Gli Envois de Rome Di Eugène Beaudouin - Lo Studio Dell’Antichità Come Lettura Della...

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  • Questo saggio presenta alcuni risultati di unaricerca ancora in corso su Eugne Beaudouin(1898-1983), un architetto francese consideratofra i personaggi pi attivi e significativi del pano-rama architettonico contemporaneo doltralpe.Alla storia dellarchitettura Beaudouin notosoprattutto per la collaborazione con MarcelLods svolta nel periodo fra le due guerre1. Egli inoltre presente in buona parte della letteraturadedicata allalloggio sociale che spesso gli attri-buisce un ruolo di rilievo per la concezione dialcuni grandes ensembles realizzati allinizio dellaseconda ricostruzione francese2. In misura mino-re, in ambito nazionale, Beaudouin riconosciu-to per la sua attivit di urbanista, iniziata con laristemazione e lestensione di alcune citt fran-cesi come Montpellier e soprattutto Marsiglia durante il regime di Vichy. Architetto, urbani-sta, Beaudouin si impegnato anche nel mondodellinsegnamento: stato professore allcoledarchitecture di Ginevra e ha diretto un atelierallcole des Beaux Arts a Marsiglia e poi a Pari-gi, dove, negli anni Cinquanta, stato fra i primi,insieme a Roger Millet, a sostenere lintroduzio-ne degli aspetti pi operativi dellurbanisticanella pedagogia dellarchitettura.

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    Giuseppina Lonero Gli envois de Rome di Eugne Beaudouin: lo studio dellantichit come lettura della composizione urbana

    Dallopera realizzata, ma soprattutto dallenumerose fonti sulla sua attivit, documentatasoprattutto a partire dal secondo dopoguerra3,emerge con chiarezza il contributo e la specifi-cit di Eugne Beaudouin che gi la bibliografiaesistente suggerisce ma che non decodifica: con-siderandosi architetto quanto urbanista, Beau-douin dimostra di strutturare il suo impegno dipraticien quanto di patron datelier, che lo svinco-la dalla necessit di una riflessione teorica, mache lo spinge a confrontarsi con la realt delmestiere, verso la verifica dellapplicazione di unmetodo di elaborazione del progetto architetto-nico appreso allcole des Beaux-Arts la compo-sizione alla scala della pianificazione urbana.Questa ricerca, costante, sembra mettersi in con-tinuit con unattitudine emersa in un gruppo diarchitetti nati nella seconda met del XIX seco-lo, considerati dalla cospicua letterattura consa-crata alla ricerca delle origini francesi dellurba-nistica, come i pionieri di questa disciplina. Talistudi sottolineano il debito che questi architetti,i primi a definirsi urbanisti in terra doltralpe,ebbero nei confronti del loro periodo di forma-zione. Educati alla composizione delloggettoarchitettonico, essi tentarono di trasporre questometodo di elaborazione progettuale nella piani-ficazione urbana: questa sperimentazione inizia-le leggibile, pi che nei concours scolaires, inalcuni envois de Rome chessi redassero alliniziodel XX secolo4. Linteresse che suscitano Beau-douin e la sua ricerca sulla composizione potrebbeevidenziare oggi levoluzione di questa speri-mentazione sia in un periodo cruciale comequello fra le due guerre che in quello, successivo,della seconda ricostruzione. In particolare i suoienvois de Rome disegni sino a questo momentoinediti consentono, a mio avviso, di cogliere,sin dal suo periodo di formazione, loriginalit diEugne Beaudouin, il suo contributo e il suoatteggiamento di architetto contemporaneo neiconfronti dellantichit attraverso un metodo dianalisi specificatamente francese che attribuisceper tradizione allo studio della storia una funzio-ne operativa nella pratica del progetto.

    Lapproccio Beaux-Arts allantichit: il sistemadegli envois de RomeIl sistema degli envois de Rome uno degli stru-menti basilari per leggere lapproccio della cul-

    1. E. Beaudouin, Un hotel dambassade construire dans un pays dEtrme-Orient, pianta (Concours du Grand Prixde Rome, 1928, Paris, Archives dArchitecture du XXme sicle, IFA, DAF,Fond Eugne Beaudouin, travaux dcoledEugne Beaudouin, cote 08/05, pho. 1).

  • tura Beaux-Arts allarchitettura del passato. Com noto, sin dal XIX secolo, lcole des

    Beaux-Arts basava linsegnamento dellarchitettu-ra essenzialmente sulla trasmissione di un meto-do di elaborazione del progetto architettonico, lacomposizione, attraverso il quale lallievo imparavaa riconoscere i diversi elementi formali e funzio-nali del progetto e a ricomporli secondo alcuneregole principali. Nella tradizione pedagogicadellcole, inoltre, la concezione del progettoarchitettonico prendeva forma attraverso lado-zione di un modello di cui lantichit, sinonimodi classicismo, esempio estetico per eccellenza,era considerato il riferimento pi importante5.

    Tra le diverse prove i concours dmulation che valutavano il pieno apprendimento di questometodo, il concorso del Grand Prix de Romerappresentava il momento di massima sintesi perverificare se lallievo aveva imparato a comporrenelle differenti scale metriche di progetto; daldettaglio sino a temi di grande composition, questoconcorso rifletteva lapproccio Beaux-Arts alladimensione del progetto a scala urbana, che ini-ziava con il progetto di elementi come obelischi,porte trionfali o monumenti, sino a richiederetemi pi impegnativi come edifici pubblici ocomplessi architettonici6. Oltre che un titolo ilGrand Prix de Rome era un premio che corri-

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    spondeva a una borsa di studio di tre anni pressola sede italiana dellAcadmie de France, VillaMedici, a Roma, dove lo studente avrebbe avutoil privilegio di conoscere i modelli dellantichitclassica. Qui lAcadmie des Beaux Arts impone-va un metodo di analisi e delle modalit di dise-gno il sistema degli envois de Rome con i qualiil borsista pensionnaire si misurava con levestigia di una civilizzazione antica e proponevala restituzione grafica delle sue architetture.

    Cos come era strutturato, il sistema deglienvois de Rome ambiva a stabilire un confrontodiretto con le architetture del passato che, attra-verso la tecnica del rilievo dello stato di fatto diun monumento, doveva stimolare lallievo aricostruirne laspetto originale. Tuttavia, perquanto lo studente fosse portato a prendere pos-sesso dello stato di fatto delloggetto di studioprescelto, il suo rilievo non deve intendersicome la ricostruzione fedele di unarchitettura,ma piuttosto come una interpretazione, fattasecondo un metodo di osservazione che mira acomprendere la composizione di un edificio a par-tire dalle sue componenti. Lo dimostra anche lapressoch totale assenza di rapporti che i pension-naires stabiliscono con le fonti storiche sui proprioggetti di studio7. Il loro approccio, che vuoledefinirsi archeologico, sembra voler completa-re uneducazione alla storia dellarchitettura cheper lallievo Beaux-Arts comincia sin dalla IIclasse: la restituzione, definita anche restauro,che raramente ha credibilit filologica, sembraavere un ruolo operativo, strumentalizzandologgetto ricomposto alla pratica del progetto diarchitettura. In questo senso si pu comprende-re perch gli envois de Rome vengano annualmen-te esposti allcole, nellintento didattico didivulgare e di radicare un metodo di osservazio-ne delloggetto architettonico8.

    Allinizio del XX secolo la presenza di studiarcheologici esatti a Roma come in Grecia,accompagnati dalla necessit dellarchitetto dimisurarsi con le nuove problematiche urbane,spingono alcuni pensionnaires, tra i quali LonJaussely, Henri Prost, Ernest Hbrard, futuriarchitetti-urbanisti, ma anche Emmanuel Pon-tremoli, Paul Bigot e Tony Garnier ad abban-donare lanalisi di un singolo edificio e a dedi-carsi allo studio di vasti complessi architettonicio di spazi pubblici, tentando di stabilirne i rap-porti con il contesto circostante, con i principaliassi viari, con la citt. Mantenendo pressochimmutato il rapporto con la storia e richiaman-dosi alla scala progettuale dellultima prova delGrand Prix de Rome, questi allievi sembravanoricercare nel contesto antico i diversi elementiche concorrevano alla composizione della citt,affinch da essi fosse possibile dedurre autorevo-li esempi per legittimare i loro successivi inter-venti a scala urbana.

    2. Eugne Beaudouin, Monastero di Dochiarion, Monte Athos, Grecia: il monastero e il sito, planimetria generale(Envois de Rome del II anno, 1931, LArchitecture, XLI, 9, 1933, p. 303).

  • particolare la scuola si dimostra sensibile al coin-volgimento dellarchitetto nella realt del piano eal suo ruolo nei processi inerenti la prima rico-struzione; una rapida occhiata ai temi dei con-corsi di grande composition pu darne unideatanto quanto lassegnazione della cattedra di sto-ria dellarchitettura a un personaggio come LonJaussely, impegnato negli stessi anni nellinse-gnamento di art urbain presso lcole des HautesEtudes Urbaines11. Beaudouin si prepara a esserearchitetto con questi auspici: sotto la direzione diPontremoli, si rivela un allievo brillante e si fanotare per lo svolgimento di alcuni concorsi digrande composition, fra i quali Lamnagement de lapartie centrale dun quartier ouvrier (concourLabarre, 1922) e Laro-port-terminus dune gran-de capitale (concours pour le Prix de Reconnais-sance des architectes amricains, 1923)12. Nel1928, vince il Grand Prix de Rome con un pro-getto per un Htel dAmbassade dans un pays delExtrme Orient: un vasto complesso architetto-nico concepito come un organismo unitario checerca un dialogo con il sito circostante, che rive-la quanto egli abbia ben assimilato la pedagogiadel sistema Beaux-Arts13 (ill. 1).

    Borsista a Villa Medici fra il 1929 e il 1932,Beaudouin, gi impegnato nellattivit professio-nale e incuriosito dalle pratiche dellamnagement

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    Gli envois de Rome di Eugne Beaudouin: dallalettura comparata di un nucleo urbano a uno studiodi archeologia urbanisticaEugne Beaudouin si forma allcole des Beaux-Arts negli anni Venti e non ci deve stupire se sindagli anni della sua formazione egli percepisca lanecessit di misurarsi con una scala progettualenon semplicemente architettonica. Egli infattiinizia a frequentare la scuola proprio il 1919,anno in cui viene riconosciuto il primo strumen-to di controllo della crescita e dellespansione diun nucleo urbano: il plan damnagement, dembel-lissement et dextension. Sebbene questo nuovostrumento istituisse delle procedure e dellemodalit sostanzialmente nuove, il testo di leggeche lo riconosceva non ne rimetteva la redazionealle competenze di un professionista specifico,ma demandava il suo disegno a una figura gene-rica, lhomme de lart, il cui profilo sembravacoincidere con quello dellarchitetto9.

    Allievo di Emmanuel Pontremoli10, Beau-douin si forma in un clima storico e culturale benpreciso: durante gli anni Venti lcole desBeaux-Arts si deve misurare con la necessit diadeguare il proprio insegnamento a una serie diistanze di rinnovamento che scaturiscono dalle-sigenza di far aderire la preparazione dei futuriarchitetti alla realt del mondo professionale. In

    3. E. Beaudouin, Citt del Vaticano: la via Trionfale, il circo di Nerone, il Mausoleo di Adriano (Envois de Romedel I anno, 1929, Paris, Archives dArchitecture du XXme sicle, IFA, DAF,Fond Eugne Beaudouin, cote 08/06, pho. 1).

    4. E. Beaudouin, Citt del Vaticano:Castel SantAngelo e i progetti cinquecenteschi per la basilica di SanPietro (Envois de Rome del I anno, 1929,Paris, Archives dArchitecture du XXmesicle, IFA, DAF, Fond Eugne Beaudouin,cote 08/06, pho. 2).

    5. E. Beaudouin, Citt del Vaticano:Castel SantAngelo e i progetti seicenteschi per piazza San Pietro(Envois de Rome del I anno, 1929, Paris,Archives dArchitecture du XXme sicle,IFA, DAF, Fond Eugne Beaudouin, cote 08/06, pho. 3).

  • urbain14, sfrutta questa occasione per dedurredallosservazione del passato una lezione proget-tuale a scala urbana. Se osserviamo i suoi envoisdi II anno potremmo tranquillamente confon-derli con il rendu di un Grand Prix de Rome:dedicati al restauro del monastero bizantino diDochiarion, sul monte Athos in Grecia, dimo-strano, sia nella loro impostazione che nella lororappresentazione, di voler restituire le diversecomponenti di un complesso architettonico,articolato e ben definito, per evidenziarne icaratteri rispetto al sito circostante15 (ill. 2).

    Citt del VaticanoI suoi envois del I anno invece gi presentano ele-menti di novit. Sin dal suo arrivo a Roma, Beau-douin profondamente colpito dalla capitale ita-liana, che proprio in quegli anni subiva una seriedi importanti interventi urbani. Egli sicura-mente impressionato dalla Roma mussoliniana,ma anche dalla grandezza di una citt in cui sonoleggibili le stratificazioni di architetture di diffe-renti epoche. Dopo aver schizzato il foro diAugusto16, Beaudouin consacra gli envois del suoI anno alla restituzione dellassetto di monteVaticano in tre differenti epoche, cercando diindividuare levoluzione urbana di quello cheproprio in quellanno, in seguito ai Patti Latera-nensi stipulati nel 1929, veniva riconosciuto allaChiesa come il proprio territorio indipendente:Citt del Vaticano.

    Ognuna delle tre tavole infatti vorrebbe

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    riferirsi a unepoca precisa. Nella prima vengo-no ridisegnati il mausoleo di Adriano, la viaTrionfale, il circo di Nerone e lantica basilicacostantiniana di San Pietro che, accompagnatida un breve commento storico, quasi didascali-co, sembrano essere restituiti nel pieno rispettodelle modalit richieste dal regolamento stabili-to dallAcadmie. Questi manufatti architetto-nici, di epoche diverse, individuano e ricostrui-scono graficamente lantico nucleo della citt,che Beaudouin colloca in un contesto piampio, quasi geografico, a partire dallansa delTevere (ill. 3).

    Individuato il tracciato di fondazione, infatti,la seconda tavola pare voler chiarire gli elementiche identificano il cuore della citt, la cui rap-presentazione si perfeziona. Servendosi dellamedesima base planimetrica, egli traccia le muradel borgo medioevale sul vecchio perimetro difondazione. Il mausoleo di Adriano, nel quattro-cento divenuto Castel SantAngelo, mantiene ilruolo di riconoscimento esterno. Nella ricostru-zione del complesso planimetrico che definisce ilcuore della citt, sono riportate a lato le diffe-renti variazioni del manufatto architettonico checonferir lidentit principale alla piazza: la chie-sa di San Pietro nei diversi progetti cinquecente-schi di Bramante, Peruzzi, Sangallo e Michelan-gelo (ill. 4).

    Nella terza tavola ritornano i tracciati di con-fine della citt allinterno dei quali viene ridise-gnato il nuovo, monumentale assetto del nucleourbano vaticano: la piazza San Pietro realizzatadal Bernini. Il progetto seicentesco sembra esse-re interpretato come un intervento nel qualeCastel SantAngelo, la piazza e il suo accesso, labasilica paiono rispondere alla logica di unacomposizione unitaria a cui la chiesa stessa, conla sua facciata, vorrebbe concorrere17. La stessaricostruzione topografica dei luoghi sembrainfittirsi e rafforzare la disposizione planimetricadi quelle costanti che, nel corso dei secoli, hannocostituito il nucleo rappresentativo della cit: ilpercorso, la piazza, ledificio sacro (ill. 5).

    La volont di comparare lassetto di una cittin differenti epoche aveva gi avuto dei prece-denti nel repertorio degli envois de Rome raccoltinellimmediato dopoguerra: gi nel 1924, Jac-ques Carlu, con la sua restituzione dedicata alle-voluzione di Roma dal VII secolo a.C. sino al Isecolo d.C., aveva tentato di evidenziare le diffe-renze dellassetto urbano di una medesima area.Tuttavia, se gli studi di Carlu si attengono allaresa grafica di una citt quasi a-dimensionale, glienvois del I anno di Eugne Beaudouin, invecesembrano strutturarsi su di un registro almenosino a quel momento inedito. Giacch i disegnisono tutti alla stessa scala, si pu supporre cheessi siano stati redatti a partire dalla lettura del-lassetto della citt contemporanea, rifacendosi

    6. E. Beaudouin, Isfahan alla fine del XVII secolo, restituzione della piantadella citt, pianta e sezione (Envois deRome del III anno, 1932, Paris, Archivesde lcole Nationale Suprieure des Beaux-Arts, Travaux dcole de llve Eugne Beaudouin, cote Env. 110, f. 184).

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    disegni dellAlfarano, ai quali Beaudouin sembraguardare per annettere le diverse tipologie archi-tettoniche, sembrerebbero suggerire allautoreanche limpaginazione delle tavole.

    Dallinsieme di queste ipotesi, mi sembralecito affermare anche che almeno per questienvois non ci sia stato rilievo sul sito. probabi-le piuttosto che Beaudouin ambisse a una verifi-ca sulla pianta contemporanea della permanenzadei diversi elementi che concorrevano alla com-posizione dinsieme di questarea privilegiando,come nella pi radicata tradizione Beaux Arts, ilrapporto fra edificio e spazio pubblico e quellofra questultimo e la citt. Del resto, egli erastato educato alla storia dellarchitettura da LonJaussely: pi che guardare in termini operativi unoggetto architettonico, sembrava, per formazio-ne, pi interessato allo studio dellarticolazionedei diversi elementi che componevano uno spa-zio pubblico. Il ricorso al metodo comparativo lorivela inoltre assai vicino a un approccio alla cittspecifico, che in quegli anni comincia a diffon-dersi grazie al contributo di Pierre Lavedan esoprattutto grazie a quello del suo maestro, Mar-cel Pote che proprio nel 1929 pubblica il suotesto pi noto, Introduction lurbanisme.

    IsfahanLa volont di attribuire allo studio dellanticouna lezione compositiva non solamente architet-tonica sembra trovare una conferma negli ultimienvois de Rome che Beaudouin dedica alla rico-struzione dellassetto di una citt persiana nelXVII secolo, Isfahan; la scelta di un oggetto distudio in un paese dellEstremo Oriente sembravolersi mettere in continuit con lo scollamento

    probabilmente alla planimetria dellIstitutoGeografico Militare che definiva i nuovi confinidi questarea18. In effetti possiamo ipotizzare che su questa che Beaudouin ragionava, cercando,attraverso fonti diverse su San Pietro e la piazza,di ricostruire levoluzione della Citt. In quantoallievo di Emmanuel Pontremoli, fra i primi aricorrere a fonti archeologiche nella redazionedegli envois, non da escludersi che anche Beau-douin abbia avvertito la necessit di confrontarsicon documenti che proponevano la ricostruzio-ne dellarea vaticana. Ma diversamente dal suopatron, si pu supporre chegli abbia familiarizza-to soprattutto con una serie di testi, editi allini-zio del secolo, in cui erano raccolte piante evedute di Roma attraverso i secoli, tra cui quellacinquecentesca del Bufalini e quella settecente-sca di Du Prac: una serie di rappresentazioni,utilizzate anche da Ehrle nella ricostruzione diRoma al tempo di Giulio II, probabilmente notea Beaudouin anche grazie alle numerose pubbli-cazioni ottocentesche sulla capitale italiana,entrambe categorie di testi consultabili presso laBiblioteca dellIstituto di archeologia e storiadellarte a cui Beaudouin in qualit di pensionnai-re a Villa Medici aveva accesso19. La possibilitche vi sia stato ricorso a queste fonti consente diipotizzare luso che pu essere stato fatto: pro-prio per la loro natura, queste rappresentazioninon potrebbero avere avuto funzione icnografi-ca; per Beaudouin piuttosto potrebbero esserestate la documentazione necessaria per ricostrui-re i ruoli e per comparare la permanenza o lavariazione degli elementi concorrenti alla com-posizione urbana di Citt del Vaticano, dalle sueorigini sino al suo assetto contemporaneo. Solo i

    7. E. Beaudouin, Isfahan alla fine del XVII secolo: restituzione della piazzareale Maydan-i Shah. (Envois de Rome delIII anno, 1932, Paris, Archives de lEcoleNationale Suprieure des Beaux-Arts, Travaux dEcole de llve Eugne Beaudouin, cote Env. 110, f. 186).

    8. E. Beaudouin, Isfahan alla fine delXVII secolo: tavola comparativa (Envoisde Rome del III anno, 1932, Paris, Archives de lcole Nationale Suprieure des Beaux-Arts, Travaux dcole de llve Eugne Beaudouin, coteEnv. 110, f. 193).

  • ne). A destra della piazza reale il Qaysariyya(bazar imperiale), in basso la moschea Lutfallaho di Sadr (o del Pontefice in esercizio), a sinistraMasjid-i Shah (moschea imperiale) (ill. 7).

    La restituzione di Isfahan nel XVII secolo equella della nuova piazza reale sono riportate inuna tavola che compara, alla maniera di WernerHegemann, la ricostruzione della citt ad altrecapitali Versailles, Washington e Parigi riportate tutte alla stessa scala metrica. Lo stes-so paragone, con le medesime modalit, vienefatto tra Maydan-i Shah, alcune piazze europee San Marco a Venezia, San Pietro a Roma,place de la Concorde e le places Royales a Pari-gi e a Nancy , e altre asiatiche come quella diLahore, e di Nuova Delhi per confrontarne lacomposizione (ill. 8).

    Gli envois comprendono anche una tavola incui sono riportati alcuni edifici orientali, conside-rati come frammenti in pianta di un organismopi complesso; dallalto verso il basso sono rico-noscibili un hamam, una madrasa, una moschea, ilpadiglione delle quattro colonne e quello degliotto paradisi nel palazzo imperiale di Isfahan, e lepiante dei cinque piani e una sezione del palazzodi Ali Qapu (ill. 9). Altri disegni sono dedicatialla ricostruzione di complessi palaziali esterniallagglomerato urbano principale la residenzareale di Farah Abad e il palazzo di Shahristan dalla composizione planimetrica fortemente geo-metrica che si perpetua anche nellorganizzazio-ne dei giardini (ill. 10 e 11). Oltre a questi, su unulteriore disegno, facilmente paragonabile a unamappa geografica dellIran, in cui riportato li-tinerario di viaggio verso Isfahan, sono segnati

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    progressivo da tematiche classiciste radicate,maturato a partire dai primi anni del secolo, perattingere esempi di classicismo anche in areegeografiche prive di legami cristiani20.

    Depositate presso gli archivi dellcole desBeaux-Arts di Parigi, le riproduzioni fotografi-che di questi envois comprendono quattordicitavole, prive di commento. Una prima tavolaricostruisce laspetto della capitale persiana e gliinterventi realizzati sotto la dominazione safavi-de di Shah Abbas. Restituito attraverso unacomposizione essenziale, quasi schematica, ildisegno va cos interpretato: in alto riconosci-bile, appena accennato, lagglomerato di Isfahanprecedente agli interventi di Shah Abbas; evi-denziati in scuro appaiono pi chiaramente lanuova piazza Maydan-i Shah , il palazzo realee i suoi annessi; pi in basso ugualmente leggi-bile il Chahar Bag un importante asse viarioche collega la citt seicentesca con i giardini diHazar Jarib e il suo prolungamento settecente-sco che lo congiunge alla residenza estiva diFarah Abad, in basso a sinistra. Accanto ai giar-dini di Hazar Jarib sebbene debolmente accen-nato si pu riconoscere anche il complesso cimi-teriale di Takht-i Pulad (ill. 6). Del nucleo sei-centesco viene restituito nel dettaglio lassettodella piazza reale, Maydan-i Shah, che lo scifece costruire come simbolo del suo impero: dal-lalto verso il basso, nel disegno possiamo rico-noscere il complesso palaziale reale, precedutodalla Sublime Porta, Ali Qapu, che si collega alMaydan-i Shah. Allestremit del complesso, nelcentro dei giardini, ugualmente leggibileChihil Sutun (il padiglione dalle quaranta colon-

    9. E. Beaudouin, Isfahan alla fine del XVII secolo: frammenti di piante(Envois de Rome del III anno, 1932, Paris, Archives de lcole Nationale Suprieure des Beaux-Arts, Travaux dcole de llve Eugne Beaudouin, coteEnv. 110, f. 195).

    10. E. Beaudouin, Isfahan alla fine delXVII secolo: restituzione della residenza estiva di Farah Abad (Envois de Rome del III anno, 1932, Paris, Archives de lcole Nationale Suprieuredes Beaux-Arts, Travaux dcole de llveEugne Beaudouin, cote Env. 110, f. 185).

  • diversi tipi di agglomerati urbani persiani: cara-vanserragli, fortezze, villaggi (ill. 13)21.

    Eugne Beaudouin non era stato il primopensionnaire a proporre la restituzione di unacitt in una determinata epoca; solo qualcheanno prima di lui, nel 1931, Jean-BaptisteHourlier aveva proposto la ricostruzione diSiena nel Medioevo a partire dallo studio dellostato attuale della citt e della piazza delCampo. Ma rispetto a quella di Hourlier, larestituzione urbana compiuta da Beaudouin meno pittorica, pi schematica, analitica e com-pleta tanto da essere premiata con la MedailleArchologique dalla Socit Centrale des Archi-tectes nel 1933. Gli envois su Isfahan in effettisono percepiti come un lavoro di grande inte-resse e vengono pubblicati, pressoch integral-mente, su Urbanisme, una rivista che, sotto lapresidenza di Henri Prost, la direzione di JeanRoyer e il patronage dellInstitut dHistoire, deGographie et dconomie urbaines de la Villede Paris e del Muse Social, aveva come pro-gramma ufficiale la diffusione delle principalinozioni della nascente disciplina urbanistica edelle sue sperimentazioni in Francia o alleste-ro22 (ill. 14).

    Sino a quella data nessun altro envoi vi erastato mai pubblicato e, a quanto mi risulta, essoresta un caso isolato. Scelto anche per lorigina-lit delloggetto di studio, la cui impronta ha tuttii requisiti per essere definita classica e pertantomeritevole di: un intrt neuf [] dans lesproccupations actuelles, [] puisque leursenseignements, mieux tudis, se rvlent dignesdtre largement utiliss comme lments

    dinformations et dinspiration par lurbanismecontemporain23, il lavoro viene presentato daEmmanuel Pontremoli, che fa parte del comita-to di redazione. Egli inserisce lintervento diBeaudouin tra quelli di alcuni borsisti che, a suoavviso, proprio quando in Italia vengono realiz-zati i primi rilievi esatti di villa Adriana, del Pala-tino e dei fori, abbandonano la stretta analisiarcheologica del monumento per consacrarsiallevocazione di intere citt. Dautres, tout ensatisfaisant aux xigences du Rglement, satta-qurent de plus vastes problmes et partici-paient [...] llaboration des plans des cits nou-velles ou aux remaniements logiques que la vieimpose aux agglomrations humaines. Le champde ltude de la cit en fonction du temps, desmurs et de la vie sociale leur tait ansi ouvert,soit pour lexamen approfondi de ce quavaientt celles du pass par leur ct le plus gnral,soit en profitant de leur science de la composi-tion pour dterminer les lieux des villes future,ceux de leur dveloppement probable et lesmthodes appliquer la croissance des grandsorganismes vivants24.

    Oltre a lodare il contributo dello studio com-piuto da Eugne, grazie al quale vengono reseleggibili non solo le architetture ma anche ilcomplessivo assetto urbano del periodo di mag-gior splendore di Isfahan, Pontremoli tiene a elo-giarne il metodo di analisi: Ce qui frappe le plusdans ce considrable ouvrage, cest surtout lamthode employe: lensemble ntant jamaissacrifi au dtail, au pittoresque, chaque plantant rattach lide mre qui en commande ledveloppement, la gographie et la topo-

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    11. E. Beaudouin, Isfahan alla fine del XVII secolo: schizzi di viaggio, studiodel piano del villaggio di Ashraf e ricostruzione planimetrica del palazzo di Shahristan (Envois de Rome del IIIanno, 1932, Paris, Archives de lcoleNationale Suprieure des Beaux-Arts, Travaux dcole de llve Eugne Beaudouin, cote Env. 110, f. 188).

    12. E. Beaudouin, Isfahan alla fine delXVII secolo: schizzi di viaggio, studio delpiano del villaggio di Mayar (Envois deRome del III anno, 1932, Paris, Archives de lcole Nationale Suprieuredes Beaux-Arts, Travaux dcole de llveEugne Beaudouin, cote Env. 110, f. 191).

  • graphie des lieux, aux routes et aux tapes, a lascurit; bref, lArchitecture reste fonction de lavie sociale du haut en bas de la hirarchie humai-ne. Voil le chemin de lAsie largement et intel-ligement ouvert25.

    Le quattordici tavole destinate allAcadmiedes Beaux Arts sono, qui, commentate da untesto, diviso in quattro capitoli principali lIran,Isfahan, Residenze reali, Edifici religiosi struttura-to secondo un metodo dapproccio alla citt, coe-rente con la linea della rivista. In effetti lo studiodi Isfahan viene introdotto da una descrizione,seppur sommaria dellIran, cercando di indivi-duare, attraverso lanalisi delle sue condizionigeografiche e climatiche, i fattori che avevanocondizionato lurbanizzazione del territorio e lafondazione dei diversi insediamenti rilevati.

    Cos come per Citt del Vaticano, la ricostru-zione di Isfahan nel XVII secolo sembra com-piuta a partire dallosservazione della citt con-temporanea, la cui planimetria anteposta allapubblicazione dei disegni (ill. 15). Lassettomoderno della capitale persiana presentato neltentativo di leggere i resti e le tracce rimastedelle diverse citt e delle numerose civilt che sisono succedute e sovrapposte a partire dalla cit-tadella fortificata di Tabaraq, suo nucleo di fon-dazione. Lassenza di altri rilievi sulla citt nelXVII secolo, unita ai diversi commenti dellostesso autore, ci lasciano supporre, quasi senzaalcun dubbio, che la restituzione abbia compor-tato un rilevamento sul sito: unoperazione cheBeaudouin svolge aiutandosi con una serie difonti letterarie pi che cartografiche, che eglistesso specifica26.

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    Ignorando quasi totalmente la figura delnuovo imperatore persiano, la ricostruzione deidiversi interventi urbani ed extraurbani che ShahAbbas volle realizzare nel proprio territorio didominio, sono preceduti da una descrizione del-lassetto della citt al momento del suo rinnova-mento urbano seicentesco, quando Isfahan eraun agglomerato, risultato di due citt separate daquattro chilometri: Ga e Djoubareh. Que-ste non compaiono nella sua ricostruzione per-ch entrambe di difficile lettura, ma vengonocos descritte: Si les ruines de Djoubareh don-nent limpression dun centre monumental degrande ville caractre gomtrique et composi-tion trs ferme [...]. La composition de Gasemble plus parse [...] par lhauteur des dcom-bres couvrant tout vestige lisible, [...] indiquenettement un plan de ville en damier compossur laxe de Tabarek, cest--dire est-ouest27.Sulle tracce della saldatura di questi due insedia-menti, Beaudouin individua il nuovo centrourbano voluto dallimperatore, che venne situatoa sud rispetto a quello della vecchia capitale,modificando leggermente la rete viaria. Nelcuore del nuovo agglomerato, lo sci fececostruire una nuova piazza Maydan-i Shah simbolo del proprio impero, che voleva contrap-porsi, secondo le fonti consultate, alla preceden-te, Maydan-Khana, la cui disposizione planime-trica era quella tipica della piazza imperiale dialtre capitali medio-orientali quali Qazvin o lacitt di Tabriz (ill. 14). Attorno alla vasta esplana-de di Maydan-i Shah (510 165 m), nuovo cen-tro della civilizzazione safavide, si disponevano lequattro costruzioni simbolo della potenza delregime: a ovest il palazzo imperiale, vera e pro-pria citt nella citt, residenza del re dei re e dellasua corte, a sud la moschea imperiale, a est lamoschea Lutfallah o di Sadr, cio del Ponteficein esercizio, a nord il Qaysaryya o bazar impe-riale, che si sviluppava lungo una strada copertaprincipale verso il vecchio Maydan-Khana sinoalla porta al confine nord della citt.

    Una trattazione a parte riservata alle Resi-denze reali che, erette nel deserto salato del terri-torio persiano, parallelamente allo sviluppo delnuovo centro urbano, diedero impulso al rinno-vamento dei sistemi di comunicazione. Lopera-zione viaria pi importante fu il Chahar Bag oviale dei quattro giardini, spina centrale dellafutura edificazione della citt nuova, che sisarebbe organizzata secondo lo schema di unlargo damiere. Il Chahar Bag traeva origine dalpalazzo imperiale: a partire dalla sua porta prin-cipale questo asse viario si sviluppava lungo ladirezione nord-sud, organizzandosi come unapromenade che scendeva lentamente sino al fiumee che, attraversato il ponte di Allahverdi Khan,continuava per ancora tre chilometri salendosino ai giardini reali di Hazar Jarib, quella com-

    13. E. Beaudouin, Isfahan alla fine del XVII secolo: mappa geografica dellitinerario di viaggio in Persia e restituzione dei principali insediamentiurbani incontrati (Envois de Rome del IIIanno, 1932, Paris, Archives de lcoleNationale Suprieure des Beaux-Arts, Travaux dcole de llve Eugne Beaudouin, cote Env. 110, f. 189).

  • posizione quadrata estremamente regolare chepossiamo leggere nella ricostruzione dinsieme,in basso, in corrispondenza di Isfahan (ill. 6).

    Lo sviluppo monumentale e lorganizzazionedei giardini e dei padiglioni intorno al ChaharBag erano sostenuti dallo stesso principio chestrutturava la circolazione di tutto il sistema via-rio della capitale dello Shah Abbas: una serie diviali interni che, sebbene rafforzassero il fascinodella citt, erano di fatto dettate dalla composi-zione chiusa che gli insediamenti adottavano pertutelarsi dalla precariet dei propri domini. Aquesta stessa logica appartiene il prolungamen-to del Chahar Bag, costruito per volere del sul-tano Husayn nel 1700: una lunga passeggiatache nel suo svolgimento permetteva di godere digiardini organizzati secondo una composizioneplanimetrica estremamente chiusa. Questo asseviario si sviluppava da Hazar Jarib verso i confi-ni meridionali della citt, dove, a sud-ovest, acirca dieci chilometri dalla piazza reale, si trova-va la residenza estiva di Shah Abbas, FarahAbad, o soggiorno della Felicit (ill. 10), e asudest il palazzo di Shahristan (ill. 11), compo-sizioni che sia per la situazione che per la desti-nazione e per lampiezza della composizioneBeaudouin paragona a Versailles.

    A giudicare dalla ricostruzione planimetricacompiuta, visibilmente votata a rappresentare loschema compositivo, lorganizzazione dellatrama viaria e degli spazi non edificati, ci siaspetterebbe, a questo punto, una esaustiva spie-gazione sulla natura della loro distribuzioneinterna, magari contrapposta a quella di insedia-menti anteriori o simili ma di altri contesti geo-grafici. Diversamente Beaudouin si giustificacos: Sil fallait reprendre chacun des groupesmonumentaux dont nous venons de parcourir ladistribution gnrale, il ne serait pas possible,dans le cadre de cet article, den donner une idemme succinte. En lisant rapidement lescopieuses relations de Chardin, notons seul-ment quelques indications permettant de sereprsenter un tat social plutt quune physio-nomie monumentale dont la description seraittrop longue28.

    Nel suo complesso, infatti, il contributoscritto di Beaudouin non certamente allaltez-za della ricostruzione grafica realizzata. Talvoltale sue parole sono confuse, si fa fatica a ritrova-re una logica fra disegni e scrittura e, anchequando la successione della narrazione assecon-da quella grafica, il senso attribuitogli deluderispetto a quello che se ne deduce dalla sempli-ce osservazione. La restituzione delle residenzereali, il cui unico commento affidato alle pagi-ne di Chardin, andrebbe in effetti letta in paral-lelo con altri disegni: sia con lo studio del pianodi Mayar, villaggio a quaranta chilometri a suddi Isfahan, sulla strada per Shiraz, in cui sono

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    riportati i particolari dellassetto planimetricodei giardini e alcuni frammenti di pianta delpalazzo reale (ill. 12) sia con lesquisse del pianodel villaggio di Ashraf, presso Morgan, con igiardini e il palazzo reale, evidente termine diparagone nella ricostruzione planimetrica delpalazzo di Shahristan (ill. 11).

    Nonostante levidente discrasia fra immaginie testo, loperazione svolta con la ricostruzionedi Isfahan come pure quella dedicata a Citt delVaticano rivelano chiaramente lintenzione diEugne Beaudouin di aderire a un particolaremetodo di approccio alla citt: la maniera di pre-sentare e articolare i luoghi e le immagini checostituiscono loggetto della sua analisi, la lorosuccessione e il loro commento richiamano allamente la struttura del libro pubblicato da MarcelPote nel 1929, Introduction lurbanisme.

    Marcel Pote e la lezione dellantichitResoconto delle lezioni tenute da Pote allInsti-tut dUrbanisme de Paris a partire dal 1919, iltesto si divide in due parti, Evolution des villes e Laleon de lantiquit, e propone una dottrina e unmetodo dapproccio alla citt che a partire dal-losservazione dei fatti urbani, indicatori princi-pali dello stato e della condizione di un agglome-rato urbano, riconosce nellindagine del passatounimportantissima lezione, indispensabile pertutti coloro che vogliono intervenire sulla citt.

    Per comprenderne la formazione e lo svilup-po, Pote suggerisce di partire dallanalisi delnucleo antico e delle sue rappresentazioni che

    14. Copertina del numero 10 della rivista Urbanisme, 1933.

  • permettono di individuare i principali fattoriche ne hanno determinato la fondazione e levo-luzione: la situazione geografica e il sito. Lesite reoit la ville, afferma lautore, mais cestle chemin qui la vivifie29: la circolazione viaria infatti un elemento importantissimo, prezioso,sia per la conoscenza che per la composizionefutura della citt. La lezione del passato delresto dimostra come il legame fra strada e cittsia stato spesso sancito da un elemento architet-tonico: Sur son site, la ville, par ses rues et sesquartiers, sordonne par rapport ses diverspoints de contacts, qui peuvent varier au longdes ses ges. [] La ville se rattache la route,notamment par la porte du rempart dans lesantiques cits orientales, par lagora dans lescits grecques, par le forum dans les cits romai-nes, par la place publique ou du march dans lescits mdivales, de nos jours par les gares dechemins de fer30.

    Per Pote, inoltre, ledificio pubblico (o ilmonumento) ha un ruolo essenziale nella com-posizione planimetrica di una citt perch carat-terizza il quartiere dove si erige, gli offre la suaanima. Lintensit della sua azione, gli effettiche esercita variano a seconda della sua destina-zione e del tempo; in taluni casi (Les Halles o illuogo principale di mercato, una stazione, unmagazzino, un istituto di istruzione, lHtel deVille di Parigi, lEliseo, il Louvre) determinanola struttura viaria dellimmediato contesto. Le-

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    dificio pubblico o monumentale, in quanto per-sonalit di un determinato luogo, semprechiamato a intervenire nella composizione dellacitt: la sua ubicazione, mai casuale, si rivela unelemento indispensabile nel determinarne lafisionomia urbana, come dimostrano numerosiesempi di epoche diverse.

    La lezione del passato, o meglio ancora, del-lantichit , per Pote, un vero e proprio reper-torio prezioso in materia di composizione urba-na: egli vi dedica tutta la seconda parte del suolibro, in cui affronta la citt egiziana, quella assi-ra, greca ed ellenistica analizzate sempre secon-do la stessa logica: la situazione geografica, ilsito, la circolazione, lo spazio pubblico e ledifi-cio. La volont di formulare una dottrina e unmetodo dapproccio allorganismo urbano e allasua evoluzione sembra non volersi limitare afornire delle categorie interpretative per coluiche intende agire sulla citt, ma pare voler invi-tare lo stesso a considerare losservazione degliesempi del passato quale principale lezioneesaustiva in materia di composizione urbana.

    Naturalmente pensare di ricondurre gli studisvolti da Marcel Pote a un catalogo di formuleprogettuali a grande scala sarebbe oltremodoriduttivo: il contributo delle sue ricerche, benpi ampie e pi profonde di quanto statoaccennato in queste pagine, investe ambitidiversi, non solo fisici, attinenti allorganismourbano31. Diversamente possiamo ipotizzare chequesta sembra essere una delle possibili assimi-lazioni da parte degli architetti, praticiens che,gi a partire dallinizio di questo secolo, comin-ciano a sentirsi fortemente coinvolti nel proget-to della citt contemporanea in termini di formacostruita. In questa direzione sembra collocarsianche Eugne Beaudouin: egli non fu allievo diMarcel Pote, ma senza dubbio ne percep lalezione, probabilmente in maniera indiretta,sperimentando il metodo dindagine propugna-to dallo storico della citt durante lesperienza avilla Medici per coniugare il confronto con lan-tichit in termini operativi32.

    ConclusioniSebbene la sua intera produzione grafica desti-nata allAcadmie des Beaux-Arts non esista chein riproduzione fotografica e per quanto lab-bia perentoriamente ricercata anche presso ifamiliari, non ne ho trovata traccia gli envois deRome di Eugne Beaudouin rappresentano unatappa fondamentale sia per rileggere lattivitsuccessiva di questo architetto che per com-prendere levoluzione del sistema degli envoisnel periodo fra le due guerre. Soprattutto dopola restituzione di Isfahan, accolta con grandeinteresse e definita un vero e proprio studio diarcheologia urbanistica33, altri pensionnaires sidedicarono alla restituzione di intere citt: basti

    15. Isfahan, Iran, 1930 circa: pianta della citt (Urbanisme, 10, 1933, p. 4).

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    1. La loro associazione ancora oggipriva di una trattazione che ne individuila gerarchia dei ruoli e le sue dinamichea causa della frammentariet delle fonti: iloro archivi infatti sono andati dispersidurante la seconda guerra mondiale ebuona parte della loro produzione archi-tettonica conservata solo sotto forma dinegativi fotografici, nei Fonds Beaudouin-Lods, presso lAcadmie dArchitecture diParigi. Esigua anche la letteratura critica,composta da tesi universitarie e fontisecondarie che commentano la produ-zione architettonica pi che il loro pro-cesso progettuale. Da queste sembraemergere che allinterno dellassociazio-ne a Beaudouin spettava il compito didefinire la composizione dinsieme deiprogetti che Lods poi sviluppava dalpunto di vista costruttivo. cfr. I. Signoret,Marcel Lods et Eugne Beaudouin entre lesdeux guerres, Mmoire de matrise, ParisIV, Paris 1987.

    2. In particolare Beaudouin ricordatosoprattutto per il progetto della CitRotterdam a Strasburgo, con cui vinse ilconcorso omonimo per la realizzazionedi uno dei primi grands ensembles france-si, nel 1951. Questo enorme quartiere considerato come una sorta di modelloin quanto riesce a coniugare in una scalasino a quel momento non ancora speri-mentata, criteri compositivi Beaux-Artscon sistemi costruttivi a basso costo,senza sminuire la qualit di un quartiereresidenziale. cfr. Cit Rotterdam, Stra-sbourg, in Werk, settembre 1953.

    3. I principali fondi darchivio su EugneBeaudouin sono depositati presso lA-cadmie dArchitecture a Parigi e, sem-pre nella capitale francese, presso leArchives du XXme sicle, di proprietdellInstitut Franais dArchitecture(IFA), recentemente affiliato alla Direc-tion des Archives des France (DAF). Inentrambi tutta lattivit svolta nel perio-do fra le due guerre documentata inmaniera lacunosa e frammentaria: soloallAcadmie dArchitecture un cospicuodossier personale, composto da lettere ecurricula vitae redatti dal Beaudouin stes-so, offre tracce non ancora esplorate suisuoi esordi professionali e sullattivitsvolta negli anni Trenta. Pochissimi idisegni della produzione architettonicaprogettata e realizzata in questo periodo,per la maggior parte conservati solo in

    riproduzione fotografica. I familiari stes-si non hanno mantenuto integra neppurela biblioteca dellarchitetto, di cui con-servano pochi volumi, qualche foto e car-teggi di carattere personale.

    4. Loperazione svolta da questo esiguogruppo di pensionnaires dinizio secolo stata ampiamente commentata da ambitidi studio diversi, che tendono a conside-rare questa sperimentazione a VillaMedici come una tappa significativa percomprendere lapproccio alla pianifica-zione in Francia. A questo proposito siconsiderino come bibliografia prelimina-re per affrontare la questione qui accen-nata i seguenti testi: D. Matteoni, Lideadi citt e la memoria dellantico, in G. Gre-sleri, D. Matteoni, La citt mondiale,Venezia 1982, pp. 43-63; P. Pinon, Laleon de Rome, in Monuments Histori-ques, 123, 1982, pp. 18-24; P. Pinon, GliEnvois de Rome: tradizione e crisi, inRassegna, 17, 1984, pp. 17-21; J.-L.Cohen, Les architectes franais et larturbain. 1900-1914, in In Extenso, 11,1987, pp. 71-88; Larcheologia degli archi-tetti, in Rassegna, 55, 1993; L. Hode-bert, Les architectes des Beaux-Arts et lesinfrastructures. 1890-1915. Naissance duneculture spcifique travers trois grandes figu-res: Tony Garnier, Lon Jaussely et HenriProst, Mmoire du DEA, cole de Paris-Belleville, settembre 1995.

    5. In particolare la composizione riguar-dava soprattutto lo studio della pianta, lacui elaborazione risultava essere stretta-mente legata allarticolazione e alla suc-cessione di una serie di spazi che in alza-to si organizzavano secondo sequenze diquadri prospettici. Sulla pedagogia del-lEcole des Beaux-Arts si rimanda, alme-no per lessenziale a: A. Drexler (a curadi), The architecture of the cole des Beaux-Arts, London 1977; D.D. Egbert, TheBeaux-Arts Tradition in French Architecture,Princeton 1980; D. Van Zanten, Le syst-me des Beaux-Arts, in LArchitecturedAujourdhui, 182, nov.-dic. 1975, pp.97-106; J.-P. Epron (a cura di), Les archi-tectes et le projet, in Architecture: une antho-logie, II, Lige 1992.

    6. La complicata procedura che selezio-nava gli otto concorrenti finalisti d lideadella natura di questa competizione grafi-ca, patrocinata dallAcadmie des Beaux-Arts. Il Grand Prix de Rome selezionava

    otto finalisti attraverso due prove preli-minari lesquisse en loge en 12 heures e le-squisse en loge en 24 heures che concerne-vano rispettivamente il progetto di unelemento architettonico e lo sviluppo diun esercizio progettuale a grande scala.Gli otto studenti selezionati dovevano aloro volta sviluppare un progetto di gran-de composition in diverse tavole il rendu che rispetto alla prova precedente com-portava implicitamente la sistemazionedello spazio circostante il loro oggettoarchitettonico: uno spazio pubblico o uncontesto pittoresco. Il Grand Prix deRome era considerato un titolo di grandeprestigio: ottenerlo facilitava la possibilitdi intraprendere la carriera dellinsegna-mento e corrispondeva quasi automatica-mente a cariche professionali legate alService des Btiments Civils et des PalaisNationaux de France.

    7. I pensionnaires in effetti non eranotenuti a specificare il ricorso a fonti sto-riche o archeologiche anteriori ai lorolavori. I disegni erano invece talvoltaaccompagnati da testi commentaires redatti sulla base di testi letterari, ai qualispesso si faceva riferimento per com-prendere il ruolo e le funzioni delledifi-cio prescelto.

    8. Sulla storia del sistema degli envois deRome si veda: Pompei e gli architetti france-si dellottocento, Paris 1981; Paris, Rome,Athnes, le voyage en Grce des architectesfranais au XIXe et XXe sicle, Paris 1982;A. Jacques, R. Miyak, Les dessins darchi-tecture de lcole des Beaux-Arts, Paris1988; X. Amprimoz, P. Pinon, Architectu-re et archologie: les envois de Rome de 1778 1968, Roma 1988.

    9. Il ruolo e le competenze del pianifica-tore furono una delle questioni pi deli-cate del dibattito che precedette listitu-zione del piano regolatore in Francia.Inizialmente questo avrebbe dovutoessere monopolio della categoria degliarchitetti, che tuttavia soffrivano dellarivendicazione di questo ruolo da partedi altri professionisti che per ragionidiverse si sentivano coinvolti nei proces-si di risanamento e di estensione delleprincipali citt francesi. Questa questio-ne, assai complessa stata ampiamenteaffrontata da Jean-Pierre Gaudin, che haanalizzato il conflitto fra le diverse figureprofessionali che ambivano a detenere il

    monopolio professionale legato allaredazione e alla gestione del piano. Cfr.J.-P. Gaudin, Lavenir en plan. Technique etpolitique dans la prvision urbaine. 1900-1930, Seysell 1985, e Id., Dess(e)in de laville, Paris 1991.

    10. Sebbene sia un personaggio ancorapressoch inesplorato, Emmanuel Pon-tremoli (1865-1956) una figura moltoimportante non solo per la formazione diEugne Beaudouin, ma per molti altriarchitetti della sua generazione. Pension-naire a Villa Medici fra il 1891 e il 1895,Pontremoli il primo borsista che, con lasua ricostruzione dellAcropoli di Perga-mo, sembra ricercare i rapporti tra que-sto magistrale esempio dellantichit e ilcontesto geografico che lo circonda,anticipando anche se solo di qualcheanno la sperimentazione dei primi archi-tetti-urbanisti. Per redigere questo envoiPontremoli dimostra anche una partico-lare attenzione alle fonti esistenti e allostato degli scavi archeologici sul sito. Ilrisultato del suo lavoro venne pubblicatoin unopera, Pergame. Restauration etdescription des monuments de lacropole,apparso nel 1900. Poco attivo professio-nalmente, Pontremoli si impegnsoprattutto nellinsegnamento: fu patronde lancien atelier di Louis Bernier e nel1932 fu il primo architetto a esserenominato direttore dellcole des Beaux-Arts, carica che gli permise di sostenerequelladeguamento della pedagogia del-larchitettura che la scuola perseguiva sindallimmediato dopoguerra. Nonostantefonti diverse suggeriscano limportanzadi questo personaggio nel clima cultura-le de lcole nel periodo fra le due guer-re, attualmente la sua bibliografia si ridu-ce ai seguenti titoli: C. Dorian, Homma-ge Emmanuel Pontremoli, in AcadmiedArchitecture, Bulletin, 22-23, 1959,pp. 6-12; e D. Jarrass, Emanuel Pontre-moli, in J.-P. Midant (a cura di), Diction-naire de larchitecture du XXme sicle, Paris,1996.

    11. Istituita nel 1919, lcole des Hautestudes Urbaines fu il primo tentativoufficiale di creare un organismo atto aformare professionisti destinati alla reda-zione e alla gestione del piano regolato-re. Quattro erano i corsi dispensati:Evolution des villes, Organisation desvilles, Organisation administrative etconomique des villes et Art urbain, i

    pensare ad Achille Carlier che, nel 1935, rea-lizz la ricostruzione dellantica citt di Tebe, oa Camille Montagn che, nel 1937, consacrlintera borsa di studi a Villa Medici allo studio,comparato, di Delfi ed Eleusi; o ancora a AndrRemondet che, spingendosi sino allo studio dicivilt precolombiane, present nel 1939 allA-cadmie des Beaux-Arts il restauro di due citt,Chichn-Itz e Uxmal, in Messico.

    Dal canto suo, dopo lesperienza a VillaMedici, Eugne Beaudouin rafforz la possibi-lit di guardare allantico per dedurre schemiplanimetrici applicabili nel progetto contempo-raneo. Egli stesso assunse lenorme piazza di

    Maydan-i Shah come modello per la sistemazio-ne dellarea dei servizi comuni della Cit de laMuette, un quartiere progettato insieme a Mar-cel Lods in quegli anni34. Fedele alla sua forma-zione Beaux-Arts, nel corso degli anni Trenta, inpi di unoccasione ribad il ruolo operativo del-lantichit35 sia nella redazione di progetti urbaniche in uno dei suoi rarissimi scritti: in un artico-lo, pubblicato ne LArchitecture dAujourdhui,per il quale era corrispondente di urbanistica,intitolato Des ensembles sportifs dans la cit, infatti,Beaudouin analizz gli stadi greci, consideran-doli importanti riferimenti nella concezione diimpianti sportivi moderni36.

  • 192

    cui docenti erano rispettivamente MarcelPote, Edmond Fuster, Gaston Jze etLon Jaussely. Il progetto didattico,implicito sin dalla sua creazione, assunseuna denominazione pi consona qualcheanno dopo, quando la scuola divennelInstitut dUrbanisme de Paris, nel chia-ro intento di trasformare i propri adeptiin veri e propri urbanisti. Cfr. R. Bau-dou, La naissance de lcole des Hautestudes Urbaines et le premier enseignementde lurbanisme en France, Paris 1988.

    12. Cfr. E. Beaudouin, lve de Pontr-moli, Amnagement de la partie centraledune cit ouvrire, concours Labarre(mention), in ENSB-A, Les concoursdArchitecture de lAnne Scolaire 1921-1922, Paris 1922, pl. 67, e Un aro-portterminus dune grande capitale, concoursAmricain, in ENSB-A, Les ConcoursdArchitecture de lAnne Scolaire 1922-1923, Paris 1923.

    13. Cfr. E. Beaudouin, lve de Pontr-moli, Un htel dambassade construire dansun pays dExtrme-Orient, Grand Prix deRome, in ENSB-A, Les Concours dArchi-tecture de lAnne Scolaire 1927-1928, Paris1928, pl. 134-137; nello stesso fascicoloalle pagine 132-133 riportato anche le-stratto del programma del concorso. Idisegni originali sono invece conservati aParigi, presso gli archivi dellcole natio-nale suprieure des Beaux-Arts (Travauxdcole de llve Eugne Beaudouin, cotePRA 423). Numerose tavole preparatoriesono conservate sempre a Parigi presso leArchives du XXme sicle, IFA, DAF, sottoil codice 08/05, a cui corrispondono dise-gni non numerati, studi preliminari dovesi pu notare lattenzione di Beaudouin acollocare il proprio intervento nel sitosuggerito dal programma.

    14. Beaudouin infatti fra gli studentiBeaux-Arts che Jean-Claude NicolasForestier recluta per redigere lultimafase del piano dellAvana a Cuba. cfr. H.Duverger, El maestro francs del urbanismocriollo para la Habana, in B. Leclerc (acura di), Jean-Claude Nicolas Forestier,1861-1930. Du jardin au paysage urbain.Actes du colloque international sur Jean-Claude Nicolas Forestier, Paris 1990, pp.221-235.

    15. Di questi disegni si pu dire vera-mente poco: pubblicati, nelle quattrotavole finali, nel settembre del 1933 daLArchitecture (XLI, 9, pp. 303-305),questi envois non esistono nemmeno inriproduzione fotografica nei diversi fondidarchivio di Beaudouin. Privi di com-mento nellarticolo stesso e non ricondu-cibili ad alcuno schizzo preparatorio,queste restituzioni potrebbero in ultimaanalisi, riprendere unidea, lasciataincompiuta, intrapresa da Ferran nel1921. Cfr. Tableaux rcapitulatifs des envoisde Rome, in Amprimoz, Pinon, Architectu-re et archologie, cit. [cfr. nota 8],annexes.

    16. Si tratta di un disegno a carboncino,probabile preliminare di un envoi. Cfr. ibid.

    17. Beaudouin in effetti non sembracogliere levidente disomogeneit tra ilcolonnato della piazza e la facciata di SanPietro, priva di campanili e rimastaincompleta anche rispetto ai progetti diMaderno.

    18. Va notato, infatti, che, sin dagli anniVenti, in Italia, cominciarono a circolareplanimetrie esatte delle citt, fra cui ilfotopiano della citt di Roma e quelladellIGM, del 1924.

    19. proprio qui che, a mio avviso,Beaudouin ha iniziato ad approcciare ilproprio oggetto di studio, partendo dauna bibliografia che avesse come sogget-to principale larea di San Pietro. Perquesto ritengo plausibile affermare che-gli abbia consultato con ogni probabilitil testo di Franz Ehrle, Roma al tempo diGiulio II, del 1911, dove lo storico tede-sco, compiendo un resoconto ampia-mente documentato sulle vicendecostruttive della piazza, poteva forniretutti i riferimenti architettonici e urbaninecessari agli intenti della ricostruzionedi Beaudouin. Successivamente il nostroautore deve essersi accostato a una seriedi volumi inerenti alla storia urbana diRoma, da cui poter ricostruire levolu-zione planimetrica di monte Vaticano.Fra questi, possiamo ipotizzare il ricorsoai diversi studi di Heinrich Kiepert oquelli di Christian Hlsen sulla Romarepubblicana e augustea (entrambi del1901); quelli di Enrico Rocchi (del 1902)o dellHlsen stesso (del 1918, nella loroprima edizione), vere e proprie raccoltedi piante icnografiche e prospettichedella capitale romana dal XV al XVIIIsecolo. In entrambi erano contenute levedute assonometriche di Bufalini e diDu Prac, ricostruzioni che, come noto, proponevano per fogli linteraRoma. A queste Beaudouin deve averricorso soprattutto per farsi unidea dellosviluppo edilizio e urbano dellarea,anche se il confronto fra le tavole della-rea vaticana di Bufalini e di Du Prac egli envois di Beaudouin rivela che tuttehanno lo stesso orientamento. Cfr. E.Rocchi, Le piante icnografiche e prospettichedi Roma del secolo XVI, Torino-Roma1901; C. Hlsen, Pianta di Roma, Roma1901, e Id., Saggio di bibliografia ragiona-ta delle piante icnografiche e prospettiche diRoma, dal 1551 al 1748, Firenze 1933.Questultimo unedizione riveduta eaccresciuta dallautore di un saggio, cor-rispondente alle prime cento pagine delvolume, contenute in Archivio dellaReale Societ Romana di Storia Patria,XXXVIII, 1918.

    20. La capacit di guardare ad altri con-testi geografici e storici sembra fossestata tacitamente promossa dallAcad-mie stessa, nel tentativo di allargare iconfini del repertorio degli envois, checom noto, avrebbero dovuto concorre-re alla formazione di una collezione.

    21. Cfr. Archives de lENSB-A (Paris),Travaux dcole de llve Eugne Beau-douin, cote Env. 110, ff. 184-195. Lequattordici riproduzioni comprendono:la restituzione della citt, in pianta esezione [f. 184], la restituzione dellapiazza reale, nella sua versione definitivae in uno studio prelimare [f. 187 e f. 186],una tavola comparativa fra Isfahan nelXVII secolo e altri agglomerati urbanifra cui Parigi, Versailles e Washington efra la piazza reale e altri spazi pubblicieuropei e asiatici [f. 193], litinerario diviaggio con le tipologie riscontrate nelterritorio persiano [f. 189], la residenzaestiva di Farah Abad con relativi schizzidi studio preliminari [f. 185, f. 182 e f.

    190], una tavola riassuntiva di frammentidi piante di edifici orientali [f.195], unaserie di schizzi di complessi architettoni-ci a scala urbana o di villaggi (Mayar,Ashraf, Takht-i Pulad) [f. 188, f. 191 e f.192] e la restituzione della moschea diJulfa, [f. 194]

    22. Cfr. Ispahan sous les grands shahs, inUrbanisme, n. 10, 1933.

    23. Cfr. R. Grousset, La leon de larchi-tecture sfvide, ivi, pp. 2-3.

    24. Cfr. E. Pontremoli, Avant-Propos, ivi,pp. 2-3.

    25. Ibid., p. 3.

    26. Fra gli autori consultati, sono men-zionati Pascal, Coste e Flandrin, Sarre,Grousset, Ansari e soprattuto Chardin.Questultimo si rivela il pi prezioso e ilpi utile per la descrizione dei luoghi edella citt di Isfahan: ospite e testimonereale della corte e dei fasti di ShahAbbas, scrisse, nel 1670, il romanzo Lercit du couronnement du roi de Perse, Soli-man III, un testo, che sebbene non siasempre attendibile, risulta essere il prin-cipale supporto di Beaudouin alla rico-struzione. Cfr. Documentation, in Urba-nisme, cit. [cfr. nota 20], p. 1.

    27. Cfr. E. Beaudouin, Ispahan, in Urba-nisme, cit., [cfr. nota 20], p. 27.

    28. Cfr. E. Beaudouin, Residences Royales,ivi, p. 34.

    29. Cfr. M. Pote, Introduction lurbani-sme. Evolution des villes. La leon de lanti-quit, riedizione a cura di Hubert Tonka,Paris 1967, p. 30.

    30. Ibid., p. 90.

    31. Cfr. D. Calabi, Parigi anni venti.Marcel Pote e le origini della storia urbana,Venezia 1997, che rappresenta la sintesipi esauriente sul contributo di questostorico della citt.

    32. Il libro di Pote in effetti dest subi-to enorme interesse e circol in ambien-te diversi, non ultimo quello degli archi-tetti Beaux-Arts. Nella biblioteca privatadella famiglia Beaudouin, tuttavia, iltesto non presente.

    33. Cfr. H.S., Ispahan sous les grandeschahs. XII sicle, in LArchitecturedAujourdhui, 5, 1933, pp.84-85, unarticolo che commenta la sua pubblica-zione su Urbanisme.

    34. I diversi edifici destinati alla vita col-lettiva furono organizzati intorno a unavasta esplanade rettangolare disposta per-pendicolarmente alla zona residenziale:destinato persino a ospitare un mercatosettimanale, questo spazio ambiva adiventare un sorta di agor, vero e pro-prio luogo di ritrovo quotidiano delquartiere. cfr. Signoret, Marcel Lods etEugne Beaudouin, cit. [cfr. nota 1].

    35. Si pensi al progetto presentato per ilconcorso di idee per lubicazione del-lExposition Internationale del 1937,dove insieme a Marcel Lods, ottenne exaequo il primo premio con un complessomultifunzionale intitolato Acropoli 37:

    ispirato allidea dellAcropoli di Atene,questo complesso di fatto era modellatosullimmagine di uno ziqqurat, traspostoin una scala urbana. Pi riuscito inveceappare ledificio che sempre con Lods,Beaudouin progett per il concorso lega-to alla costruzione di un nuovo palazzodelle Esposizioni, sempre nellambitodellExposition Internationale del 1937:un edificio da realizzare interamente inacciao, che i due architetti idearono sulmodello di un arco di trionfo, che ubica-rono, avveniristicamente, come Portaallestremit della Voie Triomphale dellacapitale francese. Cfr. Acadmie dArchi-tecture, Paris, Fond Beaudouin-Lods, coteML PHO 124/1 4 (Projet du concoursdides pour lemplacement de lExposition de1937), e cote ML PHO 59/1 8 (Projetdu concours de lOTUA pour un nouveauPalais des Exposition).

    36. Cfr. E. Beaudouin, Des ensembles spor-tifs dans la Cit, in LArchitecturedAujourdhui, 3, 1934, pp. 9-17.

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