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www.asiticino.ch Periodico d’informazione sulle attività dell’associazione svizzera infermiere/i Allegato alla rivista “Cure infermieristiche” N.9/10 Sezione Ticino Settembre 2010 - n. 3 info Cronaca regionale: La Sanità spettacolarizzata Calendario attività ASI-SBK Settembre 2010 - Giugno 2011 Primary Nursing Cure basate sulla relazione

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Periodico d’informazione sulle attività dell’associazione svizzera infermiere/iAllegato alla rivista “Cure infermieristiche” N.9/10

Sezione TicinoSettembre 2010 - n. 3

info

Cronaca regionale:La Sanità spettacolarizzata

Calendario attività ASI-SBKSettembre 2010 - Giugno 2011

Primary NursingCure basate sulla relazione

3 Editoriale

Cronaca regionale4 La Sanità spettacolarizzata

(Paolo Cattorini)

Approfondimenti7 Le basi del Primary Nursing

(Annette Biegger)8 Primary Nursing

Cure basate sulla relazione(Susanna Brilli)

12 La testimonianza di un reparto dell’OspedaleBeata Vergine di Mendrisio(Erika Carrara, Viviana Corti, Michela Martinenghi)

Rubrica13 Invito alla lettura

Informazioni14 Giornata di studio15 Annunci GIITI

Agenda16 Calendario corsi

SOMMARIOinfoSettembre 2010 - n. 3

Periodico d’informazione sulleattività dell’associazione svizzerainfermiere/iAllegato alla rivista“Cure infermieristiche” 9/10

Segretariato ASIVia Simen 8CH-6830 ChiassoTel. 091 682.29.31Fax 091 682.29.32E-mail:[email protected] internet:www.asiticino.ch

RedazioneIsabelle AvostiAnnette BieggerCristina Treter De Lubomierz

SupervisionePia Bagnaschi

Grafica e stampaSocietà d’arti grafiche già Veladini &co SAwww.veladini.ch

Foto copertina: Isabelle Avosti

3allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.09/10

Le cure basate sulla relazioneCari lettori, anche questo numero di Info-ASI ci offre molti spunti per riflettere in me-rito alla costante evoluzione della nostra professione. Chi sceglie di svolgere que-sto lavoro, è cosciente che si tratta di un impegno sempre ricco di cambiamentiche richiede, oltre alle mansioni prestabilite dal codice infermieristico, flessibilità,stabilità, creatività e perché no, anche un pizzico di fantasia.Per essere in grado di erogare cure sempre più specifiche, necessitiamo di un va-sto sapere. L’esperienza inoltre ci permette di diventare più critici ma anche di svi-luppare schemi di azione più adeguati ai bisogni dei nostri pazienti nell’odiernarealtà socio-sanitaria.L’introduzione del Primary Nursing care nei diversi reparti dell’Ente OspedalieroCantonale (EOC) ha suscitato inizialmente un certo timore. Come ben sappiamo,è più facile continuare sullo stesso binario piuttosto che mettersi in discussione da-vanti ad un nuovo progetto. Tuttavia, sono proprio questi cambiamenti che ci per-mettono di “crescere” ed espandere il nostro sapere, utilizzando le esperienze vis-sute quale ricchezza di base per affrontare con la giusta filosofia il cambiamento.Pensandoci bene non è nulla di nuovo ciò che questo progetto ci propone, solo unsistema più specifico che ci permette di pianificare al meglio le cure e darne mag-giore visibilità.La testimonianza del reparto di Chirurgia 2 presso l’Ospedale Beata Vergine diMendrisio mi è piaciuta molto. Soprattutto il sano approccio con cui i colleghi sisono messi in discussione, partendo dalla filosofia di cure del proprio reparto, con-siderando i loro valori e le loro esigenze ed integrandole nel nuovo metodo, chie-dendosi per chi cambiare e come cambiare.Fondamentalmente le cure dovrebbero essere sempre basate sulla relazione, vistoche la più grande risorsa, indispensabile per la guarigione o perlomeno per il mi-glioramento del proprio stato di salute, la possiede il paziente stesso. Saperla ri-conoscere non è evidente se non si instaura prima con lui una buona relazione.Quest’ultima ci permette di utilizzare la sua collaborazione e la sua fiducia, oltrea quella dei suoi famigliari, quale forza indispensabile che ci permette di erogarein modo mirato le nostre cure.Vivere il cambiamento, affrontare gli ostacoli che esso comporta con fiducia e po-sitività, ci aiuta a superare le difficoltà iniziali e sviluppare miglioramenti mirati.Operando ci si accorge di ciò che vale e di ciò che è superfluo o già superato.Il Prof. Cattorini vede il movimento degli infermieri “ come una zolla tettonica, unafalda geologica, uno strato mobile della crosta che costituisce la “terra della Sani-tà” . Questo conferma la nostra forza, il nostro potere di essere in grado di ela-borare i costanti cambiamenti nella nostra professione, mantenendo tuttavia la no-stra identità davanti alle mutazioni che i problemi socio-economici ci impongono.Lo show business fa subito notizia, scalpore; se pensiamo a Nurse Jackie, Dr. Hou-se ed altri. Fondamentale per noi è la cosciente presa di posizione del nostro ruo-lo e della sua gestione all’interno dell’équipe.

Buona lettura!Cristina Treter

editoriale

Il movimento degli infermieri (in questo con-testo preferisco chiamarlo così, piuttostoche gruppo, corporazione, associazione) lo

vedo come una zolla tettonica, una faldageologica, uno strato mobile della crosta checostituisce la “terra” della sanità e che, siapure impercettibilmente, la sposta, la riconfi-gura, introduce turbolenze, esplode in gettivulcanici, apre o invece assesta pericolosevoragini, ridisegna i continenti domiciliari edospedalieri che abitiamo come malati o ope-ratori. Non occorre che un infermiere siaiscritto ad un’associazione. Respira comun-que i fermenti, di cui il rapporto sanitario-pa-ziente ribolle, e testimonia anch’egli le riso-nanze, i turbamenti, le speranze generati dalnuovo modo, in cui la città e i professionististabiliscono alleanze, rivedono antichi patti,negoziano gli accordi futuri. Ovviamente leassociazioni, i collegi, le organizzazioni vi-vono questo movimento con maggior coscien-za critica, con la maggior forza che provienedal reciproco aiuto (come allearsi con chi sof-fre, se non possiamo contare - noi stessi vul-nerabili - sulla prossimità dei nostri colleghi?).D’altro canto la società, cui promettiamo didedicare le nostre cure, e la quale investe lenostre azioni di un credito di fiducia, ha tuttoil diritto di attendersi che gli infermieri nonsiano disturbati ed annebbiati da altri interes-si confliggenti, e che inoltre informino l’opi-nione pubblica degli inevitabili conflitti fra va-lori ed interessi, che intessono ogni esperien-za di malattia e di guarigione, riabilitazione,palliazione. “Il gigante dormiente”, così Hel-ga Kuhse, una studiosa australiana di etica,definiva la professione di infermiera (Pren-dersi cura. L’etica e la professione di infer-miera, Torino, Edizioni di Comunità, 2000).Forse quel gigante dorme ogni giorno sempredi meno e mentre si stira gli arti, mostra di vo-lersi mettere in moto, sollecitando l’attenzionedi tutti: altri professionisti, le istituzioni, gli or-gani di governo politico, la società.I medici guariscono? I medici curano? La ri-sposta dell’infermiera Jackie è negativa. No,loro fanno diagnosi. Siamo noi che ci occu-piamo di curare. Jackie dice con spontaneafranchezza una cosa, per quanto estremizza-ta, che ad un tempo ci convince (quanti mala-

ti hanno confessato agli infermieri quei biso-gni che gli specialisti sembravano sordi ad in-tendere!) e che ci atterrisce, poiché di un me-dico, che faccia solo diagnosi, che sia solo untecnico (e non un professionista che promettefedeltà a certi valori morali), abbiamo tutta laragione d’avere paura. Eppure sono le strepi-tose diagnosi, i clamorosi interventi chirurgici,le miracolose manipolazioni estetiche del cor-po, sono queste le figure che lo show businesscerca, carezza ed amplifica. Del lento, pa-ziente, meticoloso corpo a corpo che l’infer-miere, come del resto ogni medico eticamenteavvertito, pratica quotidianamente, il salottotelevisivo, il mega-festival della cultura, la talkstrategy dell’industria culturale e dei suoi gurunon sanno che cosa dire. Peggio per loro, chehanno privilegiato il grande evento mediaticoalla silenziosa formazione sul campo. Ne ve-dranno delle belle, presto.Partiamo da qui. I mezzi di comunicazione sioccupano di sanità e questa divulgazione havirtù e vizi. La virtù di spiegare a chi vuol ca-pire e non intende più essere relegato al pa-ternalismo d’altri tempi, il quale purtroppopersiste camuffandosi dietro linguaggi esoteri-ci, pratiche superspecialistiche, persuasioniocculte. Lo stesso infermiere cede a questa de-moniaca lusinga quando presume di decidereda solo, in forza della sua competenza edesperienza, e prescindendo dalla comunica-zione col malato, quale sia il bisogno prima-rio di quella persona, essendo invece diventa-to chiaro che la parola “bisogno” significa co-se diverse nell’arena pluralistica delle nostresocietà, e che il bisogno si intreccia sempread un desiderio. Il bisogno di una nutrizioneartificiale non può essere saturato senza inter-pretare il senso che il malato attribuisce allasua vita, alla carenza nutrizionale, al presidiotecnico che dovrebbe provvedervi, alla digni-tà esistenziale con cui quel soggetto desiderachiudere i propri giorni.Il cittadino maturo può e vuole conoscere checosa gli accade e decidere in merito. Infor-mazione e spettacolo rispondono a questa at-tesa. Da bambini abbiamo imparato come èfatto il corpo umano, guardando videocasset-te televisive in cui la squadra dei globuli bian-chi combatteva contro i batteri. Spettacolo?

info4 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

Conferenza tenuta in occasione dell'Assemblea Generaledel 25 marzo 2010 a Lugano

La sanità spettacolarizzata“Doctors don’t heal, they diagnose - we heal”

[Nurse Jackie]

Cronaca regionale

prof. Paolo Cattorini*

Alcuni princìpimorali non possono

essere insegnatialtrimenti che

narrando le storie,in cui quei princìpihanno preso figura

drammatica

Sì. Solo spettacolo? No. Una verità passa at-traverso le rappresentazioni filmiche. Anzi al-cune verità, come ben sapevano i Greci, pos-sono venire dette solo dentro ad un teatro, do-ve lo spettacolo è agìto dagli stessi spettatori.Alcuni princìpi morali non possono essere in-segnati altrimenti che narrando le storie, in cuiquei princìpi hanno preso figura drammaticae carne e sangue e gli occhi di un personag-gio e la trama di una fedeltà o di un tradi-mento. Lo spettacolo del mito genera ancoroggi le sue rivelazioni, nonostante che unacerta etica filosofica pensi di essersene immu-nizzata e nonostante che una certa scienzaapplicata all’uomo irrida e snobbi le fiabe, leleggende, i racconti.Tuttavia la resa spettacolare dell’evento tera-peutico corre diversi rischi, al primo dei qualiabbiamo appena alluso: quello cioè di privile-giare l’intervento strepitoso, grandioso, ecce-zionale, straordinario, rispetto alla praticaquotidiana ordinaria, in particolare rispetto al-la prevenzione, che ha una logica dimessa eduna tattica politica di lungo respiro. Molte ma-lattie dipendono infatti da condizioni di vitaprecarie, disordinate, autolesive, inquinate,

stressanti, la cui modifica trascende le compe-tenze tecnico-sanitarie ed invece lega l’igienead un rimodellamento degli ambienti di lavo-ro, famiglia, traffico, aggregazione sociale.Lo scoop abbagliante della cronaca “acceca”a volte queste responsabilità storiche, indu-cendo talora a privilegiare l’ottica passiva in-vece che attiva, la medicalizzazione della vi-ta (con la sua iatrogenesi culturale, come l’hachiamata Ivan Illich in Nemesi Medica.L’espropriazione della salute, Milano, Monda-dori, 1977) invece che il cambiamento dellostile esistenziale, l’abuso dei rimedi farmaco-logici invece che il controllo della dieta o del-le fonti di ansia. Il voyeur, sedotto dallo spet-

tacolo, fugge dalla vita vera, come ben sa chiama il cinema.Un secondo, diffuso rischio è quello di gene-rare collusioni tra pubblicità personale (“ilgrande medico”) o istituzionale (l’ospedale“modello”) e interessi di mercato. Il fatto che iCodici di deontologia sanitaria siano molto at-tenti alle condizioni in cui si fa pubblicità del-l’informazione sanitaria ed affidino agli Ordi-ni professionali il compito di vigilare su di es-sa, significa che le tecniche seduttive e le lu-singhe dell’immagine possiedono una poten-za persuasiva, di cui il profano può patire eche la peer review (il controllo tra pari, l’auto-scrutinio professionale e la supervisione di co-mitati d’etica indipendenti o di associazionedi malati/utenti) ha il dovere di governare, innome della verità scientifica e del bene dei cit-tadini. Se si mostrano solo i punti di eccellen-za o i benefici di un centro di cura o di un trat-tamento; se si nascondono le alternative tera-peutico-assistenziali, magari tradizionali, adun rimedio divenuto “di moda”; se si rivelano,nelle riviste dedicate, solo i risultati positivi deitrial farmacologici condotti; se si fa leva sul-l’immaginazione miracolistica quando si con-fezionano spot (microcortometraggi con il lorogradevole, garantito happy end) su prodotti ointerventi che toglierebbero d’incanto dolori ealtri sintomi; in questi casi ci si mette su unachina scivolosa, lungo la quale il mercato ali-menta nuove attese e prepara il consumatoreideale. Quello che non fa troppe domande,perché ha fretta di godere su di sé lo spetta-colo promesso. “Il sano è un malato che nonsa di esserlo”, aveva scritto Jules Romains neldottor Knock. La salute però non è una mercee quindi la legittima pubblicizzazione diobiettivi e metodi sanitari deve inventarsi vieoriginali di diffusione e non mimare ottuse for-me di aziendalismo. Sì, perché c’è anche unaziendalismo illuminato, il quale andrebbepromosso.La spiegazione scientifica mostra come si fatecnicamente qualcosa, non perché la si fa ola si dovrebbe fare. Per rappresentare questiaspetti etici occorre raccontare storie di ma-lattia e vicende di cura, in cui appaiono moti-vazioni adeguate per prendersi cura di sé edegli altri. Noi abbiamo studiato il caso deglispot sull’Aids (“se lo conosci lo eviti, se lo co-nosci non ti uccide”). Una cosa però è sapere,altra cosa è cambiare i comportamenti a ri-schio. Ecco il terzo pericolo. Uno “spettacolo”sulla sanità, che non si ponga anche un obiet-tivo etico-narrativo sarebbe impotente ed illu-sorio ed una simile competenza a raccontarepuò venir elaborata solo nella sinergia tra di-scipline medico-infermieristiche e scienzeumane. L’etica non è un optional né per la for-mazione dell’infermiere, né per il messaggio

5allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.09/10

Per rappresentarequesti aspetti eticioccorre raccontarestorie di malattia evicende di cura, incui appaionomotivazioniadeguate perprendersi cura di sée degli altri

fotowww.nydailynews.com

info6 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

Cronaca regionale

trasmesso da chi confezioni documentari,spot, cortometraggi o pagine informative suciò che fa ammalare o guarire. L’abbiamo det-to prima: si sta muovendo un continente som-merso e qui e là spuntano zolle mai viste: c’èuna bella novità nel Codice deontologico de-gli Infermieri italiani (2009, art. 16) quandosi scrive che “l’infermiere si attiva per l’analisidei dilemmi etici vissuti nell’operatività quoti-diana e promuove il ricorso alla consulenzaetica, anche al fine di contribuire all’appro-fondimento della riflessione bioetica” [abbia-mo approfondito il tema nel volume Bioeticaclinica e consulenza filosofica, Milano, Apo-geo, 2008]. Il buon infermiere, insomma, faetica. Ma quale?La fiction dice quale etica sta guidando l’in-fermiere. La fiction ha la sua ambiguità: puòindurre evasione o coscienza, regressione omaturazione, rivelazioni o illusioni. Gli infer-mieri nella fiction hanno un’immagine a volteesemplarmente umana, contrapposta al cini-smo di certi primari, a volte pericolosamenteambivalente, se non francamente brutale. Sipensi a Benigno nel film Parla con lei di Al-modovar oppure ai paramedici di Al di là del-la vita di Scorsese (per queste notizie riman-diamo al nostro libro Bioetica e cinema. Rac-conti di malattia e dilemmi morali, Milano,FrancoAngeli, 2° ediz. 2006).Spesso gli infermieri sono in burn out per trop-po lavoro, come Nurse Jackie. Terapia d’urto,serie TV creata da Liz Brixius, Evan Dunsky eLinda Wallem. Jackie Peyton (Edie Falco) èuna capoinfermiera in lotta con il mondo, piùinteressata al bene dei malati che ai codici eti-co-deontologici di comportamento. È la rispo-sta infermieristica al Dr. House, il geniale dia-gnosta zoppo (come il capitano Achab morsodalla balena bianca) e farmacodipendente(come il cerebrale Sherlock Holmes di Solu-zione sette per cento – di cocaina, oppure co-me Jekyll/Hyde). Anche l’infermiera Jackie in-gurgita eccitanti, è brusca, intollerante delleregole, sfacciata. Però non sfugge dal contat-to con i malati, anzi di turni ne fa troppi e perquesto deve “tenersi su”. Lei non ha paura dientrare in urto con amministratori pigri e me-dici incapaci e a volte si sostituisce a loro nelprendere decisioni che non le competerebbe-ro. Fa la moralista con i pazienti: tratta megliochi ha dei meriti, tratta malissimo chi ha fattotorti. Quanto a sè stessa, ha una morale insta-bile: tradisce il marito (lei è sposata e ha duefiglie) con il farmacista dell’ospedale.Come interpretare questo serial? Nurse Jackiesfronda l’angelica filantropia di antichi model-li assistenziali. I fronzoli della retorica cado-no: è una donna contraddittoria e sulle sogliedi una caduta. Però con la sua vitalità anima-lesca e la sua aggressività giustizialista esplo-

ra nuove figure relazionali (verso i colleghi, leistituzioni, i degenti, i medici, i familiari, infondo verso sè stessa). Una cosa Jackie pro-mette: si allea ai malati prima di ogni altra co-sa, ai malati “buoni”, a quelli cioè che nontradiscono l’alleanza verso ogni altro soffe-rente. Potete lusingarla, ma lei non svenderàl’indipendenza del suo giudizio, anche a co-sto di apparire antipatica o eversiva. È la pri-ma a sapere che il perfezionismo è una trap-pola e Jackie riconosce - citando Sant’Agosti-no - che c’è una parte buona ed una cattivadentro di lei. I malati, e gli spettatori che la se-guono, non vogliono del resto una nurse san-ta, ma, per citare Winnicott, un infermiere suf-ficientemente buono, che ricordi allo staff ilsuo obiettivo di cura e nonnasconda le contraddizio-ni proprie, degli operatorie delle istituzioni. Vivereconsapevolmente questecontraddizioni e analizzar-le criticamente (il mestieredelle medical humanities),è la condizione per cercar-ne un superamento.Quando abbiamo scritto ilnostro manuale Bioetica.Metodi ed elementi di ba-se per affrontare problemiclinici, Milano, Masson-El-sevier, arrivato alla terzaedizione nel 2005, abbia-mo pensato agli studenti diinfermieristica, così appassionati nell’immagi-nare il loro ruolo nel futuro “spettacolo” dellaloro professione ed abbiamo inventato per lo-ro una serie di sceneggiature (casi clinici edavvertenze di metodo per non farsi travolgeredai dilemmi morali). Il training è, oltre che tec-nica, anche questo: congetturare personaggioriginali e coerenti e vederli all’opera comenell’anteprima di uno show. Si tratta di sco-prire gli infermieri che possiamo e dobbiamoessere. E stare dalla parte di chi soffre e dar-gli voce ed aiuto. Il finale potrà essere happyo bad, ma non è quello che conta. Sappiamotutti, come diceva Hemingway, che la vita puòavere solo un tipo di finale, ma vivere nel librodi questa vita e inventarla, per quanto ci è da-to, ogni giorno, e lavorare contro quello spor-co delitto che è la malattia (Hemingway scri-veva: la guerra), questa è una cosa che puòdarti la felicità di resistere. �

*prof. Paolo Cattorini, Ordinario di Bioeti-ca, Univ. Studi Insubria, Varese, Facoltà diMedicina e Chirurgia; già componente delComitato nazionale per la Bioetica e dellaCommissione nazionale per la lotta all’Aids(Roma).

Si tratta di scopriregli infermieri che

possiamo edobbiamo essere.E stare dalla parte

di chi soffre e darglivoce e aiuto.

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al.com

7allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.09/10

Cronaca regionale

Primary nursingLe basi del Primary Nursingdi Annette Biegger*

Il termine fu utilizzato per la prima volta daBarton nel 1959, il quale affida il suo pro-gramma per combattere la nevrosi istituziona-

le ad un “primary therapist”. Tuttavia questo ter-mine acquisterà un’importanza maggiore solonel 1968. Il successo del primary nursing negliUSA è parallelo alla crescente importanza chenegli anni ‘70 acquisivano il processo del nur-sing, le teorie del nursing e la loro applicazio-ne alla pratica clinica e allo sviluppo semprepiù crescente della ricerca infermieristica1. Du-rante gli anni ‘20 e ‘30 le infermiere lavorava-no in modo autonomo, questo fu il primo segnodi professionalizzazione. Per rafforzare questopunto, Marie Manthey negli anni ’60 sviluppòil Primary Nursing all’University of MinnesotaHospital (USA).S. Wright sostiene che il primary nursing puòessere visto come il ritorno a quella che F. Ni-ghtingale considerava come l’assistenza infer-mieristica di tipo professionale. Il nocciolo delsuccesso del modello diffuso da Manthey, con-siste nell’aver trovato un sistema di organizza-zione del lavoro in cui vengono enfatizzati re-sponsabilità e professionalismo. Esso non è so-lo un modello organizzativo assistenziale, maanche una sorta di opportunità per conseguirecomportamenti che sono necessari per affronta-re problemi professionali come lo scarso rico-noscimento economico, la mancanza di presti-gio e di potere, l’esclusione dai processi deci-sionali e la mancanza di controllo sulla nostrapratica.Il Primary Nursing era conosciuto nel mondo in-fermieristico anglosassone già negli anni ‘70,quando Mundinger pubblicò un lavoro che nedefiniva il ruolo e le competenze. Successiva-mente l‘applicazione di tale modello è stata stu-diata in relazione a diversi risultati, tra i qualila soddisfazione del paziente e la capacità digestire eventi assistenziali complessi. Fonda-mentalmente il Primary Nurse prevede che unsingolo infermiere/a sia responsabile dell’ero-gazione, qualità e appropriatezza dell’assi-stenza non medica per tutta la durata della de-genza di un paziente.Gli elementi costitutivi del Primary Nursing sono:1. l’attribuzione e l’accettazione da parte diciascun individuo della responsabilità perso-

nale nel prendere delle decisioni; con questoapproccio decisionale decentralizzato il flus-so comunicativo viene semplificato e tutte ledecisioni prese sono basate sulla conoscen-za dei bisogni della/del paziente e sulla re-lazione con essa/o e con i suoi familiari;

2. l’assegnazione dell’assistenza quotidiana se-condo il metodo dei casi (case method);

3. la comunicazione diretta da persona a per-sona;

4.presenza di una persona operativamente re-sponsabile per la qualità dell’assistenza ero-gata alle/ai pazienti di un reparto 24 ore algiorno, sette giorni alla settimana.

Alcune parole chiavi relative a questo concetto:autorità decisionale delle/degli infermieri,cioè fino a che punto si spinge il loro diritto aprendere una decisione nell’area professionaleladdove sono responsabili, e conseguentemen-te ad agire.Il concetto di responsabilità (responsibility)ha un duplice aspetto; si riferisce a:- attribuzione, delega o cessione della respon-sabilità assistenziale (o anche solamente di uncompito definito) all’infermiere rispetto a un pa-ziente - un processo di accettazione di respon-sabilità (accountability)2.Una/un infermiera/e primaria/o dovrebbe es-sere in grado di motivare in qualsiasi momentodi fronte alla/al paziente, ai suoi familiari, maanche di fronte alle/ai superiori quali siano sta-te le sue scelte terapeutiche e quale sia il sub-strato di conoscenze scientifiche su cui esse sibasano. Solo in questa maniera una/un infer-miera/e può dimostrare di essere effettivamen-te responsabile, nel senso più ampio del termi-ne, della/del paziente che le/gli è stato asse-gnato e di cui ha accettato la responsabilità dalricovero fino alla sua dimissione.La difficoltà di introdurre un‘innovazione diquesto tipo è prioritariamente culturale e orga-nizzativa. Emergono rigidità professionali e ste-reotipie di ruolo che resistono e si oppongonoai cambiamenti, evidenziando la permanenzadi modelli professionali ormai superati3. �

*Annette Biegger, Bachelor HES in infer-mieristica a Friborgo, da ottobre 2008 lavoraall'ospedale universitario di Zurigo

1 Bowers L, The significance of primary nursing, Journal of Advanced Nursing (14) 1989.2 Biblioteca medica virtuale, glossario. www.bmv.bz.it/content.asp?L=1&idmen=165&subc=1535.3 Zanotti R, IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL PRIMARY NURSING. PER LE UNITÀ OPERATIVE DI OSPEDALE. www.regio-

ne.veneto.it/NR/rdonlyres/...C48E.../IICAP1588.pdf.

Il Primary Nursingera conosciutonel mondoinfermieristicoanglosassone giànegli anni ‘70

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Approfondimenti

Primary NursingCure basate sulla relazione:un modello per trasformare la pratica di Susanna Brilli*

Lo studio della realtà infermieristica del-l’EOC ha evidenziato come negli ultimi an-ni le cure si sono lentamente trasformate da

un sistema funzionale a quello del team nur-sing che, sebbene si orienti maggiormente ver-so il paziente, non favorisce ancora la suapresa a carico globale.Il traguardo del Concetto di cura EOC è quin-di rappresentato dal miglioramento dell’offer-ta infermieristica volta a incrementare la sod-disfazione del paziente e al contempo quelladei curanti, tenendo costantemente in conside-razione le peculiarità socio-economiche e cul-turali dell’attuale momento storico.

Ma in cosa consiste tale concetto?Il discorso portante nasce e si sviluppa a par-tire dal concetto base delle Cure basate sullarelazione, che sottolinea l’importanza dellavalorizzazione della relazione non solo tra ilpaziente e l’infermiera1, bensì tra tutte le per-sone coinvolte nella sua cura, quindi anchequella tra i professionisti medesimi.Nell’ambito della pratica infermieristica le Cu-re basate sulla relazione creano i presuppostiper un’assistenza in termini di effettiva presa acarico del paziente che, insieme al suo entou-rage, risiede al centro dell’attenzione.Il cambiamento dell’assetto relazionale pa-

ziente-infermiera costituisce dunque il fulcrodel Concetto di cura EOC.

Primary Nursing e Curebasate sulla relazioneLa pratica delle Cure basate sulla relazione2si realizza attraverso l’attivazione di 7 distin-te dimensioni:

� contesto di cura� leadership� lavoro di équipe multiprofessionale� pratica infermieristica professionale� modello dell’assistenza infermieri-

stica� pratica guidata dalle risorse� valutazione dei risultati

Il modello dell’assistenza infermieristica inquestione è il Primary Nursing.Il Primary Nursing (PN) è, secondo la defini-zione elaborata dal gruppo operativo Concet-to di cura EOC, un sistema organizzativo as-sistenziale focalizzato sulla relazione empati-ca tra il paziente e l’infermiera. La cura delpaziente è garantita, dall’ammissione alla di-missione, dall’infermiera di riferimento asse-gnata. Le cure erogate derivano da obiettivistabiliti con il paziente e riflettono la capacità

1 Col termine infermiera si intende anche la sua versione maschile.2 Le Cure basate sulla relazione costituiscono di fatto lo sviluppo del Primary Nursing. Questo concetto di cura è concretizzato

dal Clinical Health Care Management. Tale organizzazione sostiene gli ospedali fornendo i mezzi necessari, come ad esem-pio la formazione specifica LEO (vedi L’offerta formativa), al fine di realizzare le 7 dimensioni sopra enunciate.

Nel 2005 l’Area infermieristica dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), l’ospedale multisitodel Ticino, ha definito tra le sue priorità l’elaborazione, lo sviluppo e la concretizzazione delConcetto di cura EOC.

9allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.09/10

Approfondimenti

Il modello diassistenzainfermieristicasecondo PrimaryNursing fornisce laprerogativaorganizzativa per leCure basate sullarelazione

dell’infermiera di lavorare in modo autonomoe responsabile.

Il Primary Nursing non è solo una filosofia oun modo di pensare, ma è anche un model-lo organizzativo. Marie Manthey (ideatricedel PN negli anni ’60 negli USA) descrivequesta filosofia di cura asserendo che “conPN l’infermiera diplomata assume personal-mente la responsabilità di tutto quanto av-viene con il paziente 24 ore su 24, dal ri-covero alla dimissione. È quindi l’infermiera“primariamente” assegnata al paziente chepianifica e coordina le cure con o per lui. Illegame personale più profondo con l’amma-lato richiede maggior impegno dell’infermie-ra, le garantisce però maggior soddisfazio-ne professionale.“3

La relazione ininterrotta dall’ammissione alladimissione è il mezzo attraverso cui l’infermie-ra di riferimento è in grado di tessere e dete-nere il “fil rouge infermieristico” relativo alladegenza e quindi all’esperienza del pazientea lei assegnato e che, di conseguenza, le con-sente di concretizzare una presa a carico ef-fettiva, divenendo come tale la coordinatricedel piano dell’assistenza infermieristica.Questa relazione richiede la capacità dell’in-fermiera di agire in termini di responsabilitàinfermieristica, di cui la disponibilità delleinformazioni, la decisione di come devono es-sere erogate le cure e la pianificazione della di-missione, costituiscono le tre principali aree didetta responsabilità; la comunicazione di-

retta con tutti gli interlocutori del caso (infer-mieri, medici, altri professionisti, pazienti stessi,parenti) grazie alla quale favorire e mantenerela dinamica relazionale istaurata; la cura co-me risultante di un continuo e dinamico proces-so delle cure; l’assegnazione del pazientesecondo il metodo dei casi che consentel’erogazione di cure infermieristiche che rispec-chiano la visione globale e l’approccio olisticocommisurati al livello di competenze e all’espe-rienza professionale dell’infermiera.In sintesi, il modello di assistenza infermieristi-ca secondo Primary Nursing fornisce la prero-gativa organizzativa per le Cure basate sullarelazione.L’efficacia del Primary Nursing è documentatadalla letteratura anglosassone e tedesca.

La realizzazione del modellodelle Cure basate sullarelazione presso l’EOCL’attuazione di questo modello di cura ha ne-cessariamente tenuto in considerazione le par-ticolarità e la complessità in senso lato che ca-ratterizzano l’ospedale multisito EOC, costitui-to da 9 istituti ospedalieri. Il primo passo in ta-le direzione è consistito nella costituzione, a fi-ne 2005, del gruppo operativo Concetto dicura EOC, capitanato da Yvonne Willems Ca-valli, responsabile dell’Area infermieristicaEOC, e composto da infermieri che rappre-sentano tutte le sedi degli ospedali EOC e divari livelli gerarchici, nonché dal capo servi-zio della qualità dell’EOC4.Il mandato principale di questo gruppo è ladefinizione e la realizzazione di quanto ne-cessario per concretizzare tale modello di cu-ra. In tal senso le attività da esso svolte pos-sono essere sintetizzate come segue:

� traduzione in lingua italiana del libro di M.Manthey relativo al Primary Nursing;

� definizione di linee guida che potessero so-stenere le équipes infermieristiche dei repar-ti ove tale modello di cura viene implemen-tato. Queste linee guida sono state raccoltenel Manuale operativo del Primary Nursing;

� allestimento del pacchetto formativo per po-ter rispondere ai bisogni di formazione inambiti diversi;

� creazione del sistema di valutazione al finedi poter valutare l’effettivo cambiamento vis-suto dalle équipes infermieristiche;

� collaborazione con i responsabili delle di-verse sedi degli ospedali EOC al fine di so-stenere l’implementazione fattiva del model-lo nei reparti di cura.

3 Willems Cavalli, Yvonne. Come ottimizzare le Cure Infermieristiche? Raccomandazioni per il futuro: Concetto di cura EOC.Bellinzona: Servizio Infermieristico EOC, 2005, p. 11.

4 I membri attuali sono: Yvonne Willems-Cavalli, Susanna Brilli, Erika Carrara, Teresa Chiaravalloti, Viviana Corti, Adriana De-giorgi, Enrica Fasani, Irma Koenig, Noretta Scaramella, Romina Sirica, Nicole Vago.

Obiettivi del PN� maggior soddisfazione dei pazienti, chesaranno meglio informati e tranquillizzatida una relazione individualizzata e com-petente

� maggior soddisfazione per le infermiereattraverso la responsabilizzazione, che asua volta aumenta anche la loro profes-sionalità

� maggior soddisfazione della famiglia,meglio informata e integrata nelle cure

� migliore collaborazione tra i membri delteam curante

� appiattimento della gerarchia infermieri-stica

� cure più sicure perché vi sono meno pas-saggi d’informazione e meno personecoinvolte nella cura del singolo paziente

� possibilità di sviluppare maggiormente lacollaborazione con le cure domiciliari

info10 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

Tale formazione haquindi per scopo lo

sviluppo dellecompetenzerelazionali

nell’ottica di unagire infermieristicopiù professionale e

responsabile

Per lo svolgimento delle sue attività il gruppooperativo si avvale della collaborazione dei ser-vizi di formazione infermieristica, di qualità, dicomunicazione e della revisione interna EOC.Il discorso avviato e approfondito dal gruppooperativo EOC è stato in seguito ripreso al-l’interno di ogni ospedale ove vi è un capoprogetto locale che, affiancato e sostenuto dalresponsabile del servizio infermieristico e incollaborazione con i capi settore infermieristi-co, coordina tutte le attività di preparazione edi realizzazione del cambiamento.All’interno di ogni singolo reparto tale discor-so si articola a partire dalle peculiarità di va-rio genere (dunque organizzative, legate allatipologia di specialità medica, derivanti dal ti-po di dinamiche relazionali e dalle necessitàdi vario genere ivi presenti). È quindi il grup-po di lavoro di reparto (costituito da alcuni in-fermieri, assistenti di cura e dall’infermieraspecialista clinica) che studia la modalità diapplicazione effettiva del Primary Nursingpresso il proprio reparto. All’interno di questopercorso il capo reparto ha un ruolo altrettan-to fondamentale in quanto funge da ispirato-re, promotore e supervisore del cambiamento.

Il progetto coinvolge anche altre figure profes-sionali implicate nella cura del paziente. Èpertanto fondamentale che tutti, dal medicoalla dietista, siano informati e coinvolti da su-bito nella sua realizzazione. In modo partico-lare, il nuovo assetto relazionale paziente-in-fermiera genera un’interazione medico-infer-miera che beneficia della miglior presa a ca-rico globale del paziente da parte di quest’ul-tima.

L’offerta formativaUn cambiamento di tale portata, sia dal puntodi vista culturale che organizzativo, genera bi-sogni formativi specifici per i quali il pacchettoformativo creato appositamente si sviluppa su6 assi:

Concetti di curaTale formazione viene proposta all’avvio delleattività di preparazione a tutti i membri delleéquipes dei reparti che si prestano ad adotta-re il modello assistenziale Primary Nursing -Cure basate sulla relazione. Essa è obbliga-toria e dura mezza giornata.

Colloqui infermieristiciL’adozione delle Cure basate sulla relazio-ne comporta inevitabilmente un cambia-mento dell’assetto relazionale con il pa-ziente. Tale formazione ha quindi per sco-po lo sviluppo delle competenze relazio-nali nell’ottica di un agire infermieristicopiù professionale e responsabile. An-ch’essa è obbligatoria, è della durata diuna giornata ed è destinata alle infer-miere diplomate.

Leading an Empowered Organization(LEO)Questa formazione è destinata ai qua-dri infermieristici. Nella realtà lavorati-

Breve cronistoria

• 2005: Definizione Concetto di curaEOC

• 2005: Creazione manuale di progettorelativo all’implementazione del PrimaryNursing - Cure basate sulla relazione eapprovazione da parte della Direzionegenerale EOC

• 2005: Creazione gruppo operativoConcetto di cura EOC

• 2006: Preparazione fase pilota presso ireparti di degenza del Dipartimento diMedicina dell’Ospedale Regionale diBellinzona e Valli, sede San Giovanni

• 2007: Valutazione fase pilota

• 2007: Preparazione quadri infermieristi-ci Ospedale Regionale di Lugano

• 2008: Preparazione équipe infermieristi-ca di altri 9 reparti

• oggi: 26 reparti attivi nelle diverse sedidell’ospedale multisito EOC e altrettantiin fase di preparazione

Approfondimenti

11allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.09/10

Nel suo insiemel’offerta formativariveste un ruolofondamentale nellarealizzazione dellecure basate sullarelazione

va caratterizzata dal modello assistenzialesecondo le Cure basate sulla relazione, il ca-po reparto riveste un ruolo essenziale, rispet-to al sostegno del cambiamento, ma soprat-tutto nella conduzione del suo team. Essa èobbligatoria e si svolge sull’arco di tre gior-ni.

Sostegno del cambiamentoEssa è destinata ai capi reparto e alle infer-miere specialista clinica direttamente respon-

sabili di delineare e soste-nere il cambiamento effet-tivo all’interno di ogniéquipe. Tale formazione sisvolge in due giornate.

Il processo dell’assistenzainfermieristicaNelle Cure basate sulla re-lazione l’agire professio-nale infermieristico si basaessenzialmente sulla piani-ficazione delle cure. Que-sta formazione è nata an-che in seguito alla richie-sta da parte del personalecoinvolto nella fase pilota.Essa è facoltativa.

Analisi interdisciplinare dei casi cliniciAl fine di sviluppare le competenze clinichedelle infermiere a partire dalla pratica pro-fessionale, quindi da frangenti di cura con-creti, viene analizzata una situazione clini-ca di un paziente. Tale formazione favorisceil confronto professionale, la conoscenza in-terdisciplinare e lo sviluppo di uno spiritocritico e creativo contribuendo così alla rea-lizzazione della pratica guidata dalle risor-se (vedi 7 dimensioni delle Cure basate sul-la relazione). Essa è facoltativa.

Nel suo insieme l’offerta formativa riveste unruolo fondamentale nella realizzazione delleCure basate sulla relazione nei termini delle 7dimensioni di cui sono costituite (inizio artico-lo), permettendo lo sviluppo del ruolo infer-mieristico (sia rispetto alle competenze clini-che, sia a quelle relazionali), dello spirito cri-tico e della leadership clinica da parte deiquadri infermieristici.

La valutazione dell’implementazioneLa valutazione riveste un ruolo fondamentaleanche nell’ambito di questo percorso di im-plementazione. Soltanto attraverso la misura-zione dei risultati è possibile agire nell’otticadel miglioramento continuo, e ciò non unica-mente per quanto attiene alla qualità delle cu-re, ma in primis rispetto al cambiamento or-ganizzativo e culturale. Durante il percorso di

implementazione ogni reparto vive 3 momentivalutativi:

Audit aspetti strutturali a tempo 0Poco prima di iniziare ad assegnare i pazienti,l’assistente di progetto accerta che siano pre-senti le premesse strutturali ed organizzative.

Audit clinico a tempo 6 mesiA circa 6 mesi dall’inizio assegnazione pa-zienti ha luogo un audit clinico che permettedi effettuare un punto della situazione rispettoalla realizzazione del Primary Nursing, nellafattispecie per quanto attiene agli elementiche lo costituiscono (responsabilità infermieri-stica, comunicazione diretta, cura e assegna-zione del paziente secondo il metodo dei ca-si) . L’audit clinico prevede l’analisi di alcuniDocumenti di cura Orientati al paziente, lostudio di alcuni aspetti strutturali importanti el’intervista semi-strutturata a tutti coloro chesono coinvolti nella cura (pazienti, infermiere,capo reparto, infermiera specialista clinica,assistente di cura, assistente amministrativa,medici ed altri professionisti come ad es. il fi-sioterapista).Tale audit è svolto da parte dell’assistente di pro-getto, del capo servizio qualità EOC, del capoprogetto locale, del capo settore del reparto inquestione e dell’infermiera specialista clinica.Il rapporto di audit viene elaborato e restituitoall’équipe il giorno stesso in cui ha luogo, inoccasione di un incontro di reparto.

Valutazione a tempo 12 mesiUna volta passati circa 12 mesi dall’inizio del-l’assegnazione pazienti, a tutti i professionistiattivi presso il reparto in questione e ai pa-zienti viene chiesto di esprimere il vissuto e ilparere tramite un questionario.Ogni reparto riceve l’esito della valutazione.

Anche queste attività di valutazione si inseri-scono in una dimensione fondamentale delleCure basate sulla relazione (vedi pagina 8).

Il cambiamentoL’esperienza di implementazione delle Curebasate sulla relazione costituisce sicuramenteun cambiamento organizzativo a cui soggiacequello prettamente di tipo culturale che risultadal percorso e dal contributo di ogni singolo.All’interno di ogni équipe infermieristica la ri-flessione inerente il ruolo e il senso delle cure èdi fondamentale importanza, ed altrettanto im-portante è che essa venga ispirata, stimolata esostenuta dai quadri infermieristici.

*Susanna Brilli, infermiera specialista clini-ca, assistente di progetto Concetto di curaEOC, infermiera di cure intense pressol'Ospedale Regionale di Lugano.

Formatori LEO: Andrea Cavicchioli, Monica Bianchi,Paolo Ferrara

Approfondimenti

info12 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

Approfondimenti

Ogni équipe di curaaffronterà percorsi

di cambiamentodiversi, con risorsediverse e metodi

diversi

Il nostro reparto, Chirurgia 2 Ospedale Bea-ta Vergine Mendrisio, ha deciso di iniziare ilViaggio PN con una riflessione sul ruolo e la

responsabilità dell’infermiere e assistente dicura, necessità emersa nell’ambito di una riu-nione di reparto.Questo per quale motivo?Semplice: non vogliamo partire con dei cam-biamenti organizzativi, che indubbiamente cisaranno, ma vogliamo provare a partire daun cambiamento molto più profondo e radica-to, quello della filosofia di cura del reparto.La riflessione inerente la responsabilità di ognicurante e la possibilità di confrontarsi perso-nalmente sul tema Progetto PN con la capo re-parto e l’infermiera specialista clinica hannoportato ogni collaboratore a poter esprimerele proprie idee, le proprie emozioni, le pro-prie paure, i propri dubbi, le proprie ansie, leproprie perplessità e domande in un incontrodi 90-120 minuti, a gruppetti di 2-3 persone.

Un incontro privilegiato:

� per tutta l’équipe è stato un momento im-portante di condivisione e chiarificazionedegli aspetti più oscuri.

� tutti si sono sentiti liberi di esprimere il pro-prio giudizio.

� è stato un momento importante per il con-fronto.

� tutti si sono sentiti a loro agio.

Gli altri elementi che sono emersi e che rite-niamo necessari sono la chiarezza e la tra-sparenza fra tutti i membri dell’équipe di cura:una comunicazione chiara, trasparente per-mette di poter confrontarsi in modo costruttivo,creando fiducia, sostegno reciproco e colla-borazione.

Ci rendiamo conto che serve tempo per potercambiare una cultura di cura radicata, moltacostanza e molta motivazione, oltre che molteenergie.Il risultato non è assicurato, perché i fattoriche entrano in gioco sono veramente infiniti,ma se non si prova, se non si rischia, non riu-sciremo mai a costruire basi solide e sicureper poter permettere al cambiamento di cre-

scere senza essere distrutto dal primo soffio divento.Ci vogliono creatività, impegno costante e,fondamentale, la presenza e il sostegno daparte del capo reparto e dell’infermiera spe-cialista clinica, oltre all’appoggio fornito daaltre figure professionali coinvolte in questametamorfosi (capo settore, capo progetti, re-sponsabile infermieristica).Ma allora il segreto del successo qual è?Perché cambiare?Due domande sbagliate: il segreto del succes-so non è il PN, o un protocollo di implemen-tazione, o un cambiamento organizzativo.In fin dei conti che cosa è il successo, se nonil benessere globale dei nostri pazienti?Il segreto del nostro lavoro è quello di mettereveramente il paziente al centro delle nostre cure.Non dobbiamo farci la domanda “perchécambiare?”, ma la domanda dovrebbe esseresemplicemente: per chi cambiare? E co-me cambiare?Non esiste la perfezione, se non alla televisio-ne o nei nostri sogni, è inutile indossare ma-schere: ogni équipe di cura affronterà percor-si di cambiamento diversi, con risorse diversee metodi diversi.

La testimonianza di un reparto dell’OspedaleBeata Vergine di Mendrisio:Il Nostro PNLa testimonianza che segue riporta l’esperienza di un’équipe di chirurgia dell’OspedaleBeata Vergine che da diversi mesi ha intrapreso un cammino in questi termini.

di Erika Carrara(capo reparto),

Viviana Corti, MichelaMartinenghi (infermiere

specialista clinica) -Chirurgia 2,

Ospedale Beata Verginedi Mendrisio

Parte del team al termine di un incontro privilegiato.

13allegato alla rivista “cure infermieristiche” n.09/10

L’essenziale è vivere il cambiamento,viverlo tutti i giorni in reparto, crederci e af-frontare la realtà delle cure, la concretezzadei bisogni dei pazienti e perché no, anchedei nostri.L’introduzione del PN porterà a cambiamentianche a livello organizzativo; il nostro prossi-mo passo è quello di creare dei gruppi di la-voro interni al reparto per lavorare sulle diver-se tematiche.

Il Primary Nursing oggiAd oggi il modello delle Cure basate sulla re-lazione è stato implementato in oltre 20 re-parti e altrettanti sono impegnati nelle attivitàdi preparazione.

Presso le équipe in cui il PN è già stato imple-mentato, è di fondamentale importanza soste-nere il cambiamento accompagnando le per-sone lungo questo cammino, oggi così comedomani.

BibliografiaKoloroutios, Mary. Relationship-Based Care.A Model fro Transforming Practice. Min-neapolis: Creative Health Care Management,2004.Manthey, Marie. La pratica del Primary Nur-sing. L’erogazione dell’assistenza basata sullerelazioni e guidata dalle risorse. Roma: Il Pen-siero Scientifico Editore, 2008.Gruppo operativo EOC. Manuale operativodel Primary Nursing. Bellinzona: Area infer-mieristica EOC, 2009. DocumentazioneEOC.Willems Cavalli, Yvonne. Manuale di proget-to: Concetto di cure infermieristiche EOC. Bel-linzona: Servizio infermieristico EOC, 2006.Documentazione EOC.Willems Cavalli, Yvonne. Come ottimizzare leCure Infermieristiche? Raccomandazioni per ilfuturo: Concetto di cura EOC. Bellinzona: Ser-vizio Infermieristico EOC, 2005. Documenta-zione EOC.http://www.chcm.com/I valori che ci caratterizzano e le emozioni da affrontare

Invito alla lettura

Adottato per la prima volta nel 1968 dallo University of Minnesota Hospi-tals, il Primary Nursing è un sistema organizzativo utilizzato da molti ospe-dali negli Stati Uniti e nel mondo. La nuova edizione del volume di MarieManthey illustra in dettaglio gli elementi operativi del Primary Nursing,esplora il suo sviluppo e fornisce ai lettori una guida per implementarlo. Sol-

tanto il Primary Nursing si è dimostrato in grado di fornire il tipo di assistenza basata sulla relazionedi cui gli ospedali oggi hanno bisogno.Marie Manthey è una pioniera del Primary Nursing, e ha progettato e implementato sistemi di Prima-ry Nursing in molti ospedali. La sua vasta esperienza - ha occupato posizioni ad ogni livello dell’or-ganizzazione infermieristica - le conferisce un’approfondita conoscenza del lavoro di corsia dell’in-fermiera e allo stesso tempo una visione di ampio respiro del futuro della professione. �

Marie Manthey

La pratica del primary nursingL’erogazione dell’assistenza basata sulle relazionie guidata dalle risorse

info14 periodico d'informazione sulle attività dell'associazione svizzera infermiere/i

Informazioni

Cari Colleghi,Se desideraste pubblicare articoli, progetti, riflessioni o esperienze vissute,sia in ambito professionale o di medicina naturale, vi invitiamo caldamentea prendere contatto con il segretariato ASI Ticino, mandando il vostro testopreferibilmente in formato Word, precisando: titolo e sottotitolo, nome dell'autore,formazione e/o funzione, luogo di lavoro e bibliografia e/o siti web di riferimento.Le fotografie sono sempre benvenute.Restiamo a vostra disposizione per concordare eventuali adattamentidella vostra pubblicazione, arricchendoci a vicenda.Il Comitato di redazione pubblicherà gli articoli in base ai temi ed agli spazidisponibili nella rivista. Vi attendiamo numerosi!

E-mail: [email protected]

www.asiticino.ch

Periodico d’informazione sulle attività dell’associazione svizzera infermiere/i

Allegato alla rivista “Cure infermieristiche” N.9/10

Sezione TicinoSettembre 2010 - n. 3

info

Cronaca regionale:

La Sanità spettacolarizzata

Calendario attività ASI-SBK

Settembre 2010 - Giugno 2011

Primary NursingCure basate sulla relazione

Collabora anche tu!

Sezione Tiocino

GIORNATA DI STUDIOorganizzata dall’Associazione Svizzera Infermiere/i Sezione Ticino, dallaScuola Specializzata Superiore in Cure Infermieristiche e dalla ScuolaUniversitaria Professionale della Svizzera Italiana – Dipartimento Sanità

VENERDÌ 3 DICEMBRE 2010AULA MAGNA

UNIVERSITÀ DELLA SVIZZERA ITALIANALUGANO

SCEF 034 SCEF 070

Scuola Specializzata Superiore inCure Infermieristiche

PER IL NOSTRO BENE.

È quanto vi auguriamo di tutto cuore. Inoltre, ci impegniamo seriamente per la vostra sicurezza e per il vostro budget famigliare. Non è certo un caso se SWICA Organizzazione sanitaria vuole essere particolarmente vicina alle famiglie.

Agite subito e approfittate:0800 80 90 80 o www.swica.ch

FELICITÀ IN FORMATO FAMIGLIA.

SALUTE E SICUREZZA

Informazioni

Informazioni GIITI (Gruppo Infermieri Indipendenti Ticino)

Assemblea straordinaria GIITI: " Modifica del regolamento GIITI, articolo 8"DATA: 30 agosto 2010; LUOGO: Rivera, Rist. La Bricola; ORARIO: 18.30 - 19.30 ca.; ISCRIZIONI: non necessarie.

"Presentazione dello strumento di valutazione multidimensionale per il paziente ad uso delle / de-gli infermieri indipendenti", parte testataCome richiesto dalla LaMal, per il nuovo sistema di finanziamento, dal 1 gennaio 2011DATA: 18 novembre 2010; LUOGO: presso la Sala Auditorium BancaStato a Bellinzona, Via H. Guisan 5 (Posteggi nellevicinanze: Via H. Guisan 3, Autosilo Piazza del Sole, Autosilo Cervia, Posteggi Ex Stallone, Stazione); NOTA: durante ilpomeriggio saranno presenti alcune ditte espositrici, tra le quali la EasyProg (ditta che ha elaborato il programma di fattu-razione proposto in primavera 2010); ORARIO: dalle 14.00 alle 18.00; COSTO: FR.- 30.-, da pagare sul luogo; ISCRI-ZIONI: [email protected] entro il 10.11.10 (iscrizioni tardive non avranno l'attestato di partecipazione!).

Aggiornamento programma per la fatturazionePer le/gli infermiere/i indipendenti, che hanno già effettuato il corso PC fatturazione.Con aggiunta della prescrizione medica, l'aggiornamento delle nuove tariffe per il 01.01.2011, ecc.Ulteriori informazioni seguiranno (per e-mail o invio postale).

Corso PC fatturazione per infermieri indipendentiDATA: da stabilire ed in base al numero di partecipanti! (novembre - dicembre) Pubblicazioni ulteriori sul sito asitici-no.ch, ev. su "Cure infermieristiche", ed ev. su "INFO ASI"LUOGO: da stabilire; ORARIO: 14.00 - 18.00; COSTO: 130.- da versare sul luogo.; ISCRIZIONI: obbligatorie! [email protected] a partire da subito, per raccogliere il numero dei partecipanti e poter in seguito confermare ed in-formare sulla data.

Per informazioni ed iscrizioni: Segretariato ASI-SBK Sezione TicinoTel. 091/682 29 31 - Fax 091/682 29 32 - e-mail: [email protected]

Agenda

DATA CORSO TERMINE ANIMATORE PARTECIPANTI LUOGOISCRIZIONE

27-28-29 settembre 2010 Kinesiologia: touch for health I 30 agosto 2010 Marlène Scalisi aperto a tutti Bellinzona

30 settembre 2010 - 1 ottobre 2010 Comunicazione e relazione staff – famiglia 30 agosto 2010 Marco Malnati operatori del ramo sanitario Stabio

4 ottobre 2010 Processo delle cure: difficoltà di applicazione 1 settembre 2010 Anna Abbonandanza infermieri/e Stabioassistenti geriatrici/cheoperatori sociosanitari

5 – 6 ottobre 2010 Corso per volontari del sorriso 6 settembre 2010 Sonia Fioravanti operatori del ramo sanitario Bellinzona23 – 24 novembre 2010 Leonardo Spina10 – 11 gennaio 2011 Diversi formatori Associa-22 – 23 febbraio 2011 zione Ridere per Vivere20 – 21 aprile 20117 – 8 giugno 2011

7 ottobre 2010 Fitoterapia 6 settembre 2010 Lilia Nodari Cereda operatori del ramo sanitario Mendrisio

11 -12 ottobre 2010 Efficacia personale e performance collettiva 8 settembre 2010 Mariano Cavolo aperto a tutti Lugano

15 ottobre 2010 Uno sguardo panoramico sulle principali psicopatologie 13 settembre 2010 Alfredo Bodeo operatori del ramo socio-sanitario Stabiodegenerative dell’anziano e sulle possibilimanifestazioni aggressive

18 ottobre 2010 Gestione dei sintomi gastro intestinali nelle cure palliative 15 settembre 2010 Antonella Palumbo infermieri/e LuganoSilvia Walther Veri

18-19-20-21 ottobre 2010 Riflessologia del piede 15 settembre 2010 Antonio Maglio assistenti geriatrici/che Bellinzona1-2-3 dicembre 2010 operatori del ramo sanitario1-2-3 febbraio 2011 con una formazione minima11-12-13 aprile 2011 di 150 ore in anatomia6 giugno 2011 e fisiologia

25 – 26 ottobre 2010 Prevenzione del mal di schiena 22 settembre 2010 Marlene Scalisi aperto a tutti Bellinzona

27 ottobre 2010 L’ultima flebo: elementi per la gestione dei conflitti 27 settembre 2010 Graziano Ruggeri operatori del ramo sanitario Luganoetici alla fine della vita

8 – 9 novembre 2010 Kinesiologia educativa I 4 ottobre 2010 Marlene Scalisi aperto a tutti Bellinzona

12 novembre 2010 Il piano di cura negli istituti per anziani 11 ottobre 2010 Michele Battaglia infermieri/e Stabioassistenti geriatrici/cheoperatori sociosanitari

15 novembre 2010 La consulenza etica nelle cure palliative: obiettivi, 11 ottobre 2010 Paolo Marino Cattorini aperto a tutti Chiassometodi e casi clinici

18 -19 novembre 2010 Adolescenti: limiti e risorse fra prevenzione e 18 ottobre 2010 Vincenzo Santoro operatori del ramo socio-sanitario Stabioattività di counseling

22 novembre 2010 La fragilità nell’anziano: interventi di prevenzione 18 ottobre 2010 Morena Generelli operatori del ramo sanitario Stabiodelle cadute negli anziani

25 - 26 novembre 2010 Affrontare relazioni difficili in ambito professionale 25 ottobre 2010 Patrizia Gasparetti operatori del ramo socio-sanitario Stabio

3 dicembre 2010 L’atteggiamento dell’equipe curante nell’accoglienza e 2 novembre 2010 Alfredo Bodeo operatori del ramo socio-sanitario Luganonell’inserimento del nuovo ospite in casa anziani

6 – 7 dicembre 2010 Le abilità organizzative 3 novembre 2010 Mariano Cavolo aperto a tutti Mendrisio

13-14-15 dicembre 2010 Kinesiologia: touch for health II 8 novembre 2010 Marlene Scalisi aperto a tutti coloro che hanno Bellinzonapartecipato al seminario“Kinesiologia: Touch for Health I”

16 - 17 dicembre 2010 Autostima e fiducia in sé stessi 15 novembre 2010 Vincenzo Santoro operatori del ramo socio-sanitario Mendrisio

20 dicembre 2010 Cure palliative e dolore 17 novembre 2010 Piero Sanna infermieri/e LuganoManuela Colla assistenti geriatrici/che

operatori sociosanitari

14 gennaio 2011 Trattamento ulcera crurale venosa e/o arteriosa e cura 13 dicembre 2010 Fabio Cattaneo infermieri/e Lugano21 gennaio 2011 delle lesioni cutanee – cura e prevenzione Giovanna Elia

delle ulcere diabetiche

17 – 18 gennaio 2011 Kinesiologia educativa II 13 dicembre 2010 Marlene Scalisi aperto a tutti coloro che hanno Bellinzonapartecipato al seminario“Kinesiologia educativa I”

24 gennaio 2011 La disfagia nelle cure palliative 20 dicembre 2010 Claudia Gamondi Palmesino infermieri/e LuganoSilvia Walther Veri assistenti geriatrici/che

operatori sociosanitari

26 - 27 gennaio 2011 Laboratorio di scrittura teatrale comica 20 dicembre 2010 Tatiana Giudici operatori del ramo sanitario BellinzonaLeonardo Spina

CALENDARIO ATTIVITÀ ASI-SBK SEZIONE TICINOCORSI – CONFERENZE – ATELIER – ASSEMBLEE SETTEMBRE 2010 – GIUGNO 2011