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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO
DELLA PROVINCIA DI LECCO
SINTESI NON TECNICA
VAS PFV – Sintesi non tecnica
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ARTICOLAZIONE DEL PROCESSO DI VAS
La normativa europea, attraverso la Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, stabilisce la necessità di effettuare un processo di Valutazione Ambientale (di seguito VAS) per i piani che possono avere effetti significativi sull’ambiente. La Direttiva ha avuto un primo recepimento con il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 e dalla Regione Lombardia mediante il D.C.R. 13 marzo 2007 n. VIII/351, con gli indirizzi previsti dall’art. 4 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12, per il governo del territorio. Gli obiettivi della normativa europea sono illustrati nell’art. 1 e sono indirizzati a “ … garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile … ” Gli aspetti innovativi della VAS riguardano i seguenti punti:
• è preventiva ai piani e ai programmi; • verifica la coerenza delle loro proposte con gli obiettivi di sostenibilità; • vuole aggregare il consenso, è quindi una procedura tendenzialmente di tipo consultivo.
La conseguenza è il passaggio da un “processo lineare” a un processo partecipato, attraverso la fase di consultazione, che diventa parte integrante del processo di elaborazione del piano.
La VAS va intesa come un processo continuo, che si estende lungo tutto il ciclo vitale del Piano. Il significato chiave della VAS è costituito dalla sua capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione orientandolo verso la sostenibilità, integrando gli aspetti ambientali, sociali ed economici. La provincia di Lecco con la delibera di giunta 277 del 18/10/2007 ha dato inizio al processo di VAS, producendo altresì il documento di scoping che è stato presentato il 4 dicembre 2007 al pubblico.
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STRUTTURA E CONTENUTI DEL PIANO
In questo capitolo vengono descritti brevemente i contenuti del piano faunistico della provincia di Lecco. Cap. 1 – Obiettivi del Piano faunistico-venatorio provinciale È un capitolo introduttivo che inquadra gli aspetti normativi e introduce lo schema logico funzionale in cui è sviluppato l’elaborato di piano. La prima parte riguarda la fase di analisi, (evidenziata nel grafico sotto con cornici blu) è suddivisa nei due aspetti dell’analisi territoriale, con le sue dinamiche (cap. 2) e le sue potenzialità (cap. 3) e dell’analisi specifica dei dati faunistici, in particolare dei dati pregressi (cap. 5, 6, 7) e delle modalità di svolgimento dell’attività venatoria (cap. 8). I principi di gestione faunistica (cap. 4) servono come cardine per affrontare le problematiche emerse dalle analisi territoriali e dalla dinamica di popolazione ed orientare le scelte gestionali. La fase programmatica (evidenziata sotto con cornici verdi), che deriva dalla precedente fase di analisi e dai principi di gestione, è articolata nella programmazione territoriale (cap. 9 ) e nelle indicazioni gestionali (cap. 10, 11, 12), così come nei regolamenti venatori (cap. 13) e nelle indicazioni per i miglioramenti ambientali (cap. 14).
Cap. 2 – Analisi del Territorio Capitolo descrittivo sulle potenzialità e le variazioni ambientali. Le dinamiche territoriali sono state tracciate mediante la fotointerpretazione di dati satellitari (dal programma Landsat) ottenibili dall’Università del Maryland (GLCF – Global Land Cover Facility http://glcf.umiascs/umd.edu). Le scene utilizzate vanno dai rilevamenti del 1972 (Landsat 1 – sensore MSS) al 2001 (Landsat 7 – sensore ETM+). Le scene sono state classificante mediante una supervised classification su punti campioni di training.
PRINCIPI DI GESTIONE FAUNISTICA
Cap 4
ANALISI TERRITORIALE
Cap. 2
VOCAZIONE FAUNISTICA MODELLI IDONEITA’
AMBIENTALE
Cap. 3
PROGRAMMAZIONE
TERRITORIALE
Cap. 9PIANIFICAZIONE
VENATORIACap. 13
ANALISI DATI
FAUNISTICI PREGRESSI
Cap. 5, 6, 7
ANALISI ATTIVITA’
VENATORIACap. 8
INDICAZIONI MIGLIORAMENTI
AMBIENTALI
Cap. 14
INDICAZIONI GESTIONALI
ACTION PLANS
Cap. 10, 11, 12
TERRITORIO DINAMICA
PIANIFICAZIONE
ANALISI
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Nelle seguenti figure sono mostrati i risultati finali della classificazione; in nero è riportato il confine provinciale. Legenda
Anni ‘70
Anni ‘90
Anni 2000
Per analizzare l’andamento delle variazioni areali dei diversi ambienti, viene riportata sotto la suddivisione in comprensori (alpino, prealpino e penisola lariana) e nell’ambito (meratese) della provincia.
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Le analisi hanno evidenziato come, gli ultimi 30 anni, ci sia stato un grande aumento dei boschi e dell’urbanizzato in tutti i settori, mentre sono diminuite le zone aperte agricole e prative. Gli arbusteti mostrano un iniziale aumento, per poi tornare ai valori del 1970: le zone arbustive si sono trasformate in boschi e la chiusura delle radure ha riportato i valori percentuali ai livelli del 1970. Le zone rocciose rimangono più o meno simili o in leggero calo ad eccezione del Meratese, dove le nuove zone sono probabilmente dovute all’apertura di nuove cave o cantieri con terreno nudo esposto, oltre ad una probabile maggior presenza di un errore di classificazione con l’urbanizzato. Cap. 3 – Vocazione del Territorio Vengono elaborazione le potenzialità del territorio, mediante modelli di idoneità ambientale (Habitat Suitability Index), desunti in base a dati bibliografici sulle scelte ambientali delle specie. Questa scelta è stata fatta in base a due considerazioni:
- generale mancanza di dati georeferenziati di presenza / assenza per la maggior parte delle specie; - la mancanza di strati informativi ambientali di dettaglio utili alla determinazione di modelli statistici di potenzialità.
Le variabili geografiche (clima, assolazione, modello digitale del terreno, idrografia, classificazione Landsat dell’uso del suolo, ecc.) sono state integrate per produrre carte di potenzialità del territorio per le diverse specie (11 modelli per gli anfibi, 11 per i rettili, 136 per gli uccelli e 52 per i mammiferi). Per le specie più importanti sono stati descritti alcuni indici di landscape ecology per verificare le variazioni intervenute dagli anni ‘70. Le specie sono state raggruppate in 3 categorie:
- specie di interesse venatorio, che includono le specie cacciabili; - specie di interesse conservazionistico, che includono le specie protette incluse negli elenchi delle direttive europee (Habitat e Uccelli); - specie di interesse gestionale, in cui viene delineata la distribuzione sul territorio delle specie alloctone e di quelle autoctone che interferiscono con le attività umane. Vengono inoltre mappati i danni alle attività economiche segnalati negli ultimi anni e gli interventi di reperibilità effettuati.
È stato infine possibile definire una valutazione qualitativa del territorio lecchese, sia dal punto di vista della vocazionalità per le specie cacciabili che per le specie di importanza conservazionistica, sommando tra loro i modelli.
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Specie di interesse venatorio (Anni 2000)
Specie di interesse conservazionistico (Anni 2000)
Le zone importanti per le specie di interesse venatorio si concentrano nelle fasce naturali nelle vicinanze dei fiumi in pianura mentre, in montagna sono prevalenti le aree ecotonali esposte a sud al limitare del bosco verso le praterie alpine. La figura relativa alle specie di interesse conservazionistico mostra che sia le aree importanti si collocano nelle vicinanze dei fiumi in pianura e in collina, nelle aree collinari xerotermiche, negli ecotoni boschivi e sui versanti ripidi che fronteggiano il lago. Cap. 4 – Principi di gestione faunistica Capitolo teorico, di inquadramento allo sviluppo dei capitoli successivi che analizzano la dinamica di popolazione e propongono modifiche nelle attività gestionali e nella pianificazione territoriale. Cap. 5 – Analisi della dinamica – Specie di interesse venatorio La raccolta dei dati pregressi, presenti nei database provinciali, è la base utilizzata per le analisi statistiche atte a determinare le dinamiche delle diverse specie di interesse venatorio. Vengono riportati i dati di censimento e di abbattimento e delineate le problematiche associate ai dati. Vengono infine elaborate le previsioni sugli andamenti futuri (fino al 2015), mediante metodi statistici; a seconda della specie e della diversa dinamica sono stati utilizzate regressioni lineari, Generalized Linear Models, Generalized Additive Models, regressioni non lineari e modelli ARIMA (time series). Per facilitarne la comprensione i risultati sono riportati in grafici previsionali. Di seguito verranno proposti, a titolo esemplificativo, alcuni dei risultati ottenuti. Come esempio delle analisi di dinamica vengono riportati sotto i dati relativi ai censimenti primaverili sulle arene di una specie di interesse comunitario (il fagiano di monte). Il primo grafico rappresenta la correzione dei dati censuali, visto che non tutti i punti sono censiti, per mancanza di personale. La ricostruzione della dinamica di popolazione è stata effettuata utilizzando una stima derivante da un GLM con distribuzione dell’errore di Poisson e link logaritmico (Log-linear Poisson Regression, Ter Braak et al, 1994). Questa stima ha permesso un confronto omogeneo dei diversi anni, indipendente dalla sforzo di censimento.
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È stato utilizzato il software TRIM (TRend and Indices for Monitoring Data, Pannekoek & van Strien, 2005), con cui i dati sono stati interpolati con 2 modelli principali: Modello Linear Trend Effects for Each Time Point Formula )1( −β+α=µ jLn iij Ln ij i jµ α γ= +
Stima µ µij ij
i ja b b= =−−
( ),
11 µij i ja c=
La variazione è dovuta al sito e alla variazione lineare nel tempo; può essere scomposta in punti di cambiamento della variazione
La variazione è scomposta in effetto del sito e in effetto del tempo
doveα i è l’effetto dovuto al sito i; β è l’incremento lineare dal tempo t al tempo t+1; γ j è l’effetto dovuto al tempo j sui
conteggi. È stata inoltre utilizzato un modello additivo generalizzato (GAM), attraverso il package MGCV (Wood, 2004) del software R, che ha portato a risultati simili. Il grafico sotto rappresenta la situazione per il Comprensorio Alpino “Prealpi Lecchesi”.
30
40
50
60
70
80
90
LINEAR 74 74 81 68 77 65 67 81 78 58 76 70 49
LINEAR (CP) 73 73 80 68 77 64 67 82 80 55 79 70 46
TIME EFCT 71 73 83 67 78 64 67 82 80 55 79 72 45
GAM 71 75 80 70 74 68 62 86 76 58 76 73 45
CENS 45 44 58 63 65 53 57 77 66 41 64 54 36
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Utilizzando questi dati, attraverso opportune impostazione dei modelli di time series - modello ARIMA(3,0,4) sia per le Alpi che per le Prealpi – è possibile estrapolare i dati in modo da ottenere la previsione per i prossimi anni delle dinamiche di popolazione. Questi modelli daranno risultati più precisi con l’aumentare della serie storica disponibile. Nel grafico sotto viene riportata l’estrapolazione per i due comprensori del censimento primaverile (solo maschi) e di quello estivo (numero giovani).
FAGIANO DI MONTE - Censimento primaverile
Anno
N° M
asch
i
1995 2000 2005 2010 2015
020
4060
8010
0
Alpi: cens.fitAlpi: stimaAlpi: +/- errore st.Prealpi: cens.fitPrealpi: stimaPrealpi: +/- errore st.
FAGIANO DI MONTE - Censimento estivo
Anno
N° g
iova
ni
1995 2000 2005 2010 2015
050
100
150
200
Alpi: cens.fitAlpi: stimaAlpi: +/- errore st.Prealpi: cens.fitPrealpi: stimaPrealpi: +/- errore st.
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La stessa metodologia è stata applicata per l’analisi degli abbattimenti; nel grafico sotto viene riportata la dinamica estrapolata, sia con il modello ARIMA (1,0,1) che mediante regressione lineare, degli abbattimenti della starna. In questo caso si vede come le fluttuazioni estreme e non periodiche non abbiano influenza sul modello ARIMA, rendendo le previsioni lineari molto simili. Gli abbattimenti di lepre sono in funzione delle immissioni e della qualità ambientale del territorio provinciale. Gli abbattimenti di starna sono invece principalmente legati ai rilasci effettuati a scopo venatorio e non danno informazioni sulla presenza di questa specie nella nostra provincia.
LEPRE COMUNE
Anno
Abb
attim
enti
1995 2000 2005 2010 2015
020
040
060
080
010
00
STARNA
Anno
Abb
attim
enti
1995 2000 2005 2010 2015
020
040
060
080
0
Infine è stato possibile ottenere dati di dettaglio sulla dinamica di popolazione, rianalizzando i dati di studi passati o entrando nel dettaglio di quelli raccolti finora. Negli esempi sotto viene riportata a sinistra la curva di sopravvivenza, stimata mediante il modello di Kaplan-Meyer, delle lepri radio-collarate e rilasciate nei settori alpini della provincia e a destra il valore di elasticità della struttura di popolazione del capriolo, analizzata dagli abbattimenti mediante la matrice di Leslie
0 100 200 300 400 500
0.0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
Sopravvivenza in giorni
Pro
babi
lità
AlpiPrealpi
0.5 1.5 2.5 3.5 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 11.5
SopravvivenzaFertilità
Elasticità
Età
Val
ore
Stim
a
0.00
0.05
0.10
0.15
0.20
0.25
0.30
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Cap. 6 – Analisi della dinamica – Specie di interesse conservazionistico Per le specie di interesse conservazionistico la mancanza di dati di censimento (e a volte anche di conoscenza) non permette l’applicazione di modelli previsionali. Sono comunque elencati i dati ottenuti mediante il recente monitoraggio dei SIC presenti in provincia, dei censimenti annuali degli uccelli acquatici (IWC: International Waterbird Census), dell’inanellamento scientifico. Per esempio, dati relativi alla presenza di chirotteri nelle zone di importanza comunitaria.
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ron
e
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na
Rinolofo maggiore FC FC FC FC Rinolofo minore FC M Vespertilio di Daubenton A C A FC A A A A A Vespertilio di Capaccini M M Vespertilio smarginato M B FC Vespertilio mustacchino M M B B M Vespertilio di Natterer M B M FC M M M M Vespertilio maggiore B B Pipistrello nano A A A A FC A A A A Pipistrello albolimbato A C FC FC FC A A A A Pipistrello di Nathusius FC Pipistrello di Savi M A FC Nottola di Leisler B B Serotino comune B C M M B B B B Orecchione bruno M B A FC A C Orecchione meridionale C F = da fonte bibliografica; C = cattura diretta; A = alta potenzialità di presenza; M = media potenzialità di presenza; B = bassa potenzialità di presenza; Nel grafico sotto vengono invece riportati i dati relativi ai censimenti degli uccelli acquatici (I.W.C.) in provincia di Lecco:
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
1800
2000
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
Svasso maggiore Cormorano Airone cenerino
Cigno reale Germano reale + germanate Moriglione
Moretta Gabbiano comune Folaga
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Infine, sempre a titolo esemplicativo, vengono mostrate le analisi dei dati di inanellamento della stazione del Toffo, relativi alla sopravvivenza degli adulti della Cannaiola. Le stime di sopravvivenza derivano dall’applicazione dei modelli di cattura-ricattura (software Mark e U-Care).
Modello Phi(G) p(G)
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
Maschi Femmine
Modello Phi(t) p(G)
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
2003-04 2004-05 2005-06 2006-07
Cap. 7 – Analisi della dinamica – Specie di interesse gestionale Come per le specie di interesse venatorio, per questa categoria esistono dati per prevedere delle dinamiche future, ottenute tramite modelli statistici. Di seguito vengono riportati i dati relativi ai censimenti dei dormitori di cormorano (a sinistra) e delle coppie nidificanti di airone cenerino.
0 5 10 15
050
010
0015
00
Anno
n° in
divi
dui
CensimentiRegr. LineareRegr. Non LineareARIMA(2,0,4)
0 5 10 15 20
050
100
150
200
250
300
Anno
n° c
oppi
e
CensimentiRegr. LineareRegr. Non LineareARIMA(4,0,4)
Viene invece evidenziata la mancanza di dati di dinamica delle specie alloctone, come lo scoiattolo grigio e la nutria. In questo capitolo vengono infine riportati i dati degli andamenti temporali degli interventi di reperibilità e del recupero degli animali ricoverati nei centri abilitati. Cap. 8 – Analisi dell’attività venatoria Capitolo che analizza l’attività venatoria: iscrizioni, specializzazioni, ecc..
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Cap. 9 – Pianificazione territoriale In questo capitolo viene delineata la nuova pianificazione territoriale della provincia di Lecco. Si articola nella delimitazione dei comprensori, calcolo del territorio agro-silvo-pastorale (TASP), identificazione e descrizione delle oasi di protezione, della zona di maggior tutela, dei valichi alpini, delle zone speciali, delle zone di collocamento degli appostamenti fissi e delle zone addestramento cani.
Comprensori e Ambiti Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Abolizione del Comprensorio “Penisola Lariana” per la lecchese e inclusione del territorio nel Comprensorio “Prealpi Lecchesi”
Verificare la posizioni dei due comprensori e l’integrazione dei cacciatori lecchesi della Penisola nel Comitato delle Prealpi
Abolizione della “gestione provinciale mista”, con disguidi e disuniformità nella gestione (es: gestione del cinghiale).
Oasi di protezione La delimitazione delle oasi terrà conto delle proposte di modifica pervenute (circa 50), se integrabili nella strategia di conservazione complessiva della provincia; non potrà comunque essere ridotta la percentuale di territorio protetto. Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza
Zona Alpi Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Allargamento confine zona maggior tutela: ai piani d’Erna, a nord della costa di Ferrera, al pian Fontana, sulla costa Lierna-Sileggio-Tagliata, sui Pizzi di Parlasco, sotto S. Calimero, al pian delle Betulle, nella zona Premaniga-Solino, sui piani di Camaggiore.
Possibilità di abbattimenti errati o di disturbo della fauna tipica alpina
Maggior protezione della fauna tipica alpina
Riduzione confine zona maggior tutela: nella Valle della Remola, a nord del Monte Due Mani, sotto Maesimo, sotto l’Orscellera, sotto Pescee-Pertusio, nella Valle dei Mulini/Palone, sopra Primaluna, all’imbocco della Val Marcia, all’imbocco della Val Varrone e Fraina, nella Valle del Varroncello.
Protezione di zone non altamente idonee alla presenza di fauna tipica alpina.
Inutile compressione della densità venatoria nelle zona di minor tutela
Zone speciali Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza
Valichi alpini / Appostamenti fissi Regolamentazione nell’autorizzazione di nuovi capanni nelle aree ad alta densità di appostamenti fissi, nelle ZPS e in prossimità dei valichi alpini; Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Introduzione del Passo del Gandazzo – Passo del Cedrino
Chiusura di una zona di caccia della tipica alpina (Motta – Gandazzo) / Creazione di zona speciale per fauna tipica alpina (esclusa beccaccia)
Protezione di una zona di passaggio notevole di avifauna migratoria, già prevista dal Piano Faunistico Regionale (P.so del Cedrino)
Ridelimitazione del Valico del Pertus Verifica degli appostamenti fissi (10 appostamenti fissi, di recente istituzione)
Protezione di una zona di passaggio notevole di avifauna migratoria, già prevista dal Piano Faunistico Regionale (P.so del Pertus)
Introduzione della Forcella di Artavaggio Chiusura di una zona di caccia della tipica alpina (Motta – Gandazzo) / Creazione di zona speciale per fauna tipica alpina (esclusa beccaccia)
Protezione di una zona di passaggio notevole di avifauna migratoria, già prevista dal Piano Faunistico Regionale.
Introduzione della Bocchetta di Prada Chiusura di una zona di caccia della tipica alpina (Motta – Gandazzo) / Creazione di zona speciale per fauna tipica alpina (esclusa beccaccia)
Protezione di una zona di passaggio notevole di avifauna migratoria, già prevista dal Piano Faunistico Regionale.
Introduzione dei Roccoli Lorla Verifica degli appostamenti fissi (2 appostamenti fissi)
Protezione di una zona di passaggio notevole di avifauna migratoria, già prevista dal Piano Faunistico Regionale.
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Zone di collocamento degli appostamenti fissi Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Riduzione densità Zona Pertus / Passata (densità > 5 app/kmq): da 60 appostamenti a 30 appostamenti, mediante non attivazione di nuovi appostamenti e mantenimento dell’autorizzazione solo al titolare
Dislocazione dello sforzo di caccia da appostamento in zone meno interessanti dal punto di vista venatorio
Protezione delle zone di migrazione dell’avifauna; Riduzione dello sforzo di caccia nelle zone maggiormente interessate da migrazione
Riduzione densità Zona colli briantei (densità > 5 app/kmq): da 62 appostamenti a 31 appostamenti, mediante non attivazione di nuovi appostamenti e mantenimento dell’autorizzazione solo al titolare
Dislocazione dello sforzo di caccia da appostamento in zone meno interessanti dal punto di vista venatorio
Protezione delle zone di migrazione dell’avifauna; Riduzione dello sforzo di caccia nelle zone maggiormente interessate da migrazione
Divieto di nuovi appostamenti fissi in zona di maggior tutela
Riduzione dello sforzo di caccia in zona di pregio faunistico
Calcolo del numero di appostamenti autorizzabili in base alla densità limite di 2.5 app. / kmq di superf. cacciabile per comune, mantenendo il numero attuale + 2 in caso di superamento
Dislocazione dello sforzo di caccia da appostamento in zone meno interessanti dal punto di vista venatorio
Riduzione dello sforzo di caccia nelle zone maggiormente interessate da migrazione
Cap. 10 – Programmazione per le specie di interesse venatorio Vengono elencati gli obiettivi gestionali per le specie di interesse venatorio. Di seguito i principali punti di discussione:
Ungulati - miglioramento delle strategie di censimento, in particolare dei cervidi, e della loro verifica e ripetibilità; - miglioramento della percentuale di realizzazione del piano e della verifica degli animali abbattuti, conferiti ai centri di controllo, con standardizzazione dei rilevamenti biometrici e pianificazione di quelli sanitari; - miglioramento della struttura spaziale del prelievo, da distribuire in maniera omogenea sul territorio; - introduzione graduale della limitazione del piombo per l’abbattimento degli ungulati, in funzione della futura presenza del Gipeto.
Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Riduzione/Divieto dell’uso delle cartucce con piombo anche per la caccia agli ungulati
Aumento costi per i cacciatori / in attivata all’estero (es: California) e in sperimentazione in alcune province
Riduzione mortalità per avvelenamento e saturnismo (Gipeto / Aquila reale)
Lagomorfi - riduzione progressiva delle immissioni o cambiamento di strategia di immissione, con monitoraggio della sopravvivenza nei diversi nuclei; - miglioramento delle strategie di censimento, dove possibile; - verifica degli animali abbattuti, con miglioramento delle metodologie di raccolta dei dati biometrici, in particolare cristallino e utero; - attuazione mirata di interventi di miglioramento ambientale, in particolare nel Meratese, al fine di favorire la connettività tra aree e la presenza di siti di rifugio.
Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Riduzione graduale delle immissioni con individui provenienti dall’estero, appartenenti a sottospecie non autoctone
Difficoltà nel recuperare individui di lepre adatti
Ricostituzione di un ecotipo locale della lepre
Revisione dei punti di rilascio, favorendo i siti con maggior percentuale di sopravvivenza (in base a ricattura durante il periodo venatorio)
Riorganizzazione dei punti di rilascio, distribuiti in maniera meno capillare sul territorio
Aumento della percentuale di sopravvivenza delle lepri, rilasciate in luoghi più adatti. Aumento della densità sul territorio
Galliformi alpini e Beccaccia
- verifica delle modalità e della pianificazione dei censimenti, in particolare per quanto riguarda il censimento primaverile della Coturnice; - introduzione della cartolina di abbattimento per la Beccaccia, analoga a quella prevista per i galliformi; - individuazione della zonizzazione idonea per l’omogenizzazione della distribuzione degli abbattimenti; - attuazione mirata degli interventi di miglioramento ambientale.
Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Introduzione della cartolina di abbattimento per la beccaccia
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”
Identificazione delle zone di importanza per la beccaccia; monitoraggio degli andamenti annuali e verifica dello sforzo di caccia
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Avifauna ripopolabile (fagiano e starna)
- identificazione e revisione dei punti di rilascio, in particolare in rispetto delle aree di interesse comunitario (SIC e ZPS); - individuazione di aree idonee, nella zona a maggior vocazionalità, dove incominciare la costituzione di nuclei autosufficienti di Starna, il più possibile simili alla sottospecie autoctona; - graduale riduzione delle immissioni di Starna;
Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Revisione dei punti di immissione, in particolare per la starna, favorendo i siti con maggior percentuale di sopravvivenza (in base a ricattura durante il periodo venatorio)
Riorganizzazione dei punti di rilascio, distribuiti in maniera meno capillare sul territorio; Difficoltà di accettazione di regole su una specie oggetto di “caccia consumistica”
Aumento della percentuale di sopravvivenza della starna, rilasciata in luoghi più adatti.
Introduzione del censimento primaverile in zone campione (in particolare nel Meratese) della starna (e del fagiano)
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”; difficoltà di accettazione di regole su una specie oggetto di “caccia consumistica”
Miglior gestione venatoria della starna (e del fagiano)
Introduzione del piano di abbattimento per la starna, limitatamente alle zone più importanti per la specie, anche con posticipo dell’apertura della caccia ai primi di ottobre
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”; Difficoltà di accettazione di regole su una specie oggetto di “caccia consumistica”
Miglior gestione venatoria della starna
Avifauna migratoria
- limitazione dell’immissione della Quaglia giapponese, per evitare l’introgressione genetica nelle popolazioni di Quaglia autoctona; limitazione dell’abbattimento giornaliero di Allodola e Quaglia; - regolamentazione dell’attività di cattura e distribuzione dei presicci. - divieto dell’uso di pallini di piombo per la caccia agli acquatici in accordo alla convenzione AEWA (African-European Migratory Waterbird Agreement) ratificata dall’Italia con L. 66/2006.
Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Limitazione dell’abbattimento giornaliero di Allodola, Quaglia e Tortora
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”
Riduzione dell’impatto venatorio su specie in crisi
Divieto di immissione della quaglia giapponese nelle zone di caccia, ad eccezione delle zone addestramento cani di tipo C
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”
Riduzione dell’introgressione genetica nella quaglia comune
Eliminazione dell’uso dei pallini di piombo per i migratori acquatici, non solo nelle ZPS, ma in tutte le zone umide e in una fascia di 150 m di intorno.
Aumento costi per i cacciatori Riduzione delle problematiche di saturnismo e di accumulo nella catena alimentare
Cap. 11 – Programmazione per le specie di interesse conservazionistico Vengono elencati gli obiettivi gestionali per le specie di interesse conservazionistico. L’aspetto fondamentale per queste specie è l’aumento della conoscenza, in particolare per le specie di interesse comunitario e per quelle inserite nel Red Data Book nazionale. Il monitoraggio dovrà prevedere un dettaglio sempre maggiore, da acquisire nel tempo, indirizzato a: - conoscenza della distribuzione spaziale delle diverse specie; - conoscenza delle variazioni temporali. Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Preparazione di un atlante della biodiversità, su base chilometrica
Miglioramento della conoscenza della fauna della provincia.
Creazione di un WebGIS dove far affluire tutte le segnalazioni faunistiche e da utilizzare per la consultazione dei risultati
Miglioramento della conoscenza della fauna della provincia.
Monitoraggio standardizzato annuale per specie di particolare importanza (per esempio chirotteri, passeriformi)
Miglioramento della conoscenza della fauna della provincia.
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Cap. 12 – Programmazione per le specie di interesse gestionale Verrà previsto un miglioramento delle strategie di monitoraggio per queste specie, anche attraverso la strutturazione di opportuni protocolli di rilevamento e segnalazione. Sarà data priorità alle problematiche derivanti dalle specie alloctone (Scoiattolo grigio, Nutria), come previsto dai piani d’azione elaborati dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Controllo delle immissioni abusive di cinghiale o altri ungulati non autoctoni (Daino)
Mancanza di personale provinciale per effettuare gli abbattimenti; gestione selecontrollori spesso difficile
Disincentivazione delle immissioni abusive
Regole sul controllo delle popolazioni autoctone dei predatori (volpe, corvidi)
Introduzione di squilibri ecosistemici, spesso indiretti e di difficile monitoraggio (esempio: aumento delle popolazioni di roditori); gestione selecontrollori spesso difficile
Possibile limitazione del bracconaggio mediante lacci
Controllo del piccione domestico Difficoltà di individuazione metodi efficaci; difficoltà di intervento per carenza di personale provinciale; gestione selecontrollori spesso difficile
Limitazione dell’impatto sulle attività umane
Dissuasione / Controllo degli uccelli ittiofagi Gestione selecontrollori / dissuasori spesso difficile; carenza di risultati dimostrabili
Per la dissuasione, introduzione e verifica di metodi ecologici di intervento Per il controllo, “pace sociale”?
Eradicazione (Sterilizzazione?) dello scoiattolo grigio
Difficoltà di intervento (spesso all’interno di giardini privati); Perdita di efficacia dell’intervento in quanto non è vietata la vendita al pubblico di questa specie
Limitazione dell’impatto sullo Scoiattolo rosso autoctono
Controllo della nutria Difficoltà di individuazione metodi efficaci; difficoltà di intervento per carenza di personale provinciale; gestione selecontrollori spesso difficile
Limitazione dell’impatto sull’ecosistema e sulle attività umane
Cap. 13 – Regolamenti dell’attività venatoria Vengono ripresi i regolamenti per lo svolgimento dell’attività venatoria Cap. 14 – Piano dei miglioramenti ambientali Sono illustrati gli indirizzi per gli interventi di miglioramento ambientale. Per i dettagli degli interventi, si rimanda al piano faunistico vigente e alle pubblicazioni dell’ISPRA (ex INFS).
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STUDIO DI INCIDENZA
Ulteriori prescrizioni individuate nello studio di incidenza, oltre a quanto già riportato sull’uso delle munizioni contenenti piombo. Previsione Punti di discussione / debolezza Punti di forza Divieto di abbattimento della moretta nelle aree di presenza della moretta tabaccata
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”
Limitazione ridotta a poche aree umide
Divieto di immissione di fauna, ad esclusione di programmi sperimentali, nei SIC e nelle ZPS
Difficoltà di accettazione di regole su specie oggetto di “caccia consumistica”;
Introduzione di nuove modalità di gestione, più in linea con le finalità istitutive di SIC e ZPS
Costituzione di nuclei di ecotipi locali della starna Difficoltà di accettazione di regole su una specie oggetto di “caccia consumistica”; difficoltà di reperimento di individui adattati
Ricostituzione di un elemento importante della biodiversità italiana, riconosciuto a livello europeo
Divieto di istituzione da aprile a settembre di zone addestramento cani nelle aree di presenza dei galliformi e del re di quaglie
Nuova regola, che deve essere “metabolizzata”
Limitazione ridotta a poche aree in provincia
Riduzione dei casi di elettrocuzione, mediante riprogettazione della parte terminale dei sostegni delle linee di media e bassa tensione
Intervento molto costoso, da programmare sul lungo termine, anche mediante incentivi o cofinanziamenti
Limitazione di una delle più importanti cause di mortalità tra i rapaci diurni e notturni
Divieto di arrampicata in zone occupate da nidi di rapaci, nel periodo gennaio-agosto
Resistenze da parte degli arrampicatori
Limitazione ridotta a poche aree in provincia
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SCENARI E ALTERNATIVE DI SCELTA
Per quanto riguarda la gestione della fauna selvatica, i possibili scenari possono essere 3: Ipotesi 0: “mantenimento del PFV esistente”; Ipotesi 1: “aggiornamento del PFV esistente”; Ipotesi 2: “elaborazione di un nuovo PFV”. Ipotesi 0: Mantenimento del PFV esistente Il Piano Faunistico vigente per la provincia di Lecco risale, nella prima impostazione, al piano elaborato nel 1994 per la allora provincia di Como. Con la attivazione amministrativa della provincia di Lecco nel 1995 il piano è stato rivisto, semplicemente estrapolando le previsioni per quanto riguarda la nuova delimitazione territoriale. In seguito, sono state introdotte modifiche nella zonizzazione e, in particolare nel 2003, è stato rivisto l’impianto degli istituti di protezione, con una riduzione della superficie protetta. Nel contempo sono state aggiornati anche alcuni regolamenti (censimenti, caccia in selezione, cane da traccia, appostamenti fissi) per lo svolgimento dell’attività venatoria. L’impianto vigente del PFV si trova quindi ad essere frazionato in vari documenti, senza una “visione d’insieme”. Nel frattempo, sono state recepite concretamente le normative comunitarie (79/409/CEE e 92/43/CEE) che hanno portato all’identificazione di una zonizzazione sul territorio che influenza positivamente la conservazione della natura ma può avere anche conseguenze sulle attività gestionali che vanno tenute in considerazione. Per quanto evidenziato sopra l’ipotesi 0 non è percorribile e viene quindi scartata. Ipotesi 1: Aggiornamento del PFV esistente Come già ricordato nel paragrafo precedente, il PFV è stato aggiornato frequentemente dal 1994. Tuttavia, l’impianto di base rimane quello del 1994 che, in particolare, non tiene in considerazione le previsioni e i regolamenti delle direttive comunitarie. Inoltre, le tecniche di analisi, con lo sviluppo di computer e software sempre più potenti, permettono di proporre nuovi modelli gestionali, per meglio gestire le popolazioni presenti e affrontare in maniera idonea i cambiamenti territoriali e ambientali. Le potenzialità faunistiche, individuate con il PFV del 1994, possono essere sostituite con modelli analitici o statistici che permettono una migliore definizione degli areali delle specie. Come viene evidenziato nei capitoli di analisi, la stessa situazione ambientale, sulla base di cui sono state calcolate le vocazioni faunistiche nel 1994, è cambiata, rendendo queste previsioni obsolete. Queste considerazioni rendono anche questa ipotesi poco percorribile, senza arrivare a situazioni abbastanza incongruenti rispetto alla realtà attuale del territorio. Ipotesi 2: Elaborazione di un nuovo PFV L’elaborazione di un nuovo PFV supera le criticità evidenziate nei due paragrafi precedenti. In questo modo è possibile impostare una nuova strategia gestionale, che tenga conto delle normative comunitarie e riaggiornare la pianificazione territoriale tenendo conto delle modifiche ambientali intervenute dal 1994. In particolare, il nuovo piano faunistico può affrontare in maniera ottimale i seguenti aspetti:
- definire nuove linee programmatiche nella gestione venatoria; - analizzare i dati pregressi con una maggior consistenza statistica; - calcolare i modelli di idoneità ambientali con dati territoriali aggiornati; - sintonizzare le strategie di gestione sulle normative comunitarie; - aggiornare la pianificazione territoriale, verificandone la congruenza rispetto alle modificate situazioni ambientali.
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INDICATORI E MONITORAGGIO
Gli indicatori ambientali sono strumenti di sintesi dei parametri caratteristici dell’ambito preso in esame; hanno l’obiettivo di dare un peso quantitativo che permetta di relazionare in modo sintetico delle informazioni, in particolare consentono di:
- descrivere i caratteri quantitativi e qualitativi e le modalità d’uso delle risorse ambientali disponibili nell’area interessata dagli effetti del piano;
- individuare il livello del conseguimento degli obiettivi ambientali generali e specifici del piano; - prevedere e valutare gli effetti ambientali significativi, generati dalle azioni previste nel piano; - monitorare gli effetti legati all’attuazione delle azioni del piano.
Gli indicatori sono indispensabili ed aggiornabili in ogni fase di elaborazione ed applicazione del piano: il procedere dell’elaborazione del piano può rendere necessaria l’aggiunta di nuovi indicatori in itinere, anche se quelli proposti di seguito corrispondono alle necessarie caratteristiche di completezza e sinteticità. Gli indicatori sono stati selezionati in base alle caratteristiche di efficacia dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico:
- Pertinenza: devono essere attinenti alle tematiche proposte negli obiettivi; - Rilevanza: devono permettere la misurazione del trend in atto e la valutazione dell’evoluzione ambientale,
analizzata rispetto agli obiettivi individuati; - Solidità scientifica: devono basarsi su standard riconosciuti dalla comunità scientifica e devono potersi relazionare
con banche dati ed altre informazioni esistenti; - Misurabilità: per calcolarli devono essere utilizzati dati facilmente ottenibili, di qualità, documentabili e aggiornabili
con regolarità; - Comunicabilità: devono essere facilmente comprensibili da una vasta gamma di interlocutori, dai tecnici ai politici al
pubblico. Specie di interesse venatorio Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipologia Frequenza di
monitoraggio UNGULATI CACCIABILI
Densità delle popolazioni (per superf. Censita)
N° / 100 ha Risultato Annuale
Andamento delle popolazioni censite N° / (N° nel 1995)
Risultato Annuale
Sex ratio nei censimenti N° FF / N° MM Risultato Annuale
Raggiungimento densità ottimale
Struttura in classi nei censimenti N° yearl. / N° totale
Risultato Annuale
Sperimentazioni nuove tipologie censimento (cervidi)
N realizzazione Biennale
Superficie di censimento ha Risultato Annuale
Miglioramento strategie di censimento
Punti rilevati con GPS N Realizzazione Annuale N° capi abbattuti N Risultato Annuale % di completamento dei piani di prelievo
% Risultato Annuale Miglioramento Piani di abbattimento
Superficie a caccia speciale ha Realizzazione Verifiche quinquennali
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Specie di interesse venatorio (segue)
Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipologia Frequenza di monitoraggio
UNGULATI CACCIABILI N° campioni consegnati per analisi sanitarie
N Risultato Annuale Miglioramento della verifica dei prelievi N° e percentuale punti di
abbattimento georeferenziati N, % Risultato Annuale
Zonizzazione in parcelle di caccia N realizzazione Annuale Miglioramento della struttura spaziale del prelievo
Distribuzione prelievi nelle parcelle Test Uniformità Risultato Annuale
Realizzazione interventi dissuasivi stradali
Km Risultato Annuale
N° incidenti stradali N° segnalazioni
Risultato Annuale
Verifica danni a colture agricole e forestali
N° interventi Risultato Annuale
Verifica riduzione impatti con attività umane
Verifica danni a colture agricole e forestali
Euro Risultato Annuale
Riduzione piombo
Interviste guardia venatoria % cacciatori senza muniz. piombo
Risultato Annuale
LAGOMORFI N° animali immessi N° Risultato Annuale Riduzione immissioni Percentuale ricattura % Risultato Annuale Sperimentazioni nuove tipologie censimento
N Realizzazione Biennale
Numero aree campione e superficie di censimento
N, ha Risultato Annuale
Consistenza delle popolazioni N / 100 ha Risultato Annuale
Miglioramento strategie di censimento
Successo riproduttivo Variazioni indici
Risultato Annuale
N° capi abbattuti N Risultato Annuale % di completamento dei piani di prelievo
% Risultato Annuale Miglioramento Piani di abbattimento
Superficie divieto segugi ha Realizzazione Verifica quinquennale
% cristallini consegnati % Risultato Annuale Sex ratio negli abbattimenti N° FF / N° MM Risultato Annuale Struttura in classi negli abbattimenti N° yearl. / N°
totale Risultato Annuale
N° e percentuale su totale punti di abbattimento georeferenziati
N, % Risultato Annuale
Miglioramento della verifica dei prelievi
Distribuzione prelievi nelle parcelle / comuni
Test Uniformità Risultato Annuale
Verifica danni a colture agricole N° interventi Risultato Annuale Verifica interazioni con attività umane
Verifica danni a colture agricole Euro Risultato Annuale
Miglioramenti ambientali Numero aree e superficie di intervento
N, ha Risultato Annuale
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Specie di interesse venatorio (segue)
Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipologia Frequenza di monitoraggio
GALLIFORMI E BECCACCIA Sperimentazioni nuove tipologie censimento Coturnice in primavera
N Realizzazione Biennale
Consistenza delle popolazioni N / 100 ha Risultato Annuale Miglioramento strategie di censimento
Successo riproduttivo Variazioni indici
Risultato Annuale
Cartolina di abbattimento per Beccaccia
N, % su totale abbat.
Risultato Annuale Miglioramento della verifica dei prelievi
N° prelievi ai centri di controllo N, % Risultato Annuale Miglioramenti ambientali Numero aree e superficie di
intervento N, ha Risultato Annuale
AVIFAUNA RIPOPOLABILE Programmazione dei punti di rilascio
Indentificazione con GPS N Risultato Annuale
Miglioramento gestione della Starna
Indentificazione aree per creazione nuclei autosufficienti
N Realizzazione Biennale
Riduzione immissioni Starna
N° animali immessi N° Risultato Annuale
Numero aree campione starna e superficie di censimento
N, ha Risultato Annuale Miglioramento strategie censimento Numero aree campione fagiano e
superficie di censimento N, ha Risultato Annuale
Introduzione piano di abbattimento
Introduzione piano di abbattimento starna
Sì / No Realizzazione Biennale
AVIFAUNA MIGRATRICE Riduzione immissioni Quaglia giapponese
N° animali immessi N° Risultato Annuale
Miglioramento strategie di conservazione
Limitazione abbattimento giornaliero quaglia / allodola
Sì / No Realizzazione Biennale
Riduzione densità in ZPS e vicinanza valichi alpini
Variazione indice
Realizzazione Biennale Miglioramento distribuzione appostamenti fissi Numero appostamenti fissi N° Risultato Annuale AVIFAUNA MIGRATRICE ACQUATICA Divieto uso pallidi di piombo
Interviste guardia venatoria % cacciatori senza muniz. piombo
Risultato Annuale
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE Gestione differenziata N° e estensione zone speciali N, ha Risultato Quinquennale GESTIONE VENATORIA Specializzazione venatoria
N° titolari licenza venatoria / specializzazione
N, % Risultato Annuale
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Specie di interesse conservazionistico Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipologia Frequenza di
monitoraggio DISTRIBUZIONE SPAZIALE
Realizzazione Atlante mammiferi Sì / No Realizzazione Quinquennale N° dati / specie inseriti in Atlante N Risultato Annuale N° dati inseriti in Atlante N Risultato Annuale Realizzazione Atlante uccelli nidificanti / svernanti
Sì / No Realizzazione Quinquennale
N° dati / specie inseriti in Atlante N Risultato Annuale N° dati inseriti in Atlante N Risultato Annuale Realizzazione Atlante erpetologico Sì / No Realizzazione Quinquennale N° dati / specie inseriti in Atlante N Risultato Annuale Creazione di Database delle segnalazioni
Sì / No Realizzazione Biennale
N° dati inseriti in Database N Risultato Annuale
Atlante della biodiversità
Creazione di WebGIS Sì / No Realizzazione Biennale VARIAZIONI TEMPORALI
Progetti di monitoraggio N Realizzazione Biennale Selezione specie guida N Realizzazione Biennale
Conoscenza variazioni temporali Andamento specie guida Variazione
indici Risultato Annuale
Specie di interesse gestionale Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipologia Frequenza di
monitoraggio DISTRIBUZIONE SPAZIALE
Progetti di monitoraggio N Realizzazione Biennale Distribuzione spaziale specie monitorate
Carta distribuzione
Risultato Biennale Monitoraggio
Andamento temporale specie monitorate
Variazione indici
Risultato Biennale
INTERVENTI GESTIONALI Interventi N interventi per gestione specie N Realizzazione Biennale INTERVENTI DI REPERIBILITA’
Distribuzione spaziale Carta distribuzione
Risultato Annuale Interventi
Andamento temporale Variazione indici
Risultato Annuale
ALLEVAMENTI FAUNA SELVATICA N autorizzazioni richieste N Risultato Annuale Gestione allevamenti N specie allevate N Risultato Annuale
RECUPERO ANIMALI N animali inviati al CRAS N Risultato Annuale
Gestione CRAS N animali recuperati dal CRAS N Risultato Annuale