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105 Periodico bimestrale marzo 2017 Anno XXV Direttore responsabile Federico Rossi Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992 Stampato su carta riciclata presso: Rosso soc. coop. via Osoppo 137 - Gemona - Ud Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - Ud Consegnato in Tipografia il 30/03/2017 Tiratura: 5.500 copie - Distribuzione gratuita Testata del Gemonese www.pensemaravee.it

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105Periodico bimestralemarzo 2017Anno XXV

Direttore responsabile Federico RossiAut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992Stampato su carta riciclata presso: Rosso soc. coop. via Osoppo 137 - Gemona - UdProprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UdConsegnato in Tipografia il 30/03/2017Tiratura: 5.500 copie - Distribuzione gratuita

Testata del Gemonese

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Editoriale

Forescj in Friûl

Cuant áno tacât a rivâ i forescj in Friûl? Tancj secui prime di Crist: tal cuintsecul p.d.C., dopo la Ete dai Cjastelîrs, a jerin jentrâts i Celtics (chei checualchidun tai ultins agns dal ‘900 al á dite che a jerin i prins vêrs Cjargnei e Furlans) che, vignint dal cûr de Asie, a jerin jentrâts in Europe daûr desaghis dal Danau e de la Drau e dopo a jerin rivâts in Cjargne e in Friûl.

Dopo a rivarin i Romans che nus lassaran lenghe, organizazion dal teritori,grandis citâts come Aquilee: lis usancis e lis culturis di chei che a vivevinprime si misclicin cu lis leçs e la organizazion civîl dal stât roman.

E tal sanc dai Furlans di vuê o cjatin olmis di altris popui che o vin simpri clamât “barbars”, a tacâ di chei di Atile o dai Ostrogôts fintremai ai Longo-barts che cumò o vin imparât a preseâ e che no clamìn plui “barbars inva-sôrs” ma si svantin di vêju vûts tant che nestris antenâts.

Ma cence lâ tant indaûr tal timp, vie pe Ete di mieç a passarin francês, venezians, gjermanics, fintremai i Turcs e, dopo dal Patriarcjat, il Friûl alcambià aministrazion statâl: di Vignasie a Napoleon, dal Imperi Asburgjic,ae Italie. Ogni volte a rivavin funzionaris e soldâts dal gnûf regjim: vene-zians o piemontês, francês o todescs, dal centri o dal sud de Italia.

E intant int nassude in Friûl e lave a cirî lavôr ator pe Europe viers il nord, a soreli jevât o a soreli a mont e viers la fin dal 1800 ancje vie pes Americhis.Cussì par cuasi 150 agns, fintremai al famôs taramot da 1976, un pocje dignove int e rive in Friûl, tanj furlans a van ator pal mont e plui di cualchiesercit forest o nostran al fische lanestre tiere.

(da Int in Friûl 017.0 di Guglielmo Pitzalis)

Guglielmo Pitzalis è medico di sanità pubblica, già dirigente di Medicina Sociale del Dipartimentodi Prevenzione di Udine. Membro del gruppo Immigrazione Salute FVG e della Società italiana di Medicina delle Migrazioni.

croce longobarda in oro e pietre. (croce di Gisulfo).Cividale, Museo Archeologico

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associazione culturale

Direttore responsabile

Redazione

A questo numero hanno collaborato

Federico Rossi

Anna Piazza, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Lucia Solinas

Sandro Cargnelutti, Lorenzo Londero, Paolo Isola, Guglielmo Pitzalis, Mauro PascoliBruno Seravalli, Claudio Sangoi, Rino Gubiani, Anna Piazza, Silvia Cotula, Mara MarderoGrafica: Giulio Calderini - Referente per la redazione: [email protected]

Via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - [email protected] www.pensemaravee.it

La talpa Scava e morde

Lamps!Segnalazioni, lettere...

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SOMMARIO105

rubriche> SaluteIvo Londero e Paolo Isola

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Ringraziamo tutti coloro che continuano a sostenere la nostra autonomia con un contributo. Compilate il bollettino di c.c. postale n. 16895336 Qualsiasi importo va bene.

marzo 2017

Testata del Gemonese

a cura di

In copertina: “primavera a Gemona”, fotografia di Mara Mardero

politica> Riorganizzazione degli Enti Localidi Mauro Pascoli

società> Sant’Agnese e l’agriturismodi Rino Gubiani

ambiente> Marzo: mese della mobilità dolcea cura di Sandro Cargnelutti

buone pratiche ambientaliLe mani nella terra La terra, il cibo, l’ortoa cura di Sandro Cargnelutti

inserto> Convegno AUSER per il 40° dal sismadi Bruno Seravalli, Claudio Sangoi

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società> Profughi a GemonaNove mesi di accoglienzadi Silvia Cotula

cultura> La Rivoluzion Rosa dei Trabeatdi Anna Piazza

dalla redazione> Novità nella distribuzione di Pense e MaraveeDove trovare gratuitamente il giornale a Gemona

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“Buonasera a tutti, Gemona è una cit-tà bella e pulita. È un dono di Dio: daun lato si trovano le montagne e dal-l’altra parte la pianura, con in mezzoi ruscelli. Gli abitanti di questa cittàsono persone molto generose e cihanno aiutato moltissimo. Nel grup-po che ci accompagna ci sono per-sone che si occupano di diversi com-piti, come presentarci la città, inse-gnarci l’italiano, farci assaggiare la cu-cina italiana. Siamo stati anche in al-tre città, ma qui ci sentiamo a casa.Mi trovo da otto mesi a Gemona enessuno ci ha guardato con odio o siè rivolto a noi con rabbia o distacco.Può darsi ci siano persone che ab-biano pensato perché siamo venutinel loro paese? Può darsi abbianopensato che siamo persone malvagiee che i loro figli siano in pericolo, macon il passare del tempo hanno cam-biato idea perché noi non siamo per-sone del genere. Ci troviamo qui perproteggere le nostre vite. Grazie.” Con

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società>di Silvia Cotula

queste toccanti parole Mumhamad-Adeel è intervenuto nella serata di ap-profondimento “Profughi a Gemo-na: nove mesi di accoglienza”, orga-nizzata da un nutrito gruppo di as-sociazioni che si è svolta sabato 11marzo scorso presso il centro Gle-monensis.

Una serata densa di contenuti, ani-mata dalle riflessioni di Mons. Gian-carlo Perego (Direttore nazionale del-la Fondazione Migrantes), del Dott.Fa-bio Di Lenardo (Direttore CRI Comitatodi Udine) e dalle testimonianze di Ab-dullah Shad Syed mediatore culturaleinsieme ad alcuni dei richiedenti asi-lo accolti a Gemona. “Io ho 26 anni,in patria lavoravo in un grande ne-gozio di vestiti. Sono qui in Italia daluglio 2015, in Pakistan ho tutta la miafamiglia: i miei genitori, 5 fratelli e 4sorelle. Qui tante persone ci aiutano.Non sono andato a scuola in Pakistan,quello che ho imparato è merito deimaestri di italiano e voglio dire gra-zie a loro” ha raccontato Safi Ghulam,a cui ha fatto eco Saghar Waleed, at-tualmente maggiorenne, partito dalPakistan quando aveva solo quindi-ci anni: “Ho attraversato a piedi l’Iran,la Turchia e la Grecia. Nella città di La-hore studiavo al college. Parlo urdu

ma durante il viaggio ho imparato ilgreco e adesso anche un po’ di ita-liano. A Gemona è bello vivere perchéle persone sono tanto gentili. Vado ascuola da due settimane e le lezionimi interessano molto. Vorrei restarein Italia e continuare a studiare.” An-che Ubaid Khan conferma: “A Gemo-na sto bene perché ci sono cose bel-le come la scuola, la pallavolo, gli au-tobus. Le persone con noi sono mol-to brave, possiamo fare tante cose in-sieme.”

Il comitato di volontari che ha pro-mosso l’evento si è costituito neimesi scorsi grazie al coinvolgimentospontaneo di oltre una trentina di per-sone, privati cittadini e volontari di nu-merose associazioni. “A Gemona ci siconosce tutti e ci sono anche molte re-altà di volontariato; per prima cosa cisiamo organizzati in sottogruppi inbase alle diverse attività da organiz-zare e da subito abbiamo pensato difar conoscere il nostro territorio” rac-conta Igor Londero, uno dei volonta-ri del Comitato accoglienza di Gemona“abbiamo organizzato gite a San-t’Agnese, sul monte Cuarnan, a Ven-zone, al Lago dei tre comuni, perchéamiamo la nostra terra, la nostragente e vogliamo condividerle.”

Profughi a Gemona: nove mesi di accoglienzaIl resoconto di una

due giorni che ha mostrato

la città di Gemona come

un modello di accoglienza.

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I due giorni di eventi al Glemonensissono nati dunque dal desiderio dei vo-lontari di portare in dono alla citta-dinanza di Gemona l’esperienza vis-suta in questi primi nove mesi di ac-coglienza, partiti con un dibattitomolto acceso nella borgata di Godoe approdati domenica scorsa ad unpranzo sereno e conviviale in cuiogni partecipante ha condiviso ilproprio cibo assieme al desiderioprofondo di fraternità.

“L’unico modo per vincere il pregiu-dizio è il contatto. Un contatto uma-no a cui non possiamo sottrarci e checi regala una nuova prospettiva”commenta Mila Brollo, volontaria epsichiatra, moderatrice della confe-renza.“Forse le migrazioni chiedono proprioquesto: di ripensare ai nostri luoghidi vita” - conclude Mons. Perego - “lemigrazioni sono una provocazione aduscire da alcune logiche di chiusurae ci chiamano a rimettere in discus-sione il senso della città. La città è “lacivitas”: una comunità dove le rela-zioni, i beni comuni sono aspetti im-portanti sui quali costruire convi-venza. Il fatto che questi giovani ab-biano ricordato nelle loro testimo-nianze l’importanza della scuola, del-l’ambiente, dei luoghi, ci riporta a con-siderare che i Beni comuni sono la pri-ma cosa a cui dobbiamo pensareper la costruzione dell’integrazione.I migranti sono un’occasione per ri-pensare il senso delle nostre città, apartire da alcuni beni che siamo chia-mati a condividere con chi, a volte cene dimentichiamo, fugge da 35 guer-re in atto, da oltre 100 disastri am-bientali, da persecuzione politicae/o religiosa, dal terrorismo. Lo scorso anno solo in Pakistan sonostati quasi 12.000 i morti per terrori-smo. Mettersi in cammino, migrare,soprattutto forzatamente, porta conse il dolore di dover lasciare la propriafamiglia, la propria storia. Ritrovare inuna città almeno nuovi affetti, nuovisentimenti, amicizia, genera quelloche abbiamo sentito stasera e cioèuna familiarità nuova. Forse, anzichécostruire contrapposizione sociale econflitto, varrebbe la pena nelle no-

stre comunità costruire queste occa-sioni di incontro che sono generatri-ci di nuove amicizie e di futuro. Que-sto è un patrimonio giovanile, l’etàmedia è di 21 anni, che forse merite-rebbe di essere visto come risorsa,perché il vantaggio è di entrambi: lasocietà rinasce anche attraverso que-sti giovani, se valorizzati.” Questo non è solo un modo di dire maci deve far riflettere dato che nel no-stro Friuli il calo demografico ha rag-giunto la proporzione di 6,8 nati afronte di 13,3 morti.

La domenica successiva si è svolta,sempre presso il Glemonensis, la fe-sta multietnica con il pranzo comu-nitario dove si sono condivisi cibi,danze e molta allegria.

Al pranzo ha partecipato anche ilPrefetto di Udine, Vittorio Zappalor-to, il quale ha sottolineato il clima po-sitivo e costruttivo con cui la presenzadei richiedenti asilo sta procedendoa Gemona, a dimostrazione del fattoche un’accoglienza diffusa con numerilimitati di persone è possibile.

il tavolo dei relatori al convegno svolto a Gemona l’11 marzoUn momento del pranzo comunitario

Intervista ad un profugo

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politica>

Nella difficoltà (o forse scarso inte-resse) dei cittadini a comprendere imotivi della conflittualità sulle Unio-ni Territoriali Intercomunali (UTI), ilconfronto politico si è ormai trasfor-mato in un “corpo a corpo” senzaesclusione di colpi.

Al motto di “tutti contro tutti” (Am-ministrazione regionale, Sindaci, par-titi politici, dipendenti comunali, sin-dacati,…) si sta consumando un con-flitto di cui diventa sempre più diffi-cile capire le ragioni di fondo.L’avvicinarsi della data delle elezio-ni regionali contribuisce certamentea scaldare gli animi, ma è evidenteche ci sono altri aspetti che concor-rono ad innescare la bagarre.

E’ forse interessante ricostruire ilquadro della vicenda, senza sposarel’una o l’altra delle posizioni in cam-po, come pure evitando di affrontarequestioni complesse quali la sovra-nità dei territori, l’identità delle co-munità locali, la democraticità del-l’azione amministrativa, etc.

Partiamo innanzitutto dal fatto chel’esigenza di una riorganizzazionedel sistema di governo locale (cioè de-gli Enti locali) da tempo è ritenuta unadelle principali questioni da affrontarenella nostra Regione: tutti i candida-ti della precedente tornata elettora-le per la Regione, hanno dichiarato nelloro programma la volontà di inter-venire per modificare l’attuale as-setto amministrativo del FVG, ritenutoormai insostenibile.Chi ha governato la Regione dal 2013,ha perseguito questo obiettivo conuna serie di riforme che si possonoriassumere in: eliminazione delleProvince, incentivazione alla fusionetra Comuni, istituzione di enti di areavasta denominati UTI.

A che punto siamoLo stato di attuazione di queste rifor-me ad oggi è il seguente: le Provincesono state eliminate; le fusioni tra Co-muni si sono attuate in maniera limi-tata e molto contrastata (vedi il casoparadossale di Gemona - Montenars);le UTI hanno avuto un percorso tor-mentato fin dalla loro istituzione.Sulle Province si può dire che è calatodefinitivamenteil sipario (è il caso, a tut-ti gli effetti, di prenderne atto).I Comuni non accettano (se non in po-chi casi) di fondersi tra di loro, ritenendoche questo comporti la sparizione dei

più piccoli a scapito dei più grandi e co-munque ritengono che, più che di unfondersi, si tratti di un confondersi.Dall’altra parte i Comuni più piccoli (esono la maggior parte nella regione)denunciano l’impossibilità di prose-guire nella loro attività per mancanzadi risorse sia finanziarie che di per-sonale.Ma allo stesso tempo molti deglistessi Comuni non vogliono far par-te delle UTI (che ne manterrebberol’esistenza, mettendo in comune e ra-zionalizzando diverse funzioni am-ministrative) perché vi intravvedonouna perdita di autonomia, per di piùimposta dall’alto.Il numeroso personale delle ex Pro-vince, che avrebbe potuto/dovutorinforzare le strutture comunali, sem-bra venga prevalentemente assorbi-to dalla Regione.Tutti denunciano una situazione sem-pre più confusa, ognuno attribuen-done agli altri la causa, nessuno am-mettendo le proprie responsabilità. E’ evidente che un simile stato di cosecostituisce un ideale campo di bat-taglia per i vari interessi politici (sa-rebbe forse più onesto chiamare par-titici, cioè di parte) in campo.

Ma…Alcuni aspetti meriterebbero di esserepresi maggiormente in considerazione:

UTI: un problemainfinito (o finito?)di Mauro Pascoli

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1- L’esigenza di riorganizzare il gover-no del territorio della regione, non èsolo una convinzione politica comune,ma deriva da circostanze abbastanzaserie. La crisi economica che dura or-mai da più di un decennio, ha pena-lizzato non solo il sistema produttivoregionale, ma anche quello della pub-blica amministrazione, che nelle par-ti più deboli si è trovata a combatte-re contro una grave mancanza di ri-sorse. Da parte sua il sistema regionalenel suo insieme, sta subendo un no-tevole deterioramento sia nella com-petizione economica (siamo agli ulti-mi posti tra le Regioni più sviluppatein Italia), sia nella compagine sociale(il problema demografico sta assu-mendo contorni pesanti). Insomma,forse non sarà l’aspetto decisivo, mala riorganizzazione degli Enti locali èuna delle risposte per modificare un si-stema regionale che si sta via via ri-velando insostenibile.

2- A dispetto di come è stata spessopresentata, una riforma di sistema,qualunque essa sia, ha dei costi,perlomeno nel breve periodo. An-che se l’obiettivo è quello di razio-nalizzare e ridurre le spese, renden-do più efficiente il funzionamento del-la macchina pubblica, i risultati si pos-sono misurare una volta a regime, ecomunque il “guadagno” non va solo

valutato in termini di spesa, ma anchedi migliori prestazioni.

3- L’obiettivo principale di un’orga-nizzazione territoriale per aree vaste(in questo caso le UTI) dovrebbe es-sere quello di creare e sostenere losviluppo locale, che ha sempre più bi-sogno di proporsi attraverso sistemipiù forti ed organizzati rispetto ai Co-muni singoli che, da soli, realistica-mente poco possono fare. Se la sfidaè quella di reagire ad una fase di in-debolimento complessivo della nostraRegione, una delle azioni utili è cer-tamente anche quella di riformarnel’assetto. Ma il tema così decisivo del-lo sviluppo locale, pur presente neicontenuti della riforma, è stato pre-so in scarsa considerazione, o è sta-to addirittura assente nel dibattitopubblico. La riorganizzazione dei ser-vizi erogati dai Comuni, argomento in-vece “virale” del confronto/scontro,è sì un passaggio importante, ma sipotrebbe anche ottenere attraversoforme associative che non implichinol’istituzione di un nuovo ente.

4- Si percepisce diffusamente una cer-ta tendenza a non fare dei cambia-menti ritenuti troppo radicali, a man-tenere lo status quo, che però siscontra con la sua oggettiva imprati-cabilità: l’eliminazione delle Provin-

ce ha innescato un processo irrever-sibile, che ora ha soprattutto la ne-cessità di essere governato.

Serve anche un po’ di buon sensoTornando al groviglio che si è creatointorno alle UTI, cui la gran parte deicittadini del FVG sta assistendo sen-za, credo, capirne granché, stupiscein questo bailamme l’assenza del-l’esercizio di un po’ di buon senso,come pure di una visione di futuro.Ed a questo punto è legittima una do-manda: chi si troverà fra un anno a go-vernare la Regione, magari a parti po-litiche invertite, come penserà di ri-prendere in mano una situazionecosì destabilizzata? Visto che co-munque si troverà a risolvere il me-desimo problema della riforma degliEnti locali, con le medesime caratte-ristiche e, presumibilmente, senza labacchetta magica.

Ultima considerazioneUn’innovazione strutturale si scontrasempre con forti resistenze al cam-biamento. Questo può produrre un semplicerallentamento dell’azione o l’aggiu-stamento dei suoi contenuti.E’ però irresponsabile (e a dannodei cittadini) sfruttare strumental-mente la sola spinta fisiologica allaconservazione.

fotografia di Mara Mardero

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Marzo: mese della mobilità dolce

a cura della redazione

ambiente>

Le PISTE CICLABILIa cura di Sandro Cereghini

Una volta la pri-mavera portavale rondini; negliultimi anni nelterritorio del ge-monese portas o p r a t t u t t o

strani ciclisti, di solito stranieri cari-chi di bagagli, che si aggirano persi eperplessi con carte stradali e GPS

Marzo è il mese della mobilità dolce: a piedi, in bicicletta, su rotaia. Facciamo il punto con il Circolo di Legambiente e il Comitato Pendolari Alto Friuli.

Sulla mobilità elettrica riportiamo un’ interessante iniziatva dello IAL

alla ricerca di improbabili percorsiciclabili perlopiù presenti solo nelleloro mappe. Ed invero per chi volesseconsultare l’apposito sito della re-gione troverebbe in effetti disegnatesul nostro territorio ben 4 ciclovie diinteresse regionale su 10 previste(FVG1 “Alpe-Adria”, FVG3 “Pede-montana”, FVG5 ”del Tagliamento”e, se pure solo come punto di par-tenza la FVG8 “della Carnia”).Purtroppo nella realtà ben poco sivede di quanto pensato e (forse) vo-

luto: la FVG1, tratto italiano della “fa-mosa” Alpe-Adria Salisburgo-Grado,è considerata terminata nei trecentochilometri austriaci, è splendida-mente realizzata nei tratti Tarvisio–Moggio e Cervignano-Grado (tratti inforza dei quali continua a vincerepremi nazionali ed internazionali), èdiscutibile e sicuramente migliora-bile ma almeno tracciata da Buia aCervignano ma vede proprio neltratto gemonese (da Moggio adOsoppo passando o meglio saltando

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i tratti di Venzone e di Gemona) ilprincipale tratto mancante di tutti isuoi 400 chilometri, vero “buconero” dove si perdono i cicloturistisopra richiamati e dove si perdonoanche le possibilità di uno sviluppoturistico ad essi collegato. Quantoalla FVG 3, parzialmente realizzatain alcuni tratti pordenonesi, è deltutto assente nel gemonese e solo iprogetti legati al ripristino turisticodella ferrovia Gemona-Sacile, po-tranno, auspicabilmente, promuo-verne la realizzazione. Neppure incantiere invece la realizzazione dellaFVG5, quella che, con pochi inter-venti mirati, potrebbe competere conle più famose ciclovie europee cheseguono i percorsi dei principalifiumi accompagnando fino al marel’ultimo fiume con letto “naturale”rimasto in Europa ovvero il Taglia-mento.Ebbene, in questo desolante pano-rama se pur qualche piccolo passo (opedalata) in avanti dopo infiniti sforzi(soprattutto burocratici) viene fatto(la Venzone-Gemona realizzata dallaex Comunità montana è sicuramentel’esempio più piacevole); sono passicosì piccoli che, se confrontati noncon quanto avviene in molti paesieuropei (troppo avanti rispetto allasituazione italiana) ma anche solo inaltre regioni vicine a noi (Trentino,

Veneto ed Emilia per esempio) sonopassettini che paiono lasciarci indie-tro piuttosto che proiettarci in avanti.Ancor più stride questo desolantequadro se si pensa agli sforzi, so-prattutto di “marketing”, che vor-rebbero promuovere questo territo-rio come terra dello sport (oSportland che dir si voglia), laddovenulla potrebbe essere più funzionalead una attività sportiva diffusa edaccessibile a tutti come la realizza-zione di percorsi ciclabili affrontabilida tutti ed in totale sicurezza.

Alla ciclovia Alpe-Adria il circolo le-gambiente ha dedicato un’appositaconferenza ad Ospedaletto nella pri-mavera scorsa; in quella sede sonostate presentate le potenzialità an-che di sviluppo turistico ed econo-mico che una moderna via ciclabilepuò portare; molte promesse e moltiimpegni si sono allora sentiti daparte dei politici presenti ma a di-stanza di un anno dobbiamo regi-strare come poco sia stato fatto(l’unica vera novità è il tratto di pros-sima inaugurazione Resiutta-Mog-gio) e molte promesse risultano nonmantenute. E se il quadro istituzio-nale è da allora molto mutato es-sendo stata abolita la Comunitàmontana ed essendo venute meno lecompetenze in materia della Provin-

cia, non di meno l’elemento di liti-giosità, di confusione e di incertezzaè, se possibile, ancora maggiore es-sendosi affacciati nuovi soggetti (leistituite UTI ma anche i vari comunirimasti fuori dalle stesse), ciascuno arivendicare il suo piccolo orticelloche, se coltivato senza una visione diinsieme e con recinti e steccati a pro-pria protezione, invece di far cre-scere sul territorio valide alternativeper una mobilità dolce genera trattimorti senza significato e senza pro-spettive.Ci sentiamo quindi in dovere di ri-prendere la discussione dove l’ab-biamo lasciata l’anno scorso e lo fa-remo in una prossima conferenza nelmese di maggio rivolgendoci sicura-mente ai politici locali a cui chiederconto di quanto fatto e soprattuttonon fatto ma ancor di più a queglioperatori economici che potrebberoe forse dovrebbero farsi essi stessiattori e protagonisti per sollecitarenon solo il necessario completa-mento delle opere promesse ma an-che una intelligente e moderna ge-stione delle stesse affinchè possanodiventare quel volano anche econo-mico da tutti auspicato. Chi volessefarsi parte attiva può contattare ilCircolo Legambiente gemonese [email protected]

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LA FERROVIA PEDEMONTANAIntervista ad Andrea Palese del Comitato Pendolari Alto Friuli

Facciamo il puntosulla ferrovia pe-demontana. Cosa è successodopo la manife-stazione organiz-zata da diverse

associazioni che si è svolta in sta-zione nel novembre 2015 a sostegnodel ripristino della Gemona – Sacile?Tante cose sono successe. E’ stato siglato il Protocollo d’Intesatra Gruppo FS e Regione che per-metterà entro il 2018 la riaperturadel traffico passeggeri lungo il trattoSacile-Maniago e l’avvio del servizioturistico su tutta la linea a cura dellaFondazione FS.Sarà la prima ferrovia d’Italia ad es-sere utilizzata sia per il trasportopasseggeri regionale che per il ser-vizio turistico. L’investimento delGruppo FS è di quelli importanti, ben17 milioni di euro.

E’ in fase di approvazione al Senato(la Camera l’ha già votata) la leggesulle ferrovie turistiche (ddl Iacono),nel cui elenco è inserita anche la Ge-mona-Sacile.

Che ruolo hanno avuto in tutto que-sto le associazioni?Fondamentali, sono state “la loco-motiva” della rinascita della Pede-montana, sensibilizzando il Territoriocon numerose iniziative e pungo-lando le Istituzioni ad assumere ledecisioni.La svolta è stato senza dubbio l’in-contro ad Agrigento con il direttoredella Fondazione FS, ing. Luigi Canta-messa, il quale ha accolto il nostro in-vito di far diventare la Gemona-Sacile,l’ottava linea turistica del progetto na-zionale “Binari senza Tempo”.

I Comuni lungo la tratta sono uniti econvinti che la ferrovia è una straor-dinaria opportunità di sviluppare an-che economie sostenibili?Non tutti. Ci sono Comuni come Ge-mona, Cavasso Nuovo e Pinzano chesi sono già attivati ottenendo il co-modato delle stazioni e finanzia-

menti regionali per la realizzazione diinterventi in grado di sfruttare gli im-mobili ferroviari ad uso turistico. Altri invece stanno alla finestra.

Il treno tornerà a viaggiare nel 2018e l’errore più grande che possiamofare è quello di arrivare impreparatiall’appuntamento.  

Il convegno organizzato a Gemona il31 marzo da associazioni nazionaliquali FIAB, Legambiente, Italia No-stra e dal comitato pendolari qualiobiettivi si era posto?L’obiettivo è quello di far rete sul Ter-ritorio, creando sinergia tra i vari por-tatori d’interesse e in particolare tragli operatori turistici. Il Convengo aprirà una tre giorni dimanifestazioni nazionali dedicatealla Pedemontana.Avremo i riflettori puntati e saràun’occasione per mettere in vetrinale nostre eccellenze. Lo scopo delle associazioni non èsolo quello di rivedere il treno cor-rere sui binari, ma la realizzazione diun vero progetto economico di areavasta.

La stazione di Osoppoin una foto anni ‘60

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Un progetto di territorio di Davide Copetti

Nel corso deglianni l’offerta ditrasporto lungola ferrovia pede-montana si è di-versificata: dal1997 in poi il

treno ha svolto servizio feriale solosul tratto Pinzano-Sacile per studentie lavoratori mentre saliva fino a  Ge-mona solo nel fine settimana. Que-sto fino a luglio 2012, anno dello svioe della conseguente sospensionedella circolazione sulla linea.  Nelfebbraio 2016 a Pinzano è stato si-glato un accordo fra i Comuni  ser-viti  dalla Pedemontana per chiedereil ritorno del treno su tutta la linea,connesso anche ad un progetto disviluppo turistico. La Regione ha incaricato per la reda-

zione del suddetto progetto il GALMontagna Leader di Maniago, que-st’ultimo però non è rappresentativodi tutti i Comuni e quindi presenteràun progetto che comprende solo lecomunità comprese fra Caneva e Pin-zano. Il trasporto pubblico locale èun servizio sociale, accompagnarlocon un servizio turistico ha lo scopoprincipale di aprire la linea a unnuovo mercato e quindi renderlaeconomicamente più sostenibile. Questo risultato però si ottiene solose il progetto di sviluppo turisticorappresenta unitariamente l’interaferrovia. Nelle settimane passatel’Assessore Santoro ha visitato la ri-serva regionale del lago di Corninodefinendola“una delle eccellenze delnostro territorio che svolge un ruoloattrattivo sotto il profilo turistico maanche educativo”, poi ha partecipatoa Berlino ad un altro incontro chetrattava il tema del turismo sosteni-bile nei siti patrimonio dell’Unesco

come il parco delle Dolomiti Friulaneche è stato inserito in questo pre-zioso elenco nel 2009. Proprio questidue elementi possono rappresentareunitariamente l’intera linea. Se il progetto di sviluppo turistico noncomprenderà anche i Comuni dellaProvincia di Udine e i capolinea del-la ferrovia Pedemontana sarà diffici-le attirare i turisti in arrivo dall’Austriache pedalando lungo la ciclabileFVG3, costeggiando la Gemona-Sa-cile, si dirigono verso Venezia. Il ri-torno del treno però non è solo l’oc-casione per ripensare l’infrastrutturadandole una vocazione più turistica,ma è prima di tutto il momento giu-sto per riorganizzare il servizio ditrasporto pubblico del pordenonese,inserendo realmente la Gemona -Sacile in un sistema in cui il treno e lacorriera fanno squadra, dimentican-do quindi i modelli di esercizio pre-cedenti che sono stati la principalecausa di insuccesso del treno. 

LA FERROVIA PEDEMONTANA

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MOBILITA’ ELETTRICAL’iniziativa dello IAL

Pense e maravee è sempre stato at-tenta al mondo della scuola e alleinnovazioni che vi si realizzano.Sono un modo per produrre compe-tenze e cultura orientate al futuro eanche un modo per arricchire il terri-torio di nuove opportunità.

Lo IAL FVG, ente di formazione pro-fessionale, a fine febbraio ha realiz-zato un seminario sulla mobilità elet-trica dal titolo “Progetto Automotive:E–Mobility & Industry 4.0, Forma-zione su vetture elettriche e domo-tica dell’auto”.

Presenti al seminario esponenti del-l’ANCI in rappresentanza dei comuniregionali, Confartigianato ImpreseUdine, esperti di livello nazionale eMarca Trevigiana che ha seguito di-rettamente con il Ministero dei Tra-sporti l’iter della normativa sulle tra-sformazioni dei motori endotermiciin elettrici (retrofit).

PM ha intervistato Davis Goi, coordi-natore del settore auto dello IAL, sulsenso dell’iniziativa.

Quali sono stati i temi più interes-santi emersi dalle relazioni?Massimo Tammaro che lavora in Fer-rari ha sottolineato che il cambia-mento va visto non come una per-dita di traguardi raggiunti mapiuttosto come nuove prospettive enuove figure professionali che co-stantemente devono adeguarsi alletecnologie; gli ingegneri Dario Nacci(già Direttore tecnico Pininfarina) eZinu Park (responsabile della crea-zione di una Ferrari Corporate Aca-demy) hanno presentato progetti in-novativi sui veicoli elettrici e sui kit ditrasformazione dei motori endoter-mici in elettrici; Liberato Buccione inrappresentanza di CIEL, esperto dicolonnine di ricarica, ha schematiz-zato le varie tipologie di ricarica elet-trica adottate dai principali produt-tori di auto elettriche.Interessantissimo il collegamento suSkype con il dott. Marco Loglio che in

Cina gestisce il progetto di batterieintercambiabili sperimentate a Tokio.

Chi avete coinvolto in questa inizia-tiva?Oltre ai relatori e alle istituzionierano presenti anche varie marched’auto che hanno messo a disposi-zione diverse auto elettriche quali laTESLA, la NISSAL LEAF, la BMW I3, 2CITROEN C ZERO, 2 RENAULT ZOE, 2SCOOTERS oltre a dispositivi qualigli E-DRIVE TEST. Naturalmente abbiamo coinvolto an-che docenti e studenti che sono i de-stinatari primi di questa rivoluzione.

La prossima iniziativa?E’ fissata per il 27 maggio 2017 ;verrà organizzato un meeting sulleauto elettriche e … sempre connesse!

Per concludere abbiamo chiesto aldirettore dello IAL, Amedeo Pascolo,che riflessi avrà questa rivoluzionesulle nuove professioni e sull’ag-giornamento di professioni esistenti.“La sede di Gemona ha avviato un’importante riflessione sulla figuradel manutentore di autoveicoli. Questo lavoro fatto assieme a colla-

borazioni istituzionali e tecniche, hacome obiettivo quello di revisionarela figura professionale quadriennaledefinendo le competenze necessa-rie per la manutenzione dei veicoliche già oggi sostituiscono le tradi-zionali auto a benzina e diesel. Le aziende avranno quindi sul terri-torio persone preparate, con le com-petenze necessarie ad affrontare leevoluzioni tecnologiche del mercato;le singole persone che si formerannoavranno investito su una professio-nalità più spendibile nel mondo dellavoro. Verrà inoltre proposto alla RegioneFVG di rivedere gli standard previstie deliberati nel repertorio delle pro-fessioni adeguando pertanto la rela-tiva certificazione della qualifica odel diploma professionale”.

Dopo l’accordo di Parigi sui cambia-menti climatici, l’uscita rapida dallefonti fossili sta diventando semprepiù stringente; strategico diventa iltema della mobilità elettrica nellesue diverse articolazioni: batterie dilunga durata riciclabili a fine vita e ri-caricabili con elettricità da fonti rin-novabili, magari prodotta in … casa.

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TRASFORMA LA TUA VECCHIA VASCA IN UN NUOVO BOX DOCCIA ELEGANTE

PRATICO E SICURO

Questo numero primaverile di PeM è impreziosito da alcune fotografie della gemonese Mara Mardero, che ringraziamo molto. A lato la sua presentazione.La redazione

Mi chiamo Mara Mardero. Sono nata, vivo e lavoro a Gemona, che per me è il più bel paese del mondo.

Faccio foto da alcuni anni e ho scoperto che oltre ad una grande passione, è anche una specie di terapia. Mi fa felice scattare foto, mi sento partedelle immagini che faccio. Quando ho in mano la macchina fotografica tutto si trasforma e io trasformola realtà attraverso l'obiettivo e mi sento benissimo.

Mi piacerebbe trasmettere la stessa emozione che provo nel momento del click, quando cerco di fermare la nebbia che sale sui monti, l'onda che si infrange sulla riva del mare o catturare i disegni che la natura crea. Questa sono io...

fotografie di Mara Mardero

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Opere pubbliche 2017: via le scomode poltroncine!

In memoria di Salvatore Varisco e di Andrea Pittini

di Lorenzo Londero “flec”cosa pubblica>

La Giunta comunale di Gemona, con la delibera n. 29 del 24.02.2017, ha previsto l'esecuzione dei seguenti lavori per l'anno 2017:

Si auspica che il Consiglio comunale, in sede di approvazione definitiva,

a) inserisca in questo elenco di opere anche un idoneo stanziamento per sostituire le attualiscomode poltroncine del Cinema Teatro Sociale;b) impegni il sindaco a richiedere alla Regione un congruo contributo finanziario, anche a titolo di riconoscimento della valenza non solo regionale della Cineteca del Friuli che, in 40 anni di attività, è diventata una delle cinque maggiori cineteche italiane.

- sistemazione della parte laterale di via Basilio Brollo................................... 512.000 (euro)- ristrutturazione via Vegli (1° lotto) ................................................................ 105.000- manutenzione straordinaria di strade e piazze ….......................................... 102.000- realizzazione di un centro di riuso in via San Daniele …................................ 100.000- manutenzione straordinaria di edifici comunali …......................................... 21.000- riqualificazione di Ospedaletto (1° e 2° lotto) …............................................ 951.000- interventi di messa in sicurezza: in località Godo e su viabilità verso monte Cuarnan …............................................................. 310.000

- pista ciclo-pedonale Gemona-Artegna-Magnano-Tarcento …........................ 315.000- miglioramento servizi ferroviari presso la stazione ….................................... 80.000- centro diurno per anziani presso ex scuola elem. Campolessi …................... 200.000- realizzazione zone 30-ambito scolastico e via Sacra …................................. 142.857

TOTALE …....................................................................................................... 2.838.857

In data 16.02.2017 la Giunta comu-nale di Gemona ha deciso di rendereomaggio in maniera tangibile e du-ratura a due cittadini gemonesi de-ceduti nel mese di ottobre 2016. Sitratta di due fra i “grandi padri nobilidella rinascita del Friuli terremo-tato”: Salvatore Varisco, già asses-sore regionale alla ricostruzione el'industriale Andrea Pittini.In memoria del primo, l'attuale via

Vicinale verrà modificata in “ViaCommendatore Salvatore Varisco” e,del secondo, la nuova scuola dell'in-fanzia di Piovega verrà intitolata al“Cavalier Andrea Pittini”.In base alla legge, spetterà alla Pre-fettura di Udine autorizzare l'intito-lazione a persone decedute da menodi dieci anni.Si coglie l'occasione per sollecitarela Giunta comunale a dare attuazione

alla delibera n. 182 del 13.11.2014,che prevedeva nuove denominazioniin una dozzina di vie e piazze di Ge-mona, fra cui la “Piazzetta AntonioCelotti” (primo sindaco di Gemonanel Regno d'Italia) situata alla fine divia San Giovanni, nonché la “Via donAlberto Pancheri” (promotore dellaResistenza partigiana osovana nelGemonese), la strada compresa fravia 28 Aprile e piazza del Ferro.

Lorenzo la talpa

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Premessa

Auser Alto Friuli con questo inserto si prefigge di rag-giungere almeno un paio di obiettivi:

1) recuperare l’attenzione dei lettori sull’ importantee ben accolto Convegno che proponeva un “Nuovo”Modello Friuli basato sulla Conoscenza Scientifica,tenutosi a Venzone e a Gemona il 26 novembre e il 3e il 17 dicembre 2016; 2) proporre alcune riflessioni, dopo le Commemora-zioni del sisma, riferite al solo territorio di nostracompetenza.

Di seguito seguiremo il Programma del Convegno(presentato nel n. 103 di PeM). Poiché il periodiconon poteva riferire i lavori di ogni giornata, si con-venne di pubblicarne una sintesi, alla fine. Condut-tore del Convegno è stato il gionalista GianpaoloCarbonetto. La relativa complessità e articolazionedell’evento ci hanno poi fatto rivedere i nostri pro-positi, per cui siamo pervenuti alla trasposizione in-tegrale di tutti i Documenti, su tre DVD, per oltrenove ore di registrazione. La cassetta è disponibilepresso Auser Alto Friuli e presso la Biblioteca di Ge-mona. Ora ne elaboriamo una breve “cornice”. PeM,in momenti successivi, potrà riportare ed elaboraredetti documenti i quali potrebbero anche diventaremotivo e stimolo per incontri, dibattiti e confronti, ipiù diversi.

Informazioni sul Convegno

Questo Convegno segue quello che Auser Alto Friuli,nel 2006 - era il 30° del sisma – sviluppò intorno altema: “Coping – ovvero – come una Comunità af-fronta una situazione di disastro”, e s’ispira anche ariflessioni riconducibili alla foto, ripresa da dentro ilDuomo, utilizzata per la locandina/invito: è un’im-magine che sintetizza le cose distrutte, il nostro spi-rito smarrito. A ricostruzione ultimata, possiamo oggiragionare sui due “assi ortogonali”, che ogni uomo,ogni società ha in sé. Quello orizzontale della realtà,delle cose della nostra vita (l’immanenza) e quelloverticale del nostro spirito, della cultura (la trascen-denza). La ricostruzione fisica ha evidenziato le no-stre capacità e qualità pratiche. Ma possiamo affermare di essere stati altrettantopreparati e reattivi verso le persone traumatizzate dalsisma? Le conseguenze di molte problematiche chesi sono riversate sulle relazioni interpersonali e so-ciali, sembrano persistere, irrisolte. Inoltre, ci siamo preparati ad affrontare i problemi diconvivenza che ogni giorno ci troviamo di fronte, peresempio il rapporto con gli immigrati, evitando chediventino altrettanti Orcolats ? Forse qualche dubbiorimane. Gradualmente ci siamo resi conto che la cul-tura e le conoscenze che possedevamo nel 1976, fat-te di esperienze trasmesse oralmente, di tradizioni se-colari e di tecniche ormai obsolete, erano il massimoche la locale civiltà friulana potesse esprimere.

Convegno Auser per il 40° del Sismainserto>

“Coping, Resilienza e Innovazione”“ovvero- come la conoscenza aiuti a superare, con gradualità,

i traumi e le difficoltà della vita”

26 novembre 2016. Il tavolo dei relatori al conveglo di Venzone

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Un’epoca storica si chiudeva e una nuova e diversasi accingeva a sostituirla rapidamente. Da allora tut-to è cambiato. Anche noi. Ne abbiamo preso coscienza,riflettendo sulla mentalità da rivedere, non a scapi-to dell’identità. Siamo ripartiti dalle nostre radici percostruire, insieme a figli e nipoti, la locale società fu-tura. Abbiamo preso atto che con un diverso e ag-giornato concetto della conoscenza, è possibile af-frontare e superare ogni problema, rafforzare il nostrospirito e acquisire più sicurezza in noi stessi.

La scelta delle Sedi del Convegno

Abbiamo scelto Venzone, perché qui ha Sede l’As-sociazione del Comuni Terremotati, della quale è Pre-sidente il Sindaco, Fabio Di Bernardo. E’ stato quindiun omaggio alle popolazioni dei Comuni che piùsono state colpite dal sisma. Inoltre l’evento potevaincrementare i costruttivi rapporti socio-culturali esi-stenti fra le due cittadine che nei secoli si sono co-nosciute in ben altri contesti. La scelta della Sede del-l’Università di Udine, a Gemona, per il prosieguo delConvegno, è stato invece un atto dovuto e una ne-cessità. Infatti dove si ha la più alta cura istituzionaledella Conoscenza, se non nell’Università? E perchénon avvicinare ancor di più l’interesse della gente auna risorsa tanto importante ma ancora quasi estra-nea alla civile convivenza?

Cronologia dell’evento e argomenti trattati,per ogni singola giornata

Nel caso del Convegno,” la Conoscenza” è riferita allepersone, alla gente che ha vissuto il sisma su questoterritorio e che da quella situazione doveva uscire. I la-vori sono stati distribuiti in modo consequenziale. Ladiversità degli argomenti trattati e l’interdisciplinarie-tà hanno un unico senso e le conclusioni coincidono.

Il 26 novembre’16 il Convegno si apre a Venzone, Sala Consiliare, col titolo: “La memoria del territorio – La ricostruzione per il futuro.”

Le Autorità presenti interpretano, secondo le lorofunzioni (per la Politica con Debora Serracchiani, Fa-bio Di Bernardo e Paolo Urbani; per la Cultura conStefano Grimaz; per il Sociale con Vincenzo Costa eG. Franco Pizzolitto) la Ricorrenza del 40° del Sisma,focalizzando l’attenzione sull’uomo, sul trauma su-bìto, sulla memoria dell’impegno politico, sulla rea-zione avuta, sui propositi e sui modi di pervenire

alle loro realizzazioni future. Segue il momento delgenerale coinvolgimento emotivo della memoria.Quel periodo, ormai lontano, è ripercorso con la mu-sica, le immagini fotografiche, con i riferimenti sto-rico-culturali e le testimonianze. (Claudio Sangoi, Li-vio Jacob, Franco Vaia, Enrico Venier, StefanoMarzona e … il pubblico). Viene seguito il metodo piùnaturale e semplice per introdurre il ragionamentonella considerazione dei fatti, muovendo dai senti-menti. Il trauma del sisma subito dalle singole per-sone si attenua dentro le appartenenze familiari enell’ambiente delle borgate, negli spazi delle tendo-poli e delle baraccopoli. E’ il momento di riprenderecoscienza, di reagire e di fare qualche cosa per ag-gredire i problemi. L’attaccamento ai propri luoghi eai propri ambiti di vita personale aiuta a dare unsenso ai comportamenti e a rinsaldare le indispen-sabili relazioni interpersonali e sociali. Igor Londero(storico) tratteggia la memoria di questo periododella micro-storia locale, dopo aver ascoltato i rac-conti e raccolto le narrazioni delle esperienze dallepersone più anziane e da quelle coinvolte in primapersona, e dopo aver verificato coi documenti, il pro-gredire dei fatti, prodotti da originali forme di de-mocrazia diretta partecipata. Dall’agire pratico degliinizi del post sisma, don Dino Pezzetta (teologo) con-duce il pensiero astratto, ma non immaginario del-l’identità dei friulani, attraverso i percorsi storici eculturali della nostra Gente, che da sempre si è affi-data alle forze della natura, fino a chiudere ponendoall’uditorio ed al pubblico più vasto, la domanda:“Salt, onest, lavoradôr… Bastano al Friuli per affron-tare le sfide del futuro che ci attende?” Brevi Riflessioni. Il riferimento non detto, di questaprima giornata, riguarda uno dei “concetti di tempo”,che più ci è vicino: il tempo della nostra vita. La con-centrazione di energia prodotta dalla natura, esplo-sa in così breve tempo (57”), ha provocato enormi la-cerazioni psicofisiche (i traumi del dolore) nella po-polazione, che hanno richiesto molto tempo e faticaper la loro metabolizzazione. La conoscenza, l’uso delragionamento, la riflessione e la meditazione aiuta-no, insieme alla partecipazione e alla socializzazio-ne a dipanare e a riequilibrare tale pressione. Men-tre la popolazione trova nella socialità e nella par-tecipazione un’ adeguata soluzione al post- trauma.

3 dicembre ’16 il convegno continua a Gemona, Sede UNIUD, col titolo: “Interazione fra Volontariato, Appartenenze, Ambientenaturale e Culturale”.

L’interesse del Convegno è rivolto verso l’ambiente,

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il territorio, il rapporto con la natura e le risorse. Lenostre opere, l’arte, sono un mezzo universale ditrasmissione delle nostre capacità, della bellezza edell’armonia delle cose. Noi modifichiamo il territo-rio secondo necessità e scelte d’uso, regoliamo ilrapporto con tutti gli esseri viventi, comprese lepiante e la materialità. Il mondo che ci circonda è untutto del quale siamo una parte. Non l’unica e non lasola. Anche il clima ne fa parte e modifica l’ambiente.“Fare mente locale” significa vivere uno spazio, abi-tare un luogo, ma anche prendere in considerazionel’organizzazione sociale, con le sue infrastrutture, leregole e le modalità della convivenza. La presenzaumana, condiziona e trasforma il paesaggio e ne tra-smette l’immagine del livello culturale e civile. L’in-tervento di Alberto Antonelli (architetto) affrontaquesto argomento. La necessità di conoscere il ter-ritorio sotto l’aspetto sismologico e la metodologiaseguita, è dimostrata da alcuni entusiasti Studentidell’ISIS Magrini Marchetti di Gemona guidati daCarla Barnaba del Centro Ricerche Sismologiche diUdine. Bruna De Marchi (Sociologa) Centro per lostudio delle scienze naturali ed umane - SVT Univer-sità di Bergen (Norvegia), espone in modo coinvol-gente il tema:” La memoria come fonte di cono-scenza”. Donatella Cozzi (Docente di Antropologiaculturale all’Università di Udine) tratta il tema “Ondelunghe: rischio, emergenza, disastri e antropologia”.Riprende il caso della ricostruzione di Portis di Ven-zone dal punto di vista antropologico. Remo Cacitti(Decano della Fabbriceria del Duomo di Venzone egià Docente di Letteratura e Storia del cristianesimoantico all’Università di Milano) accompagnato da uneloquente filmato riferito all’esemplare ricostruzionedel Duomo di Venzone, presenta il suo tema: “Loscudo di Achille” - “Elaborazione del lutto attraversola ricomposizione dell’identità culturale”.Brevi riflessioni: Il riferimento della giornata è il“Concetto di spazio vitale” entro il quale viviamo inmodo più diretto. Una migliore conoscenza della sto-ria, dell’ambiente, dei luoghi e degli spazi che occu-piamo, frequentiamo e utilizziamo, contribuisce a ra-dicare in noi l’identità e il senso di appartenenza, l’edu-cazione e la cultura e a farci vivere a nostro agio.

17 dicembre‘16 il Convegno si conclude a Gemona, Sede UNIUD, col ti-tolo: “Gestire i sentimenti e la razionalità per costruire ildialogo interpersonale e le relazioni sociali.”

Comprende il complesso rapporto conoscenza-per-sona. Il rispetto, il riconoscimento e il rapporto conl’altro. Il dialogo, l’apertura mentale, le capacità re-

lazionali e sociali. La creatività e la politica. I com-portamenti individuali e comunitari. La conoscenzae la cura di sé. Le esperienze della vita. Roberto Fer-ri (già Direttore Area prevenzione e promozione del-la salute - Auser TS) tocca l’etica dei comportamen-ti: il rispetto dell’altro. La proiezione della piece tea-trale “L’Orcolat” di Claudio Moretti del Teatro Incer-to, realizzata da studenti e docenti dell’ISIS R.D’Aronco di Gemona, 20 anni or sono, ripercorre cul-turalmente le emozioni più vive del sisma. Michele Cas-sese (Docente universitario di Storia Moderna a TS edi Storia del Cristianesimo presso l’Istituto di studi ecu-menici “S. Bernardino” di Venezia) tratta in modo pro-fondo il tema: “Il bisogno di ricostruire la comunità.L’apporto della sociologia e della storia”, arricchen-dolo con spunti della sua esperienza di vita. Cristia-no Crescentini (Dipartimento di lingue e letterature,comunicazione, formazione e società- Università diUdine) spiega il punto centrale del Convegno col tema:“Fronteggiare l’esperienza del dolore e della soffe-renza: aspetti psicologici e neurobiologici”. Fa riflet-tere il pubblico sulla consapevolezza e sulla medita-zione come strumenti adatti al superamento delle dif-ficoltà psicologiche. Tiziana Gon (Dipartimento salutementale ASSL.3. Regione FVG) illustra le condizionisanitarie ambientali locali trattando il tema: “Dipar-timento di Salute Mentale nei “percorsi di ripresa” del-le persone e delle comunità”.

Brevi riflessioni: Col progredire delle conoscenze,delle neuroscienze in particolare, si comprendonosempre meglio le funzioni e le possibilità che l’uomoha a disposizione, con l’uso adeguato del Cervello-mente. Impara a capire come la separazione (stru-mentalmente attribuita al cervello, ma fatta dal-l’uomo) fra i sentimenti e la ragione venga assorbita,e come la riconosciuta unitarietà del processo co-gnitivo porti al superamento della contrapposizionefra fede e scienza.

Riguardo al secondo obiettivo di questo inserto pos-siamo dire:a distanza di due generazioni dal sisma, le personeche ricordano ancora bene la loro Città diminuisconoogni giorno e alla luce dei cambiamenti intercorsi,possono ben chiedersi: “Andando avanti così dove fi-niremo? In quale città si troveranno a vivere i gemo-nesi fra 40 anni? Ci saranno ancora … Gemonesi?Tornerà Gemona ad essere il LUOGO IDENTITARIO ri-conosciuto nel tempo ?” Non sono domande senza senso! Il progresso tec-

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nologico, la riduzione della popolazione e delle atti-vità, gli spostamenti dei mercati causati dai cambia-menti socio-economici, hanno creato vuoti, dimenti-canze e assenze. Hanno agevolato discontinuitànegative nei rapporti intergenerazionali, hanno in-taccato la memoria storica e l’anima identitaria cit-tadina. Ci riferiamo 1) alla decimazione e delocalizzazione didecine di attività di professionisti, artisti e artigiani,commercianti e gestori di servizi vari. Pubblici e pri-vati. Certamente le Banche storiche (economia lo-cale), aggiunte ad altre, si sono evolute. I servizisono stati potenziati ma qual è oggi il loro rapportocol territorio? Ci vorrà un notevole sforzo culturaleper renderlo creativo ed economico. Il mercato delleidee precede il mercato delle cose. 2) Da dopo il sisma, il costante calo e modifica delsenso del sacro tradizionale, ora trasfigurato nella re-ligione del consumo e dei centri commerciali, hannocausato una diminuzione di presenze importanti perle attività di accoglienza della nostra città. Eppure cisarebbero non secondari motivi socio-economici eculturali per prendere in considerazione temi, oggi at-tuali, quali il modificato concetto di lavoro, di pro-duzione e dell’uso e distribuzione delle risorse.3) È venuta meno la centralità sociale, economica,

culturale e politica della nostra Magnifica Comunità,che fu capace di valorizzare oltre a Gemona anchetutto il territorio circostante, attirandolo a sé, con lasua vitalità, compromessa dalla fuga delle nuove ge-nerazioni che per realizzare i propri sogni di vita sonocostretti ad emigrare. 4) Le numerosissime associazioni di volontariato diogni tipo e natura oggi esistenti, ci ricordano le se-colari Confraternite e Congregazioni che erano unaparte importante del tessuto sociale, economico e re-ligioso della città. Rivisitare e conoscere più a fondoquel fenomeno storico sarebbe un’occasione perconsiderare in modo diverso e per rivalutare il grande“capitale sociale” ancora esistente e disponibile.

parte del pubblicointervenuto al convegnodi Gemona.3 E 17 dicembre 2016

AUSER ALTO FRIULIautogestione di servizi

e solidarietà. Associazione

attiva, a livello nazionale,

in tutti i settori previsti

dalle Leggi sul Volontariato

e sulla Solidarietà.

http://lnx.gemonauser.it/

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a cura di Sandro Cargnelutti

Le mani nella terra

Walter Filiputti nel volume “Le valli deitre confini. Da Gemona a Tarvisio unlungo percorso di fusione culturale egastronomica”, edito nel 2012 dallaCamera di Commercio di Udine, de-dica un intero capitolo a Gianfrance-sco Gubiani titolandolo: «La “benat-tia” del maestro degli orti». All’internosono riportate alcune delle sue mas-sime, tra cui questa: « L’orto è una pa-lestra governata dall’uomo in cui vi-vono in continua competizione tra loromiliardi di esseri viventi con il contri-

buone pratiche ambientali>

La terra, il cibo, l’orto

Primavera. La terra si risveglia, è un mondo carico di vita.

In un cucchiaio di terra si possono trovare da 100 milioni a un mi-liardo di batteri. Un suolo con la superficie di un campo di calcioospita circa due tonnellate e mezza di organismi viventi. Solo percitare alcune meraviglie del suolo. Il suolo è vivo ed è un bene pre-zioso e comune: lì si chiudono molti cicli della natura, lì la terrasi collega al cielo mediante la fotosintesi, lì si consuma la sfidaalla povertà e alla fame, lì si gioca buona parte della sopravvi-venza del genere umano.

Il contatto con la terra molti di noi ce l’hanno quotidianamente col-tivando l’orto, “la braide”. E visto che siamo in primavera ne par-liamo con alcuni Gemonesi che sul tema hanno molte cose da dire.

La primavera apre le danze

L’ORT CENCE VELENSIntervista a Gianni Gubiani

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di nutrienti necessari al nostro corpo.

Quali consigli puoi dare ai nostri lettoriper impostare correttamente i lavoridell’orto?L’orto che andiamo a realizzare è unambiente artificiale nel quale dob-biamo garantire un minimo di equili-brio naturale. La coltivazione di ortaggiin modo intensivo, un’aiuola di solepatate, di soli porri, di sole carote..,porta ad uno squilibrio dei parassiti,che si moltiplicano a dismisura cre-ando gravi danni, favoriscono l’insor-gere di malattie alle piante ed unosquilibrio della microflora e della mi-crofauna del suolo.Per questo dobbiamo prestare parti-colare attenzione   alla distribuzioneequilibrata delle nostre coltivazioni ef-fettuando rotazioni e consociazioni ecoltivando piante risananti il suolocome il tagete, la senape e le lilliacee.

Rimane il problema dei parassiti.Bisogna creare un habitat ostile aimolti parassiti attraverso la coltiva-zione, frammista agli ortaggi, di piantearomatiche, introducendo piante dafiore per attirare le famiglie di insettipredatori che, nutrendosi di polline,trovano un habitat naturale nel nostroorto. Piccoli, ma importanti accorgi-menti che ci aiuteranno nella difesa enella protezione dei nostri ortaggisenza avvelenarli con i tanti pesticidianche di origine naturale, come il pi-retro o il bacillus thuringensis.

Insomma più conoscenza e meno chi-mica con minori costi.

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Gemona del Friuli Via Roma 150tel: [email protected]

anni sessanta praticata con ogni sortadi prodotto chimico sia per la conci-mazione che per il diserbo, fino all’usodei pesticidi più potenti, all’orticolturadel 2010, “orticoltura naturale” pro-dotta in fabbrica. Da un impazzimentoall’altro.

Quali sono le difficoltà e cosa è ne-cessario sapere per coltivare “l’ortsence velens”?L’orticoltura naturale, senza inqui-nanti, è alla portata di tutti ad un costoirrisorio se escludiamo il lavoro ma-nuale. Occorre avere un minima basedi conoscenze e la necessaria capa-cità di osservazione dei segnali che lepiante ci inviano durante la loro cre-scita. Quali sono questi saperi e lebuone pratiche? Provo a riassumere ifondamentali: l’humus del cumulo, ilsovescio e l’uso di pochi essenzialiprodotti minerali (calce, gesso, ferro,boro) risolvono egregiamente il pro-blema della nutrizione delle piante; lerotazioni, le consociazioni, la presenzadi fiori e piante officinali risolvono ilproblema delle malattie e della diffu-sione della maggior parte di parassiti;i prodotti organici come il cippato,l’erba dello sfalcio, il cartone o altriscarti, risolvono il problema del di-serbo e del mantenimento in salutedel suolo.Oggi gli orti sono un po’ tutti uguali.Occorre recuperare e condividere le se-menti autoctone o selezionate per lacoltivazione nel nostro specifico clima omicroclima. Le sementi coltivate permolti anni nel nostro ambiente si adat-tano al punto di diventare varietà ricche

buto dell’orticoltore saggio, vinconosempre i buoni». Gianfrancesco ha an-ticipato i tempi, perchè già nel 1979aveva avviato a Gemona, insieme adaltri “pionieri”, l’esperienza della “Ci-rignicule”, una delle prime coopera-tiva biologiche in Italia. Ultimamenteha pubblicato il libro “L’orto senza ve-leni “.Gianni, la coltivazione dell’orto è vec-chia come l’uomo?Sembrerà strano, ma l’orto, come noi lointendiamo oggi, si è diffuso a comin-ciare dagli anni ’60, mentre gran partedelle tecniche oggi utilizzate hannocominciato a diffondersi negli ultimi ven-ti anni. Prima, si coltivavano gli ortag-gi, in quantità varietali molto inferiori aquelli odierni, tra le viti (patate), tra lefile del mais (fagioli, tegoline), nelle ca-pezzagne dei campi di patate o di mais(zucche, zucchine, cetrioli).Oggi l’orticoltura familiare è diventataun’attività diffusa ovunque, dalla cam-pagna, suo habitat naturale, alla città(orti urbani), dalle terrazze ai tetti deipalazzi. In questi ultimi anni l’orticolturafamiliare è diventata un oggetto diparticolare attenzione per quell’indu-stria che dà una risposta ad ogni do-manda, anche a quelle non fatte. For-nisce ogni genere di prodotto di origi-ne naturale o pseudo naturale. Dallepiantine già pronte, agli insetti preda-tori, allevati in fabbrica e distribuiti inpiccole confezioni ai piccoli orticoltoriche li diffondono nel proprio orto, as-sicurando una parvenza diequilibrio na-turale tra parassiti e predatori, tra ma-lattie e salubrità.Siamo passati dall’orticoltura degli

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Lo chiediamo a Sergio Simeoni (diOspedâl), direttore dell’IRTEF che harealizzato un’ indagine sull’orticol-tura in regione intervistando 1007orticultori non professionali.

...Sergio “L’ortcence velens”,che posto oc-cupa all’internodell’orticolturaregionale?

E’ bene precisare che la nostra inda-gine fotografa uno spicchio dell’orti-coltura e dell’agricoltura non pro-fessionali condotte in Friuli VeneziaGiulia. Le analisi dei dati sono anco-ra in corso e quindi è preferibile es-sere ancora prudenti nel generalizzarei comportamenti rilevati tra questi or-ticoltori e orticoltrici, il cui agire pro-fessionale effettivamente appare as-sai prossimo ai metodi dell’agricolturabiologica.Infatti, consapevoli che i prodotti ot-tenuti dalle loro attività agronomicheentrano a far parte della dieta ali-mentare di ogni membro della fami-glia di appartenenza, dichiaratamentesi impegnano a ottenere alimenti si-curi adottando metodiche bio percoltivare, allevare, trasformare, stoc-care, conservare. Un esempio? Permantenere la fertilità del terreno uti-lizzano il compost ottenuto dai pro-

pri rifiuti organici domestici (59%);spargono sui terreni letame (60%); la-sciano sul suolo i residui e gli scartidelle coltivazioni (13%); praticano larotazione delle colture (10%). Un20% circa utilizza i fertilizzanti chimici. Più in generale la loro passione e lacompetenza professionale costante-mente in formazione, stagione dopostagione o ciclo produttivo, li porta adassumere modelli di comportamentopropri dell’agricoltura biologia, tipo:tutela della biodiversità vegetale;propensione a introdurre nelle colti-vazioni esemplari di piante antiche,autoctone; uso sostenibile della ri-sorsa acqua; conservazione e auto-produzione delle sementi; protezio-ne del suolo agricolo.

A proposito di acqua il suo recuperoè una pratiche diffusa?Il bene acqua utilizzato nelle attivitàagricole non professionali è real-mente un problema. L’acqua potabi-le da acquedotto è la maggiore fon-te di approvvigionamento (73%) perirrigare le colture degli orti e dei ter-reni agricoli. Tra le tecniche irrigueadottate, gli orticoltori prediligono lapiù sprecona e inefficace, secondo gliesperti. Infatti il 90% usa la classicamanichetta con lancia finale (più co-nosciuta come “innaffiare con lagomma”); il 7% utilizza il sistema agoccia e un 3% circa effettua l’irriga-zione per scorrimento. Si suppone sia poco diffusa la com-petenza nel programmare le adac-

quate, sia in termini di frequenzadegli interventi, come nella stimadella quantità d’acqua da distribuirein ragione anche delle differenti ca-ratteristiche delle colture presentinegli orti.Però tra gli orticoltori ci sono anchedei comportamenti virtuosi. Il 26%delle persone intervistate affermanodi utilizzare l’acqua meteorica per ir-rigare le colture. Questo è possibileperché hanno adottato un impianto,probabilmente in molti casi fruttodel “fai da te”, per recuperare l’acquapiovana, risorsa verso la quale sem-brano orientati i futuri impegni di di-versi orticoltori non professionali. Sul fronte dei comportamenti quoti-diani nell’uso domestico dell’acqua po-tabile da acquedotto, le informazioniacquisite ascoltando gli intervistati,sembrano incoraggianti. Pochi coloroi quali sono affezionati alla sola acquaminerale in bottiglia; è diffusa l’at-tenzione per evitare di tenere apertoinutilmente il rubinetto dell’acqua; èper lo più preferita la doccia, al bagnoin vasca; rari i casi di chi scongela i sur-gelati sotto l’acqua corrente; lavatri-ce e lavastoviglie quasi sempre sonoutilizzate a pieno carico; ancora più vir-tuosi i nostri interlocutori perché evi-tano di far scorrere inutilmente l’acquaquando si lavano i denti.

Oltre  all’approvvigionamento alimen-tare, qual sono i benefici percepiti chemotivano molte persone a lavorare laterra?In pochi casi si coltiva un orto o un ter-reno agricolo per contenere la spesaalimentare della famiglia, con lo sco-po di risparmiare (6%). Ci si impegnanelle attività agricole soprattutto perassicurare alla famiglia alimenti ge-nuini, sicuri e salubri (35%). Però sidesidera anche mantenere una tra-dizione di famiglia (20%); piace sta-re all’aria aperta (20%); si intendepraticare uno stile di vita utile a ri-durre lo stress e appropriato per fareesercizio fisico (8%); è pure l’occa-sione per seguire le proprie attitudi-ni, magari valorizzate dopo aver ap-preso nuove tecniche agronomicheosservando il lavoro svolto dal non-no, dal padre o da un amico.

GLI ORTOLANI IN REGIONESONO VIRTUOSI?

Orti e terreni agricoli con disponibilità d’acqua: le fonti di approvvigiamento

(risposte multiple; valori %; casi 902 unità)

impianto di recupero acqua meteorica

da canali artificiali, rogge, ecc.

acqua da pozzo (pompa di sollevamento)

acqua da pozzo (a salienza naturale)

acqua potabile da acquedotto

da corsi d’acqua, fiumi, bacini e stagninaturali

da sistemi di irrigazione del Consorziodi bonifica

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Mentale di Gemona, in stretta colla-borazione con la Cooperativa Itaca,le Fattorie Sociali, le Aziende Agri-cole e gli Agriturismi della zona. E’una proposta formativo-occupazio-nale che è cresciuta sviluppandosinel solco di quel movimento di ri-flessioni e azioni che ruotano attornoal concetto di Agricoltura Sociale.

Di cosa si tratta?E’ quell’insieme di pratiche che co-niuga l’utilizzo delle risorse agricolecon le attività sociali, finalizzate agenerare benefici inclusivi, a favo-rire percorsi terapeutici, riabilitativi edi cura, a sostenere l’inserimento so-ciale e lavorativo delle fasce di po-polazione svantaggiate e a rischio dimarginalizzazione. Nell’operativitàgli interventi utilizzano metodi abasso impatto ambientale, orientatial metodo biologico.

Dove state operando attualmente?Sull’appezzamento di terreno di circaun ettaro, situato in via Marzârs, cheil Comune di Gemona ha messo a di-sposizione attraverso un comodatogratuito all’AAS3. In questo “orto di-dattico-sociale” si prodigano alcunepersone in Borsa Lavoro terapeuticaseguite dagli operatori del Diparti-mento di Salute Mentale di Gemona

L’orto non serve solo a produrre: èun luogo di relazione con gli altri e lanatura, di trasmissione e scambio diesperienze oltre che di “sementi”. E’un laboratorio ideale per integrarele persone con difficoltà. Storica-mente il mondo rurale si è semprecontraddistinto per la sua capacità diaccoglienza di tutti, ciascuno se-condo le proprie capacità. È per que-sto motivo che le persone che si tro-vano in situazioni di disagio hannopotuto trovare, nel contesto agricolo,un loro spazio dignitoso, una pre-senza attiva, un luogo dove poteresprimere le proprie capacità, grandio piccole esse siano. Ne parlo con igli educatori che seguono il ProgettoOrto Pecol.

Esperienze di agricoltura e svantag-gio. Come stanno insieme?Da qualche anno a Gemona è attivaun’ iniziativa che coniuga questi con-cetti: si tratta del Progetto Speri-mentale di Colonia Pecol. E’ pro-mossa da alcuni servizi dell’ Aziendaper l’Assistenza Sanitaria n°3, in par-ticolare dal Coordinamento Sociosa-nitario e dal Dipartimento di Salute

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e alcuni ragazzi con disabilità delServizio SIRIO del CoordinamentoSociosanitario.

Allargando lo sguardo al territorio cisono altre esperienze del generedove esiste una collaborazione?Sono diverse le forme di collabora-zione messe in atto in questo che hal’ambizione di rappresentare un veroe proprio progetto di comunità. Lacooperazione più consolidata èsenza dubbio quella con l’orto si-nergico “Il Pavar” di Villuzza di Ra-gogna, progetto sorto nell’ambitodel Dipartimento di Salute Mentaledi San Daniele, attivo da molti anniche per primo ha esplorato e svilup-pato le potenzialità in termini di be-nessere individuale e collettivo del-l’Agricoltura Sociale. Altre azioni sono state sperimentatesia con enti istituzionali come l’Uni-versità di Udine e l’ERSA, che consoggetti privati, dalle aziende agri-cole che lavorano nell’area del FondoPecol e con Agriturismi e Fattorie So-ciali nella coltivazione, ad esempio,di sedano rapa o di alberi da fruttoautoctoni. Il Progetto Sperimentale di ColoniaPecol è ancora in una fase di start up,ma ha ben chiara la direzione versocui tendere: porre tutte le personecoinvolte a pieno titolo all’internodella comunità locale, garantendo atutti, anche a chi è portatore di qual-che condizione di svantaggio la di-gnità di essere parte attiva del pro-prio paese.

E’ nata anche la proposta di affidarela gestione di un orto ai richiedentiasiloSì, recentemente le persone che se-guono il percorso di accoglienza e diintegrazione dei richiedenti asiloospitati nell’ex albergo Agli Amici diGodo hanno dato la loro disponibilitàa supportare la realizzazione di unloro orto, dimostrando concreta-mente il concetto espresso in prece-denza, ovvero che in una comunitàsolidale ogni individuo può aver bi-sogno di un supporto dagli altri, mapuò al tempo stesso essere promo-tore del benessere altrui.

L’ORTO COME ESPERIENZA SOCIALE

Giovani al lavoro

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DAL MATTONE ALLA TERRA

Dino Codâr (al secolo Leonardo San-goi) è un pensionato dedito al lavoronei campi insieme alla moglie, al fi-glio, al genero. E’ un agricoltore dasempre, nello spirito, che ha ripresol’attività “sul campo” al rientro dallaFrancia dove per vent’anni ha fatto ilmuratore. Lo incontro a casa con il fuoco ac-ceso, il bicchiere di cjanorie e dopo isoliti convenevoli “astu finit di cuin-ciâ lis vis,…” inzia il racconto:“Dai 12 anni fino ai 16 ho fatto il cja-rador. Trasportavo con il carro trai-nato da un bue, sabbia, ghiaia e pie-tre dal Tagliamento che servivanoper fare le case. Mio fratello di dueanni più giovane, rimaneva sul greto,preparava l’inert, e ammucchiandoe setacciando. Nel 1960, a 18 annicompiuti, sono emigrato in Francia,nei dintorni di Parigi e, fino al 1979ho lavorato come muratore. Poi ilSindaco di Gemona di allora mi disse- Dino viôt che la Francie a ie chicumò, torne! (Dino, rientra, la Fran-cia – il lavoro - adesso è qui). Sonorientrato, ho riparato la casa, misono iscritto “agli artigiani” e con al-tri due soci ho “messo su impresa”.Il primo maggio 1998, dopo 40 annidi lavoro, senza aver perso nem-meno una giornata, sono andato inpensione.

La passione per la terra quando èiniziata?Fin da giovane, anche se quella voltaera nascosta dalla necessità di finirela casa e trovare lavoro. Al mio rientrodall’estero, dopo aver riparato lacasa, la prima cosa che ho fatto è co-struire il pollaio. Non sopportavol’idea di buttare i vansums tas sco-vacis. Così mi avevano insegnato ivecjos: mai strassâ. Pensa che unavolta si lavavano le stoviglie con l’ac-qua della pasta o con il siero caldo. Iltutto poi veniva dato ai maiali.

Oggi il “mai strassâ” la chiamanoeconomia circolare. Pochi giorni fa ilParlamento Europeo ha approvato ilpacchetto sull’economia circolare.

Il raggiungimento degli obiettivi pre-visti consentirebbe, secondo la valu-tazione della stessa CommissioneEuropea, di creare 580 mila posti dilavoro, con un risparmio annuo di 72miliardi di euro per le imprese euro-pee, grazie a un uso più efficientedelle risorse e quindi a una riduzionedelle importazioni di materie prime. Ma torniamo a noi. E poi cosa haifatto?Prima di impiantare le viti, anche seera una cosa insolita per molti, hofatto fare l’analisi del terreno e misono informato se le viti dovevanocambiare colore durante i trattamenti.Molti . Ho impiantato cjanorie, merlote verduc “tai Vueis dai Codârs”. Na-turalmente senza perdere un’ora dicantiere. Adesso oltre alle viti, colti-viamo gli ulivi, il farro, il frumento bioe la lenticchia. Ci siamo attrezzati conuna piccola trebbia e il burât cheserve a pulire il farro dalla pula.

Tutti ti riconoscono una grande me-moria e ancora voglia di imparare...Beh, non si finisce mai di imparare.Sono abbonato a “Vita in campagna”e quando posso vado alle fiere. Re-centemente ho letto un libro sullepotature delle viti e mi sono reso

conto che dopo tanti anni di attivitàcontinuo a fare errori.Il ritorno alla terra è una operazionenostalgica o un segno dei tempi?Non è un fatto di nostalgia. Moltagente vuole mangiare sano e saporitoe si produce le cose da sè. Poi il la-voro, secondo me, non è solo il pro-durre. E’ anche fermarsi e scambiarequattro chiacchiere con altri che comete lavorano la terra, bere un bicchiereinsieme con buonumore. Stare al-l’aperto vivendo il cambio delle sta-gioni, il sole, la pioggia, la neve…

Certo che abbiamo maltrattato laterra che ci nutre. Il disastro ha preso avvio negli anni‘60. Abbiamo iniziato a trovare tuttonei negozi, frutta in tutte le stagioni,proveniente da mezzo mondo, il vinoa prezzi stracciati. Abbiamo iniziato aimpiegare tanta chimica nelle colti-vazioni, ma anche nelle case. E tuttoquesto ha subito poi una forte acce-lerazione dopo il terremoto. Sai cheil verduzzo che produciamo oggi haun grado e mezzo di più di quelloprodotto 50 anni fa? Oggi fa piùcaldo.”

Non è però una bella notizia.

Dino Sangoi (Codâr) con la moglie Alice Seravalli (dai Ross)

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DIFENDIAMO IL SUOLOIntervista a Sandro Di Bernardo di Legambiente

Il 22 aprile è lagiornata mon-diale della Terra.Cosa rappresen-ta?Le Nazioni Unite

celebrano dal 1970 ogni anno il 22aprile la giornata dedicata alla Terra.E' un segno di attenzione per la con-servazione delle risorse naturali edun'occasione per valutare le tanteproblematiche che affliggono il nostropianeta, dall'inquinamento dell'aria,dell'acqua e del suolo, alla distruzionedegli ecosistemi e della biodiversità,all'esaurimento delle risorse rinno-vabili ed ai cambiamenti climatici. Lacronaca ci informa ogni giorno dei tan-ti disastri che colpiscono la nostra vitae le nostre attività; durante l'invernospesso nei principali centri regiona-li gli inquinanti dell'aria superano lasoglia di criticità, respiriamo veleno;nei fiumi e nelle falde acquifere si con-centrano i pesticidi; il suolo viene ce-mentificato; sprechiamo una monta-gna di beni...Le Nazioni Unite sonolontane... noi siamo a Gemona.I problemi ambientali non riguardanosolo le Organizzazioni internaziona-li ed i Governi, ma tutti siamo coinvoltinel nostro piccolo. Anche il Gemone-se ha i suoi problemi e vi è la neces-sità di porre rimedio. Forse non ab-biamo, per fortuna, i pesanti inqui-namenti delle grandi città, non siamonel quartiere di Servola a Trieste e nonviviamo nel così detto Bronx di Por-denone. Ma non siamo immuni.

Cosa preoccupa il Circolo Legam-biente gemonese ?Partiamo da un presupposto: si vivefondamentalmente bene, ma ci sonoampi margini di miglioramento. Nelnostro caso, l'ambiente, il paesaggio,le nostre montagne conservano an-cora i tratti di una naturalità diffusa;vi è ancora un colloquio fra le perso-ne e la natura; spesso manca fra lepersone.Le persone ???Sì, uno dei problemi del comprenso-

rio è l'insufficiente colloquio e la ca-rente cooperazione fra le varie enti-tà presenti, sia municipalità sia or-ganizzazioni varie. Questo si ripercuote anche nella tu-tela dell'ambiente. Qualche esempio?Ogni comune ha un proprio piano re-golatore; ogni comune ha la propriaarea artigianale ed industriale edora molti capannoni sono dismessi datempo; il territorio è stato fortemen-te urbanizzato, Il Circolo ha esami-nato questo problema in un apposi-to convegno nel maggio del 2014lanciando un invito di cooperazione:nessun risultato. Ed inoltre il conte-sto economico generale è cambiatoe vi è la necessità di trovare nuove for-me occupazionali in un quadro di eco-nomia circolare.

Economia circolare ? Puoi farci qual-che esempio ?Il Maistrassà in primo luogo. L'espe-rienza di riuso ha dato e dà ottimi ri-sultati nella riduzione dei rifiuti e nel-la formazione di possibili posti di la-voro. Ma lo stesso territorio può di-ventare fattore di produzione, ovvia-

www.people4soil.eu/it

Concludiamo questo articolo augurando buon lavoro a tutti nell’orto sencevelens e invitando tutti a firmare la petizione oppure …

arrivederci al 22 di aprile!

E' di un universo non compresso di cui voglio parlare.E mi nutro di sogno e di libertà.La poesia parte dal cuore prendendo la strada della verità. Cercarla

è un atto di grande generosità e fantasia.Raccontare per stare un po' insieme. Un temporale, la pioggia, il

sole, la montagna, tutto ci avvicina, tutto ci unisce nella stessa danza, ladanza della Terra. In ogni momento delle nostre vite si manifesta il misteroche scaturisce la poesia, quella delle piccole cose, di ogni giorno, quandoinsieme alle piante e agli animali sentiamo il ritmo ciclico delle stagioni.

Jacqueline Fassero

La danza della terra

mente se ben tenuto, ed espressionedi una naturalità diffusa e, se si vuo-le, di civile e corretta convivenza frapersone e natura. Si sta realizzando lapista ciclabile Alpe Adria e la ferroviaGemona Sacile: due belle infrastruttureche si completano con un paesaggioche rispecchi le valenze naturali pre-senti e le forme d'uso sostenibili.

Ma da dove si può partire ?Dalla riduzione, o meglio dallo “stop”al consumo di suolo. E' il primo pas-so. Le varie associazioni ambientali-ste europee hanno lanciato la peti-zione “stop al consumo di suolo”. An-che il Circolo gemonese nella giornatadel 22 aprile si mobiliterà con la rac-colta firme per contribuire all'ema-nazione di una chiara direttiva euro-pea che ponga termine allo sfrutta-mento irrazionale del territorio. Ilsuolo è, infatti, una risorsa chiave pertutti; è natura, è cibo, è salute, è fu-turo. E' il modo migliore per ricorda-re a tutti la difesa ed il rispetto dellanostra madre terra. E' anche il modopiù semplice per migliorare la quali-tà del nostro vivere.

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Sella Sant’Agnese non è una sem-plice insellatura tra Gemona e Ven-zone ma soprattutto per i gemonesiè molto di più. E’ un luogo quasi ie-ratico se non altro per quella chie-setta posta proprio al culmine dellasella e le macerie degli stavoli rica-vati dai fabbricati del vecchio con-vento ancora lì a segnare le ferite delterremoto del ’76. Recentemente tanti lettori ci hannochiesto cosa succederà di questoluogo dopo che dai giornali locali èrimbalzata la notizia che tutto sarà ri-costruito con l’aggiunta di un agri-turismo. Quest’ultimo, l’agriturismo,come si sa, appare ai più come unaprospettiva fumosa in termini di im-magine futura di sella Sant’Agnese esi susseguono le domande: Cosasuccederà? Ci sarà un servizio di Al-berghetto? Le auto potranno salirefino là? Ci sarà un parcheggio?

società >

Per rispondere a queste domande cisiamo rivolti ai diretti interessati, Fa-biano Floreani e Gubiani Davis, percapire cosa s’intende realmente fare.Loro, infatti, sono gli attuali proprie-tari di tutto il sedime sul lato ovestdella chiesa di Sant’Agnese su cuigiacciono le macerie, dopo una fati-cosa acquisizione dai molteplici pro-prietari precedenti. Sono inoltre pro-prietari di parte dei prati che ricopronola sella.

L’idea di Fabiano è quella di rico-struire i fabbricati con la finalità di ri-portare la sella all’antico scopo, ov-vero di essere utilizzata come pratoe pascolo per uso produttivo, dalmomento che possiede un bell’ alle-vamento di bovini da carne a Ospe-daletto. Come seconda ipotesi c’èquella di fare anche un piccolo ri-storo, aperto però solo nei fine set-timana e senza accesso alle auto-mobili.

Infatti l’unica via di accesso possibileallo stato attuale è la strada che saleda Ospedaletto che però diventastrada forestale poco sotto l’ingressodel forte di Monte Ercole. La via che sale da Gleseute difficil-mente sarà praticabile per i mezzi amotore vista la toponomastica ostileche accompagna e sovrasta la strada,il Vuajat, la Creste da Gringhione, ilSlac e quindi l’unico modo possibileper fare la salita sarà una bella pas-seggiata, come sempre è stato.Il progetto comunque ha richiesto erichiederà, sempre secondo le pa-role di Fabiano, uno sforzo materialee finanziario non indifferente dettatopiù da ragioni legate alla passioneche da incerti guadagni futuri.

In attesa allora di vedere di nuovo ibovini al pascolo nei prati di sellaSant’ Agnese prima che siano invasidal corileto, aspettiamo che ripartauna delle ultime ricostruzioni a qua-rant’anni dal terremoto.

di Rino Gubiani

Che ne sarà di Sante Gneis?

La chiesetta di Sant’Agnese(Elaborazione da una foto storica di Pignat)

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Come nasce una canzone?

Nasce nei bar, nelle persone che si in-contrano per strada, in mezzo ai rac-conti di paese, tra i personaggi più omeno singolari che si trovano ognigiorno, basta saper guardare…Rivoluzion Rosa è il terzo lavoro in stu-dio della band gemonese Treabeat(Piero Cargnelutti chitarra e voce,Luca Lazzarotto chitarra e cori, Mar-co del Asin basso, Federico Cancianibatteria), nota per il suo rock puro ediretto che in quest’ultimo lavorosubisce influenze pop e country (maanche reggae, e un filo punk) che neaddolcisce il sound, lasciando però itesti in friulano, come da tradizione.Auto prodotto e registrato nell’au-tunno 2016 fra Gemona e Tarcento daEdi Kermit Toffoli, che ha contribuitoanche in fatto di editing, contiene 11pezzi tra cui brani originali scritti daPiero Cargnelutti, accanto a riprese dipezzi più o meno noti da parte delgrande pubblico, tra cui Alberto Ca-merini (Andreine), The Ramones (Jo mivisi te), Righeira (L’estat a sta ri-vant), Flaming Lips (Metiti cròt) eJake Bugg (Nus àn cjolt dut).« Noi suoniamo nei bar e vogliamoche la gente si diverta, da qui anchela scelta dei testi, il nostro è un rock

La Rivoluzion Rosadei

La band presenta il loro terzo cd rigorosamente in friulano

puro. Ci piace avere un contatto di-retto con chi viene ad ascoltarci,questo è un disco autoctono.» ci rac-conta Piero Cargnelutti.All’interno del disco si mischiano lestorie di paese, basta ascoltarlo perimmergersi in quella friulanità cheogni tanto ci si dimentica.Un disco che è quasi un inno al generefemminile, ma non a quelle donne pa-tinate da copertina (o social net-work) ma bensì quelle vere, reali, nor-mali. Di una normalità bella, genuina,che diventa quasi ricercata. Quelledonne le si ritrova in canzoni comeEhi Lulù, Andreine, No sta fami goleoppure Tu sôs plui fighe di Janis Joplin.Perché il Friuli negli ultimi anni ha su-bito una vera e propria ‘rivoluzionerosa’ partendo proprio dalla politicache vanta una delle amministrazionicon un alto numero di donne a parti-re dalla Presidente Serracchiani. Un Friuli molto meno ostile di quantosi possa pensare, sia in fatto di poli-tiche di genere, che di innovazione. UnFriuli che sta al passo con i tempi, unasocietà aperta, lontana dall’arretra-tezza e dal provincialismo in cui trop-po spesso lo si vuole relegare.«Quando posso vado alle fiere, per

me la musica è passione. Ecco perchénell’era della musica liquida e del di-

gitale noi ci teniamo ancora a fare ildisco fisico con la sua copertina… »Rivoluzion rosa scava nella società perraccontarla e anche quando si vuolemettere il dito in qualche piaga, lo sifa con quella sana ironia che nellavita, serve sempre.

Cuant che ti va ben, la canzone cheapre il disco è stata inserita all’inter-no di una compilation che raccogliebrani rivolti alla terra friulana, di au-tori come Alessandro Tammelleo, Pri-ska Benelli, Giulia Daici, Alvise No-dale, Tony Longheu, Aldo Rossi, Fran-co Giordani, Lorenzo Tempesti, Gio-vanni Floreani, oltre agli alunni delleclassi IV A e IV B delle Scuole Prima-rie di Piovega e Ospedaletto di Ge-mona, che nel 2006/2007 hannopartecipato ad un progetto di com-posizione di brani ispirati al Friuli. LaCompilation è stata presentata loscorso 3 marzo presso il Palazzo del-la Provincia a Udine.

Si ringrazia Massimo Pix Pittini per lagrafica e Silvia Alberti, in questocaso, donna in copertina.

Per tutte le informazioni e le date deiprossimi concerti, basta seguire la pa-gina facebook dei Trabeat.

cultura >di Anna Piazza

Trabeat

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Lamps! Lamps!Lamps!

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brani:1. Cuant che ti va ben (p.cargnelutti)2. Ehi Lulù (p.cargnelutti)3. Andreine (a.camerini)4. No sta fami gole (p.cargnelutti)5. Tu sôs plui fighe di Janis Joplin (p. cargnelutti)6. Chel dal formadi (p.cargnelutti)7. Jo mi visi te (p.cargnelutti - ramones)8. L’ultime volte (p.cargnelutti)9. L’estât a sta tornant (p.cargnelutti - righeira)10. Metiti cròt (p.cargnelutti – flaming lips)11. Nus àn cjolt dut (p.cargnelutti – jake bugg)Biografia:La band è nata nel 2008 a Gemona, proponendoun repertorio composto di cover punk e postpunk con brani di Clash, Dr Feelgood, Replace-ments per arrivare a Rettore e toccando ancheRino Gaetano. Nel corso del tempo, il gruppo ha sviluppato ipropri brani e in otto anni di storia, fatta di con-certi in giro per l’alto Friuli, ha prodotto i se-guenti lavori discografici: La to prospetive cualeese? (2013), Fasilu a Glemone (2014, in split conEdi Kermit Toffoli) e Rivoluzion rosa (2016).

Il gruppo consiliare “Scelgo Gemona” ha preso atto cheun numero sempre più consistente di persone sceglie lacremazione e molte esprimono la volontà che le proprieceneri vengano disperse in luoghi amati e comunque perloro significativi. Però pochi sono a conoscenza che lospargimento è possibile a determinate condizioni, pre-scritte dalla legge regionale 12 del 2011. Infatti, mentreper la cremazione basta che i parenti più stretti dichiarinoche questa era la volontà del defunto, per la disper-sione bisogna che questa intenzione venga dichiarata informa scritta, come recita l’art. 42 comma 4 della legge“ La volontà del defunto per la dispersione delle proprieceneri, nonché il luogo di dispersione e il soggetto inca-ricato della dispersione medesima sono manifestate me-diante disposizione testamentaria o dichiarazione resadallo stesso al Comune di residenza”, e sia poi autoriz-zata dal Comune stesso.La legge, per facilitare questa operazione all’art. 42comma 6, recita così: I Comuni si dotano di un appositoregistro in cui sono annotati coloro che hanno espressola volontà alla cremazione e all’affidamento o alla di-spersione delle proprie ceneri….E per chi non volesse né essere conservato in un’urna né

disperso esiste anche la possibilità che il Comune isti-tuisca l’urna cineraria comune, in cui mettere le ceneri dimolti, operazione che non dovrebbe comportare costiper l’utente.Poiché le ceneri possono essere sparse solo in determi-nate zone, in Regione già molti comuni si sono dotati diun regolamento che disciplina lo spargimento e dell’ap-posito registro di cui si è già parlato, Gemona invece an-cora no.

Si sa che al nostro Sindaco non piacciono i regolamenti…anzi, alla nostra segnalazione risponde “invitiamo i con-siglieri di minoranza, invece di criticare, a redigere un re-golamento e a portarlo all’attenzione della commissione.Saremo ben contenti di fare le nostre valutazioni e se loriterremo utile lo approveremo».

Peccato non abbia ancora capito che questi sono diritti,prescritti da una legge e nessun sindaco può sindacaresulla loro utilità.

Volevamo solo rendere un servizio ai cittadiniBianca Marini

CENERE ERI E CENERE DIVENTERAI…. Riceviamo dal gruppoconsiliare “Scelgo Gemona”

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Lamps! Lamps!Lamps!

Soddisfazione per il Circolo Damistico Gemonese per i ri-sultati sportivi raggiunti sia dal Gruppo che dai singoli com-ponenti.Per il secondo anno consecutivo, sottolinea Davis Goi pre-sidente del circolo, abbiamo vinto il Torneo dei bar di dama;si tratta del 39esimo torneo che dal 1970 è organizzato dallostorico Circolo Damistico di Tolmezzo. Nei precedenti 37 tornei, il vincitore è sempre stato un bar del-l’area carnica. Dall’anno scorso ha vinto il Circolo DamisticoGemonese capitanato dal maestro nazionale di dama AndreaCandoni presentatosi al torneo come Bar Stop di Godo. A talproposito, la squadra gemonese ringrazia la gestione del barStop per la collaborazione e la disponibilità dimostrata fino adicembre, data di chiusura della gestione. La squadra quindiha dovuto disputare tutte le partite fuori sede. Essendo un circolo del gemonese, quindi non solo di Ge-mona, alcune partite sono state disputate a Venzone pressoil ristorante Allo Spiedo.Nel torneo partecipavano cinque squadre da fine novembrea inizio marzo: Bar Stop – Gemona, Al Cjavedal – Pagnacco(Circolo di Udine), Al Benvenuto – Tolmezzo, Taverno – Im-ponzo e Bar Tassotti - Cadunea. Il girone di andata si è con-cluso con il bar Stop in vantaggio di un solo punto. Il torneosi è concluso con il bar Stop in testa con due punti di van-taggio sulla seconda. Venerdì 10 marzo Al Cjavedal c’è stata la serata di premia-zione, organizzata dal referente del torneo Romeo Patatti (Ta-verna), maestro di dama a livello nazionale e famoso per isuoi libri e le sue serate dedicate al divertimento con le suesimpatiche barzellette. Sono state serate molto coinvolgenti, dove il “terzo tempo”è stato sempre una prassi, sottolinea Davis Goi, i risultati

contano ma il rispetto dell’avversario e la lealtà del gioco ti-pico della dama è stato per tutti un normale approccio. Il Circolo Damistico Gemonese si trova ogni quindici giorniper allenarsi anche per poter partecipare preparati ad alcunitornei regionali e di fuori regione. Sottolinea Davis Goi che il gioco della dama stimola la mente,sviluppa l’intelligenza mantenendola sempre vivace e fre-sca, migliorando alcune prestazioni come la capacità di pren-dere rapidamente decisioni, aumentare la memoria a brevee lungo termine poiché si deve pensare alcune mosse in an-ticipo ed ipotizzare le mosse dell’avversario cercando di rea-gire in maniera appropriata. Per questo motivo in questi annisono stati sperimentati incontri nelle scuole per stimolare igiovani ad un approccio verso la dama. Per il prossimo annola volontà del circolo è quella di riuscire a coinvolgere mag-giormente le scuole, in questa straordinaria disciplina. Per maggiori informazioni è possibile interagire con la paginaFacebook “Circolo Damistico Gemonese” dedicata.

Nell’anno appena concluso, c alcuni tesserati del CircoloDamistico Gemonese hanno partecipato a diversi tornei di-stinguendosi per risultati positivi ottenuti, tra cui il passag-gio da provinciale a regionale del sig. Veritti Claudio avendovinto il quarto gruppo nel torneo di Arona (NO), il Presi-dente Goi Davis ha vinto il secondo gruppo del torneo Car-nico, sempre al torneo Carnico il maestro Andrea Candoni èarrivato primo nel primo gruppo, il sig. Petrizzo Stefano havinto il torneo Città di Trieste; nello stesso torneo il CircoloDamistico Gemonese si è classificato al primo posto.In occasione delle festività del Ferragosto Gemonese i 2 tes-serati Bianchet Nicola e Forgiarini Ivano hanno disputato lafinale della dama vivente in piazza del Ferro.

Torneo dei Bar anno 2017Circolo Damistico Gemonese>

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Lamps! Lamps!Lamps!Torneo dei Bar anno 2017

In via Cappuccini, nel parcheggio accanto alla scuola del-l’infanzia di Capoluogo, c’è un piccolo spazio con i restidell’antica cinta muraria di Gemona medievale. E’ un luogo dove, all’inizio e al termine dell’orario scola-stico, tutti transitano, i genitori socializzano e i bambini neapprofittano per trascorrere ancora un po’ di tempo in-sieme.Purtroppo, da tempo, questo è anche uno spazio che glianimali domestici, soprattutto i cani, usano per i loro bi-sogni e lo rendono impraticabile sia per il rischio di cal-pestarli, sia per il forte odore che, soprattutto nelle gior-nate calde, sale fino al cortile della scuola dove giocanoi bambini.Vorremmo ricordare a tutti che l’educazione di un animaledomestico è compito esclusivo del padrone, mentre ab-

bandonarne gli escrementi per strada, in maniera noncu-rante, è un segnale di non rispetto verso le altre persone.E verso gli amici a quattro zampe.Lo prevede anche la legge: “E' fatto obbligo a chiunqueconduca il cane in ambito urbano raccoglierne le feci eavere con se' strumenti idonei alla raccolta dellestesse…… Chiunque, a qualsiasi titolo, accetti di dete-nere un cane non di sua proprietà ne assume la respon-sabilità per il relativo periodo.”Questo nostro messaggio vuole essere un invito a riflet-tere su una forma di educazione che, per forza di cose, icani non possono avere… ma i loro proprietari sì! Pensiamoci tutti.

Alcuni genitori dei bimbi della scuola di Capoluogo

Pensiamoci tuttilettera>Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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La ricerca ha ormai evidenziato con si-curezza l’influenza dell’attività fisicacome strumento di prevenzione.Poiché non possiamo influenzare i no-stri geni, oltre a cambiare la nostraalimentazione, sarà agendo sull’atti-vità fisica che potremo cercare di rag-giungere una sana longevità.Quanto deve durare l’esercizio fisicoe quanto deve essere intenso per ri-sultare efficace? Quale tipo di eserci-zio fisico è ottimale per la salute? Quello che riuscite facilmente a farentrare nella vita quotidiana e conti-nuare ad eseguire.

Un programma di attività fisica pen-sata su misura.L’Azienda per l’Assistenza Sanitarian.3 “Alto Friuli - Collinare - MedioFriuli” in collaborazione con le strut-ture sportive della zona, promuove ilProgramma AFA: una serie di corsi diAttività Fisica Adattata pensata e per-sonalizzata in base alle richieste e ne-cessità di ognuno. Grazie ad una seriedi esercizi fisici ben definiti, sotto laguida di personale esperto, ciascunopotrà mantenersi in forma e avere ef-fetti positivi sul proprio stato psicofi-sico. AFA riesce inoltre a contenerel’inevitabile progressione di alcunepatologie invalidanti legate all’avan-zamento dell’età.A Gemona del Friuli sono stati avviatigià 2 gruppi di Attività Motoria.

PROGRAMMA AFA Attività Fisica Adattatasalute >

a cura di Ivo Londero e Paolo Isola

informazione pubblicitaria

Cartolibreria Coccinella sasdi Marina Lepore & C:Via Dante Alighieri 213Gemona del Friulitel/fax 0432 981305

[email protected]

Scheda di adesione Da compilare a cura del Suo Medico Curante e/o Specialista

Io sottoscritto/a dott.

consiglio al Sig./alla Sig.ra

la partecipazione al programma: AFA Rachide

Data

Il Medico Curante e/o Specialista (timbro e firma)

Cos’è l’AFA?Un’Attività Fisica Adattata.Specifica per il proprio stato di salute Continuativa nell’anno.Consigliata dal proprio Medico Curantee/o Specialista.Non erogata, ma controllata dal-l’Azienda Sanitaria per qualità e si-curezza. Svolta grazie alla collaborazione traoperatori sanitari e le strutture spor-tive del territorio. A costo contenuto:in tutte le strutture la tariffa è di euro3,50 a seduta + euro 10,00 per la quo-ta assicurativa valida 12 mesi.

Come partecipare al programma AFA?Compilare la scheda di adesione a curadel proprio Medico Curante e/o Spe-cialista.

Una volta compilata contattare il Cen-tro di Coordinamento per fissare unappuntamento.

Telefono: 0432 989284 (Sede di Gemona del Friuli)

Email: [email protected]: da lunedì a giovedì dalle 11:00 alle 12:00

IL PROGRAMMA AFA PUÒ MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA TUA VITA!

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dalla redazione >

Gentili lettori...Informiamo che per cause indipendenti dalla nostra volontà si potrà riscontrare qualche disservizio nella distribuzione di Pense e Maravee in alcune zone di Gemona.In questo caso per ricevere il giornale potete far riferimento a questo recapito - [email protected] - oppure al numero 3427519201.

RICORDIAMO INOLTRE CHE E' POSSIBILE RITIRARE GRATUITAMENTE COPIE DI PENSE E MARAVEE nei sottostanti punti indicati e nella sede delle Associazioni in via San Giovanni 20,martedì e venerdì dalle 17.00 alle 18.00.

OSPEDALETTO:Supermercato MAXÌVia Nazionale CENTRO STORICO:

Edicola Bar Postavia Caneva

ZONA STAZIONE: Edicola BellinaPiazz.tta Bertagnolli

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fotografia di Mara Mardero