Scienziati - DISF.org

Post on 29-Dec-2021

3 views 0 download

Transcript of Scienziati - DISF.org

Avvenire 10/03/2010

Copyright (c) Avvenire October 4, 2010 9:35 am / Powered by TECNAVIA / HIT-MP

Copy Reduced to 36% from original to fit letter page

AGORÀIDEE AGORÀIDEE 5 DOMENICA3 OTTOBRE 2010

DOMENICA3 OTTOBRE 20104

esù ha mai riso? Cristo piange davanti alla tombadell’amico Lazzaro, di fronte alla città santa, fremee soffre quando s’avvicina la sua ora finale.Conosciamo i suoi sentimenti. I Vangeli ci

informano sul suo sdegno, che s’accende fino al punto difargli impugnare una frusta. In sintesi, Gesù partecipa dellanatura umana amando, mangiando, provando tristezza edolore. Ma si può dire che condivida con noi il riso el’ironia? C’è qualche passo dei Vangeli in cui lo si odaridere? Certo, partecipava volentieri ai banchetti, ma esisteuna menzione del suo sorridere? Oppure il suo era sempreun volto severo come quello che ha rappresentato Pasolininel suo Vangelo secondo Matteo?

«Flevisse lego, risisse numquam» ("Leggo che egli hapianto, mai che abbia riso"). Così scriveva in modolapidario un autore medievale, che si celava sotto il nomedi Ambrogio, il celebre Padre della Chiesa (lo Pseudo-Ambrogio), negando che le labbra di Cristo siano statesfiorate dal sorriso. Certo, se ciattestiamo sul verbo rigorosodel ridere – in greco gheláo –dobbiamo riconoscere che essonon ha mai come soggettoGesù. Ridono, anzi, «deridono»(katagheláo) Gesù solo ilamentatori e le prefiche diprofessione nella casa di Giairo(Mt 9,24), ironizzando sulla suadichiarazione nei confronti dellafiglia del capo-sinagoga («Non èmorta, ma dorme»). Ridonoanche quelli che ora godono neipiaceri, in attesa che avvengaperò il grande ribaltamento deidestini: «Beati voi che orapiangete, perché riderete… Guaia voi che ora ridete perché…piangerete» (Lc 6,21.25). Enella stessa linea si muoverà laLettera di san Giacomo:«Gemete, peccatori, sulla vostramiseria, fate lutto e piangete; ilvostro riso [ghélos] si muti inlutto e la vostra allegria in tristezza» (4,9). Così stanno lecose se ci fermiamo al puro e semplice verbo «ridere».Tuttavia si devono fare due osservazioni rilevanti. La primariguarda i Vangeli che, com’è noto, non sono biografiecomplete e compiute della figura storica di Gesù diNazaret, ma sono solo dei profili, illuminati dalla luce dellafede. Che manchi qualche tratto dalla fisionomia umana diCristo non significa automaticamente che esso non siastato presente durante la sua esistenza terrena. Ibanchetti, appunto, possono essere una testimonianzaindiretta dell’allegria vissuta anche da Gesù, tant’è veroche egli stesso dichiarerà di essere stato accusato dieccessiva libertà in questo senso: «È venuto il Figliodell’uomo che mangia e beve e dicono: Ecco, è unmangione e un beone, amico di pubblicani e di peccatori»(Mt 11,19). Potremmo supporre che il riso abbia fattoparte dell’esperienza di Gesù, anche perché esso è unacomponente fondamentale – insieme alle lacrime –dell’essere uomini. L’Incarnazione, infatti, comportal’assunzione dell’umanità da parte del Figlio di Dio nellasua integralità. C’è, però, una seconda considerazione dafare. Come si suol dire nel linguaggio «tecnico», unorizzonte semantico può essere coperto da più termini chene descrivono le varie sfumature. Il ridere fa parte, ed èsegnale, dell’orizzonte più vasto della gioia il cuimolteplice significato può essere espresso con piùvocaboli. In questa luce la domanda del nostrointerlocutore può ottenere una risposta diversa da quella

così categorica che abbiamo citato in apertura. Particolareattenzione meriterebbe il Vangelo di Luca che uno studiosotedesco, Helmut Gollwitzer, ha idealmente posto in un suocommento sotto il titolo Die Freude Gottes, "La gioia diDio" (1952). Basterebbe solo cercare i vocaboli dellafelicità per accorgersi dell’insistita presenza del tema nelterzo Vangelo. Ci perdonino perciò i lettori, se faremoscorrere i vari termini greci. Il verbo cháiro (gioire,rallegrarsi) e il sostantivo chará (gioia, allegria)echeggiano cumulativamente per venti volte in Luca apartire da quel «Rallègrati» rivolto da Gabriele a Maria edivenuto il nostro «Ave» (1,28). C’è poi l’«esultanza»espressa per quattro volte col verbo agalliáo e colsostantivo agallíasis. È, questa, la felicità messianica ditenore spirituale. Così, quando Gesù pronuncia quellastupenda preghiera, detta appunto «l’inno di gioia»,riferita da Luca 10,21-22 («Ti rendo lode, Padre, Signoredel cielo e della terra, che hai nascosto queste cose aidotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli…»),

l’evangelista nota in apertura:«In quello stesso istante Gesùesultò [agalliáo] nello SpiritoSanto e disse…». Luca, solo tratutti gli autori del NuovoTestamento, usa per tre volteanche il verbo dell’allegriafisica, in greco skirtáo,applicandolo al piccolo Giovanniche «danza di gioia» nel grembodi Elisabetta quando incontraMaria (1,41.44) e ai giustiperseguitati che nel giorno delgiudizio «si rallegrerannoesultanti» perché grande sarà laloro ricompensa nei cieli (6,23).E se si vuole trovare un branointero che mostri come Gesùproclami la gioia della salvezza– "Vangelo", com’è noto,significa "bella, gioiosa notizia"– basterebbe leggere il capitolo15 di Luca con le tre celebriparabole della misericordiadivina: quelle della pecora, della

dracma e del figlio smarriti e ritrovati. Un esegeta, BrunoMaggioni, ha intitolato quel capitolo «Un invito alla gioiadi Dio in Cristo». Non potendo citare per ragioni di spaziotutti i passi, suggeriamo ai nostri lettori di prendere inmano un Vangelo e, nel capitolo 15 di Luca, di leggere iversetti 5, 6, 7, 9, 10, 23, 24, 25, 29, 32. In essi, tral’altro, c’è un altro verbo greco di gioia: eufráino. Gesù,quindi, esalta il gioire festoso che prende spunto davicende umane concrete, come il ritrovare un oggettoprezioso smarrito o il riabbracciare dopo tanto tempo unapersona cara. Anzi, Luca, che aveva aperto il suo Vangelocol sorriso festoso del natale del Battista e di Gesù, loconclude con la raffigurazione della Chiesa che conoscel’intensità della gioia: «… dopo averlo adorato tornarono aGerusalemme con grande gioia [chará] e stavano semprenel tempio lodando Dio» (24,52-53). Fermiamo qui lanostra ricerca, che potrebbe essere allargata agli altriVangeli (e ancor di più all’Antico Testamento, ove appareampiamente il «ridere» di Dio). Noi vorremmo concluderecon le parole che, secondo Giovanni, Gesù pronuncianell’ultima sera della sua vita terrena: «Queste cose io viho detto perché la mia gioia sia con voi e la vostra gioiasia piena» (15,11). Curiosamente Lutero descriverà così laGerusalemme celeste, sulla scia di un’immagine medievale:«Allora l’uomo giocherà con cielo e terra e sole e con lecreature. E tutte le creature proveranno anche un piacere,un amore, una gioia lirica e rideranno con te, o Signore, etu a tua volta riderai con loro».

G

Non costerebbe molto far giungerealmeno parte di questa storia a tutti. Per mostrare che chi ritengala professione di ateismo

una condizione necessaria per farebuona scienza, sarebbe costretto a riscrivere buona parte della storiadella scienza tutta da solo

Quanti sanno che Clerk Maxwell,il fisico delle equazionielettromagnetiche, scrivevapoesie all’Eucaristia,

o che Augustin Cauchy, uno dei padri dell’analisimatematica, fu membroattivissimo delle conferenze

di San Vincenzo de Paoli e diedevita a molte società filantropichenella Parigi del XIX secolo? E che Alessandro Volta, inventore

della pila, insegnava il catechismo ai bambini poveri della sua parrocchia di san Donnino a Como?

Affermava Louis Pasteur che poca scienza allontanada Dio, ma moltariconduce a Lui. È propriocosì? Una scorsa alla storiaaiuta a dare una risposta...

DIRK BOUTS, «ULTIMA CENA» (1464-68), LOVANIO, CHIESA DI SAN PIETRO

di Gianfranco Ravasi

Gesù non rideva?Eppure tutto il Vangelo è un inno alla gioia

ANTICIPAZIONI

di Giuseppe Tanzella-Nitti*

el mondo in cui viviamo gli scienziatisono sempre più ascoltati. A loro nonsi chiede soltanto una spiegazionedelle scoperte più recenti, ma ancheuna risposta sui futuri scenari delnostro pianeta, sulle tendenze dellasocietà, sulle scelte strategiche daoperare. Non è infrequente che nelleinterviste a un Nobel per la fisica o per

la chimica l’interessato sia chiamato a risponderea quesiti di bioetica, di sociologia, di religione.Il camice bianco ed una lavagna piena di formulesembrano lo sfondo più adeguato per rispostesempre affidabili ed autorevoli. Non importa cheil proprio ambito di studio e di ricerca sia a voltedistante dai temi più caldi oggi dibattuti: sonoscienziati, e questo garantisce loro di vedere piùlontano, di orientare, quali nuovi filosofi, lescelte dell’umanità. Almeno questo è il sentirecomune. Così il ruolo dello scienziato viene oggipercepito dalla maggioranza. E se gli scienziatiparlano di religione? Allora la cosa si fainteressante e si è disposti, anche in questoimportante terreno, a prestare ascolto alle loroconclusioni. Già vent’anni or sono la Fondazione Agnelli diTorino finanziò un’importante ricerca, pubblicatacon il titolo Valori, Scienza, Trascendenza perconoscere l’opinione dei ricercatori italiani inmerito a questioni di ordine politico, etico ereligioso. Negli ultimi decenni si sono susseguitemolte ricerche di questo genere, specie nelmondo anglosassone, sfociate in libri pubblicatida prestigiose case editrici oppure presentate suriviste scientifiche internazionali. Il risultato èpiù o meno analogo in tutti i sondaggi:l’incidenza della fede religiosa in chi si occupa diricerca scientifica non è poi tanto diversa dalresto della popolazione mortale.L’opinione che il grande pubblico ha circa lareligiosità degli uomini di scienza è a voltecontraddittoria, perché poco documentata. Nelcaso di un personaggio emblematico comeAlbert Einstein, ad esempio, mi è capitato diascoltare i giudizi più svariati. Da chi erafermamente convinto che la sua "teoria dellarelatività" avesse ormai confermato la necessitàdi mantenere una posizione relativista e nondogmatica in temi di carattere etico o morale, acoloro che ne impiegavano frasi e aforismi permostrare la sua sincera fede ebraica e talvoltaperfino cristiana; da commenti che lo invocavanocome esempio di uno scienziato che aveva ormaidefenestrato ogni riferimento a Dio dalladescrizione dell’universo, ad articoli chepretendevano di illustrarne un panteismo senzasconti. A parte il personaggio in questione (chifosse davvero interessato a sapere cosa Einsteinpensasse di Dio può leggere l’omonima voce diThomas Torrance sul Dizionario Interdisciplinaredi Scienza e Fede), è un fatto che la maggiorparte delle persone ha degli scienziati l’immaginedi uomini poco avvezzi alle cose spirituali,abituati come sono a studiare ciò che si tocca esi misura. Abbiamo recentemente ascoltatoanche la bizzarra opinione che una dichiarazionedi ateismo sarebbe un requisito necessario perfare buona ricerca. Il grande spazio mediaticodato a poche personalità funge da amplificatore,ed il gioco è fatto: gli scienziati sono atei e chivuole davvero accostarsi alla ricerca scientificadeve rinunciare a qualsiasi credenza religiosa,perché irrazionale (qualcuno, indulgente, nepotrà forse indicare la posizione precisa in unlobo cerebrale, ma solo per affermare la suainferiorità rispetto alle ben più ampie zonededicate al ragionamento razionale, e dunquescientifico).Se le cose stanno davvero così ci si chiede alloraa quale comunità, se non a quella scientifica,sono appartenuti personaggi come PierreDuhem, James Clerk Maxwell, AugustinCauchy, Max Planck, Angelo Secchi, GregorioMendel, Antonio Stoppani, Henri Poincaré,Guglielmo Marconi, George Lemaître, PavelFlorenskij, Jerome Lejeune, Wernher vonBraun, Louis Pasteur, Theodosius Dobzhanski,Abdus Salam, Charles Babbage, o per esserevicini al contesto italiano recente, scienziaticome Enrico Medi, Luigi Fantappié, Ennio deGiorgi o Giovanni Prodi, una breve lista solorappresentativa, che riguarda personaggi non piùviventi, e di tempi non troppo lontani. Andareindietro nel tempo, lo notiamo per inciso, nonavrebbe senso, essendo l’ateismo un fenomenopiuttosto recente ed essendo il contesto religiosoassai familiare a quasi tutti gli uomini di scienzavissuti prima del XIX secolo. Anzi, un’ispezione almonumentale Dictionary of Scientific Biographies(ben 16 volumi), mostrerebbe che fino a tutto il1700 un terzo degli scienziati era rappresentatoda ministri ordinati di Chiese cristiane. Sebbenele cifre del secolo XXI non sono più queste, unricercatore che oggi affermasse che la federeligiosa è incompatibile con l’attività scientificadovrebbe vedersela con il 50% dei suoi colleghiche, secondo lo studio pubblicato pochi mesi faad Oxford da Elaine Ecklund, si dichiaraappartenente ad una religione, ai qualiandrebbero forse sommati ancora un 20% di

Nricercatori che si qualificano credenti in unAssoluto, certamente nel loro insieme benmaggiori del 30% di coloro che si qualificanoagnostici o atei (due attributi che puremeriterebbero di essere differenziati). Perfino unpersonaggio come Charles Robert Darwin, chemolti considerano erroneamente uno dei Padrifondatori del materialismo, non ha voluto maiqualificarsi come ateo. Nella sua autobiografia(quella curata dalla nipote Nora Barlow, chereintegra i riferimenti a Dio espunti da una primaautobiografia pubblicata dopo la morte delnaturalista) o nelle lettere degli ultimi anniinviate ad amici e giornalisti che lointerrogavano sulla sua fede, lo scopritore dellaselezione naturale si considera teista, credente inuna Causa prima (diremmo più precisamentedeista) e quando applica a sé la qualifica diagnostico si riferisce ad un agnosticismoscientifico («non potremo mai conoscere l’originedell’universo», afferma) e non filosofico.Per acquistare una prospettiva più fedele alrealtà dei fatti, in tema di fede degli scienziatinon vi è cammino migliore che accostarsi alleloro biografie (spesso auto-biografie, come nelcaso di Planck) o ai loro saggi di riflessionefilosofica su scienza e filosofia o su scienza esocietà, scritti di solito verso il termine dellaloro carriera, un genere presente in tutti i"grandi", da Ludwig Boltzmann a HenriPoincaré, da Max Planck a Werner Heisenberg,da Richard Feynman a John Eccles. Quando nonsiamo di fronte all’adesione ad una Chiesa,esplicita in numerosi casi, in tutti costoro vi èper lo meno la chiara percezione che il metodoscientifico non esaurisce la conoscenza dellarealtà e che la vita dello spirito, l’apertura aduna dimensione trascendente, hanno un dirittodi cittadinanza nella vita degli uomini e degliscienziati allo stesso modo che le equazionidifferenziali e le formulazioni empiriche. Se laricchezza di queste esperienze giungesse anche

nelle nostre scuole e nelle nostre università, visarebbero delle autentiche sorprese. Chi loavrebbe mai detto che Clerk Maxwell, quellodelle equazioni elettromagnetiche, scrivevapoesie all’Eucaristia, o che Augustin Cauchy,quello della soluzione al problema del calcolointegrale, fu membro attivissimo delle conferenzedi San Vincenzo de Paoli e diede vita a moltesocietà filantropiche nella Parigi del XIX secolo?Chi immaginerebbe che Alessandro Volta,inventore della pila, impartiva con regolarità ilcatechismo ai bambini poveri della suaparrocchia di san Donnino a Como, o che JeromeLejeune, scopritore dell’anomalia genetica checausa la sindrome di Down, fu cattolico digrande impegno sociale, al punto che, dopo lasua morte, Giovanni Paolo II volle un "fuoriprogramma" durante una sua visita in Francia perandare a pregare sulla sua tomba? Pierre Duhemdeve alla sua fede cattolica l’interesse per lastoria della scienza e per gli studi filosofici, lacui congruenza nella vita di uno scienziatodifende nella sua opera La fisica di un credente.Von Braun, luterano convinto, al ritorno degliastronauti dalla missione che li aveva portatisulla Luna recitò un Padre nostro diringraziamento. Guglielmo Marconi volleintrodurre personalmente nel 1931 la primatrasmissione radiofonica di un pontefice, Pio XI,annunciando al microfono: «Con l’aiuto di Dio,che tante misteriose forze della natura mette adisposizione dell’umanità, ho potuto prepararequesto strumento che procurerà ai fedeli di tuttoil mondo la consolazione di udire la voce delSanto Padre». Non avrebbe senso commentare la fede discienziati di livello internazionale che furonoanche sacerdoti, perché sarebbe come far pioveresul bagnato. Eppure, limitandoci solo agli ultimi150 anni, la prima intuizione del Big Bang fu dimonsignor George Lemaître, un cosmologo checollaborò con Einstein alla formulazione delleequazioni che descrivevano la dinamicadell’universo. Uno dei fondatori della geologiacontemporanea fu Antonio Stoppani, unsacerdote di fine Ottocento dalla chioma fluente,autore del primo trattato geologico del territorio

italiano, chiamato appunto Il Bel Paese, che glimeritò di essere immortalato per vari decennisulle etichette di un omonimo formaggioitaliano! Fu ancora un sacerdote cattolico,Angelo Secchi, l’iniziatore della spettroscopiastellare e fondatore nel 1871 della Società degliSpettroscopisti, ora Società Astronomica Italiana.Del beato Francesco Faà di Bruno, di padreAgostino Gemelli o del sacerdote ortodossoPavel Florenskij, il grande pubblico ha sentitogià parlare. La disciplina più rappresentata fra isacerdoti-scienziati è senza dubbio l’astronomia,seguita immediatamente dalla matematica e poidalla botanica.Gli esempi di potrebbero moltiplicare. Vale peròla pena non omettere almeno un riferimento adalcuni scienziati italiani a noi vicini. Moltiricorderanno Enrico Medi, geofisico di famainternazionale e uomo politico, vicepresidentedell’Euratom e divulgatore televisivo, padre di seifigli. Scomparso nel 1974, nel 1996 fu introdottala sua causa di beatificazione. Ricordo di averassistito ad alcune sue conferenze dal vivo. Inuna di queste, per mostrare tutta la bellezza el’armonia della fisiologia umana, creatura di Dio,nella quale fisica, chimica e biologiaconcorrevano al perfetto svolgersi deimovimenti, dopo aver delicatamente poggiato unbicchiere pieno d’acqua sul tavolo ne concludevache c’era più fisica innata in quel gesto che nellatecnologia del LEM, il modulo lunare che qualchemese dopo si sarebbe poggiato dolcemente sullasuperficie lunare. Ennio de Giorgi, il grandematematico italiano scomparso nel 1996, scoprìla soluzione al 19° problema di Hilbert, uno dellafamosa lista di 23 problemi che Hilbert ritenevaavrebbero impegnato tutti i matematici nel XXsecolo. A lui si deve anche la scoperta delcarattere analitico delle soluzioni di alcuniproblemi di calcolo delle variazioni, un risultatodimostrato indipendentemente anche da JohnNash (il protagonista del film A Beautiful Mind),noto ora come teorema di De Giorgi-Nash, cherappresenta una pietra miliare nello studio dimolti problemi non lineari. Convinto difensoredei diritti umani, fu sensibile commentatoredella Sacra Scrittura, in particolare dellaSapienza biblica. Egli riteneva che ogni studioso,nell’invito a prendere parte al banchetto che laSapienza rivolge agli uomini nel Libro deiProverbi, dovessero vedere un richiamo allagrande dignità e responsabilità del propriolavoro; e che la condivisione e la trasmissionedelle conoscenze fosse una delle più alte formedi carità. Di lui scriveva Antonio Ambrosetti,docente come lui alla Normale di Pisa: «Alcunipoveri, che De Giorgi cercava di aiutare conassiduità, avevano imparato i suoi orari e sifacevano trovare quando arrivava in Piazza deiCavalieri ai piedi della scalinata che portaall’ingresso della Scuola Normale. Lui avevasempre qualcosa da dare loro, senza farlo maipesare, senza mai avere un gesto di insofferenzao, ancora meno, di fastidio. E io rimanevocolpito da questi slanci di generosità e misembrava che davvero la bontà di Dio simanifestasse in lui in modo sublime».

on Giovanni Prodi, anche lui matematico,la comunità scientifica italiana ha personel gennaio di quest’anno uno dei suoiesponenti più illustri. Autore di uno deipiù diffusi manuali di analisi matematicaimpiegati dagli studenti delle materiescientifiche, fu testimone cristianobenvoluto da tutti. A Prodi si deve lacreazione dei gruppi di discussione

"Scienza e Fede" nei quali docenti universitari divarie sedi italiane si riunivano e si riunisconoancora oggi per riflettere e approfondire, allaluce delle proprie competenze scientifiche, ilsenso della scienza in relazione alle domandeultime che l’uomo si pone. Questi incontri,promossi da Prodi grazie anche all’impulso dimonsignor Carlo Colombo, presero avvio nelmaggio 1977; nel corso dei decenni vi hannoassistito centinaia di docenti e ricercatori ditutta Italia, contribuendo così in modo fattivoalla maturazione del dialogo fra disciplinescientifiche e pensiero filosofico-teologico, i cuifrutti sono diventati col tempo visibili in diversesedi culturali e universitarie.Dio e gli scienziati: due forze che si attraggono osi respingono? Non vi è dubbio che appena sirinuncia ai luoghi comuni e si cerca diapprofondire qualcosa di più della storia, siscoprono fra gli scienziati molte personalità digrande spessore umanistico, filosofico e perfinoreligioso. Non costerebbe molto far giungerealmeno parte di questa storia a tutti. O soloallargare lo sguardo per mostrare che chi ritengala professione di ateismo una condizionenecessaria per fare buona scienza sarebbecostretto, buona parte della storia della scienza,a riscriversela tutta da solo. Forse ha ancoraragione Louis Pasteur quando affermava chepoca scienza allontana da Dio, ma molta scienzariconduce a Lui.* Condirettore del portale Disf (www.disf.org),

Documentazione interdisciplinare di Scienza e Fede

CDa millenni gli esegeti s’interrogano sull’assenza di espliciti riferimenti al riso nella vita di Cristo. Però, a parte il fatto che i testi evangelici non sono biografie puntigliose ma profili illuminati dalla fede, è il messaggio complessivo a confermare un’atmosfera fatta anche di allegria. Dai banchetti «scandalosi» all’esultanza messianica, spiritualità e lietezza si sposano nella lode a Dio

La prima intuizione del Big Bangfu di monsignor George Lemaître,un cosmologo che collaborò con Einstein alla formulazionedelle equazioni che descrivevanola dinamica dell’universo. Uno dei fondatori della geologiacontemporanea fu il sacerdoteAntonio Stoppani. E fu ancora un sacerdote cattolico, Angelo Secchi, l’iniziatore della spettroscopia stellare

Luigi Fantappié (1901-1956)Nasce a Viterbo, si laurea in Matematica pura allaScuola Normale di Pisa e insegna in varie universitàitaliane fino al 1934, anno in cui si trasferisce a San

Paolo, in Brasile, percostituire l’istituto dimatematica della localeuniversità. Nel 1940 torna inItalia come docenteall’Istituto Nazionale di AltaMatematica, a Roma. Nel1950 viene invitato daRobert Oppenheimerall’Institute for AdvancedStudy di Princeton, ma nonriesce a recarsi negli StatiUniti per motivi di salute.

Fantappié è stato il creatore della teoria dei funzionalianalitici. Nel 1954 con un celebre scritto ha propostouna possibile estensione su scala cosmica dellarelatività ristretta.

Enrico Medi (1911-1974)Nasce a Roma e, liceale, diventa il primo presidente dellaLega Missionaria Studenti, fondata insieme a GabrioLombardi. Si laurea in fisica a 21 anni con Enrico Fermi, a

31 anni ottiene la cattedra diFisica sperimentaledell’Università di Palermo,pochi anni dopo diventadirettore dell’Istituto Nazionaledi Geofisica e nel 1958vicepresidente dell’Euratom.Diventa noto al pubblicotelevisivo con la trasmissionedi divulgazione «Avventuredella scienza» e per la cronacadello sbarco del primo uomosulla luna. La sua attività di

scienziato si intreccia a quella politica (a partiredall’Assemblea Costituente, di cui è membro) eall’apostolato. Nel 1996 è stata introdotta la sua causa dibeatificazione.

Ennio De Giorgi (1928-1996)Nato a Lecce, si laurea in Matematica nel 1950.Diventa noto nel mondo scientifico quando, nel 1957,risolve il XIX problema di Hilbert, alla cui soluzione si

erano dedicati per oltremezzo secolo i piùimportanti studiosi dimatematica. Nel 1958 vinceil concorso per la cattedra diAnalisi presso l’Università diMessina, l’anno successivoviene chiamato a insegnarealla Scuola Normale di Pisa,dove resta per tutta la vita. Isuoi principali contributi allamatematica vanno dallericerche sulle equazioni alle

derivate parziali, al calcolo delle variazioni, alla teoriageometrica della misura, fino agli ultimi studi dilogica e fondamenti della scienza.

Giovanni Prodi (1925-2010)Nasce a Scandiano (Re) e si laurea in matematica a Parmadopo la guerra. Nel 1956 viene chiamato all’Università diTrieste per ricoprire la cattedra di Analisi matematica e

dal 1963 si spostaall’Università di Pisa. Neglianni ’70 si occupa di didatticadella matematica (fra i suoiscritti più diffusi Analisimatematica e Metodimatematici e statistici) e gliviene affidato anchel’insegnamento diMatematiche complementarisempre all’Università di Pisa.Uno dei suoi principalicontributi come è stato il

teorema di unicità delle equazioni di Navier-Stokes in duedimensioni spaziali, ottenuto nel 1959contemporaneamente e indipendentemente anche daJacques-Louis Lions.

Nicola Cabibbo (1935-2010)Laureatosi in Fisica all’Università di Roma, nel 1963elabora la teoria delle interazioni deboli per i processi concambiamento di stranezza, che contiene i cosiddetti

"angoli di Cabibbo", fornendoalcuni elementi fondamentaliper il futuro «modellostandard» delle particelleelementari. Dal 1969 èprofessore di Fisica delleparticelle elementariall’Università di Roma. Nel1974, insieme a Kobayashi eMaskawa, formula unaproposta, basata sullacosiddetta matrice di Ckm, cheporta a prevedere l’esistenza di

sei Quark rispetto ai quattro allora noti. È stato presidentedell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’Enea dal1983 al 1992, dal 1993 fino alla sua morte è statopresidente della Pontificia Accademia delle Scienze.

PROTAGONISTI ITALIANI

Perché Dio permette il male e la sofferenza? Che cosa ciattende dopo la morte? Come conciliare la fedecristiana con la teoria evoluzionistica? Sono alcunedelle tante domande, scomode e affascinanti, chevengono spesso rivolte a monsignor Gianfranco Ravasi,

presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, cheora ne ha raccolte molte nel volume Questioni di fede.150 risposte ai perché di chi crede e non crede(Mondadori, pagine 336, euro 19,50), nelle librerie damartedì. Qui pubblichiamo la voce «Gesù ha mai riso?».

Scienziati

ALESSANDRO VOLTA PRESENTA LA PILA ELETTRICA A NAPOLEONE E AI MEMBRI DELL’INSTITUT DE FRANCE NEL 1801 (FOTO ALINARI)

e Dio, attrazione o repulsione?