Post on 28-May-2017
SULLA PRECOCITÀ
NON è MAI TROPPO … PRESTO Una probabile causa dell’arretramento dell’atletica
Luciano Bagoli Officina Atletica
1
PREMESSA
La presentazione che segue è stata proposta a Casalmaggiore, come
introduzione al tema dell’incontro tecnico sui giovani “velostacolisti”.
Un excursus un po’ ampio per mostrare la complessità delle implicazioni
connesse all’attività ludico-motoria, ovvero fisico-sportiva, dei giovani
sportivi.
Il problema è serio e travalica il mero ambito sportivo, come dimostrato
da numerosi studi internazionali e di cui hanno avuto conferma con un
approfondito studio sullo sviluppo delle capacità motorie in età scolare
affrontato da Valeria Delugas e dal sottoscritto e pubblicato da Officina
Atletica.
Ma lo sport va oltre l’aspetto pedagogico generale e si pone l’obiettivo
delle prestazioni sportive, individuali o assolute.
E’ possibile costruire un grattacielo se non si sono fatte adeguate
fondamenta? La metafora retorica è chiara. E allora ci chiediamo se sia
possibile ambire ad alte prestazioni sportive se non si sono costruite
adeguate fondamenta nell’età in cui queste devono essere posate.
I numerosi studi, citati in parte, sull’attività motoria e ludico-sportiva dei
bambini dagli anni ‘70 ad oggi ne evidenzia la drastica caduta
quantitativa e qualitativa, con gravissime conseguenze sulla formazione
psicofisica della persona. Nel contempo la proposta sportiva, almeno
quella della nostra Atletica, non compensa queste carenze.
Coloro che accolgono bambini nelle palestre o al campo sportivo hanno il
compito di colmare le carenze di attività fisica generale proponendo uno
stile di vita coerente con le reali esigenze dell’organismo umano, anche
attraverso l’educazione dei genitori, dove l’attività ludico-sportiva svolga
un ruolo primario.
La questione della precocità sportiva in atletica deve essere affrontato in
modo approfondito. In sostanza ci si pone la seguente domanda:
Perché i nostri atleti “vanno forte” nelle categorie giovanili e poi faticano
grandemente a spiccare nelle categorie assolute?
A questa domanda si lega anche la questione delle reali ragioni che
portano all’abbandono dell’atletica da parte di molti sportivi in età
giovanile.
Qui poniamo all’attenzione la questione della precocità, per comprendere
se sia vero che in atletica si comincia o ci si specializza troppo presto o se,
in realtà, non sia errata in tutt’altro senso la proposta metodologica.
Nella presentazione in PPT ci si avvale di alcune immagini allo scopo di
porre l’attenzione sugli temi da affrontare, per aiutare a comprendere il
fenomeno del movimento umano e quanto esso sia importante per la
specie e la formazione della persona.
Diapositiva 2
La relazione viene introdotta in modo leggero, addirittura con scherzo,
per toccare un argomento che solleva una tematica più ampia della quale
sarebbe opportuno occuparsi in modo approfondito.
Non è possibile porre la questione delle prestazioni sportive nelle diverse
generazioni se non si considerano i fattori che hanno contribuito alla
strutturazione dell’organismo attuale dell’uomo, il quale è il compimento
di circa 5-6 milioni di anni di evoluzione.
Nel costante primario obiettivo di soddisfare le esigenze naturali legate
alla sopravvivenza, egli è giunto a creare strumenti atti a facilitare i
compiti necessari a tale scopo.
In questo periodo, per mezzo delle esperienze sensoriali e motorie e la
loro rielaborazione in processi logici, indotte dalle molteplici attività atte
a sopravvivere, a lavorare e creare, l’uomo si è evoluto adattandosi alle
condizioni naturali, a quelle che egli stesso contribuiva a modificare e a
quelle delle quali era artefice.
L’uomo ha sviluppato una grande capacità lavorativa e creativa, tra loro
indissolubilmente legate, dove l’esperienza lavorativa era lo strumento di
apprendimento e rielaborazione.
La Genesi secondo Darwin
All’inizio era Lucy. Lucy e il suo compagno vivevano in
ambiente ostile e durarono fatica a sopravvivere delle cose
della terra. Poi la donna e l’uomo iniziarono lentamente ad
evolvere imparando dall’esperienza. Si adattarono prima alle
condizioni climatiche, dalle quali impararono a difendersi con
vestiti di animali e poi di stoffe e riparandosi nelle caverne e
poi nelle capanne che impararono a costruire. Si salvarono
fuggendo dai predatori , dai quali impararono a difendersi
imparando a costruire oggetti in grado di uccidere, e
mangiando delle prede e dei frutti della terra, che impararono
a coltivare.
2
Diapositiva 3 e 4
Questo lungo processo di adattamento, del quale Darwin ci fornito gli
elementi di comprensione, è causa della struttura del corpo umano e,
specialmente, della strutturazione dei sistemi atti ad acquisire
informazioni, ad elaborare e controllare processi logici ed azioni.
La ripetizione di gesti volontari controllati e rielaborati con determinati
segmenti piuttosto che gesti occasionali, l’acquisizione e registrazione dei
segnali importanti dall’esterno o dall’interno del corpo, prevalentemente
con determinati recettori piuttosto che con altri, hanno strutturato il
sistema nervoso centrale e neuromotorio.
I sistemi sensoriali e di controllo del movimento rappresentano i
principali componenti dell’“hardware” del nostro sistema; i dati che
abbiamo memorizzato in ogni loro aspetto sensoriale, fisico ed
“emozionale”, sono una parte del “software” necessario a sviluppare
elaborazioni, scelte e gesti sempre più precisi.
Se ne deduce che le esperienze sono l’elemento sul quale è andata
formandosi anche l’intelligenza umana.
Il tipo di attività svolta e il livello di impegno fisico qualitativo e
quantitativo hanno specializzato le varie parti del corpo e le aree
deputate al loro controllo e modellato la struttura morfo-funzionale del
sistema neuromuscolare e degli organi.
Dopo Lucy e il suo compagno, l’essere umano si è evoluto
grandemente e grazie alla capacità di ricordare e di mettere a
frutto l’esperienza si affrancò dallo stato di preda (ad
eccezione dei suoi simili) e , nel 19 secolo, ha persino
idealizzato l’affrancamento dalla schiavitù del lavoro.
Questa capacità di imparare dall’esperienza per risolvere
problemi e modificare la realtà si chiama intelligenza.
3
Le esperienze sono registrate nel cervello in tutte le loro forme fisiche e
sensoriali: colore, natura, temperatura, forma, peso,… velocità, ecc. Sono
altresì registrate le reazioni alle percezioni: dolore, piacere, … .
Esse sono il repertorio delle conoscenze di origine necessarie
all’elaborazione di un processo logico e di un atto conseguente.
Se ne deduce che più elevato è il bagaglio delle esperienze, più ricca sarà
la possibilità di elaborazione.
Sul versante logico cognitivo si avrà una maggiore capacità di
comprensione dei processi relativi a ciò che accade, e di elaborare nuovi
percorsi logici partendo da condizioni concrete o astratte.
Sul versante motorio si avrà l’elaborazioni di gesti più complessi e
raffinati.
esperienza – elaborazione – azione
4
Diapositive 4, 5, 6
Tutte le esperienze relative alle emozioni e agli aspetti fisici del
movimento, che provengono sia dall’esterno sia dall’interno del corpo,
sono acquisite e analizzate nelle aree della corteccia somatosensoriale e
ad altre aree del cervello.
“L’ampiezza delle zone corticali dedicate alle singole parti periferiche del
corpo è proporzionale alla loro capacità di discriminazione percettiva,
direttamente correlata alla densità di recettori in esse presenti. Le mani, il
viso e le labbra hanno una rappresentazione corticale più grande rispetto
a tutte le altre porzioni del corpo: a un centimetro quadrato della punta
delle dita, per es., è dedicata un’area della corteccia somatosensoriale più
estesa nell’ordine di circa cento volte rispetto a quella che riceve le
informazioni tattili provenienti da un centimetro quadrato di cute della
schiena”. (Treccani)
La corteccia somatica è collegata alla corteccia motoria e, con le
informazioni provenienti da altre aree, fornisce i dati di partenza
affinché la scelta motoria possa avvalersi delle esperienze
precedentemente acquisite. Il gesto viene controllato da un complesso di
diverse regioni del cervello tra loro connesse.
Il cervello si evolve fino alla maturità, sia nelle dimensioni sia nelle
capacità di elaborazione. Tale processo è fortemente legato alle
esperienze vissute dall’individuo (pratiche e teoriche).
Corteccia somatica e corteccia motoria sono collegate
5
Il sistema nervoso si sviluppo con la crescita fino alla maturità. Nella figura, quindici anni di sviluppo sono compressi in 5 immagini che mostrano uno slittamento dal rosso (meno maturo) al viola (più maturo).
PROLIFERAZIONE DI CONNESSIONI NERVOSE … Dall’età di 11 per le ragazze e di 12 e mezzo per i ragazzi, i neuroni nella parte frontale del cervello hanno formato migliaia di nuove connessioni. Nel corso dei pochi anni successivi la maggior parte di queste saranno recise. … E RECISIONE Le connessioni che sono usate -ad esempio le vie del linguaggio - sono rinforzate - mentre quelle che non si usano si estingueranno.
6
Diapositiva 7
Quanto detto in merito allo sviluppo del cervello si tramuta in capacità di
apprendimento che si differenziano nelle diverse età in relazione
all’oggetto da apprendere.
Il cervello dell’uomo ha nell’infanzia, nell’adolescenza e nella giovinezza
le maggiori capacità di apprendimento.
Ad esempio, è noto che le maggiori capacità di apprendimento linguistico
si hanno nell’infanzia e nella prima età scolare, come per la musica.
Ma raramente si sviluppa un processo didattico coerente con le capacità
di apprendimento dei bambini. Ed esempio, solo da pochi anni nel nostro
Paese si è introdotto (fatto male) l’insegnamento della lingua straniera
dalle scuole elementari.
Lo stesso accade per l’attività ludico motoria e sportiva, sia per la qualità,
sia per la quantità.
Il percorso di acquisizione delle esperienze-conoscenze inizia da prima della
nascita e procede per tutta la vita.
Questo processo non è lineare ma ha momenti di accelerazione e momenti di
arresto. Il suo momento aureo si colloca dalla prima infanzia al conseguimento
della maturità.
E’ la ragione per cui i bambini e i ragazzi apprendono con grande facilità.
7
Diapositiva 8
Per l’apprendimento motorio il processo è similare all’apprendimento
delle abilità cognitive. E’ la ragione per cui in diverse discipline sportive si
tende all’avviamento prima possibile.
I periodi di maggiore capacità di apprendimento motorio sono stati
studiati da diversi ricercatori e pressoché tutti concordano con lo schema
qui proposto da Martin.
Inoltre, all’attività fisica è connesso il livello di efficienza degli organi e
apparati dell’organismo umano, vale a dire il livello delle capacità
prestative.
L’età evolutiva, dall’infanzia fino all’adolescenza è il periodo di massimo
adattamento di organi ed apparati alle diverse sollecitazioni. Ciò vale
anche per gli elementi “meccanici” e strutturali del movimento, di
supporto, trasmissione e collegamento : muscoli, ossa, legamenti, tendini.
Se ne deduce che il “training” svolto nei periodi evolutivi sono le
fondamenta su cui si può costruire lo sportivo adulto.
A questo punto è doveroso il quesito: “I Bambini si muovono abbastanza?”
Questo vale anche per l’apprendimento motorio.
Osservano le fasi sensibili, si nota che nell’età scolare si ha un’accentuato
apprendimento delle capacità motorie legate alla funzionalità del Sistema
Nervoso, mentre sono successive le fasi di maggiore sviluppo condizionale.
Fasi sensibili secondo Martin, 1986
8
Diapositiva 9 , 10, 11, 12
La realtà ci dice che i bambini attualmente si muovono molto poco, con
diverse molteplici influenze negative nello sviluppo dell’organismo (tutti
gli organi e gli apparati), della personalità e delle relazioni sociali, delle
abilità motorie, delle capacità logiche e cognitive.
Si riporta (dia 9) un semplice schema delle differenze dell’attività dei
bambini tra “ieri” e “oggi”.
Sono successivamente riportati alcuni dati relativi a studi effettuati in
diverse nazioni.Tutti concordano nel rilevare - o, possiamo dire,
denunciare - il gravissimo stato della situazione media.
D’altro canto, anche gli allenatori che da più tempo operano sui campi
sportivi hanno rilevato quanto qui comunicato. Dagli studi, con gli
sconfortanti dati scientifici, giunge loro conferma.
Come già detto, uno studio approfondito effettuato recentemente, dal
quale sono colti alcuni dati, si può scaricare da Officina Atletica: “Analisi
delle Capacità Motorie dei Bambini in Età Scolare”.
QUAL E’ LA REALTA’ ATTUALE
Preso atto che le esperienze motorie sono assolutamente ineludibili per lo
sviluppo delle capacità logiche, cognitive, e delle abilità motorie, cosa rivela il
confronto dell’attività dei bambini e dei ragazzi di “ieri” e oggi?
ETA’ IERI OGGI 0-6 Giochi di manipolazione di piccoli idem oggetti, piccoli spostamenti a breve raggio dall’ambito famigliare. 7-10 Perfezionamento manipolazione, Perfezionamento manipolazione, da piccoli a grandi giochi di gruppo giochi individuali in casa,di gruppo ai giochi di squadra. Giochi di gran- a scuola, inizio sport “soft” 2 volte de movimento. Stacco dalla mamma. alla settimana. Poche ore all’aperto. Molte ore all’aperto. Molte ore passive davanti a schermi. 11-14 Acquisizione dell’autonomia dalla Lieve incremento delle attività sportive famiglia, identificazione nel gruppo. rispetto al periodo precedente. “Bande”, attività ad ampio raggio, Incremento sedentarietà con schermo tutto il giorno fuori casa, spesso at- o cellulari. No “bande” o gruppi di identi- tività lavorativa. ficazione.
9
ALCUNI STUDI RIVELANO
L’attività fisica praticata da bambini e adolescenti in contesti
chiaramente identificabili quali il trasporto attivo, educazione
fisica scolastica e lo sport organizzato, in molti Paesi diminuisce
già a partire dalla scuola materna (Dollmann, Norton, Norton,
2005).
La letteratura internazionale evidenzia una riduzione della
capacità di prestazione motoria e in particolare di tipo aerobico,
che rappresenta il principale fattore di rischio per l’efficienza
fisica collegata alla salute nei giovani, ovvero nei bambini e negli
adolescenti (Tomkinson et al. 2003a).
10
… PROSEGUENDO
Tomkinson e collaboratori (2003) hanno messo a confronto i
risultati di test di efficienza aerobica somministrati a bambini e
adolescenti tra i sette e diciannove anni d’età appartenenti ad
undici paesi industrializzati in un arco temporale di venti anni,
dal 1980 al 2000. Questo studio ha messo in evidenza un
significativo declino della funzionalità aerobica in età evolutiva
negli ultimi venti anni, con la riduzione media dei valori dello
0,43% per anno.
In particolare in Italia (Buonaccorsi, comunicazione personale, in
Tomkinson et al. 2003a) la prestazione risulta essere mediamente
diminuita dal 1981 al 2000, dello 0,9% per anno, con valori
oscillanti da 0,4% a 1,5%. Questi dati concordano con quelli
rilevati da Hollmann, Klemt, Rost, Liesen e Heck (Malina, Young
Athletes, 1984).
11
… E ANCORA
In Germania, negli anni ’70 il volume dell’attività di movimento dei
bambini dai 6 ai 10 anni era tre - quattro ore al giorno, attualmente è
calato verticalmente a circa un’ora, nella quale i bambini si muovono
intensamente solo da 15 a 30 minuti, mentre passano circa nove ore
seduti. (Bös et al., 2001).
Altre ricerche (Kleine, 2003) riferiscono che, in una giornata, il periodo
di tempo durante il quale bambini e adolescenti sono fisicamente attivi
varia da una a due ore.
Una ricerca che ha confrontato l’efficienza fisica di bambini di dieci anni
del 1980 con quelle dei bambini della stessa età del 2000, ha riscontrato
una diminuzione della capacità aerobica, della forza di salto e della
flessibilità dal 10 al 20%, sia nei maschi che nelle femmine (Bös, 2003).
IN SINTESI SI HA CHE
Il fenomeno della diminuzione dell’attività fisica nei bambini e negli
adolescenti si riflette direttamente nel crescente problema del
sovrappeso e dell’obesità, ha effetti negativi a livello neuromuscolare,
cardiovascolare e metabolico, e anche nei trend di peggioramento delle
prestazioni motorie e degli indici di efficienza fisica.
12
Diapositiva 13
LA REALTA’ DELL’ATLETICA LEGGERA …
In atletica leggera da molti anni si sostiene la necessità di non proporre
una specializzazione precoce.
Tale principio è assolutamente condivisibile, ma raramente esso è stato
sostenuto in modo non generico e pressoché mai ci è capitato ricevere
indicazioni metodologiche riguardanti il processo di sviluppo sportivo più
coerente con l’evoluzione delle capacità dei giovani sportivi.
Esso - principio -si è tramutato in concreto quasi esclusivamente in
attività a carattere ludico di moderata o bassa intensità e quantità, con
approccio globale a un gesto atletico che poco si scosta dalla motricità
primaria.
Ciò può essere coerente, forse, con le dinamiche socio-affettive dei
bambini, ma non certo con lo sviluppo del loro organismo e della
personalità. E tantomeno possono rappresentare, sia qualitativamente, sia
quantitativamente, uno stimolo adeguato all’incremento delle capacità
prestative.
LA SITUAZIONE MEDIA DELL’ATLETICA
• I bambini della categoria esordienti si presentano al capo un paio di volte
alla settimana, un’ora per seduta;
• L’attività da loro svolta è prevalentemente ludica, moderata, prestando
attenzione che “non sudino”, …;
• Questo tipo di atteggiamento persiste fino alla categoria Ragazzi, dove
raramente le società propongono tre giorni di attività;
• Nella categoria Cadetti si comincia a svolgere tre giorni di allenamento, per
circa 90 min a giornata;
Se ne deduce che abbiamo il timore di proporre un’attività sportiva precoce
e quindi attendiamo “l’avvento della maturità”.
Questo percorso non ha alcuna correlazione con l’evoluzione delle capacità
motorie e le esigenze reali dei giovani sportivi.
Con questo tipo di proposta, salvo qualche eccezione dovuta a fattori
occasionali, difficilmente i giovani possono realizzare un’attività che li porti
ad eventuali alti livelli, sia individuali, sia assoluti.
13
Diapositiva 14, 15, 16
… E QUELLA DI ALTRI SPORT
La non corretta valutazione delle potenzialità della persona, con
conseguente proposta didattica sottodimensionata, si riscontra, come
visto, anche in ambito scolastico per la proposta delle conoscenze.
Possiamo però affermare tranquillamente che pur con questo errore il
sistema scolastico ha prodotto e continua a produrre ottimi cervelli.
Invece, considerati gli effetti che l’enorme riduzione di attività fisica
produce sull’organismo dei bambini, è ormai ineludibile l’esigenza di
ripensare la proposta metodologica per i giovani che si affacciano
all’atletica per una pratica sportiva o ludico-motoria. Ciò, anche solo per
uno sviluppo psicofisico equiparabile ai bambini e ai giovani di mezzo
secolo fa.
A questo punto, per capire se il fenomeno è generale, ci poniamo la
domanda se l’atteggiamento che osserviamo in atletica sia uguale anche
in altri sport.
E qui scopriamo che la situazione è ben diversa.
Il problema della precocità è stato posto anche da altre Federazioni
Sportive e, a quanto sembra, l’hanno risolto in modo diverso.
Osserviamo perciò alcuni dati relativi ad alcune discipline diverse.
ESEMPI DI PRECOCITA’ AGONISTICA
GINASTICA: SONO AL VERTICE GIA’ DA GIOVANI …
età inizio
Vanessa Ferrari 1990 8 anni 1 C.M. 2006, 2 ‘13, 2x3 C.M. ‘06, 3 2007, …
Federica Macrì 1990 3 anni 1 C.E. 2008, 2x3 2004, …
Francesca Benolli1989 5 anni 1 C.E. 2005, 3 2004, 2008, …
Carlotta Ferlito 1995 6 anni 2 C.E. 2011, 3 2010, 2012, …
Erika Fasana 1996 9 anni 2x 3 C.E. 2010; 3 2012, …
Elisabetta Preziosa1993 6 anni 2 C.E. 2007, 3 2011, G. Med. 1 2009 e ‘13, …
Chiara Gandolfi 1995 4 anni G.Med. 1 squadra, 1 parallele, …
14
… DOVE DIVENTANO ANCHE “VECCHI”
età inizio
Yuri Chechi 1969 7 anni a 9 anni vince la prima gara; …
3 G.O. 2004 a 35 anni
Igor Cassina 1977 5 anni 1 G.O. 2004, 2 C.M. ‘03, 3 C.M. ‘09, …
Matteo Morandi 1981 5 anni 3 C.M. 2002,‘03,‘05,‘10; C.E. 1 ‘98(J), 2010,
2 ‘12; …
Enrico Pozzo 1981 6 anni 12 G.O. 2004, 11 G.O. 2012; 2 C.E. ‘07, …
15
E GIUSTO PER MOSTRARE CHE NON E’ UN CASO
Ginnastica ritmica Nascita età inizio
(Squadra nazionale)
Elisa bianchi 1987 4 anni
Romina Laurito 1987 3 anni
Marta Pagnini 1991 9 anni
Andrea Stefanescu 1993 6 anni
Elisa Santoni 1987 5 anni
Anzhelika Savrayuk 1989 7 anni
(Non riportiamo titoli e medaglie in quanto occorrerebbe un libro)
Nuoto
Federica Pellegrini 1988 7 anni
Tania Cagnotto 1985 7 anni (prime competizioni)
Alessia Filippi 1987 3 anni
Filippo Magnini 1982 9 anni
16
CONCLUSIONI
Quanto presentato fornisce dati sufficienti per affrontare un seria
riflessione sulla proposta atletica giovanile. In particolare si è osservato
quanto segue.
1 – Numerosi studi hanno posto l’accento sulla carenza generale di
attività fisica svolta dai bambini e dai giovani. Questo atteggiamento
sociale porta come conseguenze un grave calo della funzionalità
dell’organismo e una riduzione dei livelli prestativi.
Pertanto: vi è la necessità di far svolgere ai bambini molta attività ludico
motoria e sportiva, finalizzate allo sviluppo sia delle abilità sia
dell’efficienza fisica generale.
A maggior ragione se si tiene in considerazione che in età infantile e
giovanile si ha il migliore adattamento degli organi e apparati alle
sollecitazioni, sicché l’organismo sarà in grado successivamente di
affrontare gli eventuali carichi previsti dall’allenamento sportivo.
Considerate le fasi e le caratteristiche dell’evoluzione della persona è
importante che le attività di abilità siano una proposta costatante fin
dalla prima infanzia.
2 – Dai dati di altre discipline, si osserva che l’attività fisico sportiva
iniziata nell’infanzia non preclude il conseguimento di alti livelli
prestativi in età agonistica adulta e non preclude la durata della carriera
sportiva.
Pertanto: se ne può dedurre che con ogni probabilità non è l’età
“precoce” di inizio dell’attività sportiva a determinare l’abbandono e il
basso livello delle prestazioni dell’atletica italiana.
3 – Il principio che dice “no alla precocità agonistica” deve essere perciò
meglio specificato in relazione agli aspetti dell’evoluzione delle capacità
motorie e psicologiche dei giovani sportivi, delle capacità degli organi e
apparati di affrontare determinati tipi di sollecitazioni.
4 – Deve essere affrontato uno studio serio relativo alle cause dei bassi
livelli prestativi degli atleti giunti a maturità agonistica. Ciò coinvolge la
metodologia della preparazione e dell’allenamento.
5 – Pertanto devono essere elaborate proposte metodologiche adeguate
riguardanti le tappe della formazione sportiva dei giovani atleti fino
all’età della maturità agonistica.
6 – In relazione a quanto sopra è conseguenza che debba essere ripensata
la formazione dei quadri tecnici.
Dopo tutto, l’atletica è facile e bella
Grazie per l’ attenzione
Luciano Bagoli