Anat Fritz CRUDO È SANO · tutti gli aspetti del dibattito sul crudismo: mi limito a presentarvi...

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Anat Fritz CRUDO È SANO 100% VEGANO! Le gioie della cucina crudista!

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Anat Fritz

CRUDO È SANO

100% VEGANO!

Le gioie della cucina crudista!

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Anat Fritz

CRUDO È SANO

Le gioie della cucina crudista!

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Premessa: Perché crudo? 7Introduzione 8

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Da quella piccola meraviglia che è lo yogurt di cocco al formaggio fresco a base di noci, dalle marmellate ai frullati, in questo capitolo c’è tutto quello che serve per una prima colazione buona e sana. Il vero effetto disintossicante si ottiene preparando frullati contenenti solo frutta, ortaggi e acqua: l’aggiunta di un dolcificante è del tutto superflua!

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La cucina crudista non è fatta solo di semplici insalate. Involtini, pane, zuppe, piatti unici, pasta o curry di verdure: è possibile preparare una grandissima varietà di piatti. Molte ricette sono adatte anche da portare con sé per pranzare in ufficio. Sapientemente e originalmente speziate, riscaldano corpo e anima.

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Dolci molto sani che rappresentano, anche per i bambini, un’alternativa interessante a orsetti gommosi & Co. Il dessert a fine pasto può essere una fetta di torta, ma anche qualche cucchiaiata di budino di semi di chia o delle palline di burro d’arachidi ricoperte di cioccolato!

Ricette base 148Suggerimenti e trucchi 149Ingredienti particolari 150Utensili 154

Indice analitico 156

Sommario

Prima colazione e frullati

Insalate, Snack e pranzo

Dessert e torte

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PREMESSA“Raw Food!” si rivolge in ugual misura a chi è interessato alla cucina crudista, a chi sta iniziando a orientarsi in questo tipo di alimentazione, ma anche agli scettici. Questo libro vi propone uno sguardo sul mondo crudista ed è stato pensato per persone che vogliono approfondire questo tema e introdurre, più o meno completamente, principi crudisti nel proprio regime alimentare. Non cercherò, tuttavia, di toccare tutti gli aspetti del dibattito sul crudismo: mi limito a presentarvi la mia esperienza e quello che ritengo importante in proposito. E lo faccio con piacere, perché il crudismo è ormai diventato un capitolo vivo ma anche, naturalmente, soggettivo della mia vita. Perciò vi chiedo fin da ora un po’ di indulgenza se alcune informazioni appaiono filtrate dal mio personale sguardo.

Il regime “crudista” comprende tutti quegli alimenti che non vengono trattati con temperature superiori a 40 °C. Questo è il “limite”, come dimostrato scientificamente, oltre il quale le vitamine e gli enzimi sensibili alle alte temperature contenuti negli alimenti diminuiscono drasticamente o si perdono, con la cottura appunto.

È tutto molto semplice e, soprattutto, un principio è molto chiaro: scegliere di alimentarsi per un periodo, di tanto in tanto o in parte in modo crudista fa bene all’organismo. Personalmente, da più di due anni seguo un regime alimentare vegano-crudista. Al di là degli evidenti benefici per la salute, un’elevata percentuale di cibo crudo assicura buon umore, vitalità e anche bellezza. Gli effetti positivi si notano già dopo poco tempo: la pelle diventa più liscia, gli occhi più brillanti e l’umore migliora. Si dice che una dieta crudista sia utile anche in caso di depressione! Descrivendolo come “superfood” si rende bene l’idea di quanto il cibo crudo sia realmente ricco ed efficace.

Mi auguro che questo libro vi ispiri, invogliandovi a provare qualche ricetta o addirittura a introdurre il crudismo nella vostra vita: un cambiamento importante inizia sempre con un piccolo passo!

Perché crudo?

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La scelta di uno stile di vita vegano-crudista ha cambiato profondamente il mio rapporto con l’alimentazione. Così, ho sperimentato in prima persona la bontà della teoria “mangia per vivere” anziché “vivi per mangiare”. Quando dico questo, penso in primo luogo alla scelta di assumere alimenti vitali e di rinunciare a tutti i prodotti animali, derivati dal latte e dalla carne. Questi ultimi sono difficili da digerire e acidificano l’ambiente intestinale. Inoltre, il loro consumo eccessivo è co-responsabile di alcune delle attuali malattie da civilizzazione, come un perdurante innalzamento del tasso di colesterolo nel sangue e le patologie cardiocircolatorie che ne conseguono.

Il passaggio da un’alimentazione vegetariana a una vegana e poi alla cucina crudista è facile da spiegare: i vegetariani rinunciano ad alimenti che implicano l’uccisione di animali, ma il loro regime alimentare comprende vari prodotti di origine animale, come il latte, il formaggio e il miele. I vegani, invece, si alimentano rinunciando completamente a tutti i prodotti di origine animale, anche a quelli che prevedono l’intervento dell’animale solo in fase di produzione (come il latte, il formaggio e il miele, appunto). Dall’alimentazione vegana a quella crudista il passo è breve.

Il regime alimentare vegano e quello crudista hanno in comune il fatto di essere assolutamente privi di colesterolo, vista l’assenza di prodotti di origine animale. Entrambi utilizzano tutti i possibili tipi di frutta e verdura, molte insalate, erbe aromatiche, semi, germogli, alghe e naturalmente spezie. La cucina vegana prevede anche l’utilizzo di derivati della soia, assenti invece in quella crudista per la necessità di cottura e per la difficoltà di digestione.

INTRODUZIONEVegetariano, vegano o crudista?

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Con il concetto chiave di “riscaldamento” arriviamo al principio fondamentale del crudismo: è importante e determinante che nessun ingrediente – in fase di produzione come in fase di lavorazione – venga riscaldato oltre una temperatura massima. Il motivo è il seguente: i cibi non cotti conservano intatto il contenuto di enzimi, vitamine e sali minerali, che invece si riduce o si perde completamente con la cottura. La soglia limite è attorno ai 40 °C. Dico “attorno” perché in proposito esistono pareri e posizioni diverse: alcuni sostengono che non si dovrebbero superare i 37 °C, altri permettono di riscaldare il cibo anche a 42 o 43 °C. Per le ricette proposte in questo libro resto su una via di mezzo, ossia 40 °C.

Gli enzimi sono fondamentali per una buona e corretta digestione! Una volta ho sentito dire una frase, che ripropongo come riflessione: non siamo quello che mangiamo, ma siamo quello che digeriamo! E io ho fatto in prima persona esperienza di quanto sia importante non soltanto il tipo di alimentazione: una buona digestione è altrettanto essenziale per restare in salute e non contrarre malattie…

La dieta crudista, e in particolare i frullati verdi, è fantastica per stimolare la digestione e per depurare l’organismo. Ma oltre all’evidente effetto depurativo, l’alimentazione crudista comporta anche altri vantaggi: spesso sento dire da persone che si alimentano con cibi “normali” cotti di non essere più in grado di percepire quali alimenti facciano loro bene e quali dovrebbero evitare.

La dieta crudista è ricca di sostanze nutritive ed enzimi

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L’alimentazione crudista risveglia l’attenzione dell’individuo verso la percezione di sé e la rende più chiara. Perché? Rinunciando in generale ad additivi, zucchero o altre sostanze analoghe, ugualmente difficili da elaborare, l’organismo si purifica radicalmente permettendo di sentire e riconoscere senza filtri cosa gli giova o cosa, invece, gli nuoce. Ci viene restituita la sensibilità originaria alla base del nostro appetito: si torna a sentire ciò di cui si ha bisogno. Trovo che sia molto importante, perché ormai l’offerta (eccessiva) di alimenti industriali è diventata così ampia e variegata che è molto difficile avere un quadro corretto e, soprattutto, entrare in contatto con il proprio organismo e con i propri bisogni.

Voglia di vivere con consapevolezza

In generale mi piacciono poco i dogmi e i fanatismi. Vale anche per il campo gastronomico. Con questo libro non mi propongo di trasformare i lettori in rigidi crudisti, mi auguro semplicemente che le ricette proposte risultino convincenti anche senza una base filosofica.

E anche se da due anni seguo uno stile di vita crudista, continuo, per esempio, a tostare i semi di sesamo, perché non potrei mai rinunciare a quel profumo e a quell’aroma che tanto amo.

Quando ricevo un invito riesco facilmente ad aggirare il problema di dover magiare cibi cotti; ma tutto ciò non deve diventare qualcosa di simile a una religione. La prima volta che sono stata invitata a un pranzo per il Giorno del Ringraziamento, mi sono trattenuta dal presentarmi con la mia lunch-box, ma ho portato una deliziosa Key Lime Pie crudista e mi sono goduta un bel piatto di contorni di verdura.

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Il giorno dopo sono tornata ai miei frullati verdi, percependo di nuovo con chiarezza il motivo della mia scelta crudista.

Anche per quanto riguarda i dolci a volte chiudo un occhio: continuo a usare tranquillamente il miele (che per i vegani e i crudisti “duri e puri” è tabù, in quanto prodotto animale), perché per produrlo non viene ucciso alcun animale. Ritengo che, a proposito di dolci, sia molto più importante tenersi alla larga dagli zuccheri industriali, preferendo dolcificanti alternativi: oltre al miele, si possono usare, per esempio, i datteri o lo sciroppo d’acero. Qui in molte ricette indico l’uso dello sciroppo d’agave a beneficio dei vegani, ma secondo recenti studi non sarebbe un’alternativa tanto più sana dello zucchero.

Per me cucinare rinunciando ai prodotti di origine animale non è tanto un imperativo morale, quanto una soluzione per alimentarmi in modo più sano, a beneficio del fisico e dello spirito. Penso che ciascuno di noi debba trovare un proprio “equilibrio alimentare interno”, elaborando propri principi e concedendosi tranquillamente la possibilità di infrangerli, di tanto in tanto. Io almeno faccio così.

Vale la pena di passare dall’alimentazione “cotta” a quella crudista, sia pure saltuariamente. E poi, con le mie ricette sperimenterete come l’alimentazione crudista sia anche un modo per fare nuove e interessanti esperienze gustative.

Visto che nella cucina crudista, invece dello zucchero raffinato e del sale, si utilizzano altri dolcificanti e spezie, da pagina 150 troverete

informazioni relative a tutti gli ingredienti più insoliti.

Consiglio:

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efrullati

Prima colazione

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Iniziare la giornata con energiaLa prima colazione è il pasto più importante, dovrebbe garantirci energie a sufficienza per iniziare bene e in modo sano la giornata. Ma dopo aver consumato una colazione tradizionale, ho sempre sentito il bisogno di coricarmi di nuovo e schiacciare un riposino digestivo. Sì, va bene, esagero un po’… Ad ogni modo, penso che la colazione dovrebbe dare la carica per affrontare la giornata con tanta energia, non sottrarne. E, nella mia esperienza, una colazione a base di uova strapazzate, salumi, pane e marmellata appartiene alla seconda categoria.

Frullati a parte, tutto quello che mi serve per la colazione lo preparo la sera prima, o anche con maggior anticipo. Così al mattino devo solo aprire il frigorifero e prendere quello di cui ho voglia. Per la maggior parte le mie ricette per la prima colazione risultano ancor più gustose se lasciate riposare durante la notte. Provatele!

il cocco è megLio deL Latte vaccinoPrima del mio periodo vegano-crudista ero una grande amante dei prodotti a base di latte vaccino. Lo yogurt probiotico a base di cocco (v. pag. 25) rappresenta un’alternativa fantastica e incomparabilmente più salutare! Fa bene all’intestino perché favorisce lo sviluppo di una flora batterica sana e ha un grandioso effetto collaterale: consumandone un cucchiaio al mattino, uno a mezzogiorno e uno la sera si riesce a frenare considerevolmente la voglia di alimenti dolci. La ricerca di cocchi freschi, ancora giovani e verdi, può rivelarsi un po’ laboriosa, ma ne vale veramente la pena! Personalmente, preferisco gustare questo yogurt al naturale, perché così si assapora meglio il gusto delicato del cocco. Ma chi lo desidera può consumarlo con del muesli e/o della frutta fresca.

La prima colazione

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L’energia dei fruLlatiIn un frullato si può mettere tutto ciò che serve per iniziare in modo allegro e costruttivo la giornata. Un frullato risveglia lo spirito e placa la fame mattutina. Provatelo per un po’ di tempo! È per queste ragioni che nel capitolo riservato alla prima colazione ho dedicato ampio spazio ai frullati. Quelli che preferisco, e di gran lunga, sono i frullati di verdure: sui loro effetti positivi si possono scrivere pagine e pagine, se non interi libri.

Qui riporto solo qualche breve informazione a beneficio di chi si avvicina per la prima volta al crudismo. Frullando insieme frutta e verdura a foglie verdi, cioè insalate, si rifornisce l’organismo di importanti vitamine, enzimi e sali minerali. Inserire dei frullati di verdure nell’alimentazione di tutti i giorni è il modo più semplice per aumentare la “quota verde” della propria dieta. Potete provare tranquillamente a preparare frullati a base di rucola, songino e spinaci baby. Questi ultimi renderanno il frullato più denso, il songino ha un sapore piuttosto neutro ma è più ricco di sostanze nutritive rispetto alla lattuga, mentre la rucola conferisce una nota amarognola e si abbina perfettamente con una delle altre due verdure dal gusto più neutro.

Il fattore clorofillaIl fattore clorofilla è un motivo importantissimo per preferire sempre un frullato di verdure a un frullato di frutta. La clorofilla contenuta nelle verdure verdi è un elemento ricchissimo di potente energia vitale. Sappiamo tutti che è la clorofilla a permettere alle piante di compiere la fotosintesi e, dunque, di crescere e prosperare. Per l’organismo umano, la clorofilla contenuta nei frullati di verdure ha un effetto disintossicante e favorisce la produzione di nuove cellule del sangue.

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Per 2–3 persone • Preparazione: 10–15 minuti + 12 ore di ammollo

coLazione di -grano saraceno

1 Versare il grano saraceno in un recipiente insieme al succo d’arancia e lasciarlo in ammollo

per almeno 8 ore, meglio se per tutta la notte. Prima di utilizzare il grano saraceno, scolare il liquido in eccesso e sciacquarlo rapidamente.

2 Tagliare la mela in quarti e frullarla finemente con un frullatore a immersione insieme al latte

(o alla panna) di mandorle, in modo da ottenere un composto non troppo liquido che andrà versato in un recipiente insieme ai semi di chia e al grano saraceno ammorbidito. Mescolare accuratamente il tutto. Tostare, a piacere, i semi di sesamo (v. pag. 10) in una padella, senza utilizzare grassi.

3 Cospargere il composto con semi di sesamo, cannella in polvere, miele o sciroppo

d’agave e noci.

70 g di grano saraceno

150 ml di succo d’arancia

1 mela

150 ml di latte di mandorle

o panna di mandorle

(v. ricette a pag. 143 e 148)

3 cucchiai di semi di chia

1 cucchiaino di semi

di sesamo chiari

1 punta di coltello di cannella

in polvere

1 cucchiaio di miele (a piacere,

o in alternativa di sciroppo

d’acero)

1 cucchiaio di gherigli di noci

tritati (a piacere)

Questa ricetta è di per sé molto aromatica e saziante, quindi non si sente il bisogno di aggiungere altro. Ma chi ha voglia di frutta può unire anche qualche

mirtillo o della frutta disidratata a piacere. I vegani che non vogliono utilizzare il miele lo possono sostituire con sciroppo d’agave o d’acero.

Consiglio:

Il grano saraceno ammorbidito rappresenta un’ottima base per la prima colazione! Meglio ancora se lo si lascia in ammollo con del succo di frutta, che gli conferisce una gradevole nota dolce. Io preferisco utilizzare del succo d’arancia spremuto al momento, ma anche il succo di prugna è una fantastica alternativa!

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Per 2 fogli da essiccazione • Preparazione: 30 minuti + 7–9 ore di essiccazione

1 Per preparare la marinata: staccare le foglioline di timo dal rametto e tritarle finemente. Emulsionare

accuratamente la salsa tamari, l’olio di sesamo, il timo e il pepe di cayenna in una recipiente largo.

2 Tagliare il pomodoro a fette piuttosto spesse dopo averne eliminato il picciolo.

Sbucciare la melanzana, la patata dolce e la carota. Tagliare la melanzana trasversalmente a fette. Tagliare la patata dolce a metà e successivamente a fette a forma di mezza luna. Tagliare la carota a strisce nel senso della lunghezza. Sbucciare il mango, tagliare la polpa il più vicino possibile al nocciolo e poi a strisce longitudinali. Tagliare la mela a metà, eliminarne il torsolo e affettarla.

3 Trasferire la frutta e le verdure tagliate nel recipiente e mescolarle delicatamente con la

marinata. Disporre i fogli antiaderenti nell’essiccatore, distribuire i pezzi di frutta e verdura sui fogli e lasciare essiccare il tutto per 7-9 ore a 40 °C.

e verdure essiccate

Per la marinata:

2 rametti di timo

3–4 cucchiai di tamari

1 cucchiaino di olio di sesamo

1 punta di coltello di pepe

di cayenna

Per la frutta e la verdura:

1 pomodoro

½ melanzana

½ patata dolce

1 carota

½ mango

1 mela

E in più:

2 fogli antiaderenti

per essiccazione

essiccatore

Frutta e verdura essiccate si conservano perfettamente in barattoli di metallo, ma più passa il tempo più si induriscono. Si consiglia di consumarle

nel giro di una o due settimane.

Consiglio:

Per questa ricetta a volte vario il tempo di essiccazione e questo fa una bella differenza (v. il consiglio). L’importante è che i pezzi di frutta e verdura non diventino troppo secchi, ma abbiamo ancora una consistenza gradevole alla masticazione.

Snack di frutta

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Per 1 barattolo • Preparazione: 20 minuti + almeno 4 ore di ammollo

Questa confettura accompagna bene il gelato e il muesli, ma io la preferisco nel suo utilizzo tradizionale: spalmata su cracker o pane tostato! E preferisco che la consistenza resti abbastanza grossolana.

confettura di

albicocche

1 Lasciare in ammollo le albicocche per almeno 4 ore, preferibilmente dal giorno prima per tutta la notte. Prima di continuare

la preparazione, scolare l’acqua e conservarla.

2 Tagliare grossolanamente i frutti con un coltello grande e schiacciare i pezzi con la forchetta, fino a ottenere la consistenza

desiderata per la confettura.

3 Staccare gli aghi di rosmarino dal rametto e tritarli finemente. Spremere mezzo limone. Mescolare il rosmarino tritato, il succo

di limone e lo sciroppo d’agave con le albicocche schiacciate. Trasferire il composto in un barattolo di vetro con tappo a vite e richiudere bene. La confettura si conserverà in frigorifero per 4-5 giorni, purché si abbia cura di prelevarne le dosi desiderate utilizzando sempre un cucchiaio pulito.

250 g di albicocche secche

1 rametto di rosmarino

½ limone

1–1 ½ cucchiaio di sciroppo

d’agave

al rosmarino

Per far rinvenire le albicocche secche, metterle in una ciotola, ricoprire a filo d’acqua, coprire la ciotola con un piatto e mettere in frigorifero la sera

prima di andare a dormire. L’acqua di ammollo può essere utilizzata per dolcificare succhi di frutta e frullati, quindi si consiglia di non gettarla via quando si scolano le albicocche. Albicocche e limone si abbinano egregiamente con 1 cucchiaio di succo di mandarino spremuto al momento, che conferisce alla confettura una gradevole nota esotica.

Consiglio:

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Per 2 barattoli • Preparazione: 20 minuti

1 Lasciare in ammollo i semi di chia in 120 ml di acqua (o di succo di mela) per 15 minuti.

Nel frattempo, snocciolare le prugne.

2 Frullare lentamente tutti gli ingredienti nel frullatore a velocità minima, in modo che

restino visibili dei pezzi di prugna e il composto non diventi troppo liquido. Unire i semi di chia, divenuti gelatinosi, e frullare il tutto brevemente, sempre al minimo.

3 Trasferire la confettura in barattoli di vetro con tappo a vite, richiudere bene e riporre

in frigorifero per almeno un’ora prima di servire (i semi di chia nel frattempo compatteranno il composto). La confettura si conserverà in frigorifero per 4-5 giorni, purché si abbia cura di prelevarne le dosi desiderate utilizzando sempre un cucchiaio pulito.

Questa confettura di prugne è l’ideale per chi non possiede un essiccatore ma non vuole comunque rinunciare a qualcosa di dolce da spalmare sul pane. È ottima su cracker e pane tostato, con il muesli e per guarnire dolci in generale.

confettura di

prugne

4 cucchiai di semi di chia

120 ml di succo di mela

(a piacere)

500 g di prugne

1 cucchiaino di cannella

in polvere

1 punta di coltello di

cardamomo in polvere

1 punta di coltello di vaniglia

in polvere

1 cucchiaio di succo di limone

3 cucchiai di miele

(o di sciroppo d’agave)

e cardamomo

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Per 10 persone • Preparazione: 15 minuti

Yogurt probiotico a base di cocco

Una delle scoperte più entusiasmanti del crudismo per me è, e resta, lo yogurt vegano-crudista. Un piccolo miracolo alchemico ottenuto con due soli ingredienti: cocco e fermenti per kefir. In realtà, poiché questi ultimi sono batteri probiotici non si tratta di una ricetta vegana in senso stretto.

1 Incidere la sommità della noce di cocco con un coltello

robusto e ritagliarne la calotta superiore. Versare l’acqua del cocco in un bicchiere graduato e conservarne 500 ml. Il resto può essere utilizzato per altre preparazioni.

2 Aiutandosi con un cucchiaio, scavare la polpa del cocco ed

estrarla. Filtrare l’acqua di cocco con un colino a maglie molto strette e farla intiepidire a fuoco lento. Aggiungervi i fermenti e mescolare il tutto accuratamente con una frusta.

2–3 noci di cocco giovani

1 bustina di fermenti per kefir 3 Versare la polpa di cocco e il liquido tiepido nella caraffa

di un frullatore e frullare a velocità massima.

4 Trasferire il composto in barattoli di vetro sterilizzati

in acqua bollente, coprire con un panno e lasciare riposare il tutto per almeno 24 ore al caldo. Aumentando il tempo di fermentazione si otterrà uno yogurt via via più acido e compatto. Mescolare bene e riporre in frigorifero, dove lo yogurt si conserva per una settimana.

Per noci di cocco giovani si intendono i frutti colti quando sono ancora verdi e con il guscio esterno rimosso. Queste noci di cocco bianche (v. foto)

si trovano nei negozi di prodotti orientali o anche online.

Consiglio:

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Per 2–3 persone • Preparazione del formaggio fresco: 15 minuti + 8–12 ore di ammollo + 1 ora in frigorifero • Preparazione dei felafel: 10 minuti + 1 ora in frigorifero

1 Lasciare gli anacardi in ammollo per almeno 8 ore

(meglio se dalla sera prima per tutta la notte) in abbondante acqua fredda.

2 Scolare gli anacardi con un colino e lasciarli

sgocciolare. Sbucciare l’aglio. Staccare le foglioline di origano dal rametto e tritarle.

3 Versare tutti gli ingredienti, tranne i cipollotti e l’origano,

nel frullatore e frullare alla massima velocità in modo da ottenere un composto cremoso. Se l’operazione risulta difficile, aggiungere un po’ d’acqua, ma solo lo stretto indispensabile!

4 Trasferire il composto in un recipiente e incorporarvi

anche i cipollotti tagliati ad anello e l’origano tritato. Ricoprire il recipiente con della pellicola per alimenti e riporre la crema

in frigorifero per almeno 1 ora, in modo che si rassodi.

5 Rimuovere le foglie esterne dei cavolini di Bruxelles e

grattugiare, o tagliuzzare finemente con un coltello (senza utilizzare il tritatutto dei robot da cucina che sminuzza troppo sottilmente), il resto. Mescolare le striscioline di cavolo con il formaggio fresco all’origano e formare delle palline con le mani. Vi consiglio di non aggiungere subito tutto il cavolo, ma di averne un po’ a disposizione per aiutarsi a modellare bene le palline. Tostare, a piacere, i semi di sesamo (v. pag. 10) in una padella, senza utilizzare grassi.

6 Rotolare le palline di felafel nei semi di sesamo, disporle

l’una accanto all’altra su un vassoio piano, ricoprire con la pellicola per alimenti e riporre in frigorifero per un’ora a rassodare.

Per il formaggio fresco:

160 g di anacardi non salati

2 cipollotti freschi

1 spicchio d’aglio (a piacere)

3–4 rametti di origano

4–5 cucchiai di succo di limone

1 cucchiaino di cipolla essiccata

in polvere (v. ricetta a pag. 153)

2 cucchiai di fiocchi d’avena

(lievito alimentare)

1 presa di fior di sale

Per i felafel:

4–5 cavolini di Bruxelles

2 cucchiai di semi di sesamo

Il sapore ricorda davvero quello dei felafel! L’origano può essere tranquillamente sostituito con altre erbe aromatiche, come basilico o maggiorana.

Anche questa ricetta non è vegana al 100%, per via della presenza del lievito alimentare, che però funge da eccellente esaltatore di sapore.

Consiglio:

Mi piace sperimentare ricette con sapori che ricordano quello del formaggio perché, lo ammetto, a volte sento la mancanza dei miei tanto amati derivati del latte. Con questa ricetta ci si avvicina molto al sapore del formaggio fresco, da spalmare al naturale su cracker e pane.

felafelall’origano

Formaggio fresco

e

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