LANDMANS · dai giornali. Mi limito ad esporle, che avvenuta appena la occupazione di Civitavecchia...

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Pagine di Storia LANDMANS FILATELICI DAL 1905

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Pagine di Storia

LANDMANSF I L A T E L I C I D A L 1 9 0 5

TUTTI I PREZZI DELLE LETTERE SONO A RICHIESTA.

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via dell’Unione 7 - 20122 Milano t e l . ( + 3 9 ) 0 2 . 8 0 5 7 7 8 9 f a x ( + 3 9 ) 0 2 . 8 6 9 1 9 6 2 8 w w w. l a n d m a n s 1 9 0 5 . c o m i n f o @ l a n d m a n s 1 9 0 5 . c o m

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PAGINE DI STORIA: 1849

Lotticino di sei lettere da scritte tra il 1 maggio ed il 30 giugno 1849 durante l’assedio di Roma da parte delle truppe francesi.

Straordinari i contenuti:

Davanti Roma 1 maggio 1849Mia cara Elisa, mi rimprovero di essere rimasto lungamente senza scriverti. Voglio riparare a ciò cominciando con questa lettera che ti sembrerà affatto interessante.Noi arrivammo qui ieri. Illusi senza motivo che le porte di Roma si aprissero da sole davanti a noi e che noi saremmo stati ricevuti come dei liberatori. Noi siamo stati accolti a colpi di cannoni e obici. La cupola di San Pietro era davanti ai nostri occhi ma partivano dei colpi di fucile che colpivano i nostri ranghi e la mitraglia veniva dai muri del Vaticano. La battaglia iniziò alle 10 del mattino durò sino a verso le sei. Io ho avuto nella mia brigata 600 uomini fuori combattimento, tanti uccisi che feriti o prigionieri. Degli sforzi valorosi dovettero essere fatti per arrivare ad una delle porte ed entrare ma senza successo. Io ed il mio cavallo non avemmo un graffio e probabilmente torneremo indietro sul nostro cammino forse a Civitavecchia, per ricostituirci e venire senza dubbio in seguito a prendere la nostra rivincita con dei mezzi più completi, meno deboli ancora per l’obiettivo che ci si è prefissato. Roma è affidata a tutti i tipi di anarchici. E’ in questo momento il punto di incontro di tutto quello che c’è di peggio al mondo. Le bande mazziniane ci si reclutano o si accompagnano (…) di stravaganti amanti del disordine, del malaffare e delle tematiche antireligiose e anti-sociali di tutte le nazioni che infiammano per il male dei predicatori riscossi e incendiati. Tutto questo è triste. Le popolazioni servono e sono tutte sotto il giogo della loro miseria della loro mollezza colpevole. Io non so se noi portiamo con noi dei rimedi abbastanza potenti per guarire così meglio. (…)A. Molliere Com.te la prima brigata francese del corpo di spedizione del mediterraneo per Civitavecchia

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Sig. Cavaliere pregiatissimo,mi rincresce assai scriverle cose disgustose; l’officio però di procuratore, e di Agente della sua nobil famiglia mi obbliga renderla intesa con tutta ingenuità di quanto accade di sinistro vincendo così ogni ripugnanza.Non le descrivo la situazione di questa città ogni giorno sempre più grave e triste, potendola rilevare dai giornali. Mi limito ad esporle, che avvenuta appena la occupazione di Civitavecchia dalle truppe francesi, e dichiaratosi dal comandante di esse Oudinot di volersi recare in questa capitale ostilmente, non è a immaginarsi la energia spiegata da questo Governo Repubblicano per opporvisi. Una delle principali cure fu quella di porre in stato di difesa il forte S. Angelo allontanando qualsivoglia ostacolo si presentasse. Di ostacolo infatti fu subito ritenuto, che fossero tanto il Bosco nella di lei vigna adiacente alla ripa del fiume tevere, e contigua come ella conosce, alle fosse del forte medesimo, quanto il Casino ed altri fabbricati in detta Vigna per cui fu prevenuto immediatamente l’affittuario sig. Farina a rendere liberi, ormai i fabbricati nel brevissimo spazio di quattro ore per quindi procedere liberamente al taglio del bosco e fratte (?) alla demolizione dei Casini, e di ogni altro fabbricato. Può ella immaginare la sorpresa e l’angustia di Farina, e sua famiglia.Agli ordini dati non potendo al certo resistere e rigettargli affatto ogni dimanda di dilazione gli fu di necessità occuparsi con tutta prontezza a portar via ciò che gli era possibile in tanta angustia e precipitanza. Macchè il Vino che quasi intieramente conferiva vasi in vinello dell’ultimo raccolto, gli erbaggi, li limoni giunti pure alla maturità non potettero in tanto breve tempo trasportarsi altrove e negli attuali gravissimi momenti passò a confermarmi con vera stima e leale amicizia.(…) Roma li 10 maggio 1849

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Sig. Cavaliere pregiatissimo,Roma 26 maggio 1849Due righe di volo per dirle, che nella di Lei vigna meno l’atterramento di quella parte di muro posto rimpetto al Forte S. Angelo, null’altro di sinistro è avvenuto a tutt’oggi. I Casini, e gli altri fabbricati esistono nella loro integrità.Anche al Palazzo a Ponte nulla di nuovo sebbene sia stata ordinata la demolizione di varie case più prossima al Forte cioè al di là del Tevere, e che si scorgono per prime nel Rione Borgo.Non si cessa di fortificare la città, non si desiste dal far soldati, e prendere misure più energiche per posizione, e aspetto guerriero.Alle Cav. Farina ho comunicato la di Lei gentilezza dei nn corrente maggio. Egli nel tornarle i saluti col mio mezzo mi ha assicurato, e assicura, che non cesserà dall’impegno in favore di Lei e de Fratelli. Io son testimonio della verità di questi detti, e questo basti. Io poi mi credo in dovere di continuare nell’impegno di dimostrarle sempre i sinceri sentimenti di affettuosa stima e vera amicizia cò quali passo a ripetermi.P.S. La consorte e famiglia ritorna distinti ossequi. Trasmetto a parte il Monitore pubblicato ier sera.

Sig. Cavaliere pregiatissimo,In questo momento che battono le ore due pomeridiane sono avvertito dell’ordine rinnovato per parte dei triumviri, e del ministro della Guerra per la demolizione dei fabbricati alla di lei Vigna. Immagini ella la mia afflizione e sorpresa e la desolazione del Cav. Farina, e sua famiglia. Corro all’istante dal detto Ministro della Guerra per una nuova sospensione dell’appoggio di conservare un monumento di arte; Ma chi sa se si otterrà. Questo dubbio mi si affaccia stantechè l’ordine di demolizione è emanato per tutti i fabbricati esistenti nella prossimità del Forte S. Angelo considerata per tale fino alla distanza di un miglio romano. Soggiunge che questa emanazione di ordine è nata in seguito del combattimento di ieri a Porta S. Pancrazio, ove fu rilevato, che i francesi trovansi nascosti nell’interno di due Casini (uno dei quali del Principe (Orsini) situati a qualche distanza di detta Porta, e da quella località non osservati essi sparavano con fucili chiamati Stuzen che portano, come mi si dice, ad un miglio cosichè i francesi servendosi di questi beffarono molti e molti soldati Republicani feriti senza avvedersene, e che non sarebbe avvenuto, se non fossero esistiti detti Casini. A rimovere perciò la rinnovazione di siffatta sciagura, si è deliberato dall’autorità Superiore, come sopra ho detto, di demolire prontamente qualunque casino, fabbrica, Bosco, che trovasi in ogni altro luogo fino alla distanza di un miglio dal Forte. Non aggiungo, ne posso aggiungere altro. Tanto è l’abbattimento del mio animo, l’avvilimento del Cav. Farina, e sua famiglia, e la agitazione ed angustia della mia Consorte, e dei figli sia per la minacciante rovina dei di lei fabbricati, sia per la posizione attuale di tutta la città, che trovasi da ieri esposta a bombardamento stante la ricusa ostile ad aprire le porte ai Francesi. Questi occuparono di già parte villa Pamfili prossima a porta

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S. Pancrazio e parte a poca distanza di Piazza del Popolo, e porta Angelica. Vede Ella dunque in quale situazione ci troviamo. Il Dio della Misericordia ci aiuti, e Maria SSma Madre Pietosa ci difenda! […] Roma 4 Giugno 1849

Sig. Cavaliere pregiatissimo,Dalla mia del di 4 andante Giugno avrà appreso la demolizione del Casino nella Vigna partecipatale col più grave dolore all’animo mio; ora nel vivo desiderio di manifestarle ciò, che ulteriormente qui accade di giorno in giorno rapporto a queste di Lei proprietà, le significo quanto appresso.Procuratomi dal Ministro della Guerra il permesso di recarmi alla Vigna insieme con l’architetto Palazzi, ieri l’altro vi accedemmo insieme alle ore dieci antimeridiane. Non mi è possibile descriverle la commozione all’aspetto del rovinato fabbricato, ne ella può immaginare con qual timore si stette nella Vigna nelle tre ore di permanenza; Continui erano li spari di Cannone che le truppe del Forte dirigevano parte contro i francesi posizionati al Monte Mario, e parte verso i Prati ad effetto di atterrare del tutto i fabbricati cadenti per le ruine già fattevi, od esplose. Anche di frequente viva moschetteria tra i repubblicani, e i francesi si sentiva in non grande distanza. In tutto questo tempo e Dio sa con quale trepidazione, ci occupammo io, l’architetto, il vignaiolo del Cav. Farina a notare e rilevare notizie di ogni rapporto, e (…) da qualunque parte, onde poter formare una relazione al più possibile dettagliata, e da servire di appoggio alla liquidazione dei danni da definirsi dalla commissione finanze la quale già per i danni precedentemente alla demolizione del Casino avvenuti avevo esibito analoga istanza, come le feci già noto. Nel far questa operazione si vidde che molti oggetti vi sono scampati dalla rovina, e che andrebbero posti in sicuro da qualichè purtroppo temo devastazione, come appunto farebbero nel Giardino li Vasi di Agrumi, alcune statuette, ed altre cose, e nel Tinello le Botti, Strigli ed attrezzi non pochi; neanche però vedo la necessità di assicurare tutto questo, mi si presenta una difficoltà insormontabile per eseguire il trasporto di tutta questa

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robba. La Guerra è tutt’ora viva, anzi attualmente essendo accanita in prossimità della Vigna, più che in altro luogo non è sperabile avere pronti ne mezzi di trasporto, ne persone da prestarsi all’uopo; molte nelle ipotesi pure che gli uni, e le altre potessero rinvenirsi, son certo che verrebbe impedito il transito della Vigna per i Prati e quindi a Porta Angelica; Son questi luoghi occupati dalle truppe che stanno con la loro artiglieria pronti a qualunque attacco nemico e vegliano al passaggio di chicchessia; ne è eseguibile il trasporto per mezzo dei Barconi sul Tevere stantechè questi sonosi allontanati dal Porto per ordine del Governo, e su i gradini del Porto di Ripetta e sul piano stradale esistono barricate insormontabili sostenute anche dai Cannoni. Col Cav. Farina ho tenuto proposito di questa assicurazione di oggetti, così pure coll’Architetto Palazzi e coll’Agricenso Pagliei e tutti convengono con me della assicurazione, e nel tempo stesso conosciamo ugualmente la impossibilità di conseguire la remozione di detti oggetti dalla Vigna e trasporto di essi in Città. Posto tutto questo non vi resta, che uno cola tavola di salvamento dal Naufragio, ed è, che rapporto ai marmi porli sotto terra ben coprendoli, e per quel ch’è bottame, e stigli di Tinello, e vasi di Agrum procurare dal Ministro della Guerra che sia apposto tanto nel recinto del Giardino, quanto nel fabbricato del Tinello (locali conservati) un epigrafe indicante = Proprietà della Repubblica = epigrafe, che ha potuto ottenere qualcuno premuroso di evitare trafughi, devastazioni. (…)Il Casino una volta di Ceva ora di Madama Selvag francese, che resta, come sa, nella parte opposta a quello della sua famiglia è del tutto di già atterrato, e il terreno vignato in parte, ed in parte delizioso bosco è ora ridotto ad un prato per pascolo di bestiame. I fabbricati pure a Villa Panfili, a Villa Corsini a Villa Borghese, a Villa Patrizi, Villa Albani in parte atterrati ed in parte forati dalle palle di Cannone. (…) al Palazzo Ponte, ove niuno della di lei famiglia vi abita, Palazzo sul quale chè niuna deliberazione sinistra siasi fin ora presa, pure per esser assai prossimo al Forte può soggiacere a vicende, come appurato sarebbe quella di Stazione di truppe (…)Proseguendo le ostilità e raddoppiandosi il fervore della guerra in modo che continuo il cannoneggiamento alle Porte della Città e si vive perciò agitatissima e con la morte ai denti in ogni momento. Non poche palle di cannone sono cadute nell’interno della città e gravi danni sono avvenuti e specialmente nel rione Trastevere, come più prossimo a Porta S. Pancrazio. ( Questa porta in ogni attacco dai Francesi si è specialmente avuta in vista di penetrare). In detto Rione Trastevere molte abitazioni sono state abbandonate. In tale deplorabile situazione non vi è altro che raccomandarsi a Dio, aspettare nell’infinita sua Misericordia onde si degni muoversi a Pietà. (…) Roma 11 giugno 1849P.S. La presente benché scritta li 11 andante giugno perviene in posta oggi 15, e ciò perché nel giorno in cui fu scritta mi fu detto che il corriere non partiva essendosi impedito il libero passaggio dalle arcate ed oggi mi si dice certa la partenza del corriere. Ieri fu più frequente il cannoneggiamento ed in conseguenza i danni ed i timori notevolmente aumentati. Oggi è pur peggio. Infelice Roma! Gran Dio della Misericordia muovetevi a Pietà!

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Scrivo la punta, ma non so se potrò farla impostare, giacchè le pattuglie miste di fanteria e cavalleria forzano i cittadini di qualsiasi condizione ad andare a riparare le barricate sull’Aventino.Tosto la sera di giovedì 28 corrente ricevetti la pregiatissima del 18, per cui unisco alla di Lei la mia sorpresa per il ritardo postale.Dal 3 corrente a tutt’oggi sempre hanno proseguito il cannone, Granate, Razzi e Bombe a fare i loro offizi. Anche vostra Eccellenza ha sofferto dei danni nei Palazzi al Getù(?), a Cenci. (…)Nella notte scorsa si è scatenato l’intero inferno, la direzione delle bombe nella massima parte è stata verso Piazza di Spagna, Corto, e i suoi dintorni. E’ sperabile un principio di sviluppo nella giornata o nella nottata. Si sta alle strette nella villetta Spada dietro i fontanoni di S. Pro Montorio. La chiesa di detto S.Pro Montorio e quasi tutta atterrata.Nella giornata di Mercoledì, e giovedì passati nel palazzo di mia abitazione sono stati ricettate n.5 palle da 24 senza offesa di alcuna persona.Ella può facilmente figurarsi lo stato del mio inquilino che invia i saluti a tutta l’ecc.ma Famiglia.Fino a ieri la di lei abitazione era salva.Per darle una piccola idea di quello che si soffre basta il narrarle che in un solo giorno nel Palazzo Spada a Capo di ferro andattero n.27 palle da Cannone.Il prezzo di alcuni viveri offrano Erbe, Pesce, Salumi si è duplicato. Il Manzo Baj 10 la libra.Si dice che domani mangeremo i pochi castrati delle stalle e la Buffala.Potrò ripetere le mie lettere?Gradisca i soliti felici auguri che sinceri a tutta l’ecce.ma Famiglia e mi creda sempre.Roma 30 Giugno 184nove

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PAGINE DI STORIA: 1859

Lettera scritta da Fontanellato il 2 maggio 1859 ed impostata da Parma il giorno 3 per Lonato ove giunse il 7, affrancata per 15 c.mi con striscia di tre del 5 c.mi giallo.

All’interno leggiamo:Qui abbiamo perso la Duchessa, che pare partita per Venezia. Ha nominato la reggenza nelle persone de’ suoi ministri; ma la popolazione cui si è unita anche la milizia, ha voluto e nominato altri capi di governo: non vi fu veruna disgrazia, e il cambiamento cominciò, progredì e si ultimò colla massima tranquillità.

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Lettera da Piacenza 18 giugno 1859 per Firenze affrancata con 40 c.mi del Ducato di Parma in periodo di Governo Provvisorio.La missiva venne scritta da un soldato appartenente ai Cacciatori degli Appennini.Non mi sono note altre lettere scritte da soldati appartenenti a questa unità militare. Cert. E. Diena e Alberto Bolaffi.

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Lettera da Modena 5 agosto 1859 per Ferrara affrancata per 15 c.mi secondo le tariffe della lega con tre 5 c.mi maltagliati e probabilmente riutilizzati in frode postale.Non comune affrancatura per una lettera spedita durante il Governo Provvisorio di Modena.

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Lettera da Praga 8 settembre 1859 per Rovigo affrancata per 15 kreuzer.La missiva venne erroneamente inoltrata “Via di Svizzera”, giungendo a Coira il 14 settembre ed a Milano il giorno 15. Qui però si accorsero dell’errore di instradamento (Rovigo era ancora in mano austriaca) e la missiva venne rispedita indietro, sempre “Via di Svizzera” giungendo a Feldkirch il giorno 18 e, finalmente, a Rovigo il 19 settembre. Dato che la missiva era stata correttamente affrancata per 15 kr. per l’interno dell’Impero austriaco ed era incolpevole il mittente dell’errore occorso, la missiva (inizialmente tassata in Svizzera) venne detassata.Lettera assai rara anche per la sua provenienza.

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PAGINE DI STORIA: 1859

Lotticino di due lettere da Odessa per Livorno entrambe spedite nel 1859: una nel febbraio ed una a dicembre.Lettera da Odessa 12 dicembre 1859 per Livorno non affrancata ed inoltrata via Breslavia (19.12), Briga (26.12), Coira (27.12), Milano (30.12) ed infine giunta a Livorno il 4 gennaio 1860.Questa lettera fu costretta ad essere inoltrata “Via di Svizzera” a causa dell’interruzione nei rapporti postali tra Regno di Sardegna ed Impero Austriaco, come testimoniato dai transiti.Infatti la seconda missiva spedita nel febbraio 1859 non transita “Via di Svizzera” ma via Vienna e da qui direttamente per la Toscana.

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PAGINE DI STORIA: 1860

Lettera da Napoli 3 novembre 1860 per Trani affrancata con 2 grana.

Interessantissimo testo storico:Ieri finalmente è stata veramente presa Capua. Sono stati fatti prigionieri 9000 regi che cominciano a venir qua per essere imbarcati per Genova. Questo fatto abbatterà lo spirito dei reazionari che cominciava a far tristi prove in diversi luoghi di questa meridional parte d’Italia. I giornali che ti giungeranno contemporaneamente a questa Vi diranno il resto delle notizie politiche, le quali oggi sono più confortanti di quelle di pochi dì sono. La diplomazia malgrado tutte le sue pratiche sarà costretta a riconoscere i grandi fatti che sonosi compiuti. Ciò che più importa è che l’intervento non sarà permesso a nessuno nelle cose nostre.Mentre molti delle province stanchi ritornano alle loro case molti altri qui arrivano. Non si conosce il Re quando farà la sua entrata. Farini stamane è giunto nella capitale. Domani probabilmente andrò a Sessa per tentare l’udienza dal Medesimo, se vi si trova. (…)Napoli 3 Novembre

Il 3 novembre a Napoli è il giorno del Plebiscito in cui fu dichiarata decaduta la Dinastia dei Borbone di Napoli e l’annessione delle Due Sicilie al Piemonte: “Plebiscito”, che darà poi il nome ad una delle piazze più famose di Napoli e d’Italia, dove, sotto il porticato di S. Francesco di Paola, fu allestito il seggio elettorale.

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PAGINE DI STORIA: 1860

In base ad una legge voluta fortemente sia da Cavour che da Vittorio Emanuele II, tale legge prevedeva l’annessione volontaria delle province dell’Italia centro-meridionale. Per l’occasione Vittorio Emanuele disse:“Non vengo ad imporvi la mia volontà ma a far rispettare la vostra. Voi potrete liberamente manifestarla”: Ogni elettore doveva salire alcuni gradini, pervenendo così, in una piattaforma dove erano collocate tre urne. Quindi, sotto gli sguardi di tutti, l’elettore doveva camminare verso una di esse, immergervi il braccio ed estrarre una scheda che andava impostata, poi, nell’urna o del “si” o del “no”, sotto lo sguardo di generali e militari.Ancora, quando il presidente della Corte Suprema di Giustizia, Vincenzo Niutta, proclamò i risultati la moltitudine proruppe in applausi fragorosissimi; la guardia nazionale presentò le armi, e le salve dei forti e delle navi annunciarono alla città il fausto avvenimento.

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PAGINE DI STORIA: 1860

Lettera scritta da un disertore austriaco il 26 settembre 1860 ed impostata da Fiorenzuola il 5 ottobre per Spilimbergo non affrancata, inoltrata quindi “Via di Svizzera” e tassata in arrivo per 35 soldi.

Interessante testo in cui leggiamo:Io sono piuttosto risoluto che piuttosto che servire sotto alaustria a presentarmi al servizio militare vado contento con Garibaldi volontario al meno vado per diffendere l’Italia. Siamo 7 disertori de Austria ma voliamo tutti andare servire garibaldi almeno un giorno quando litalia sarà libera di ritornare nella nostra patria (…) ma per questo non volio darli il gusto di venire a presentarmi soto col austria quando sarei nelle sue mani chè quanti patiboli sarei costretto a subire Li dieci ottobre parto con garibaldi io e miei compagni siamo 7 austriachi (…)

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PAGINE DI STORIA: 1866

Lettera da Roma 19 giugno 1866 per Venezia affrancata con 8 baj bianco (9).La missiva venne inoltrata “Via di Svizzera” a causa del blocco delle comunicazioni tra Regno d’Italia ed Impero Austriaco avvenuto il giorno 20 con lo scoppio della III guerra di Indipendenza.La lettera venne inoltrata quindi a Coira il 22 giugno, Vienna il 24 giugno ed infine giunse a Venezia il giorno 26 giugno.

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PAGINE DI STORIA: 1866

Giornale spedito a mezzo ambulante il 29 giugno 1866 affrancato con 10 c.mi DLR tiratura di Torino per Innsbruck, dove venne tassato con il francobollo austriaco da 2 kr. marrone il 19 luglio 1866.Unico caso noto di giornale inoltrato “Via di Svizzera” durante le guerre risorgimentali.

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PAGINE DI STORIA: 1866

Lettera da Vienna 16 agosto 1866 per Genova affrancata per 35 kr. per essere inoltrata pagata a destino sino al Regno d’Italia “Via di Svizzera”.La missiva venne però giudicata insufficientemente affrancata, probabilmente perché ritenuta in Italia di doppio porto, e venne tassata quindi all’arrivo per 40 c.mi.Stranamente non sono presenti bolli di transito svizzeri al retro della lettera.

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PAGINE DI STORIA: 1866

Letterina da Tolmezzo 26 settembre 1866 per Torino affrancata con 20 c.mi ferro di cavallo.Interessantissimo uso dei francobolli italiani in periodo di “Oltretorre”.Molto rara e di ottima qualità.

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PAGINE DI STORIA: 1866

Lettera da Verona 27 settembre 1866 per Milano affrancata con 5 soldi della V emissione di Lombardo Veneto.La lettera venne affrancata secondo la “tariffa delle piazzeforti” in uso nel Veneto occupato dagli austriaci anche se destinata a Milano.Unica lettera nota con questa affrancatura per il Regno d’Italia.

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PAGINE DI STORIA: 1866

Giornale “L’Unità Cattolica” del 21 settembre 1866 tassato in arrivo a Verona il giorno 29 con segnatasse da 2 kr. rosso.Probabilmente si tratta dell’ultimo segnatasse da 2 kr. rosso usato nel Lombardo-Veneto.

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PAGINE DI STORIA: 1870

Lettera da Odessa 1 settembre 1870 (21 agosto secondo il calendario giuliano) per Roma non affrancata. La missiva transitò il 7 settembre a Vienna, a Lanslebourg il giorno 10 e poi, giunta in Italia, venne bloccata a causa dell’ingresso delle truppe italiane nel Lazio e del conseguente assedio di Roma. La missiva venne distribuita regolarmente a Roma solo il giorno 23.Eccezionale documento storico postale: non mi sono note altre lettere bloccate verso Roma provenienti dalla Russia.

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