul Calvario ilVenerdì Santo; approvata dal Padre nella risurre-zione avvenuta nelle ore notturne del Sabatopasquale.Fin dai primi tempi del cristianesimo, i credenti siriunivano per pregare e celebrare l’Eucaristianella notte della domenica, ogni settimana, esoprattutto nella notte del grande anniversario,ogni anno. “La Veglia Pasquale” - afferma S. Ago-stino - “è la madre di tutte le sante vigilie; durantequesta notte il mondo intero era in attesa”. E’ larisurrezione che ha completato e rivelato almondo la vittoria del Cristo, ed è nella risurrezio-ne che si trova la causa e il modello della nostravita di grazia. S. Paolo afferma che “Gesù, nostroSignore, è stato sacrificato per i nostri peccati edè stati risuscitato da Dio per la nostra giustifica-zione” (Rm. 4,25). E’ per ricordare questo misteroessenziale della nostra fede che noi vegliamodurante la Santissima Notte di Pasqua.

La Veglia Pasquale è punto di arrivo per icatecumeni che nella Quaresima hanno com-pletato la loro preparazione per ricevere ilSacramento del Battesimo. Fin dal IV secolo ilbattesimo solenne fu riservato a questa veglia. S.Basilio ne spiega il motivo affermando: “Questogiorno è il memoriale della Risurrezione, il Batte-simo è un germe di risurrezione. Riceviamo dun-que nel giorno della Risurrezione la grazia dellarisurrezione”. I catecumeni adulti, preparati da tempo (almenodue anni), vengono finalmente ammessi alla rina-scita dall’acqua e dallo Spirito Santo e, per laprima volta, partecipano al Sacrificio Eucaristico.Ma anche tutti fedeli della comunità cristiana, chenella quaresima si sono impegnati a rivivere illoro battesimo, insieme agli eletti rinnovano gliimpegni battesimali. E’ tutta la Chiesa che si ralle-gra della remissione dei peccati e della grazia dirinnovamento, ritornando alla giovinezza dei

Rinati. La Veglia Pasquale è quindi per tutti noiche vi partecipiamo punto di arrivo per rivivere,per mezzo dei simboli liturgici e delle azionisacre, la realtà del nostro impegno battesimaleed eucaristico, così da poter dire con S. Paolo:“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”(Gal. 2,20).

I momenti rituali della Veglia Pasquale sonoquattro.Al centro dei riti iniziali si trova il cero, simbolo delCristo risorto; alla sua luce si ascolta poi la lettu-ra della Parola di Dio, in cui è rievocata la storiasalvifica della creazione, fino alla risurrezione edesaltazione di Cristo. Segue la prima partecipa-zione alla Pasqua mediante il battesimo (que-st’anno, nella nostra comunità, accoglieremo un

“Durante questa notte il mondo intero è in attesa” (sant’Agostino)

LA VEGLIA PASQUALE: META E INIZIO

Papa Benedetto XVI durante la Veglia Pasquale dell’anno scorso, asan Pietro: il grande cero pasquale è il simbolo di Cristo Risorto.

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bambino) e la rinnovazione degli impegni battesi-mali con la professione di fede; infine l’Eucaristia:Cristo, agnello pasquale, fattosi cibo, distrugge lamorte e ci dona la sua vita. L’Eucaristia dellaVeglia è il culmine del triduo pasquale, anzi del-l’intero anno liturgico, la sorgente della gioiapasquale, la vera Pasqua e l’inizio della festa dei50 giorni che terminano a Pentecoste.

La Veglia Pasquale diventa così punto di par-tenza per una vita cristiana più coerente e piùimpegnata a compiere la volontà di Dio. Leparole non contano nulla, neppure se sono pro-fessione di fede o una lode a Dio: solo le operecontano. Gesù infatti afferma: “Non chi diceSignore, Signore entrerà nel regno dei cieli, machi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt.7,21). La nostra celebrazione annuale non è sem-plicemente commemorazione del passato, maimplica un’azione presente che noi compiamocon la nostra vita di fede e di cui la Veglia è l’im-magine. La nostra vita è come una lunga nottenella quale aspettiamo il ritorno del Signore: “fin-

chè Egli venga”. Dovremmo vivere continuamentein questa attesa, completamente svegli nellanostra fede, sospinti dalla speranza e dal deside-rio ardente della carità. Per questo Gesù ci hainsistentemente raccomandato di essere vigilanti:“Vegliate dunque perché non sapete quando ilpadrone di casa verrà, se alla sera o a mezzanot-te, o al canto del gallo o al mattino, perché nongiunga all’improvviso trovandovi addormentati.Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate” (Mc.13,33-37).Colui che aspettiamo e che viene è il Cristovivente che la risurrezione ha incoronato comeSignore della gloria. L’esaltazione gloriosa ècominciata nella notte di Pasqua e noi ne aspet-tiamo soltanto l’atto finale: attendiamo l’ultimaapparizione sulla terra del Risorto. Egli appariràallora alla sua Chiesa, come si è mostrato parec-chie volte ai suoi discepoli, di domenica in dome-nica, prima dell’Ascensione. Poi la introdurrà allafesta della Pasqua eterna: “così saremo semprecon il Signore”. (1 Tess. 4,17).

don Biagio

ORARI SS. MESSE

Prefestive: S. Nicolao: ore 17.30Basilica: ore 18.30

Festive: Basilica: ore 8.00 - 10.0011.00 (Capitolare in lingua latina)12.15 - 18.00 - 19.00

17.00 Vespri

Feriali: Basilica: ore 8.00 - 9.00 - 18.30(la messa delle 8.00 è sospesa il sabato)

ORARI SS. CONFESSIONITutti i giorni dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 17.30 alle 19.00

INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO DEI SACERDOTIMons. ERMINIO DE SCALZI, Abate ParrocoPiazza S. Ambrogio, 15 Tel. 02.863866

[email protected]

Mons. BIAGIO PIZZI, Arciprete Piazza S. Ambrogio, 15Tel. 02.86451300 [email protected]

Don UMBERTO OLTOLINI Piazza S. Ambrogio, 15Tel. 02.72010716 [email protected]

Mons. GIOVANNI MARCANDALLI Piazza S. Ambrogio, 21Tel. 02.72095730 [email protected]

Mons. ANTONIO PAGANINI Via Lanzone, 13 Tel. 02.86451948

Don LUCA CIVARDI P.za S. Ambrogio, 25Tel. 02.8057842 [email protected]

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Sono diventati figli di Dio nel Battesimo:Gualdi Luca, Bianchessi Lorenzo, LacerenzaGiacomo, Lorefice Federico, Alliegro Diego,Salvoni Alberto. Rocchi Vittoria Angela, VolpeOrozco Ana Paula, Catanese Asia Caterina,Greco Leonie , Varletta Ilaria,rtella Serena. Sono entrati nella casa del Padre:Grecchi Mariagloria

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La Pasqua, la festa più importante per i cristiani Riflessione in preparazione al“VII Incontro Mondiale delle Famiglie”

FARE FESTA: È MOLTO PIÙ CHE DIVERTIRSIDella festa capita spesso che si faccia unidolo: ciò che gli si deve offrire è il divertimento,una sorta di abbandono della realtà che condu-ce alla mancanza di responsabilità. Tutto questosembra quanto di più lontano esista dalla con-cezione cristiana della festa, ma in realtà mipare di poter dire che anche in una storturacome questa brilli la certezza che la gratuitàrimane la condizione essenziale per momenti digioia e di distensione. Perché facciamo festa?Cosa vogliamo esprimere con gesti parole eatteggiamenti differenti dalla quotidianità?C’è un senso profondo di questa esperien-za? Mi pare di poter cogliere queste sfide nellaopportunità di festeggiare qualsiasi occasione.La risposta, come anticipato, la trovo nella gra-tuità: nell’impegno, nel gioco, nella fatica, nellaserenità: ciò che conta è la possibilità di sentirsisoggetti di questa gratuità, sia donata che rice-vuta. Gratuità significa superare se stessi,sospendere in modo onesto il limite della quoti-dianità per giungere nel mezzo della vita egustarne tutta l’ampiezza e la ricchezza.

Come rispettare questa gratuitàche fa una festa veramente umanae cristiana?

Anzitutto credo sia indispensabileche la festa sia un fatto comunitario.Ci si diverte anche da soli, ma lafesta è per forza della comunità, diun insieme di persone che lascianobrillare la loro reciproca empatia.Tirando il pallone contro un muro, unragazzino da solo può anche diver-tirsi: fa festa, invece, se gioca unapartita con i suoi amici.

Credo anche che la festa conserviuna dimensione più ampia delpuro divertimento. Non si fa festaa caso: occorre una ricorrenza, unmotivo, un orizzonte. La festachiede un fondamento, un’origine

che ci faccia gioire e sperare. In questa dila-tazione del momento vedo l’ampio respiro diogni singolo avvenimento festoso. Il senso diun compleanno - e la festa che ne deriva - èdiverso dall’opportunità che viene dall’averecasa libera (come usano dire gli adolescenti)…l’origine della festa ne condiziona lo svolgimen-to: gli conferisce uno spessore, un’ampiezzatutta da gustare, godere e donare.

Aggiungo che nella festa vera un pensierograto a Dio è cosa buona, capace di farci cre-scere spiritualmente nel senso di gratitudine edi amore verso il Signore e verso il prossimo.Nel tempo di quaresima è capitato spesso cheil venerdì ci fossero delle feste di compleannoin oratorio: alle 17 per tutti un breve momentodi preghiera… non credo che questo momentoabbia rovinato il tutto, anzi ritengo che abbiadato maggiore peso alla festa, allargandolaveramente ad ogni aspetto della vita. In poche parole far festa è molto più chedivertirsi!

don Luca

La festa di chi si impegna in squadra: ecco l’Ambrosiana - CSI,che ha vinto il campionato: GRANDI RAGAZZI!

AMBROSIANA - CSI

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Dal nostro Archivio Capitolare, una miniatura del XV secolo per la Settimana Santa 2012 (XXI secolo...)

LA GRANDE “C”“CHRISTUS DOMINUS RESURREXIT”

L’Archivio Capitolare della Basilica diS. Ambrogio è una miniera di fecondavena per gli amanti della storia edella bellezza: le numerose pergame-ne permettono in alcuni casi di rico-

struire giorno per giorno le complesse e affascinan-ti vicende della canonica cresciuta all’ombra dellaChiesa dedicata al patrono; i molti manoscritti, 55quelli in pergamena, dal sec. IX al sec. XV, sonoriflesso illustre della vita culturale fiorita qui neisecoli. Alcuni dei codici dell’Archivio sono poi deco-rati di scintillanti miniature che, resistendo allavoracità del tempo, restituiscono ancor oggi a chi liammira la freschezza dei colori e i riflessi metallicidella foglia d’oro. In Archivio sono custoditi seiantifonari ambrosiani (con segnatura M 45-50),copiati negli ultimi anni del Quattrocento e sontuo-samente miniati da almeno quattro artisti diversi.Furono trascritti, come testimoniano le sottoscrizio-ni, tra 1487 e 1491 non per S. Ambrogio, ma per lachiesa di S. Maria Rossa di Crescenzago (canoni-ca regolare di cui si ha menzione documentaria dalsec. XII) per questo vengono chiamati “I Corali diCrescenzago”. Almeno dalla seconda metà delSeicento i sei antifonari erano in possesso dellaBiblioteca santambrosiana. Le vicende della storiahanno determinato il loro trasferimento: nel 1502,per iniziativa del preposito commendatario di S.Maria Rossa, il cardinale Federico Sanseverino, conla conferma di papa Alessandro VI Borgia, la chiesafu assegnata ai canonici regolari lateranensi cheofficiavano secondo il rito romano. I preziosi libriliturgici ambrosiani, benché realizzati poco prima,risultarono allora inutili, e dunque parte della deco-razione rimase incompiuta: fortunatamente li accol-se l’Archivio di S. Ambrogio, dove ancora oggi sonocustoditi. Fu Giacomo Marliani, preposito di S.Maria Rossa di Crescenzago, a commissionare perprimo i bellissimi volumi: per questo vi fece miniareil proprio stemma gentilizio. Il copista, Antonio daLampugnano, lasciò il proprio nome nell’explicit delmanoscritto (M 50, f. 150v) e conosciamo anche ilnome di chi tracciò la notazione musicale, CristoforoCamponi di Abbiate e di chi realizzò le iniziali filigra-nate: il carmelitano Biagio di Grancino di Melegna-no. Invece ci sfugge l’identità dei miniatori, per cuisiamo costretti a ricorrere per il principale di essiall’etichetta un po’ muta di ‘Maestro di Crescenza-

go’. L’iniziativa di Giacomo Marliani fu ripresa dalsuo successore, il già menzionato Federico Sanse-verino, che volle anche lui lasciare traccia della suamunificenza ordinando l’esecuzione del propriostemma. La miniatura qui riprodotta si trovasulla prima pagina (f. 1r) dell’Antifonario estivoper la messa, da Sabato Santo alla fine deltempo ordinario dopo Pentecoste (Archivio Capi-tolare della Basilica di S. Ambrogio, M 45). Il volumi-noso codice (mm 570 x 420) racchiuso ancora nellalegatura originale in assi di legno rivestite di cuoiocon borchie e decorazioni di rame (con le armi diGiacomo Marliani), fu copiato (come risulta dallasottoscrizione di f. 208v) nel 1491 e miniato dal‘Maestro di Crescenzago’ poco dopo. Rappresentala Risurrezione di Cristo, lettera iniziale C(«Christus Dominus resurrexit») per l’introitodella messa di Sabato Santo.

Marco Petoletti

La stupenda miniatura del Tempo di Pasqua, da uno dei Corali di Crescenzago, custoditi nell’Archivio Capitolare

della Basilica di sant’Ambrogio.

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BASILICA DI SANT’AMBROGIO

SETTIMANA SANTA 2012

Le celebrazioni solenni della settimana Santa sono presiedute da S. E. mons. Erminio De Scalzi.

Innodia, Responsori e Antifone in antico Canto AmbrosianoPolifonia di Gabrieli, Palestrina, Bach,

Kodaly, Perosi, Migliavacca. A cura della Cappella Musicale Ambrosiana della Basilica di sant’Ambrogio

1 APRILEDOMENICA DELLE PALMEOrario delle messe nella domenica delle Palme: 8 - 10.30 - 12.15 - 18 e 19.Ore 10.30, Benedizione dei rami di ulivo e di palma nell’atrio di Ansperto. Segue processione e santa Messa.

2 APRILE Lunedì santoConfessioni ore 8 - 9.30, 17 - 19.

3 APRILE Martedì santo Ore 21, in Basilica: Celebrazione comunitaria della Riconciliazione. (parrocchie sant’Ambrogio, san Vincenzo e san Vittore).

4 APRILEMercoledì santo Confessioni ore 8 - 9.30, 17 - 19.

5 APRILEGIOVEDI’ SANTOOre 9.30, in Duomo, santa messa crismale.Ore 21, in Basilica, santa messa “Nella cena del Signore”. Rito della “Lavanda dei piedi”, Canto dell’Antifona Ambrosiana “Coene Tuae Mirabili”.Musiche di Bach, Migliavacca, Perosi.

6 APRILE VENERDI’ SANTOConfessioni ore 8 - 9.30, 17 - 19.Ore 9.30, in Basilica (cripta): celebrazione della Liturgia delle ore.Ore 15, in Basilica: celebrazione della “Passione del Signore”Canto del Responsorio Ambrosiano “Tenebrae factae sunt”Musiche di Bach, Gabrieli, Palestrina, Migliavacca.Ore 18, in Basilica: solenne Via Crucis.La Basilica resta aperta per la preghiera e le confessioni fino alle ore 22.

7 APRILE SABATO SANTOPossibilità di confessioni lungo tutta la giornata.Ore 9.30, in Basilica (cripta ) celebrazione della Liturgia delle ore.Ore 21, in Basilica: solenne “Veglia pasquale”. Presiede mons. Abate.

8 APRILE DOMENICA DI RESURREZIONESante messe ore 8 - 10 - 11 - 12.15 - 18 - 19Ore 11, santa messa solenne in lingua latina. Partecipa il Capitolo della Basilica.Presiede mons. Abate.Innodia e Antifone Ambrosiane dal “Proprio” del Tempo di Pasqua.Musiche di Antonelli, Bach, Mauri, Mapelli, Perosi.

9 APRILELunedì dell’angeloSante messe ore 9.00 - 10.00 - 11.00 - 18.30.AVVISO SACRO

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S. AMBROGIO aprile 2012 29-03-2012 8:49 Pagina 8