Ruolo delle Autorità di bacino e difesa del suolo · Titolo slide Testo . Rischi ambientali 1...

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Ruolo delle Autorità di bacino e

difesa del suolo

Francesco Puma, Autorità di bacino del fiume Po

Difesa del Suolo 1

La DdS è il complesso delle azioni ed attività riferibili alla

tutela e salvaguardia del territorio, dei fiumi, dei canali e

collettori, degli specchi lacuali, delle lagune, della fascia

costiera, delle acque sotterranee, nonché del territorio a

questi connessi, aventi la finalità di ridurre il rischio

idraulico, stabilizzare i fenomeni di dissesto geologico,

ottimizzare l’uso e la gestione del patrimonio idrico,

valorizzare le caratteristiche ambientali e paesaggistiche

collegate.

(Art. 54, D. Lgs. 152/2006, Cosidetto T.U. Ambientale)

Difesa del Suolo

Molto più chiaramente la difesa del suolo è la gestione dei

rischi e delle risorse ambientali legati al ciclo dell’acqua.

Ciclo idrologico

Titolo slide

Testo

Rischi ambientali 1

Rischio ambientale (RA)

Con RA si intende la possibilità che il verificarsi di un

certo fenomeno naturale diventi causa di danni

significativi alla popolazione ed all’economia di un dato

territorio.

Rischi ambientali 2

Il rischio deriva dal prodotto della pericolosità del fenomeno atteso per la vulnerabilità del territorio.

La pericolosità ambientale (PA) è la probabilità che una dato evento ambientale (terremoto, pioggia intensa, frana, ecc.) si presenti in un territorio con intensità o dimensioni non inferiori ad un limite prefissato.

La vulnerabilità territoriale (VT) corrisponde al grado di sensibilità (in termini di danni ipotizzabili) della popolazione e delle varie opere umane.

I fattori della vulnerabilità

Come detto la VT è la propensione di persone, beni ed

attività a subire danni a seguito del verificarsi di un dato

evento.

I fattori da cui essa dipende sono quindi:

densità e distribuzione della popolazione,

esposizione delle opere e dei beni

struttura economica del territorio

organizzazione sociale

scelte di programmazione

Le componenti della vulnerabilità

Oltre ad individuare i singoli elementi che possono subire

danni sotto l’impatto dell’evento bisogna definire gli effetti

che il loro danneggiamento indurrà al sistema al quale

appartengono e le conseguenze negative che si

produrranno nel tempo sull’organizzazione dell’intero

sistema territoriale.

In sintesi la VT è data dalla somma di tre componenti:

Vulnerabilità diretta, Vulnerabilità indotta, Vulnerabilità

differita

Rischi ambientali legati all’azione

dell’acqua/Dissesto idrogeologico

Il dissesto idrogeologico è dato da una qualunque forma

di evidente disordine o squilibrio del suolo (sia in

superficie che al di sotto di essa), nella quale l’acqua è

generalmente il principale agente dinamico.

Le forme più importanti di DI sono:

erosioni, frane, valanghe, allagamenti ed alluvioni,

esondazioni fluviali arretramento dei litorali, subsidenza,

siccità, mareggiate.

Mitigazione del rischio

I rischi idraulici e geologici possono essere mitigati

agendo sia sulla pericolosità che sulla vulnerabilità.

Aspetti generali 1

1951 Alluvione del Polesine

Dopo mezzo secolo dalla legge 1904, tanti interventi legislativi, finanziari,

amministrativi e di esecuzione di opere, l’assetto idraulico del Paese è

ancora inadeguato a garantire livelli ordinari di sicurezza alle popolazione

e ai territori , agli insediamenti civili, produttivi ed infrastrutturali.

Legge 19 marzo 1952, n. 184: primo tentativo di programmazione per la

difesa dalle acque con il Piano orientativo per tutto il complesso delle

opere di difesa nei corsi d’acqua naturali dell’intero territorio nazionale.

L’esigenza di una pianificazione venne ribadita nel 962 con la legge 25

gennaio 1962, n. 11 “Piano di attuazione per una sistematica regolazione

dei corsi d’acqua naturali”

Evoluzione storica della politica italiana

delle acque 4

1966 – Alluvione di Firenze

Dopo i catastrofici eventi alluvionali del 1966 venne istituita una

Commissione per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del

suolo (legge 1967/632).

La Commissione (De Marchi in onore del suo Presidente) aveva il compito

di esaminare i problemi tecnici, economici, amministrativi e legislativi

interessanti al fine di proseguire ed intensificare gli interventi necessari

per la generale sistemazione idraulica e didifesa del suolo, sulla base di

una completa ed aggiornata programmazione.

Tra le molte cose scritte dalla Commissione si riporta:

“rinunciare alla unità di direttive su base nazional, e suddivider, o meglio

spezzettare l’opera difensiva fra le varie regioni sarebbe fonte di gravi

pericolo e d’inevitabile danno per il Paese.”

Evoluzione storica della politica italiana

delle acque 7

Autorità di bacino nazionali: natura

Organismi di cooperazione Stato-Regioni

Istituzioni locali intermedie

Problemi di governo delle acque che devono essere gestiti

al libello di bacino idrografico

Missione delle Autorità di bacino

Assicurare:

la difesa del suolo

il risanamento delle acque

la fruizione e la gestione del patrimonio per gli usi di

razionale sviluppo economico e sociale

la tutela degli aspetti ambientali connessi

considerando i bacini come sistemi unitari

Strumenti dell’Autorità di bacino

Piano di bacino

Strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo

Caratteristiche fisiche e ambientali del bacino idrografico

Pianificazione e programmazione delle azione e

definizione delle norme d’uso delle risorse e delle aree a

pericolo e rischio idraulico e geologico

Conservazione, difesa e valorizzazione del suolo

Corretta utilizzazione delle acque

Un modello di pianificazione/programmazione sostenibile

Autorità di bacino del fiume Po

Principali atti di pianificazione conclusi

Piano stralcio delle Fasce Fluviali

Piano stralcio per l’assetto idrogeologico

Obiettivi di qualità e priorità di intervento

Programma generale di gestione dei sedimenti alluvionali

dell’alveo del fiume Po

Piano Strategico Speciale Valle del Fiume Po

Progetto di Piano direttore per la manutenzione del

territorio collinari e montani (Bacini pilota)

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PA

I)

Il PAI prevede la sistemazione fisica del territorio per conseguire ovunque un rischio medio o moderato,

per salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti

L’86% dei 3.210 comuni ha un rischio idrogeologico, inteso come danno probabile causato da una piena da elevato a molto elevato.

I pericoli e i danni derivanti dalle piene possono essere attenuati ma non completamente eliminati.

Lo studio globale per una strategia di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico del bacino del Po è stato deciso della

legge 183/89. L’Autorità di bacino ha condotto, a partire dal 1990, le attività di ricognizione, di studio e di predisposizione

del Piano, attraverso il coinvolgimento nei programmi di lavoro delle Regioni e degli enti locali.

R4 - Molto elevato R3 - Elevato R2 - Medio R1 - Moderato

R2 - Medio R1 - Moderato

La strategia generale del PAI

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PA

I) Nodi idraulici critici

I nodi idraulici critici sono "punti" o tratti del reticolo idrografico principale localizzati in pianura e nei fondovalle, dove le

maggiori dimensioni della piena coinvolgono insediamenti abitativi, produttivi e infrastrutture di grande importanza .

PO01PO02

PO03

SC01

PA01PR01EN01

TA01

TA02

TA03

TA04

BE01

BE02

DR01

SL01

DB01

DB02

DB03

SS01

TD01

TO01

VA01

MI01

AD01

GZ01

MN01

PO02

PO03

PO01

Asta Po

Da confluenza Mairaa Moncalieri

Da confluenza Dora Balteaa confluenza Sesia e nododi Casale Monferrato

Da Isola Sant’Antonioall’incile del Po di Goro

DR01

Dora Riparia

Tratto da Susa a confluenzain Po e nodo critico di Torino

SL01

Stura di Lanzo

Robassomero

DB03

DB02

DB01

Dora Baltea

Valle D'Aosta

Ivrea

Saluggia

SS01

Sesia

Da confluenza Cervoa Vercelli

TD01

Terdoppio

Da Novara a Vercelli

VA01

Arno - Rile - Tenore

Nodo di Varese

TO01

Toce

Da Masera al lago Maggiore

MI01

Lambro - Seveso - Olona

Nodo di Milano

GZ01

Garza

Nodo di Brescia

TA01

TA02

TA03

TA04

Tanaro

Alba

Ceva

Asti

Alessandria

PR01

Parma

Cassa di espansionee tratto arginato

EN01

Enza

Cassa di espansionee tratto arginato

SC01

Secchia

Nodo critico di Modenae tratto arginato

PA01

Panaro

Nodo critico di Modenae tratto arginato

BE02

BE01

Belbo

S. Stefano Belbo - Canelli

Nizza Monferrato

AD01

Adda

Adda - AD01Val Pola - SprianaMallero a SondrioAdda da Tirano allaconfluenza in lago diComo - Val Tartano

MN01 Mantova

Mincio

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PA

I)

Il piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-

operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla

conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo..... (art.17, legge 183/89)

RISCHIO COMPATIBILE salvaguardia dell’incolumità delle persone

e riduzione al minimo dei danni ai beni esposti

Finalità e obiettivi del Piano

Quantificazione del rischio idraulico e

idrogeologico esistente sul bacino

Strumenti:

Interventi strutturali a difesa degli

insediamenti esistenti

Vincoli sulle aree a rischio, per impedire

nuovi insediamenti incompatibili

Allontanamento degli insediamenti

incompatibili dalle aree a rischio

Integrazione con i sistemi di previsione di

piena e con i piani di protezione civile

Ambiti di applicazione:

Sistema arginato

Reticolo idrografico

principale non arginato

Reticolo idrografico

collinare-montano e

versanti Diffusione presso la popolazione della

conoscenza delle condizioni di rischio

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PA

I)

Le disposizioni del PAI che si rivolgono al settore urbanistico sono

finalizzate a disciplinare gli interventi trasformativi dell’uso del suolo:

PAI

Aree in dissesto nel territorio

collinare e montano

Aree a rischio idrogeologico

molto elevato

Le procedure di adeguamento della pianificazione urbanistica alle disposizioni del PAI

VERIFICHE DI

COMPATIBILITA’

TRA LE CONDIZIONI DI

DISSESTO DEL PAI E

GLI STRUMENTI

URBANISTICI

ADEGUAMENTO

DEGLI STRUMENTI

URBANISTICI

Aggiornamento e integrazione

dello stato di dissesto

Delimitazione delle

fasce fluviali

ASSUNZIONE

DIRETTA NEGLI

STRUMENTI

URBANISTICI

Politica europea in materia di acque

Direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE)

+

Direttiva acque sotterranee(2006/118/CE)

+

Direttiva alluvioni (2007/60/CE)

+

Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino

(2008/56/CE)

+

…..

=

Gestione integrata delle acque

•Protezione delle acque a livello comunitario, sulla base di

principi e obiettivi comuni

•Riduzione delle conseguenze negative, derivanti dalle

alluvioni, per la salute umana, per il territorio, per i beni, per

l’ambiente, per ilpatrimonio culturale e le attività economiche

e sociali

•Obiettivi vincolanti, ma flessibilità negli strumenti attraverso

i quali raggiungere tali obiettivi

•Attuazione attraverso la piena partecipazione di tutte le parti

interessate

•Pianificazione di lungo periodo

Nuova politica europea delle acque:

aspetti generali

•Gestione delle acque a livello di bacino idrografico con individuazione dei

distretti idrografici

•Piani di gestione dei bacini idrografici

•Approccio integrato

•Recupero dei costi e prezzo equo dell’acqua

•Partecipazione del pubblico

Nuova politica europea delle acque:

elementi chiave

IL DISTRETTO IDROGRAFICO COME UNITA’ FISICA DI RIFERIMENTO

• Somma di uno o più bacini

•Acque superficiali (fiumi, laghi, transizione, mare)

•Acque sotterranee

Piano di gestione: Art. 13 e All. 7 Direttiva 2000/60

Distretto padano

Distretto delle Alpi orientali

Distretto dell’Appennino settentrionale

Distretto dell’Appennino centrale

Distretto dell’Apennino meridionale

Distretto Pilota del Serchio

Distretto della Sardegna

Distretto della Sicilia

I distretti in Italia

Mappe della pericolosita’

i

Mappe del rischio

i

VALUTAZIONE PRELIMINARE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI

ENTRO IL 22 SETTEMBRE 2011

MAPPE DELLA PERICOLOSITA’ E DEL RISCHIO DI

ALLUVIONI ENTRO IL 22 GIUGNO 2013

PIANI DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI ENTRO IL 22

GIUGNO 2015

Direttiva 2007/60: Strumenti e scadenze

i

I PIANI DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI RIGUARDANO

TUTTI GLI ASPETTI DELLA GESTIONE DEL RISCHIO DI

ALLUVIONI, IN PARTICOLARE LA PREVENZIONE, LA

PROTEZIONE E LA PREPARAZIONE, COMPRESE LE PREVISIONI

DI ALLUVIONI E IL SISTEMA DI ALLERTAMENTO NAZIONALE

Direttiva 2007/60: Piani di gestione del

rischio alluvioni

i

I PIANI DI GESTIONE POSSONO COMPRENDERE LA

PROMOZIONE DI PRATICHE SOSTENIBILI DI USO DEL SUOLO , IL

MIGLIORAMENTO DELLE AZIONI DI RITENZIONE DELLE ACQUE,

NONCHE’ L’INONDAZIONE CONTROLLATA DI CERTE AREE IN

CASO DI FENOMENO ALLUVIONALE

Direttiva 2007/60: Piani di gestione del

rischio alluvioni

i

NEI PIANI DI GESTIONE SONO DEFINITI GLI OBIETTIVI DELLA

GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONI EVIDENZIANDO IN

PARTICOLARE LA RIDUZIONE DELLE POTENZIALI

CONSEGUENZE NEGATIVE PER LA SALUTE UMANA, IL

TERRITORIO, I BENI, L’AMBIENTE, IL PATRIMONIO CULTURALEE

LE ATTIVITA’ ECONOMICHE E SOCIALI, ATTRAVERSO

L’ATTUAZIONE DI INTERVENTI NON STRUTTURALI E DI AZIONI

PER LA RIDUZIONE DELLA PERICOLOSITA’

Direttiva 2007/60: Piani di gestione del

rischio alluvioni

i

Sicurezza assoluta è un illusione

Conoscenza adeguata dei pericoli

Impatto dei cambiamenti climatici sulle alluvioni

Differenziazione degli obiettivi di protezione

Definizione del livello di protezione che è possibile mettere in atto

Accettabilità dei livelli di rischio residuale

Rapporto fra manutenzione, misure pianificatorie e misure strutturali

Coerenza fra Piano di gestione delle acque e piano di gestione delle

alluvioni

I problemi da affrontare

i

Difesa

Città

Più spazio ai fiumi

Ridurre Esposizione/Vuln

erabilità Migliorare

performance sistemi difensivi esistenti

Migliorare conoscenza del rischio

Collegamento con il governo locale

Controllo di attuazione

Sanzioni/Incentivi

Unicità della programmazione

Certezza della copertura finanziaria

Adeguamento dei presidi territoriali

Semplificazione delle procedure

Recupero della responsabilità dei soggetti istituzionali

Fattori critici di successo della pianificazione

ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI XII GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA

Normativa di settore frammentaria e disorganica, con esigenza di

riorganizzazione delle competenze e di una semplificazione delle

disposizioni ai fini di una maggiore chiarezza delle responsabilità ed

efficiacia degli interventi

Insufficienza del legame funzionale tra pianificazione territoriale, agricolo-

forestale, governo del territorio e difesa del suolo

Insufficienza delle attività di manutenzione

Insufficienza dei presidi territoriali strategici

Procedure di approvazione e realizzazione dei progetti eccessivamente

complesse, a svantaggio della tempestività degli interventi

Incertezza della programmazione e mancanza di strumenti ordinari di

finanziamento

I nodi ancora irrisolti nella politica della difesa del suolo

i

Una grande sfida

Esistono pochi dubbi sul fatto che la gestione dei rischi alluvionali

rappresenti la vera e grande sfida della politica territoriale italiana

Per vincere la sfida le azione devono essere aperte, trasparenti, inclusive,

scientificamente basate

Bisogna operare a tutti i livelli

E’ necessario il decentramento della costruzione delle decisioni, la

consultazione del pubblico in generale nella pianificazione e attuazione

delle misure

Ma soprattutto

E’ necessaria la consapevolezza che la gestione dalle piene non è un

problema che si presenta di volta in volta, ma un servizio per il pubblico

che deve funzionare con continuità in molte aree del paese

E’ richiesto soprattutto un dialogo sociale su come affrontare il rischio,

apertuta di pensiero e volontà e potere per cambiare le cose