a Paola R. - emt.it · Che dagli altoparlanti in suono viene ... Gelido e duro vi stende una rete...

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Indice

Quartine

Sonetti dei segni celesti

Due frammenti

Madrigali

Poesie sparse

Note

4

31

47

51

66

72

3

a Paola R.

4

QUARTINE

L'orologio sul comodino della sua donna

Frangi i tuoi fragili tremiti atroci

L'aria tentando in ritmi iterativi

Costretto a recitar le tue feroci

Ripetizioni a noi che pur siam vivi

5

Il raggio di sole

Quello che è immobile e sembra che giri

Irraggia il pomeriggio questa stanza

Che gira immota con i miei respiri

Trafitta com'è ormai in perenne danza

Il sobborgo

Queste deserte strade e periferiche

Vuote di macchine alla notte nera

Palpitano stupite nelle sferiche

Pupille dei lampioni dopo sera

6

Le "Quattro stagioni"

Dai solchi trema fino nelle vene

Dolce e terribile l'odor di loto

Che dagli altoparlanti in suono viene

A far danzar di questa stanza il vuoto

L'inferriata

Proteggi il grembo dell'appartamento

Dall'assassino uscito dalle celle

Che vola via rabbioso e in quel momento

Entra la bianca luna con le stelle

7

La terrazza

Solo la notte senza ti si senta

Stupire per il senso di vertigine

Sali in terrazza e scopri quale origine

Tra stelle e strada ha il mostro che ti annienta

Il comodino

L'aspetto asciutto e il corpo quasi nero

Tacito come un'ombra lo è tra i vivi

Della mia donna lui nasconde austero

Lo spermicida e i miei preservativi

8

"I'll be your mirror"

Se arriva Sonia amante della morte

Mi metterò in un angolo a guardare

Della sua angoscia che mi sta a guardare

La bianca faccia e le chiome contorte

La pioggia

Se cade goccia sopra questo tetto

Di notte in cui mi annego nei lenzuoli

So che quei grumi d'acqua son figliuoli

Della gelata Luna e sto ristretto

9

La notte ventosa

Il vento che si avvita tra le sbarre

Vibra quei vetri e scherma i sordi gridi

Delle cespose stelle e tu ti affidi

A un tremito che al sonno non sa trarre

La conchiglia

Il mare di anni ha incrostato la valva

Che tra i sassi seccati si prosciuga

Al vecchio sole ma ancora la salva

La fredda notte che imperla la ruga

10

La casa di famiglia

Posseggo bianche stanze vuote e attonite

Che il sole assale e la luna ferisce

Così che chi le viaggia ne patisce

Le grida mute e le angosce tettoniche

La porta chiusa

Non rivelare porta la penombra

Del corridoio e delle stanze spente

Dove queste pupille sono lente

A farsi scherno dei mostri dell'ombra

11

Il Palazzo Ducale

Un labirinto vasto com'è il tempo

Della memoria ammantata di neve

E' il vuoto delle stanze che riceve

Questa tua forma che vi cerca scampo

La casa

Qua ti sgomenta lo stridio del lampo

Sul sale abbacinante della lieve

Parete sulla vitrea anima greve

Della finestra incrostata dal tempo

12

La "Flagellazione" di Piero

Di questa ineludibile vacanza

Della ragione che è la nostra morte

Il tempo una visibile costanza

Ha modellato dall'oscura sorte

Il riflesso

Il gelo immobile ha fatto la pozza

D'acqua fangosa accanto al marciapiede

E il viso che ora spento vi si vede

Manda un umore vitreo d'acqua zozza

13

Il dormiveglia

E la notte ti coprono

Gli umori delle sfere

Quelle porte ti s'aprono

Come in tutte le sere

La spia

La notte

Disamina

Le flotte

Dell'anima

14

Imitazione persiana

Acqua di fiume o vento di pianura

E' questo giorno della vita oscura

E' l'ora che verrà passato il giorno

E' il giorno che è passato e più non dura

Seconda imitazione persiana

Le sfere bisbigliarono in segreto

All'orecchio del cuore è fatto veto

Dal fato di fermar questa vertigine

Se no faremmo il nostro moto quieto

15

Il giorno

Il giorno è sale nel caldo che assalta

Devasta questa pelle ed accartoccia

L'occhio seccato rende scarna roccia

Ciò che la notte fu palude e malta

Le scale dietro casa

La luna ammanta gli scalini taciti

D'irati umori che ha ferito in viaggio

E schiantano le stelle il tuo coraggio

Mentre che l'ombra tua li corre rapidi

16

La parte buia

Verrà la notte poi con le legioni

D'astri vertiginosi arditi e tremuli

Schèrnono la ragione mitici emuli

Di guerre diurne e d'infrante intenzioni

L'armadio con gli specchi

Un universo immobile e intoccabile

Spia la tua stanza e cela l'ombra calda

Di vacue stoffe a cui s'intreccia e sfalda

Tenue un odore di lavanda amabile

17

La finestra aperta

Il gelo degli spazi vorticosi

Casca sui davanzali tocca gli ossi

Secchi nel sonno da luna percossi

Cadono questi corpi bianchi e rosi

Idillio

L'argilla è solo crepe nel canale

A cui l'inverno regalava neve

Rintocca su ogni tronco il ghigno breve

Di scheletri chiassosi di cicale

18

Il temporale

Il vento finalmente ha ricondotto

La fredda pioggia addosso a queste tegole

Ma le crepe son fossi e un mare cieco

Assalta ciò che il sole audace ha rotto

Il mare

Ora galleggiano gabbiani striduli

Su un'acqua che ha salato i ferri ardenti

Del sole inquieto e che assopiti i venti

Regalerà alla luna raggi aciduli

19

Quartina d'amore

Quando sotto le stelle questa torbida

Sfera terrestre affanna i miei respiri

Gli occhi socchiusi e tremuli i sospiri

Ecco la donna mia mi accoglie morbida

Seconda quartina d'amore

Se i riccioli le frugo con le labbra

La mia bellina non si gira offesa

Ma si scorda del mondo ed indifesa

Schiude i suoi fiori e mi cattura in gabbia

20

La bufera

Oggi il mare è rigonfio e le scogliere

Frenano un'acqua che ritorna ad onde

Ma pure passa quel mare e confonde

L'abisso altissimo e le nubi nere

Il palazzo vuoto

In questo labirinto imperturbabile

Di bianche stanze che acciecano gli occhi

Avverti nelle crepe sordi tocchi

Di gocce d'acqua un altro muro instabile

21

Il riposo in poltrona

Di marmo è l'aria appesa nella stanza

Nell'ora falsa in cui la vasta notte

Assale e penetra scava ed avanza

La luna fra pupille fredde e rotte

Il Palazzo Reale

Li riconosci i portici notturni

Caldi fanali li affollano d'ombre

Portici della mente umide tombe

Di re spettrali i tuoi palazzi diurni

22

La città di notte

Cammini torpido strade metalliche

Dove la notte liscia agghiaccia i palpiti

Del cuore stanco tra ovattati scalpiti

Di anime terree di ombre vacue e pallide

Il rintocco

La morte

Rimbomba

Le porte

Dell'ombra

23

Lerici

Il mare ho ritrovato e s'insinuava

Tra le palpebre di un mondo di roccia

Eri con me quel giorno ed ogni goccia

Mutava questi sassi in calda lava

La rocca

Questo castello ha degli angoli inquieti

Dove son cigolii morbidi e persi

Che ti rincorrono che gettan reti

E a soffocarli ormai non ci son versi

24

Il cortile - gli spettri

Son palpiti di coni e bastoncelli

Quelle stelle raggrumate in galassie

Son tremito di timpano i cancelli

Che stridono e il rimbombo dei tuoi passi

Le nuvole

Pesano quelle nuvole stasera

Cespi di lutto sopra muri stinti

Su tacite stanze come sospinti

Quei nembi invadono l'ostile sfera

25

Il poeta lontano dalla sua donna

Oggi che piove e che la notte è tenera

Delle tue labbra nella mia memoria

Si chiude solo un giorno senza storia

E un altro nasce nella stessa tenebra

L'alba da sveglio

Diafano il sole ti ha sorpreso sperso

Dalla notte stellata e timoroso

Di una pioggia impossibile e sommerso

In un vento di vetro e l'occhio eroso

26

Notte insonne

La luna che compare da quel tetto

Oltre l'incrocio e che scolora gli angoli

Della notte più nera sembra strangoli

Il sonno che si torce nel tuo letto

"Invitation au voyage"

Un viaggio un lungo viaggio che conduca

Lo spettro tuo oltre il mondo e la stella

Su un morbido sedile che ti induca

A recitar la fine amica bella

27

Il parco

Alberi immobili in un sole stanco

Su questa città vasta in cui le tenebre

Cadono calde addosso ad altre tenebre

Panchine sassi sterpi il corpo è stanco

Attesa della notte

Quel sole rosa appiccicato al cielo

Grigio di fumi e di vapori torridi

Ruota la sfera a rivelare gli orridi

E muti efebi sul notturno telo

28

Altra attesa della notte

S'agitano le foglie sotto un vento

Che non addensa nuvole in un cielo

Inchiodato dal sole come un velo

Verrà la notte lunare sgomento

Il sotterraneo celeste

In un carcere muto com'è muta

Questa morte che immobile ti assale

Labirinto di cupole e di scale

Sta l'Universo che evolve e non muta

29

Altro parco

Nel parco alberi neri si protendono

Ad abbracciar la notte che la sfera

Mai quieta incalza a celare la sera

Pronte nascoste mute statue attendono

Il poeta in viaggio

Treno che batti alla rotaia dura

Il tempo rapido dei corpi amanti

Portami a lei in quanti più brevi istanti

Tra le cui braccia ho dolce sepoltura

30

La stanza - le stelle

Un'allucinazione siderale

Bagna la cornea che riluce tiepida

Su quello specchio come corpo astrale

Viaggiano gli occhi in una stanza trepida

31

SONETTI DEI SEGNI CELESTI

(e quattro strofette)

Mattino di primavera

Tenebre e brume

Si sciolgono, e ripalpita la pace

Del bosco implume.

32

Il disgelo

L'oceano da cui vengo e la cui quiete

Sconvolsi già per un istante eterno,

Si richiude insensibile e l'inverno,

Gelido e duro vi stende una rete

Di cristalli di vetro; ecco vedete

Che quella nave, rifugio materno,

Il gelo stringe, poi schianta e ne ha scherno,

E il sale erode i volti e l'occhio ha sete.

Ma è dominio del sogno questa vita,

Sospesa fra universi di pazzia;

Ecco il ghiaccio si scioglie e la ferita

Mortale si risana e la foschia

Quel nuovo sole disperde e stupita

La mente guarda questa mia follia.

33

Ofelia sepolta

Ebete e stanca in questo letto oscuro

Mi ha ricoperta una nera trapunta

Densa di umori, e la pelle consunta

Dal disperato amore il labbro duro

Della terra ha percorso nel sicuro

Della notte invernale. A lei congiunta

Sentivo questa carne mia defunta

Scaldarsi e fremere, e sfarsi nel puro

Vortice d'atomi. E col sole, adesso,

Sento il gaio trifoglio che mi fruga

Tra le ossa calcinose, ed io son esso,

Sento che l'occhio zaffiro mi asciuga

Il tenue ciclamino, e in questo amplesso

Le forme afferrano l'anima in fuga.

34

Arlecchino allo specchio

Dal lungo vaso, in un collo di vetro,

Il sontuoso gladiolo, ormai reclino,

Mostra al chiarore sbieco del mattino

Le rughe dello stelo, un volto tetro

Di lenta marcizione. Un po' più indietro

E' appeso un freddo specchio ed Arlecchino

Nudo e perplesso avanza e va vicino

A dialogar con l'anima: "...e se arretro,

E' che mi afferra profondo l'orrore

Per questa bianca immagine, mortale,

Di me tremante al cospetto del fiore".

Allora tace e nella veste usuale

E nella maschera avvolge il terrore

Di quegli spettri e del tempo fatale.

35

Giorno d'estate

Dono cospicuo

Son, quelle crepe che seccano il fiume,

Del cielo iniquo.

36

La giovane assassina

La sferza del mio sguardo, che ora svetta

E cupa incombe con scintille amare

Sul corpo ossuto e bianco, al limitare

Di questa notte maligna e sospetta,

Dorme nei tuoi crepacci con l'accetta

Lucida, che stupisce il tuo lunare

Mare notturno. Né la vuoi quietare,

E l'accarezzi mentre quella affetta.

Ora mi serra l'urlo dei cancelli

In questo sogno tuo che mi segrega

Nel mio tirannicidio. Ma son belli

Solo per me quei corpi che una strega

Versò nel sonno tuo? O sono uccelli

Che portan la stagione che ti annega?

37

Pulcinella e la luna

Stanotte il mare è immobile e tu, Luna,

Da dietro il molo obliqua lo riveli

Inquieto e misterioso, sotto i cieli

Di cui è specchio e dei quali raduna

Nelle spirali della sua fortuna

I vortici stellari. I bianchi veli

Freddi e lucenti che proietti e i geli

Metallici che inondan senza alcuna

Pietà il mio cuore, scoprono a me stesso

I vortici e gli abissi della mente;

E sotto questa maschera che ho messo

Per rimaner nascosto fra la gente

Mi corre un tremito, mi sento oppresso,

E gli occhi abbasso dal tuo quieto oriente.

38

Bella donna con un fiore in mano

Stanotte Colombina osserva inquieta

Dopo l'amore, investiga le cose

Che nella stanza vibrano corrose

Dall'ombra, nella luce un po' desueta

D'una candela. Lui dorme, e la segreta

Vita di forme e molecole, irose

Volpi lunari, e le mistiche rose

E l'angelo e il serpente ed il pianeta

Di sogni matematici alla mente

Vagano eterni, né un dio lo disturba.

Ma Colombina è lì seduta e sente

Il ticchettìo beffardo, la furba

Danza del tempo, e fra le dita attente

Sorregge un ciclamino, e in cuor si turba.

39

Sera d'autunno

Quieta laguna,

Rimane un tremito che al sole obliquo

Le foglie imbruna.

40

La partita a scacchi

Il tuo volto di marmo, o mia signora,

Induce la fatale distrazione

Per cui, cedendo la torre o il pedone,

Lucente ed affilata l'ultim'ora

S'affretta e già m'assale. Eppur tuttora

Le rughe che tu vedi e l'erosione

Secca del corpo, che ormai mi dispone

Verso la notte tua che mi divora,

Non fanno che dar forza a questa veglia

Che riconnette con affanno i moti

Dell'anima che cresce e che sorveglia,

Seduta fra di noi, i percorsi noti

Dell'infida scacchiera. Illusa e sveglia,

Così ne fugge la ragione i vuoti.

41

Dal parco di Villa Cimbrone

Questo balcone aperto all'orizzonte

Fra poco sarà avvolto dalla pioggia

Che già penetra il mare. E a chi si appoggia

Su questa balaustra, che dal monte

Sfida gli dèi, serpeggerà alla fronte

La pallida vertigine che alloggia

Fra gli atomi del corpo. E strana foggia

L'animo assume, che si fa bifronte,

Che vuol gettarsi e ne ha orrore, che tende

Verso quell'acqua celeste e abissale,

Ma poi distoglie l'occhio, poi s'arrende;

Ed indurito e incrostato dal sale,

Come una statua che trepida attende,

Ti solca e ti dilava il temporale.

42

Bella donna in viaggio

Nel buio spesso che assottiglia il cuore

La strada è un fiume lento e dei vascelli,

Notturni e silenziosi come uccelli

Di bianca luna, battono le ore

Su invisibili flutti. Fu un rumore

Misterioso e profondo ai cancelli

Del sangue, e poi negli occhi e fra i capelli

La scabra luce del tempo irrisore,

Che mi hanno mossa a questo viaggio nero

Di cui non so la fine. E le tranquille

Stanze del giorno, l'usato sentiero,

Da allora sto fuggendo, e più di mille

Chilometri d'asfalto e di mistero

Mi condurranno entro tortuose ville.

43

Notte d'inverno

Quel merlo audace,

Ora che il giorno breve è fredda luna,

Gelido tace.

44

Una musa di marmo

Il tempo gira ormai su questa pietra

Ruvida e scarna come su, oltre i rami,

Girano le cornacchie in neri sciami

Sopra il parco in rovina. Oscura e tetra

S'avvicina la notte e la mia cetra,

Consunta e dilavata, fra i richiami

Degli uccelli impazziti sembra esclami

Dissonanze di gesso. Il giorno arretra,

Ma dentro questa carne calcinosa

Sale una vasta sofferenza e fonda

Che graffia il fermo cuore, la rugosa

Curva di un mare che cresce e m'inonda

D'un'acqua d'aspro sale e silenziosa

Dove non trovo né scoglio né sponda.

45

Notte con la nebbia

La nebbia si è levata dal profondo

Liquido mare a invadere la notte

Di quegli spettri che le infide rotte

Della ragione han ricondotto al mondo.

Nel tremito dell'ora che è fecondo

D'invisibili passi e oscure frotte,

Di gemiti e di lune ormai corrotte,

Cerchi rifugio al cuore vagabondo

Fra le coperte, avvolto nel lenzuolo

In una fissità guardinga e muta.

E la sirena che ulula dal molo,

Gelido uccello della notte astuta,

Ritarda il sonno, ne disperde il volo,

Lasciandoti a invocar la sua venuta.

46

Il pino malato

Quel pino che fa guardia al tuo ritiro

Sembra sia stanco e non abbia più il fiato

Per ergersi e aggrapparsi saldo al prato

E trarne i succhi e ombreggiarne il respiro;

Se poi ti appressi al tronco e ne fai il giro

Vedrai le crepe ed il legno solcato

Da lunghe fenditure e sconcertato

Udrai uno scricchiolìo, come un sospiro.

E' vero - mi rispondi - ch'egli è vecchio,

Ma ciò non mi rattrista, ché per terra

Di sotto all'ombra sua già da parecchio

Tempo un germoglio fra l'erba s'afferra,

Mostrandomi che l'orto è poi lo specchio

Di questa vita e di ogni nostra guerra.

47

DUE FRAMMENTI

Il ritorno

La notte è impenetrabile. La notte

E' scesa senza ch'io me ne accorgessi.

"Scusi", ho detto allora,

"Buona sera", ho detto.

Nel labirinto della folla

Persone vanno e vengono, s'incontrano,

Cadono palpebre e parole.

Nel labirinto dell'anima,

Fra vicoli odorosi di zolfo e cloro,

Dietro le chiuse finestre e le mura

Immobile perdura spesso fumo.

In questa notte calva

Il gelo taglia i volti delle donne,

Sotto il cielo di porfido

Spacca il legno dei cuori.

"E' tardi", ho pensato fra i lampi,

Fra i vortici di luce delle insegne.

48

Sull'autobus statue di pietra fuggono,

S'aggrumano agli angoli, fuori

La città fugge, si sparge sui campi

Ghiacciati, si spegne.

In questa metallica periferia

Dio non ci serve e noi lo combattiamo,

Ne disprezziamo gli aliti e i rumori

Nel tanfo oleoso della solitudine;

Dove un vento innaturale

Rode l'asfalto e ci devasta gli occhi,

Dove nei lati più notturni delle strade

Angeli neri fermano le macchine,

Mostrano gonfie le carni,

Si contagiano l'anima.

La stella

"Dove sei stato?" hai chiesto sulla porta.

La stanza è semibuia

Nera d'oggetti e morbida di stoffe:

"Diventeremo dèi, demiurghi,

Sapremo il bene e il male".

Lo specchio dell'armadio brilla obliquo

Nasconde tenere fibre e rivela

49

Un universo sbieco e trasparente

Un mondo di vetro.

"Solleva una carta dal mazzo

Con la sinistra mano".

Ecco appare "La stella" e nella morta

Ora del buio

Siedi guardi e cominci con le labbra

Con le rapide mani

A edificare forme nella cera.

La tenebra dell'anima fa sangue

Mentre da fuori

Giungono voci e rumori di piatti.

"Nemmeno queste madri sono eterne:

Vagano cieche e luminose e infine,

Superato il confine

Di desolate estati e uguali inverni,

Si consumano mute e silenziose

Nel deserto dei cieli,

Oppure esplodono - vaste! crudeli! -

Consunte da entropie e da sismi interni.

Come le stelle è il nostro amore, incline

A fingerci perenni,

A illuderci che gli anni vorticosi

Ci lascino nel tempo uguali e indenni".

Dalle altre case la TV comunica

50

Voci di guerra, urla di commercio.

Dalla strada passi

Il portone che sbatte

Passi sulle scale...

Una moltitudine d'ombre

Torna a casa a cenare.

51

MADRIGALI

Uomo al mattino cammina e ripensa

Nel centro della notte sotto un mare

Che nasconde creature

Fra luna e magma rapide nature

Viaggiano sottopelle. Ben più chiare

Poi la mattina sembrano

Le spirali del tempo che dismembra

La vita in ore e in entrate e in uscite

Nella fretta di andare.

Tra asfalto e tra rotaie mai finite

Ecco ritrovi nature e creature.

52

Periferia

La tenebra divora asfalto e macchine

Nell'ora che ti acceca

Rossa di febbre e nubi. Nella teca

Del cuore desolato dalle attese

Dal rumore di tacchi

Di passi trasparenti e bocche accese

Una luce si attenua. Ecco i gabbiani

Della notte volteggiano sui cumuli

Sui rapinosi cani

Su ferri e corpi sopra letti e tumuli.

53

Marina

In lenti gorghi di smeraldo il mare

Scioglie corpi ed oggetti

Davanti allo stupore delle seppie

Sotto il giallo fracasso di lampare

Scivola vite, le adagia sui tetti

Di acque e terre e di nebbie

Tenere e rugginose... Navi nere

Salpano in mezzo a uccelli e ciminiere.

54

Paesaggio

Fra queste superfici piatte e scabre

Nere cortecce e grigi muri e cieli

Vaste chiazze di viola, arbusti, steli

Svelano pietre e legni

Lo spazio cespuglioso di un ottobre

Gonfio e reclino, segni

Di dèi lubrichi, indifferenti e pregni.

55

Arlecchino a cavallo di un missile

(primo intermezzo)

Da questo coso che puzza di nafta,

Che vibra e fa pernacchie,

Che stride e infilza nuvole e cornacchie,

Voi, caccolette di cellule vizze

Su quella palla enorme che si avvita,

Siete niente di niente.

Gonfi di birre, silicone e pizze,

Non vi vedo neppure! E' rinsecchita

Fra i gorghi della sfera

La boria vostra: che vi venga l'afta!

Beccatevi in saluto 'sto fetente

Peto e per firma uno sputo ne l'ocio:

Commiato al mondo di Arlechin Batocio!

56

Uomo sul molo che guarda l'acqua

Il tempo scioglie i giorni e non c'è inverno

Che li faccia più duri

Che li conservi dietro spessi muri

Di vetro opaco o cristallino ghiaccio

Che li ripari e rinchiuda all'interno

Di sepolcri d'acciaio sicuri

Da questi flutti oscuri

Fra questi gorghi sui quali mi affaccio

57

Bella donna che dorme

Il tempo ha disegnato sul tuo volto

Sottilissime crepe e sulle mani

Tenui mappe di cera

Che in queste stanze e silenziosi vani

Dove tu che ora dormi mi hai accolto

Nelle tue forme avvolto

Mi fanno guida in questa lunga sera

58

Uomo seduto mentre fuori piove

Sul tempo piove come sulle anime

Che aspettano un dolore

Come piove sul rapido tremore

Di tempie e fredde mani

Di pupille gravate dall'oblio

Di palpebre fiaccate dalle ore

Che in questo corpo mio

Fiutano e vanno alacri come cani

59

Donna nel buio si figura spettri

E' un palazzo la mente le cui stanze

Come lunghe catene elicoidali

Seguono vasti corridoi spirali

Di pietre levigate

Dove il tempo ha tracciato brevi danze

Inciso stipiti graffiato soglie

Dove ombre di animali

Annusano le ore consumate

Frugando gli attimi fra ossa e spoglie

60

Balanzone sulla luna

(secondo intermezzo)

Oh cacchio, com'è stato

Che almanaccando intorno al mio panzone

Su questo cacio secco e appustolato

Ora mi trovo!? E qui non c'è nessuno

Ch'io possa infinocchiare coi miei detti

Dai pulpiti d'antenne sopra i tetti!

Ora rammento: quando ero qualcuno

Fra i gorghi della sfera,

Che ora vedo lontana e che ho agognato

D'avere a mio comando, una cazzata

Spaventevole a udirsi inopinata

Mi è esplosa dalla bocca e l'esplosione

Ha scosso il globo e... ciao ciao, Balanzone!

61

Notturno

(a Daniele, in memoria)

Ha il colore dell'ombra nelle stanze

Questa notte di vetro

Ha colore di terra il labirinto

Dell'anima che passa e lascia indietro

Macchie di luce e simboli e parvenze

Leggere di ricordi

"Ti voglio bene" ho detto

Frugando nel tuo sonno duro e stinto

Indifeso nel letto

Ghermito dai minuti ossuti e ingordi

Poi sono uscito a passi obliqui e sordi

62

Le lampare del tempo

Il tempo dell'amore è circolare

Rinasce eternamente

Come il mare che sempre ricomincia

Nei suoi gorghi pietosi e lentamente

Ci conduce a sargassi

Ci sprofonda in lenzuola.

Le lampare

Rapinose del tempo indifferente

Beccheggiano in silenzio lì a due passi.

63

Compianto per la piccola Arianna

(in memoria)

Graffia l'anima muta il tuo silenzio

Vorticoso di sguardi e labbra e mani,

Sbigottito e spietato. Scava il cuore

Questo bianco stupore

Che ci dissecca e inchioda. La tua assenza

Sia tregua nella vana sofferenza

Che ti ha indotto a precederci nel viaggio:

Abbi pace, bambina, in noi rimani

Con la breve tua gioia e il tuo coraggio.

64

Mare amoroso

Negli abissi del cuore le agitate

Acque fonde dell'anima

Scavano grotte dove salpe e orate

Murici silenziosi e astute mani

Di polpi zitte zitte

Trovano scampo all'ansia dell'estate

Salata e corrosiva.

Nelle labbra

Di lentischio e di mirto, nelle fitte

Tue ciglia di asfodelo, nella sabbia

Della tua pelle d'ambra

Tornano a galla poi queste creature

Quieti spettri d'amore

Che viaggiano in silenzio il nostro mare.

65

POESIE SPARSE

Capriccio

Ecco la Primavera,

Quando i morenti amanti

S'imbarcan per Citera.

Loro dubbi agghiaccianti

Questa danza stupita

Rèlega tremolanti

Su una terra smarrita,

Che pur sarà vicino

A dove vanno in gita:

Dove non sia Destino.

Venere diroccata,

Relitto a capo chino,

E' avvolta e soffocata

Da melodiose chiome,

66

Che salgon l'aria grata in

Teorie di semicrome.

Ma il terror delle stelle

E le altre nostre some,

Le angosce sulla pelle,

Le morti esistenziali,

Sicuramente in quelle

Vallate boreali

Bruceran come cera

Di candele mortali.

67

A chi gioca il dado

Lo impugni a tuo diletto e poi lo getti

Su questo tavolino dove sbatte

Cieco tra cose che distingue sfatte

Poi lo riprendi per i tuoi giochetti

L'incrocio

Spalanchi la finestra sulla strada

E senti solo macchine che ruggono

Rinchiusi corpi imbambolati fuggono

Via dal silenzio che smorza la spada

68

Stanza con la luna

L'estate fa discendere gli umori

Pallidi, quando è notte. Li diffonde la

Vertiginosa sfera degli albori

Di luna, viaggiano le irate fronde

Ventose che raggrumano i vapori,

Trafiggono il lampione che nasconde

La notte ardita, e ci colgono inerti,

Spettrali, e della guerra più inesperti.

69

Stanza con lo spettro

Se questo vago mostro, questa forma,

E' solo un mostro della mente senza

Riposo, oggetto assente che trasforma

L'occhio assopito (e la vana presenza

Ne puoi toccare, carezzarne l'orma,

Se non ti ripugnasse la parvenza...)

Perché su questo sogno di abominio

E di spavento si schianta il tuo dominio?

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Nota dell'autore

Questa edizione tenta di dare coerenza di libro a testi

già editi in vario modo, più qualche inedito. Le quarti-

ne, che risalgono agli anni 1982-83, sono comparse in

prima edizione nel volume Sidera (Gazebo, Firenze,

1987); i sonetti, scritti fra il 1983 e il 1992, sono stati

proposti per la prima volta su dischetto in "Uroboro"

(rassegna elettronica di letteratura e critica, 1992);

molti dei madrigali, composti fra 1993 e il 2009, sono

stati pubblicati su vari numeri de "L'area di Broca". Dei

rimanenti testi, alcuni sono stati pubblicati in Sidera,

altri ne "L'area di Broca", altri sono inediti: i due

frammenti sono del 1993 con modifiche del 2009; le

poesie sparse sono coeve alle quartine o di poco pre-

cedenti.

P.P.

Nota bio-bibliografica

Paolo Pettinari, nato a Senigallia (AN) nel 1957, vive in

provincia di Firenze. Nel 1987, nella collana Gazebo,

ha pubblicato Sidera, un poemetto drammatico e altre

poesie. Nel 1993 è uscito Il segno tagliente, un saggio

sulla retorica della satira scritto in collaborazione con

L.Contemori. Dal 1992 al 1995 ha dato vita a "Urobo-

ro", rassegna elettronica di letteratura e critica. E' re-

dattore della rivista "L'area di Broca" e cura il sito

internet Mediateca Italiana. Tutti i suoi testi sono pub-

blicati sul sito web di Edizioni Mediateca (www.emt.it).

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Gazebo – Firenze

aprile 2018