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Biblionews Caravaggio, pittura barocca e Basquiat dicembre 2016 La nascita del Barocco in Italia, agli inizi del ‘600, è il tema dominante delle mostre milanesi di questo dicembre. Infatti gli sono dedicati due eventi, entrambi di grande interesse, ossia la mostra a Palazzo Reale su Rubens nel suo periodo italiano e il terzo Dialogo alla Pinacoteca di Brera che vede il Cristo in Emmaus di Caravaggio “dialogare” con tre copie di dipinti caravaggeschi più un quarto la cui attribuzione è ancora dibattuta. Completa l’offerta, con un tocco di contemporaneità, la mostra al Mudec dedicata a Basquiat, un artista “maledetto” che forse non sarebbe dispiaciuto a Caravaggio La Giuditta e Oloferne recentemente scoperta a Tolosa. Non tutti gli esperti sono concordi nell’attribuzione a Caravaggio

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La nascita del Barocco in Italia, agli inizi del ‘600, è il tema dominante delle mostre milanesi di questo dicembre. Infatti gli sono dedicati due eventi, entrambi di grande interesse, ossia la mostra a Palazzo Reale su Rubens nel suo periodo italiano e il terzo Dialogo alla Pinacoteca di Brera che vede il Cristo in Emmaus di Caravaggio “dialogare” con tre copie di dipinti caravaggeschi più un quarto la cui attribuzione è ancora dibattuta. Completa l’offerta, con un tocco di contemporaneità, la mostra al Mudec dedicata a Basquiat, un artista “maledetto” che forse non sarebbe dispiaciuto a Caravaggio

La Giuditta e Oloferne recentemente scoperta a Tolosa. Non tutti gli esperti sono concordi nell’attribuzione a Caravaggio

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Natale 2015. Il protagonista dell’ormai tradizionale esposizione di un capolavoro a Palazzo Marino è Pietro Paolo Rubens con L’Adorazione dei pastori, ammirata da 120.000 visitatori, dipinta per la chiesa di San Filippo Neri a Fermo. Perciò un Rubens “italiano”. Un anno dopo l’artista fiammingo torna protagonista della stagione artistica milanese con la mostra Pietro Paolo Rubens. La nascita del Barocco, che accende i riflettori sui suoi rapporti con l’Italia che Rubens scoprì all’età di 23 anni a Venezia nel 1600, poi a Mantova, Genova, Roma, fino al 1608: un breve periodo se comparato ai 63 anni della vita di Rubens, ma assolutamente fondamentale per la sua formazione, tanto che il grande critico Bernard Berenson lo definiva “un pittore italiano”. Erano gli anni in cui nasceva il Barocco, un genere pittorico destinato a dare un indirizzo tutto particolare alla storia della pittura, non solo italiana ma europea. La mostra mette in evidenza i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica e la sua attenzione verso i grandi maestri del Rinascimento come Tintoretto e Correggio e i contemporanei come Caravaggio e soprattutto a far conoscere la straordinaria influenza esercitata dal grande Maestro sugli artisti italiani più giovani, che sarebbero diventati protagonisti del nascente Barocco italiano. Perché l’influsso non fu a senso unico. Per usare le parole del curatore della mostra Anna Lo Bianco: “Se l’Italia è stata così importante per Rubens, non possiamo altresì non riconoscere che Rubens è stato ugualmente determinante per l’Italia, per tutti quegli artisti di una generazione più giovane che hanno visto in lui un’energia creativa nuova e prorompente. Le opere di Pietro da Cortona, Lanfranco, fino a Luca Giordano e Salvator Rosa testimoniano l’evidente debito nei confronti dell’artista fiammingo, interpretato poi da ognuno secondo la propria visione”. La mostra espone, suddivise in 4 sezioni, oltre 70 opere, di cui 40 del grande maestro fiammingo, riunito grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni del mondo: il Museo Nazionale del Prado, l’Hermitage di San Pietroburgo, la Gemäldegalerie di Berlino, la

Informazioni utili

Dove Palazzo Reale - Milano Fino al 26 febbraio 2017 Orari Lunedì dalle 14.30 alle 19.30 Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Gli altri giorni dalle 9.30 alle 19.30 Biglietti Intero € 12, ridotto € 10 Informazioni e prenotazioni www.ticketone.it Tel. 199 151121

P. P. Rubens Ritratto della figlia Clara Serena (1616)

P. P. Rubens: Ganimede e l’aquila (1611-12)

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collezione del Principe del Liechtenstein, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, la Galleria di Palazzo Spinola di Genova, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La prima sezione (come indica il nome: Nel mondo di Rubens) serve a far entrare il visitatore nella sfera intima dell’artista. Salta subito agli occhi il Ritratto della figlia Clara Serena, dallo sguardo vivace e penetrante che sembra fissare il visitatore, e il Ritratto della moglie Isabelle Brant. Della successiva sezione Santi come eroi possiamo indicare quattro opere realizzate nel soggiorno in Italia: il Compianto su Cristo Morto del 1603, il Martirio di Sant’Orsola del 1605, il San Gregorio (e vari santi) del 1606, e l’Adorazione dei pastori esposta a Palazzo Marino un anno fa. Nella stessa sezione il Cristo e l’adultera di Jacopo Tintoretto è un esempio dei dipinti che Rubens era venuto in Italia a studiare, mentre l’Adorazione dei pastori di Pietro da Cortona è un esempio dell’influenza esercitata da Rubens sui pittori italiani. Nella terza sezione troviamo La conversione di Saulo di un Rubens venticinquenne che mostra un’anticipazione dello stile che sarà della maturità a fianco di opere di artisti che fecero tesoro del suo esempio: San Giovanni Evangelista di Luca Giordano e Sansone e il leone di Giovanni Lanfranco. Analogamente nell’ultima sezione (La forza del mito) troviamo una Susanna e vecchioni del 1607 vicino a Ercole vincitore dell’Idra di Guido Reni, al Prometeo incatenato di Salvator Rosa e ad alcuni esempi di statuaria classica come la Venere accovacciata del Museo Archeologico di Napoli, la Ninfa “spinaria” degli Uffizi e l’Artemide Efesia dei Musei Capitolini.

Colui che è universalmente considerato il caposcuola del Barocco fiammingo in realtà nasce nella cittadina tedesca di Siegen. Ad Anversa, che sarebbe diventata la sua patria d’adozione, si trasferì nel 1589. Lì, dopo una profonda formazione umanista, inizia il suo apprendistato, collaborando con vari pittori tra cui Jan Brueghel il Vecchio e, a soli 21 anni, viene nominato maestro nella corporazione dei pittori. Nel 1600 si reca a Venezia per studiare dal vivo i grandi maestri locali, da Tiziano a Tintoretto. Lì incontra il segretario del duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga che lo presenta al suo

signore il quale, intuendone le grandi potenzialità, lo nomina pittore di corte, al posto che era stato di Mantegna. Impiego non molto vincolante tanto che l’anno successivo lo stesso duca lo invia a Roma per copiare alcune opere di Michelangelo, Raffaello e Caravaggio. Durante il soggiorno romano Rubens entra nella cerchia del cardinal Scipione Borghese e realizza alcuni dipinti per la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e per le collezioni Borghese e Corsini. Tornato a Mantova viene inviato in missione diplomatica presso il re di Spagna, il che dimostra la straordinaria capacità di Rubens di intrattenere rapporti interpersonali anche ad alto livello, sua caratteristica peculiare per tutta la vita. Al ritorno Rubens si reca prima a Genova e poi ancora a Roma. Il periodo italiano, che è al centro della mostra di Palazzo Reale, termina nel 1608 quando Rubens torna ad Anversa portando l’Italia nel cuore insieme a un bagaglio di conoscenze tecniche frutto dell’assimilazione delle opere di artisti come Michelangelo e Caravaggio. Grazie al supporto del borgomastro di Anversa e del governatore dei Paesi Bassi, ottiene importanti commesse, realizzate in collaborazione con la sua bottega, che oggi si trovano distribuite nelle più importanti pinacoteche del mondo. Nel 1621 Maria de' Medici, madre del re francese Luigi XIII, lo incarica di celebrare alcuni episodi dei 7 anni della sua reggenza e di illustrare la sua azione politica mirata a rappacificare Francia e Spagna. Rubens ci lavora fino al 1625 producendo 24 dipinti, di grandi dimensioni, che oggi sono una delle principali attrazioni del museo del Louvre. Dopo questa importantissima commessa la fama di Rubens aumenta ancora non solo in Francia, dove la stessa Maria de’ Medici gli commissiona una serie di dipinti celebrativi del re Enrico IV di Francia (progetto non portato a compimento), ma anche in Inghilterra, dove lavora per il re Carlo I alla decorazione della Whitehall, allora residenza della famiglia reale, e in Spagna, per il re Filippo IV. Ma nonostante i suoi impegni internazionali Rubens non dimentica l’Italia, visto che trova il tempo di realizzare i cartoni di quattro arazzi per la confraternita della chiesa del SS. Sacramento di Ancona.

P. P. Rubens: Cattura di Sansone (1614-20)

P. P. Rubens: Susanna e i vecchioni (1607)

Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640)

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Dopo i due “dialoghi” nelle sale della Pinacoteca di Brera, che hanno visto protagonisti Raffaello e Mantegna, il terzo dedicato a Caravaggio ha suscitato grande scalpore prima ancora della sua inaugurazione. Si tratta infatti del confronto del Caravaggio di Brera, la Cena di Emmaus, con 4 altri dipinti: tre sicuramente catalogabili come copie, la quarta, scoperta di recente in una soffitta a Tolosa, una Giuditta e Oloferne da alcuni attribuita alla mano del Caravaggio. Questa attribuzione, quando lo scorso aprile è stata resa pubblica, ha suscitato anche pareri contrari, tra cui quello dell’autorevole studiosa Mina Gregori. Ciò non ha fermato il direttore generale di Brera James Bradburne che ha giustificato la sua decisione di procedere con la mostra presentando anche la tela recentemente ritrovata con la convinzione che il ruolo di un museo non sia quello di fare attribuzioni ma quello di mettere le opere a disposizione del pubblico e degli studiosi: saranno gli esperti, dopo aver giudicato le opere a dirimere i casi controversi. “Il modo migliore per verificare un’attribuzione -sostiene Bradburne- è disporre i dipinti fianco a fianco, in un dialogo che offra un’opportunità rara, eccezionale sia per gli storici dell’arte che per il pubblico”. Questa dichiarazione di neutralità del museo di fronte alla polemica dei favorevoli contro i contrari all’attribuzione non è stata giudicata sufficiente da Giovanni Agosti, cattedratico e componente del Comitato Scientifico di Brera, che per protesta ha presentato le proprie dimissioni. Nel corso della presentazione della mostra il curatore Nicola Spinosa, ex Soprintendente del Polo Museale Napoletano, si è schierato a favore dell’attribuzione a Caravaggio con una serie di dotte argomentazioni, che in questa sede possiamo solo riassumere. In sostanza, sostiene Spinosa, la tela di Tolosa sarebbe uno dei due quadri di Caravaggio noti come proprietà del pittore fiammingo Luis Finson, noto per aver realizzato numerose copie delle tele caravaggesche, di cui si erano perse le tracce alla sua morte. A Brera la tela viene esposta a fianco di un’altra Giuditta e Oloferne conservata nelle collezione Intesa San Paolo con l’attribuzione al Finson. In estrema sintesi: è sostanzialmente dal paragone del quadro di Tolosa con questa, che da tutti gli esperti è considerata una copia, che Spinosa deriva la sua convinzione che quest’ultimo sia l’originale, oltre che dall’esame radiografico che mostra alcuni pentimenti, in genere non presenti nelle copie. Per farsi una propria idea non resta che fare un salto a Brera prima del 5 febbraio prossimo e ammirare i quadri dal vivo. La Giuditta di Tolosa, con i grandi dibattiti che ha suscitato da quando è

Dove Pinacoteca di Brera Via Brera 28, Milano Fino al 5 febbraio 2017 Orari Da martedì a domenica 8.30-19.15, tranne Giovedì 8.30-22.15 Lunedì chiuso

Biglietti Intero € 10 Ridotto € 7 Gratis ogni prima domenica del mese Informazioni e prenotazioni www.pinacotecabrera.org Tel: 02.92800361

La Giuditta e Oloferne di Tolosa

La Giuditta e Oloferne Collezione Intesa San Paolo

La nuova collocazione della Cena di Emmaus

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stata mostrata al pubblico, ha messo in secondo piano due opere che altrimenti sarebbero al centro dell’attenzione. Si tratta di due copie della Maddalena in estasi, opera che Caravaggio aveva dipinto nel 1606, destinata al cardinale Scipione Borghese, andata perduta. Una proviene dal Musée des Beaux-Arts di Marsiglia ed è firmata da Luis Finson, che l’avrebbe dipinta nel 1612, l’altra, proviene dalla collezione Volponi, non è ancora stata attribuita. Gli esperti la giudicano la più fedele all’originale perché in essa non sono presenti i cosiddetti “attributi” della santa, come prescritto dal cardinale Paleotti, uno dei protagonisti del Concilio di Trento. Infatti uno dei copisti di questa Maddalena che si è firmato, Wybrandt de Geest la cui opera si trova in una collezione privata a Barcellona, dichiara di aver aggiunto all’originale di Caravaggio proprio questi “attributi” ossia la croce, il teschio e il vasetto degli unguenti, per rispetto al volere della Chiesa. Comunque a tutt’oggi il quadro è ancora considerato una copia. Il terzo dialogo è anche l’occasione di presentare il riallestimento di altre 7 sale, a partire dalla 27, con le pareti ridipinte di verde muschio, che ospita le opere dei manieristi. Si passa poi al salone dedicato alla scuola dei Carracci e alla pittura bolognese del ‘600 e alla grande sala rettangolare ridipinta in colore bordò intenso e ridenominata Tra classicismo e naturalismo da Annibale Carracci a Caravaggio, con la Cena di Emmaus sulla parete di fondo che chiude la sala in una posizione molto più adeguata all’eccelsa qualità del capolavoro caravaggesco della precedente disposizione. È proprio ai due lati della Cena che sono collocati i 5 altri dipinti del dialogo. La seguente è una piccola sala dedicata al Naturalismo dove trova collocazione il Cristo deriso del Ribera, prima relegato nei depositi, e la Madonna del Suffragio di Salvator Rosa, prima esposta nella sala delle conferenze stampa a piano terra. A seguire la sala del Seicento lombardo dove è esposta un’altra opera recuperata dai depositi ossia il San Carlo in gloria di Cesare Procaccini. Il grande salone (XXXI), ridipinto di un grigio molto caldo, è dedicato al passaggio dal “pittoricismo” di scuola veneta al barocco romano e napoletano. Le ultime due salette sono dedicate ai ritratti seicenteschi e alla Natura in posa. Le pareti sono grigie ma di tonalità diverse dal salone precedente. Completa il riallestimento una nuova illuminazione a led e nuove didascalie più esaurienti e più leggibili grazie all’uso di caratteri più grandi.

Cosa trovi in biblioteca Bergamaschi, Giovanna Rubens Cappelletti, Francesca Caravaggio e i caravaggeschi D'Orazio, Costantino Caravaggio segreto Giorgi, Rosa Caravaggio Gombrich, Ernst H. Henri Cartier-Bresson Tête-à-tête Graham-Dixon, Andrew Caravaggio - Vita sacra e profana Gregori, Mina Michelangelo Merisi da Caravaggio Guidi, Rita Caravaggio, il gigante perduto

Guttuso, Renato Caravaggio Marini, Maurizio Caravaggio "pictor praestantissimus" Moir, Alfred Caravaggisti Muller Hofstede, Justus Rubens Neret, Gilles Peter Paul Rubens: l'Omero della pittura Pacelli, Vincenzo L' ultimo Caravaggio: 1606-1610 Robb, Peter L'enigma Caravaggio Spinosa, Nicola Caravaggio, l'ultimo tempo, 1606-1610

La Maddalena firmata Finson

La Maddalena della Collezione Volponi

Il nuovo allestimento delle sale

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Può una persona che non ha frequentato nessuna scuola di pittura arri-vare a creare opere contese da collezionisti di tutto il mondo a suon di milioni di dollari, con una punta di 60 milioni in un’asta a New York lo scorso aprile? La risposta è sì. Per capire come e perché ciò sia successo basta visita-re a Milano la mostra intitolata Jean-Michel Basquiat al Mudec, Museo delle Culture, fino al 26 febbraio 2016. Poi ciascuno, dopo essersi fatto una sua convinzione, sarà in grado di darsi una risposta. Ne anticipiamo tre possibili. La prima: Basquiat, anche se non ha seguito studi regolari, prima di essere un artista riconosciuto è stato un writer famoso nella sua città natale, New York. Questo si potrebbe considerare un periodo in cui ha acquisito, come autodidatta, delle basi tecniche sufficienti per realizza-re le sue opere con un suo linguaggio particolare ma efficace, fatto di immagini, colori di vari tipi (acrilici, olio, pastelli), collage e, caratteri-stica a lui peculiare, parole: “Uso le parole come pennellate” era solito ripetere. La seconda risposta è che Basquiat è morto nel 1988 per overdose di eroina a soli 27 anni ed è noto come il pubblico spesso si accorge della grandezza degli artisti solo dopo che sono morti. Per di più la sua morte assomiglia molto a quella di altri due artista controcorrente, Jimi Hendrix e Jim Morrison, morti entrambi a 27 anni non molti anni prima. Terza e ultima risposta, forse la più plausibile: Basquiat era solito di-chiarare che l’80% della sua motivazione a creare delle opere così par-ticolari derivava dalla rabbia che aveva dentro di sé, nero tra i bianchi, in una società ancora permeata dall’odio razziale. In effetti, per rappre-sentare la New York degli anni ’80, sporca, insicura, violenta, la tecnica accademica non serve, anzi è un ostacolo: meglio guardare la realtà senza nessun filtro culturale. Ognuno può avere le proprie idee in fatto di arte, ma un fatto è innega-bile: Basquiat rappresenta al meglio le tendenze artistiche del suo tem-po. Sono evidenti i collegamenti con L’Action Painting e l’Art Brut di Je-an Dubuffet e con artisti come Andy Warhol con il quale ha realizzato un centinaio di opere a quattro mani. A questo punto non resta che visitare la mostra. Alcune opere saranno un pugno nello stomaco per i meno appassionati di arte contemporanea ma, globalmente, un artista come Basquiat vale la pena di conoscerlo come testimone di tendenze importanti dell’arte del ‘900 e della New York degli anni ’80 del secolo scorso, così diversa da quella attuale.

Informazioni utili Dove Mudec - Museo delle Culture Via Tortona, 56 Milano Orari Lunedì dalle 14.30 alle 19.30 Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Gli altri giorni dalle 9.30 alle 19.30

Biglietti Intero € 12, ridotto € 10 Informazioni www.mudec.it/ita/informazioni/ Prenotazioni www.ticket24ore.it Tel. 02.54917

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Basquiat&Warhol-Dog-1984

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Informazioni utili

Dove Villa Reale di Monza - Secondo Piano Nobile Viale Brianza, 1 Monza Orari d’apertura Martedì - Domenica 10.30 - 20.30 Lunedì chiuso La biglietteria chiude un'ora prima delle mostre Biglietti Ingresso € 6 (ridotti €5 e 4) Il biglietto consente anche l’accesso al Design Museum di Triennale Milano, al piano Belvedere Informazioni www.mostracartierbresson.it/

”Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla” affermava il ventiquattrenne Henri Cartier-Bresson quando aveva già scattato la foto qui a lato. Non male, per un incompetente! Cartier-Bresson si riferiva però alla tecnica fotografica: in effetti non sviluppava né stampava le sue foto e nemmeno cambiava le inquadrature in fase di stampa. “Per me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per dare un senso al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilità e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicità di espressione”. È da qui che nasce la straordinaria spontaneità che distingue le foto di Cartier-Bresson. Un’ultima citazione: “Fotografare, è riconoscere un fatto e in una frazione di secondo organizzare con rigore le forme percepite visivamente che esprimono questo fatto e lo significano. E’ mettere sulla stessa linea di mira la mente, lo sguardo e il cuore”. Con queste premesse non meraviglia che Cartier-Bresson sia diventato una delle icone del fotogiornalismo grazie anche alla cassa di risonanza che fu l’Agenzia Magnum, forse la più importante del mondo, da lui fondata nel 1947 insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert. Durante la sua lunga esistenza (95 anni) Cartier-Bresson fu assistente del regista francese Jean Renoir, fotografo di guerra durante la seconda guerra mondiale con la resistenza francese. In particolare fu testimone della liberazione di Parigi. A guerra finita girò tutto il mondo: Cina, Messico, Canada, Stati Uniti, Cuba, India, Giappone, Unione Sovietica, Italia. Fu fotografo di moda per Harper's Bazaar e Vogue e ritrattista di personaggi come Coco Chanel, Marcel Duchamp, Mahatma Gandhi, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre e Igor Stravinsky. La mostra, visitabile al secondo piano nobile della Villa Reale di Monza fino al 26 febbraio 2017, comprende 140 fotografie.

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Biblioteca Comunale - Sede centrale Centro Civico Verdi - Via XXV Aprile

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In biblioteca è possibile navigare in internet da postazioni multimediali fisse oppure attraverso la rete wireless gratuita e accedere alla biblioteca digitale per consultare online quotidiani italiani e stranieri, banche dati professionali, risorse audio e video, e-book.

La biblioteca organizza iniziative per promuovere la lettura coinvolgendo lettori di tutte le età, dai bambini agli adulti, e favorisce lo scambio tra culture diverse e l’accesso alle risorse informative e culturali da parte di tutti i cittadini, senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale.

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Tra i servizi online disponibili si segnala Media Library, che permette tra l’altro il prestito di e-book, e Bibliomediablog, il blog delle biblioteche digitali pubbliche italiane.

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NATALE IN BIBLIOTECA TANTI AUGURI A ROALD DAHL

AUTORE DE “IL GGG”!

Per bambini dai 5 ai 10 anni

Vi siete mai chiesti cosa fanno i giganti quando vanno in pensione? Forse si raccontano la leggenda di quello strano gigante che si aggira per la città dopo la mezzanotte, con una tromba lunghissima, per soffiare sogni d'oro nelle stanze dei bambini. E di quella bambina che un giorno lo incontrò e gli scombussolò tutta la vita. Storia di un'amicizia e della battaglia per salvare tutti i bambini del mondo! Sabato 10 dicembre Ore 17.30 - Auditorium – Centro Verdi Via XXV Aprile. Ingresso libero.

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