«Siamo tutti lupi solitali che si perdono nei loro fallimenti»...«un lupo solitario» che...

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  • ALBUM Mercoledì 30 gennaio 2019 il Giornale

    l'Intervista Roland SchimmelpfennigDavide Brullo

    imprevisto ha il vi-so inevitabile di«un lupo solitario»che «veniva da

    est» e In un chiaro, gelido matti-no di gennaio all'inizio del ven-tunesimo secolo - questo il titolodel romanzo edito da Fazi,pagg. 230, euro 18 - attraversa ilconfine polacco e punta versoBerlino. L'apparizione è media-nica, mediatica, ha la valuta diuna apocalisse - l'ultimo lupos'era visto oltre un secolo emezzo prima - e porta ilcaos, ineccepibile come 0tormento, selvaggio comeuna grazia, nell'esistenzafittizia di diverse perso-ne.

    Il primo romanzo diRoland Schimmelp-fennig, tra i grandidrammaturghi tede-schi contemporanei, è levi-gato e potente: il lupo, che tuttiintuiscono ma che nessuno af-ferra, s'inoltra come un morsonella vita di Tomasz, che lo scor-ge in autostrada, e che poco do-po scoprirà il tradimento dellasua donna; poi ci sono due ra-gazzi che scappano da casa, unpadre artista nel vortice del be-re che «cercava di disegnare ilviso di sua figlia, ma non ci riu-sciva», una madre depressa etutto un libro d'ore di perduti inqualche modo redenti dallacomparsa angelica della bestia.Verrebbe da sigillare il roman-zo - costruito per sketch cristalli-ni, già pronto per un film - con 'un distico di Giorgio Caproni,che all'improvvisa apparizionedi «una feroce Bestia» in un cal-lido villaggio ha dedicato l'ope-ra poetica più bella, // Conte diKevenhuller. «La Bestia che cer-cate voi,/ voi ci siete dentro», èl'illumuiazione di Caproni.Schimmelpfennig, che in Win-tersonnenwende, andato in sce-na con successo in mezza Euro-pa, ha esumato, nel mondo dioggi, un nazista spettrale, giurache nel suo libro non c'è metafi-sica. Eppure, quel lupo che siaggira in una Berlino livida dilivore e di caduta, ha la tensio-ne dell'agnello sacrificale.

    Ho letto una intervista cheha rilasciate al Guardian incui diceva, riferendosi allasua attività drammaturgica,che «il tempo è il nostro mae-stro». I tempi teatrali sonodiversi dai tempi narrativi:

    INSIDIAUn lupo solitario

    che si dirigeverso Berlino

    è la figurache domina

    di RclandSchimmelpfennig

    «Siamo tutti lupi solitaliche si perdononei loro fallimenti»// drammaturgo tedesco parla del suo primoromanzo. Che sembra scritto per il cinema

    come è nata l'idea del suo ro-manzo, attraverso quali stra-tegie l'ha condotta?«Questo è il mio primo ro-

    manzo, nel frattempo ne è natoun secondo, piuttosto diversodal primo. Non penso ci sia una"strategia", ma solo la necessitàe il desiderio profondo di lascia-re spazio al lettore: apro unoschermo vuoto che il lettorepuò riempire con la propria im-maginazione. Non mi piace da-re troppe informazioni. Non mipiace riempire uno spazio bian-co. In un certo modo, cerco undialogo tra il lettore e il testo. Iltempo è una questione compli-cata: ma quando leggiamo - osiamo a teatro - il tempo puòtrasformarsi in qualcosa di ma-gico».

    Cosa legge? Le interessa laletteratura contemporanea?

    Il teatro ha influenzato lascrittura del romanzo?«Leggo tutto ciò che riesco.

    Ho sempre letto almeno una de-cina di libri insieme. Letteratu-ra contemporanea come classi-ci. Il teatro mi ha influenzato, ècerto, ma stavo cercando unaprosa diversa dalla scrittura sce-nica. Il cinema ha avuto una in-fluenza possente. Più di tutti An-tonioni e Fellini. In altro modo,Coppola e Kaurismàki»

    La figura del lupo baluginain una Berlino cupa e metal-lica. Che cosa rappresenta illupo, forse un simbolo, qual-cosa di elusivo e di irrimedia-bile che i personaggi del ro-manzo inseguono senza riu-scire ad afferrare?«Il lupo, per me, non è un sim-

    bolo. Non è una metafora. Diper sé, porta a qualcosa di miti-

    co, ma, sinceramente, non eraquesto il mio intendimento pri-mario. Non c'è un "meta-livel-lo" nella storia. La storia raccon-ta di persone perdute. E di unlupo - che si è perso».

    In ogni scena del libro ci so-no uomini perduti o perden-ti che sono predati dalle om-bre: perché? Anche il lupo,in fondo, cerca una via di fu-ga-«Tutti i personaggi del libro

    stanno inseguendo qualcosa.Oppure sono inseguiti da qual-cuno. Anche 0 lupo, certo. Il lu-po rinchiude una intera cittànei suoi limiti».

    Lo sfondo del libro è una Ger-mania piena di contraddizio-ni esistenziali. In una intervi-sta relativa al suo Solstìziod'inverno ha detto di esserepreoccupato per l'insorgere

    II teatro :mi hainfluenzato

    ifome FellinièAntonionr

    Nazionalismo?Un concettoorrendofrutto di paurae testosterone

    di movimenti neonazisti.Qual è la sua idea di Germa-nia e di Europa?«Sono nato nel 1967 e, come

    tedesco, sono profondamentelegato all'idea di Europa. L'iceadi Europa rappre senta pace, va-lori, diversità, cultura. Èun'idea per cui dobbiamo lotta-re. L'idea di Europa ha apertola strada alla Germania post-na-zista. L'Europa è la miglior cosache abbiamo. Non c'è modo ditornare ai nazion alismi. Il nazio-nali mo è un concetto orrendo,superficiale, che prolifera gra-zie a un impasto di paura e te-stosterone, e non funzioneràmai, mai».

    Che rapporto ha, oggi, la Ger-mania con la sua storia?«Sono nato 22 anni dopo la

    fine della Seconda guerra, 22 an-ni dopo la liberazione di Aush-witz. Niente, in termini di tem-po e di storia. L'ombra dell'orro-re è vasta. Che oggi un partitonazionalista come l'Afd in Ger-mania cresca, mostra che alcu-ne persone non hanno capitonulla».

    Qual è il libro che le ha cam-biato la vita?«Domanda difficile. Non ce

    n'è solo uno. Guerra e pace diTolstoj. Gente di Dublino di Joy-ce, che mi ha folgorato comeun lampo. Poi, certamente, //giovane Holden. E // tamburo dilatta. Le poesie di Anne Sex-ton».

    Stefania Vitulli

    n oltraggio, un insulto,un'offesa profonda» e

    J anche «II simbolo ciun'industria culturale che sembraaver perduto ogni riferimento eticoed estetico, se mette in commercioun libro del genere come validocontributo alla memoria dellaShoah», secondo il SùddeutscheZei-tung. Secondo DieZeit: «Un abomi-nio scritto come un libro per bambi-ni, un romanzo zeppo di cliché nar-rativi». E mentre per la radio pubbli-ca Deutschlandjunk si tratta di «Ho-locaust kitsch», 0 Frankfurter Allge-meine Zeitung si chiede: «A che pròquesta storia nazi for dummies?».Insomma, dire dibattito è poco: inGermania il romanzo di TakisWiirger, Stella (Feltrinelli, pagg.192, euro 16, trad. Nicoletta Gia-con), uscito l'il gennaio per la pre-stigiosa Hanser Verlag, non ha avu-to certo la stessa fortuna che da noiebbe Le assaggiataci di Rosella Po-

    LA POLEMICA SUL nomi lo DI WUÌGEÌ

    «Stella» vuole oscurare la Stella di David?Così la Germania rivive l'incubo hitlerianoReazioni indignate al libro ispirato alle vicende della famiglia Goldschlagstorino. Anzi: si è trasformato inuna bomba nel milieu mediaticoimpegnato nella preparazione del-la Giornata della Memoria. Ma co-

    . me è nata questa storia?«Due anni e mezzo fa, sono anda-

    to con un amico a vedere il musicalCabaret, a Berlino», ci ha racconta-to D reporter di inchiesta TakisWiirger, oggi allo Spiegel, classe1985, al suo secondo romanzo.«Poi ci siamo fatti una birra riflet-tendo su come terrore e bellezza sistiano accanto in quella pièce. E ilmio amico disse: "Proprio comenella vita di Stella Goldschlag". Stel-la era una giovane ebrea che vivevaa Berlino durante la Shoah. Era in-

    telligente, amava la letteratura, lamusica, le arti e gli uomini. Nel1943 la Gestapo la arrestò e inflissea lei e ai suoi genitori una scelta:lavorare per i nazisti e dare la cac-cia agli ebrei tedeschi o veder mori-re i suoi genitori ad Auschwitz. E leiscelse: è responsabile della mortedi centinaia di persone».

    Nel romanzo di Wiirger, il perso-naggio di Kristin è ispirato a Stella:giovane, bella, coraggiosa, colta,spiritosa. E con un terribile segreto.Fritz, il deuteragonista, proverà acomprenderla: giovane, timido, diorigini svizzere e appena arrivato aBerlino, nel 1942. Lui e Stella si di-vertiranno, si esploreranno e poi lei

    sparirà, per tornare con evidenti se-gni di torture. Wiirger sostiene diessersi documentato a fondo perscrivere il romanzo: «Ci ho lavoratoper due anni e mezzo. Ho letto tuttii libri che ho trovato su Berlino du-rante la Seconda Guerra Mondiale,ho studiato i file d'archivio origina-li dedicati alla Goldschlag e mi so-no avvalso della consulenza di trestorici. Ho fatto ricerche ad Ausch-witz, a Yad Vashem e ho passato -grande regalo per me - due mesi emezzo con il sopravvissuto ai cam-pi Noah Klieger a Tei Aviv».

    Nonostante questo, le critiche egli attacchi sono stati durissimi, tan-to che l'editor di Hanser Verlag, Flo-

    Per salvarei suoi, la miaprotagonistaaiuta i nazisti

    Per i tedeschiricordarela Shoahè un dovere

    ran Kessler, si è sentito in obbligodi difendere il romanzo sui socialin post dettagliati in cui ha sostenu-to che questo dibattito attraversa laletteratura dal 1945 e che persino Avoce alta di Bernhard Schlink neglianni '90 ricevette le stesse accuse epoi divenne un film di straordina-rio successo. «Credo che il nostrodovere come tedeschi sia ricordarecostantemente l'orrore dellaShoah», ci ha spiegato a sua difesaWiirger. «Per farlo, il dibattito è fon-damentale. Il mio romanzo parla diun periodo storico, il Nazismo, incui in Germania non c'era libertàdi parola: oggi invece i critici posso-no dire quel che vogliono e questoè un bene. Gli ultimi testimoni del-la Shoah stanno morendo e 4 adole-scenti tedeschi su 10 non sannoche Auschwitz-Birkenau era uncampo di concentramento dove siuccidevano persone innocenti: ho33 anni e uno dei modi che la miagenerazione ha per fare i conti contutto questo è la letteratura».