Elémire Zolla - Sul novenario

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA comune che coordina ogni operazione; nella natura la digestione; nella vII morale il nodo menzogna-veracità; nella società il dotto. il quinto o cielo di d', ha per oriente o soggetto la fantasia umana; prf settentrione o predicato assoluto la sapienza; per occidente o predicato n,I tivo l'idea del mezzo d'azione; per suo mezzogiorno la domanda «()IIUII to?» In grammatica il v è il participio passato, l'effetto della causa effirlc'lI te. E già quantità numerabile, ciò che è stato illuminato; la fantasia è i11'i~1I1 tato di un impulso che nasce in N. Nell'uomo è la visione (che è della 11111 tasia il fiore) e la sapienza (che attraverso una fantasia pura si esprime); 111,11 natura la forza attrattiva; nella vita morale il nodo di ostinazione-ferrnc nella società il soldato. 6. Il sesto o cielo del 0, ha per oriente e soggetto l'anima sensitiva; P <:I , HPI tentrione la volontà che tende a un fine; per occidente il fine, cui si CO~ .1.11 na il mezzo del v e cui si deve mirare fin dal rv o inizio; per mezzogiorun I domanda «Quale?». Grammaticalmente è il gerundio; nella natura è l'nvvì cinamento; nell'uomo è l'udito; moralmente è il nodo di accidia-zelo, 111"11 società è il mercante. Il settimo o cielo di <j?, ha per oriente e soggetto l'anima vegetati Vii ; l' settentrione la forza o virtù; per occidente il «più» (il «meno» è IX e l'«111'.11 le» VIII); suo mezzogiorno è la domanda «Quando?». Nell'uomo è 1'011111111 nella natura è l'estensione; moralmente è la scelta fra invidia e compinuu za al prossimo; nella società è il mestiere meccanico. 8. L'ottavo o cielo di 1;1, ha per oriente il mondo elementato, il cui SI'III'II trione è la verità, il cui occidente è l'uguaglianza, il cui mezzogiorno I" I domanda «Dove?». Nell'uomo è il gusto, in natura l'appetito, il nodo (IlIl longanimità nella vita morale; socialmente è l'agricoltore. 310 IL NOVE Il nono o cielo della », ha per oriente il mondo strumentativo il cui set- l' '111 rione è la gloria, il cui occidente è la categoria del «meno», il cui mez- "/',iorno è la domanda «Come e con che cosa?». Nell'uomo è il tatto, in 1IIIImaè la vitalità, moralmente è il nodo frugalità-liberalità, socialmente nrurna lo schiavo. Se si dispongono su cerchi concentrici i vari ordini di significati .11,11<,; nove categorie, facendoli ruota re si ottengono tutte le combi- uuzioni veraci. Si possono attribuire i singoli «nove» agli archetipi .ul",dici: (I) Serafini, (Il) Cherubini, (m) Troni (il firmamento è il Il uno di Dio), (IV) Potestà, (v) Virtù, (VI) Dominazioni (la volontà e il I i ne) , (VII) Principati, (VIII) Arcangeli, (IX) Angeli. Di solito si pro- I 1'( k: in ordine inverso, dagli Angeli - I- ai Serafini - IX, secondo il /"11110di vista umano. I':sistettero pratiche per immaginare con retta fantasia, per senti- Il (' per intendere secondo questi nove archetipi. Chi, avendo con- II piro la necessità per ogni forma formata d'una forma formante, lli.11ammetterà che questa abbia vita vivente e intelligenza? «Chi ha I1I11111'ato l'orecchio non udrà, e chi ha formato l'occhio non vedrà?», ,1'"llanda il Salmo (XCIV, 7). Una fantasia depurata, quella di chi sia uso fare il vuoto nella sua 1111'llIC, sopprimendo ogni vana immagine vagante: la fantasia inno- ,I111 c di chi fissi l'intera sua attenzione sull' origine invisibile del visi- I tlll', potrà scorgere le forme formanti o, secondo il termine di Para- ,I Il,0, le Intelligenze. La pittura, ancora alle soglie dell'èra moderna, l, IIlfTigurava in forma di putti o di giovinetti alati, a dirne in figure LI/',l'nzia, la seduzione, la fulmineità. ( ;iamblico parlò di queste epifanie che avvengono non nel mondo II~I("),non nel fantasticare o nel sogno carnale, ma in un mondo inter- llli'dio, sull'istmo fra l'intelletto e una fantasia asceticamente casti- /11111\: ,Sono uniformi quelle di dèi, varie quelle di demoni, quelle di angeli più '1IIIIIici ma inferiori alle divine, più prossime alle cause divine quelle di 1lIIiIIgcli... Ordine e tranquillità sono degli dèi, l'esecuzione di quest'ordi- l'' I trunquillità è degli arcangeli; la sistemazione e la quiete non senza qual- I" 111010 è degli angeli; turbamento e disordine seguono le apparizioni dei l,l'11111 i, gli arconti danno visioni duplici ... Inoltre le apparizioni divine sfol- .'1IIIIInd'una bellezza prodigiosa che confonde d'ammirazione, ispirando 111111 Hllna gioia che si esprime in una ineffabile armonia ... 311

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Tratto dallo stupendo Le meraviglie della natura. Introduzione all'Alchimia, Marsilio, 2005

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

comune che coordina ogni operazione; nella natura la digestione; nella vIImorale il nodo menzogna-veracità; nella società il dotto.

il quinto o cielo di d', ha per oriente o soggetto la fantasia umana; prfsettentrione o predicato assoluto la sapienza; per occidente o predicato n,Itivo l'idea del mezzo d'azione; per suo mezzogiorno la domanda «()IIUIIto?» In grammatica il v è il participio passato, l'effetto della causa effirlc'lIte. E già quantità numerabile, ciò che è stato illuminato; la fantasia è i11'i~1I1tato di un impulso che nasce in N. Nell'uomo è la visione (che è della 11111tasia il fiore) e la sapienza (che attraverso una fantasia pura si esprime); 111,11natura la forza attrattiva; nella vita morale il nodo di ostinazione-ferrncnella società il soldato.

6.

Il sesto o cielo del 0, ha per oriente e soggetto l'anima sensitiva; P<:I,HPItentrione la volontà che tende a un fine; per occidente il fine, cui si CO~ .1.11na il mezzo del v e cui si deve mirare fin dal rv o inizio; per mezzogiorun Idomanda «Quale?». Grammaticalmente è il gerundio; nella natura è l'nvvìcinamento; nell'uomo è l'udito; moralmente è il nodo di accidia-zelo, 111"11società è il mercante.

Il settimo o cielo di <j?, ha per oriente e soggetto l'anima vegetati Vii ; l'settentrione la forza o virtù; per occidente il «più» (il «meno» è IX e l' «111'.11le» VIII); suo mezzogiorno è la domanda «Quando?». Nell'uomo è 1'011111111nella natura è l'estensione; moralmente è la scelta fra invidia e compinuuza al prossimo; nella società è il mestiere meccanico.

8.

L'ottavo o cielo di 1;1, ha per oriente il mondo elementato, il cui SI'III'IItrione è la verità, il cui occidente è l'uguaglianza, il cui mezzogiorno I"Idomanda «Dove?». Nell'uomo è il gusto, in natura l'appetito, il nodo (Il Illonganimità nella vita morale; socialmente è l'agricoltore.

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IL NOVE

Il nono o cielo della », ha per oriente il mondo strumentativo il cui set-l' '111rione è la gloria, il cui occidente è la categoria del «meno», il cui mez-"/',iorno è la domanda «Come e con che cosa?». Nell'uomo è il tatto, in1IIIImaè la vitalità, moralmente è il nodo frugalità-liberalità, socialmentenrurna lo schiavo.

Se si dispongono su cerchi concentrici i vari ordini di significati.11,11<,;nove categorie, facendoli ruota re si ottengono tutte le combi-uuzioni veraci. Si possono attribuire i singoli «nove» agli archetipi.ul",dici: (I) Serafini, (Il) Cherubini, (m) Troni (il firmamento è ilIluno di Dio), (IV) Potestà, (v) Virtù, (VI) Dominazioni (la volontà eil Iine) , (VII) Principati, (VIII) Arcangeli, (IX) Angeli. Di solito si pro-I 1'(k: in ordine inverso, dagli Angeli - I - ai Serafini - IX, secondo il/"11110di vista umano.

I':sistettero pratiche per immaginare con retta fantasia, per senti-Il (' per intendere secondo questi nove archetipi. Chi, avendo con-I I piro la necessità per ogni forma formata d'una forma formante,lli.11ammetterà che questa abbia vita vivente e intelligenza? «Chi haI1I11111'atol'orecchio non udrà, e chi ha formato l'occhio non vedrà?»,,1'"llanda il Salmo (XCIV, 7).

Una fantasia depurata, quella di chi sia uso fare il vuoto nella sua1111'llIC,sopprimendo ogni vana immagine vagante: la fantasia inno-, I 111c di chi fissi l'intera sua attenzione sull' origine invisibile del visi-I tlll', potrà scorgere le forme formanti o, secondo il termine di Para-, I Il,0, le Intelligenze. La pittura, ancora alle soglie dell'èra moderna,l, IIlfTigurava in forma di putti o di giovinetti alati, a dirne in figureLI/',l'nzia, la seduzione, la fulmineità.

( ;iamblico parlò di queste epifanie che avvengono non nel mondoII~I("),non nel fantasticare o nel sogno carnale, ma in un mondo inter-llli'dio, sull'istmo fra l'intelletto e una fantasia asceticamente casti-/11111\:

,Sono uniformi quelle di dèi, varie quelle di demoni, quelle di angeli più'1IIIIIici ma inferiori alle divine, più prossime alle cause divine quelle di1lIIiIIgcli... Ordine e tranquillità sono degli dèi, l'esecuzione di quest'ordi-l'' I trunquillità è degli arcangeli; la sistemazione e la quiete non senza qual-I" 111010è degli angeli; turbamento e disordine seguono le apparizioni deil, l'11111i, gli arconti danno visioni duplici ... Inoltre le apparizioni divine sfol-. '1IIIIInd'una bellezza prodigiosa che confonde d'ammirazione, ispirando111111Hllna gioia che si esprime in una ineffabile armonia ...

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

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Ruota lulliana e bruniana dei predicatiB utrum: questo o quelloC quid: che cosaD de quo: di che cosaE quare: perchéF quantum: quantoG quale: qualeHquando: quandoIubi: doveK quomodo, cum quo: in qual modo, con che cosa.

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IL NOVE

Il ,,"il delle modalità di DioI, lil' 111\.:, C intelletto, D amore, E potestà, F presenza, G scienza, H provvidenza, IIIIIII/,ln,K giustizia .

,,',' delle modalità dell'angelo mediatoreil 'Il III!'ini,C Cherubini, D Troni, E Potestà, FVirtù, G Dominazioni, H Principa-Ii I AI\'angeli, K Angeli.

,,,,, flette sfere celestij'r!III<)mobile, C Stelle fisse, D h., E 4, F d', G~, H 0, I <;>, K ».,,',' dei gradi umani

" "III'rdote, C principe, D magistrato, E dottore, F soldato, G mercante, H mecca-," 'I, I ngricoltore, K servo.

I /Il'" delle potenze immaginative" l' ruiniscenza, C discorso o confronto delle specie, D arte naturale, E previdenzaIlIlIp(lrzione, F scelta dei luoghi, G cautela circa i tempi, H desiderio di congiun-

/'1/11', I educazione della prole, K tutela della vita comune.

1 /1"" detta sensibilità" uu-ruoria, Cgiudizio, D fantasia, E senso comune, F vista, G udito, H olfatto, IIl"11, J( tatto.

I /I "il della vegetatività" l''''' ilicazione, C accrescimento, D facoltà espulsiva, E digestione, F attrazione, G" '"llll1lllento per estensione, dilatazione e costrizione, H appetito che eccita adIl, , "liIIl rsi per prendere, I conoscenza che detta l'accostarsi per prendere, K vitalità.

I /I,/" dell' elementarità" 1111 linnzione alla propria sfera, C alla generazione, D all'alterazione, E alla gene-,,,"IIIIì, F all'alterabilìtà, Galla componibilità, H alla sottomissione, I potenza, KI u-uza.

Vi potrebbe capitare, in una città del Sud, di entrare in un andi-III III/',uardabile; tra i mucchi di rifiuti fermentanti nella gran calura,111 rurc e incontrare una modesta e serena veggente. Vi direbbe cheI, rosa» avvenne mentre aspettava la Comunione inginocchiata alla

n.uiscnna dell' altare: di colpo fu su una riva marina abbacinante e111111 nave si stava accostando. La rivelazione era stata lunga e com-1.111'111<1. Quando ella infine si riscosse, l'Ostia nella mano del sacer-.111/1' era appena d'uno scrupolo più vicina alla sua bocca.

(:ome spiegare, perfino agli intimi? Un giorno l'avevano condot-i,l Il 'Iuormina e infine, guardando come da una nube, lassù, dal cigliodi l monte, il mare assolato, aveva trovato le parole, confidando a chiIl I l'Il accanto: «Questo non è nulla al confronto».

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I nove ordini angelici circondano Dio adorandolo. Miniatura dal Breviario di ~111t1Ildegarda, XII secolo. In P.L. Wilson, Angels, Thames and Hudson, Londra l'/HI!

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IL NOVE

lJna apatia perfetta la sorregge da allora in poi.Ciamblico, dal fondo dei secoli, spiega: le epifanie divine sono

1lIllIpi,e tuttavia come immobili; quelle di demoni paiono più celeritll quanto non sieno, il loro è un fuoco oscuro e instabile. Gli dèi el'.llol'cangeli elevano a sé, alle cause dunque: alla fonte della purezzaìuu-llettiva e della salute, del calore; gli angeli sciolgono soltanto i1IIIIIidella materia; i demoni appesantiscono, giocano di sensazioni;I, unime angelicate danno sacre speranze, le ìnfere o le vaganti tra-II/'.p,onodi passioni.

Si insegnò a propiziare tali illuminazioni mercé riti e santi conta-jl,1Iru le anime nei misteri antichi, e il sommo mistagogo Dionigi inse-11Ii('l'àa ravvisare una scala ascendente e ben graduata di Intelligen-l' cristiane.Ancora poco tempo addietro si coltivava la loro evocazione, pal-

lulnmente e timidamente. C'era una novena all'Angelo Custode: al1'11iprio archetipo vivente. Lui s'invoca, insieme agli altri angeli,rllinchè mantenga immune l'anima che ricevette in custodia ab ini-ItI, I .o si invoca insieme agli Arcangeli, gli annunciatori di cose alte, IIl'Ofonde, affinché illumini sulla volontà divina; insieme ai Princi-I'I11i, che presiedono agli spiriti minori, sì da ottenere di sorvegliare,Ipliisi ancor prima che si profilino, i pensieri e gli atti che quelli ciIII .irano. S'invoca il nostro Angelo insieme alle Potestà che muni-I11110contro Satana, per poterei destare interamente dal comunel, IlIl'go;insieme alle Virtù operatrici di miracoli, per avviarci alla san-ultruzione, scoprendo l'insidia del demonio in ogni tratto del1IIIIIlUO;insieme alle Dominazioni dispensatrici di forza, per sgom-l'IIII'~dalla mente le perplessità; insieme ai Troni, che confermano nel111II~'incominciato, per ottenere la perseveranza; insieme ai Cheru-1,111i(il cui nome assiro fu quello dei draghi custodi di tesori), affin-I 111'essi, i ripieni di scienza divina, consolino, richiamando alle veritàuvrnmondane; insieme, infine, ai Serafini (che furono in origine ser-1" I1Ii di fuoco o spade rituali ondulanti, di rame), per trapassare dallaI Il'1Iy.aall' ardore della contemplazione.Molte chiese furono dedicate alla Madonna degli Angeli (una

1111'hc nella Vienna controriforrnista), e confraternite vi si strinsero

1" 1 evocare i nove Cori, come quella che ne celebrava la festa il 9"1',lioa San Raffaele in Milano. Si chiedeva agli Angeli di purificare1,11.rzione, agli Arcangeli di far penetrare i misteri, ai Principati di, III/',Iierel'illusione dei sensi, alle Virtù di fortificare lo spirito con-11II Il' incursioni demoniache, alle Dominazioni di acquistare una, umpiuta padronanza dei movimenti interiori, ai Troni di dimorare

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

in solida umiltà, ai Cherubini la scienza della nullità umana l' ,1..1l'assolutezza divina, ai Serafini il fuoco. Il Rosario dei Cori arlg\·1" Iinfine, dedicava un'Ave Maria, un Pater e nove Gloria ai sublimi S\'III

fini chiedendo la castità alloro ardore, ai beati Cherubini d0111l1l1

dando alla loro veggenza la fede, dagli altissimi Troni di Dio sollt'l Itando la speranza, dalle supreme Dominazioni implorando la plU 11I1

nanza sui moti interiori, alle Virtù, le operatrici di meraviglie, 1-111\1

plicando di superare le contrarietà recate dalle creature, e dalle Ilt1IIstà d'essere muniti contro i demoni, dai sapienti Principati - ort 111111

tori delle azioni angeliche, archetipi degli archetipi - irnpetran.In I"conformità al volere divino; dagli Arcangeli annunciatori di sonuuleventi procurando infine di imparare la sollecita obbedienza allo illilirazioni angeliche.

L'iconografia delle vetrate, degli affreschi, delle statue, delle i('111 I

delle miniature, nel Medioevo, mostrava alla fantasia la retta fOIIl"1di ciascun archetipo; la filosofia di Dionigi insegnava alla ragiom: Iriflessioni convenienti; la poesia dantesca evocava le singole sfel'r,l ••combinatoria lulliana accertava in ogni realtà gli archetipi al]'OP""IL'orazione dunque poteva dare l'esperienza sottile degli angeli-a n 111

tipi sfruttando e la fantasia e la raziocinante riflessione.

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IL NOVE

2. IL NOVE, I MESTIERI, I CORI COSMICI E DANTE

Come far tornar giovane in vita questa arcaica disposizione?I .uue discernere dietro il visibile le idee che improntano come sigil-Ii 1(, cose, che equilibrano in enti definiti, innervandola, la materiaIlllllica?

I)iscernere, intuire, si dice, non soltanto assentire o interessarsidi,. proposizioni che parlano di angeli e di arcangeli e di milizie ce-liNI i.

I)ue suggerimenti si possono dare: contemplare i mestieri come1111'1)110 praticati in antico, simbolicamente e iniziaticamente, e rileg-HI"l' Dante qual voce amica e china sul nostro orecchio qui e ora.

( .ontemplare i mestieri. Ancora san Bernardo insegnava che «laIII! (' di un'arte meccanica è il sentiero all'illuminazione delle Scrittu-Il''; il Virgilio dantesco, nell'XI dell'Inferno, osservando

come natura lo suo corso prendedal divino intelletto e da sua arte

Il/',giunge, rivolto agli uomini:

che 1'arte vostra quella, quanto puote,segue, come il maestro fa il discente:sì che vostr' arte a Dio quasi è nepote.

Ma di questa arcana utilizzazione dei mestieri ci parlano ancorIIl',/',i popoli come i Dogon africani.

Il tessitore dogon dice di fissare la parola nel drappo con l' aridi-Ilvll'oi della spoletta, come il contadino dogon vede penetrare la11111'1ila - umido fiato, fecondo umore - nel terriccio. Così le faconde

IIMole, fatte di tiepida, umida aria, fecondano come semi, come stil-I ,Ii pioggia, il terreno dell' anima a cui sono dirette. L'acqua pene-I1I1 11(.:! suolo come l'ordito nella trama, e chi ordisce il discorrere delle11111'1 lle genera nelle anime impulsi come un tessitore disegni nei drap-1 il Si lancia la tiepida, umida parola nelle anime come la spoletta o1IIIWl ta nella radatura del tessuto, come il sole manda il raggio di lucemil'occhio; si scocca l'alata parola, simile a una freccia munita d'a-I, 111', nell'apertura, nell'occasione che la maglia del destino dischiu-,Il , Il tessitore, il contadino, l'oratore dogon si sentono impegnati in"111'1'(,; del tutto analoghe,

( .iò che nelle campagne desolate dei Dogon si conserva, appar-

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

tiene alla Tradizione e dovunque si ritrova. Dovunque l'ordito,princìpi ordina la trama del mondo concreto; ogni filo dell' orditoun' essenza «che in quanto proiezione dell'Identità principale, connette i vari stati mantenendo la propria unità attraverso la loro inlnita molteplicità», spiega Guénon. Il filo della trama con cui l'onllto s'incrocia è viceversa tutto ciò che l'ambiente, il momento (il divnire) comporta.

La lingua che si parlò prima di quelle a noi note in quasi tutta 1'1':uropa, l'Iran e l'India, l'indoeuropeo, dovette designare la tessituru,tutte le realtà simboleggiate da essa, con l'unica radice ato-,

Da aui- provengono infatti le parole che in sanscrito designano Itessitura (vana), la loquela e la musica (vada, udditram), l'irrigazion(avataQ, o «sorgente»; «Aventino»), la fecondazione, il seme (il fecoudatore per eccellenza ricco di seme, il toro: ursa), la luce sorgiva (l'tl/,rora).

Tessere, parlare, irrigare, fecondare, illuminare, atti analoghlhanno ugual radice.

Vogliamo conoscere i misteri della parola, della percezione, dl·1Iluce, della creazione infine? Volgiamoci al mestiere del tessitore, S,'II

tiero di conoscenza, mistero.La parola è pronunciata dall'oratore, il contadino conduce "It,

qua e sparge le sementi nei coltivi, l'arpista fa scorrere tra le corde Ilsuono, il tessitore stende sul telaio, srotolandoli dal subbio, i fili d"1l'ordito per incrociarvi lo stame.

Ma chi fa ergere lo stame dei fiori, carico di fecondo polline?Chi spande piogge e semi sui campi selvaggi?Chi soffia le folate di vento facendo stormire gli alberi eloquenuChi porge all'uomo lo stame d'un'idea nuova, d'un imprevedilu

le istinto, così tessendone il destino?Chi fila, tesse, coltiva, esprime l'uomo, il quale, in piccolo, am Il

lui fila e tesse drappi, coltiva orti, fabbrica discorsi?Forse ce ne parleranno per analogia le opere, i mestieri stessi.Il tessere, il coltivare, il discorrere, celano miniere di signifir 1111

Eseguendo tali opere si riproduce in piccolo la creazione del CO~1I111Approfondirli è sapienza.

La realtà è un drappo tessuto dalle idee-filatrici, è un orto CIIIIIIIIdalle idee-giardiniere, è un discorso di vive metafore intrecciate l "" Iidee- parole. Chi sarà 1'artiere invisibile?

Altre similitudini aiuteranno a evocare la risposta.I miti di tessitura dicono che l'arte fu insegnata dal ragno. l', Il

Creatore non è simile a un ragno che da se stesso cava lo stamc?

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IL NOVE

I )idl'O il tessuto del visibile si erge il suo invisibile telaio.Il Tessitore della realtà adoprerà - come i suoi imitatori terreni

111\1li o uomini) - due cose ovvero cause, per suscitare gli oggetti,HllltH'iandole: ordito e trama.

I ìnpprima il filatore tira ben dritte sul telaio le fila a formare la1:lll\lit'zzae l'altezza del panno. Che cos'è in ogni realtà quest'ordì-i,t,' I.idea rettrice della specie o causa formale.

ll rcssitore quindi trama, riempie l'ordito, colorandolo, conferen-1"1',11la particolare grana. E la trama d'ogni essere è la causa mate-ti di che tinge e granisce in modo particolare la sua «stoffa».

Il sublime concetto della realtà come sintesi di forma e materia11111l', o almeno si chiarisce, fra scatti di spolette e canti di tessitura.

:;(,(lcca la spola allora il tessitore, come una freccia nella radatu-I I, ,',l':I:..:iealliccio che alza e abbassa l'ordito: ogni cosa dev'essere111'lIlnsimilmente dal Tessitore, e avrà dunque una causa materiale,Il ""11Irama o ripieno, ma si regge grazie a una causa formale, all'or-lilll, Così una telaragna di viscidi fili concentrici, di circonferenze, IllprCpiù vaste, è retta dall'ordito dei raggi di quelle circonferen-, 1.1stella raggiante dell'ordito regge quella progressione a spirale.I':('(;0 il simbolo per eccellenza del mondo sensibile, che ci cattu-

Itll mghiotte, con la sua trama d'insidie. Il ragno è padrone della telaI il It 116 si sposta sugli assi radiali: controlla tutto mediante le essen-i, Il' [orme. Chi può, impari.l'urte o mayi del Creatore si mostra anche nell'opera del cane-

111111l, che attorce alla stella di rametti, causa formale della sua cesta,1.1vili i vimini concentrici della causa materiale, come un ragno.()lIcsta preminenza della causa formale, o stella delle cose, è la

I III lezione d'ogni artiere. Si allestisca bene d'un progetto l'ordito:I I nssorbirà la trama. A tela ordita Dio manda il filo.I ,il forma ideale è anteriore alla formata realtà: da quella occorre

, l''WC prendere le mosse. Così la domanda (l'ordito) precede eiI ",",l' la trama delle risposte. Dice Dante di Cacciaguida, così pron-!II Il rispondere ai quesiti, che fu sollecita

l'anima santa di metter la tramain quella tela ch'io le porsi ordita.

I'crciò domina l'atmosfera spirituale di una società chi impone le.h uuunde che vi si pongono. Chi ha potestà di deciderle conta più di, '''1 uo che s'affanneranno a cercare risposte, vesti materiali a quelle1,11111(',

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

D'un uomo non si scruti la trama di nervi e di vene in primo 11I(I.ma la forma o entelechia invisibile. D'una pianta del pari si glllll.linnanzitutto alla foglia, che presenta l'ordito essenziale: nel picu ••1le radici, nelle nervature i rami. In uno scheletro prima si intuis. Il Ivertebra «primordiale» come forma di spirale che si allunga l' illlllca, e non il processo di materiale calcificazione.

Ogni cosa si spieghi dalla sua compiuta attuazione, e non dai NIIIimperfetti inizi; si guardi a dove l'ordito formale compagina Sln'lImente la trama, perché di lì traluce l'idea. Il reale allora si svt'I"1come un giardino di forme cessando di sembrare una caotica f\IIIIIgla di materia in fermento. Ogni ente appare ordito in vista del 111~IIdestinazione, non è frutto del caso. Tuttavia è tramato dal uuusecondo l'occasione, grazie alla radatura che la spoletta dell('SNIIIIre imbrocca. Ogni ente è ordinato alla sua essenza ed è, insieme, I"Ituito: è formale, e insieme materiale. Il tessitore separa l'ordito. 11111trama, infila la spoletta, connette l'ordito alla trama. Solo chi diMll1lgue comprende.

«Spola» proviene dall'indoeuropeo spbel, donde spbeltd, «int I(',cio». Dalla stessa radice nasce il sanscrito spbatilea, «cristallo>, 111minerale che sveli l'ordito dei suoi spigoli a occhio nudo); IIII~Ianche, sempre in sanscrito, pbdla, «aratro», la spola o navetta dd ( 1111tadino che apre all' orditura della semina la trama del terriccit " 1)1ugual radice è «spoglia», la pelle divisa dalla carne, come formu .Imateria, e in anglosassone spaldur, il balsamo, l'essenza formale (' IlIlmatrice che spiccia dalle piante. Ma anche «splendere» ha la 1'1Il111in comune con «spola». Infatti la spola fa venire alla luce una 111111\'vita fra la trama e l'ordito, coglie la radatura propizia, la fortuna. l'lanciare il seme-luce nella trama-matrice. Così «infilare la s])oll'\\nella radatura» in anglosassone si dice bregdan, ma dalla stessa 111.1/ce viene in norreno brijd, «splendere». Così la stessa radice d'l 1111proviene «trama», in irlandese genera trogan «terra», trogaid «1111'\

tere alla luce», trog «parto», «discendenza».Come l'aratro apre la terra alla semina, dicevano gli Orfici (CI

mente, Stromata v, 8), così la spoletta mette alla luce il tessuto; I Il

il fallo fa venire alla luce la creatura inserendo il seme nell' ovulo IIl'Ilmatrice come un ordito in una trama. Così la lingua lancia parole I "

mettono in luce un concetto nella mente che le accolga.Il telaio, la tela di ragno, il cristallo, la concezione d'un essere viVII

svelano il modo di operare del Creatore.Ma che cosa ne desume l'uomo intorno alla propria vita? .Che invisibili dita lo stanno tessendo. Come da un gomitolo. fili

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IL NOVE

'''/"IIIlOl'ordito dei pensieri e desideri dal cervelletto. Gli Egizi rap-l'I"lll'lIlaoo il genio del faraone come uno sparviero che gli aderisce1II1I11(;a.( li It'i desideri avvolgono la colonna vertebrale come un ordito

l rl '11 il cilindro del subbio.l'; 111trama delle sensazioni si viene intrecciando a quell' ordito.I )lIl1astessa radice aw- che dà le parole per tessere, scorrere,

\, , .uIllnre, splendere, vengono anche le parole che designano le sen-I 11111i: «udire» (da au-dio), «estetica» (dal greco alO"ttc1VOllaL, «per-• I01"1'0»),il sanscrito avati, «notare».1.11spoletta è anche detta «navetta» o «navicella»: nell'Atharvad,I v la barca che trasporta in una nuova vita, la «navicella della for-

1111101"su cui la sposa è invitata a salire. È anche, in altro inno, la barcaIl , Ili si varca l'oceano della morte o del diluvio: il mondo interme-I"I 11\·1quale forma e materia stanno l'una dall' altra separate.

Il,,l'ciò, guardando l'opera del tessitore e trasponendo, si imma-111111il genio o daimon o presenza angelica o divina che tesse la vitaI [l'uomo come un panno al telaio. Quella presenza instilla idee, isti-I (,iHIinto» è forma contratta di «istigazione») a questo o a quello1IIII'I'dando l'ordito delle interne sollecitazioni alla trama delle sen-I 1!lld.Quella presenza scorre manovrando i fili, sull'ordito delle

1.1" l' degli istinti, come un ragno sapiente. Oh, che l'uomo s'iden-1III1l,i con quella presenza, controllando ogni sensazione e ogni istin-101I IIS)sfuggendo alla condizione mortale!

MII il gioco delle metafore può dipanarsi in mille modi.t :1une l'uomo, così il cosmo.Anche il cosmo è tessuto dalle Parche o fate, è svolto dal fuso del

I,~IIIIO,Ma anziché di un fuso, si potrà parlare dell'asse di un vorti-, () invece d'un fuso o di un asse, si parlerà di un albero, l'albe-

l" , usmico di,ogni tradizione.I:ordito? E il vento che spira soffiato da bocche angeliche o divi-

111• Il'11le fronde. La trama? E la chioma dell' albero in cui si avvol-'111'1quelle correnti. Il tessuto? È lo stormire, la parlante melodia,I li l'Vilequerce di Dodona e dei boschi sacri profetava, enunciando1,l''/Iile orecchie il destino. Lo stormire è come il disegno del drap-l" I I.c intelligenze che tessono il destino decidono la melodia, l'in-Il' 'I io particolare dell'ordito con la trama. Come bocche buccinan-i"'~'l\' soffiano i venti nei quadri rinascimentali. Decidono sceglien-l,I 1/11lin certo repertorio di modelli, d'archetipi perenni, o miti.( :osl avviene per l'uomo come per la terracotta.I)i questa sono causa materiale l'argilla e l'acqua; l'aria e il fuoco

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

ne sono la causa formale. Come il vasaio umano (e quello COSIlI

mesce la creta assetata all' acqua per cavarne un trattabile fan~1lcui trae il coccio, girandolo sulla ruota o asse cosmico del suo nre mercé la disseccante aria e l'indurente fuoco, così l'alchimbtspiega Michael Maier - con zolfo e mercurio (fuoco e acqua D1l'1ci: forma e materia) ottiene la pietra filosofale o coccia, vaso, testacosmo. Testa viva, tratta dal caput mortuum o residuo salino, ('himpregna del mestruo e diventa vivente.

L'opera alchemica e quella del vasaio, come la tessitura o l'in:cio dei canestri sono tutte vie per intendere la creazione del cosdi ogni suo aspetto, la quale vuole un suo Artiere intelligente c, SIISua grazia, inintelligibile. Rappresentabile tuttavia e immagirurhlevocabile.

Ci si figurino queste intelligenze come eterne filatrici o alchimlo vasai, come una rosa di venti soffiati sulla natura da angeliche \,,1bra, ed ecco arriderà una visione viva, maestosa, ordinata, del rm11111quale rifulse su Dante e che caritatevolmente egli ci consegnò.

Le intelligenze tessitrici, fittili, alchemiche, sono le custodielargitrici delle figure che la trama del tempo combina con l'onlndel cosmo, degli archetipi perenni.

Dante accoglie la tradizione che ne conta nove, i sette piane: j

due cieli superni. Questi i siti metaforici dove la fantasia può pn .11'1tare, se abbastanza pura, figure che simboleggino gli archetipi. SI'! Ise Nilo lo Scolastico nel VI secolo, in una poesia serbata dall'AI/I,,"gia Palatina: «Com'è audace dar forma all'incorporeo! Eppure \'1111magine ci solleva alla reminiscenza intellettuale di esseri celesti».

La conoscenza degli archetipi è un'esperienza estatica. Danu- Iparagona a una donna bella che si porti con amorosa gentilezza, I

quant' è nell'esser suo bella, e gentilenegli atti, e amorosa,tanto lo imaginar, che mai non posa,l'adorna nella mente ov'io la porto,non che da sé medesmo sia sottilea così alta cosa,ma dalla tua virtute ha quel, ch'egli osaoltre il poter, che da natura ci ha pòrto.

Così la Canzone IX: l'immaginativa si impregna degli archet ipi ,,\punto che supera i suoi poteri naturali; diventa un piano di COlli I

scenza superiore, distinto dalla percezione comune; diventa illlltl~1Idella visione profetica, dove avvengono i miti.

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IL NOVE

( ) imaginativa che ne rube1111volta sì di fuor, ch'om non s'accorge,perché d'intorno suonin mille tube,rhi move te, se 'l senso non ti porge?Moveti lume che nel ciel s'informa,I)(,;1' sé o per voler che giù lo scorge.

(Purgatorio XVII, 13-18)

I .lliando la fantasia sia calcinata dalla disciplina della mente, da111.1mcrollabile sorveglianza sui propri movimenti, diviene pura,Ihl.WC" ta dalle sensazioni, rispecchia soltanto più conoscenze ange-Il.111':lumi che nel cielo s'informano, mossi da Dio addirittura. Allo-I I I1IIIl Iltasia concreta in immagini le cause invisibili del visibile, e perI 1\II1no, sulla scorta del Lullo (si è visto enunciando la divisione del,11111\)per nove), essa è il cielo, lo Spirito o Amore mediatore fra eter-11111'tempo. Per Leone Ebreo sarà la spada fiammeggiante dei che-i1lIIIIlidi guardia al paradiso terrestre: essi simboleggiano l'intelletto,1111IIIl'Cla loro «spada revolgente, che dà il lampo, è la fantasia umana111td rivolge dal corporale a cercare il lampeggiare spirituale; acciòlu Iicr quella via potessi, uscendo dal fango, guardare e seguitare laIl tI~,l'arbore de la vita e vivere eterno intellettualmente».lwocati gli archetipi con la mente, si lancia la fantasia fra i piane-

Il I Il' sfere superiori splendenti sopra di noi nella notte, ed essa neIl1I11t'ràcome un' ape colma di un nettare che la mente meditandoI unvcrtirà nel miele della conoscenza. La causa esemplare dei parti-, I"ill'imoti di quei pianeti, di quelle sfere, sono gli archetipi, le intel-1ll\l'l\ze;e se gli antichi raccontavano che gli astri erano animati e1I111H~jda forze angeliche, avevano ragione: erano pur queste le loro, IIIHCesemplari. Chi diceva che Giove o Venere o Diana muoveva-l'' I i pianeti di tali nomi, commetteva «non falsi errori» (Purg. xv,111). Dante ripercorre il cammino pitagorico dei pianeti-note: Luna-I.', Mercurio-do, Venere-si, Sole-la, Marte-sol, Giove-/a, Saturno-miIllivl:rse sono le attribuzioni arcaiche). Come di tali note è composta111111i musica, così le disposizioni simboleggiate dai pianeti reggono eIl lugono ogni possibile nodo del destino.

Il sette dipende dall'idea che ci si faccia del quattro, e Dante sente111quaternità come: (I) caldoumida adolescenza, primavera, la matti-1111fino a Terza; (Il) caldosecca giovinezza, estate, il giorno fino aI[ona; (m) freddosecca maturità, autunno, la giornata fino a Vespro;Ilv) rreddoumida vecchiezza, invernata, il dopovespro. Il caldoumi-IIII si orna di soavità e ubbidienza, il caldosecco di temperanza eIIII'Z<:I, il freddosecco di prudenza, benignità e giustizia, il freddo-

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

umido di contemplazione. Dante si conformava a Tolomeo S~'IlII'1il Sole come caldo un po' arido; la Luna umida, emollientc " 1111putrefacente, però con un moderato calore infusole dal Sole; ~IIIIno come freddo e arido, lungi com' è dal calore solare e dall' IlIl11111restre, mentre Marte, stando accanto al Sole, ne trae calore (' U/Ii Iltezza, e Giove, stando fra Saturno e Marte, è temperante, sVllldinumidisce; Veriere soprattutto inumidisce, lievemente riscul.l«qui è una grossa differenza fra Dante e Tolomeo, da un ver« I,arcaici, inclini a ritenerla una fredda calamita del calore solare r Ilziale. D'altronde Tolomeo la chiama femminile e notturna, <11111'11fredda. Mercurio prosciuga perché prossimo al Sole, inumidisu]ché prossimo alla Luna, e il suo moto rapidissimo lo fa trapassare I

l'una all' altra azione celermente e senza posa.Dante segue Proclo nello scaglionare gli archetipi: Luna (' 111vii

vegetativa, Sole la sensitiva, Vene re il desiderio, Marte la paSSI""Giove la socievolezza, Saturno la ragione contemplativa, le stclk-ltla gnosi. Aggiunse l'empireo: estasi e visione beatifica.

»Come concreta re l'archetipo Luna? La frescoumida, il dOIli 1\

spro, l'età benigna e anziana e contemplativa?La fantasia pura, impregnandosi, intridendosi tutta dei senti Il11"1111

lunari di pace e di accettazione del destino, sentirà emergere; 1'1111magine d'uno specchio o di una tersa acqua popolosa, ad atu-nrumente guardare, di soavi sembianze:

Quali per vetri trasparenti e tersi,o ver per acque nitide e tranquille,non sì profonde che i fondi sien persi,tornan nel nostro viso le postilledebili sì, che perla in bianca frontenon vien men tosto alle nostre pupille.

Tali figure d'argento e di cristallo restituiranno, contemplate, ilsentimento lunare e angelico che le ha ispirate: l'archetipo dell'nhbandono.

Se cercheremo l'immagine della Luna benigna fra gli spettacohdella terra, che è un luogo di purgazione anche dov' è più soave, l'SM

ci apparirà nelle selve intatte all' aurora, quando le percorra, pren IlInizione di paradiso, «un' aura dolce, senza mutamento».

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IL NOVE

~

1',11rhetipo di Mercurio, che è ogni immaginabile influsso, saràl'il Il I (lI11euna miri ade di luci, come mobilissimi pesci in una tran-jildlll, pura peschiera, o come scintillanti globi d'argento vivo. Inl'Il I1I1immagine si possono sentire le presenze arcangeliche cheli I111Ill'fI no nel nostro destino imprevedibilmente, le rotture dellaIl IIIHInaturale, l'inattesa manifestazione di energie cosmiche (di1, ti Illl'1co Forza di Dio) o di soccorsi medicinali (di Raffaele o Medi-itlil di Dio), o il ricordo della causa prima, spada che ci stacca di111IIII(!alle suggestioni del visibile (Michele o Bilancia di Dio; di cui1.lllIlologia popolare fa una domanda: «Chi come Dio?»: un inter-, 11111dall'alto simile a quello che si propizia con una giaculatoriaIIIIH'«Nulla è divino fuorché Dio», che liquida, volatilizza - divino

\.1111nlicre - ogni cosa). È ben questa calata d'influssi incalcolabili la'I Il11udine in serbo per coloro che piangano rassegnati nelle sven-IIII1, Ma nel mondo degli affanni e delle deformazioni, questo arche-IilIlI, corrotto o distorto, opererà nel cuore degl'insaziabili, avidi oIIlllIlighi che sieno, che bramano tutto assimilare, inquieti come rner-, 1IIIIdicani. E questa calata di Mercurio nel comune inferno si puòI" II mffigurare come una fetida terra ribollente, al modo del mercu-IIIIHeottato, sotto la grandine e la pioggia; o come un luogo dove dei, li I hi errabondi si scontrino senza tregua. A questi dannati Mercu-1111,rioè l'imprevedibilità della vita materiale in cui si muovono e'1IIIIvsono mossi, appare come la disperante fortuna che di continuoIli u-rrnuta i beni vani, simile all'imprevedibile serpente:

Le sue permutazion non hanno tregua:necessità la fa esser veloce.

Mercurio ermafrodita sarà anche rassomigliabile a una sirena bal-111I~ic;nte,le mani monche e gli occhi guerci, scialbo e smarrito il11110,che chi la guardi affascinato trasmuta in fatale bellezza. Il Mer-, lido volgare di tali metamorfosi si diverte, truccando il brutto in1,,·110,lo squallore in fasto.

~

Terzo archetipo è Venere, l'umidissima e, secondo Dante, lieve-uu-nte calda: l'influsso che i mistici dissero dei Principati. Retta fan-

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

tasia la vede come una calca di fulgori cantanti, rapidissimi, Il

vuole uno zelo umilmente pieghevole, tuttavia composti, remi~"'lvl

e come in fiamma favilla si vede,e come in voce voce si discerne,quando una è ferma, e l'altra va e riede.

Questo comporsi armonioso sarà la beatitudine dei puri di 1111che mitemente accolgano il loro destino, come Enea figlio di VI'IMa nel mondo della torbidezza quotidiana, questa soavità 111'1'nello struggimento che intenerisce e stempra fino a disciogliersi 11I'n,insaziabili libidini, nella loro aria di serra. Esse per Dante eVI Il 111immagini strane e lugubri e penose, d'un sommesso, fatale, insphbile strazio: file di migranti nel triste cielo d'un tardo autunno:

E come gli stornei ne portan 1'alinel freddo tempo, a schiera larga e piena,

E come i gru van cantando lor lai,facendo in aere di sé lunga riga ...

Per strapparsi a questo vischioso incanto di malinconici Sll"llP-MImenti e languori, e risalire alla purezza dell'archetipo che li dl'lIloccorrono lacrime e fiamme, purificatrici dell'umido che ci iruru]e fra le quali si sta come pesci d'un lago di fuoco.

oQuarto è l'archetipo del Sole, che i mistici dissero delle Potl'I>1I1

L'immaginazione lo vede come una danza di fulgori cantanti: il SIIIsorgendo a mano a mano risveglia i suoni del Creato, che i t'11I111monastici riprendono e affinano. L'apparire della luce e la nota <1("11campanella conventuale all' aurora, sono sì soavi

che il ben disposto spirto d'amor turge.

Loro mercé si comunica con la calorosa beatitudine dei misci Icordi, che la ben disposta immaginativa scorge come un gioco d'Ilnelli, d'arcobaleni concentrici, come un tripudiare d'iridescenzc (' .Ilcanti, come danze in tondo di giovani donne (oh, i balli in tondo <..1\·1111viva e sciolta plebe italiana! Ancora nell'Ottocento lo straniero stu

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IL NOVE

111I() se li vedeva fiorire come bocci umani sul Pincio, a Posillipo,, '111l'tonto, repentini, aggraziati, tosto interrotti e tosto ripresi; e ciòI "Il i che il gelo dell'Unità, coagulato nelle tenebre, intirizzisse la,,1,111'soavità dell'Italia, per sempre).

111'Ilti i piangenti il proprio e l'altrui peccato! Loro sarà la solarel" uundine: quella medesima che fu dei seguaci di Dioniso dalla111111"01ardente (<<furia e calca, pur che i Teban di Bacco avesser'l' ti 11\»);di Maria, che corse con tanta esultanza verso Elisabetta; diI , II11T,nelle sue marce forzate sull' ali dell' esaltazione marziale.IIIlIll' così esemplifica quell'empito che nel mondo del peccato s'in-, 111'nell'accidia, il cui sintomo maggiore è che il nascere stesso delti, .livenga increscevole.

cfIltlinto archetipo è Marte, che i mistici dicono delle Virtù. La fan-

l,Ililii lo ravvisi in un' accolta di lumi, come del pulviscolo acceso e sve-I.!I'I (In un raggio, disegnante una croce greca dove baleni la formal, I ( .risto e donde emani un inno che ripeta «Risorgi!» e «Vinci!»;" I .uuc un trascorrere di fuochi dietro un alabastro (quel fuoco cheI \I rende alle finestrelle alabastrine del mausoleo di Galla Placidia, 1I1certe pietre d'onice o d'alabastro alla base dell' altare nella chie-1,Il Sant' Antimo, nel Senese, via via che le colpisce diuturnamente

Il "11v). E la beatitudine di chi emani una calda e asciutta pace. Ma111I inondo tenebroso tale fortezza si converte in iracondia, bruciaI ,Il1 l'itto e accecante fumo: come il sole diviene zolfo velenoso sot-iilll'l'I"rl,così lo zelo marziale celeste diventa il fetore dei violenti, dei"""",iali con malizia. Nell'abisso infernale la bella solerzia si mutaIl' 1111t resca delle misere mani. E tra le violenze marziali più cariche,Il Il'' rfidia è la falsificazione dei metalli con alchimia.

4Sesto archetipo è Giove, che i mistici chiamano cielo delle Domi-

Il,1doni. Dante insegna a concretarlo con l'immaginativa nella forma,Il "l' lucente candore dove volino faville come da ciocchi ardenti'

iI"·r<.:ossi,

c come augelli surti da rivera,quasi congratulando a lor pasture,fanno di sé or tonda, or altra schiera.

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

Lieti uccelli librati sopra un fiume; la vezzosa lucentezza (klll'_'gno colato sull' oro a delineare una M che si tramuti in giglio, iIl 1111la: tali gli emblemi di questo segno mutevole, aereo, regale. 111,figure si traduce la giovialità di chi ami l'ordine interiore, cioè lustizia (da Filone a sant'Agostino, l'insegnamento è che essa al)111I1emblema il quarto fiume dell'Eden, il fecondo Eufrate, armouite lo spirito o Nilo e il corpo o Phison, fiume della terra dove 1111no l'oro e le gemme, e infine l'anima o Gange: la fontana di l'Navona raccoglie l'eco ancor sonora della tradizione). QueSIII"1giusto, ossia armonico, è largito ai misericordiosi. Se è strnvolldiventa l'oculata perfidia del simulatore, del ladro, la sistennu Ildell'invidia, questo spettro infernale che guata ogni buon rcggillii

hSaturno, settimo archetipo, che i mistici dicono dei Troni, si 111111

immaginativamente come una scala percorsa da splendori. È la 1"11fredda contemplazione, rimossa ogni scoria terrestre, quale ragglllllgono i poveri di spirito proprio e mondano, gli umili. E l'arclu+lpstesso che, divenuto infernale e spegnendo ogni palpito in 0(11111',Ibeni terreni, ispira la fredda superbia o il gelido tradimento dei I l'Ilfidenti o addirittura la totale cessione dell' anima a uno spirito di Ilfidia, il satanismo. Questa assolutezza del male (lo mostrerà fU1I1.tmetafore l'Innominato manzoniano) confina con il sentiero che:111111a «riveder le stelle».

L'archetipo gelido e saturnino contrae o nella superbia o 111'11'11miltà liberatrice o nella perfidia o nella fredda e santa penetruzlondegli ardui e sgomentevoli disegni di Satana.

Sono i penitenti per superbia a intonare la preghiera che J )11111formulò così perfettamente da farne la chiave, l'asse della ('111111scenza:

o Padre nostro, che ne' cieli stai,non circunscritto, ma per più amorech' ai primi effetti di lassù tu hai.

I primi effetti sono gli archetipi, che danno l'essere, cioè la forn 1agli oggetti, e sono perciò più ricchi di essere, più amati da Dio drllcose che formano. Essi stanno alle cose come il Cielo alla terra: SIIIIII

il cielo, le stelle, delle cose.

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IL NOVE

Laudato sia 'l tuo nome e 'l tuo valoreda ogni creatura, com'è degnodi render grazie al tuo dolce vapore.

( 'ome il vapore del sangue è cibo allo spirito dell'uomo, come i111I11.jdella terra catturano il principio della salinità solare, così illiIIII~' di Dio è l'essenza sottile, volatile, che, meditata, ci nutre. Sta

tll, ultre parole come il sentimento del divino agli altri movimenti.

Vegnavèr noi la pace del tuo regno,che noi ad essa non potem da noi,s'ella non vien, con tutto nostro ingegno.';omedel suo voler li angeli tuoi[an sacrificio a te, cantando osanna,così facciano li uomini de' suoi.Da' oggi a noi la cotidiana manna,sanza la qual per questo aspro disertoli retro va chi più di gir s'affanna.l': come noi lo mal ch' avem sofferto

j)erdoniamo a ciascuno, e tu perdonaoenigno, e non guardar lo nostro merto.Nostra virtù che di leggier s'adona,non spermentar con l'antico avversaro,ma libera da lui che sì la sprona.

Ma ancor più alto della saggezza che fa così pregare di là dal set-1111111pianeta, è il mondo di dove agisce, impregna le menti, la Sapien-I IIì'ntrice, che «è uno Nove», come dice il Convivio. La forza che

il "l'I l'arca inseguirà, come Apollo inseguì Dafne, e che è superioreIl h1'1Ie pianeti perché

S'ella riman fra 'l terzo lume e Martefia la vista del Sole scolorita,

I)Oich'a mirar sua bellezza infinita'anime degne intorno a lei fien sparte.Se si posasse sotto al quarto nido,:iascuna delle tre sarìa men bella,:d essa sola avrìa la fama e 'l grido.Nel quinto gir non abiterebbe ella,ma, se vola più alto, assaimi fido.he con Giove sia vinta ogni altra stella.

(XXXI)

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LE MERAVIGLIE DELLA NATURA

Sapienza-Beatrice-Laura è la perfetta beatitudine beatificantc

Beata s'è, che può beare altruicon la sua vista, o ver con le paroleintellette da noi soli amendui.

(CCCXLI)