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1 PARROCCHIA b.m.v. immacolata - TERLIZZI { Mensile di informazione per la coMUNITÀ } Pregare per i defunti ( dalludienza di Papa Francesco del 30/11/2016) Pregare per i defunti è, anzitut- to, un segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che hanno fatto. È un ringrazia- mento al Signore per averceli donati e per il loro amore e la loro amicizia. La Chiesa prega per i defunti in modo partico- lare durante la Santa Messa. Un ricordo semplice, efficace, carico di significato, perché affida i nostri cari alla miseri- cordia di Dio. Preghiamo con speranza cristiana che siano con Lui in paradiso, nellattesa di ritrovarci insieme in quel mistero di amore che non comprendiamo, ma che sap- piamo essere vero perché è una promessa che Gesù ha fatto. Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con Lui. Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare anche di pregare per i vivi, che insieme con noi ogni giorno affrontano le pro- ve della vita. La necessità di questa preghiera è ancora più evidente se la poniamo alla luce della professione di fede che dice: «Credo la comunione dei santi». È il mistero che esprime la bellezza della mise- ricordia che Gesù ci ha rivela- to. La comunione dei santi, infatti, indica che siamo tutti immersi nella vita di Dio e viviamo nel suo amore. Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè come unu- nione; uniti nella comunità di quanti hanno ricevuto il Batte- simo, e di quelli che si sono nutriti del Corpo di Cristo e fanno parte della grande fami- glia di Dio. Tutti siamo la stes- sa famiglia, uniti. E per questo preghiamo gli uni per gli altri. ANNO 6 - N. 7 novembre 2017 Infom@il [email protected] - Tel. 080 3511717 Novembre 2017 1 M Tutti i santi 2 G Comm. Fedeli Defunti 20.00 3 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30 4 S Ore 9.30 S. Messa al cimitero presieduta dal nostro Vescovo 9.30 5 D Cresime – primo turrno 6 L Ore 20 Assemblea di inizio anno associativo di Azione Cattolica 20.00 7 M Ore 20 Incontro Catechisti 20.00 8 M Ore 20 Lectio Divina sulla domenica della Parola 20.00 9 G ore 20 Incontro gruppo famiglia 20.00 10 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30 12 D Cresime – secondo turno ore 19,00 Pellegrinaggio al Cimitero 19.00 14 M Ore 20 Incontro lettori 20.00 15 M Ore 20 Lectio Divina sulla domenica della Parola 20.00 16 G Ore 20 Incontro gruppo famiglia 20.00 17 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30 22 M Ore 20 Lectio Divina sulla domenica della Parola 20.00 23 G Ore 20 Incontro gruppo famiglia 20.00 24 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30 26 D Fesrta di Cristo Re conclusione Messa corso pre matrimoniale 29 M Inizio Novena Immacolata

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PARROCCHIA b.m.v. immacolata - TERLIZZI

{ Mensile di informazione per la coMUNITÀ }

Pregare per i defunti ( dall’udienza di Papa

Francesco del 30/11/2016)

Pregare per i defunti è, anzitut-to, un segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che hanno fatto. È un ringrazia-mento al Signore per averceli donati e per il loro amore e la loro amicizia. La Chiesa prega per i defunti in modo partico-lare durante la Santa Messa. Un ricordo semplice, efficace, carico di significato, perché affida i nostri cari alla miseri-cordia di Dio. Preghiamo con speranza cristiana che siano con Lui in paradiso, nell’attesa di ritrovarci insieme in quel mistero di amore che non comprendiamo, ma che sap-piamo essere vero perché è una promessa che Gesù ha fatto. Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con Lui. Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare anche di pregare per i vivi, che insieme con noi ogni giorno affrontano le pro-ve della vita. La necessità di questa preghiera è ancora più evidente se la poniamo alla luce della professione di fede che dice: «Credo la comunione dei santi». È il mistero che esprime la bellezza della mise-ricordia che Gesù ci ha rivela-to. La comunione dei santi, infatti, indica che siamo tutti immersi nella vita di Dio e viviamo nel suo amore. Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè come un’u-nione; uniti nella comunità di quanti hanno ricevuto il Batte-simo, e di quelli che si sono nutriti del Corpo di Cristo e fanno parte della grande fami-glia di Dio. Tutti siamo la stes-sa famiglia, uniti. E per questo preghiamo gli uni per gli altri.

ANNO 6 - N. 7 novembre 2017

Infom@il [email protected] - Tel. 080 3511717

Novembre 2017

1 M Tutti i santi

2 G Comm. Fedeli Defunti 20.00

3 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30

4 S Ore 9.30 S. Messa al cimitero presieduta dal nostro Vescovo 9.30

5 D Cresime – primo turrno

6 L Ore 20 Assemblea di inizio anno associativo di Azione Cattolica 20.00

7 M Ore 20 Incontro Catechisti 20.00

8 M Ore 20 Lectio Divina sulla domenica della Parola 20.00

9 G ore 20 Incontro gruppo famiglia 20.00

10 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30

12 D

Cresime – secondo turno

ore 19,00 Pellegrinaggio al Cimitero

19.00

14 M Ore 20 Incontro lettori 20.00

15 M Ore 20 Lectio Divina sulla domenica della Parola 20.00

16 G Ore 20 Incontro gruppo famiglia 20.00

17 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30

22 M Ore 20 Lectio Divina sulla domenica della Parola 20.00

23 G Ore 20 Incontro gruppo famiglia 20.00

24 V ore 20.30 Corso pre matrimoniale 20.30

26 D Fesrta di Cristo Re

conclusione Messa corso pre matrimoniale

29 M Inizio Novena Immacolata

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Giorno dei Morti: viaggio nelle usanze

e nelle tradizioni culinarie italiane

di Barbara de Robertis

Tante sono le usanze tramandate nel corso dei secoli, relative ai primi due giorni di novem-bre, in cui si celebrano la Festa di Tutti i Santi e quella dei Morti. Eccone alcune: in Valle d’Aosta, nella notte tra il 1 e il 2 novembre, si usa vegliare davanti ai fuochi, lasciando sulla tavola delle pietanze per i morti. Dimenticare questo rituale potrebbe provocare tra le anime un forte baccano (tzarivàri).

Anche in Piemonte si mette un piatto in più a tavola, destinato al defunto che viene a far vi-sita ai vivi nella notte tra il 1 e il 2 novembre.

In Abruzzo in tempi antichi si decoravano le zucche ed i ragazzi di paese bussavano, di ca-sa in casa, domandando offerte per le anime dei morti (frutta di stagione, frutta secca e dolci). Questa tradizione è ancora viva in al-cune località abruzzesi e diffusa è anche l’u-sanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa, cantando un’appropriata canzone. A Pet-torano sul Gizio, la canzone suona, su per giù, così: “Oggi è la festa di tutti i Santi, fate del bene a queste anime in pena. Se farete del be-ne col cuore, nell’altro mondo vi ringrazieran-no”.

In Calabria, nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava in corteo verso i cimiteri e dopo va-rie benedizioni e preghiere per entrare in con-tatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare. In Emilia Romagna nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere “la carità di murt”, ricevendo cibo dalle persone da cui bussavano. In Friuli i contadini lasciano un lume acceso, un sec-chio d’acqua e un po’ di pane sul desco.

Sempre in Friuli, come del resto nelle vallate delle Alpi lombarde, si crede che i morti vadano in pellegrinaggio verso alcuni santuari e chiese lontane dall’abitato, pertanto chi vi fosse entrato in quella notte, le avrebbe trovate affollate da una moltitudine di anime che scompariranno al canto del gallo o al levar della “bella stella”.

A Bormio (Lombardia), la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino e, in alcune case, si imbandisce la cena. Nel Vigevanasco (Vigevano) e in Lo-mellina c’era l’abitudine di lasciare in cucina un secchio d’acqua fresca, una zucca piena di vino, il fuoco acceso e le sedie attorno al focolare. Nelle campagne intorno a Cremona ci si alza presto, rassettando per bene i letti, in modo da far riposare le anime dei defunti, comodamente, su di essi.

In Molise, a Carovilli, ogni famiglia organizzava una cena particolare, “r cummit”, da condividere con parenti e amici, con un piatto forte a base di tagliatelle bianche condite con la verza; lascian-do delle porzioni, a fine cena, fuori da porte e finestre, per le anime che sarebbero venute in visita.

In Campania, ai tempi del dopoguerra, nei quar-tieri popolari si usava andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara, detta “U ta-vutiello”, gridando: “Fammi del bene per i mor-ti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene per i morti!”.

In Puglia, la sera precedente il 2 novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena con pane, acqua e vino, apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, approfittando del banchetto e fermandosi almeno sino a Natale o alla Befana. Ad Orsara, in particolare, la festa veniva e viene ancora chiamata “Fuuc acost” e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate “Cocce priatorje”, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e si cucina sulle loro braci; gli avanzi vengono riser-vati ai morti, lasciandoli disposti agli angoli del-le strade.

In Sardegna, dopo la visita al cimitero e la mes-sa, si tornava a casa a cenare con la famiglia riu-nita. A fine pasto, però non si sparecchiava, la-sciando tutto intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa

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durante la notte. Prima della cena, i bambini an-davano in giro per il paese a bussare alle porte, dicendo “Morti, morti” e ricevendo in cambio dolcetti, frutta secca e in rari casi, denaro. Se fa-ve, castagne, mandorle e fichi secchi sono tra gli alimenti più gettonati, i dolci rappresentano i veri protagonisti di questo periodo.

Tra i più noti: le Ossa dei Morti, gustosi biscotti ripieni di mandorle e nocciole chiamati, a secon-da della zona, Stinchetti dei Morti (Umbria), Dita d’Apostolo (Calabria) o Fave dei Morti, se confe-zionati con la forma dei legumi.

In Campania, in questi due giorni, è immancabile il torrone (ottimo quello del beneventano); men-tre in Sicilia, la Festa dei Morti è fortemente sen-tita dai bimbi cui sono riservati dolcetti e ciocco-latini, “portati personalmente dai defunti”, come i Pupi di zuccaro (bamboline di zucchero) e la Frutta Martorana, realizzata con pasta reale.

Nella nostra Terlizzi, invece, una antichissima tradizione vuole che, alle prime luci dell'alba del 2 novembre, come usavano fare i contadini prima di andare a lavorare nei campi, in memoria dei propri cari, si mangi una sorta di pane dalla forma

allungata che la tradizione orale ha tramandato nel corso dei secoli con il nome di quartcéddə.

L’origine di questa usanza si perde, ormai, nella storia ed ebbe origine quando i defunti si tumula-vano nei sotterranei delle chiese. Qui, per disin-fettare e sanare i corpi, i cadaveri venivano rico-perti di calce. Da qui l’assonanza con la ricotta forte (squandè), che viene tradizionalmente spal-mata nel pane e che a quarti (quartecédde) viene consumato farcito con tonno, capperi, acciughe.

La ricotta forte, bruciando nella bocca di quanti mangiano il panetto terlizzese, purifica dai pecca-ti, per consentire a tutti di iniziare una nuova vita nel giorno della morte.

Nella notte tra il 1 ed il 2 novembre, i panifici ter-lizzesi sono i veri protagonisti dell'evento gastro-nomico. Sfornano quartcéddə, sia di pane sia di focaccia, a volontà, poiché tutti i terlizzesi nel giorno della festività dei defunti non rinunciano alla degustazione dei panetti farciti. Non manca, inoltre, la visita ai loro cari che non ci sono più presso il cimitero comunale dove abbelliscono le tombe con crisantemi e fiori di locale produzione.

Giorno dei morti, perché è il 2 novembre? Di Barbara de Robertis

Il 2 novembre di ogni anno, il giorno successivo alla solennità di Tutti i Santi, si celebra il giorno dei morti. Una ricorrenza Cattolica preceduta da un tempo di preparazione e preghiera in suffragio dei defunti della durata di 9 giorni: la cosiddetta novena dei morti, che inizia il 24 ottobre. Il gior-no scelto non è casuale, l’idea di commemorare i defunti in suffragio viene da un rito bizantino che celebrava tutti i morti il sabato prima di Sessage-sima, ossia la domenica che precede di due setti-mane l’inizio della Quaresima, all’incirca in un

periodo compreso tra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Già le civiltà antiche celebravano gli antenati tra fine ottobre e inizio novembre. Leggenda vuole che si riferisse al periodo del grande dilu-vio, nella Genesi. Infatti Noè costruì l’arca nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, cioè il no-stro novembre.

Il rito è passato per i secoli e per le civiltà e quella che sembra aver avuto più seguito fu quella celtica. Infatti la “notte di Samhain”, la notte di tutti i morti e di tutte le anime, la celebrazione più importante del calendario celtico, si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre.

Per i cristiani queste tradizioni erano difficili da perdere, cosa che spinse la Chiesa Cattolica ad ade-guarsi. Nel 1835, Papa Gregorio II decise di spostare la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al 1° no-vembre, sperando di dare un nuovo significato ai culti pagani.

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Nella chiesa latina, il rito viene fatto risalire all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny nel 998 d.C. con la riforma cluniacense. L’abate stabilì, infatti, che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1° novembre per celebrare i defunti ed il giorno do-po, il 2 novembre, l’eucarestia sarebbe stata offerta “pro requie omnium defunctorum”.

In seguito il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica anche se qualcosa di celtico rimaneva: si ricordavano i cari scomparsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da diavoli e si accendevano falò. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo.

per cui sono arricchiti di una forza speciale e segna-

ti dal carattere del medesimo sacramento, sono col-

legati più perfettamente alla Chiesa». Dunque, con

la Confermazione i battezzati ricevono l’effusione

dello Spirito che nella Pentecoste fu elargito agli

apostoli e che, entrando in loro, li allena alla batta-

glia nel mondo. Il sacramento della Cresima mette

il cristiano per sempre al servizio di Gesù Cristo,

permette di diffondere la fede con la parola e le

opere come il balsamo mescolato all’olio crismale

significa il diffondersi del buon odore di Cristo a

cui dare testimonianza.

Quest’anno nella nostra parrocchia BMV Immaco-

lata di Terlizzi, il vescovo mons. Domenico Cor-

nacchia celebrerà il sacramento della Confermazio-

ne nei giorni 5 e 12 novembre 2017 alle ore 11.30.

Eccetto quest’anno di transito, il sacramento verrà

nuovamente vissuto nel 2019 vale a dire una volta

che i cresimandi avranno terminato la scuola secon-

daria di I grado, dedicando così un anno in più agli

incontri di formazione. I gruppi di catechismo che a

breve vivranno questo importante momento sono

tre, per un totale di quarantotto ragazzi/e.

Una volta vissuto il sacramento, i ragazzi che lo de-

siderano potranno seguire un percorso di fede che

permetterà loro di continuare ad essere uniti alla

Chiesa anche dopo la Cresima. È importante aiutar-

li a consolidare la propria identità, compiere deci-

sioni sulla base della propria coscienza. La testimo-

nianza di vita di noi catechisti ed educatori non

consenta loro di smarrire le tracce di Gesù Cristo,

ma rafforzi il desiderio di conoscerlo personalmen-

te e amarlo incondizionatamente.

Vieni Spirito Santo Di Lucrezia De Finis

All’inizio della vita cristiana, il Battesimo ci

rende figli adottivi di Dio rinati dall’acqua e

dallo Spirito. Siamo creature nuove, uomini

nuovi creati nella giustizia e santità; riceviamo

uno spirito di figli e siamo quindi anche eredi

fino a partecipare alla gloria di Dio. A questa

novità di vita per l’uomo, a questo inizio e fon-

damento della vita cristiana si può aggiungere

qualcosa? Nell’iniziazione cristiana vi è ancora

posto per un gesto che doni una pienezza non

ancora raggiunta? A riguardo papa Paolo VI af-

ferma: «Col sacramento della Confermazione

coloro che sono rinati nel Battesimo ricevono il

dono ineffabile, lo Spirito Santo stesso, per cui

sono arricchiti di una forza speciale e segnati

dal carattere del medesimo sacramento, sono

collegati più perfettamente alla Chiesa». Dun-

que, con la Confermazione i battezzati ricevono

l’effusione dello Spirito che nella Pentecoste fu

elargito agli apostoli e che, entrando in loro, li

allena alla battaglia nel mondo. Il sacramento

della Cresima mette il cristiano per sempre al

servizio di Gesù Cristo, permette di diffondere

la fede con la parola e le opere come il balsamo

mescolato all’olio crismale significa il