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02 numero VICENZA IN MISSIONE Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza L’ANNO DELLA VITA CONSACRATA “QUELLI CHE SVEGLIANO IL MONDO” NELLA MEMORIA DI SANTA BAKHITA PREGHIERA E RIFLESSIONE CONTRO LA TRATTA I MISSIONARI CI SCRIVONO FEBBRAIO 2015

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In copertina: Vita consacrata in Etiopia

Rivista di informazione e animazione mis-sionaria e diocesana, destinata soprattutto alle famiglie, che possono dare una offerta per le Opere Missionarie ed il Seminario (si propongono circa 10,00 euro).

febbraio

Vita consacrata

In questo 2 febbraio 2015 la Giornata della Vita consacrata assume un’importanza partico-

lare perché vissuta all’interno di uno speciale anno ad essa dedica-to, e tutto attraversato dal grido di papa Francesco: “Svegliate il mon-do! Svegliate il mondo!”.E noi pensiamo in modo partico-lare ai tanti nostri fratelli e sorelle missionari che, ovunque, cercano di “svegliare il mondo” attirando lo sguardo nostro sulle innumere-voli periferie umane che tanti non vorrebbero vedere, e mettendo al centro della loro e della nostra vita tutti quegli “scarti di umanità” che il mondo non cessa di respingere ai margini.

Quaresima di fraternità Con il rito delle Ceneri, comincerà una nuova Quaresima. E prima di ricevere sul capo il segno di un rinnovato desiderio di conversione al Vangelo, riascolteremo le parole del profeta Gioele: “Laceratevi il cuore, non le vesti!”; e poi quelle di Gesù: “Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te … Quando pregate non siate simili agli ipocriti che amano es-sere visti dagli uomini … E quando digi-unate, non assumete aria malinconica per far vedere che digiunate…”.Quaresima è tempo di preghiera più in-tensa, di penitenza sincera, di carità con-creta. Se ci invita alla sobrietà, non è per risparmiare e accantonare di più, ma per

condividere di più, in spirito di giustizia.“La solidarietà non è una parolaccia”, ammonisce spesso papa Francesco con un filo di ironia. E aggiunge: “Solidarietà è una parola cristiana”. Sbaglia chi crede che si tratti solo di spinte sentimentali e non piuttosto di una visione lucida del nostro tempo e del futuro dell’uomo. Soli-darietà è parola chiave del nostro tempo, è la scelta più saggia per non condannarci all’autodistruzione, è lo spazio umano dentro al quale torna ad essere possibile riconoscersi come fratelli.Con questo spirito si rinnova nella nostra Chiesa l’ormai tradizionale iniziativa “UN PANE PER AMOR DI DIO”, che ci auguri-amo possa incontrare ancora una risposta generosa, nonostante le reali difficoltà che vivono persone, famiglie e comunità.

Nel prossimo numero di “Chiesa Viva” daremo puntuale resoconto dell’iniziativa 2014.

d. Arrigo

Questo mese

L'intenzione del mesePerché in questo anno dedi-cato alla Vita consacrata i religiosi e le religiose ritro-vino la gioia della sequela di Cristo e si adoperino con zelo al servizio dei poveri

Anno L

n. 02/2015Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 - Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 001006251514 intestato a “Diocesi di Vicenza - gestione missioni”

Direttore responsabile: Lucio MozzoIn Redazione:Direttore: Arrigo GrendeleSeminario: Seminario Andrea DaniPagina dei ragazzi: Massimiliano BernardiMigrantes: Michele De Salvia

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscr. reg. naz. della stampa n. 12146 del 9/10/1987

Progetto grafico/Impaginazione: Dilda Design - VicenzaStampa: Gestioni Grafiche Stocchiero - Vicenza

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Terza e ultima parte dell’interven-to del prof. Francesco Grasselli alla “Scuola del lunedì” su alcune linee ricavate da una lettura de “La gio-ia del Vangelo” per una conversione missionaria della Chiesa

6. Una comunità si fa mis-sionaria quando opera per nuovi stili di vita (rapporti alternativi con la natura e rap-porti alternativi tra le persone e i popoli). I nuovi stili di vita (si diceva nel 1998 a Bellaria, in occasione di un Convengo missionario nazionale) de-vono diventare tema abituale della predicazione anche omi-letica (nelle omelie bisogna parlare di commercio equo e solidale, di consumo critico, di banca etica, di acquisto so-lidale... non sono trovate di qualche fanatico, ma tradu-zioni attuali - si diceva allora - della vita nuova del cristiano nel mondo).

7. Una comunità si fa missio-naria quando fra preti, re-ligiosi e religiose di diversi ordini e congregazioni, lai-ci, famiglie, associazioni, movimenti, gruppi si avvia-no un dialogo e una colla-borazione vera. Ed essi che si ritrovano per l’Eucarestia, si ritrovano anche per la pro-grammazione pastorale, per gli eventi e le iniziative degli uni e degli altri.Fraternità interreligiosa, in-

tercongregazionale, interec-clesiale...: è un capitolo im-portante di quella fraternità che non consente estraneità: nessuno è estraneo (le suo-re da una parte, il parro-co dall’altra...).Siamo parte dell’unico Corpo di Cristo che l’Eucarestia raccoglie e compa-gina.“All’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre! Nel quartiere, nel posto di lavoro, quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! … (§ 98 dell’Evangelii gaudium).

8. Una comunità si fa missio-naria quando resta aperta alla creatività che è allo stes-so tempo spontaneità e disci-plina, carisma e istituzione. La comunità deve lasciare spazio alla creatività, soprattutto per i giovani. Nulla deve essere soffocato, ma tutto deve essere vagliato e con discernimento comunitario si deve trovare lo spazio per le diverse strade e perché non crei ingorgo tra loro.Diventa delicatissimo in que-sto campo l’atteggiamento di chi deve fare unità nelle diver-sità: il Vescovo a livello dio-cesano o il parroco a livello locale.

9. Una comunità si fa missio-naria quando accoglie i fra-telli e le sorelle che vengono

da lontano e ne valorizza i doni. Non solo fratelli e sorel-le nella fede (qui si parla degli extracomunitari, degli stranie-ri), ma anche fratelli e sorelle in umanità. La comunità si fa missionaria non tanto per loro, quanto con loro; anche con persone che professano una fede diversa e con altre che non professano nessuna fede esplicita ci può essere una “missione reciproca”. Qualco-sa possiamo ricevere da tutti. Noi non abbiamo la verità in-tera da portare agli altri.Il dialogo interreligioso non svaluta il Vangelo, anzi...

10. Una comunità si fa mis-sionaria quando invia, cioè quando coltiva e poi accom-pagna anche vocazioni mis-sionari specifiche, di tutte le categorie (Istituti missionari, preti fidei donum, membri di congregazioni religiose, di associazioni, di movimenti, fraternità integrate per la mis-sione...).La collaborazione con gli Isti-tuti missionari e l’ascolto dei missionari rientrati diventano uno stimolo costante alla tra-sformazione missionaria della propria chiesa.

Il compito è grande. L’importante è che lo portiamo avanti noi gioiosamente, serenamente.

Francesco Grasselli (3–fine)

Spiritualità missionaria

Per una conversione missionaria della chiesa/3

leggendo l’Evangelii gaudium …

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“Come una lampada posta sul can-delabro per donare luce e calore a tutto il popolo di Dio”. Con queste parole papa Francesco ha indica-to ai consacrati il posto particola-re che spetterà loro in questi mesi, durante i quali tutta la Chiesa cele-brerà l’Anno della vita consacrata, cominciato ufficialmente all’inizio dell’Avvento

La Messa d’apertura, celebrata in San Pietro dal cardinale prefet-to della Congregazione per gli

Istituti di vita consacrata e le Socie-tà di vita apostolica è stata un arco-baleno vivente di colori. Persone di ogni razza e ceto sociale, vestite con abiti di diverse fogge e tonalità, quasi a rappresentare visivamente la straor-dinaria varietà delle vocazioni e dei carismi della vita consacrata: le reli-giose e i religiosi, gli istituti secolari, le società di vita apostolica e i nuovi istituti nella Chiesa. Tra loro inse-gnanti, professori, medici, infermieri, operatori che lavorano con i malati, i tossicodipendenti, i carcerati, gli an-ziani, i bambini. Tutte le espressioni di queste realtà erano rappresentate nella basilica di San Pietro nella scor-sa prima domenica d’Avvento, in oc-casione della messa d’inizio dell’An-no della vita consacrata.

A loro, e a tutti i consacrati, papa Francesco – impegnato nella visita in Turchia – aveva rivolto parole for-ti attraverso un video messaggio tra-smesso la sera precedente al termine della Veglia di preghiera nella basilica si Santa Maria Maggiore: “A voi, cari fratelli e sorelle consacrati, va la mia gratitudine per ciò che siete e fate nel-la Chiesa e nel mondo: sia questo un tempo forte per celebrare con tutta la Chiesa il dono della vostra vocazione e per ravvivare la vostra missione pro-fetica. Vi ripeto anche oggi quanto vi ho detto altre volte: svegliate il mon-do! Svegliate il mondo! Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e controcorrente!”.

Durante la celebrazione, il cardinale ha ricordato i punti del programma concreto indicato da Francesco nella Lettera apostolica per l’Anno della vita consacrata:

Quelli che svegliano il mondo Anno della vita consacrata

- siate gioiosi: mostrate a tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie di felicità la vo-stra vita. Contagiate di questa gioia

chi vi avvicina, e allora tante persone ve ne chiederanno la ragione.

- siate coraggiosi: chi si sente ama-

Annunciando che il 2015 sarebbe stato un anno dedicato alla vita con-sacrata, papa Francesco accoglieva un suggerimento del competente Dicastero che lo aveva pensato nel contesto dei 50 anni del Concilio Vaticano II, e più in particolare nella ricorrenza dei 50 anni dalla pubblica-zione del Decreto conciliare “Perfec-tae caritatis” sul rinnovamento della vita consacrata.

In effetti, in questi 50 anni la vita consacrata ha percorso un importan-

te e fecondo cammino di rinnovamento, non privo di difficoltà e fatiche, nell’im-pegno di seguire quanto il Concilio ha chiesto ai consacrati: fedeltà al Signore, alla Chiesa, al proprio carisma e all’uo-mo d’oggi.

Il primo obiettivo dell’Anno vuole essere fare memoria riconoscente del cammino percorso in questi ultimi anni. La vita consacrata è complessa, è fatta di peccato e di grazia. Se occorre ricono-scere e confessare le debolezze, occorre anche gridare al mondo, con forza e con

Gli obiettivi dell’anno

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Il Logo: La diversità ricca e feconda di chi ha seguito le orme di Gesù

to dal Signore sa di poter riporre in Lui piena fiducia. Con la forza dello Spirito che vi accompagna andate per le strade del mondo e mostrate la po-tenza innovatrice del Vangelo che, se messo in pratica, opera anche oggi meraviglie e può dare risposta agli interrogativi dell’uomo.

- siate donne e uomini di comu-nione, instancabili costruttori di fraternità, anzitutto fra voi e poi con tutti, specialmente i più poveri. Mostrate che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera.

“Uscite dal vostro nido – aveva ag-giunto Francesco nel video messag-gio – per andare verso le periferie dell’uomo e della donna di oggi che ancora attendono la luce del Vangelo. Abitate le frontiere.

Questo vi chiederà vigilanza per scoprire le novità dello Spirito; luci-dità per riconoscere la complessità delle nuove frontiere; discernimen-to per identificare i limiti e la manie-ra adeguata di procedere; e immer-sione nella realtà, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Di fronte a voi si presentano molte sfide, ma queste ci sono per essere supera-te. Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza. Non lasciamoci rubare la forza missionaria!”.

Non un tondo ben delimitato o un simbolo unico, ma un’imma-gine aperta che richiama subito

l’idea di movimento. Carmela Boccasile, l’artista che ha creato il logo per l’Anno della vita consacrata, ha tradotto così in forme e colori le parole di papa France-sco su una Chiesa in uscita, che sa pren-dere l’iniziativa senza paura, andare incontro, creare ponti, attraversare fron-tiere, farsi vicina. E nell’immagine della colomba in volo sui flutti delle onde si colgono subito la bellezza e la gioia del viaggio.

Il mare, raffigurato come un armonioso mosaico, è emblema di una diversità ric-ca e feconda che ha portato sulle orme di Cristo donne e uomini con carismi, talenti, aspirazioni e vocazioni sempre nuove. Ciascuno testimone del Vangelo, profeta e portatore di speranza.

Su quest’acqua, azzurra e luminosa come un fiume di gioia, si dispiegano le ali della colomba – Spirito, fonte di vita, che qui rinnova il suo secolare invito alla pace con un potente richiamo a ferite più che mai attuali. Nel tratto che dà forma alla colomba si può leggere infatti anche la parola araba “pace”.Il cristallo rosa sospeso sull’ala della colomba raffigura la magnifica varietà del popolo umano. Su di esso si posa lo sguardo benevolo della colomba che continua a volare verso le tre stelle ge-nerate dal mare: chiaro riferimento all’i-dentità della vita consacrata nel mondo (confessione della Trinità, segno di fra-ternità, servizio di carità) e al trino sigil-lo aureo posto nell’iconografia bizantina sulla figura della Madonna, prima disce-pola di Gesù e stella della nuova evange-lizzazione.Tre parole campeggiano in alto:

- Vangelo: ad indicare che la norma fon-damentale della vita consacrata è il se-guire Gesù come modello e sapienza di vita

- profezia: dice il carattere profetico del-la vita consacrata, che si esprime nella denuncia coraggiosa, nell’annuncio del-le nuove viste di Dio e con l’esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia

- speranza: la vita consacrata testimonia nella storia che ogni autentica speranza umana avrà accoglienza piena e definiti-va nel Regno; diventa segno di speranza facendosi vicinanza e misericordia, para-bola di futuro e libertà da ogni idolatria

gioia, la santità e la vitalità che sono presenti nella vita consacrata. Quanta santità, tante volte nascosta, ma non per questo meno feconda, nei monasteri, nei conventi, nelle case delle religiose e dei religiosi disseminate nel mondo intero, accanto ai poveri e ai dimenticati del mondo.

Il secondo obiettivo è aiutarsi ad ab-bracciare il futuro con speranza. Ben co-scienti che il momento presente è delica-to e faticoso, e che la crisi che attraversa la società e la Chiesa stessa tocca piena-mente anche la vita consacrata, occorre viverla non come l’anticamera della mor-te, ma come un’occasione favorevole per

una crescita in profondità, e quindi con speranza.

Imparare sempre di nuovo a vivere il presente con passione: questo il terzo obiettivo. Dire passione vuol dire innamoramento, vera amicizia, profonda comunione: solo questo può “svegliare il mondo”, con testimo-nianza profetica, come chiede papa Francesco. Chiamati a raccogliere il testimone lasciato dai rispettivi fon-datori e fondatrici, e a ricordare la grande storia scritta nel passato dalla vita di tanti, i religiosi sono ancor di più chiamati a scrivere una non meno bella e grande storia nel futuro

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Tutti insieme contro la tratta di persone

La vita religiosa è spezzare le catene

8 febbraio: Giornata di preghiera e riflessione

Il prossimo 8 febbraio – festa di santa Giuseppina Bakhita – si ce-lebra la prima Giornata interna-zionale di preghiera e riflessione contro la piaga atroce della tratta di persone.

Rimane storica l’iniziativa che il 2 dicembre scorso , in Vati-cano, ha visto i rappresentanti

delle grandi religioni mondiali fir-mare insieme una comune dichiara-zione di impegno per l’eliminazione delle schiavitù moderne e della trat-ta di persone.

Difficile calcolare le dimensioni di un fenomeno globale e clandestino, finalizzato allo sfruttamento del la-voro forzato, alla prostituzione, al traffico di organi. Autorevoli orga-nizzazioni internazionali parlano di circa 36 milioni di persone, in gran parte donne e bambini, incatenate alla disumanità e all’umiliazione. L’UNICEF stima che almeno 200 mila piccoli africani siano venduti ogni anno come schiavi per salda-re debiti familiari. Tre abitanti del mondo su cento sono in fuga da fame e conflitti, e diventano “botti-no prezioso” nelle mani di mercanti di esseri umani. Oltre quattro mi-lioni di ragazze sono nelle mani di malviventi e almeno il 10 per cento dei trapianti proviene dal mercato nero.

Per sensibilizzare maggiormente le coscienze su questa atroce realtà, che spesso si maschera dietro appa-renti abitudini accettate, il prossimo 8 febbraio si celebrerà la prima Gior-nata internazionale di preghiera e ri-flessione contro la tratta di persone.

La scelta della data è significativa: è il giorno infatti in cui ricorre la me-moria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese liberata e divenuta religiosa canossiana, vissu-ta a Schio e dichiarata santa nell’an-no 2000.

La Giornata sarà celebrata in tutte le diocesi e le par rocchie del mondo, nei gruppi e nelle scuole, con l’ade-sione di numerose associazioni e istituzioni

Dall’introduzione del prof. Sergio Tanzarella al libro “Osare la speran-za”, dialogo con suor Rita Giaretta. Suor Rita Giaretta, delle Orsoline di Breganze, ha fondato con altre con-sorelle la Comunità Rut che dal 1995 opera a Caserta accogliendo donne, sole o con figli, in situazioni di dif-ficoltà e vittime della tratta di per-sone. Con loro la Comunità Rut ha dato vita nel 2004 alla Cooperativa Sociale “neWhope” che gestisce una sartoria etnica e dalla quale è sorta, nel 2008, la “Bottega Fantasia”. L’ac-quisto del libro “Osare la speranza” contribuisce a sostenere la vita e le attività della Cooperativa

Per i religiosi non sono né l’abi-to, né i beni che i secoli hanno permesso di accumulare, che

dovrebbero apparire indispensabili, quanto la coscienza che una parte considerevole degli esseri umani vive incatenata. Ridotta in catene dal bi-sogno, dalla produttività resa sistema assoluto, dal mito della crescita infi-nita, dal lavoro nero, dai nuovi schia-visti. Le catene nelle quali sono av-vinti milioni di migranti nella nostra nazione costretti a rinunciare ai più elementari diritti pur di sopravvivere. Le catene delle nuove catene di mon-

taggio, del lavoro notturno, del lavoro mal pagato, del lavoro colpevolmente pericoloso e talvolta mortale. La vita religiosa non può fingere di non udi-re questo strascicarsi di catene, di non vedere quanto sangue continua a scor-rere e quanta libertà di vivere viene negata. Occorre che qualcuno, in una società ispirata all’egoismo assoluto e all’indifferenza, condivida il peso di queste catene. E nella condivisione renda ai nuovi carcerieri insopporta-bile il proprio ruolo. Che aiuti non solo gli incatenati a liberarsi, ma colo-ro che incatenano a convertirsi a non disprezzare gli esseri umani. La catena è la nuova croce della nostra storia, gli incatenati i nuovi crocifissi. I religiosi hanno la responsabilità di liberare gli oppressi e di convertire coloro che op-primono. Di questa liberazione non si occupano più né i partiti - ridotti spesso a comitati di gestione - né i sin-dacati – spesso simili a corporazioni di garantiti. Chi se non i religiosi può spezzare le catene? Chi può spiegare che la tanto sbandierata crescita, in-tesa come pura crescita economica, è uno spaventoso inganno? Che occorre sì una crescita, ma di coscienza, di cit-tadinanza, di corresponsabilità: i soli elementi che possono salvarci dall’a-bisso morale?

Cappella di Casa Rut

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Giornata mondiale del malato

L’ ostensione della Sindone per i giovani e le persone che soffrono

“Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo”

E’ tratta dal racconto biblico di Giob-be la frase che fa da titolo e da filo conduttore alla Giornata mondiale del Malato che, a partire dal 1993, per volontà di Giovanni Paolo II, si celebra ogni 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes.

Ènella prospettiva della “sapienza del cuore” che papa Francesco, nel suo messaggio, riassume il

senso e i possibili frutti della Giornata.

- Sapienza del cuore è servire il fra-tello: Giobbe – sono sue le parole del titolo – godeva di una certa autorità e aveva un posto di riguardo tra gli an-ziani. Ma la sua grandezza si rivela nel servizio al povero che chiede aiuto. Ed è immagine delle tante persone che of-frono ai malati un’assistenza continua, che spesso si prolunga nel tempo. Che grande cammino di santificazione!

- Sapienza del cuore è stare con il fra-tello: il tempo passato accanto al mala-to è tempo santo, è lode a Dio!

- Sapienza del cuore è uscire da sé verso il fratello: assillato dalla fretta, dalla frenesia del fare e del produrre, il nostro mondo dimentica a volte il va-lore della gratuità, il valore speciale del tempo speso accanto al letto di un ma-lato

- Sapienza del cuore è essere solidali col fratello senza giudicarlo: la carità ha bisogno di tempo, tempo per visitare e stare accanto, liberi da giudizi, da se-condi fini, da false umiltà. L’esperienza del dolore può trovare la sua autentica risposta solo ai piedi della Croce: allora anche le persone immerse nel mistero della sofferenza, accolto nella fede, pos-sono diventare testimoni viventi di una fede che rende possibile abitare la soffe-renza stessa.

Un’Ostensione con i giovani e le persone che soffrono: così l’arcivescovo Nosiglia vuole

caratterizzare l’ostensione solenne dell’immagine che ricorda la passione e la morte di Gesù, dal 19 aprile al 24 giugno 2015. Perché i giovani, perché i malati?L’ostensione del 2015 è stata conces-sa da papa Francesco per la coinci-denza con i 200 anni dalla nascita di san Giovanni Bosco, fondatore della famiglia salesiana: un “giubileo” che richiamerà a Torino da ogni parte del mondo i giovani (e i meno giovani) che hanno frequentato scuole, orato-ri e campi sportivi nel nome di don Bosco. Lo stesso Francesco sarà a To-rino il 21 giugno, e per lui si tratterà in qualche modo di un “ritorno alle

radici”. Da Torino e dalle colline del Monferrato, infatti, la famiglia Ber-goglio partì, come tanti altri migranti

Le PONTIFICIE OPERE MISSIONARIEinvitano tutti i fratelli e sorelle malati e sofferenti, e anche quanti sono loro accanto nella prova, ad offrire le proprie sofferenze al Signore, perché aiuti i missionari a sostenere le fatiche dell’annuncio del Vangelo, spesso in situazioni difficili e ostili. Tutti possono essere “Cirenei della Missione”, proprio come Simone di Cirene aiutò Gesù a portare la Croce.

piemontesi, alla volta dell’Argentina.Quanto ai malati, il collegamento con la Sindone è diretto: chi cono-sce la sofferenza, sul proprio corpo o nello spirito, chi vive accanto a persone ammalate, sperimenta nel profondo il mistero del dolore; e an-che per questo è tanto più aperto a “riconoscere” e cercare di alleviare – per quanto possibile - la sofferenza altrui.L’attenzione al mondo della malattia porta alla ragione autentica dell’o-stensione: contemplare il Volto del Signore per uscire a “servire i fratel-li”, soprattutto i poveri, i bisognosi, i sofferenti. E’ il senso del motto che mons. Nosiglia ha scelto per questa esposizione, prendendole dal Vange-lo di Giovanni: “L’Amore più grande”.

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Resoconto Quaresima 2012

Un pane per amor di Dio

Originario di Novoledo di Villaver-la, appartiene alla Congregazione dei PP. Giuseppini del Murialdo, e dal 2013 è missionario in Ecuador, dopo un lungo servizio in Messico. E’ stato nominato Vicario Apostoli-co del Napo, la zona amazzonica del Paese.

Grande gioia a Novoledo, dove padre Adelio è nato e dove mantiene salde le sue radici,

e a Villaverla dove è ben conosciuto perché lì si sono trasferiti i suoi fami-liari. La notizia della sua nomina a Vicario Apostolico è giunta nel gior-no della festa della Madonna di Gua-dalupe, patrona dell’America latina, e non si tratta solo di una semplice coincidenza perché a quella Madon-na lo hanno profondamente legato i tanti anni trascorsi in Messico. A chi gli ha chiesto quale sarebbe stato il suo motto episcopale, p. Adelio ha risposto: “Ho solo un’idea in testa: Dio mi ama”.

Si definisce Vicariato apostolico una Chiesa locale che per circostanze particolari, come il fatto di essere re-lativamente giovane e non ancora so-lidamente strutturata, non è ancora diventata diocesi. Tuttavia il Vicario apostolico, che è chiamato a regger-la, è a tutti gli effetti Vescovo, e agisce in tutto e per tutto come un vescovo diocesano. E’ la situazione del vasto territorio del Napo, che ha in Tena il suo capoluogo e che da tempo è stato affidato alle cure apostoliche dei PP. Giuseppini di S. Leonardo Murialdo. La nomina di padre Adelio si inseri-sce quindi in una linea di continuità: succede infatti a mons. Giulio Parise, di Cologna Veneta, anche lui religio-so giuseppino e Vescovo del Napo a partire dal 1978.

Ed è ancora numerosa la schiera dei missionari giuseppini di origine vi-centina che lavorano in varie zone dell’Ecuador: ricordiamo Bertoldi Giulio (di Recoaro), Carletti Antonio (Montecchio Maggiore), Cozza Sere-no e Marchetto Luciano (S. Urbano di Montecchio Maggiore), Fossà De-lio (S. Marco, Vicenza), Sartore Ren-zo (Casotto in Valdastico), Tadiello Roberto (San Bonifacio), Zenere

Padre Adelio Pasqualotto, nuovo vescovo vicentino in Ecuador

I missionari ci scrivonoDalla nuova missione saveriana in Thailandia Mi trovo nella missione “Km 48”, che il vescovo di Nakin Sawan ha affidato a noi saveriani. E’ la nostra prima missione in Thailandia, dove siamo in tre padri. La nostra avven-tura a “Km 48” è iniziata il 12 luglio scorso con la Messa solenne, durante la quale il vescovo mons. Pibul ci ha presentati alla comunità locale, e con il pranzo offerto a tutti i presenti.

La nostra diocesi è la più grande delle dieci diocesi della Thailandia, anche se i cattolici sono solo 12mila. La no-stra missione è intitolata a San Giu-seppe Lavoratore e si trova a 48 chi-lometri dalla città di Mae Sot: ecco perché si chiama “Km 48”. E’ una zona montuosa, piena di foreste, ad un’altitudine di 700 metri. Abbiamo sistemato la casa parroc-chiale con quattro stanze, su due pia-ni. La nostra prima preoccupazione è stata di incontrare e conoscere i “par-

Dalle missioni 1

Mariano (Bosco di Nanto). Non pos-siamo dimenticare i tanti anni di ser-vizio dedicati a quella Chiesa locale da volontari laici, come Giuseppe Asnicar. Possiamo facilmente pen-sare che la nomina di padre Adelio sia un riconoscimento al lungo e ge-neroso lavoro dei padri Giuseppini, che stanno coltivando con speranza vocazioni locali.

Padre Adelio sarà ordinato Vesco-

vo il 7 marzo 2015, prima domeni-ca di Quaresima e 50° anniversario dall’entrata in vigore della riforma liturgica voluta dal Concilio Vatica-no II. Fin da ora lo accompagniamo con la preghiera, mentre condividia-mo la gioia della sua famiglia, della sua Congregazione, dei missionari vicentini in Ecuador, e della Chiesa di Vicenza che vede salire a tredici il numero dei Vescovi usciti dalle sue comunità.

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rocchiani”, così abbiamo cominciato a visitare le famiglie. Nelle ultime settimane abbiamo avuto anche il funerale di un nostro vicino di casa, un anziano che era stato il primo del villaggio a diventare cattolico. Apparteneva al gruppo etnico degli Akha, per i quali la preparazione di un funerale dura alcuni giorni, in questo caso 5, con preghiere e pasti a casa del defunto. Dopo il funerale abbiamo iniziato a fare il giro delle famiglie. Per Natale andrò al campo profughi di Um Piam: ho ricevuto il permesso di pernottare nel campo, così potrò celebrare sia la Messa di mezzanotte sia quella del giorno di Natale.

padre Giovanni Matteazzi, di Anconetta

Dalla missione di Ifunde, TanzaniaOgni uomo è la passione di Dio, di quel Dio che ha scelto di mostrar-si come uomo per “gridarci” il suo amore, e nei nostri servizi cerchiamo di essere trasparenza di questa pas-sione, che ticerca dove sei, ma non ti lascia come sei. E poiché non siamo una ONG, ma mandate ad annun-ciare il Regno, un luogo privilegiato del nostro servizio è la catechesi. La-voriamo con i bambini dell’Infanzia missionaria. Con i giovani della no-stra parrocchia e della diocesi, con le donne, proponendo sempre a tutti la bellezza della vita cristiana come pienezza della persona e lavorando per dare radici profonde alla fede cri-stiana, che possa liberarli da molte paure generate da credenze popolari.Ci impegniamo con i giovanissimi, gli studenti delle scuole secondarie, un terreno fertile per creare il popolo di domani. Alle giovani soprattutto proponiamo un percorso di crescita umana intellettiva e spirituale, affin-ché possano un giorno comprendere la loro vocazione, il sogno di Dio sul-la loro vita, ed essere libere di seguir-lo. Durante le settimane di catechesi che proponiamo loro, dedichiamo anche alcune ore per fare insieme dei piccoli lavori che vengono venduti per aiutarci nell’acquisto del mate-riale necessario all’evangelizzazione.

Più di 3.700 sono i pazienti che ab-biamo registrato presso il nostro ambulatorio, per un totale di più di 7mila visite. Uomini, donne, bambi-ni, molti i neonati: si presentano con febbri elevate, malariche o tifoidi, problemi intestinali, malattie ende-miche, respiratorie o sessualmente trasmesse. La nostra gente apprez-za la possibilità di poter fare esami diagnostici semplici e veloci senza dover percorrere i 25 km che ci sepa-rano dalla città e poi sentirsi dire che le macchine non funzionano o che manca il materiale.Insomma, le attività sono tante, e noi una piccola comunità di quattro suore ed una novizia: lavoriamo nel-la certezza che Dio, che ci ha amate, ama anche i nostri fratelli.

Suor Alessandra Zonato, di San Bonifacio

Dalla missione di Mafam-bisse, MozambicoMafambisse, dove mi trovo ormai dal mese di settembre 2014, è una lo-calità a circa 50 km da Beira. Dopo sei anni di presenza della nostra Congregazione in Mozambico, i su-periori hanno deciso di concretizza-re un desiderio che ci accompagnava fin dall’inizio: quello di dare vita ad una seconda comunità oltre a quel-la di Mossurize dove ho vissuto gli ultimi cinque anni. Così, dopo un lungo discernimento, la scelta è ca-duta sulla parrocchia “Buon Pastore” di Mafambisse, una cittadina di circa 55 mila abitanti, nata attorno ad un grande zuccherificio costruito intor-no agli anni ‘60. La parrocchia ha circa 3 mila battez-zati appartenenti a varie etnie, con lingue diverse; è viva e bene organiz-zata, anche se non ha mai avuto un prete residente. In questo momento siamo in due missionari: don Mi-chele ed io, mentre d. Mariano e il diacono Vito sono rimasti a Mossu-rize. In verità non era proprio questo il progetto iniziale. Era arrivato d. Giuseppe Scaramella per rafforzare una delle due comunità, ma purtrop-po nel mese di giugno è dovuto ri-entrare in Italia per gravi motivi di salute; con grande fede e serenità si è

preparato all’incontro definitivo con il Signore, avvenuto agli inizi di no-vembre. Certamente egli continuerà a collaborare con noi facendosi no-stro ambasciatore davanti a Dio. Ci auguriamo naturalmente che qualche altro confratello possa ag-giungersi a noi in un prossimo fu-turo, e per questo intensifichiamo la preghiera: “la messe è veramente grande e gli operai sono pochi”.

don Piergiorgio Paoletto, di Sarcedo

Da Bangui, Repubblica Centrafricana

Un po’ strano il Natale di quest’an-no: qui in capitale non si registrano particolari atrocità, ma è tutto pieno di militari e si respira comunque aria di guerra. Noi abbiamo comunque scelto di restare qui per essere un segno di riconciliazione in una re-altà dove c’è ancora troppa violenza e rancore. Vorremmo aiutare le per-sone a scoprire il valore del dialogo, a domandare e a offrire il perdono a tutti, e per questo nell’Eucaristia invochiamo Colui che è venuto per sradicare il peccato dal mondo.Stiamo accogliendo e lavoriamo an-che con donne musulmane in favore di altre donne che hanno subito vio-lenze e soprusi durante le rivolte ar-mate: è il nostro tentativo di aiutare a superare ogni discriminazione e a dimenticare i soprusi subiti produ-cendo cose belle, non solo per auto sostentamento, ma anche perché la riscoperta della capacità di fare cose belle aiuta a recuperare la bellezza e la dignità della loro. Ci occupiamo anche di tanti bambini in difficoltà e malnutriti. Abbiamo aperto la nostra casa e le scuole materna e primaria a tanti rifugiati, con i quali condivi-diamo il cibo e tutto quello che ab-biamo ricevuto attraverso la vostra carità. Così il nostro Natale ha un sa-pore tutto particolare, perché Gesù ci dà la gioia di accoglierlo ancora oggi e di amarlo.

Suor Mariangela Piazza, di S. Lazzaro di Bassano

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Buone Pratiche di interazionecon gli immigrati (39 )

Buona Pratica è: Giulietta e Romeo vanno a scuola insieme

Montecchio si chiama il luogo, e leggenda vuole che quello so-pra il colle sia il castello di Ro-

meo Montecchi, con a fianco il castello di Giulietta Capuleti. Anche se poi ha ambientato la storia di pugnali, veleni e passioni cittadine nella vicina ( e più nota) Verona, Shakespeare ha rubato in questa zona i versi dell’usignolo di quando l’amore ha eternamente quin-dici anni. Ma viene contrastato e tragi-camente rovinato dalle incomprensioni, diffidenze, sospetti, errori e violenze delle rispettive famiglie e clan cultural-mente e religiosamente diversi(“E’ tutta colpa dei Capuleti!”, “I Montecchi han-no attaccato per primi!”. “ Questa festa è nostra, loro se ne stiano lontani”, “Se loro passano per questa strada, noi por-teremo i nostri figli in quella piazza”. Certo è che, emozionati dalla tumultuo-sa bellezza della passione amorosa ado-lescenziale, talora si fa strada nel nostro animo un moto di ribellione verso il crudele destino che una concatenazione di circostanze fortuite ha riservato ai due celebri innamorati, Giulietta e Romeo. E ci si chiede: “ma proprio così doveva finire?”. Ed ecco che l’Amministrazione Comunale di Montecchio Maggiore, “ raccogliendo il grido di dolore di milio-ni di lettori che da secoli soffrono e pian-gono per quell’amore perfetto ma avver-sato dalle contraddizioni della società, allo scopo di dare finalmente sollievo e soddisfazione ai tanti che vogliono ve-dere i due amanti finalmente felici”, ha bandito un originale concorso dal titolo: “Riscrivi il finale di Romeo e Giulietta”, invitando i concorrenti a proporre una rielaborazione dell’ultimo atto dell’ope-ra shakespeariana, in maniera totalmen-te libera, secondo la propria sensibilità e fantasia, non escludendo una prospetti-va di Futuro. Futuro? Se usciamo dal simpatico eser-cizio di un concorso letterario e, pre-scindendo dal contesto specifico mon-tecchiano, scendiamo al piano concreto della realtà giovanile generale, Futuro è una parola terribilmente seria, densa di

preoccupazioni, sinonimo di precarietà per tutti gli studenti, siano essi figli di lavoratori italiani o figli di lavoratori im-migrati. In base a questa constatazione, gli educatori e i genitori si pongono vari interrogativi:

Quale Futuro di convivenza? Uno ana-logo a quello evocato da Shakespeare, in cui i ragazzi di entrambi i gruppi familiari rimangono vittime della cul-tura genitoriale dello scontro precon-cetto, con diffidenza reciproca e con-flittualità perenne ( anche se latente), ognuno chiuso nel proprio vecchio “castello-ghetto” di Capuleti o di Mon-tecchi?

O qualcosa di diverso, i cui i giovani di un lato e dell’altro sono messi in condizione di fare insieme “PROVE DI FUTURO”, con progressivi passi di avvicinamento e di interazione, con pari rispetto di regole con-divise e della legalità, con valorizzazione delle rispettive speci-ficità ma anche con un’ottica comune di cittadinanza corre-sponsabile?

Quali principi di eti-ca, quali didattiche e metodologie possono aiutare i nostri figlio-li, i tanti Giulietta e Romeo delle nostre famiglie e delle nostre scuole, a costruire e a consolidare un Futu-ro diverso per questa nostra Italia?

Dall’altro canto, sappiamo che, molto frequentemente, gli stereotipi e gli sche-matismi degli anziani vengono – per fortuna- rottamati dalla giovinezza dei protagonisti, dai loro notturni appunta-menti nel giardino segreto, sotto al bal-cone, in attesa di un’alba più chiara, cioè di cambi generazionali. In attesa di un domani diverso. Di un Futuro, che han-no il diritto e il dovere di sognare e di costruire a modo loro. Saranno le nuove generazioni, cioè i bambini e i ragazzi - tutti indistintamente “nativi digitali”,

abili dominatori dei meccanismi creatori di “prossimità elettronica” e di “imma-ginazione globale - che frequentano at-tualmente i diversi gradi di scuola, e che fra qualche anno saranno tutti parimenti “cittadini italiani, europei e del mondo, quelli in grado di “riscrivere” un finale civile di legalità e di nuova etica civile. Sui banchi di scuola infatti stanno im-parando ad “attraversare soglie spaziali, temporali, generazionali, linguistico-culturali, religiose e politiche”, con una fluidità impensabile rispetto a quella non solo degli antichi Montecchi e Ca-puleti evocati dal genio di Shakespeare, ma anche a quella dei rispettivi genitori, alcuni dei quali fanno grossa difficoltà a riconoscersi negli inarrestabili cambi del mondo globalizzato.

Luciano CarpoMigrantes Vicenza

Sotto i famosi castelli di Montecchio Maggiore, gli alunni e gli studenti del-le scuole, sia i figli di lavoratori italiani che i figli di lavoratori provenienti da altri paesi – sono i moderni Giulietta e Romeo: stanno facendo Prove di Futu-ro, cioè stanno “riscrivendo” un finale diverso rispetto a quello descritto da Shakespeare.

Copertina del Libro “Giulietta e Romeo vanno a scuola insieme”

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Agenda & Appunti

MISSIONARI VICENTINICAMPODORO 155,00 - CORNEDO VICENTINO 900,00; NN 420,00 - COSTABISSARA: TONIOLO GIUSEPPINA 150,00 - CRE-AZZO: GR. GIUSTIZIA e PACE 2.000,00 - LOBIA di PERSEGA-RA: MERCATINO MISSIONARIO 500,00 - LUMIGNANO: GR. MISS. 1.500,00 - S. BERTILLA in VICENZA: GR. MISS. 2.000,00 - S. QUIRICO: F.M.T. 185,00 - S. ZENO di CASSOLA 433,70 - SOVIZZO: PAOLO 50,00 - TORRI di QUARTESOLO: GR. MISS. 1.000,00; ANTONELLO MARIA 400,00 - VALDIMOLINO: PE-SCA MISSIONARIA 400,00 - VICENZA: FESTA degli AQUILONI 30,00; CITTA’ SOLIDALE 273,00.

LEBBROSIS. ANTONIO in MAROSTICA 400,00.

BORSE DI STUDIO AL CLERO INDIGENOBARBARANO: NN 200,00 - MONTEBELLO VICENTINO: VA-LENTE MARIA ROSA 50,00 - PIEVEBELVICINO: DDM 20,00; GE 10,00; GM 20,00; ME 10,00; MS 10,00; PMR 20,00; SA 30,00; TE 60,00 - S. ANTONIO in MAROSTICA: GR. MISS. 250,00; NN in mem. defunti 50,00.

OFFERTE A TUTTO DICEMBRE 2014

RICORDIAMO CON RICONOSCENZA

Giuseppina Massagrande –Viotto (Carmela)

Il Gruppo missionario di Madonnet-ta di Sarcedo desidera affidare al ricordo e alla preghiera dei lettori di CHIESA VIVA la cara Carmela che ci ha lasciati nell’ottobre scorso .Carmela è stata sempre attiva in Parrocchia, soprattutto nel Gruppo

Missionario, ma anche in molti altri servizi, anche apparente-mente piccoli, dovunque il Signore la chiamava a dare il suo contributo prezioso e competente.Ora il Signore l’ha chiamata a Sé, nella pienezza della sua vita, insieme con il marito Gianni, le tante persone che nella vita ha conosciuto e amato, e i poveri che con il suo impegno ha servito pur senza conoscerli. La sua eredità è un tesoro per tutti.

Domenica Incontro formativo per Animatori missionari

ore 8.30 – 11.30, Casa dei Missionari Saveriani, Viale Trento 119

8 febbraio S. Giuseppina Bakhita: 1° Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone

12° anniversario della morte di

d. Giacomo Bravo e d. Antonio Doppio

11 febbraio Giornata del malato: “Io ero gli occhi per il cieco, io ero i piedi per lo zoppo”

14 febbraio Adorazione eucaristica per le missioni e i missionari

Villa San Carlo, Costabissara: ore 9.30-16.00

17 febbraio 7° anniversario della morte di mons. Valentino Grolla

18 febbraio Mercoledì delle Ceneri: cominciano la Quaresima e l’iniziativa “Un Pane per amor di Dio”

Da ricordare per il mese di Marzo

Continua l’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio” 14 marzo Ritiro di Quaresima per animatrici e

animatori missionari Villa San Carlo, Costabissara: ore 9.00-16.00 21 marzo Veglia diocesana in memoria dei

missionari martiri Basilica di Monte Berico, ore 20.30

Febbraio

1 febbraio

“Un Pane per amor di Dio” “Un Pane per amor di Dio”

Impegni • Ascolto della Parola di Dio

• Preghiera quotidiana• Carità generosa

21 MarzoVeglia di Preghiera per i Missionari MartiriBasilica di Monte Berico ore 2O,3O

Quaresima 2O15Quaresima 2O15Quaresima 2O15

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DIOCESI DI VICENZA

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8 dicembre, Solennità dell’ Immacolata Concezione, Patrona del Seminario

l’accoglienza, la vicinanza delle perso-ne, hanno reso il momento una vera celebrazione. La gioia della fede di cui ci parla spesso papa Francesco, credo sia anche questo: sentirsi parte di un unica famiglia e sentire il bisogno di

celebrarla. E torno quindi a ripensa-re a quando da piccolo mi ritrovavo a giocare con i miei cuginetti, a mangia-re assieme le castagne cotte sul gran-de focolare, e mi sembra che nulla sia cambiato: la voglia di scherzare con la solenne lotteria missionaria, la capa-cità di far ridere con piccoli spettacoli teatrali che i ragazzi della comunità delle medie hanno preparato, i piccoli intervalli musicali della comunità gio-vanile, la preghiera, la processione, la cena condivisa. La solennità dell’Im-macolata allora non diventa solo una celebrazione, un occasione per man-giare assieme, ma una grande festa in famiglia, per sentirsi ancora una volta a casa, ricordarci che, non si è in Se-minario solo per “diventare” preti, ma per riscoprirsi con Lui parte di un dise-gno, di una famiglia, che non si vuole stancare di far festa assieme.

Nicola Capitello

rosario, ritrovarsi con tutta la famiglia e far festa per il raccolto dell’anno. Allo stesso modo, anche il Seminario si è riunito tutto, nelle sue molte comuni-tà, per far spazio ai “nuovi” e celebrare il momento. Sono stati accolti infatti i

ragazzi del cammino “Semiraga”, del-la comunità “Il Mandorlo” e due nuo-vi amici nella Comunità di Teologia. Sempre la stessa sera Luca Centomo ha ricevuto il ministero del lettora-to dal Vescovo Beniamino. Iniziare a conoscere una realtà come quella del Seminario, purtroppo per certi ver-si spesso sconosciuta, ci fa capire che nel cammino non siamo soli, ma sia-mo assieme, in tanti, attorno a Gesù; e Maria nostra patrona ci protegge in questo cammino, non solo di fede, ma di fratellanza. Tutto ciò poi è stato ar-ricchito dalla presenza dei nostri geni-tori, parenti e amici che vogliono con-dividere con noi anche questa grande esperienza! Che bello pensare che non si può essere soli! Pure il Seminario, casa grande e imponente, con tutte le sue finestre arricchite da lumini, sem-brava abbracciare la processione fatta con Maria. L’atmosfera, la preghiera,

Antonio Rebellato di 2ª media raccon-ta la sua gioia di essere entrato in Se-minarioCiao a tutti, mi chiamo Antonio Re-bellato, frequento la 2ª media e pro-vengo dalla parrocchia di SS. Trinità di Angarano (Bassano del Grappa); da qualche mese ho iniziato un’espe-rienza bellissima chiamata “SemiRa-ga” (=Seminario Ragazzi) con altri amici in Seminario che ci vede insie-me un sabato-domenica al mese. Eh sì, avete capito, non viviamo più per tutta la settimana in Seminario, ma frequentiamo la scuola, pratichiamo lo sport, incontriamo gli amici di sem-pre… rimanendo a casa. Una volta al mese, però, si torna in seminario per questa bella avventura, incontrando altri e nuovi amici, i “don” per giocare insieme e conoscere meglio Gesù. Ho conosciuto questa casa con le Giorna-te vicariali del chierichetto e, poi, ho partecipato ai “chiamati per nome” fino a scegliere di iniziare questa mera-vigliosa esperienza. In seminario, ogni mese, ci torno volentieri perché sto imparando a crescere nella preghiera, incontro altri amici dove si condivi-de il gioco, tentiamo di fare anche un po’ di compiti per la scuola, alla sera del sabato vediamo film mozzafiato… e tanto altro. È davvero bello e l’8 di-cembre scorso tutta la mia famiglia era presente a fare festa con me per l’acco-glienza che il Vescovo ha riservato a tutti noi in occasione dell’Immacolata, patrona di questa casa.

Antonio Rebellato

Celebrare la famiglia! La testimonianza di Nicola, comunità “Il Mandorlo”L’8 dicembre, solennità dell’Immacola-ta Concezione, è anche per molte delle nostre parrocchie la festa dell’Adesione di Azione Cattolica, ma questa ricor-renza è importante anche per il Semi-nario: proprio Maria infatti è patrona di questa grande casa. Alla sera ci sia-mo ritrovati assieme a pregare il vespro con il nostro Vescovo Beniamino, e poi a far festa con un grande buffet e la se-rata organizzata dai seminaristi e dal Gamis (Gruppo animazione missiona-ria). Personalmente tutto ciò mi ha fat-to tornare bambino come quando, il giorno di Ognissanti, si tornava nella campagna, nella vecchia e grande casa rurale dei nonni, per pregare assieme il

L’accoglienza dei nuovi amici in seminario

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La testimonianza di Alessandro, accolto in secondo anno di TeologiaUn affettuoso saluto a voi lettori di “Chie-sa Viva”. Mi chiamo Alessandro e pro-vengo da Schio. Sono al secondo anno di teologia anche se solo da quest’anno mi trovo in Seminario a Vicenza, poiché il mio percorso vocazionale è iniziato nel seminario di Ferrara. Da quest’estate quindi, iniziando dalla settimana a Fede-ravecchia a fine agosto, il mio cammino ha incontrato non pochi cambiamenti: nuovi luoghi, strutture, compagni, ora-ri ed abitudini. Non posso nascondervi come all’inizio il senso di disorientamen-to abbia prevalso rispetto a tutto ciò che di bello stavo vivendo ma, pur nella fa-tica del cambiamento, posso dire di non essermi mai sentito solo, anzi, l’amicizia fraterna dei miei nuovi compagni di teo-logia e le premure paterne dei formatori, mi han aiutato nell’inserirmi in quella che ora definisco la mia nuova casa. Que-

sta particolare situazione la sto vivendo proprio nell’anno formativo incentrato sul tema della “missionarietà” e mi in-terroga molto, poiché nei nostri luoghi comuni pensiamo sempre al missionario come a quella persona che va in una ter-ra straniera per salvarla. Nel mio piccolo, il Signore mi ha fatto comprendere come anche in ogni minimo cambiamento lo spirito “missionario” ci deve sorreggere ed accompagnare, consapevoli che prima di esser testimoni per gli altri, dobbiamo esserlo concretamente nelle nostre case, motivati da quell’Amore che in qualsiasi situazione si può diffondere ed annun-ciare, perché parte di te e impossibile da contenere. In tutto ciò che di nuovo sto vivendo, non posso non testimoniare e ringraziare il Signore che ancora una vol-ta mi ha sorpreso col suo silenzioso amo-re, facendomi sperimentare come Lui sia presente ad accompagnare sempre le no-stre scelte, preparando quel terreno che

noi poi possiamo far germogliare. Buon cammino a tutti voi!

Alessandro Ortalli

Luca istituito lettore

Seminario veScovile(minore e Teologico)

comuniTà del mandorloBorgo Santa Lucia, 43 - VicenzaTel. 0444 501177Indirizzo web: http://seminariovicenza.org

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Tutti a Roma per il santo vescovo Farina laComunità ragazzi e il “Semiraga” a Roma per la canonizzazione di Govanni Antonio Farina

Sabato 22 novembre 2014, ore 3.40 del mattino, i corridoi delle camere dei ra-gazzi delle medie hanno iniziato piano

piano a svegliarsi. Possiamo dire che è stata davvero una battaglia con il cuscino, con le coperte, con il materasso,… cercare di uscire a quell’ora così particolare e insolita. Fuori an-

cora buio, il “silenzio” della notte ancora pre-sente, ma il cuore è già pieno di di gioia (che sia la scuola che si salta per qualcuno?... Chi lo sa …) per una tre giorni di pellegrinaggio a Roma in occasione della canonizzazione di un san-to vicentino: Giovanni Antonio Farina. Pron-ti… via! Ore 4.30 dai cortili del Seminario si muovono due pullman con direzione Roma.

101 persone iscritte, tra ragazzi, giovanissimi delle superiori, giovani della Teologia e del Mandorlo e qualche adulto-genitore legato al Seminario che si è aggregato all’esperienza.Già il pomeriggio, dopo un buon pranzo con i fiocchi, abbiamo avuto la visita guida-ta alla Basilica di San Pietro e per chi voleva,

e qui noi ragazzi, abbiamo tirato fuori tutto il nostro coraggio, siamo saliti alla cupola per osservare e contemplare Roma dall’alto.È stato un colpo d’occhio straordinario: da lì, sopra il cupolone, di sera, Roma il-luminata e la Basilica con la piazza con si apriva sotto di noi, ha tolto il fia-to per qualche secondo dallo stupore.

La prima giornata ci ha visti arrivare stanchi, ma soddisfatti per quanto visto e condivi-so insieme, e abbiamo preparato il cuore a quanto ci attendeva il giorno dopo in piaz-za San Pietro. Giovanni Antonio Farina, assieme ad altri 5 testimoni che sono stati canonizzati (4 italiani e 2 indiani) ci hanno fatto un regalo proprio bello. Ci hanno mo-strato attraverso la loro vita quanto sia im-portante mettere Gesù al centro. L’Amico più caro è Lui e i Santi, conosciuti quel giorno, ci hanno trasmesso proprio questa passione e questo amore che ardeva loro nel cuore.La celebrazione, domenica mattina, in piazza San Pietro è stata carica di segni, di gesti, di riti particolari e la marea di persone, tutte lì, riunite in preghiera ci riempiva il cuore di gioia. Una piazza gremitissima di fedeli tutti accomunati dalla fede in Gesù, nostro Amico e Maestro.Con il cuore colmo di gioia e di gratitudine al Signore per questi 6 nuovi Santi, la giornata è poi continuata con la visita, nel pomerig-gio, al palazzo Valentini. L’esperienza è stata straordinaria con un percorso ricavato sotto le strade della città di Roma alla scoperta di due “domus” (=case) dell’epoca dell’Impe-ro, dove abbiamo visto come la gente allora conduceva la vita quotidiana. La voce narran-te di Piero Angela, straordinaria guida, e le ricostruzione in 3D dello splendore di allo-ra di queste case, ci hanno mostrato come i romani erano un popolo dalle mille risorse.L’ultima giornata di pellegrinaggio ci ha vi-sti protagonisti di una visita tutta particolare fissata e prevista da diversi mesi: si doveva entrare in uno dei palazzi istituzionali più importanti del paese. Siamo stati accom-pagnati, anche qui da una guida in gamba, all’interno di Palazzo Madama, la sede del Senato della Repubblica. Una visita davvero interessante e preziosa dove, attraverso mera-vigliose e diverse stanze, ci è stato trasmesso l’eredità profonda e significativa che abbiamo ricevuto dal passato (i vari Garibaldi, Maz-zini, Cavour,… che hanno messo passione e sacrificio all’Italia di allora) per tentare di vivere anche oggi con il medesimo impe-gno e riconoscenza alla nostra cara Italia.Sono stati 3 giorni davvero unici per le tan-te e molteplici esperienze condivise, dall’a-spetto spirituale all’aspetto politico. Ci pa-reva bello condividere con voi, amici lettori, queste poche righe della nostra esperienza che ci ha aiutato a crescere, guardando in modo particolare a chi, come San Gio-vanni Antonio Farina, ha fatto dell’amore per Gesù e i fratelli il suo impegno di vita.

don Stefano Piccolo

I ragazzi delle medie durante il pellegrinaggio romano

Gli educatori del Seminario in Piazza San Pietro

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del Vangelo e guardando allo stesso tem-po la presenza gioiosa, frizzante e altret-tanto giovane dell’assemblea di ragazzi che aveva davanti. È sempre un’esperien-za di Chiesa celebrare l’eucaristia con il proprio Vescovo, con diversi preti giunti dalle varie parrocchie o unità pastorali e, soprattutto, con la numerosa presenza di ragazzi e animatori che ogni domeni-ca vivono questo impegno così vicino al mistero grande dell’Eucaristia. Altro mo-mento atteso del Convegno Diocesano è la consegna della “Lampada del Servi-zio” a quella parrocchia che si è distinta per il lavoro al Concorso 2014: “Chiesa: famiglia di famiglie…”, per l’impegno e la cura nel servizio nella propria parrocchia e vicariato e che hanno portato quest’an-no la consegna della “12ª Lampada del Servizio” dalle mani della parrocchia di S. Maria Nascente in Cologna Veneta (vincente nel 2013) attraverso il Vescovo, alle mani della parrocchia di San Seba-stiano in Povolaro (2014) .Un prezioso e grande “Grazie” va al coretto di San Cle-mente in Valdagno che ha animato con grande cura tutta la liturgia eucaristica. E poi, uscendo dalla cattedrale, ecco scen-dere dal cielo i primi timidi fiocchettini di neve (divenuti poi veri e propri fiocchi) che hanno inaugurato il grande serpento-ne di ragazzi e ragazze verso il Seminario, luogo del pranzo al sacco, della festa, del-la gioia, della pesca di beneficenza, della frittella e di tante tante sorprese. Un clima di festa ha accompagnato la permanenza di tutti in Seminario dove, dalle 13.30 in avanti, c’è stata l’occasione di gustarsi buona musica dal vivo (grazie alla band dei giovani seminaristi delle superiori), di partecipare a una serie di sketch diver-tenti in teatro (a cura dei seminaristi delle medie) e di vivere una storia drammatiz-zata in chiesa grande sul senso dell’attesa del Natale (ancora con i seminaristi delle superiori). È stata un’occasione per cono-scere diversi seminaristi e fare festa in un luogo molto speciale, come il Seminario, nella speranza che il seme posto nei cuo-ri di tanti ragazzi e ragazze possa portare buon frutto. Per conoscere qualcosa di più sul Seminario, le iniziative vocazio-nali e molto altro visitate il nostro sito: www.seminariovicenza.org! Un caro saluto a tutti i ministranti e un arrivederci all’anno prossimo 2015, 40ª edizione del Convegno Diocesano Ministranti!

don Alberto Dinello

quilla e forse addormentata, accoglieva i ragazzi che con le loro voci e la loro gioia accompagnavano il dolce risveglio dei vi-centini. Ore 10.30 la cattedrale era gremi-tissima di ragazzi, accompagnatori e geni-tori e iniziava l’Eucarestia presieduta dal nostro Vescovo Beniamino, che ha avuto

parole di ringraziamento per tutti i ragaz-zi, gli animatori e il loro prezioso servi-zio che ciascuno vive e cura nella propria comunità. Ha poi continuato il nostro Vescovo, aiutato dalla figura di San Gio-vanni, Apostolo ed Evangelista, discepolo più giovane e prediletto di Gesù, raccon-tando e raccogliendo qualche episodio

S abato 27 dicembre 2014, ore 7.30, il cielo faceva presagire un’alba di tut-to rispetto e un timido sole rossiccio

tentava di alzare lo sguardo su Vicenza città e diocesi. Gli I-Pad e i Tablet più informati e aggiornati in tempo reale su Meteo.it preannunciavano neve verso le

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Convegno Diocesano Ministranti si conferma appunta-mento di gioia per chierichetti e chierichette della nostra diocesi

La celebrazione in Cattedrale con tutti i ministranti

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Page 16: Quaresima - WebDiocesi · 2015. 1. 31. · E-mail: missioni@vicenza.chiesacattolica.it c.c.p. 001006251514 intestato a “Diocesi di Vicenza - gestione missioni ... della predicazione