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INTERVISTA A ldYRlAM STEFANI Il panico da fogliobianco, il misurarsi con parole ostili; inutili, limitate. E poi sbattere la testa contro un muro di giudizi e pregiudizi; cercare la gente, temerla, cercare la solitudine sfuggìrla. Tutto questo, ma non solo questo è scrivere. Ci sono le lotte con se stessi, il coraggio di verificarsi dentro, di mettersi a nudo pagando sempre in proprio, perché chi ti legge riceva da te qualcosa, magari un messaggio, il fine ultimo verso cui tendere, la guerra vinta o persa. - Ciao Myriam - Ciao - Ti va se parliamo un po' di te, dei tuoi scritti? - Certo, perché no, in fìn dei conti sono venuta qui per questo ... - Hai sempre detto che lo scrivere per te è. una maledizione. Perché? "Perché per me scrivere è quasi un obbligo, un assillo costante nonostante tutti gli impegni che posso avere. E' un qualcosa che non mi lascia mai in pace. Una maledizione, si, perché per poter scrivere - - bisognerebbe dedicarsi solo a quello e non farlo, come invece faccio io, la notte, quasi di nascosto, rubando ore al sonno per non rubarle di giorno al mio lavoro. Sono sempre stata una donna che ha dovuto Iottare per vivere, ìmpegnarmì a fondo per la pagnotta, così ho vissuto la mia "passione" quasi come una colpa, come un qualcosa che mi portava via tempo ed energie che avrei potuto utilizzare in modo più concreto". - E' facile scrivere? "Per me facilissimo, mi viene spontaneo. Far la scrittrice, invece, è difficilissimo, perché ci si trova sempre davanti ad enormi difficoltà: la coerenza, la verità, si pagano sempre. Bisogna scegliere: o essere se stesse o diventare una sorta di "impiegate" della penna. lo non ho mai saputo adattarmi a questo, non ho mai amato i compromessi". - Come si comincia? Qual'è la scintilla? "Per me la tristezza, quella profonda malinconia che si prova davanti alla morte. - Mi ricordo quando da bambina mi portavano nell'aia di qualcuno per recitare il rosario ad un defunto. Fu là, in una di quelle aie, che provai il @

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INTERVISTA A ldYRlAM STEFANI

Il panico da fogliobianco, il misurarsi con parole ostili; inutili, limitate.E poi sbattere la testa contro un muro di giudizi e pregiudizi; cercare lagente, temerla, cercare la solitudine sfuggìrla. Tutto questo, ma nonsolo questo è scrivere. Ci sono le lotte con se stessi, il coraggio diverificarsi dentro, di mettersi a nudo pagando sempre in proprio, perchéchi ti legge riceva da te qualcosa, magari un messaggio, il fine ultimoverso cui tendere, la guerra vinta o persa.

- Ciao Myriam- Ciao- Ti va se parliamo un po' di te, dei tuoi scritti?- Certo, perché no, in fìn dei conti sono venuta qui per questo ...

- Hai sempre detto che lo scrivere per te è .una maledizione.Perché?"Perché per me scrivere è quasi un obbligo, un assillo costantenonostante tutti gli impegni che posso avere. E' un qualcosa che non milascia mai in pace. Una maledizione, si, perché per poter scrivere

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bisognerebbe dedicarsi solo a quello e non farlo, come invece faccio io,la notte, quasi di nascosto, rubando ore al sonno per non rubarle digiorno al mio lavoro.Sono sempre stata una donna che ha dovuto Iottare per vivere,ìmpegnarmì a fondo per la pagnotta, così ho vissuto la mia "passione"quasi come una colpa, come un qualcosa che mi portava via tempo edenergie che avrei potuto utilizzare in modo più concreto".- E' facile scrivere?"Per me facilissimo, mi viene spontaneo. Far la scrittrice, invece, èdifficilissimo, perché ci si trova sempre davanti ad enormi difficoltà: lacoerenza, la verità, si pagano sempre.Bisogna scegliere: o essere se stesse o diventare una sorta di "impiegate"della penna. lo non ho mai saputo adattarmi a questo, non ho maiamato i compromessi".- Come si comincia? Qual'è la scintilla?"Per me la tristezza, quella profonda malinconia che si prova davantialla morte. -Mi ricordo quando da bambina mi portavano nell'aia di qualcuno perrecitare il rosario ad un defunto. Fu là, in una di quelle aie, che provai il

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desiderio di esprimere la mia emozione, il mio stato d'animo, la miaricerca di un "perché".- A proposito di questo si può dire che i ricordi, la terraveronese, le tue radici, sono sempre presenti in ogni tuo libro.Milano, Parigi, Londra, ma anche, e sempre, Verona."Sempre mi riporto al Veneto, ne sono innamorata.Mi è rimasto dentro l'odore dell'erba dell'orto, la luce dell'aia, i fiori, igialli, le zinnie. La terra veneta mi ha dato basi molto solide, mi hacostruita, per questo devo sempre rapportarmi al Veneto, trovare là lemie ragioni o emozioni o ribellioni.Diciamo che il Veneto è la mia cartina di tornasole".- Che cosa hai rifiutato del Veneto? A cosa ti sei ribellata?"A una certa grettezza, una ristrettezza mentale non volontaria maindotta dall'ignoranza. Da ragazza, quando cercavo spiegazioni ai mieiprimi "perché", cozzavo spesso contro la diffidenza degli altri, controuna certa ostilità mista a stupore. "Ma cosa vuole quella?", "Ma che vacercando?". Così mi sentivo diversa e questo mi infastidiva molto.Ti basti pensare che, quando ero ragazza, chi prendeva la corriera perandare dal Paese a Verona era considerata una poco di buono. loandavo a Verona come se andassi all'altro capo del mondo. Mi bastavaguardare le vetrine e riempirmi gli occhi di libri, di tanti libri."- Quale aggettivo più ti offende o ti ha offesa?"Quando mi hanno definita una scrittrice pornografica. E' la più grandemenzogna che si potesse dire echi l'ha detta non era certo in buonafede. E' vero, nei miei libri ho parlato e parlo anche di sesso, ma di unsesso-amore, di un momento sublime che può allontanare 'da te lapaura della morte. "La morte è così lontana quando tu mi abbracci. ..",dicevo in un mio libro. E poi, sinceramente, questa storiadell'autobiografia!Certo, ci sono le piazze, le vie e il mondo dove vivo. Chi ha passione perlo scrivere deve saper guardare dentro la vita, osservare le persone ememorizzarne i tratti, e ancora non basta. Qualcuno ha pensato che ioavessi vissuto tutto quello che ho scritto. lo dico che questi hanno unabella fantasia!Mi approprio della vita degli altri, e scrivo in prima persona, perpartecipare di più - mentalmente - alla vita dei miei personaggi".- Sei stata femminista, lo sei ancora?"Si, ma non ho mai detto né pensato: "losono mia".Vorrei che la donna fosse considerata una mente, un'anima, capaced'azione così come lo è l'uomo. Da piccola vedevo l'uomo quasi come un

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dio, un essere privilegiato cui tutto era permesso e concesso. Poi hocapito. Ho capito che dentro la donna esistono spazi enormi, esiste ilsogno, la poesia, il coraggio di cercare e di cercarsi.Spazi che l'uomo sacrifica in nome di una concretezza troppo piatta".- Cosa vorresti dire alle donne?"Distare attente ai rimpianti, all'Avrei potuto ma non l'ho fatto. Ci sonodonne frivole, donne che sprecano il tempo tra vestiti, specchi, rossetti.E poi? Quando si troveranno con una ruga in più a cosa siaggrapperanno per giustificare la loro esistenza? Saranno disperate,con la sensazione di essere state inutili. E questo è terrìbìle".- Quando una donna è bella?"Quando non guarda la vita dall'alto, ma si tuffa in essa. Quando,guardando dentro la vita; scopre ìnleì luce e struttura morale".- Cos'ha fatto la letteratura italiana e l'editoria poi per ladonna?"La letteratura ha aiutato molto la donna, l'ha fatta maturare, pensare,capire.L'editoria no. L'editoria ha boicottato la donna, ha favorito e fattoemergere quasi sempre solo donne con appoggi e protezioni.Difficilmente l'editoria ha saputo essere imparziale e umile nei confrontidi una scrittrice".- Cosa rinneghi del tuo passato, delle tue pagine?"Forse qualche punto un po' violento e crudo. Oggi attenuerei certeparole, certe verità buttate in faccia a gente che non era ancora pronta ariceverle". i

- Perché le donne, le lettrici, amano leggere la verità, le 'cose divita vera, più degli uomini?"Perché danno più importanza alla vita, sono più coraggiose esognatrici. L'uomo no. Anche se vive un sogno, poi lo dimentica. Se unadonna vive una storia d'amore, la ricorderà sempre e sempre vorràritrovar la in una pagina, in una storia simile alla sua. L'uomo, invece, lavive e poi l'accantona in un cassetto. Per questo mentre la donna cercaverifiche costanti nella verità degli altri, l'uomo non ne ha bisogno anzi,ne ha paura".- Ti consideri primaldonna, • madre, o scrittrice?"Sono donna e madre come tante altre, con gli stessi problemi, le stessepreoccupazioni; le stesse speranze, e scrivo... ecco; si; questo posso dirlosenza titubanze: scrivo non per diletto, o ambizione, o pensando di farsoldi; ma per una necessità interiore; una spinta insopprimibile cheavvertivo già negli anni dell'infanzia, quando leggevo le prime fiabe.

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Allora mi dicevo che anch'io avevo delle storie da raccontare, strane ebelle come quelle fiabe. Scrivere, per me significa vivere...Ho i cassetti della scrivania pieni di appunti, abbozzi di trame, versi,

racconti, romanzi incompleti. .. Settimane e settimane, mesi di riflessioni,di faticose scritture e rìscrttture, e sempre con l'intento di comunicare,didialogare. Ho scritto: Il mio prossimo è un campo di grano davanti allamia fame".- Tu ami molto la natura ..."Moltissimo! E' l'unico efficace antidoto alla mia solitudine, come unaforza medicatrice. Un albero, un fiore, un torrente, le nuvole, la pioggiami aiutano a respirare. Per questo quando posso mi rifugio nella nostracasa di Ronco, sulle colline di La Spezia, in mezzo al verde. Un ritorno almondo contadino delle mie origini e anche un illusorio tentativo direcuperare il tempo perduto".- Perché illusorio?"Perché certi sogni, i migliori, non si ripetono. Muoiono ad ogni età cheli produce".- Per te scrivere prose o poesie è un esercizio spontaneo che tiprocura beatitudine?"E' una specie di sollievo tormentoso".

Già, un "sollievotormentoso".Aveva detto la stessa cosa Franz Kafka.Chissà se Myrìam Stefani lo sapeva.