Post on 13-Jun-2015
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Apostol Maria, Fedeli Valerio, Gargiuli Roberto
Appena un anno dopo la conclusione del conflitto, tuttavia, l'assassinio di Habyarimana portò a una nuova crisi, sfociata nel genocidio ruandese del 1994.
Apostol Maria, Fedeli Valerio, Gargiuli Roberto
Il conflitto ha le proprie
origini nelle tensioni etniche
fra Hutu e Tutsi, che furono
rafforzate in epoca coloniale
in seguito alla scelta
dell'amministrazione belga
di formalizzare e
consolidare la
contrapposizione fra i due
gruppi. Ai Tutsi, che
costituivano l'aristocrazia
tradizionale ruandese,
furono concessi numerosi
benefici e uno status sociale
esplicitamente superiore a
quello della maggioranza
Hutu.Apostol Maria, Fedeli Valerio, Gargiuli Roberto
La crisi economica e la carestia che nel 1990 si abbatterono sul paese contribuirono ad alimentare queste tensioni. Nello stesso anno, molti profughi Tutsi fuggiti dal Ruanda nei decenni precedenti cominciarono a rientrare, in particolare dall'Uganda.
la maggioranza Hutu del Ruanda, e lo stesso governo del paese, si opposero a questo rimpatrio,Per sostenere in modo più efficace i propri diritti, i Tutsi rimpatriati si organizzarono in una associazione politico-militare. Le iniziative intraprese dal presidente del Ruanda allo scopo di riconciliare Hutu e Tutsi non risultano convincenti.
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Il 1º ottobre 1990 cinquanta ribelli dell'RPF (Fronte Patriottico Ruandese) attraversarono il confine fra Uganda e Ruanda, uccidendo le guardie di frontiera e consentendo l’ingresso nel paese di un esercito di oltre 4000 Tutsi ben addestrati, in gran parte provenienti dall'esercito ugandese.
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L'intervento francese impedì all'RPF di trionfare raggiungendo la capitale e modificò
l'assetto politico dell'area, con la Francia che di fatto soppiantava il Belgio come principale
interlocutore europeo del Ruanda.Il 7 ottobre le forze governative diedero inizio alla
controffensiva. I ribelli iniziarono a ritirarsi. Riacquisito il controllo del paese, il governo
iniziò un'azione sistematica di identificazione e arresto dei presunti simpatizzanti dell'RPF.
Durante questa operazione si registrarono numerosi episodi di pulizia etnica perpetrati
nei confronti dei Tutsi.
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All'inizio del 1991 l'RPF era tornato a contare circa 5000 uomini, e questo numero crebbe rapidamente negli anni successivi. Rinnovato l'assetto dell'RPF diede inizio a una nuova fase del conflitto, cercando di destabilizzare il governo con azioni di guerriglia. La segnalazione di nuovi massacri di Tutsi in alcune zone del paese spinse l'RPF a lanciare una offensiva in grande stile l'8 febbraio 1993. I ribelli seminarono il terrore nella popolazione Hutu, massacrando e razziando, e causando oltre 1 milione di profughi.
Il 20 febbraio, i ribelli dichiararono unilateralmente il cessate il fuoco e iniziarono a ritirarsi. Nei mesi successivi sembrò che l'RPF e il governo potessero finalmente trovare un accordo,convenendo col governo, tra l'altro, che l'RPF avrebbe avuto una propria rappresentanza diplomatica nel palazzo del Parlamento. Allo stesso tempo, però, cresceva il malcontento presso la popolazione Hutu.
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Nel luglio 1993 riprese l'azione diplomatica cominciata un anno prima ad Arusha, e alla quale contribuirono attivamente anche Francia e Stati Uniti. Stabilirono le basi per una soluzione definitiva del conflitto, che fu firmata il 4 agosto 1993 ancora ad Arusha.Gli "accordi di Arusha davano maggior potere all’ RPF.
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Dopo un attentato al governatore hutu, ci fu una rivendicazione verso i tutsi che portò la morte di circa 900.000 persone.Un vero e proprio genocidio!
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Terminata ufficialmente nel 2003, questa guerra ha avuto in realtà numerosi sviluppi successivi; ad essa sono parzialmente riconducibili anche le situazioni di crisi tuttora in atto nel Congo, come il conflitto del Kivu.
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