"Non è colpa di nessuno" (Mario de Caro)

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L'effetto combinato di genetica e ambiente determina le nostre azioni al punto da stravolgere il concetto di colpa e punizione.

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  • n. 53 33DOMENICA - 23 FEBBRAIO 2014 Il Sole 24 Ore

    Scienza e filosofia

    di Luca Pani

    L a speranza sempre lultimaamo-rire ed persino logico che sia cosi.Pochi stati danimo sono tantostrettamenteconnessiallastessavi-ta come la speranza (e il suo contrario: la di-sperazione) da meritarsi un legame imme-diatoe diretto con la sua fine. Se il nostro to-no dellumore conferisce la prospettiva dacuiosservare ilmondo(DieWeltanschauung)sonolasperanzaolasuaassenzachemuovo-noilnostrocuore, lamentee il corpoper farein modo che gli sforzi conducano al risulta-to,appunto,sperato.forseinteressanteno-tare che non nutriamo alcuna speranzaallinizio o alla fine di una qualunque operamaduranteilpercorsochenecessariointra-prendereperportarla a termine.

    Appena il cervello capisce che ci sono del-leragionevoliprobabilitdisuccessoodifal-limentoiniziaadelaborareunaseriedivalu-tazioni su piani paralleli che tengono contodiprecise informazioni, passate esperienze,sensazioni emotive attuali e memorizzate,reazioni somatiche e interazioni ambienta-li, da quelle basate su relazioni diadiche

    (uno a uno) a quelle con gruppi sociali com-plessi. Il nostro cervello riesce a fare tuttoquesto in modo pressoch automatico e deltuttoinconsapevole,almenoperlastragran-demaggioranzadellepersone,sinoademet-tereunresponsochedivienecosciente inuntempo molto breve considerando le infor-mazionielaborate.Ciavvienegrazieallim-piego di algoritmi decisionali molto com-

    plessiselezionati indecinedimigliaiadian-ni di tentativi ed errori da partedi milioni diuomini. Solo per questo dovremo averegran cura del contenuto dellanostra scatolacranica.Nonesisteundiritto individualeal-la speranza e la speranza non fa parte dellasalute umana in quanto tale, mentre verochealimentarelasperanzaeridurreladispe-razionedellepopolazioniha importanti im-plicazionipoliticheereligiose.SanTomma-so definisce la speranza come attesa sicura

    (certa)dellabeatitudine futura.Lasperanzadunquecertezzadiunrisul-

    tatoattesoenonpubasarsisolosulleillusio-ni. La speranza pur non possedendo ancorail bene desiderato si fonda tuttavia sul pre-supposto certo di possederlo. Senza alcunacertezza,nessunasperanzaedquestoilmo-mentobiologicoincuilasensazionediriusci-re emerge o sinabissa: quando la certezzadapossibiledivienealtamenteprobabileein-fineragionevolmentesicura, inquelmomen-toesoloinquelmomento,tuttocambia.Allo-raglisforzisidecuplicano, lastrategiadiven-tachiara, lumoree lavolontdivengonoco-mediconoglipsichiatriego-sintonicied ilsuccesso assicurato. Gravi patologiedellumoreedelcomportamento,purtroppoormai sempre pi frequenti derivano invecedallego-distoniatra ilvolere, lidearee lese-guire, quei cosiddetti stati misti in cui sivuole ci che non si pu eseguire, o si pensaquanto non possibile neppure volere. Inquesti casi la continuit tra la speranza e ladisperazionesi fannopievidentinoncomeuna loppostodellaltra,perch ineffetti nonlo sono, ma piuttosto quali sensori contem-poraneidellarealeprobabilitcheuneventofavorevolesirealizzi.Uneccessoincontrolla-todisperanzaoltreilsensodirealtrappre-sentato nelle forme di euforia patologica,

    che inevitabilmente poi si perdono nella pitetradisperazioneenelmaleoscurodellade-pressioneclinica.Duecondizionichenonso-no isolate quanto continue e spesso ciclichetra loro.Non uncaso se gravi forme dima-linconia sono spesso prodotte dallincapaci-t di lasciar andare una speranza inutile, ilchesarebbeinveceunatteggiamentoconser-vativo evantaggioso.Si capiscequindi comeancheladisperazionepossaaveregrandeva-lore evolutivo, basti pensare a quanti indivi-dui si sono salvati ed hanno salvato il lorogruppodiappartenenzaperaverlasciatoan-dare giusto in tempo un progetto che nonmostravaalcunasperanzadi riuscire.Per farquesto per necessaria una buona dose diumiltediaccettazionedeipropri limiti,unamercesemprepiraraalgiornodoggiconsi-derato quanto il mondo occidentale orien-tato al successo comunque e ad ogni costo.Sonopassaticinquantannidallequattrodo-mandediTinbergena cui dobbiamo cercaredi rispondere, inmodocomplementareese-parato, per capire evolutivamente se le ten-denze biologiche ed etologiche a sperare odisperare possano avere cause prossimalioppure se siano solo funzioni adattative chegiustifichinolapermanenzanellanostraspe-ciedi trattidelcarattere tantoimportantiperlasopravvivenza.

    Ilprimopuntoriguardalassettobiologicoe genetico: vi sono individui pi predispostiasperareeavereunbuonumorecomecarat-teristica temperamentale rispetto ad altri; ilsecondo chiedersi come un simile trattoemerga durante lontogenesi e che cosa sipossa fare per favorirlo (un buon attacca-mentoallefiguregenitorialiperesempioaiu-

    ta); il terzoriguarda la filogenesidiquel trat-toerichiedeinuncasocomequestoricer-che multidisciplinari sulletologia dei mam-miferienonsolopiuttostocomplessee, infi-ne,dobbiamochiederciqualivantaggiconfe-riscapossederesimili caratteriper ricavarneun possibile guadagno evolutivo e quandoinvece no. Abbiamo visto che la speranza sitraduce in sopravvivenza (sia fisica che so-ciale) quando pu contare sulla ragionevoleprobabilit che levento sperato si realizzi,quandocio lepossibilitchequalcosasive-rifichi divengono significativamente mag-giori di quelle per cui potrebbe non accade-re.Nellasituazioneoppostainfattipivan-taggiosodisperarecheunprogetto si realiz-zi per ottenere un vantaggio evolutivo so-vrapponibileanchesedipolaritoppostari-spettoallinsistereadognicosto.Perchtut-to questo accada, perch linizio del cammi-no della speranza venga intrapreso e il cer-velloiniziadelaborareisuoisofisticaticalco-li che oscillano tra beneficio e rischio perassolutamentenecessariocheidatielabora-tinonsibasinosu falsepremesseosu infor-mazioni sbagliate.

    A questo scopo dedicata una porzionecompletamente diversa del cervello umanochehailcompitodioperareiriscontridireal-teinqualchemododiopporsialleconti-nue simulazioni del possibile successo chevengono portate avanti dalla nostra cortec-cia pre-frontale. Quando per la simulazio-ne viene progressivamente confermata dairiscontri di realt le chances di riuscire au-mentano. Una caratteristica dei falliti croni-ci, spesso per questo disperati, la tendenzaad ignorare i riscontri di realt cercando di

    costringere i fatti reali ai loro desideri pi omenodeliranti.

    Se, finalmente, la speranza ottiene dei ri-sultatitangibili, ilprimoprodottounagran-de carica di sano ottimismo che attrae gli al-tri come mosche al miele ed predittivo dinuoviemaggiorisuccessi; laddoveipessimi-sti sfogano la loroaggressivit sullecolpeal-trui e non imparano mai dagli errori com-messi disperandosi sempre di pi e facendoterra bruciata intorno a loro, gli ottimisti di-vengono a ragione sempre pi ottimisti.Il risultato che immancabilmente ne conse-gue molto contagioso. Cos come preferia-mo situazioni o sostanze che conferiscanopiacereeriducanolansiatendiamoadevita-requantoproduceangosciaedolore.Sebbe-nepossasembrarebanalequeste scelte si ri-flettono anche sul piano sociale nel cercare,in modo spasmodico a volte, di stare vicinoallepersonedibuonumore,chehannoener-gia e sono ottimiste, lasciando al loro desti-nomiserabilequellichesidisperanoecontri-buendo, in tal modo, al loro malessere. Visembra tutto troppo crudele? Certamente lo, ma levoluzione, come abbiamo avuto gimodo di riportare su queste pagine, non sicuradivaloricomebeneomale,giustoosba-gliato, se non in unottica puramente stru-mentaleallasopravvivenzadeipiadatti.Ri-cordandochelafaticachesicompiepergene-rareunpensieronegativooppureunopositi-vo assolutamente identica, non va dubbioche chi spera sia pi adatto a sopravvivere ecertamenteafarsopravvivereunafamigliaoun gruppo sociale, di chi invece non speramai inundomanimigliore.

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    Illustrazione di Guido Scarabottolo

    di Mauro Capocci

    N essuno in Italia si accortoche alle fine di novembre2013 se ne andato, allet diquasi novantanni il genetistaMarcello Siniscalco, uno dei protagonistiinternazionali degli studi di geneticaumana, in particolare degli adattamentigenetici alla malaria, nella seconda metdel Novecento. dal 1948 che gli adatta-menti genetici umani alla malaria sonooggettodistudio,daquandocio ilgeneti-sta inglese John Burdon Sanderson Hal-dane propose la cosiddetta malariahypothesis, cio che questa grave infe-zione, potenzialmente letale nella formadetta terzana maligna, costituisca unforte fattorediselezioneesia lacausadel-la diffusione di mutazioni genetiche checonferiscono protezione contro lamalat-tia. Poche settimane fa stato pubblicatosu Blood uno studio di grande importan-zacheevidenzia linterazionetraduetrat-ti del genoma (lalfa-talassemia e le va-rianti dellaptoglobina, una proteina delsangue) proprio in termini di protezionee suscettibilit alla malaria. In Italia que-ste ricerche hanno radici profonde: sindaglianniQuaranta lamicrocitemiasta-ta studiata dal punto di vista genetico, enei decenni successivi molte energie so-nostatededicateallostudiodelleemoglo-binopatieedi altrepatologie legateallen-demia malarica.

    Marcello Siniscalco faceva parte dellaprimagenerazionedi ricercatori chehan-no appreso la genetica in Italia, e nonallestero. La sua carriera scientifica ini-ziata in uno dei centri principali di studiodelleredit,aNapoli,sotto laguidadelpri-mo professore universitario di genetica,Giuseppe Montalenti. Sin dagli anni Cin-quanta Siniscalco si dedic alla geneticaumana, collaborando a diversi studi sullagenetica delle popolazioni, che in queglianni in Italia stava raggiungendo risultatiimportanti grazie agli sforzi di Ezio Silve-stroni e IdaBianco, i quali insiemeaMon-talenti avevano definito lorigine geneticadella microcitemia o anemia mediterra-nea o beta-talassemia, e avevano tentatodi avviare un vasto programma di scree-ning e prevenzione della malattia nellearee pi a rischio. Proprio nellambito diquesti studi Siniscalco inizi a lavorare inSardegna, dove le emoglobinopatie e altricaratteri legati alla storica presenzadellinfezionemalarica,avevanofrequen-zapialta. Il relativoisolamentodeipicco-li paesi sardi, di fatto, facilitava il lavorogenetico per lassenza di rimescolamentoereditario. A partire dagli studi geneticisulla microcitemia e altri tratti (condottiinizialmente anche con colleghi italianicomeRuggeroCeppellini),Siniscalcopub-blic una serie di articoli tra gli anni Cin-quanta e Sessanta sullemoglobina e altreproteine del sangue che lo proiettarono aun livello internazionale. In particolare,grazie alle indagini sulle popolazioni sar-dedimostr il legamedel favismo (ladefi-cienza dellenzima G6PD, glucosio-6-fo-sfatodeidrogenasi) conlapressioneselet-

    tivadellamalaria.Nel1963, ancheinsegui-to alla vicenda dello scandaloso concorsoche port in cattedra Luigi Gedda, lascilItaliaperprendere la cattedraalluniver-sit di Leyden, in Olanda. A testimonian-za,giallora,daunlatoilvaloredellascuo-la italiana, dallaltro dellincapacit di of-frire sbocchi ai talenti su cui tanto era gistato investito. DallOlanda Siniscalco sitrasfer allinizio degli anni Settanta negliUsa,aNewYork,primaallAlbertEinsteinCollege e poi al Memorial Sloan KetteringCancer Center, lavorando su pi aspettidella trasmissione genetica delle patolo-gie (in particolare quelle legate al cromo-soma X). Negli USA consolid i suoi lega-mi con llitedellageneticamondiale (ne-gliarchividi JamesWatson,unodeglisco-pritori della doppia elica, conservatamolta corrispondenza con Siniscalco), esfrutt anche questo prestigio per unim-presa ambiziosa: rientrare in Italia crean-do un centro di ricerca e formazione inSardegna,aPortoConte.Purtroppo,nono-stante linizialesupportodelministroAn-tonioRuberti,apocoapocoifinanziamen-ti promessi dal Cnr e dal ministero scom-parvero, e il centro non decollato comeSiniscalco sperava: doveva essere un luo-go di respiro internazionale, che permet-tesse il rientro di molti ricercatori italiani,ma rapidamente Siniscalco si rese contoche ci non sarebbe stato possibile. Difronteaisolitivizi italiani(comeraccon-t in unintervista al Times), rinunci alladirezione e torn negli Usa, dove ha con-cluso lasua lungacarriera allaRockefellerUniversity: nonostante gravi problemi disalute, ha pubblicato lultimo articolo nel2012. Sicuramente uno dei pi talentuosigenetisti italianidellasuagenerazione, te-stimone di alcuni dei pi fecondi filoni diricercabiomedica fondamentale, la storiadi Siniscalcoparadigmatica: uncervel-lo in fuga, capace di competere a livellointernazionale e al tempo stesso allonta-nato dal suo paese di origine. Una tristestoria,esemplificativadellevicendeitalia-ne della genetica passata attraverso unboom nel dopoguerra per poi incontrareuno stallo che ne ha diminuito il prestigionazionalee internazionaleedellascien-za, sistematicamente svilita da una classepolitica miope e incapace di capire comela valorizzazione della cultura scientificasiauna chiave di svilupponazionale.

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    di Mario De Caro

    I ndovinello della domenica: sapre-stedire qual lascienzadelle solu-zioniimmaginarie,cheaccordasim-bolicamente ai lineamenti le pro-prietdeglioggettidescrittiperlalo-ro virtualit? Nel caso brancolastenel buio, ecco la risposta: la Patafisica, cheil geniale Alfred Jarry fond perch, diceva,se ne avvertiva veramente il bisogno. InrealtlunicobisognochelaPatafisicasoddi-sfacevaeradi farsibeffedellepresuntenuo-ve branche della filosofia che vengono pre-sentateallorbetuttoacolpidigrancassa,sal-vo spirare ben presto per la mancanza delfamoso quid. Oggi, in effetti, chi si ricordapidellaprasseologiaodella faneroscopia?

    Generalizzare, per, sarebbe un errore.Nontutte lenuovedisciplinefilosoficheso-no velleitarie e ineluttabilmente destinatealloblio: ve ne sono di fiorenti comelestetica, la metaetica o la logica simbolica che hanno atti di nascita relativamenterecenti rispetto alle plurimillenarie vicen-de della filosofia. E da pochissimo sortaunaltra disciplina filosofica cui ragione-vole prospettare un futuro radioso. Si trat-tadellaneuroetica,disciplinabattezzatauf-ficialmente nel 2002 dal giornalista delNew York Times William Safire. Per capireperchquestadisciplinasiadestinata adu-rare consigliabile leggere Tutta colpa delcervello. Unintroduzione alla neuroetica, in-formatissimo e molto leggibile volumescritto da Gilberto Corbellini, studioso distoriadellamedicinaecollaboratoredelDo-menicale, ed Elisabetta Sirgiovanni, filoso-fa delle scienze cognitive di stanzaal Cnr.

    Ma cos la neuroetica? Secondo lormaiclassica definizione della filosofa e neuro-scienzata Adina Roskies, si tratta di una di-sciplina filosofica bipartita: da una parte, sioccupadelleticadelleneuroscienze;dallal-tra,delleneuroscienzedelletica. Inentram-bi i casi sono in gioco questioni di granderilevanza teorica e pratica e questo volumelo mostra benissimo, discutendo con chia-rezza e originalit della neuroetica clinica edel ruolo conoscitivo delleneuroimmagini,del potenziamento cognitivo e delle radicievolutivedellamorale.

    Sullo sfondo di queste discussioni si sta-gliapoiunaquestione pigenerale: quantocontano leneuroscienzenellacomprensio-nedelpensieroedellagireumani?Secondoalcuni, i cosiddetti neuromaniaci, conta-no moltissimo e stanno ormai soppiantan-do la filosofia, lapsicologiae lealtre scienzeumane.Secondoaltri, icosiddettineurofo-bici, leneuroscienzesonoinvececostituti-vamente incapaci di comprendere moltedellecaratteristichefondamentalidelmon-do umano. Tra neuromania e neurofobia,

    Corbellini e Sirgiovanni ricercano ragione-volmenteuna terzavia.Ma incasi del gene-re difficile porsi esattamente nel mezzotraduepunti di vistaopposti: e limpressio-ne che si ricava dal libro che, se propriodovessero scegliere di buttare gi dalla tor-re il partito dei neuromaniaci o quello deineurofobici, i nostri autori preferirebberosenzaeccessive esitazioni il secondo.

    Corbellini e Sirgiovanni riconoscono chelecomuniconvinzioniriguardoallarespon-sabilitmorale, lalibert, ladignitelarazio-nalit sono essenziali per la capacit uma-nadirealizzareunmaggiorbenessere,ridur-re la sofferenza e mettere sotto controllo ipregiudizi che costantemente minacciano

    la qualit delle relazioni umane. A loro pa-rere,per, gli studineuroscientificimostra-nochetaliconvinzionisonosoltantobenra-dicate illusioni. Per comprendere il senso diquestaposizioneutileguardareallinterse-zionetraneuroscienze, eticaediritto.

    Il volume mostra in modo convincentechelaricercaneuroscientificaequellagene-tica stanno modificando profondamente ilmodoincuiconcepiamolacondizioneprin-cipale della punibilit delle azioni crimino-se, cio la capacit di intendere e di voleredellimputato. Detto altrimenti: una granmesse di dati scientifici prova che i fattoriche determinano i nostri comportamenti,senza che ne siamo coscienti, sono moltopirilevantidiquantocomunementesi im-magini. Anzi, per Corbellini e Sirgiovanni

    siamo ormai legittimati ad affermare chenessunodinoimaimoralmenteresponsa-bile, almeno nel senso classico del termine:ovveronessunoingradodicompiereazio-ni autodeterminandosi consapevolmente.E ci perch in un senso molto credibile"siamo tutti burattini": gli effetti combinatidigeni eambientedeterminano tutte leno-streazioni.

    Coerentemente con queste premesse, inostri autori perorano con circostanziatiargomenti labbandono del classico idealeretributivistico della pena, secondo cui giusto punire tutti e solo gli individui chelo meritano, ossia quanti hanno compiutoreati intenzionalmente e senza essere incideterminati.Ma questa condizione, se-condo i nostri autori, non si verifica mai:dunquenessunomeritamaidiesserepuni-to. La via da seguire, dunque, quella delcosiddetto conseguenzialismo, per ilquale vanno comminate solo le pene cheincrementano lutilit sociale.

    Sonoquievidentementeingiocoiconcet-ti cardine della visione del mondo ordina-ria, come responsabilit, colpa, retribuzio-ne,merito, liberoarbitrio.C allorada spe-rare che questo ottimo volume dia lavvio aundibattitononviziatodatoniantiscientifi-ci e ideologici, come troppo spesso accadedanoi.Puntidivistaalternativisuquesti te-mi ovviamente non mancano. Alcuni (ispi-ratidaRogerPenrosee JohnSearle)sosten-gono per esempio che la concezione deter-ministicadellagireumanonon possaesse-re data per scontata, perch lindetermini-smo quantistico potrebbe riverberarsi a li-vellomacroscopico. Altri, da una prospetti-va neokantiana, sostengono che la visionescientificadelmondoequellaordinaria so-noincompatibili,mavalgonosupianidiver-si. Altri ancora, dallottica di un naturali-smo non riduzionistico, affermano che en-trambe le visioni del mondo sono irrinun-

    ciabilima nonsono incompatibili tra loro.Inquestultimaprospettiva,sipuripren-

    dere il giudizio del grande giurista H.L.A.Hart,secondocuilidealeretributivisticodel-lapenanonpuesseredeltuttoabbandona-to.Lideacheunavisionecorrettadellape-na debba coniugare il conseguenzialismocon la componente negativa del retributivi-smo, per la quale lecito punire soltanto chilomerita. E ci perch si possono concepirecasiincuiilcalcolodellutilitsociale,secon-do i dettami del consequenzialismo puro, ciporterebbeapunireun innocente, facendo-neun capro espiatorio (na questa obiezio-nebastarisponderechepuniregli innocenti pratica socialmente dannosa e dunqueinaccettabile per il conseguenzialismo: an-che questa risposta si espone infatti a con-vincenti controesempi).

    Insomma, forse non possiamo rinuncia-re del tutto allideale retributivo della pena.E tuttavia questo ideale indissolubilmen-telegatoaiconcettidicolpa,merito, respon-sabilit e libero arbitrio. Il problema diven-taalloraquellodireintepretaretaliconcetti,senza tradirne la natura e mostrandone lacompatibilit con la visione scientifica delmondo. Un compito non da poco, ma cheforse vale la pena intraprendere. Ma qualeche sia laposizione che si assume rispetto aquesti temi, il volumediCorbellini eSirgio-vanni mostra che linterazione tra filosofia,scienza,diritto interazioneche laneuroe-tica incarna nel modo migliore genera al-cune dellepi importanti e feconde discus-sionidelnostro tempo.Checchnepensinoipatafisici di tutte le risme.

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    Gilberto Corbellini, ElisabettaSirgiovanni, Tutta colpa del cervello.Unintroduzione alla neuroetica,Mondadori Universit, Milano, pagg.240, 28,00

    ricordo di marcello siniscalco (1924-2013)

    Il genetistadella malaria

    Per Corbellini e Sirgiovanniva ridefinita la capacitdi intendere e di voleree abbandonato il classico idealeretributivistico della pena

    evoluzionaria

    Utili e inutili speranze

    Nutrire aspettative su eventiirrealizzabili spesso causadi patologie depressive.Sperare deve implicarela ragionevole certezza di farcela

    Venerd a Perugia il Manuale dei Diritti con il ministro GianniniVenerd 28, alle ore 18 a Perugia (Sala dei Notari -Palazzo dei Priori), sar presentatoil Manuale dei Diritti Fondamentali e Desiderabili a cura di Paola Severinie Chiara Di Stefano (Mondadori). Intervengono il ministro allIstruzioneStefania Giannini (foto), Maria Pia Ammirati, Wladimiro Boccali, Ilaria Borletti Buitoni,Fabrizio Bracco, Brunello Cucinelli, Anna Procaccini Fo. Modera Armando Massarenti

    india | Siniscalco (in piedi) e J.B.S. Haldanenella giungla dellAndra Pradesh nel 1964

    neuroetica

    Non colpa di nessunoLeffetto combinatodi genetica e ambientedetermina le nostreazioni al punto dastravolgere il concettodi colpa e punizione