Seminario Quarticciolo_Visuale

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Presentazione PowerPoint seminario Antropologia Culturale

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Fieldwork: un’esperienza etnografica nella metropoli

Alessandro Silvestri

comunicazione_visuale

Cattedra di Antropologia_Culturale Prof. M.Canevacci

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Il “Quarticciolo” è un'area urbana del VII Municipio del comune di Roma.

Compreso tra il viale Palmiro Togliatti e la via Prenestina è parte del quartiere Q.XXIII Alessandrino.

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Centocelle, Alessandrino, Quarticciolo e Tor Sapienza sono le centralità storiche del settimo Municipio, che ha una estensione di 1.906 ettari abitata da 125.191 persone, con una densità di 65,7 residenti per ettaro.

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Nasce come “borgata” intorno agli anni ’30-’40 in seguito all’immigrazione del sud Italia.

Nel 1938 l'Istituto autonomo case popolari realizzò a nord dell'Alessandrino il Quarticciolo, (23.000 abitanti) destinato a ospitare la popolazione trasferita forzatamente dal centro storico a causa delle demolizioni effettuate da Mussolini per costruire Corso Rinascimento e via della Conciliazione

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Fieldwork: “Il Quarticciolo”

Modificazione del paesaggio non solo attraverso l’intervento materiale ma soprattutto attraverso la sua percezione:

Paesaggio_visuale

Paesaggio_sonoro

Paesaggio_corporeo

Paesaggio_virtuale

Morphing-Landscape

Antropologia_visuale

L’antropologia della comunicazione visuale vide il suo sviluppo all’inizio degli anni ’70 nel gruppo di ricerca del PIEF (Program In Ethnographic Film), dove si vennero a delineare le linee guida sia interpretative che metodologiche dei modelli e dei codici visuali.

Antropologia_visuale

Il gruppo nasce come un’associazione antropologica, che grazie al sostanzialecontributo di Sol Worth, aveva come finalità quella di sottolineare le aree d’indagine e le forme visuali che dovessero essere prese in considerazione dall’antropologia visuale.

Fu proprio la nascita della rivista Studies in the Antropology of Visual Communication, diretta dallo stesso Worth, a chiarire le aree d’interesse dell’antropologia visuale.

Antropologia_visuale

Nella newsletter 5,2 del 1974 vengono specificate le seguenti tematiche: - lo studio, l’analisi, e la produzione di film etnografici e di fotografie etnografiche in funzione della ricerca e dell’insegnamento:

- l’analisi delle forme simboliche visuali di unaconformazione storico culturale,

- teorie, tecnologie e metodologie visuali per la registrazionee l’analisi del comportamento umano e le relazioni fra idiversi modi della comunicazione,

- l’analisi della strutturazione della realtà quale vieneevidenziata dai prodotti visuali e dai manufatti,

Antropologia_visuale

- lo studio trans-culturale dell’arte e dei manufatti, in unaprospettiva sociale, culturale, storica ed estetica,

-la relazione tra cultura e percezione visiva,

- lo studio delle forme dell’organizzazione sociale alla basedella pianificazione, della produzione e dell’uso di formesimboliche visuali,

- l’uso di media visuali nel feedback culturale.

Antropologia_visuale

L’antropologo visuale non è più solamente interessato al film etnografico, come semplice registrazione della realtà, ma a tutti i codici e modelli visuali che si manifestano in una data “cultura”.

Antropologia della comunicazione_visuale

Il testo visuale può essere quindi pensato come “un processo inquieto che coinvolge sempre quei tre partecipanti, tutti coi loro ruoli duplici di osservati ed osservatori: autore, informatore, spettatore sono tutti e tre parti del processo comunicativo”(Canevacci, 2001).

Auto_Eterorappresentazione

Comunicazione_Visuale

Il mondo come testo è stato sostituito da un mondo come immagine, ed è quindi sempre più difficile definire la cultura soltanto in termini linguistici. (Mirzoeff, 2002)

La crescente importanza della cultura visuale offre all’antropologia della comunicazione nuove prospettive: per capire la visual culture è importante riconoscere che l’immagine visiva non è stabile, ma cambia continuamente il nostro rapporto con la realtà.

L’aspetto visuale della comunicazione diventa, quindi, parte integrante del “fare” antropologia.

“Focalizzare il visuale dellacomunicazione vuol dire, quindi,selezionare questo ambito della

cultura contemporanea in quantoal suo interno si possono

concentrare il potere e il conflitto,la tradizione e il mutamento, la

sperimentazione e l’assuefazione,il globale e il locale, l’omologato eil sincretico” (Canevacci, 2001:11)

Includere le forme visuali nel concetto di “cultura”, significa espandere la ricerca antropologica verso campi d’indagine ancora tutti da interpretare e decodificare. L’immagine ha assunto un ruolo centrale e determinante nell’elaborazione di senso della realtà quotidiana.

Interpretare significa prima di tutto “visualizzare”.

Comunicazione_Visuale

Comunicazione_Visuale

L’immagine che abbiamo del mondo è una costruzione simbolica di significati

In breve gli scritti antropologici sono essi stessi interpretazioni, e per di più di secondo o di terzo ordine. Sono quindi invenzioni, invenzioni nel senso che sono

“qualcosa di fabbricato” , “qualcosa di confezionato”- il significato originario di fictio - non che sono false, irreali o semplicemente ipotesi pensate “come se”

Cliffors Geertz, Interpretazione di Culture, 1988

Comunicazione_Visuale

La Jetée di Chris Marker come utilizzo “altro” dell’immagine fotografica de-contestualizzata.

Transito dall’immagine fissa al documentario.

Narrazione_montaggio

Multiply Identities_Multiply Geographies

Il territorio con il proprio transitare, con i propri itinerari diventa fluido e sfacettato

Ri_significazione

Spazio come incrocio di entità mobili vs “luogo”

Gea Casolaro

She investigates usage and meanings of images as well as the different possibilities to look at reality, beyond stereotypes and cultural impositions.

Destabilizzazione del quotidiano e della percezione del reale

Molteplicità di interpretazioni

Multiply Identities_Multiply Geographies

Seguendo i fili che formano il tessuto della città, 2005-2006

Prato come luogo dell'industria tessile

L'intenzione del lavoro realizzato per Spread in Prato 2005 è stata quella di fotografare i dipendenti del lanificio Zanieri cercando di uscire dai confini della spersonalizzazione del lavoro per focalizzarsi sul loro “tempo libero”.

Molteplici identità di Prato

Human Landscapes - Beijing n. 1 e n. 2, 2004

Morphing_Landscape

Modificazione del paesaggio nell’attraversamento umano.

Human Landscapes 2, 1999

Riflessi di una città, 2006, Venezia

Lavorare contro l'idea di "tipico". […] Riflessi di una città è un lavoro che interroga sull'idea di rappresentazione, di stereotipo, di immaginario."

Dall'intervista a Gea Casolaro di Alejandro Burgos Bernal e Simona Metalli.

Il centro della periferia, 2006

Spostamento dei confini della grande città (Roma) nella realtà dei cittadini di Frascati

Espansione della metropoli

Visioni dell'EUR, 2002-2006

Visioni dell'EUR mette in scena le

molteplici percezioni della realtà che ci

circonda.

Cartoline personali [Personal postcards], 2003

Messa in gioco dello sguardo privato sullo spazio pubblico

E’ in questo transitare che la rappresentazione di una geografia si altera, diventa nuova percezione

Volver atrás para ir adelante, 2003,

Galerias Pacifico

Il territorio non è più lo spazio fisico ma un concetto percettivo

Ritmo_Paesaggio

Doppio Sguardo [Double Glance], 2003, Calle Florida, Buenos Aires

Luoghi dove i conlitti hanno imposto le proprie geografie

Un doppio sguardo dove potere e conflitto si scontrano, si moltiplicano, si compenetrano

To feel at home, 2002

2 fasi:

Chiedere a dei passanti di descrivere l'esterno della loro abitazione con testi e/o disegni.

A cercare una casa che rispondesse a quella descrizione in un paese dall'altra parte del confine.

Superamento de concetto di confine.

Ad esempio case descritte in Germania venivano fotografate in Repubblica Ceca

Ricordando Manet e Hopper

Non Luogo Bolzano [No Site Bolzano], 2000

immagine di Bolzano a cui vengono accostate due immagini più piccole di luoghi simili fotografati in altre città del mondo.

Il Frame è il Montaggio

Maybe in Sarajevo (Maybe in Mexico City), 1998-99

Maybe in Sarajevo

Maybe in Sarajevo (Maybe in Istanbul), 1998-99

Maybe in Sarajevo, Maybe in London, 1998-99

Localizzazione soggettiva del territorio

Percezione temporanea del vissuto

GEO_GRAFIA come pratica_racconto dei “territori vissuti”

Maybe in Sarajevo

Focus

Percezione “intima” che gli abitanti hanno del loro quartiere.

Rappresentazione visuale dei luoghi vissuti, ponendo l’accento sui punti di vista e sulle molteplici geo-grafie possibili tra studenti_abitanti del Quarticciolo

Breve Bibliografia e Web_grafia

Mirzoeff, N.,2002, Introduzione alla cultura visuale, Roma, Meltemi.

Alinovi, F. ; Marra C.,2006, La Fotografia. Illusione o Rivelazione?, Editrice Quinlan, Bologna.

Gravano V.,2008, Paesaggi Attivi. Saggio contro la contemplazione, Costa&Nolan, Milano

www.comune.roma.itwww.urbanistica.comune.roma.itwww.italianarea.it

Fieldwork: un’esperienza etnografica nella metropoli

Alessandro Silvestri

lordtora@libero.itSkype: lordtora