Pagine da Strength & Conditioning 1

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3STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

Parte così il volume n°1 di S&C. è giàpartito anche il 2012. Ma qui le par-tenze non sono addii, sono arrivi, sononovità positive, sono cambiamenti  inmeglio: abbiamo qualcosa, abbiamo la-vorato a qualcosa, presentiamo qual-cosa di cui avevamo bisogno. Nascevacosì il numero “0” degli scorsi mesi.

Devo ammettere che è stato emozio-nante, allora, tenere tra le mani il nu-mero  “0”  di  questa  rivista,  appenastampato, con la certezza del nuovoche arrivava, ma molto di più lo saràl’uscita di questo numero. è quello concui comincia la collana, vero, ma in real-tà anche quello che comincia a deli-neare il vero percorso e le vere finali-tà che questa rivista ha scelto di se-guire (il primo) e si è data (le seconde)fin dal suo nascere, a partire dalla ri-flessione  iniziale  (cfr. n°0, Editoriale,pag.3)  sul  “perché  una  nuova  rivi-sta”. L’impalcatura editoriale e scien-tifica di Strength and Conditioning. Peruna scienza del movimento dell’uomo,così come la sua personalità (mi sonopiù volte chiesto, scrivendo, se si po-tesse dire che una rivista ha perso-nalità, poiché personalità ha a che farecon persone; ed ho concluso che sì, sipuò dire: una rivista riflette il sentiree la cultura di persone, poche o mol-te), impalcatura e personalità di S&C– dicevo – sono alla base di un pro-cesso  assai  grande  e  coinvolgente:l’ambizione di divenire interlocutori diprimo piano nel mondo dell’allenamen-to della  forza. O nel mondo dell’alle-namento tout court, che è lo stesso.Pensiamo di avere le credenziali per ri-vestire questo ruolo ma, in particola-re, sentiamo di possedere la voglia dimetterci in discussione e di condividerequesta esperienza con tutti gli atto-ri di valore che possono scendere incampo. Siamo convinti che attraversoquesto mezzo di espressione (una ri-vista di  formazione continua e di  in-formazione up to date, oltre che di di-dattica per chi cresce nella cultura delmovimento umano) troveremo gli spun-

ti giusti, gli argomenti più consoni, lemodalità  più  adatte  a  dialogare  e  aconfrontarci. Dialogare e confrontar-ci  con  realtà  che  ci  daranno  certomodo di imparare, quindi allargare lenostre vedute, riportarle per intero suqueste pagine e accrescere, speriamo,l’interesse di altri e così, ad ogni nu-mero, uscita dopo uscita (ma megliosarebbe dire entrata dopo entrata) al-largare in modo consistente la base deilettori, dei moltissimi potenziali lettoriperché addetti ai lavori.La forza delleidee.

La forza e gli uomini forti sono legati,da sempre, da una solida base di co-raggio. Vogliamo incoraggiare ed es-sere incoraggiati ad analizzare criti-camente tutto ciò che fino ad oggi èstato  fatto  ed  è  stato  detto  nelmondo  dell’allenamento  della  forza.Vogliamo  incoraggiare  ed  essere  in-coraggiati  a  trovare  la  forza  per  icambiamenti o per difendere dei det-tami che hanno ormai trovato ampiaconferma nel mondo dello sport ed inquello della preparazione e dell’allena-mento in particolare.

Non possiamo  fare  tutto questo dasoli né potremmo senza un mezzo dicomunicazione a larga diffusione: eccoquindi una ragione in più per dare vitaa S&C. Vuole essere uno strumentodedicato di confronto, il terreno fer-tile di spunti su cui poter ragionare,riflettere,  interrogarsi e ovviamentetrovare e dare risposte. 

Le  pagine  aperte  di  questa  rivistaaspettano e sono pronte a  riceverecontributi da parte dei nostri tecnicio di chi, per esperienza e per cono-scenza, è in grado di apportare ma-teriali pieni di “collante culturale” ca-pace  di  far  nascere  e  collezionareidee, soluzioni e confronti. 

Solo una rivista aperta può essere ingrado  di  fare  ciò  e  proprio  quando“Strength and Conditioning. Per una

scienza  del  movimento  dell’uomo”  ènata, nel suo DNA sono stati inseritii geni della condivisione, della ricercadi contributi particolari, della messa adisposizione di tutto il conosciuto, perla  fruizione  e  l’utilizzo  nella  profes-sione da parte di tutti. è necessariaquesta  apertura,  necessaria  oltreche dovuta. Esistono lavori e ricercheanche  nel  nostro  paese,  come  pro-fessionisti e ricercatori di elevato li-vello, di larghe vedute e di profondi in-teressi  culturali  che  vale  la  penarendere noti  agli  altri;  abbiamo cosìfatta la scelta che - oltre all’informa-zione e alla formazione - questa rivistacostituisca  proprio  l’approdo  (e,  sedel caso, il punto di avvio, nello stessotempo) di coloro i quali hanno qualcosada  dire  nel  mondo  dell’allenamentodella forza.

Queste sono le prospettive editorialiformulate dal Comitato Scientifico econdivise dall’Editore: ci proponiamocome  una  rivista  in  continua  evolu-zione,  alternativa  ai  canoni  classicidello  staticismo,  perché  la  cultura,ça va sans dire, è un processo in con-tinuo movimento  e  proprio  per  que-sto,  se  cultura  vogliamo  fare,  cosìcome vogliamo fare lo sport, non pos-siamo rimanere statici.

Il movimento fisico è l’esatto oppostodello stare fermi e il movimento dellamente, paradossalmente, è un cam-mino ancora più complesso, perché lasingolarità  è  proprio  quella  che,  tratutti gli organi, il cervello è il più sta-zionario  in assoluto: per alimentarlodunque,  sono  necessari  stimoli  ap-propriati, capaci di portare linfa pre-giata per attivare i neuroni ad aprirsie recepire nuovi messaggi. Questo èil compito più difficile che numero doponumero va edificato per portare in es-sere  il  filo  logico  intorno  al  quale  inmolti ci possiamo ritrovare. Le sfidesono tipiche dello sport e noi ci met-teremo  tutta  la  “forza”  per  vincerequesta.

Antonio UrsoPresidente FIPE

EDITORIALEFinalmente si parte

NUMERO 1

N°1 interno_S&C 17/01/12 16.31 Pagina 3

5STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

Noi come tutti gli esseri viventi abbiamo necessitàdi energia per vivere, la acquisiamo dall’ambientecircostante utilizzando quella contenuta nei cibi, ul-timo pezzo di una filiera che parte dal sole, a suavolta penultima tappa di un lunghissimo camminoche parte dal Big Bang, la grande esplosione che hadato  origine  al  nostro  universo. Sappiamo  che  ilcontributo energetico dei diversi cibi è differente,ma sappiamo anche che le necessità energetichedegli individui dipendono da molteplici fattori qualietà, sesso, struttura fisica, stato di riposo, atti-vità motoria, temperatura ambientale, stagione, leore del giorno in cui il lavoro dei nostri muscoli vieneeffettuato, ecc. Lo sportivo, inoltre, sa che cibo,allenamento e prestazione sono  intrinsecamentecorrelati, ma la ricetta migliore per armonizzare esoprattutto ottimizzare il tutto, malgrado sia dasempre all’attenzione della scienza, non è stata an-cora ottenuta e non potrebbe essere altrimenti vi-sta la evoluzione delle tecniche di allenamento, ladiversa  composizione  e  tecnologia  dei  cibi,  le  di-verse strutture fisiche della popolazione nel pas-saggio da generazione a generazione. La  letturadelle  misure  antropometriche  dei  soldati  di  levadalla  costituzione  del Regno  d’Italia  ad  oggi  o  lasemplice variazione della statura dal dopoguerra adoggi ne sono un grossolano esempio. La ricerca delcibo  per  l’atleta  è  vecchia  come  la  storia:  bastipensare che la figlia di Pitagora, il matematico delfamoso teorema, oltre ad essere una brava mate-matica ella stessa, eccelleva nella corsa perché sidiceva facesse uso in prossimità dei giochi di unadieta ricca di carne! La disponibilità di un cibo cheesaltasse le prestazioni fisiche fa parte dell’incon-scio collettivo e  l’arrivo di Braccio di Ferro con  isuoi spinaci ha gratificato il sogno inconfessato ditutti.

BRACCIO DI FERRODiventava fortissimo ingerendo un barattolo di spi-naci, il segreto secondo Elzie Crisler Segar, il di-segnatore texano che lo aveva inventato nel 1929,risiedeva nel  ferro che sarebbe stato contenutonegli  spinaci  stessi.  Perché  il  ferro  doveva  au-mentare la forza? Perché le persone anemiche ave-vano tra i primi sintomi una sensazione di fatica eprofonda debolezza, che scompariva con  l’assun-zione  di  ferro,  magari  somministrando  vino  nelquale era stato immerso per un lungo periodo unchiodo  o,  in maniera  più  pragmatica  ed  efficace,mangiando carne.                            Il  tutto era nato da un banalissimo errore di  unchimico tedesco, E. von Wolf che nel 1870 pub-blica  i  risultati  dei  suoi  studi  sulla  composizionechimica degli spinaci, nei quali attribuisce al ferrouna concentrazione pari a 30 mg per 100 grammidi foglia: nella realtà c’era uno 0 di troppo essendola concentrazione intorno ai 3 mg per 1001! Durante la prima guerra mondiale, la convinzione chegli spinaci contenessero più ferro della carne eracosì consolidata che ai soldati, indeboliti dalla ane-

mia conseguente alleemorragie per le feriteriportate in combatti-mento, veniva servitovino  fortificato  conspinaci!Grazie a Popeye, l’usodegli spinaci negli Sta-

ti Uniti  aumentò del 33% e gli  venne eretta nel1937, per eterna gratitudine, una statua nella cit-tà texana di Crystal City, la cui economia principaleè la coltivazione degli spinaci, motivo per il quale siè autoproclamata capitale mondiale degli spinaci. Non solo il contenuto di ferro negli spinaci si è di-mostrato  molto  più  basso  di  quello  inizialmentecreduto, ma il suo assorbimento è risultato quasinullo, a causa dell’effetto chelante dell’acido os-salico contenuto nelle foglie.Il legame tra forza e spinaci in Popeye è solo fruttodi  fantasia?  Dati  recenti  sembrerebbero  di-mostrare che nella storia di Braccio di Ferro qual-cosa di vero ci sia, ma se il ferro non è la chiave diinterpretazione, dove è il segreto? Il re di Francia Luigi XIV teneva a bada il suo mal distomaco e la sua astenia mangiando spinaci, ma ilsuo medico personale glieli proibì causando  la ri-comparsa  dei  sintomi  e  inducendo  il  re  a  licen-

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 5-10

S&C

MENOTTI CALVANIMedico,specializzato inneurologia,farmacologiaclinica oltre che intossicologiamedica, si èlaureato inscienza dellanutrizione umana.ha pubblicatooltre 200 articoliscientifici surivisteinternazionaliprevalentementesui temi delmetabolismo, suimitocondri e sullepatologiedegenerative.

SIAMO MACChINE A gAS MA

BRACCIO DI FERRONON LO SAPEVA…

MENOTTI CALVANI

1. Solo nel1937 verràfatta la necessariarettifica.

Luigi XIV amavagli spinaciportati allacorte di Franciada CaterinaDe’Medici per illoro effetto diprotezione dellostomaco. Oggisappiamo chegli spinaciinducono alivello gastricola produzione diOssido Nitricoche protegge lamucosa.

Braccio diFerro, nascenel 1929, usagli spinaci perincrementarela sua forza ,ma prima dilui i soldatiferiti nellaprima guerramondialebevevano, perridurre ladebolezza,vino rinforzatocon spinaci.

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La macchina che c’è in me

N°1 interno_S&C 17/01/12 16.31 Pagina 5

11STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

INTRODUzIONE Chi  anche  tra  i  giovani  non  conosce  Braccio  diFerro?  Questo  mitico  marinaio  comparve  per  laprima volta su una striscia americana  il 10 set-tembre  1928.  La  sua  caratteristica  fondamen-tale è una forza eccezionale che si sviluppa imme-diatamente  dopo  l’ingestione  di  una  interascatoletta di spinaci (Fig. 1). Nell’immaginario collettivo l’associazione tra con-tenuto in ferro degli spinaci e sviluppo di forza è or-mai ben consolidato. E la popolarità di Braccio diFerro continua ad essere sfruttata anche ai no-stri tempi per  incrementare  i consumi di spinacispecie  tra  i  bambini. Ma  è  proprio  vero    che  lamiglior  prestazione  fisica  di  Braccio  di  Ferrodipende dal contenuto in ferro degli spinaci? Negli ultimi anni, la ricerca nel campo dei meccani-smi che regolano il metabolismo cellulare si è av-valsa  di  nuove  e  sofisticate  tecniche  di  indaginemolecolare, che hanno aperto nuovi scenari. Perquanto  sia  ancora  oggi  impossibile  dire  diconoscere  gli  intimi  meccanismi  molecolari  pre-posti alla produzione di energia e quindi di forza daparte  delle  cellule  muscolari,  tuttavia  sappiamoabbastanza  per  poter  dire  che  la  straordinariaprestazione di Braccio  di  Ferro  non dipende dal-l’ingestione  di  quantità  elevate  di  ferro,  mapotrebbe  essere  correlata  alla  presenza  dei  ni-trati nelle foglie degli spinaci. In effetti gli spinaci,ma anche rucola, lattuga, bietola, ravanello, rafano,e rapa rossa hanno un elevato contenuto di nitrato,uno ione inorganico contenente azoto, fondamen-tale nel ciclo vitale delle piante. Questa breve rassegna, si prefigge di prendere inesame gli effetti della ingestione di succhi di ver-dura  (principalmente  spinaci  e  rapa  rossa)  sullaprestazione fisica, cercando poi di chiarire ove pos-sibile  la relazione tra assunzione di nitrati e me-tabolismo muscolare.

EFFETTI DELLA INgESTIONE DI NITRATI SULLA PRESTAzIONE FISICAForza muscolare. L’unico studio sugli effetti dellaingestione di nitrati sulla forza muscolare è statoeffettuato nel nostro laboratorio su 7 giovani indi-vidui prima e dopo l’assunzione per una settimanadi 0,5 l giornalieri di succo di foglie di spinaci, con-tenente ca. 5,5 moli  di  nitrato. Mentre  la  forza

sviluppata  durante  la  massima  contrazione  iso-metrica volontaria non cambia,  la potenza mediasviluppata  durante  esercizi  al  cicloergometro  ditipo tutto-fuori della durata di 30 secondi è signi-ficativamente  aumentata  dopo  assunzione  dellabevanda, così come l’indice di fatica è significati-vamente ridotto.Massimo consumo di ossigeno.  Larsen  et  al.(2007) hanno determinato il massimo consumo diossigeno all’esaurimento di un esercizio incremen-tale  effettuato  su  cicloergometro  prima  e  dopol’assunzione con  la  dieta di  nitrato di  sodio  (0,1mmol Kg-1 di peso corporeo al giorno per 3 giorni).Nè la massima potenza meccanica sviluppata, nè ilmassimo consumo di ossigeno sono risultati modi-ficati dalla somministrazione di nitrati. Assenza didifferenze  è  stata  osservata  anche  per  quantoriguarda la concentrazione massima di lattato nelplasma, la massima ventilazione polmonare e fre-quenza  cardiaca.  Al  contrario,  Vanhatalo  et  al.(2010)  hanno  trovato  un  modesto  aumento  delmassimo  consumo  di  ossigeno  e  della  massimapotenza  meccanica  al  termine  di  un  esercizioesaustivo al cicloergometro.Tempo di esaurimento. Ci sono indicazioni che lasupplementazione di nitrati con la dieta (general-mente ottenuta bevendo il succo di rapa rossa) puòprolungare  di  circa  15-25%  il  tempo  di  esauri-mento durante esercizi di elevata intensità a caricocostante eseguiti in laboratorio. Questo fatto sem-bra  essere  correlato  ad  una  attenuazione  dellacomponente  lenta  della  cinetica  del  consumo  diossigeno associata ad un minor contributo dellaidrolisi della fosfocreatina alla resintesi di ATP (Bai-ley et al., 2009, 2010). Tempo di prestazione sportiva standard. Recen-temente un gruppo di ciclisti professionisti ha ef-fettuato una serie di corse in piano (4 e 16,1 km)dopo avere ingerito acutamente  0,5 litri  di succodi rapa rossa ad elevato contenuto di nitrati (Lans-ley  et  al.,  2011).  Dopo  la  supplementazione,  laconcentrazione plasmatica di nitriti (risultanti dallariduzione dei nitrati) è quasi raddoppiata, passandoda 293 ± 133 nM a 575 ± 125 nM  (+138%).Come si vede nella Fig. 2, l’ingestione della bevandaè stata seguita da una significativa riduzione deltempo della prestazione, rispettivamente -2,8% e-2,7%.Efficienza metabolica. Con questo termine si in-tende il rapporto tra la potenza meccanica svilup-pata e la potenza metabolica utilizzata. Quest’ul-tima  è  la  somma di  tutti  i  processi  (aerobici  edanaerobici) coinvolti nella resintesi dell’ATP. Il calcolodel  contributo  energetico  dell’idrolisi  della  fos-focreatina e della glicolisi anaerobica è alquanto com-plesso e comunque richiede alcune assunzioni. Al-ternativamente, in campo sportivo si ricorre al ter-

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 11-15

S&C

CLAUDIOMARCONi,laureato inMedicina eChirurgia especializzato inmalattiedell’apparatorespiratorio, èattualmenteprimo ricercatoreall’Istituto diBioimmagini eFisiologiaMolecolare delCNR di Milano; èprofessore edocentenell’ambito dellaMedicina Sportivapressol’UniversitàCattolica di Milanoe di Roma.

Figura n°1 - Braccio di Ferro con la scatola aperta di spi-naci pronuncia la sua storica frase “Io sono quello che sono”(disegnato da Bud Sagendorf).

SVELATO IL SEgRETO DIBRACCIO DI FERRO?

PUBBLICATO

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LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

Claudio Marconi, Simone Porcelli, Mauro MarzoratiIstituto di Bioimmagini e Fisiologia molecolare - Consiglio Nazionale delle Ricerche (Milano)

SIMONEPORCELLI laureato inMedicina eChirurgia eSpecialista inMedicina delloSport, associatopresso l’Istitutodi Bioimmagini eFisiologiaMolecolare delCNR di Milano.

MAUROMARzORATIlaureato inMedicina eChirurgia eSpecialista inMedicina delloSport, èattualmentericercatoreall’Istituto diBioimmagini eFisiologiaMolecolare delCNR di Milano; è autore ecoautore di oltre20 pubblicazioni e si occupa daalcuni anni degliadattamentifisiologici in altaquota.

N°1 interno_S&C 17/01/12 16.31 Pagina 11

LA FORZA DEI

GIOVANILAUREATI

17STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 17-22

S&C

ILENIABAzzUCChIè attualmentericercatrice inFisiologia Umanapressol’Università degliStudi di Roma“Foro Italico”. Ilsuo interesse diricerca è voltoall’analisi delsegnaleelettromiograficodi superficie nellostudio delcontrolloneuromuscolare disoggetti sani,pazienti, anziani eatleti di diversaspecializzazione.

PUBBLICATO

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ORIGINALE

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Ilenia Bazzucchi, Francesco FeliciDip. Scienze del Movimento Umano e dello Sport, Università degli Studi di Roma, Foro Italico

INTRODUzIONEL’esercizio fisico, praticato con una qualche rego-larità, è uno stimolo potente per molti organi ed ap-parati, se non tutti, del nostro corpo, cui essi rea-giscono sia a breve (aggiustamenti) che a lungo ter-mine  (adattamenti).  Il  sistema  nervoso  centrale(SNC) non fa eccezione: tuttavia, mentre gli adat-tamenti muscolari all’allenamento sono conosciutidiscretamente in dettaglio, la loro controparte neu-rale resta per la maggior parte sconosciuta o solosommariamente descritta. Colpiscono, a questo ri-guardo, da una parte l’abbondanza della letteratu-ra presente, segno di una sfida in corso e certa-mente lontana dalla sua conclusione e, dall’altra, ilfatto che la maggior parte dei lavori scientifici sul-la questione siano diretti allo studio degli adatta-menti neurologici conseguenti all’allenamento. Si in-tende con ciò affermare che quelle che oggi sonodefinite le neuroscienze hanno come oggetto prin-cipale di studio il neurone isolato e/o circuiti neuronalirelativamente semplici, laddove i miologi si occupanodel muscolo in quanto cellula (fibra) muscolare: rara-mente i due gruppi colloquiano tra di loro e con, nondimentichiamoli, i fisiologi dell’esercizio. Questi ul-timi,  non potendo per ragioni che è facile intuire,scendere al livello di dettaglio, sovente molecolare,dei loro colleghi, sono però a cimentarsi con il più dif-ficile oggetto di studio della biologia e non solo  –l’uomo intatto – e, peraltro, sembra che non con-tribuiscano granché al progresso delle conoscenze.In questa breve rassegna, tuttavia, cercheremo didimostrare come la fisiologia umana applicata all’e-sercizio fisico abbia fornito contributi di notevolis-sima importanza alla conoscenza del funzionamen-to integrato del sistema neuromuscolare. 

Tenteremo,  pertanto,  di  descrivere  sommaria-mente le modificazioni plastiche dei centri e dellevie corticospinali coinvolte nel controllo motorio equali sono gli effetti sul controllo motorio di taliadattamenti in risposta alle forme di allenamentopiù comuni.

IL CERVELLO OLIMPICO Ne “Il sito della forza”, comparso sul numero inau-gurale di questa rivista1, ricordando Sherrington,si  diceva  che  “tutto  ciò  che  il  genere  umano  (ilcervello  del  genere  umano)  può  fare  è  muoverecose”. E si continuava: “è evidente che, in questocontesto, il verbo “fare” allude all’intero reperto-rio di abilità motorie che caratterizza la nostra vitadi relazione e, dunque, qualifica ed esprime il nostropensiero. Detta  in altro modo,  il movimento del-l’uomo è  “la manifestazione”  del  suo  sentire  piùprofondo. L’esecutore dei  programmi motori  ela-borati dal SNC è il muscolo striato scheletrico. Or-ganizzando in modo appropriato l’attività dei mu-scoli,  il  SNC  rende  possibile  un’esecuzione  deidiversi atti motori tanto raffinata ed elegante dafarli  percepire,  ai  più,  estremamente  semplici,quasi banali.”Il  SNC  è,  come  noto,  di  enorme  complessità,anatomica  e  funzionale. Un’esposizione  sinteticacome quella presente, deve necessariamente dareper acquisito che il lettore sia già in possesso diuna  conoscenza  di  base  dell’argomento2.  Sitrascureranno  numerosissimi  risultati  derivantidallo studio delle funzioni corticali e sottocorticaliper concentrarsi sulle funzioni motorie del midollospinale che, in un certo senso, sono state le primead essere studiate con tecniche affidabili. Attual-

FRANCESCOFELICI, medicospecialista inMedicina delloSport, insegnaFisiologia umana eFisiologia applicataallo sport eall'esercizio pressola Facoltà diScienze motoriedell'Università diRoma Foro Italico.ha avviato il primocorso di Dottoratodi ricerca inscienze dello Sport e coordinatoil corso di Laurea in Scienza etecnica dello sport. è autore e coautore di numerosi lavoriscientifici in temadi funzionamentodel sistema di controllo neuraledel movimento e dei suoi adattamentiall'allenamento.

IL SISTEMA DI CONTROLLO NEURALEDELLA FORzA: COME RISPONDEALL'ALLENAMENTO?

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IntroduzioneIl muscolo che si contrae genera un segnaleelettrico che può essere registrato sulla cute(da qui il termine elettromiografia di superficie,sEMG). Dai tempi delle prime osservazioni diVolta e Galvani ad oggi ci si è convinti che talesegnale  possa  offrire  informazioni  in  qualchemodo  utili  a meglio  comprendere  il  funziona-mento del sistema neuromuscolare.Nel 1996 e nel 2000 furono pubblicate due re-view, rispettivamente a cura dell’American As-sociation of Electrodiagnostic Medicine [15] edell’American Academy of Neurology [30] voltea valutare l’utilità clinica dell’EMG di superfi-cie. In entrambi i casi fu commesso un erroredi metodo volendo verificare quali delle infor-mazioni  comunemente  estraibili  con  la  tec-nica  ad  ago  fossero  disponibili  anche  con  lametodica  di  superficie.  è infatti  certo  chel’EMG di superficie non debba essere immagi-nato come sostitutivo della tecnica tradizio-nale invasiva e che le due metodiche debbano,invece,  coesistere  ciascuna  potenziando  lecriticità dell’altra.La tecnica non invasiva permette di registraresegnali per molte ore e durante l’attività fisica,sia essa lavorativa o sportiva, offrendo all’er-gonomia, alla medicina del lavoro e dello sportun valido strumento per valutare le manifesta-zioni  mioelettriche  di  fatica,  per  distingueretra fatica centrale e periferica e, in generale,per la valutazione dell’efficacia dei trattamentie, di conseguenza, per la cosiddetta “evidence-based medicine”.Una risposta diretta alla posizione parziale del-l’American Academy of Neurology è stata re-centemente pubblicata da Roeleveld e Stege-man [34], il cui gruppo ha attuato, negli ultimianni, la più intensa migrazione della tecnica disuperficie dalla ricerca di base alla ricerca cli-nica. I risultati presentati hanno avuto originedall’ipotesi (poi suffragata dalle evidenze spe-rimentali) che le informazioni spaziali offerte dalsegnale cutaneo registrato con molti elettrodi(posti sul muscolo allineati o a formare una ma-trice) potessero fornire informazioni sull’atti-vità delle unità motorie; al pari, per esemplifi-care,  di  ciò che attualmente si  ottiene nelladiagnostica funzionale per immagini.

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LA FATICA MIOELETTRICAUN’ULTERIORE VIA PER COMPRENDERE LE STRATEgIE DEL SISTEMA NEUROMUSCOLARE

ALBERTORAINOLDILaurea in Fisicapresso l’Universitàdi Torino. Dottoratodi Ricerca inMedicina Fisica eRiabilitazionepresso la Facoltà diMedicina eChirurgiadell'Università di TorVergata di Roma.Ricercatore pressoil LISiN, Centrodi Bioingegneria delPolitecnico di Torinodal 1996 al 2006.ha studiato l'effettodella ipossiaipobarica sulsistemaneuromuscolare.Dal 2007 èDirettore delCentro RicercheScienze Motoriepresso la ScuolaUniversitariaInterfacoltà diScienze Motoriedell’Università diTorino. L’attività diricerca è orientataalla valutazione noninvasiva dei fenotipimuscolari e allaclassificazionemultifattoriale dellecapacità motorie(equilibrio, forza,potenza,fatica,...).

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 23-28

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

Alberto Rainoldi, PhD

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29STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

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PAROLE ChIAVE

tendine d’Achille,collagene, genetica,tendinopatia, TNC,COL5A1, MMP3.

tendini ed i legamenti sono tra le strutture anatomiche maggiormente interessate daglieventi traumatici nel corso dell’attività fisica e sportiva, la cui eziologia è riconducibile a nu-merosi fattori sia di ordine intrinseco che estrinseco. Alcuni recenti studi hanno formulatol’ipotesi di una componente genetica, perlomeno parziale, per ciò che riguarda l’eziologia deidanni a livello del tendine achilleo, dei tendini della cuffia dei rotatori e del legamento crociatoanteriore. 

In particolare, le varianti della sequenza del gene della tenascina C (TNC) si sono rivelate associatesia alle tendinopatie dell’achilleo che alle sue rotture, mentre una variante del gene Vα1 (COL5A1)si è mostrata associata alle tendinopatie del tendine di Achille. Entrambi questi geni codificano peralcune importanti strutture tendinee e legamentose. In particolare, il COL5A1 codifica per uncomponente del collagene di tipo V che ricopre un importante ruolo nella regolazione dell’assem-blaggio delle fibre di collagene e nella determinazione del loro diametro, mentre il gene della TNCcodifica per quest’ultima la quale, a sua volta, regola la risposta del tessuto tendineo nei con-fronti delle sollecitazioni rappresentate dal carico meccanico. Oltre che ai geni TNC e COL5A1, lepatologie a carico dell’achilleo possono essere associate a geni che codificano proteine che pos-siedono un ruolo di regolatrici nel mantenimento dell’omeostasi della membrana extra cellularecome le metallo proteinasi della matrice (MMPs). Ad oggi si conoscono solamente le varianti di duegeni i quali si sono rivelati associati alle tendinopatie dell’achilleo. Invece, non sono ancora stati at-tualmente identificati dei geni responsabili delle lesioni della cuffia dei rotatori e del legamento cro-ciato anteriore, anche se alcuni lavori ne suggerirebbero comunque un’eziologia genetica, seppurparziale. In futuro, l’identificazione di genotipi specifici associati ad un aumento del rischio lesio-nale a livello tendineo e legamentoso potrà probabilmente prevenire questo tipo di infortuni attra-verso l’identificazione precoce degli individui geneticamente a rischio. Lo scopo di quest’articolo èdi riassumere le attuali conoscenze riguardanti il rischio genetico di tendinopatia e rottura deltendine achilleo. 

GIAN NICOLABIsCIOTTI Ph.D èlaureato in Scienza eTecniche delle AttivitàFisiche e Sportivepresso l’UniversitàClaude Bernard diLione, ha conseguito laspecializzazione inBiologia e Fisiologiadell’Esercizio pressol’Università FrancheCompté di Besançone, sempre presso lastessa sedeUniversitaria, ilDottorato di Ricercain Biomeccanica. È stato per 11 anniProfessore associatopresso la Facoltà diScienze dello Sportdell’Università di Lione.Dal 1999 al 2009 haricoperto l’incarico dipreparatore atleticopresso l’FCInternazionale diMilano. Attualmente èPhysiologist Leadpresso l’Orthopedicand Sport MedicineHospital, FIFA Centerof Excellence di Doha(Qatar).

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LA COMPONENTE gENETICA

DELLE TENDINOPATIEE DELLE LESIONI

DELL’AChILLEO

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Andrew Charniga Jr., Petr Poletaev, Rustem Khairullin

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Origin.RELIABILITY IN COMPETI-TIVE ACTIVITY ANDWARM UP PROTOCOLSOF ThE BEST FEMALEWEIGhTLIFTERS. ANEW  METhODOLOGY

AFFIDABILITàNELL’ATTIVITàAgONISTICA EPROTOCOLLI DIRISCALDAMENTODELLE MIgLIORIATLETE DELSOLLEVAMENTOPESI.UNA NUOVAMETODOLOgIA

AFFIDABILITà NELL’ATTIVITà DI gARA

L’affidabilità nell’attività di gara è una caratteristica di-stintiva di un atleta, che gli o le consente di gareggiarenelle principali competizioni (Campionati, ecc.) in modo ef-ficace e con rendimento regolare. è importante, come sisa, ottenere nelle competizioni i migliori risultati perso-nali. Tuttavia, alcuni atleti, in particolare coloro che nonpossiedono (ancora, NdC) un livello elevato di affidabilità,talvolta non riescono ad ottenere i risultati per i quali sierano allenati (e per i quali verosimilmente erano pronti,NdC).  L’affidabilità  è  dunque  la  capacità  di  realizzare,esprimere il proprio potenziale nel corso di una gara im-pegnativa.Nel sollevamento pesi, i criteri più noti per stimare l’af-fidabilità  agonistica  sono  rappresentati  dal  numero  disollevamenti validi (Good Lifts, GL, ovvero n. GL).Praticamente gli stessi criteri sono costituiti dalle per-centuali di sollevamenti/tentativi validi (AR%) in tre ten-tativi di un esercizio (100%, 67% o 33%) o sei in totale(100%, 83% , 67%, 50%, 33%, 17%). Si ritiene che 5-6 sollevamenti validi nel corso di una gara rappresenti unlivello di affidabilità elevato (83-100%), 3-4 sollevamentivalidi (50-67%) indichino un livello intermedio e 1-2 (17-33%)  un  livello  basso  (Gisin,  1992).  Noi  consideriamoquesto criterio una stima molto elementare dell’affidabi-lità dell’atleta.  Innanzitutto, perché non viene preso  inconsiderazione il livello dei risultati ottenuti in gara. Unatleta potrebbe eseguire in modo ottimale tutti i 6 ten-tativi, ma non ottenere il suo miglior risultato (MR). Alcontrario, un altro concorrente potrebbe ottenere il suorisultato migliore e vincere la gara con un numero minoredi tentativi.Il primo approccio allo studio della stabilità di competi-zione nel sollevamento pesi si trova nell’articolo di Ka-s’ianilk (1978) che ha introdotto il concetto di “interru-zioni  della  mobilizzazione”  (mobilization  breakdowns)  oinsuccessi temporanei (“sollevamenti nulli”) nella compe-

PETR POLETAEv,dottore in scienza ecultura dello Sport emembro EWFTechnical & ScientificCommittee.Responsabile tecnicoFIPE, vanta numeroseesperienze comeallenatore e direttoretecnico a livellomondiale.

ANdREw ChARNIGA,Scienziato delsollevamento pesi eallenatore. Laurea inScienze Motorie allaEastern MichiganUniversity (USA) eMaster inKinesioterapia all’Università di Toledo(SPA). Fondatore, nel1980, di SportivnyPress. Ha editato 15libri tradotti dal russo emolte decine di articolisull’allenamento nelsollevamento pesi, sullabiomeccanica, sulrecupero, ecc.

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RusTEMKhAIRuLLIN,dottore in biologia,è professoreassociato presso ilKazan StateFinancial andEcomomic Institut.

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

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47STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

Il mezzo squat, eseguito di solito con l’ausilio di attrezzi da sovraccarico, rappresenta unodei mezzi di allenamento più utilizzati per lo sviluppo dell’efficienza muscolare degli arti in-feriori e richiede elevata competenza e scrupolosità di allenatori ed atleti. Le descrizioni tec-niche disponibili in letteratura sembrano non approcciarlo nella sua complessa globalità tra-scurando spesso, tra i distretti coinvolti, la colonna vertebrale, sicuramente il distrettopiù a rischio. Inoltre, non è prassi comune caratterizzare a priori i limiti funzionali di cia-scuna colonna vertebrale, cioè valutare se le caratteristiche strutturali e posturali di quelladeterminata colonna, ed i suoi rapporti con gli altri distretti, sono tali da considerare senzarischio l’uso del sovraccarico gravante su di essa. Questo lavoro ha quindi i seguenti scopi:a) fornire una dettagliata descrizione della tecnica esecutiva meno pericolosa e più com-pleta possibile, tenendo sempre a mente che è soprattutto la colonna vertebrale in que-sto esercizio a sopportare il sovraccarico; b) proporre un modello di esame posturale aduso dell’allenatore (EPO) utile a fornire informazioni quanti-qualitative tali da consentire diesprimere un giudizio generale sulla caricabilità della colonna ed evidenziare marcate alte-razioni posturali, da demandare ovviamente ad approfondimenti specialistici; c) individuaregli errori potenzialmente dannosi ed associarvi parametri che ne forniscano una valutazionequantitativa. I risultati di questo studio potranno essere utili per sviluppare schede grafi-che di facile ed efficace utilizzo per gli operatori del settore, da usare impostando il pro-cesso di allenamento considerando la colonna vertebrale come una struttura da tutelare,rispettando i limiti imposti dalla natura e senza accrescere il rischio di infortunio.

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 47-54

PAROLEChIAVE

sovraccarichi,esameposturale,analisiquantitativa,biomeccanica.

L’ESERCIzIODI MEzzOSQUATEFFICACIAE/O SICUREzzA?

VALENTINACAMOMILLA èricercatricenell’ambito dellaBioingegneriaElettronica eInformaticapresso ilDipartimento diScienze delMovimentoUmano e delloSportdell’Università diRoma “ForoItalico”, insegnaBiomeccanicadello Sport nellalaurea Magistrale.

gIOVANNI DIMAIO è istruttoredi pesistica eculturafisica/personaltrainer FIPE eallenatore di nuotodi secondo livelloFIN; attualmenteè istruttore dinuoto eresponsabile delrecuperofunzionale inacqua.

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Valentina Camomilla, Giovanni Di Maio, Marco VasellinoUniversità degli Studi di Roma “Foro Italico”

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MARCOVASELLINO èistruttore coni-figc per il settoregiovanile escolastico edallenatore dicalcio; èattualmenteistruttore difitness epersonal trainere docente dieducazione fisicapresso scuolesecondarie di IIgrado.

e-mail:valentina.cam

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Avery D. Faigenbaum,1 William J. Kraemer,2 Cameron J. R. Blimkie,3

Ian Jeffreys,4 Lyle J. Micheli,5 Mike Nitka6 e Thomas W. Rowland7

PAROLE ChIAVE

allenamento dellaforza, allenamento conpesi, sollevamentopesi, bambini,adolescenti

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Orig. Youth Re-sistance Trai-ning: UpdatedPosition State-ment PaperFrom The Na-tional StrengthAnd Conditio-ning Associa-tion

IN JSCR (USA),2009,23(SUPPLEMENT 5)/S60-S79

1Department of Health and Exercise Science, The College of New Jersey, Ezving, New Jersey 08628; 2Department of Kinesiology, University of Connecticut, Storrs, Connecticut; 3Department of Kinesiology, McMaster University, Hamilton,Ontario, Canada; 4Department of Science and Sport, University of Glamorgan, Pontypridd, Galles, Regno Unito; 5Division of Sports Medicine, Children’s Hospital, Boston, Massachusetts; 6Health and Physical Education Department, Muskego HighSchool, Muskego, Wisconsin; e 7Department of Pediatrics, Baystate Medical Center, Springfield, Massachusetts

L’ALLENAMENTO CONTRO RESISTENzADEI gIOVANI:aggiornamento delladichiarazione diprincipio (positionstatement) dellaNational Strengthand ConditioningAssociation(PRIMA PARTE)

RASSEgNA DELLA LETTERATURA

Rischi e preoccupazioni correlati all’allenamento contro resistenza dei giovaniDurante gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, il motivo per cui l’allenamento contro resistenzanon veniva raccomandato spesso ai bambini e agli adolescenti era il presunto rischio elevato dilesioni associato a questo tipo di esercizio. In parte, la diffusa paura di lesioni associate all’al-lenamento contro resistenza dei giovani durante tale periodo era imputabile a dati raccolti dalNational Electronic  Injury Surveillance System (NEISS) della Consumer Product Safety Com-mission statunitense. Il NEISS utilizza dati provenienti da diversi reparti di Pronto Soccorso perelaborare proiezioni a livello nazionale del numero totale di lesioni correlate agli esercizi fisici eall’attrezzatura utilizzata (231, 232). Tuttavia, i dati del NEISS si basavano su lesioni che i pa-zienti dichiaravano correlate agli esercizi contro resistenza e all’attrezzatura e, di conseguenza,è sbagliato concludere che le lesioni erano causate da tali attività e dispositivi. In effetti, moltedelle lesioni riferite sono state in realtà provocate da tecniche di allenamento inappropriate, dacarichi eccessivi, da un’attrezzatura mal progettata, da un accesso diretto ad essa o dalla man-canza di supervisione da parte di un adulto qualificato. Anche se questi riscontri indicano chel’utilizzo non controllato e improprio dell’attrezzatura per l’allenamento contro resistenza puòessere dannoso, è ingannevole generalizzare tali riscontri fino a ricomprendere [come nocivi, NdC]programmi di allenamento contro resistenza per i giovani correttamente progettati e supervi-sionati.I riscontri attuali ricavati da studi prospettici sull’allenamento contro resistenza indicano unbasso rischio di lesione nei bambini e negli adolescenti che seguono linee guida relative ad un al-lenamento appropriato per l’età. Nella stragrande maggioranza dei report pubblicati, non sonostate riferite lesioni cliniche conclamate durante l’allenamento contro resistenza. Anche se sonostate utilizzate varie modalità di tale tipo di allenamento e diversi regimi, tutti i programmi diallenamento sono stati supervisionati e prescritti adeguatamente per assicurare che  il pro-gramma di allenamento fosse adeguato alla capacità iniziale del partecipante. Solo 3 studi pub-blicati hanno descritto lesioni correlate all’allenamento contro resistenza nei bambini (una di-storsione alla spalla che si è risolta con una settimana di riposo [187], una distorsione della spallache ha determinato l’assenza da una seduta di allenamento [144] e un dolore aspecifico al ver-sante anteriore della coscia che si è risolto con 5 minuti di riposo [198]). In un report non vi sonostate evidenze di lesioni muscolo-scheletriche (misurate dalla scintigrafia bifasica) o di necrosidel muscolo (determinata dai livelli sierici di CPK, creatinfosfochinasi) dopo 14 settimane di al-lenamento contro resistenza progressivo.

DIChIARAzIONE DI PRINCIPIO

* in realtà,differentiespressionidella mede-sima qualità,NdT

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STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

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59STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

INTRODUzIONEPer una squadra di pallacanestro di college, il pe-riodo preparatorio [nell’originale preseason trainingperiod, ma qui e altrove reso sempre con l’equiva-lente, a noi più familiare, di periodo preparatorio,NdC] comincia all’inizio di settembre e si concludea  metà  ottobre  ed  il  successo  di  una  stagionecompetitiva può dipendere dalla qualità dell’allena-mento svolto durante questo periodo di 6-8 setti-mane. Per l’allenatore specialista di preparazionefisica e dell’allenamento della forza (SCC)*, questorappresenta  il  momento  di  incrementare  quellecaratteristiche,  tra  cui  forza,  potenza,  agilità,flessibilità,  resistenza  aerobica  e massa magra,che  possono  produrre  la  prestazione  migliore  eaiutare a diminuire la probabilità di infortuni.Data  la  grande  importanza  attribuita  a  questafase  dell’allenamento,  lo  specialista  deve  svilup-pare e sovraintendere ad un programma di allena-mento  che  affronti  gli  obiettivi  summenzionati,tenendo anche presente il livello di efficienza fisicae delle capacità tecniche della squadra. Prima del-l’inizio  del  periodo  preparatorio,  si  può  utilizzareuna batteria di test (Tabella n°1) per valutare qualivariabili della prestazione hanno bisogno di esseremigliorate. Identificando le necessità e gli obiettivispecifici  della  squadra,  in  collaborazione  con  ilcoaching staff (gli specialisti che si occupano dellapreparazione  atletica),  il  SCC  avrà  modo  di  ac-crescere  la  propria  capacità  di  attuare  un  pro-

gramma di allenamento efficace. Il presente lavorosi incentra sull’allenamento, condotto nel periodopreparatorio, di una squadra di giocatrici di palla-canestro di college della  III Divisione della NCAA(National Collegiate Athletic Association) e prendein considerazione  le  regole della  III Divisione chelimitano le attività di allenamento al di fuori del pe-riodo competitivo.

PREPARAzIONE MUSCOLARE NELL’AMBITODELLA III DIVISIONE DELLA NCAAIl particolare contesto della preparazione muscolaredella III Divisione [ci sembra adeguato rendere cosìin italiano l’environment of Division III athletics del-l’originale,  NdC]  può  presentare  delle  difficoltàparticolari per il SCC. In base alla dichiarazione diintenti della III Divisione, le istituzioni partecipantidevono dare la massima priorità alla qualità com-plessiva dell’esperienza didattica degli studenti e alcompletamento positivo di tutti i programmi acca-demici (39). Stando così le cose, queste istituzioninon possono offrire borse di studio per le attivitàsportive, devono limitare le tradizionali stagioni com-petitive a 21 settimane e possono solo concedereun numero limitato di sessioni regolari di allenamentodurante la stagione non competitiva. Con l’eccezionedella  pallacanestro  maschile  e  femminile,  allesquadre sono consentite 12 sessioni di allenamentosupervisionate che non devono superare 6 ore allasettimana o 2 ore al giorno. Queste sessioni di-

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Patrick M. Holmberg, MS, CSCSDepartment of Athletics, California Lutheran University, Thousand Oaks, California

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A PRIMA VOLTA IN ITALIA1

Origin.PRESEASONPREPARATORYTRAINING FORA DIVISION IIIWOMEN’S COLLEGE BASKETBALLTEAM

IN SCJ (USA),VOL.32 N°6,DECEMBER 2010,PP.42-54.

PAROLE ChIAVE

pallacanestro; donna; periodopreparatorio; sollevamento pesi;bioenergetica; prevenzione dellelesioni; condizionamento;preparazione muscolare della IIIDivisione della NCAA.

ALLENAMENTO DIPREPARAzIONE ALLASTAgIONE COMPETITIVAPER UNA SQUADRAFEMMINILE DIPALLACANESTRO DICOLLEgE DI III DIVISIONE

PATRICK M.hOLMBERG èdottorando eprofessoreassociatoall’Exercise Scienceand SportsMedicineDepartment esvolge le funzioni diallenatore per ilcondizionamentofisico e lo sviluppodella forzaall’AthleticsDepartment dellaCalifornia LutheranUniversity.

* Preferiamoquesta dizioneall’altra, moltoadoperata edabusata anzinel nostroPaese, diPreparatorefisico, che nonrende secondonoi nél’ampiezza delcompito né lacomplessaprofessionalitàdi questoparticolarespecialista(NdC).

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1.Numerosi sport sono caratteriz-zati  dall’esecuzione  di  specificigesti  che  prevedono  movimentiripetuti dell’arto superiore al  disopra della testa. Tali sport ven-gono classificati come overhead.La  pesistica  rientra  in  questaparticolare categoria.Si tratta, va detto subito, di at-tività  in cui si  riscontra una si-gnificativa incidenza di  infortuni,lesioni e patologie a carico dellaspalla9-10.  Ciò  si  evidenzia  per  icomplessi  fattori  anatomici  in-trinseci statici e soprattutto di-namici di quest’articolazione, ol-treché  per  gli  ampi  movimenticonsentiti  al  complesso  artico-lare.I  gesti  che  prevedono  il  movi-mento  dell’arto  superiore  al  disopra dei 90° (angolo compresotra l’arto superiore ed il tronco)richiedono  un  delicato  equilibriotra componente stabilizzante at-tiva (più propriamente neuro-mu-scolare)  e  passiva  (più  propria-mente capsulo-legamentosa). Lestrutture  della  spalla,  sottopo-ste a stress ripetitivi, con velo-cità angolari notevoli e significa-tivi  carichi  esterni,  possonoperciò andare  incontro a  lesionida  overuse su  base  microtrau-matica.Gli studi presenti in letteratura,in merito all’incidenza degli infor-tuni correlati alla Pesistica, evi-

denziano  come  la  spalla  sia,  in-sieme  al  rachide  lombare  ed  alginocchio, il distretto più colpitoda patologie soprattutto su baseacuta8. 

2.Il complesso articolare della spal-la, rappresenta un distretto ana-tomico particolarmente struttu-rato.  Ci  limiteremo,  in  questasede, all’analisi dei principali ele-menti interessanti nella patologiasoprattutto  (ma  non  esclusiva-mente) del Pesista.

L’articolazione  gleno-omerale  ècaratterizzata  da  una  ridottacorrispondenza  tra  le  superficiarticolari. Se si considera qual-siasi posizione della spalla, solo il20-50% della testa omerale ap-pare contenuto nella glenoide. Per  far  fronte  a  questa  situa-zione di sostanziale “instabilità”,intervengono  vari  sistemi  cheesercitano  un’azione  stabiliz-zante,  durante  gli  ampi  movi-menti  ripetitivi  che  caratteriz-zano la pratica sportiva:- l’orientamento articolare;- la pressione intra-articolarenegativa;

- il sistema capsulo-legamen-toso e labiale.

Le superfici articolari scapolareed  omerale  risultano  come  se-zioni di sfera. La cartilagine, a li-

vello glenoideo, è più spessa allaperiferia  (media  3,8  mm)  e  piùsottile centralmente (media 1,2mm); a livello omerale, la stessaè più spessa centralmente (me-dia 2 mm) e più sottile periferi-camente (media 0,6 mm)7.L’articolazione  gleno-omerale  èben lubrificata dal liquido sinovialeed ha un coefficiente di  frizionetrascurabile di 0,002. Baeyens e Van Roy ritengono chenon sia evidenziabile una relazionetra la geometria articolare (incli-nazione e orientamento della gle-noide, torsione omerale) e la sta-bilità della spalla. Inoltre, anche con differenze sta-tistiche significative e avvaloratetra queste geometrie articolari,la mobilità della scapola nello spa-zio  orienta  la  glenoide  indipen-dentemente  dall’inclinazione  odall’orientamento di quest’ultimarispetto alla scapola. Il suo signi-ficato  può  considerarsi  trascu-rabile,  se  paragonato  al  poten-ziale cinematico della scapola1.Il  liquido sinoviale presente nor-malmente all’interno dell’artico-lazione  gleno-omerale,  in  asso-ciazione  alle  forze  viscose  edintermolecolari,  può  contribuirea trattenere le superfici artico-lari. La pressione intra-articolare, inposizione di riposo, è negativa (-42cm  h2O).  All’aumentare  del-l’abduzione e della rotazione, l’a-

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 71-76

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MAssIMILIANOFEBBI Bsc PT,CSCS, CPTDirettore della formazione NSCAItalia.ComponenteScuola NazionaleFIPE.Docente FederaleFIPE.ResponsabileservizioriabilitazionesportivaKinesiomedicallabRoma.

PATOLOgIE DELLA SPALLANELLA PESISTICA. UNA REVIEW

sTEFANOsPACCAPANICOPROIETTIMFt Naz. ItalianaMountain BikeSpec. in TerapiaManuale edOsteopatiaTecnico e DocenteFederale FIPEMembro Com.Scientifico eDocente Ass.Italiana Mass.Sportivi

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Massimiliano Febbi, Stefano Spaccapanico Proiettimove. measure. discover.

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FreePower Training è progettato specificamente per la valutazione ed il monitoraggio dell’allenamento con sovraccarico alle macchine da muscolazione isotoniche o al bilanciere libero.

Dalla misura diretta della forza impressa dall’atleta al carico durante un esercizio di sollevamento pesi, FreePower Training determina la velocità con cui il carico viene spostato e, di conseguenza, la potenza erogata dal gruppo muscolare coinvolto nell’esercizio.

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SENSORIZE presenta FreePower, un prodotto specificamente progettato per valutare e monitorare la prestazione sportiva direttamente sul campo. L’uso del dispositivo permette ai tecnici di “misurare” l’atleta applicando una serie opportuna di protocolli la cui attendibilità è largamente confermata dalla comunità scientifica internazionale.

Ciascun protocollo è implementato nel FreePower: lo sviluppo a moduli consente di ampliare la gamma delle funzioni ed i campi di applicazione per rispondere adeguatamente a tutti i requisiti della preparazione fisica.

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SENSORIZE nasce nel 2008 come spin-off accademico dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” e si evolve con l’intento di supportare le scienze che fanno riferimento alla Human Motion Analysis, progettando e sviluppando prodotti tecnologicamente avanzati per la valutazione funzionale del movimento umano.

Il suo team multisciplinare vanta un’esperienza pluriennale nella ricerca scientifica maturata all’interno del Laboratorio di Bioingegneria dell’Apparato Locomotore in Roma ed è composto da esperti di biomeccanica, elettronica, informatica, comunicazione e marketing.

Ovunque ci sia l'esigenza di misurare il movimento, SENSORIZE utilizza tecnologie all’avanguardia per analizzare oggettivamente rilevazioni molto complesse e restituire parametri semplici da interpretare: nascono così strumenti evoluti che forniscono tutti i dati necessari e rispondono adeguatamente alle esigenze di chi intende pianificare un allenamento mirato, una preparazione fisica o una riabilitazione.

Tali dati sono imprescindibili per eseguire una valutazione funzionale e comprendere come il corpo umano risponda agli stimoli allenanti: questa analisi riguarda non solo l’atleta professionista ma chiunque desideri mantenere o recuperare la propria forma ideale. La valutazione funzionale costituisce quindi un pre-requisito fondamentale per impostare e modulare qualsiasi forma di allenamento, dosare opportunamente i carichi di lavoro, ottimizzare i percorsi riabilita-tivi, preservando così il principio di individualità basato sul concetto che non esiste un individuo uguale ad un altro.

Il movimento è la prima terapia di prevenzione perché consente di preservare l’efficienza neuromuscolare e muscolo-scheletrica in ogni persona ed a qualsiasi età. L`Organizzazione Mondiale della Sanità infatti definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l`assenza di malattia ed infermità. SENSORIZE vuole condividere appieno questo approccio offrendo a medici, fisioterapisti, preparatori atletici e personal trainer l’opportunità di poter adottare un linguaggio comune che faccia riferimento alla stessa tipologia di informazioni inerenti alla condizione fisica dell’individuo.

FreePower Jump permette di realizzare un’analisi onnicomprensiva delle differenti tipologie di salto verticale sul posto. I protocolli di salto analizzati sono basati sul Test di Bosco, ampiamente accettati e riconosciuti dalla comunità scientifica come test attendibili di valutazione della prestazione atletica. Nello specifico:salto con contro movimento, squat jump, salti con contro movimento ripetuti di durata variabile, stiffness test.I risultati restituiti sono quelli più comunemente utilizzati tanto nell’ambito internazionale della preparazione atletica quanto della ricerca scientifica: quota di salto, tempo di volo, velocità massima, forza massima, lavoro e potenza muscolare, indici di affaticamento, reattività e stiffness muscolo-tendinea.

Jump

Training

Convenzione FIPE

Prevenzione e riabilitazione

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77STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

“La potenza è nulla senza il controllo”: questo slogan pubblicitario,utilizzato parecchi anni or sono da una ditta di pneumatici sportivi,venne abbinato all’immagine di atleti di fama mondiale accomunati traloro dalla capacità di generare forze/velocità eccezionali che, per esserefinalizzate al meglio, richiedevano pari doti di controllo. La  forza delmessaggio, racchiusa nella dicotomia potenza/controllo, ben introducel’argomento di questo articolo che si propone di fornire una nuova vi-sione e nuovi strumenti a coloro che si occupano della scienza del mo-vimento. I concetti che verranno esposti sono frutto di un lavoro cheparte dallo studio delle teorie e delle tecniche di ricercatori/riabilitatori,tra tutti Sahrmann S.A. e Comerford M.J., che grazie a questi concettihanno generato una nuova linea di pensiero riabilitativo e più in gene-rale  del movimento umano (1). Pur non essendo questo l’argomento principale dell’articolo, si rendenecessario un breve richiamo ragionato di anatomia funzionale. Parlandodella spalla, oggetto del nostro disquisire, l’attenzione va all’articola-zione gleno omerale, da sempre considerata “la spalla”: in realtà, i mo-vimenti dell’omero dipendono da un numero ben maggiore di articola-zioni  che,  evitando  eccessivi  richiami  anatomici,  sono  di  seguitoelencate: sub-acromiale, sterno-claveare, acromion-claveare e scapolo-toracica (2). Per semplicità espositiva, si considereranno queste strut-ture e i loro rapporti come un sistema funzionale di cui fanno parte an-che i muscoli della scapola e dell’omero, le catene cinetiche muscolari,il core e la colonna vertebrale; l’interazione di queste strutture ci dàragione della multifattorialità, quindi della complessità, a cui le patolo-gie di spalla sottendono e della necessità di tenerne il giusto conto nellaprogrammazione delle fasi di recupero.Consideriamo ora il ruolo fondamentale che la scapola assume durantei movimenti dell’omero notando – innanzitutto – lo stretto rapporto contutte le articolazioni precedentemente elencate; evidente l’influenza an-che sulla sterno claveare, che porta necessariamente a doverne defi-nire la corretta posizione e l’orientamento. La Fig. n°1 evidenzia l’o-rientamento e i gradi di  inclinazione della scapola sul piano frontale,mentre la Fig. n°2 ne illustra i movimenti.è evidente che piccole variazioni rappresentano la normalità, in quantoogni essere umano rappresenta una struttura unica e irripetibile, maè altrettanto evidente che modificazioni importanti, da sole o abbinateall’eccessivo/scorretto utilizzo, possono essere causa di anomalie fun-zionali, compensi e algie (3, 4, 5, 6, 7, 8).Spostiamo ora brevemente  l’attenzione sulle altre strutture prece-dentemente elencate. 

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 77-82

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MATTEOvANdONILaureato in ScienzeMotorie.Dottorato inAspetti Biomedici eMetodologici delleAttività FisichePreventive eAdattate.Si occupa diricerca pressol'Università deglistudi di Pavia

LuCA MARINDottore inFisioterapia.Docente presso ilCorso di Laurea inScienze Motoriedell’Università degliStudi di Pavia.Docente e Tecnicodella FederazioneItaliana Pesistica.Docentedell’AssociazioneItaliana Fisioterapisti.Esperto della ScuolaRegionale dello Sportdel CONI.

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IL CONTROLLO E LA

CORRETTA ATTIVAZIONE MUSCOLARE

NEL RECUPERO FUNZIONALE DELLA

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Luca Marin, Matteo VandoniUniversità degli Studi di Pavia, Corso di Laurea in Scienze Motorie

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85STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

Debbo evidenziare che la trasformazione della Fe-derazione a cui ho assistito in questi ultimi mesi,con  l’adozione  della  nuova  denominazione  e  delnuovo statuto federale, non può e non deve esseregiudicata solo una operazione di facciata ma unavera  riforma,  con  dei  contenuti  sostanziali  diestrema rilevanza, anche sotto il profilo operativo,per la vita dei centri affiliati, che mi preme qui evi-denziare.Leggiamo insieme uno stralcio dell’art. 1 commaprimo del nuovo statuto federale:

“La Federazione Italiana Pesistica (FIPE) ... èformata da tutte le società, le associazionisportive che, senza scopo di lucro, praticanoin Italia la Pesistica Olimpica e le discipline dellacultura  fisica  che  prevedono  l’utilizzo  di  so-vraccarichi e resistenze finalizzate all’attivitàsportiva agonistica, al fitness e al benesserefisico (wellness) ...”

L’inserimento del  fitness e del wellness quale og-getto dell’attività federale, inserito in statuto, nelmodo sopra riportato, approvato dal CONI, massimaautorità in campo sportivo nel nostro Paese, pro-duce una prima importante conseguenza per la vitadi tutti gli affiliati. Ossia che lo svolgimento dell’at-tività di fitness è da considerarsi a tutti gli effettiattività sportiva come tale e non più, come spessoveniva “mascherata” in passato per farla rientrarenel concetto di sport, come attività propedeuticaallo svolgimento di altre discipline sportive.Fare  fitness,  fare  wellness  significa  fare  sport.Tale equivalenza non era mai stata, fino ad oggi, af-fermata a pieno titolo con l’avallo del CONI. Di ciòva dato merito alla FIPE.Ne consegue che non potrà più essere contestato,in sede di verifica da parte della Agenzia delle En-trate o degli enti preposti alle violazioni in materiadi lavoro, che le nostre affiliate, ove svolgano soloattività di fitness, non siano “associazioni o societàsportive dilettantistiche”  in quanto non svolgonoattività sportive, con la conseguente acquisizionedel diritto a godere di tutte le agevolazioni fiscali aciò conseguenti.

Pertanto, la novità sostanziale è data sicuramentedal  riconoscimento  del  fitness  e  del  wellness  apieno titolo tra le attività sportive dilettantistichecon le conseguenti qualificazioni dell’attività svoltasia per i centri sia per gli operatori che svolgono laloro attività al loro interno.  Questi dieci anni trascorsi dal mio primo articoloper  la  Federazione  hanno  visto  anche  la  nascitadelle  società  di  capitali  sportive  dilettantistichesenza scopo di lucro. Questa realtà, sicuramenteatipica nel quadro della legislazione vigente, gode,come è noto, di tutte le agevolazioni fiscali appli-cabili alle associazioni sportive.Tra queste, quella di maggiore interesse ai nostrifini, appare quella che deriva dal combinato dispo-sto di cui all’art. 148 del testo unico delle impostesui  redditi  (d.p.r. 917/86 e  successive modifica-zioni) e articolo 4 del decreto Iva (d.p.r. 633/72 esuccessive modificazioni).Le norme, da ultimo indicate, consentono di rite-nere neutri,  ai  fini  fiscali,  i  corrispettivi  specifici(tipo l’iscrizione in palestra) per prestazioni di ser-vizio erogate da società o associazioni sportive di-lettantistiche,  conformi  alle  finalità  istituzionali,versati, tra l’altro, da associati o tesserati per lamedesima organizzazione  territoriale  o  nazionale(leggasi Federazione Sportiva Nazionale).Se, quando trattasi di associazioni sportive, l’ap-plicabilità della norma appare intuitiva nel momentoin cui il sodalizio svolga attività solo in favore deipropri associati, qualche problema in più si pone nelcaso  delle  società  sportive  dilettantistiche  lad-dove il numero dei “soci” è, abitualmente, assai li-mitato.In questi casi, laddove si voglia godere comunquedelle agevolazioni fiscali, sarà necessario riservaregli accessi solo ai tesserati per la medesima Fe-derazione alla quale è affiliata la società sportivaorganizzatrice della attività.Ma tale attività deve essere anche “conforme allefinalità istituzionali”, così prevede la norma.Ne consegue che solo l’affiliazione ad una Federa-zione come la FIPE, che abbia il fitness tra le pro-prie finalità istituzionali, potrà consentire, tra l’al-tro, l’applicazione della norma agevolativa in esame. 

S&C (Ita) n.1, Gennaio-Aprile 2012, pp. 85-87

S&C

GuIdOMARTINELLI,avvocato,consulente dellaFIPE, professoreaggregato dilegislazionesportiva pressol'Università deglistudi di Ferrara,docente nazionaledella ScuolaCentrale dellosport del CONI, èautore di diversepubblicazioni inmateria di dirittosportivo.

Nel 2000, l’allora Presidente, Andrea Umili, della neonata Federazione Italiana Pesi e Cultura Fisica michiese di scrivere un editoriale di apertura per la nuova rivista federale.Ricordando quell’ormai lontano momento in cui la Federazione iniziava i suoi passi, sono stato partico-larmente felice quando mi è stato chiesto di fornire dei contributi per questa nuova bella e interessanteiniziativa editoriale della “nuova” Federazione Italiana Pesistica per la quale non posso fare a meno di rin-graziare il Presidente Antonio Urso e tutti i componenti del suo staff.

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La FIPE, il FITNESS e loSCOPO DI LUCRO

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S&C

DEL MOVIMENTO (OVVERO DELLA COSA PIÙ

IMPORTANTE DELL’UNIVERSO. LO DICEVA ANChE EINSTEIN). CON UNA POSTILLA DEDICATA

ALL’UNIVERSITà

PASQUALE BELLOTTI

1. A Giovanni  Papini che era riuscito ad otte-nere un incontro con lui e che gli chiedeva di«istruirsi», certo che ad «un uomo di genio[fosse congeniale] esprimersi colle parole ditutti  i  giorni», Albert Einstein  (in Papini G,GOG,  Vallecchi  Editore,  Firenze  1931,  pp.118-122) accennava, riluttante ma paziente,alla direzione più avanzata del suo pensiero,quella di allora. «La mia mente ha uno scoposupremo: sopprimere le differenze», in que-sto assecondando e lo spirito della scienza(«fin dal tempo dei greci, ha sempre miratoall’unità») e quello della vita e dell’arte («l’a-more tende a fare di due persone un esseresolo. La poesia, coll’uso perpetuo della me-tafora che assimila oggetti diversi, presup-pone  l’identità  di  tutte  le  cose»).  «Nellescienze,  così  osservava    Einstein,  questoprocesso di unificazione ha fatto passi da gi-gante», per cui anche dati apparentementeirriducibili, come lo spazio ed il tempo, comela  massa  inerte  e  la  massa  pesante  sog-getta alla gravitazione, come i fenomeni elet-trici e quelli magnetici e come questi ultimi equelli inerenti alla luce. «Negli ultimi anni que-ste coppie sono svanite e queste distinzionisono state soppresse». Egli stesso – osser-vava – aveva dimostrato che spazio e tempoerano aspetti indissolubili di una sola realtà;Faraday aveva stabilito  l’unità dei  fenomenielettrici e magnetici, mentre Maxwell e Lo-renz erano riusciti ad assimilare la luce all’e-lettromagnetismo.  «Rimanevano  dunque  difronte, nella fisica moderna, solo due campi:il campo di gravitazione e  il campo elettro-magnetico. Ma son giunto, finalmente, a di-mostrare che anch’essi son due faccie (sic!)d’una realtà unica». Sostiene Einstein trat-tarsi dell’ultima sua scoperta: la «teoria delcampo unitario». «Oramai spazio, tempo, ma-teria, energia, luce, elettricità, inerzia, gra-vitazione  non  sono  che  nomi  diversi  d’unamedesima  e  omogenea  attività.  Tutte  lescienze si riducono alla fisica e la fisica si puòormai ridurre a una sola formula. Questa for-mula, tradotta in linguaggio volgare, direbbeall’incirca così: Qualcosa si muove. Questetre parole sono la sintesi ultima del pensieroumano».

LA PROFESSIONE

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 1 Gennaio-Aprile 2012

More than 900 world records in Olympic Weightlifting!

Number one.

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