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CONFIMI
23 settembre 2015
INDICE
CONFIMI
23/09/2015 Corriere del Veneto - Vicenza
Innovazione ed ecologica, i processi sostenibili di Api per il distretto dell'automobile6
23/09/2015 La Liberta
Donne,nasce"rete Rainbow"7
23/09/2015 La Provincia di Cremona - Nazionale
Mezzadri oggi ospite a 'Ore 12'9
22/09/2015 Prima Pagina Modena - Modena
Ecco Confimi Emilia quasi 900 le associate10
23/09/2015 Prima Pagina Modena - Modena
Api: «Festival Filosofia, formula da rinfrescare»11
CONFIMI WEB
22/09/2015 www.rassegna.it 17:13
Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano13
22/09/2015 www.viaemilianet.it 12:42
Confimi Emilia, assemblea costitutiva14
22/09/2015 informacibo.it
Tornareccio Regina di Miele in festa sabato 26 e domenica 27 settembre15
22/09/2015 www.cityrumors.it 15:42
Torna Tornareccio Regina di Miele17
22/09/2015 www.lopinionista.it 17:37
Tornareccio Regina di Miele 2015: il 26 e 27 settembre la nuova edizione19
SCENARIO ECONOMIA
23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Per il dopo Expo serve un dominus»22
23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale
«Uno scossone per i grandi gruppi Più attenzione»24
23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni»25
23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La frenata della «spending review» Saltano i tagli a detrazioni e bonus27
23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale
L'uscita dall'Eni di Alverà, l'ex delfino di Scaroni29
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Ue all'attacco: «Andremo fino in fondo»30
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Auto e materie prime affossano le Borse32
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Mittel prepara un nuovo riassetto34
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Per i soci della popolare un conto da 1,3 miliardi36
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Vuoi credito? Compra azioni Ecco il «j'accuse» dei clienti38
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Google sceglie l'hub di Telecom Sparkle40
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
La scommessa di Netflix: così cambieremo la vostra tv42
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
Dove ci porta lo scandalo verde45
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
La gioia maligna degli avversari47
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
È l'Europa più degli Usa il centro della frode addio al diesel pulito49
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
"Il nostro governo deve sentirsi corresponsabile con la sua golden share"51
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
Fisco, concesse nuove rate a chi ritarda i pagamenti Evasione, pene più leggere52
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
Il governo frena sul ritorno della Robin tax ma le imprese non si fidano54
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale
"I vincoli sul lavoro creano povertà"55
23/09/2015 MF - Nazionale
Xi Jinping: Cina avanti tutta con i programmi di riforma56
23/09/2015 MF - Nazionale
Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia)60
23/09/2015 MF - Nazionale
Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unione bancaria61
SCENARIO PMI
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Controlli, liti tributarie e rate-bis con Equitalia: il fisco cambia ancora63
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Fabbriche smart a basso consumo68
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Negozi verso sei giorni di chiusura70
23/09/2015 Il Sole 24 Ore
Da terra di artigiani a filiera industriale71
23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier
Il bilancio a dimensione d'impresa73
23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier
Dal 2016 rendicontazione abbreviata per agevolare le piccole imprese75
23/09/2015 MF - Nazionale
Fashion shiner, a Milano debutta un ponte tra Italia e Cina77
CONFIMI
5 articoli
Il progetto di formazione Innovazione ed ecologica, i processi sostenibili di Api per il distrettodell'automobile Lorenza Zago BASSANO DEL GRAPPA Eco-innovazione e sostenibilità. Sono queste le due parole chiave di «Green Star»,
progetto europeo di formazione rivolto a figure professionali e apprendisti delle imprese fornitrici del distretto
dell'auto. Lo scopo dell'innovativa operazione è quello di trasmettere le competenze necessarie per operare
in un'ottica di maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale nel suo complesso. Ieri mattina nella sede di
Mussolente di A.P.I spa, industria che da alcuni anni applica l'innovazione sostenibile ai propri prodotti in bio-
plastica e in prima fila nella realizzazione di «Green Star», sono stati presentati i risultati del progetto
promosso da Confindustria in partnership con la Regione e finanziato dalla Commissione europea. In
concreto le aziende venete aderenti al progetto hanno inserito i propri apprendisti in un percorso di
formazione per sviluppare quelle che sono definite le conoscenze «green» nell'ambito dei processi di
produzione dell'automotive. Non solo: il modello formativo, nato da ricerche dell'Università di Dortmund e già
sviluppato con successo a livello europeo nel settore siderurgico, è stato sottoposto anche agli studenti
dell'Istituto Tecnico Meccatronico di Vicenza. Presente all'incontro nella sede dell'Api anche l'assessore
regionale alla formazione e al lavoro Elena Donazzan: «Imprese, mondo della scuola, università e pubbliche
amministrazioni mettendo a confronto esperienze e progetti di eco-innovazione e sostenibilità ambientale
operano in un'ottica di potenziamento del sistema produttivo dei settori strategici del mercato attuale - le
parole dell'assessore regionale - L'istruzione tecnica superiore e le possibilità offerte dall'alternanza scuola-
lavoro, poi, si confermano chiave di volta dei processi di innovazione e di formazione. Il Veneto è una delle
regioni in cui il programma di affiancamento del lavoro alla scuola è già molto sviluppato soprattutto per gli
istituti tecnico-professionali, ma dobbiamo lavorare per arricchirlo ancora di più anche per gli altri indirizzi
scolastici».
23/09/2015Pag. 14 Ed. Vicenza
diffusione:47960La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stam
pa è da intendersi per uso privato
CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 6
Donne,nasce"rete Rainbow" DianaBraccoinPiazzettaPiacenzamadrinadiun'iniziativa pervalorizzareitalentialfemminileEoggiaPadiglioneItaliapremiazionedelprogettopiacentino"Bodyliving"sulbenesserepsico-fisico diPATRIZIASOFFIENTINI onne capaci di lavorare insieme e tra generazioni diverse. Donne capaci di
proteggere la propria salute. Con un mix seducente tra benessere fisico (come contrasto alle malattie
professionali) e protagonismo sociale, si gioca la giornata tutta al femminile e tutta piacentina di oggi ad Expo
2015. Dalle 10 alle 13 verrà premiato il progetto Bodyliving© al Lavoro sul wellness aziendale, a fronte del
fatto che il 25 per cento dei lavoratori soffre di mal di schiena, il 23 per cento di dolori muscolari e il 46 per
cento lavora in condizioni dolorose o stancanti. Nato a Piacenza su impulso della consigliera di Parità in
Provincia, Rosarita Mannina, adottato da WE-Women for Expo , non solo il progetto riceverà il premio
Visibilità a Padiglione Italia al Cardo Nord-Ovest, ma verrà raccontato stamane nel corso di un convegno
ricco di voci e di cui sono partner la Regione Emilia Romagna, Provincia di Piacenza, Inail, Ausl e Apid. Nel
pomeriggio (ore 15-18) i riflettori si spostano invece a Piazzetta Piacenza dove Diana Bracco tiene a
battesimo Rete Rainbow Star , figlia anch'essa del primo progetto e di una volontà di creare legami, sinergie
intergenerazionali, collaborazioni tra donne piacentine per la promozione del lavoro e dei talenti (se ne
parlerà alla prossima edizione di Pulcheria). Avvocato Mannina, andiamo con ordine, in cosa consiste
Bodyliving e a chi si rivolge? «E' un progetto che lavora sul corpo e che nasce dall'esperienza di una terapista
della riabilitazione, Antonia Lusenti. Sostanzialmente è un metodo applicabile sui luoghi di lavoro, nella
scuola, a casa. Mira a un recupero funzionale della corporeità, per sostenere le donne al lavoro attraverso il
suggerimento di modalità ergonomiche, pensando anzitutto all'impegno davanti ai videoterminali. Quest'idea
ha conquistato l'Inail, nella persona di Davide Lumia, già direttore dell'Istituto a Piacenza che oggi sarà ad
Expo, per l'aspetto della prevenzione. Un gruppo di imprenditrici di Apid Confapi ha messo a disposizione
aziende e dipendenti per una sperimentazione che ha coinvolto il medico del lavoro. L'idea è del 2012, un
video dell'anno successivo realizzato da Ettore Sola illustra quanto fatto. Nel 2014 ho deciso di presentarla a
We Women for Expo , che ci ha attribuito il premio Visibilità ritenendo il progetto "idoneo a creare valore e
cambiamento positivo nella vita delle donne"». Il modello piacentino ha conquistato spazi nazionali, con un
forte interessamento di Inail visto che la maggior parte delle malattie professionali è causata da disturbi
muscolo-scheletrici e da problematiche connesse a un'errata postura nello svolgimento della propria
professione. «Inail è cofinanziatore del progetto e oggi stesso ne parliamo con i vertici nazionali e regionali
(interviene, fra gli altri, Rita Macchiaverna, responsabile dell'Ufficio pianificazione e politiche della
prevenzione della direzione centrale Inail, ndr), cominciando dalle posture lesive e usuranti sui luoghi di
lavoro». Alla terapeuta Antonia Lusenti chiediamo su cosa fa perno Bodyliving. «Il nostro è un metodo
pedagogico e di allenamento corporeo, basato sull'ascolto, su momenti esperienziali e di grande
umanizzazione, sulla prevenzione che deve essere culturale prima di tutto. Con attenzione a se stessi e al
mondo esterno, si fa esperienza attraverso lo studio del modello anatomico, come si muove un'articolazione
su diversi piani. Partendo da cose piccole: un bacino "vivo" se deve reggere la colonna e sostenersi non può
essere massacrato e rinchiuso in pantaloni, gonne o scarpe strette». Tornando a Mannina, oggi viene
presentata un'altra iniziativa al femminile, invece recentissima e "figlia" della prima. «Sarà Diana Bracco a
tenerla a battesimo. Si tratta della rete delle donne Rainbow Star, ci piaceva l'idea dell'arcobaleno per dare
visibilità ai Utalenti, alle qualità. In un momento di smarrimento come quello attuale, le capacità femminili, le
risorse sono importanti e necessarie. Ma bisogna cooperare. Tra gli ospiti avremo Mariangela Spezia che
opera in Confindustria, Nicoletta Corvi, direttore di Confcooperative, Sara Brugnoni presidente Apid». C'è
attenzione al passaggio generazionale? Il disorientamento è forte per chi debutta sul mercato del lavoro e in
genere sul palcoscenico sociale. «Aderiremo a un manifesto per lavorare insieme, l'abbiamo concepito con
grande entusiasmo per aiutare nel passaggio generazionale, per consegnare il testimone a giovani donne.
23/09/2015Pag. 13
diffusione:30736tiratura:172000
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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 7
Abbiamo invitato imprenditrici e altri profili professionali che hanno portato delle giovani con sé. Del resto,
sono le donne a sentire maggiormente la responsabilità educativa». Ha l'aspetto di una lobby. «E facciamole
queste lobby quando serve!, lavorando insieme oltre le sigle e le categorie di appartenenza. In Piazzetta
Piacenza lanceremo pubblicamente il tema, con Bracco (presidente di Expo, ndr) come madrina, vale a dire
un'imprenditrice impegnata in reti internazionali di donne. Questa idea di Rainbow è nata solo un mese fa,
l'assessore comunale Giulia Piroli l'ha condivisa, ne daremo testimonianza a Pulcheria tra l'8 e l'11 ottobre,
chi vuole potrà aderire alla rete e al manifesto». Avete un'immagine "simbolo"? «La mostreremo in Piazzetta,
è stata realizzata dalle imprenditrici di Apid. E' una rete neurale, un frattale del sistema nervoso che
racchiude la memoria del passato e uno slancio per il futuro. S'illumina, diventa una lampada che è stata
prodotta con la stampante in 3D, con componenti vegetali e sostenibili. L'hanno creata, su intuizione di
Antonia Lusenti, i designer di Carla Rizzi e i tecnici di Cristina Nani». A anco, un esercizio per la corretta
postura davanti al terminale, durante il progetto ideato da Antonia Lusenti. A destra, Diana Bracco e sotto
Rosarita Mannina. In basso, Palazzo Italia
23/09/2015Pag. 13
diffusione:30736tiratura:172000
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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 8
Mezzadri oggi ospite a 'Ore 12' Cremona - Oggi alle 12.30 la presidente del Gruppo Donne Apindustria Cremona, Nicoletta Mezzadri , sarà
ospite della trasmissione 'Ore 12' di Cremona 1 , canale 211, per parlare dell'in i z i a t i v a ' P a s s i d a
dea...Donne per Medea', a sostegno della prevenzione oncologica, e per parlare delle prossime
iniziative/attività del Gruppo Donne Apindustria Cremona.
23/09/2015Pag. 7
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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 9
PICCOLE E MEDIE IMPRESE Ecco Confimi Emilia quasi 900 le associate Nasce Confimi Emilia: l'a s s o c i az i o n e delle piccole e medie imprese del territorio emiliano terrà l'a s s e
mbl e a costitutiva sabato prossimo a Bologna. L'assemblea, i cui lavori saranno coordinati da Fabrizio
Binacchi, direttore della sede Rai dell'Emilia-Romagna, si aprirà con la relazione introduttiva di Giovanni
Gorzanelli di Confimi Emilia e vedrà gli interventi del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano
Bonaccini, del sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta, del presidente
nazionale di Confimi Paolo Agnelli. Con l'assemblea costitutiva, Confimi Emilia fonde in una sola struttura di
rappresentanza le sedi di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma. Le imprese associate sono 870,
occupano circa 13mila addetti e sviluppano un fatturato globale di oltre 3 miliardi di euro. Il 25% del fatturato
viene realizzato all'estero, la metà delle imprese opera nel manifatturiero, il 20% nell'edilizia e costruzioni, il
10% nel commercio e nei servizi. Confimi nazionale rappresenta circa 28mila imprese per 410mila dipendenti
con un fatturato aggregato di 71 miliardi di e u ro. CONFIMI Il presidente di Confimi Modena Gorzanelli
22/09/2015Pag. 12 Ed. Modena
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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 10
SASSUOLO Qualche polemica ancora a ridosso della kermesse appena conclusa, nonostante il bilanciopositivo Api : «Festival Filosofia, formula da rinfrescare» «Ma per fortuna i numeri ci sono, nonostante qualche disservizio» Si inserisce anche Alleanza Per l'Italia nel dibattito post Festival della Filosofia applaudendo alle oltre 50 mila
presenza nel week end ma concordando col consigliere del Partito Democratico Gino Venturelli che aveva
parlato di Festival da innovare. «Il Festival filosofia arriva già preconfezionato da altri che non sono i tre
Comuni che ospitano questo bellissimo evento. - afferma Cristina Vandelli di Api - La formula è vincente e lo
conferma il sempre crescente numero di partecipanti ciò non toglie che qualche innovazione potrebbe starci».
E Maria Cristina Vandelli ricorda anche qualche disservizio dimenticato dall'as sessore Giulia Pigoni:
«Domenica il tendone (piazzale Avanzini) era chiaramente insufficiente per ricevere la marea di gente ed è
pure mancato il collegamento con Piazza Piccola che avrebbe potuto far godere della lezione del Professor
Galimberti ad un numero maggiore di persone». Infine i rutelliani non alimentano le polemiche sugli
schiamazzi durante le lezioni: «Portare la filosofia nelle piazze è una sfida e va messo in conto un po' di
disturbo». Infine la Vandelli ringrazia l'ex assessore alla cultura del Comune di Sassuolo: «Il mio pensiero
quando attraverso il Festival va sempre e immancabilmente a Francesco Genitoni - conclude - che l'ha voluto
e ci ha creduto contro tutti». COORDINATORE Maria Cristina Vandelli, nella foto, commenta il risultato della
manifestazione che si è appena conclusa nelle tre città di Modena Carpi e Sassuolo
23/09/2015Pag. 16 Ed. Modena
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CONFIMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 11
CONFIMI WEB
5 articoli
Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano pagerank: 6 I numeri non lasciano dubbi, le costruzioni stanno vivendo il peggiore degli incubi: dal 2008 sono stati persi
529 mila posti di lavoro - che diventano 800 mila con i settori collegati - sono state chiuse 85 mila imprese e il
numero medio di addetti occupati passa da 3,2 a 2,6. Qualcosa, però, si muove: nei primi mesi del 2015 si
cominciano a intravedere piccoli segnali di ripresa, nonostante la consapevolezza che ai livelli pre-crisi non si
tornerà prima del 2076, e a patto che si inverta subito la rotta seguita in questi anni dai governi, quella cioè
della riduzione degli investimenti e della deregolamentazione.
E allora, che fare per ridate fiato e futuro al settore? Per la Fillea Cgil, c'è una sola strada possibile:
'Investimenti, rafforzamento delle regole sulla qualità dell'impresa e del lavoro, innovazione come via maestra
per una rivoluzione sostenibile del modello di sviluppo, ripartendo dal completamento del sistema
infrastrutturale e da una edilizia che ripari i danni di una crescita senza regole'.
In particolare, per la Fillea occorre una visione 'lunga', guardando in particolare alle enormi potenzialità di
sviluppo del mercato del rinnovo edilizio e urbano, alla cui crescita vanno indirizzate adeguate e puntuali
politiche industriali che agiscano su vasta scala, sia dal lato della domanda (incentivi e altri strumenti
finanziari e programmi urbani) che dal lato dell'offerta (sostegno all'aggregazione imprenditoriale e alla
crescita dimensionale delle imprese, legata a specifici mercati, qualificazione della richiesta nei lavori
pubblici).
Di tutto questo si parlerà giovedì 24 settembre a Milano, in occasione della presentazione del Report Annuale
della Fillea Cgil sul settore e sulle imprese di costruzioni italiane. L'iniziativa si svolgerà presso la Fondazione
Enaip Lombardia, in Via Bernardino Luini 5, con inizio alle ore 10. Saranno presenti i rappresentanti nazionali
di Ance, Aniem, Confimi, Elena Lattuada, segretario generale Cgil Lombardia, Jin Sook Lee segretaria Bwi
(Federazione mondiale dei sindacati delle costruzioni), Walter Schiavella, segretario fenerale Fillea nazionale.
Il Report sarà presentato dal Centro Studi e dal segretario nazionale Fillea Dario Boni.
22/09/2015 17:13Sito Web www.rassegna.it
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Confimi Emilia, assemblea costitutiva pagerank: 5 Nasce Confimi Emilia: l'Associazione delle piccole e medie imprese del territorio emiliano terrà l'Assemblea
costitutiva sabato 26 settembre dalle 10.30 alle 12.30 presso i Portici Hotel, in via Indipendenza 69 a
Bologna. L'Assemblea, i cui lavori saranno coordinato da Fabrizio Binacchi, direttore della sede RAI
dell'Emilia-Romagna, si aprirà con la relazione introduttiva di Giovanni Gorzanelli di Confimi Emilia e vedrà gli
interventi del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, del sottosegretario al ministero
dell'Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta, del presidente nazionale di Confimi Paolo Agnelli. Con
l'Assemblea costitutiva, Confimi Emilia fonde in una sola struttura di rappresentanza le sedi di Bologna,
Modena, Reggio Emilia, Parma. Le imprese associate sono 870, occupano circa 13.000 addetti e sviluppano
un fatturato globale di oltre 3 miliardi di euro. Il 25% del fatturato viene realizzato all'estero, la metà delle
imprese opera nel manifatturiero, il 20% nell'edilizia e costruzioni, il 10% nel commercio e nei servizi. Confimi
nazionale rappresenta circa 28.000 imprese per 410.000 dipendenti con un fatturato aggregato di 71 miliardi
di euro.
22/09/2015 12:42Sito Web www.viaemilianet.it
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Tornareccio Regina di Miele in festa sabato 26 e domenica 27 settembre pagerank: 4 Tutte le bontà del miele nel più dolce week end abruzzese
Stand, degustazioni, incontri, ristorazione a tema e street food. Madrina dell'evento l'attrice Gaia De
Laurentiis. Da non perdere il coooking show con lo chef stellato Peppino Tinari e il "dolce spettacolo" con
l'attore Corrado Oddi
Tornareccio (Ch), 22 settembre 2015 - Tutte le bontà del miele: buono in cucina, ottimo per il proprio
benessere, un prodotto divertente, un mondo da scoprire. Per il tredicesimo anno Tornareccio, la capitale
abruzzese del miele, mette in vetrina le mille anime della sua indiscussa Regina. Sabato 26 e domenica 27
settembre 2015, una nuova edizione di Tornareccio Regina di Miele, il più importante evento abruzzese
dedicato al miele e ai prodotti dell'alveare, con stand, degustazioni, incontri, spettacoli, animazione, cooking
show e molto altro.
Madrina di questa edizione sarà Gaia De Laurentiis, attrice e nota conduttrice televisiva, presente domenica
27 settembre, che passeggerà tra gli stand e affiancherà Peppino Tinari, chef 1 stella Michelin del ristorante
Villa Maiella di Guardiagrele, protagonista di un imperdibile cooking show in cui abbinerà miele a gustose
creazioni culinarie.
Come sempre, i due giorni di Regina di Miele si annunciano intensi. Sarà possibile passeggiare tra i colorati
stand degli apicoltori locali, che metteranno in vetrina il meglio della loro produzione: i numerosi mieli uniflorali
e specialità (creme, torroni, caramelle e altro), insieme agli altri prodotti dell'alveare come pappa reale,
propoli, cera. Non mancheranno specialità tipiche, insieme agli stand dell'artigianato artistico, in un percorso
che si estenderà dal centro storico fino al santuario della Madonna del Carmine, per un totale di trentasei
espositori: un numero record.
Tornareccio Regina di Miele è occasione di conoscenza. Nella giornata di domenica, la Scuola del Gusto
Abruzzo proporrà imperdibili corsi di degustazione e abbinamento mieli-formaggi-vini, a cura di Bruno
Scaglione. Nei due giorni, diverse aziende apistiche apriranno i loro laboratori con visite guidate per
conoscere come nasce il miele, la vita delle api, i segreti degli alveari. Dolci incontri culturali, poi, con la
presentazione di autorevoli volumi di cucina di Gino Primavera e Francesco Maria Stoppa, sabato, e il
convegno 'Miele e apicoltura in Abruzzo: parla la storia', con la presentazione di importanti documenti,
domenica mattina. Tra gli incontri, anche la tavola rotonda promossa da Confimi Abruzzo 'Turismo rurale...
nuove opportunità per l'Abruzzo', in programma sabato.
Per gli amanti della buona tavola, ristorazione a tema nei locali del territorio e lungo il percorso espositivo, in
un'originale proposta di street food. E anche la presentazione di un nuovo dolce: le Pietre di Pallano,
realizzato dalla cooperativa Gaia. Naturalmente, a base di miele.
Nettare degli dei protagonista anche di 'A teatro con gusto, il miele', irresistibile spettacolo di e con l'attore
Corrado Oddi, nel corso del quale ci sarà anche una degustazione: appuntamento sabato alle 21.30 in piazza
Fontana.
Infine, non mancheranno le consuete visite guidate alla zona archeologica di Monte Pallano, ed eventi d'arte:
nella sala conferenze del Belvedere, in mostra sei opere di Pier Giorgio Di Giacomo, con la personale 'Visioni
cosmiche', mentre al B&B 2 Fontane la mostra 'Tessere del contemporaneo: il mosaico tra sperimentazione e
linguaggi di confine', con nove pezzi originali realizzati da Daari Mosaic & Decoration (alias Arianna Ciarapica
e Daniele Pettorossi, Macerata), due tappeti realizzati dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, e un'opera del
maestro Marco Santi. A proposito di mosaici: da non perdere la sfilata con i gioielli in mosaico ideati e
realizzati dai partecipanti alla Scuola di Mosaico, che si svolge da quattro anni a Tornareccio (sabato sera), e
le visite al 'museo a cielo aperto' fatto di mosaici in tutto il borgo, a cura dell'Associazione Amici del Mosaico
Artistico di Tornareccio. Animazione per bambini e musica itinerante allieteranno un evento imperdibile.
22/09/2015Sito Web informacibo.it
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CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 15
'Prosegue - dice Remo Fioriti, sindaco di Tornareccio - il percorso di valorizzazione del nostro miele iniziato
negli anni, con questo consolidato evento che ormai rappresenta la conclusione del lungo cartellone
dell'estate abruzzese. Saranno due giorni intensi, pensati per raccontare un prodotto e tutte le sue dimensioni
con la passione e la professionalità dei nostri apicoltori. Un prodotto, ma anche il suo territorio: arte, cultura,
divertimento, abbiamo tanto da offrire. Venire a Tornareccio Regina di Miele sarà un'occasione speciale per
fare esperienza di tutto questo'.
Tornareccio Regina di Miele è promosso dal Comune di Tornareccio, con il contributo di Regione Abruzzo
Assessorato alle Politiche Agricole, Bcc Sangro Teatina e Camera di Commercio di Chieti. Partner
dell'evento: Le Città del Miele, Res Tipica, Slow Food Abruzzo Molise, Gal Maiella Verde, Coldiretti Abruzzo.
Media partner: C come Magazine e L'Abruzzo è servito. Ideazione e organizzazione a cura di Ars Nova
Comunicazione ed Eventi, contenuti a cura di Piergiorgio Greco.
Programma dettagliato, orari e informazioni sono sul sito www.reginadimiele.it.
22/09/2015Sito Web informacibo.it
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Torna Tornareccio Regina di Miele pagerank: 4 Tornareccio. Tutte le bontà del miele: buono in cucina, ottimo per il proprio benessere, un prodotto divertente,
un mondo da scoprire.
Per il tredicesimo anno Tornareccio, la capitale abruzzese del miele, mette in vetrina le mille anime della sua
indiscussa Regina. Sabato 26 e domenica 27 settembre, una nuova edizione di Tornareccio Regina di Miele,
il più importante evento abruzzese dedicato al miele e ai prodotti dell'alveare, con stand, degustazioni,
incontri, spettacoli, animazione, cooking show e molto altro.
Madrina di questa edizione sarà Gaia De Laurentiis, attrice e nota conduttrice televisiva, presente domenica
27 settembre, che passeggerà tra gli stand e affiancherà Peppino Tinari, chef 1 stella Michelin del ristorante
Villa Maiella di Guardiagrele, protagonista di un imperdibile cooking show in cui abbinerà miele a gustose
creazioni culinarie.
Come sempre, i due giorni di Regina di Miele si annunciano intensi. Sarà possibile passeggiare tra i colorati
stand degli apicoltori locali, che metteranno in vetrina il meglio della loro produzione: i numerosi mieli uniflorali
e specialità (creme, torroni, caramelle e altro), insieme agli altri prodotti dell'alveare come pappa reale,
propoli, cera. Non mancheranno specialità tipiche, insieme agli stand dell'artigianato artistico, in un percorso
che si estenderà dal centro storico fino al santuario della Madonna del Carmine, per un totale di trentasei
espositori: un numero record.
Tornareccio Regina di Miele è occasione di conoscenza. Nella giornata di domenica, la Scuola del Gusto
Abruzzo proporrà imperdibili corsi di degustazione e abbinamento mieli-formaggi-vini, a cura di Bruno
Scaglione. Nei due giorni, diverse aziende apistiche apriranno i loro laboratori con visite guidate per
conoscere come nasce il miele, la vita delle api, i segreti degli alveari. Dolci incontri culturali, poi, con la
presentazione di autorevoli volumi di cucina di Gino Primavera e Francesco Maria Stoppa, sabato, e il
convegno "Miele e apicoltura in Abruzzo: parla la storia", con la presentazione di importanti documenti,
domenica mattina. Tra gli incontri, anche la tavola rotonda promossa da Confimi Abruzzo "Turismo rurale...
nuove opportunità per l'Abruzzo", in programma sabato.
Per gli amanti della buona tavola, ristorazione a tema nei locali del territorio e lungo il percorso espositivo, in
un'originale proposta di street food. E anche la presentazione di un nuovo dolce: le Pietre di Pallano,
realizzato dalla cooperativa Gaia. Naturalmente, a base di miele.
Nettare degli dei protagonista anche di "A teatro con gusto, il miele", irresistibile spettacolo di e con l'attore
Corrado Oddi, nel corso del quale ci sarà anche una degustazione: appuntamento sabato alle 21.30 in piazza
Fontana.
Infine, non mancheranno le consuete visite guidate alla zona archeologica di Monte Pallano, ed eventi d'arte:
nella sala conferenze del Belvedere, in mostra sei opere di Pier Giorgio Di Giacomo, con la personale "Visioni
cosmiche", mentre al B&B 2 Fontane la mostra "Tessere del contemporaneo: il mosaico tra sperimentazione
e linguaggi di confine", con nove pezzi originali realizzati da Daari Mosaic & Decoration (alias Arianna
Ciarapica e Daniele Pettorossi, Macerata), due tappeti realizzati dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, e
un'opera del maestro Marco Santi. A proposito di mosaici: da non perdere la sfilata con i gioielli in mosaico
ideati e realizzati dai partecipanti alla Scuola di Mosaico, che si svolge da quattro anni a Tornareccio (sabato
sera), e le visite al "museo a cielo aperto" fatto di mosaici in tutto il borgo, a cura dell'Associazione Amici del
Mosaico Artistico di Tornareccio. Animazione per bambini e musica itinerante allieteranno un evento
imperdibile.
Programma dettagliato, orari e informazioni sono sul sito www.reginadimiele.it.
"Prosegue - dice Remo Fioriti, sindaco di Tornareccio - il percorso di valorizzazione del nostro miele iniziato
negli anni, con questo consolidato evento che ormai rappresenta la conclusione del lungo cartellone
22/09/2015 15:42Sito Web www.cityrumors.it
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dell'estate abruzzese. Saranno due giorni intensi, pensati per raccontare un prodotto e tutte le sue dimensioni
con la passione e la professionalità dei nostri apicoltori. Un prodotto, ma anche il suo territorio: arte, cultura,
divertimento, abbiamo tanto da offrire. Venire a Tornareccio Regina di Miele sarà un'occasione speciale per
fare esperienza di tutto questo".
Tornareccio Regina di Miele è promosso dal Comune di Tornareccio, con il contributo di Regione Abruzzo
Assessorato alle Politiche Agricole, Bcc Sangro Teatina e Camera di Commercio di Chieti. Partner
dell'evento: Le Città del Miele, Res Tipica, Slow Food Abruzzo Molise, Gal Maiella Verde, Coldiretti Abruzzo.
Media partner: C come Magazine e L'Abruzzo è servito. Ideazione e organizzazione a cura di Ars Nova
Comunicazione ed Eventi, contenuti a cura di Piergiorgio Greco
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Tornareccio Regina di Miele 2015: il 26 e 27 settembre la nuova edizione pagerank: 3 Gaia De Laurentiis madrina dell'evento, coooking show con lo chef stellato Peppino Tinari e il "dolce
spettacolo" con l'attore Corrado Oddi
TORNARECCIO (CH) - Sabato 26 e domenica 27 settembre 2015, nuova edizione di Tornareccio Regina di
Miele, il più importante evento abruzzese dedicato al miele e ai prodotti dell'alveare, con stand, degustazioni,
incontri, spettacoli, animazione, cooking show e molto altro. Tutte le bontà del miele: buono in cucina, ottimo
per il proprio benessere, un prodotto divertente, un mondo da scoprire. Per il tredicesimo anno Tornareccio,
la capitale abruzzese del miele, mette in vetrina le mille anime della sua indiscussa Regina.
Madrina di questa edizione sarà Gaia De Laurentiis, attrice e nota conduttrice televisiva, presente domenica
27 settembre, che passeggerà tra gli stand e affiancherà Peppino Tinari, chef 1 stella Michelin del ristorante
Villa Maiella di Guardiagrele, protagonista di un imperdibile cooking show in cui abbinerà miele a gustose
creazioni culinarie. Come sempre, i due giorni di Regina di Miele si annunciano intensi. Sarà possibile
passeggiare tra i colorati stand degli apicoltori locali, che metteranno in vetrina il meglio della loro produzione:
i numerosi mieli uniflorali e specialità (creme, torroni, caramelle e altro), insieme agli altri prodotti dell'alveare
come pappa reale, propoli, cera. Non mancheranno specialità tipiche, insieme agli stand dell'artigianato
artistico, in un percorso che si estenderà dal centro storico fino al santuario della Madonna del Carmine, per
un totale di trentasei espositori: un numero record.
Tornareccio Regina di Miele 2015Tornareccio Regina di Miele è occasione di conoscenza. Nella giornata di
domenica, la Scuola del Gusto Abruzzo proporrà imperdibili corsi di degustazione e abbinamento mieli-
formaggi-vini, a cura di Bruno Scaglione. Nei due giorni, diverse aziende apistiche apriranno i loro laboratori
con visite guidate per conoscere come nasce il miele, la vita delle api, i segreti degli alveari. Dolci incontri
culturali, poi, con la presentazione di autorevoli volumi di cucina di Gino Primavera e Francesco Maria
Stoppa, sabato, e il convegno "Miele e apicoltura in Abruzzo: parla la storia", con la presentazione di
importanti documenti, domenica mattina. Tra gli incontri, anche la tavola rotonda promossa da Confimi
Abruzzo "Turismo rurale... nuove opportunità per l'Abruzzo", in programma sabato.
Per gli amanti della buona tavola, ristorazione a tema nei locali del territorio e lungo il percorso espositivo, in
un'originale proposta di street food. E anche la presentazione di un nuovo dolce: le Pietre di Pallano,
realizzato dalla cooperativa Gaia. Naturalmente, a base di miele.
Nettare degli dei protagonista anche di "A teatro con gusto, il miele", irresistibile spettacolo di e con l'attore
Corrado Oddi, nel corso del quale ci sarà anche una degustazione: appuntamento sabato alle 21.30 in piazza
Fontana.
Infine, non mancheranno le consuete visite guidate alla zona archeologica di Monte Pallano, ed eventi d'arte:
nella sala conferenze del Belvedere, in mostra sei opere di Pier Giorgio Di Giacomo, con la personale "Visioni
cosmiche", mentre al B&B 2 Fontane la mostra "Tessere del contemporaneo: il mosaico tra sperimentazione
e linguaggi di confine", con nove pezzi originali realizzati da Daari Mosaic & Decoration (alias Arianna
Ciarapica e Daniele Pettorossi, Macerata), due tappeti realizzati dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, e
un'opera del maestro Marco Santi. A proposito di mosaici: da non perdere la sfilata con i gioielli in mosaico
ideati e realizzati dai partecipanti alla Scuola di Mosaico, che si svolge da quattro anni a Tornareccio (sabato
sera), e le visite al "museo a cielo aperto" fatto di mosaici in tutto il borgo, a cura dell'Associazione Amici del
Mosaico Artistico di Tornareccio. Animazione per bambini e musica itinerante allieteranno un evento
imperdibile.
conferenza Tornareccio 2015"Prosegue - dice Remo Fioriti, sindaco di Tornareccio - il percorso di
valorizzazione del nostro miele iniziato negli anni, con questo consolidato evento che ormai rappresenta la
conclusione del lungo cartellone dell'estate abruzzese. Saranno due giorni intensi, pensati per raccontare un
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prodotto e tutte le sue dimensioni con la passione e la professionalità dei nostri apicoltori. Un prodotto, ma
anche il suo territorio: arte, cultura, divertimento, abbiamo tanto da offrire. Venire a Tornareccio Regina di
Miele sarà un'occasione speciale per fare esperienza di tutto questo".
Tornareccio Regina di Miele è promosso dal Comune di Tornareccio, con il contributo di Regione Abruzzo
Assessorato alle Politiche Agricole, Bcc Sangro Teatina e Camera di Commercio di Chieti. Partner
dell'evento: Le Città del Miele, Res Tipica, Slow Food Abruzzo Molise, Gal Maiella Verde, Coldiretti Abruzzo.
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INFO - Programma dettagliato, orari e informazioni sono sul sito www.reginadimiele.it. Info anche sulla
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SCENARIO ECONOMIA
22 articoli
Il progetto «Per il dopo Expo serve un dominus» Giuliano Pisapia Caro direttore, nessuna cattedrale nel deserto, nessun'area abbandonata al proprio destino, nessuna
speculazione. Al contrario: il dopo Expo costituirà una grande occasione per Milano, per la Città
Metropolitana, per tutto il Paese. Come insieme - pubblico, privato, istituzioni e forze politiche diverse tra loro
- siamo riusciti in questi anni a far tornare Milano la forza trainante del Paese, allo stesso modo, con la stessa
determinazione e la stessa unità di intenti - anche con la stessa concretezza - saremo in grado di trasformare
il lascito di un evento transitorio nel nucleo di partenza di uno sviluppo definitivo. Dove c'è stata l'Expo 2015
nascerà un'altra grande storia. Senza perdere nessuna occasione.
Intervengo volentieri nel dibattito che il Corriere ha stimolato sul futuro dell'area dove fino alla fine di ottobre ci
saranno i bellissimi padiglioni dell'Expo. E approfitto per tranquillizzare quanti temono ritardi o distrazioni. Il
Comune è assolutamente consapevole dell'importanza strategica dell'area che ha caratteristiche uniche sia
dal punto di vista logistico che tecnologico. Il milione di metri quadrati di quello che oggi è il sito Expo sono
raggiungibili facilmente con ogni mezzo: treno, automobile, metropolitana, moto, biciclette e perfino bici a
pedalata assistita. E sono dotati di infrastrutture tecnologiche che consentono ad esempio di utilizzare al
meglio la banda ultralarga, che è la vera chiave di volta del futuro.
Sapendo bene tutto questo, il Comune si è mosso per tempo. Approvando già alla fine del 2011, insieme alla
Regione e ad altri soggetti, un accordo di programma che vincola oltre il 50% dell'area a verde pubblico,
creando uno dei più grandi parchi d'Europa. E indicando nella «funzione pubblica» la direzione da seguire per
il futuro del sito. Una indicazione che certamente può e deve condurre proprio alla cittadella dell'università e
della ricerca, ad un Campus universitario con residenze per studenti e professori, al Polo Tecnologico «Crea»
dedicato all'agricoltura e al Polo Tecnologico Italiano che il rettore dell'Università Statale e il presidente di
Assolombarda, e noi con loro, caldeggiano con passione.
A Ricardo Franco Levi che, sempre sul Corriere , parla della governance del post Expo, rispondo che la
soluzione migliore è che ci sia un «dominus» che unisca alcuni poteri speciali ad un ruolo diretto e strategico
all'interno di Arexpo.
Trasformare quel luogo in un parco multitematico della conoscenza e della innovazione che unisca ricerca e
lavoro, così come ipotizzato dallo studio di pre-fattibilità di Cassa Depositi e Prestiti, è anche il progetto di
questa amministrazione. Senza dimenticare il Padiglione della società civile che rimarrà come sede
permanente delle Ong, del volontariato, del Terzo Settore. Sono oltre 60 le associazioni che hanno già
aderito ed è un numero destinato a salire. I temi di Expo saranno così al centro dell'attenzione di tutti anche
nei prossimi anni.
Poi i progetti vanno trasformati in realtà ed è quello che noi - senza clamore, con pazienza e con tenacia -
stiamo facendo. Forti dei risultati ottenuti fin qui: se Milano è oggi un luogo di ribalta nazionale e
internazionale, se richiama investimenti e turisti, questo è stato possibile dalla regia che abbiamo messo in
campo.
Sappiamo, lo dice anche il proverbio, che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Da parte nostra stiamo
facendo tutto ciò che è necessario per colmare quello spazio. In un mosaico complesso come quello che ci
apprestiamo a comporre, ci sono molte tessere da sistemare che vanno ben oltre le parole. La praticabilità.
La sostenibilità economica. La sostenibilità ambientale.
Già sta lavorando un tavolo istituzionale e ora metteremo a uno stesso tavolo istituzioni, forze e anche
interessi diversi, uniti però dagli stessi obiettivi, chiamando tutti a far parte di una «cabina di regia» composta
da tutti i soggetti coinvolti sul dopo Expo: Comune, Regione, Governo Expo Spa e Arexpo, la società
proprietaria delle aree.
23/09/2015Pag. 1.34
diffusione:619980tiratura:779916
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 22
E siccome sono convinto che sia una sfida rilevante non solo per Milano ma per tutto il Paese, abbiamo
scritto, Comune e Regione, una lettera al Governo chiedendo di condividere con noi, attraverso Arexpo, la
responsabilità del progetto e delle decisioni, così come è stato per la realizzazione di Expo.
Sono passi fondamentali di un lungo cammino. Che porterà al futuro che vogliamo costruire.
Sindaco di Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BEPPE GIACOBBE
23/09/2015Pag. 1.34
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 23
INTERVISTA Aversa (Alix) «Uno scossone per i grandi gruppi Più attenzione» Giovanni Stringa MILANO L'auto seguirà l'esempio della finanza e delle sue cure post scandali? «Come nella finanza sono
stati adottati specifici controlli, così il mondo dell'auto potrà seguire lo stesso percorso, con più stringenti
norme e procedure di verifica sia interne sia esterne, con la supervisione delle agenzie competenti». Il
paragone è di Stefano Aversa, 55 anni, presidente per l'Europa della società di consulenza AlixPartners e
specializzato nel business delle quattro ruote.
Resisterà Volkswagen all'onda d'urto alzatasi in questi giorni?
«La sopravvivenza del gruppo non è neanche da mettere in dubbio. È la più grande compagnia
automobilistica al mondo, con bilanci estremamente solidi e una capacità di ingegneria di primissimo livello.
Guardiamo al caso di BP e della tremenda esplosione della piattaforma Deepwater Horizon: dopo un danno
ben più grande, la compagnia non solo ha resistito, ma ha anche rafforzato pesantemente le procedure
interne. E, tornando all'auto, GM ha affrontato bene lo scandalo sul malfunzionamento dei blocchetti di
accensione e dell'airbag. Molto ora dipenderà da come Vw affronterà la prova, che si preannuncia lunga,
complessa e su più fronti.
Che cosa succederà ora?
«La situazione è chiaramente molto seria, ma stiamo però parlando di cose ancora in rapida evoluzione. È
quindi presto per trarre conclusioni definitive su informazioni e dichiarazioni frammentarie. C'è sicuramente,
dopo le accuse, un'ammissione colpa per lo meno parziale da parte di Vw. I primi danni per la compagnia
saranno la frenata temporanea delle vendite negli Usa e il richiamo delle vetture coinvolte, senza contare i
crolli in Borsa di questi giorni. Poi si preannunciano multe anche molto salate (alcune stime parlano di 2
miliardi di euro) e l'impatto da mitigare della reputazione del brand. Per non parlare del potenziale delle class
action».
E gli altri costruttori automobilistici?
«La situazione porterà a nuovi controlli su tutte le vetture e non è escluso che ci possano essere altre
irregolarità. La materia delle emissioni e dei controlli è tutt'altro che chiara. Le regole sono diverse tra Stati
Uniti, Europa e Asia. Non solo nei valori ma anche nelle procedure di controllo. Questo comporta costi da
centinaia di milioni di euro ogni anno, in ricerca e sviluppo, per certificare e omologare le auto in ogni parte
del mondo».
C'è chi già parla di morte del diesel.
«Non credo proprio, come motore è molto più efficiente di quelli a benzina, quantomeno per il segmento
medio alto del mercato».
Come sta cambiando il rapporto tra meccanica ed elettronica in un'automobile?
«L'elettronica di un'auto di media-grande cilindrata è paragonabile a quella di 70-80 personal computer. I
costruttori stanno cambiando pelle, da meccanici - per quanto elaborati - a sofisticati integratori di elettronica
e meccanica. Ma in questo processo si rischia, come si è visto, di non raggiungere un adeguato livello di
certezza dei risultati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Stefano Aversa,
55 anni, presidente per l'Europa della società di consulenza AlixPartners e specializzato nel business delle
auto
23/09/2015Pag. 5
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 24
L'INCHIESTA LE CARTE La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni» Le accuse di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Tra i sei indagati anche il presidente Zonin Fiorenza Sarzanini ROMA Un passivo da 974 milioni di euro omesso nei bilanci e quindi nascosto agli organi di vigilanza.
Operazioni di finanziamento concesse senza merito creditizio a soggetti disponibili a sottoscrivere in cambio
l'acquisto di azioni che la banca si sarebbe poi impegnata a ricomprare, ma che intanto hanno perso in un
anno più del 25 per cento di valore. Sono questi i filoni principali dell'inchiesta che coinvolge gli attuali vertici
della Popolare di Vicenza. E provoca l'ennesimo terremoto nel settore dopo le altre indagini avviate sulle
Popolari nei mesi scorsi. I manager sono tutti indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza «per aver
commesso delitti consistiti nell'esercizio dell'attività bancaria nonostante il difetto dei coefficienti patrimoniali
prudenziali e senza il compimento di iniziative idonee al loro recupero».
Le perquisizioni
Ieri mattina la procura cittadina ha spedito gli investigatori della Guardia di Finanza a perquisire negli uffici e
negli appartamenti del presidente Gianni Zonin, noto anche per essere il patron delle industrie vinicole che
portano il marchio di famiglia, dell'ex direttore generale dimissionario Samuele Sorato, dei consiglieri di
amministrazione Giuseppe Zigliotto e Giovanna Maria Dossena, del responsabile della divisione Finanza
Andrea Piazzetta e del suo collega della divisione Mercati Emanuele Giustini. Ma anche nelle sedi di quelle
società inserite nella rete che ha consentito all'Istituto di utilizzare fondi, compresi quelli a Malta e in
Lussemburgo.
Le ispezioni
Le indagini partono da una denuncia dell'associazione consumatori Adusbef, ma prendono corpo dopo le
ispezioni condotte dalla Consob e dalla Bce che contestano la regolarità dei contratti per la raccolta del
denaro necessario all'aumento di capitale da 600 milioni di euro deliberato nell'estate del 2014. Sono le
verifiche affidate agli specialisti del Nucleo valutario guidato dal generale Giuseppe Bottillo e alla Tributaria
coordinata dal generale Bruno Buratti a delineare che cosa sia davvero accaduto tra il 2012 e il 2014, quando
le perdite sono diventate una voragine e i manager avrebbero tentato di correre ai ripari avallando interventi
che il magistrato ritiene illeciti per tentare di far rientrare i capitali e poi di occultarli nei documenti ufficiali.
I finanziamenti
Scrive il pubblico ministero Luigi Salvadori nell'ordine di perquisizione: «Gli indagati hanno diffuso notizie
false e hanno posto in essere altri artifici idonei a incidere in modo significativo sull'affidamento riposto dal
pubblico nella stabilità patrimoniale della Banca. In particolare hanno concesso numerosi finanziamenti a
favore di soggetti in difetto dei presupposti e in violazione della procedura deliberativa finalizzati all'acquisto
sul mercato secondario di azioni della Banca per un controvalore non inferiore a 223 milioni di euro e in
occasione dell'aumento di capitale del 2013 e 2014 per un controvalore di circa 136 e 146 milioni di euro. Ma
hanno anche assunto, per conto della banca, l'impegno a favore di numerosi soci di riacquisto delle azioni per
un controvalore di 300 milioni di euro». E, soprattutto, «hanno omesso di iscrivere al passivo dei bilanci
sociali 2012, 2013 e 2014 una riserva indisponibile pari all'importo complessivo delle operazioni di
finanziamento finalizzate all'acquisto e alla sottoscrizione di azioni per un importo di circa 974 milioni di euro».
E lo hanno fatto utilizzando in particolare tre fondi di investimento - Athena, Optimum 1 e 2 - con trasferimenti
di soldi fatti passare da Malta e Lussemburgo.
Omissioni e bugie
I vertici dell'istituto sono accusati di aver «occultato» questi finanziamenti durante l'attività ispettiva della
Banca d'Italia e «nelle segnalazioni periodiche trasmesse a Palazzo Koch indicavano un ammontare del
patrimonio di vigilanza superiore a quello reale» e in questo modo «determinavano in modo consapevole un
concreto ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza di Bankitalia alla quale veniva impedita di fatto
23/09/2015Pag. 25
diffusione:619980tiratura:779916
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 25
l'adozione di opportune misure correttive di carattere organizzativo e patrimoniale volte a garantire il recupero
del rispetto da parte della Popolare di Vicenza dei requisiti patrimoniali di vigilanza prudenziale». Quali
fossero le conseguenze di quanto accaduto si è capito a fine agosto, quando la banca, al momento di
approvare la semestrale, è stata costretta a rettificare il valore dei crediti in bilancio per 703 milioni di euro
perché deteriorati, quindi ammettendo il rischio relativo al rientro dei capitali. Non solo. Dopo l'ispezione della
Banca centrale europea, sono stati congelati, e dunque tolti dal bilancio, i 975 milioni di euro relativi a
finanziamenti che sarebbero stati concessi ai clienti per acquistare le proprie azioni.
fsarzanini@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il casoLa Procura
di Vicenza ha aperto un'inchiesta per aggiotag-gio e ostacolo all'autorità di vigilanza nei confronti di alcuni
espo-nenti della Banca popola-re di Vicenza, tra i quali il presidente Gianni Zonin, patron dell'azienda
vitivinicola di famiglia Al vaglio degli inquirenti c'è il valore delle azioni (non quotate) della Banca, che nel giro
di un anno è quasi crollato del 25 per cento: è da chiarire il perché del calo e se ci sia stata una sopravva-
lutazione in precedenza. Il prezzo delle azioni è al centro di molti esposti arrivati negli ultimi mesi in Procura a
Vicenza L'attenzione è concentrata anche sul fatto che circa 975 milioni di euro di finanzia-menti erogati dalla
banca sarebbero stati usati dai clienti per comprare azioni dello stesso istituto popolare Procura e Guardia di
Finanza puntano ad accertare se ci siano stati eventuali accordi tra esponenti della banca e clienti per
erogare prestiti a tassi molto agevolati in cambio di acquisti di quote della Popolare; o se ci siano state
pressioni su clienti in diffi-coltà, perché in cambio del prestito si impegnassero a comprare azioni con parte
dei soldi ricevuti
Foto: L'ordinanza
A sinistra il decreto di perquisizione firmato dal pm Luigi Salvadori nella sede della Banca popolare di
Vicenza. Sono indagati Giovanni Zonin, Giuseppe Zigliotto, Giovanna Maria Dossena, Samuele Sorato,
Andrea Piazzetta ed Emanuele Giustini
23/09/2015Pag. 25
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 26
La frenata della «spending review» Saltano i tagli a detrazioni e bonus La commissione al lavoro sui risparmi della spesa e il nodo delle agevolazioni Federico Fubini Erano duecentottantadue e resteranno duecentottantadue. Valevano 161,1 miliardi e continueranno a valere
più o meno la stessa cifra (salvo aumenti per inerzia). La lista delle deduzioni e detrazioni fiscali d'Italia, da
quelle sulle «concessioni governative» ai partiti fino alle agevolazioni alla pesca d'altura, compongono una
matassa cresciuta nei decenni fino a raggiungere una taglia abnorme: più un terzo di tutte le entrate
tributarie.
La revisione della spesa nella Legge di stabilità avrebbe dovuto iniziare a rendere più logico e a ridurre di
appena l'uno per cento (o anche meno) quel cumulo di misure ad hoc. Tuttavia, a quanto pare, non sarà così:
tutto dovrebbe restare più o meno come prima. Nessuna delle agevolazioni speciali a categorie produttive o a
cittadini, più o meno utili o giustificabili, verrà toccata. Dopo mesi di lavoro, la spending review è vicina a
perdere un capitolo che avrebbe dovuto portare un riequilibrio di bilancio fra i 900 e i 1.500 milioni di euro.
Naturalmente niente è deciso finché tutto non sarà deciso. La bozza della Legge di stabilità che il governo
presenterà al parlamento può cambiare fino all'ultima notte prima del Consiglio dei ministri di metà ottobre.
Ma la marcia di avvicinamento a quella scadenza non va nella direzione che era stata indicata dal governo
fino a pochi mesi fa. Non ci dovrebbero essere ritocchi neanche a una delle voci più indiziate, lo sgravio da
1,14 miliardi di euro sulle accise al carburante per l'autotrasporto. Quelle esenzioni furono introdotte come
compensazione quando il petrolio sembrava in ascesa inarrestabile verso quota 200 dollari al barile, ieri sera
invece il Brent era a 45 dollari. Ma gli sgravi all'autotrasporto dovrebbero restare. Lo stesso vale per i 2,3
miliardi cumulati con tredici diversi tipi di agevolazioni all'agricoltura. Si dovrebbero salvare anche i 180
milioni concessi anni fa agli armatori per permettere loro di competere con i loro concorrenti greci, che
lavorano esentasse (benché ancora per poco). Il trasporto marittimo manterrà esenzioni da 600 milioni. E non
dovrebbero essere toccate neanche le deduzioni da 133 milioni di euro alle famiglie, anche quelle ad alto
reddito, per i contributi versati su tate o badanti.
C'è un motivo che spiega perché questo comparto della spending review rischi di finire nel congelatore: è
difficile scegliere. Le categorie colpite potrebbero ribellarsi all'idea di dover pagare, mentre centinaia di altre
detrazioni vengono salvate. Coinvolgere tutti o molti, d'altra parte, rischia di rivelarsi politicamente troppo
costoso. Di qui la tentazione di non fare niente. La spending review manterrà però i capitoli sul blocco dei
costi della sanità, sulla razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato e sul bilancio
delle forze di polizia: almeno 5 miliardi in tutto dei 10 di tagli annunciati. Del resto la revisione della spesa non
è vista da Palazzo Chigi come un obiettivo in sé, ma come il mezzo per centrare un certo obiettivo di deficit a
fronte dei tagli alle tasse. E l'obiettivo di deficit per il 2016 potrebbe salire ancora: forse al 2,4% del reddito
nazionale.
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16 miliardi le risorse, in euro, necessarie per finanziare l'abolizione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa0,9 per cento
le stime per quest'anno sulla crescita del Pil (Prodotto interno lordo). L'anno prossimo 1,6%
Foto: Yoram
Gutgeld,
55 anni, principale consigliere economico
23/09/2015Pag. 37
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del governo Renzi
23/09/2015Pag. 37
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Sussurri & Grida L'uscita dall'Eni di Alverà, l'ex delfino di Scaroni ( s.agn. ) Ieri pomeriggio Marco Alverà (foto), nella sua veste di Chief Retail Market Gas & Power Officer del
gruppo Eni (in sostanza capo del settore vendita del gas alla clientela) era tranquillamente nel suo ufficio di
Metanopoli. Ma le dimissioni dal Cane a sei zampe, anche se non ancora rese note all'esterno, non sono più
un segreto per il gruppo di vertice del gruppo Eni. Quarant'anni compiuti lo scorso agosto, per il giovane
manager con formazione da banchiere d'affari (ha iniziato la sua carriera nel 1996 lavorando a Londra per la
Goldman Sachs nel settore merger and acquisitions) si starebbe profilando comunque un altro incarico di
rilievo in un grande gruppo. Per «Lettera 43» si parlerebbe di Finmeccanica, ma non ci sono al momento
conferme. Arrivato all'Enel prima, e all'Eni poi, sulla scia di Paolo Scaroni, Alverà ha gestito in questi anni
affari delicati e mercati importanti, come quello russo per un certo periodo, e il settore trading dal 2010. Da
ultimo, malgrado i buoni rapporti con il Ceo Claudio Descalzi, gli è stato affidato il mercato retail del gas. Un
abito forse troppo stretto, soprattutto se si considerano le indiscrezioni di mercato delle ultime settimane,
secondo le quali l'Eni starebbe riflettendo sulla sorte del comparto retail del gas, cullando tra l'altro il progetto
di cederlo, magari pezzo a pezzo alle utilities e alle ex municipalizzate del settore, grandi e meno grandi.
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Groupon e i mille tagli mondiali
( f. mas. ) La guerra degli sconti online colpisce Groupon, una volta leader mondiale nell'offerta di beni a
prezzi scontati. Schiacciato dalla concorrenza di colossi come Amazon e eBay che hanno sviluppato
marketplace a prezzi competitivi e dal dollaro forte che ha colpito le società con una forte esposizione
internazionale, ieri Groupon ha deciso di tagliare del 10% i dipendenti, 1.100 su 11.800 totali, e di uscire da
Marocco, Panama, Filippine, Porto Rico, Taiwan, Thailandia e Uruguay dopo Grecia e Turchia. Timori per
tagli anche in Italia. In Borsa il dimagrimento c'è già stato: dall'ipo di novembre 2011 il titolo ha perso il 79%.
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Le concessioni aeroportuali
e la decisione della Corte Ue
Potrebbero essere a rischio le concessione degli aeroporti italiani, se la Corte di giustizia Ue dovesse indire
una gara europea per decidere a chi affidare quella dell'aeroporto di Brescia Montichiari. La società Catullo,
che già gestisce lo scalo da 15 anni, parteciperà alla gara ma «a quel punto dovrebbero essere messe in
discussione tutte le altre concessioni che sono state rilasciate negli ultimi anni anche ad altri aeroporti italiani,
non solo a Brescia Montichiari perché qualcuno l'ha impugnata».
A dirlo all' Adnkronos è Paolo Arena, presidente di Catullo, società che insieme con l'aeroporto di Verona
gestisce anche lo scalo di Brescia, al centro di una battaglia legale che dura dal 2013 quando fu assegnato a
Catullo. Alla decisione si era appellata la Sacbo (Bergamo-Orio al Serio) e il consiglio di Stato ha rinviato la
questione alla Corte di giustizia europea che potrebbe far ripartire tutto da capo.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 29
Scandalo Volkswagen L'IMPATTO IN EUROPA L'offensiva di Parigi La Francia chiede un'inchiesta a livelloeuropeo per controllare anche le altre case automobilistiche Le regole La Commissione sta ragionandosull'imposizione di nuovi limiti alle emissioni dei motori diesel Ue all'attacco: «Andremo fino in fondo» Bruxelles convoca una riunione delle autorità nazionali responsabili della vigilanza IL MURO In Europa lenorme sull'inquinamento auto sono comunitarie, ma l'applicazione delle regole viene fatta a livello nazionale Beda Romano BRUXELLES. Dal nostro corrispondente Lo scandalo Volkswagen quest'ultimaè stata accusata negli Stati
Uniti di avere manipolato i software del motore dei suoi veicoli per truccarei risultati dei test
antiinquinamentoè ormai diventato una questione europea. La Commissione europea ha annunciato ieri che
«a breve» si terrà una riunione delle autorità nazionali per discutere della questione. La vicenda è scoppiata
proprio mentre l'Europa sta per adottare nuovi test su strada, e non più in laboratorio. L'esecutivo comunitario
ha spiegato di aver deciso di convocare «a breve» una riunione delle autorità nazionali responsabili della
vigilanza sui gas di scarico dei veicoli. La questione viene presa «molto seriamente», ha commentato la
portavoce Lucia Caudet, anche se è prematuro esprimersi sulla necessità di eventuali misure su scala
europea: «Bisogna chiarire i fatti e andare fino in fondo, siamo in contatto stretto con Volkswagen e con le
autorità americane per stabilire i fatti». Washington ha rivelato venerdì che 482mila veicoli dei marchi
Volkswagen e Audi (quest'ultima parte dello stesso Gruppo Volkswagen) circolanti negli Stati Uniti sono stati
dotati di un software particolare capace di individuare automaticamente i test di inquinamento per truccarne i
risultati. Si tratta di veicoli venduti in America tra il 2009e il 2015. Proprio ieri, la società ha ammesso che il
software è stato montato su circa 11 mi lioni di auto in tutto il mondo. La signora Caudet ha precisato che in
Europa le norme sull'inquinamento delle auto sono comunitarie, ma che l'applicazione delle regole viene fatta
a livello nazionale. In questo senso Bruxelles non ha il potere di aprire una indagine su scala europea, ma
può dare impeto politico a scelte nazionali. Con l'occasione, la Commissione ha ricordato che dal 2016 il
sistema di controllo delle emis sioni auto nell'Unione non sarà più effettuato in laboratorio, come avviene
oggi, ma su strada. «La Commissione sta lavorando intensamente per sviluppare procedure in vista di test
sulle emissioni delle auto ha spiegato la portavoce . Attualmente le emissioni di ossido nitroso (NOx) delle
auto diesel misurate sulla strada possono in realtà superare in modo sostanziale le emissioni misurate nei
test regolamentari, senza che ciò sia sbagliato. Per colmare questo divario, la Commissione ha lavorato per
sviluppare procedure di test RDE, ossia Real Driving Emissions». Attualmente il limite di emissioni consentito
dalle automobili a livello europeo è di 80 mil ligrammi per chilometro (negli Stati Uniti è di 50 milligrammi per
miglia). La Commissione europea sta riflettendo su nuovi limiti, in modo da aggiornarli in linea con i nuovi
test. Questi potrebbero entrare in vigore a metà 2017, ma molto dipenderà dal negoziato con gli stati membri,
sulla base di una proposta comunitaria che ancora non è stata presentata. Della vicenda si sono impadroniti
alcuni governi. L'Italia stessa ha chiesto ragguagli alle autorità tedesche. La Francia ha sollecitato
un'inchiesta «a livello europeo» per «tranquillizzare» i cittadini e anche controllare le altre case
automobilistiche europee, ha detto in una intervista a Europe 1 il ministro delle Finanze, Michel Sapin.
L'uomo politico socialista, ha insistito nel ricordare che l'inquinamento atmosferico è una questione «molto
importante» e bisogna evitare che la gente «sia avvelenata». Difficile non osservare in molte reazioni forme
sottili di Schadenfreude, il piacere provocato dalla sfortuna altrui. D'altro canto, lo scandalo sta smentendo
clamorosamente le virtù tedesche di ordine, precisione, lealtà. In questi anni, la Germania ha accusato la
Grecia di aver truccato i conti pubblici per entrare nella zona euro. Come non vedere nella scelta di
Volkswagen un comportamento sleale non troppo dissimile, tanto più che la società tedesca è ancora oggi
per il 12,4% in mani pubbliche? LE TAPPE DELLA VICENDA 2009 Il debutto Volkswagen lancia negli Usa un
nuovo motore diesel che promette una riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti senza penalizzare
le prestazioni. Il motore è venduto anche in Europa, mentre negli Usa è al centro della campagna Clean
Diesel 2013 Le prime osservazioni L'associazione ambientalista Icct (International Council on Clean
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 30
Transportation) riscontra una serie di discrepanze nei test sui modelli Vw Passat, Jetta e Bmw X5
equipaggiati con motori diesel. Il manager europeo Peter Mock decide di coinvolgere i colleghi Usa per far
sottoporre i veicoli ai test americani che era convinto Mock all'epoca avrebbero fatto luce su come anche in
Europa i motori diesel avrebbero potuto essere resi più puliti. L'Icct affida all'Università della Virginia il
compito di sottoporre le versioni Usa dei veicoli ai test 2014 Gli esiti discordanti I test condotti dall'Università
della Virginia in condizioni simili all'utilizzo reale dei veicoli mostrano chei due modelli Vw hanno emissioni di
ossidi di azoto superiori da5a 35 voltei limiti di legge; i test del Carb, l'authority californiana sulle emissioni,
non mostrano invece problemi MAGGIO 2014 L'inchiesta Il Carb e l'Epa (l'agenzia Usa per la protezione
dell'ambiente, nella foto a sinistra l'amministratore Gina McCarthy) aprono un'inchiesta sul caso delle
emissioni e informano Volkswagen, con la quale iniziano le verifiche
LE TAPPE DELLA VICENDA DICEMBRE 2014 I richiami Volkswagen afferma di aver scoperto la causa delle
divergenzee avvia una campagna di richiamo di 500mila veicoli per rettificare il software. Il Carb proseguei
test in condizioni reali, e anche dopo la modifica le emissioni restano al di sopra delle norme. Carb informa
Vwe l'Epa nel luglio 2015 LUGLIO 2015 L'avvertimento L'Epa informa Volkswagen che in mancanza di una
soluzione al problema delle emissioni riscontrate, non darà via libera alla vendita all'interno del mercato
statunitense dei modelli diesel previsti come novità nel corso del 2016 SETTEMBRE 2015 L'ammissione Il
manager Volkswagen Michael Korn (nella foto a destra) ammette che le discrepanze in merito alle emissioni
derivano da un programma software concepito per far funzionare i meccanismi antinquinamento solo quando
avvengono in condizioni di test
Foto: AFP
Foto: Lo scandalo di Wolfsburg. Le auto Volkswagen al «CarPark» Autostadt
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 31
Mercati globali LA GIORNATA I titoli di Stato In calo i rendimenti dei bond europei: lo spread fra Italia eGermania a 114 punti Il biglietto verde La moneta americana scatta ai massimi da due settimane rispetto alleprincipali valute Auto e materie prime affossano le Borse I listini europei perdono oltre il 3% zavorrati dall'impatto del caso-Volkswagen - Acquisti sui BTp SUI LISTINIOndata di vendite sulle società minerarie e petrolifere dopo i rialzi delle ultime settimane Andrea Franceschi I mercati azionari europei si dimenticano del «rimbalzino» di lunedì e tornano in pesante calo nella seconda
seduta della settimana. Il saldo finale di giornata ieri è stato pesantissimo con Milano in calo del 3,33 %,
Parigi del 3,42%, Francoforte del 3,82% e Londra del 2,83 per cento. La performance media dei listini
continentali fotografata dal paniere Stoxx 600, indica un calo del 3,12 per cento. A tenere bancoè stato
ancora una volta il settore auto, ieri bersagliato dalle vendite in scia ai nuovi sviluppi dello scandalo sui test
delle emissioni truccati da Volkswagen. Gli investitori inizianoa scontare il fatto che l'inchiesta non resterà
confinata agli Stati Uniti ma che anche nel resto del mondo ci sarannno inchieste dall'impatto ancora
difficilmente valutabile. Ad aggiungere sale sulla ferita poi ci hanno pensato le ammissioni della casa tedesca
sui numeri dei veicoli coinvolti (11 milioni) e sugli accantonamenti fatti per fronteggiare le spese dello
scandalo: 6,5 miliardi di euro La tempesta che siè abbattuta su Volkswagen (che ieri ha registrato un nuovo
pesante tonfo del 19,8%) ha penalizzato tutto il comparto dell'automotive con l'indice Stoxx 600 settoriale che
ha perso il 7,57 per cento. Lo scandalo che ha travolto Volkswagen e tutto il comparto auto europeo arriva in
un momento particolarmente critico peri mercati che fannoi conti con la decisione della Federal Reserve di
rinviare il rialzo dei tassi di interesse. Una scelta che ha lasciato disorientati gli investitori incapaci di farsi
un'idea chiara sui tempi e sui modi in cui la Fed agirà sui tassi affidandoli alle dichiarazioni del banchiere
centrale di turno per orientare le proprie decisioni. L'ultimo in ordine di tempo a parlare è stato il presidente
della Fed di Atlanta Dennis Lockhart che ha ribadito propria fiducia nel fatto che i tassi negli Usa saranno
rialzati entro la fine dell'anno. Prima di lui anche i presidenti delle sedi di San Francisco, St Louis e Richmond
avevano espresso la stessa opinione. Il cambio eurodollaro, balzato settimana scorsa oltre quota 1,14, è
sceso ieri sotto 1,12 con fluttuazioni decisamente anomale. Il movimento è stato determinato soprattutto dal
rafforzamento del dollaro, ai massimi da due settimane, che si è accompagnato alla rinnovata debolezza di
classi di investimento ad esso più correlate come le valute emergenti e le materie prime. L'ondata di vendite
che ha depresso in particolarei prezzi delle materie prime ha avuto ripercussioni pesanti sui corsi azionari
delle società minerarie e petrolifere ieri bersagliate dalle vendite. L'indice Stoxx 600 Basic Resources ha
perso il 5,24% con la seconda peggior performance tra i settoriali dietro l'auto. Maleè andata anche al
comparto Oil&Gas che ha perso il 3,15 per cento. A Piazza Affari, in una giornata che ha visto i titolo Fca e
della controllante Exor perdere rispettivamente il 6,35 e il 6,21%, le azioni dell'Eni hanno perso il 3,89 per
cento. Hanno sofferto inoltre le azioni delle utilities (3,45% il Ftse Italia Utilities) sulle indiscrezioni, diffuse dal
Sole 24 Ore, di una nuova Robin Hood Tax (si veda Il Sole 24 Ore del 22 settembre). Come succede da
diverse settimane a questa parte anche ieri azioni e obbligazioni hanno preso binari diversi e la debolezza
dell'equity è stata controbilanciata da una buona performance dei bond. La leggera risalita del differenziale di
rendimento tra Italia e Germania a quota 114 punti è imputabile non tanto a una debolezza dei BTp quanto a
una miglior performance degli omologhi tedeschi Bund che ieri hanno riscoperto il loro ruolo di bene rifugio. Il
rendimento del decennale tedescoè sceso sotto la soglia dello 0,6 per cento, sui minimi da fine agosto.
Tokyo
Nikkei
La fotografia-1,96%-2,32%
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 32
-2,83%-3,11%-3,42%-3,33%-3,49%-3,80%-18,00%+10,62%-9,60%-7,09%+3,65%-5,65%-2,40%+3,55% Dax Ieri Ase Zurigo Lunedì Italia Parigi Cac 40 Francia Milano Ibex 35 Spagna Londra Grecia Atene
LE BORSE DA INIZIO ANNO Germania Swiss Mkt DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Ftse Mib DA INIZIO
ANNO Madrid DA INIZIO ANNO Ftse 100 DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Stati Uniti DA INIZIO ANNO
Francoforte 0,680 0,589 1,802 1,748 0,980 0,896 2,011 1,961 8,310 8,291 2,214 2,128 Dati in percentuale
Variazioni % di ieri e da inizio anno I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO DECENNALI SUL MERCATO
SECONDARIO -13,38 -3,00 -8,57 -2,49 -0,23 -3,87
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 33
Holding. Allo studio l'ingresso di nuovi soci e l'ipotesi di portare la società sotto la guida di Bifulco Mittel prepara un nuovo riassetto Laura Galvagni Sono trascorsi diversi mesi da quando Gateano Casertano, all'unanimità, è stato eletto direttore generale di
Mittel. L'arrivo del manager doveva coincidere con l'avvio di una nuova epoca per il piccolo salotto buono
della finanza meneghina. Sulla scia del rinnovato assetto azionario, maturato con l'uscita della Carlo Tassara
di Romain Zaleski e l'ingresso della famiglia Stocchi, si immaginava che la holding avrebbe dato vita a una
nuova stagione di investimenti complice un piano industriale che ne avrebbe ridefinito la missione. Con
conseguenti benefici, era l'auspicio, per il titolo in Borsa. A oggi, tuttavia, nulla di tutto ciò è avvenuto. Le
azioni languono attorno a 1,55 euro e questo nonostante la principale partecipata, Sorin, da inizio anno abbia
visto aumentare il proprio valore del 50% passando da 1,9 euro a 2,9 euro a titolo. Tanto immobilismo,
segnalano in diversi, potrebbe essere ricondotto al fatto che il mercato continua a non avere ben chiaro quale
possa essere il destino della società. E non potrebbe essere altrimenti considerato che il business plan "di
rinascita" non ha ancora superato la prova dei soci. Azionisti che, complice anche il combinato disposto dei
fattori fin qui elencati, non sono riusciti a creare quel nucleo armonico indispensabile per dare nuova linfa
all'azienda. Continua u pagina 36 u Continua da pagina 33 Gli Stocchi, evidentemente, sono entrati con
un'idea ben precisa di ciò che volevano ricavare da questa avventura ma le loro ambizioni si sono ben presto
scontrate con una realtà ben diversa e della quale non avevano tenuto debito conto. Mittel, per ripartire,
doveva completare il turnaround del portafoglio. Ed è proprio attorno a questa necessità che si è concentrata
l'attenzione del blocco storico dei soci, come Isa e la Fondazione Caritro. Due punti di vista differenti, dunque,
due esigenze opposte che, nel lungo periodo, hanno creato una frattura che al momento appare difficilmente
sanabile. E proprio per questo il presidente Franco Dalla Sega si sarebbe messo nuovamente al lavoro per
tentare di dare nuova forma all'assetto di Mittel. La holding, si sa, ha in portafoglio una quota assai rotonda di
azioni proprie che potrebbero essere il mezzo per favorire l'ingresso di un nuovo azionista e
contemporaneamente per rafforzare il patrimonio dell'azienda. Si tratta del 17,4% del capitale, stando alle
informazioni Consob. Pacchetto che la società ha in carico attornoa 1,73 euro per azione, poco meno di
quanto hanno messo sul piatto gli Stocchi per rivelare il 15,5% del capitale. I valori sono dunque piuttosto
allineati ed ecco perchè, alle giuste condizioni, gli Stocchi potrebbero anche considerare di archiviare la
partita recuperando quanto investito. Si vedrà. Intanto, le opzioni sul tavolo e attorno alle quali si starebbe
costruendo il progetto di riassetto sarebbero diverse. Già in passato, come noto, avevano guardato il dossier
diverse figure rilevanti della finanza italiana. Si era fatta avanti la Intek di Vincenzo Manes, con la quale si era
giuntia tratta tive piuttosto avanzate, si era interessata benché sollecitata la Investindustrial di Andrea Bonomi
e pure la M&C dell'Ingegner De Benedetti aveva dato uno sguardo. Quelle alternative potrebbero ora tornare
sul tavolo anche se, si fa notare, ognuna di esse porta con sé il difetto, pur sempre superabile, di avere nel
proprio dna contenuti principalmente di carattere finanziario piuttosto che strategicoindustriale. Ecco perché,
sullo sfondo, si starebbe facendo strada un'opzione nuova e che ruoterebbe attorno a una figura manageriale
ben precisa: quella di Rosario Bifulco. Lo stesso che, alla guida di Sorin ha favorito la maxi integrazione che
ha permesso al titolo di crescere notevolmente e all'azienda di costruirsi un futuro più solido. Bifulco, è
l'ipotesi attorno alla quale si starebbe ragionando, potrebbe entrare in Mittel come amministratore delegato,
cosa che non metterebbe in discussione la figura del direttore generale in quanto tale, e lo farebbe per dare
una nuova missione alla holding: quella di trasformarsi in un'azienda di life science. Partendo, si immagina,
da ciò che già c'è in portafoglio. Mittel ed Equinox Two detengono infatti indirettamente il 25,4% di Sorin,
come è noto prossima sposa di Cyberonics. Da qui, in sostanza, si potrebbe realizzare una holding, una volta
valorizzati tutti gli asset non strategici, operativa in un settore che comprende biotecnologie, farmaceutica,
sanità, dispositivi medici, chimica e nutrizione. Sarebbe una svolta storica per la Mittel: il futuro verrebbe
costruito sulla base di un'idea anziché di un nuovo socio. Certo, attorno a questo progetto andrebbe poi
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 34
costruito il nuovo assetto azionario. Con il sostegno, è pensabile, dei soci storici e l'aggiunta, magari, di nuovi
investitori pronti a condividere il piano. Come detto ci sono le azioni proprie da far valere per promuovere il
cambio di passo e, volendo, non solo quelle. Per lo stesso Bifulco potrebbe non essere escluso un ruolo da
azionista, seppur certamente di minoranza. Da capire, eventualmente in che termini. Bifulco in passato ha
progettato e sviluppato Humanitas, uno degli ospedali più avanzati in Europa, dove tutt'ora è membro del
consiglio di amministrazione, è nel consiglio di amministrazione di Pierrel dal 2006 ed è alla guida di Sorin dal
2009. Se l'ipotesi life science sarà quella vincente, Bifulco ha certamente le carte in regola per promuoverla.
Senza dimenticare i forti legami che il manager ha con diversi protagonisti della finanza italiana come il
gruppo De Agostini.
Mittel 1,58 1,54 1,50 1,46 21/08 +3,8 22/09 Variazione % Andamento del titolo a Milano
Foto: Al vertice. Franco Dalla Sega
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 35
Inchiesta/1. I costi delle maxisvalutazioni Per i soci della popolare un conto da 1,3 miliardi Fabio Pavesi Ammonta a 1,3 miliardi il valore distrutto per i 120mila soci dal taglio del prezzo delle azioni a 48 euro deciso
dal Cda della Vicenza pochi mesi fa. Quelle azioni sono di fatto congelate e la banca, per non ridurre
ulteriormente il patrimonio non le riacquisterà.È il cerino rimasto in mano ai clientisoci "spinti" da anni con
forzaa comprare titoli della banca a prezzi del tutto irrealistici. La Vicenza infatti, anche dopo la svalutazione,
continua a valere in via teorica oltre 1,2 volte il suo capitale netto, quando le migliori banche quotate italiane
valgono meno dell'intero patrimonio. Più era alto il valore, più la banca si capitalizzava meglio. Peccato che
come ha rivelato l'ispezione Bce, l'istituto celasse profonde anomalie nei bilanci con crediti malati che non
venivano svalutati. La pulizia ha messo in luce perdite per 1,8 miliardi in 18 mesi. Per una banca in
convalescenza, il rischio della futura quotazione è che il prezzo debba essere tagliato ancora. Servizio u
pagina 34 pL'inchiesta della Procura nonè che l'epilogo della parabola amara della Popolare vicentina,
passata in poco tempo da punta di lancia del Nord Est a banca pericolante che necessita ora di un'ennesima
iniezione di capitale da 1,5 miliardi per uscire dalle secche. Secche in cui l'ha precipitata la gestione
disinvolta, piena di punti interrogativi, del duo ZoninSorato. Siè dovuta attendere l'ispezione della Bce per
avere un po' di verità sulla reale salute della banca, troppo spesso in passato oscurata ed edulcorata ad arte.
Lo dicono i numeri dell'ultimo bilancio passato al setaccio dagli uomini di Francoforte e sotto lo sguardo
attento del nuovo ad Francesco Iorio. Quei numeri dicono di una profonda pulizia doverosa e sempre
rimandata. La Popolare di Vicenza ha chiuso il semestre con una perdita di 1,05 miliardi, un buco che
cumulato con la prima parziale pulizia del 2014 porta il rossoa 1,8 miliardi in soli 18 mesi. Di fatto la banca ha
visto bruciare ben più di quei 1,2 miliardi di capitali chiesti ai soci nel recente passato. Quella perdita monstre
del giugno scorso dice di una ricognizione dura della Bce sui crediti malati che Zonin e il suoi si ostinavano a
non svalutare per non rivelare che il Re era nudo. Le perdite sui crediti sono state di ben 700 milioni ben più
dei 546 milioni di ricavi della banca. Ma non c'erano solo prestiti in sofferenza da rettificare e tenuti
artificiosamente in bilancio come esigibili. La banca ha svalutato avviamenti per 268 milioni e ha svalutato
ben 103 milioni su 350 milioni su tre fondi esteri (Optimum e Athena) acquistati in passati e su cui gli
inquirenti sospettano partite di giro. Io banca compro quote dei tuoi fondi e tu sotto scrivi mie azioni. Si pensa
che la Bce sia stata troppo dura con Vicenza? Nonostante l'imponente pulizia da 700 milioni su sofferenze e
incagli l'istituto vanta tuttora crediti malati netti che sono ben il 17% del totale impieghi una cifra quasi doppia
rispetto alla media del sistema bancario italiano. Come si vede tanta salute e solidità proclamata a piè
sospinto da Zonin anche nel recente passato era un'illusione ottica. E su questo miraggio i vertici della banca
hanno spinto molto. Tenendo arbitrariamente alto il valore del titolo. Non solo. Ma spingendo come ha rivelato
in dettaglio l'ispezio ne Bce migliaia di soci a sottoscrivere a piene mani i titoli della banca, arrivando a
finanziare per la cifra record di 975 milioni (un quarto del patrimonio) il loro acquisto. La beffa è arrivata
immancabile. Quel valore di 62,5 euro cui è stato sottoscritto anche l'ultimo aumento di capitale non poteva
reggere a fronte delle pulizie inevitabili del bilancio che hanno cumulato come si è visto poi 1,8 miliardi di
perdite in 18 mesi. Pochi mesi fa ecco il taglio unilaterale. Il Cda porta il valorea 48 euroe il fondo di riacquisto
viene bloccato. Non si possono rivendere i titoli. Basti pensare che anche con il taglio del 23% patito dai soci
il valore teorico della banca resta sopra il livello di 1,2 volte il patrimonio. Le migliori banche quotate italiane,
quelle che fanno utili e hanno patrimonio più che adeguato, quotano 0,80,9 volte il loro capitale. Improbabile
che la Vicenza messa a nudo sulle sue criticità contabili possa valere anche in futuro più di così. Già con il
taglio a 48 euro, i 120 mila soci clienti hanno visto andare in fumo 1,3 miliardi di soldi investiti nella banca del
territorio. Una tosatura di massa con in più l'aggravante di avere in mano titoli congelati.E il rischio futuroè
che la quotazione in Borsa (di per sè cosa buona e giusta che allinea in trasparenzai prezzi) veda un altro
taglio del valore nell'ordine di un 2030%. Difficile che con una situazione ancora in via di guarigione si possa
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strappare multipli come quelli attuali. E così il falò per i possessori di azioni della Vicenza rischia di vedere
distrutti oltre 2,5 miliari di denaro. Quel denaro consegnato a caro prezzo nelle mani sbagliate. Il prezzo di
una fiducia mal riposta. Al di là dei profili penali che l'inchiesta eventualmente appurerà.
LA PAROLA CHIAVECrediti deteriorati 7 Il credito incagliato è un impiego verso clienti in situazione di obiettiva difficoltà, che si
ritiene però superabile in un congruo periodo di tempo. Diversa è la situazione del credito in sofferenza: in
questo caso si tratta di un credito nei confronti di soggetti in stato di insolvenza , o in situazioni
sostanzialmente equiparabili. Il credito ristrutturato , infine, è la posizione per la quale la banca ha concordato
con il debitore una dilazione di pagamento
La banca ai raggi X41.139 46.475-1.539,8-1.469,2-758,5-1.052,914,95%17,18%37,90%41,75%5.5155.5192.954 3.731
6,81% 10,44%
654
653 La banca Cet 1 ratio Dati patr imoniali e di vigilanza Dati economici r iclassificati Indici di r ischiosità (%)
e coefficienti di vigilanza Perdita netta Patr imonio netto Numero sportelli Numero dipendenti 31/12/2014
30/06/2015 Totale attivo (in milioni di euro) Crediti deter iorati netti/crediti netti Percentuale copertura crediti
deter iorati Fonte: Relazione finanziar ia semestrale al 30 giugno 2015 Rett. di valore da deter ioramento e
acc.ti fondi
Pr incipali dati di sintesi del gruppo al 30 giugno 2015 e var. r ispetto a fine 2014
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Inchiesta/2. La prassi dei prestiti in cambio di titoli Vuoi credito? Compra azioni Ecco il «j'accuse» dei clienti Morya Longo Servizio u pagina 34 «Se la banca fa qualcosa per te, tu fai qualcosa per la banca». Lo slogan era più o
meno questo. Accattivante, motivante.È anche con questo spirito che gli sportellisti della Popolare di Vicenza
hanno convinto molti clienti a ottenere finanziamenti per comprare azioni della banca. Prestiti per comprare
azioni: «Il Sole 24 Ore» ha raccolto molte testimonianze. È capitato a un negoziante di Udine, racconta il suo
commercialista Fabio Carbone: «Era lo scorso febbraio quando il proprietario di un piccolo negozio è andato
in una filiale della banca per chiedere un finanziamento da 15mila euro. Allo sportello gli hanno proposto di
sottoscrivere un prestito più elevato, pari a 20mila euro, in modo da comprare azioni della stessa Popolare di
Vicenza coni 5mila euro ottenuti in più».È capitato anche a un private banker e a molti altri. Ammontanoa 975
milioni di euro stima la Bcei crediti erogati per comprare azioni. Fabio Carbone, commercialista di Udine, può
vantarsi di avere salvato un cliente dalla "sirena" delle azioni della Banca popolare di Vicenza. «Era lo scorso
febbraio quando il proprietario di un piccolo negozio è andato in una filiale della banca per chiedere un
finanziamento da 15mila euro racconta al Sole 24 Ore . Allo sportello gli hanno proposto di sottoscrivere un
finanziamento più elevato, paria 20mila euro, in modo da comprare azioni della stessa Popolare di Vicenza
con i 5mila euro ottenuti in più». Il negoziante, prima di fare questo passo, si è rivolto al suo commercialista, il
quale gli ha consigliato di evitare. Oggi può dire di aver scampato il pericolo: le azioni della Popolare di
Vicenza, da allora, hanno infatti subito una pesante svalutazione. Le perdite, per lui, sarebbero state ingenti.
Ma per un negoziante salvato, ci sono imprenditori, risparmiatori e persone qualunque cadute nella trappola.
La prassi di erogare finanziamenti per permettere ai clienti di comprare le azioni della stessa banca era infatti
molto in voga nella Regione: la seguivano sia Veneto Banca, sia la Popolare di Vicenza. La Bce ha calcolato
che i crediti erogati solo da quest'ultima con lo scopo di far acquistare ai clienti le proprie azioni ammontano a
974,9 milioni di euro. Cifra enorme, dietro la quale si celano migliaia di storie. Piccoli o grandi drammi di
persone che ora, dopo ripetute svalutazioni, si trovano in mano perdite pesanti. E, soprattutto, inaspettate. «Il
Sole 24 Ore», in attesa che dalle inchieste della magistratura escano tutti i dettagli ed eventuali responsabili,è
in grado di raccontarne alcune. Al commercialista di Udine fa eco un consulente finanziario che, per tutelare
la riservatezza, preferisce restare anonimo. Anche lui racconta una storia che riguarda un suo cliente: «Si
tratta di un piccolo imprenditore, già socio della popolare di Vicenza da anni. A fine 2013 la banca gli ha
erogato un finanziamento da un milione di euro a tassi molto, molto, contenuti, con il solo scopo di comprare
azioni della stessa banca. Dagli estratti conto si vede con chiarezza la contestualità delle due cose». Un
milione di euro di credito, un milione di euro di azioni comprate. Con la benedizione di uno slogan che gli
sportellisti amavano ripetere: «Se la banca fa qualcosa per te, tu fai qualcosa per la banca». C'è invece chi,
come il responsabile private banking di una istituzione internazionale, racconta pur sempre dietro anonimato
di finanziamenti proposti al tasso dell'1% per comprare azioni oppure obbligazioni della banca. «Il direttore
della filiale della Popolare di Vicenza mi ha fatto questa proposta recentemente», confessa. Aggiungendo poi
di non avere accettato. Parlò a viso scoperto con il «Sole 24 Ore», già nell'ottobre del 2014, anche
l'imprenditore di Schio Paolo Trentin. Che già allora denunciò il modus operandi della Popolare di Vicenza:
«A noi sono venuti ripetutamente a offrire azioni dell'istituto in cambio di finanziamenti. Io mi sono rifiutato e
dopo pochi mesi mi sono stati ri dotti gli affidamenti». Le storie sono tante. Anche alle associazioni dei
consumatori ne stanno arrivando molte. Nessuno sa come finiranno le indagini della Procura di Vicenza,
sfociate ieri in molteplici perquisizioni. Eventuali reati andranno dimostrati nelle aule di Tribunale. E gli
eventuali colpevoli trovati in quella sede. Ma, a prescindere dal risvolto penale, resta un fatto: tutto questo è
un gigantesco cortocircuito. Una pericolosa catena di Sant'Antonio: se la banca finanzia i clienti per
sottoscrivere le sue stesse azioni, il capitale diventa qualcosa di simile al credito. Dunque non è più capitale.
Il giochino, in maniera artificiosa, aumentava sia gli impieghi sia il patrimonio. C'è poi anche un risvolto
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umano della vicenda: molti clienti si sono sentiti sotto ricatto, quasi obbligati a sottoscrivere azioni pur di
avere la loro fetta di finanziamento. E ora si trovano a contare le perdite. Dulcis in fundo, dopo tutto questo
c'è stata anche la beffa: per mesi le azioni della Popolare di Vicenza sono state impossibili da vendere. Sono
rimaste bloccate. E già nell'assemblea dei soci di maggio, che si è trovata a ratificare la loro svalutazione,
montava la protesta dei piccoli risparmiatori. Come quella della signora Oliviero: «Dall'aprile 2014 si legge
nel verbale dell'assise non ho avuto accesso alle mie azioni e ora le trovo svalutate». O come quella del
signor De Matteis: «È dall'ottobre del 2013 che cerco di vendere le mie azioni». O come quella del signor
Bertollo, che sperando di poter vendere le azioni ha impegnato il ricavato in un immobile per la figlia. A
maggio si chiedeva: «E ora cosa succede?». Oggi la stessa domanda se la pongono in tanti.
Foto: m.longo@ilsole24ore.com
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Tlc. Il big Usa si servirà del datacenter di Palermo della controllata Telecom Google sceglie l'hub di Telecom Sparkle Andrea Biondi Continua u pagina 36 pGoogle entra nel "Sicily Hub" di Telecom Italia. Il gigante di Mountain View ha deciso
di servirsi del datacenter realizzato a Palermo da Telecom Italia Sparkle, la controllata di Telecom che si
occupa della realizzazione e gestione dei cavi sottomarini in fibra per il trasporto dei dati e voce, che in
questo suo mercato core è settima nel ranking mondiale (primi gli americani di Level 3). L'entrata di Google
nel Sicily Hub diventato operativo a maggio su una superficie di 2mila metri quadrati rappresenta una
conferma importantissima per questo datacenter, con l'entrata di un player leader. Ed è una conferma che si
unisce comunque alla presenza di altre primarie società, fra cui DecIx, tra i più importanti Internet Exchange
mondiali. p«Il fatto di essere stati scelti da Google è una testimonianza evidente della strategicità del nostro
nodo di Palermo», spiega il presidente e amministratore delegato Alessandro Talotta. Cercando di
semplificare al massimo, nel "Sicily Hub" Google disporrà propri apparati di gestione dei contenuti di rete.
L'azienda californiana potrà così gestire dalla Sicilia la mole di dati in arrivo da tutta l'area dell'Africa, del
Medio Oriente e dell'Asia, sfruttando questo nuovo Internet Exchange point cheè andatoa unirsi,a partire da
maggio, al ristretto numero di snodi che in Europa svolgono questa funzione: Marsiglia, Londra, Francoforte,
Amsterdam. «Ridurre le distanze rispetto al punto in cui si origina il traffico dati precisa Talotta significa
aumentare la velocità e ridurre il tempo di "latenza". Per quanto concerne il Sicily Hub parliamo di una
riduzione fra 20e 80 millisecondi». Sembra poco, ma in realtà si tratta di numeri rilevanti. Tanto più importanti
quando dall'altra parte ci sono transazioni online, servizi finanziari, anche la telemedicina, in cui ridurre al
minimo la latenza rappresenta un plus fondamentale.E smistare in Sicilia il traffico dati proveniente da Africa,
Medio Oriente, Asia permette di risparmiare chilometri preziosi. A ogni modo, al di là delle distanze e del
chilometraggio, c'è anche una strategicità dal punto di vista infrastrutturale del Mediterraneo e del Sicily Hub
che la scelta di Google mette ancora maggiormente in evidenza. Tra Palermo, Trapani, Mazara e Catania
oggi arrivano in Sicilia 16 cavi transcontinentali, di cui 10 di Sparkle: uno attraverso l'Atlantico raggiunge gli
Stati Uniti; due verso l'Africa con ingresso in Libiae in Tunisia; uno verso Malta; due verso il Mediterraneo
Orientale raggiungendo Israele, la Greciae la Turchiae quattro verso l'Estremo Oriente. È anche per questo
che proprio da qui, da questo snodo importantissimo che collega questi due mondi, parte una nuova sfida di
Telecom Sparkle che nel 2014 ha realizzato un fatturato di 1,24 miliardi di euro «e che nel 2015 conferma
buoni risultati sia sulla voce sia sui dati». Così, da operatore che faceva business solo con la costruzione di
infrastrutturee trasporto dati, la società guidata da Talotta sta progressivamente trasformandosi in un fornitore
di spazie servizi ad alto valore aggiunto. «Per quanto ci riguarda aggiunge l'ad di Telecom Sparkle puntiamo
ad avere il 1015% del nostro fatturato dai servizi di datacenter. Ricordo che in tutto il mondo il valore di questi
serviziè sui 30 miliardi di dollari». Un cambiamento che, comunque, non significa affatto abbandono
dell'attività core. «In America spiega Talotta abbiamo un polo importante. Siamo nella "top tre" fra gli
operatori che con le loro infrastrutture collegano il Nord e il Sud del continente. Nel medio lungo periodo
punteremo a consolidare la nostra presenza in Sud America». Per quanto riguarda l'Europa, il Medio Oriente
e l'Asia invece Sparkle partecipa al consorzio che sta realizzando il Sea Me We 5 (South East Asia-Middle
East- Western Europe): cavo in fibra ottica sottomarino di circa 20mila km, che unirà Singapore, Malaysia,
Indonesia, Thailandia, Myanmar, Bangladesh, India, Sri Lanka, Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Oman, Gibuti,
Yemen, Arabia Saudita, Egitto, Italiae Francia. «Sarà pronto per la metà del prossimo anno conferma Talotta
con l'arrivo del cavo in Sicilia».
IN SINTESI La società Sparkle (nella foto l'ad Alessandro Tallotta) è l'operatore internazionale del Gruppo
Telecom Italia e tra i primi dieci service provider internazionali a livello globale, offre usoluzioni dati, internet e
voce a carrier fissi e mobili, Isp, content provider, operatori multimedia e clienti corporate. Telecom Italia
Sparkle ha uffici e filiali in ben 39 paesi .
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Foto: .@An_Bion
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LA STORIA La scommessa di Netflix: così cambieremo la vostra tv ANTONIO DIPOLLINA AQUESTA ipotesi della rivoluzione televisiva loro non tengono affatto. Sono quelli di Netflix, colosso mondiale
della tv via Internet. Stanno per sbarcare in Italia, data imprecisata ma nella seconda metà di ottobre
dovremmo esserci. ALLE PAGINE 22 E 23 CON UN ARTICOLO DI AMERI Aquesta ipotesi della rivoluzione
televisiva loro non tengono affatto. Sono quelli di Netflix, colosso mondiale della tv via Internet.
Stanno per sbarcare in Italia, data imprecisata ma nella seconda metà di ottobre dovremmo esserci. I big
dell'azienda arrivano ogni tanto da noi, incontrano la stampa, ragguagliano, spiegano, fanno il punto. E da
ieri, per esempio, hanno speso un concetto preciso: «I nostri veri avversari siamo noi stessi nella capacità di
convincere il pubblico», e soprattutto «siamo complementari alle altre pay-tv»: aggiungendo che tutti loro
dedicano soltanto l'1 per cento del tempo a valutare quel che fa la concorrenza (qui Sky e Mediaset Premium,
che offrono da tempo servizi simili). Dietro, in un angolo, c'è il poster della campagna pubblicitaria italiana e
dice "Tesoro, sono a casa".
Un'ode alla stabilità della famiglia visto che chiunque, se ha Netflix, rimane a guardare tranquillo la tv senza
uscire in missioni a rischio. Forse.
L'approccio, insomma, sta diventando via via più prudente, e forse più razionale, rispetto a certe premesse
che volevano milioni e milioni di italiani pronti da domani a buttare all'aria vecchia tv, vecchia pay-tv e tutto
quello che veniva a tiro. Complementari: forse così ha un senso, sicuramente si capisce di più. Netflix è un
catalogo, il catalogo è questo.
TELESPETTATORI A VITA Niente live, niente news, niente sport, niente talk-show.
Il resto c'è tutto (e detta così c'è quasi da correre ad abbonarsi).
Netflix è la produttrice di serie gioiello come House Of Cards, oppure Orange is The New Black, ma in una
fase acerba del cammino e quindi sono state vendute alle pay-tv sul campo. Ma vengono promesse serie
prodotte in proprio e solo su Netflix in tempi brevi ( Narcos è un esempio), nulla si sa di produzioni italiane
vere e proprie che si mettano magari a fare concorrenza a prodotti come Gomorra (all'ipotesi, circolata nei
mesi scorsi, di una cosa su Mafia Capitale i manager replicano: «Non sappiamo proprio cosa sia»): quindi c'è
soprattutto il catalogo. Sterminato, di film, serie tv anglosassoni, cartoni animati di lusso, documentari al top
della produzione mondiale. Vuoi chiuderti due giorni in casa e guardare venti episodi di Breaking Bad? Con
loro è possibile ma soprattutto più semplice che con chiunque altro. Agli incontri-stampa troneggia sul muro
un tv gigante di ultimissima generazione, dentro c'è la schermata principale con l'offerta in sintesi e riquadri
sgargianti e sembra francamente il paradiso. A patto di passare il resto della propria vita a fare il
telespettatore. Ma ci sono anche vie di mezzo, nella vita medesima. FACILE COME YOUTUBE Serve
internet, un discreto, preferibilmente buono, meglio se buonissimo, collegamento in casa. Anche qui, toni
rassicuranti dai manager: «Se vedete youtube sul computer, allora vedrete anche Netflix».
In teoria un wifi all'altezza migliora le cose, anche se la ditta è provvista di un marchingegno detto "streaming
adattativo": ovvero il segnale si adegua alla banda di wifi che hai e fornisce il miglior livello video per le tue
possibilità. Poi serve una tv, le Smart Tv sono fatte apposta, oppure con un cavo vi colleghi il computer. O sul
computer. O ancora via Chromecast, chiavetta evoluta che riceve il segnale una volta innestata nel tv. O
ancora le console dei giochi, il lettore Blu-Ray, l'Apple Tv o anche lo smartphone. E chissà che altro, in teoria
è escluso dal servizio solo chi accende la tv col bottone, ha perso il telecomando da anni tra i cuscini del
divano e non lo trova più.
IL PRIMO MESE GRATIS Più che il quanto, vale il come. Ed è quello che differenzia Netflix dagli analoghi
servizi - Sky Go, Infinity, Sky On Line - della concorrenza. Chi usa Spotify o servizi simili per la musica sa già
come funziona.
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 42
Nessun abbonamento permanente, ci si attiva via Internet (un mese gratis di prova) e poi via con tre
modalità di abbonamento che sembrano confermate: a 7,99 euro per il servizio in qualità standard e su un
solo dispositivo, 8,99 euro per il servizio in full hd e su due dispositivi, 11,99 euro per l'altissima qualità 4K -
qualunque cosa sia - e su quattro tv, o altro, diverse. Ci si dis-abbona quando si vuole, in tempo reale.
Ma attenzione, Telecom e da ieri c'è anche l'annuncio di Vodafone ("abbonamenti offerti con i piani 4G e
Fibra") offriranno Netflix con offerte promozionali e probabilmente con qualche sconto importante. Ogni
abbonamento potrà avere cinque adesioni differenti - ovvero per i vari membri della famiglia, per esempio - e
personalizzati in base ai gusti: i capi del servizio spiegano che da loro lavorano soprattutto centinaia di
ingegneri alle prese con gli algoritmi che suggeriscono titoli e spunti in base ai gusti che hai dimostrato di
avere nei primi giorni di abbonamento.
LA SPECIFICITÀ ITALIANA Quelli di Netflix sono colossi veri a livello mondiale, hanno esportato la
streaming tv in parecchi Paesi ma il centro delle operazioni è assai americano.
L'impressione per ora è che si aggirino come marziani in una terra sconosciuta e di fronte alle obiezioni sul
Paese televisivo italiano (che negli anni è diventato una sorta di installazione ideata da un folle) ribattono
tranquilli: che problema c'è? Per esempio, su certi proclami del tipo «la tv generalista è morta e sparirà in
pochi anni» c'è da andarci molto cauti: in questa fase da noi sta succedendo esattamente il contrario, le pay-
tv si sono molto appassionate ai canali in chiaro, ne hanno comprati, vi stanno riversando parecchia
produzione prima a pagamento: e soprattutto da anni non scuciono un dato sugli abbonati paganti mentre
ogni giorno vantano gli ascolti dei programmi-top, ovvero il contrario della mission pay-tv.
Magari per Netflix tutto questo è un bene, ma la specificità italiana in campo televisivo - e comunque la
robusta concorrenza a base di SkyGo e Infinity che esiste già sul campo - sarà complicata da domare.
Per tacere poi dell'ipotesi vagheggiata di ulteriori arrivi di servizi simili in futuro, da Amazon a Apple,
immaginando il pigro telespettatore italiano pronto a scucire dieci euro al mese a chiunque prometta
meraviglie. Fantascienza, meglio andarci piano e intanto parte Netflix.
Puntando quindi sull'ipotesi che il famoso slogan «siamo complementari» risulti alla fine convincente e
convinca soprattutto il pubblico pagante.
I NUMERI
65 mlnGLI UTENTI NEL MONDO Netflix è già presente in 50 Paesi del mondo.
Dagli Stati Uniti (fondata nel 1997)ha iniziato a diffondersi a livello internazionale nel 2010.
2015: Nuova Zelanda, Australia, Giappone.
E ora Spagna e Italia
100 mlnLE ORE QUOTIDANE DI TV Tra show tv, serie e film, ogni giorno sono più di cento milioni le ore disponibili in
streaming offerte da Netflix, che ha già vinto 12 "Emmy" per i contenuti originali prodotti dalla società
americana
33 mldIL VALORE DI MERCATO In dollari. Tanto vale la società con sede a Los Gatos (California) fondata da Reed
Hastings (attuale ad e presidente) che conta 2.045 dipendenti e un utile netto di 17, 15 milioni
LE TARIFFE
STANDARD Qualità standard dell'immagine e possibilità di utilizzare soltanto un dispositivo alla volta: costerà
7,99 euro al mese (come in Europa) ULTRA HD Il "pacchetto" di abbonamento più caro a Netflix: possibilità di
streaming in full Hd e l'utilizzo fino a 4 dispositivi a 11,99 euro al mese 3FULL HD Per lo streaming dei
contenuti offerti da Netflix in modalità full Hd e con la possibilità di usare due dispositivi: 8,99 euro al mese
2002 La società viene quotata in borsa (Nasdaq, NFLX), conta 600mila abbonati negli Stati Uniti 2007 Offre il
ser vizio streaming, rendendo possibile guardare programmi e film dal computer 2012 produce la sua prima
serie di successo (" House of cards ") e si espande (Sudamerica e Nord Europa) 2015 Vince due Golden
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 43
globe per "House of cards" e "Fargo", continua a espandersi nel mondo
www.netflix.com.it www.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: 1997 Reed Hastings e Marc Randolph fondano Netflix come ser vizio di noleggio online di dvd
Foto: IL FONDATORE Reed Hastings, 54 anni, fondatore e attuale presidente di Netflix, società americana
che offre il più popolare servizio di streaming online e on demand
23/09/2015Pag. 1.22.23
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 44
LO SCENARIO Dove ci porta lo scandalo verde FEDERICO RAMPINI UN'AZIENDA tedesca. Con un forte azionista pubblico. Con un'influenza del sindacato nella gestione. La
truffa Volkswagen nella sua enormità ha diramazioni a 360 gradi. La débâcle non colpisce solo il
management incriminato per reati penali. Lambisce tutto il sistema Germania, incluso il governo tedesco che
forse sapeva, secondo Die Welt. Indebolisce la Merkel a due mesi dal vertice di Parigi sul cambiamento
climatico. < PAGINA DOVE l'Europa voleva presentarsi come prima della classe nella riduzione delle
emissioni. Travolge infine quell'idea di "capitalismo sostenibile" che non solo la Volkswagen ha cavalcato.
Senza arrivare necessariamente agli stessi crimini, molte multinazionali si vendono come "imprese verdi"
quando in realtà di verde hanno la pubblicità, le relazioni pubbliche, una patina retorica appiccicata sul
marketing.
Bugiardi matricolati, i dirigenti della Volkswagen hanno continuato ad esserlo anche dopo che i loro imbrogli
erano stati smascherati. L'Environmental Protection Agency (Epa), l'agenzia federale dell'ambiente, per un
anno li ha messi alle strette. Gli ispettori Usa avevano capito la frode, i veicoli truccati, che a loro mostravano
di essere regola mentre su strada inquinavano fino a 40 volte oltre i limiti consentiti. E i capi tedeschi
continuavano a minimizzare parlando di errore tecnico, mentre si trattava di inganno deliberato, consapevole,
sistematico. Poi quando hanno dovuto confessare, hanno mentito ancora: limitando lo scandalo a "sole"
500.000 vetture circolanti negli Usa, nella versione iniziale. Mentre in realtà sono 11 milioni i veicoli
potenzialmente truccati. Restando in America, rischiano di essere inadeguati i 6,5 miliardi di euro accantonati
sul bilancio Volkswagen per far fronte ai costi delle modifiche sulle auto più eventuali indennizzi e multe. È
stato stimato in base alle regole Epa che le sole multe potrebbero arrivare a 18 miliardi di dollari. Non
stupisce il crollo del 35% in Borsa. In quanto alle altre case automobilistiche, soprattutto europee, l'effetto
domino che ha fatto scendere i loro titoli ha due interpretazioni. Da una parte le voci secondo cui l'indagine
Epa non si fermerebbe alla Volkswagen. D'altra parte questo scandalo intacca la credibilità del cosiddetto
"diesel pulito", esportato soprattutto dagli europei.
Si sentono fare analogie con le malefatte dei banchieri di Wall Street nel 2008. Il paragone con la finanza
tossica è eccessivo, se guardiamo alle conseguenze globali: la speculazione sui mutui subprime provocò una
recessione gravissima in tutto l'Occidente. Il paragone però contiene due allusioni. In primo luogo, oggi dalla
Germania si sente dire che anche tra le case automobilistiche ci fossero complicità, omertà e collusioni come
tra i big della finanza. In secondo luogo, il crac sistemico del 2008 rivelò che il cosiddetto "modello renano"
era una bufala. La Deutsche Bank aveva scimmiottato le banche americane, con gli stessi eccessi. Quella
visione etica dell'economia che spesso si associa ad Angela Merkel ricevette un duro colpo quando i
banchieri di Francoforte vennero presi con le mani nella stessa marmellata. Ora tocca alla Volkswagen con
l'aggravante che tra i suoi azionisti c'è una Regione, e nel consiglio di vigilanza siedono i sindacalisti
metalmeccanici. Ne esce bene Barack Obama.
E non solo nei confronti della Germania. Il colpo dell'Epa è una rivincita per il presidente.
L'agenzia dell'ambiente ha nemici potenti qui in America.
L'industria fossile, ovviamente.
E la destra repubblicana, negazionista sul cambiamento climatico, ha fatto di tutto per indebolire l'Epa,
contrastarne l'azione, tagliarle i fondi. La destra di oggi dimentica che fu un presidente repubblicano, Richard
Nixon, a creare l'Epa. Ma era il 1970, i repubblicani di allora non avevano iniziato la deriva verso posizioni
sempre più estreme. Oggi l'Epa, a sentire i comizi di candidati alla nomination repubblicana per la Casa
Bianca, sarebbe un covo di ambientalisti radicali, nemici dell'industria e dello sviluppo.
Appena pochi giorni fa Obama ha stretto un patto di ferro col governatore della California Jerry Brown.
Quest'ultimo, nel mezzo di una siccità secolare e di incendi spaventosi, ha lanciato un piano ambizioso per
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tagli più massicci alle emissioni di CO2. Al vertice di Parigi sull'ambiente la delegazione americana avrà
qualche motivo di soddisfazione, quella tedesca no.
www.volkswagen.com www.epa.gov PER SAPERNE DI PIÙ
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L'ANALISI La gioia maligna degli avversari ANGELO BOLAFFI ITEDESCHI sanno bene di che si tratta visto che nella loro lingua c'è un termine, Schadenfreude,
praticamente intraducibile in altra lingua, che esprime quello che si prova dinnanzi allo scandalo Volkswagen:
la "gioia maligna" che gode delle disavventure e delle disgrazie altrui. Non solo: con una improvvisa capriola
l'accadere degli eventi si diverte a sorprenderci. < PAGINA LA GERMANIA che aveva svolto nei mesi scorsi il
ruolo del "grande accusatore" si è trovata sul banco degli imputati nello stesso giorno in cui Tsipras il "grande
accusato" (e con lui la Grecia) sembra forse esserne uscito. Che poi a far scoppiare negli Usa lo scandalo sia
stato un impegnato ambientalista che risponde al nome di John German aggiunge alla vicenda un tono di
farsesca ironia visto che la Germania si è sempre vantata non solo di saper costruire (e vendere) le migliori
macchine del mondo. Ma anche di essere la "coscienza ecologica" d'Europa e quindi dell'intero pianeta. Il
grande imbroglio scoperto in America per truccare i dati di emissione delle sostanze inquinanti delle auto
diesel prodotte dalla Volkswagen è un colpo al cuore al "modello tedesco" del quale l'affidabilità degli
standard produttivi e delle garanzie delle tecnologie applicate costituisce assieme alla "economia sociale di
mercato" e alla Sozialpartnerschaft una componente decisiva. Certo è molto forte la tentazione di vedere in
questo scandalo una perfida nemesi che punisce il Paese che si sarebbe reso colpevole nei momenti difficili
della crisi finanziaria d'Europa di un imperdonabile peccato di hybris. O addirittura di rallegrarsi dinnanzi al
frantumarsi del mito della perfezione tedesca, alla metamorfosi di una Germania sempre meno teutonica e
sempre più mediterranea. Come conferma l'ennesimo stop dei lavori di quella storia infinita che è diventata la
costruzione del nuovo aeroporto di Berlino.
Ma non credo che questo tipo di lettura che potremmo definire di "neoqualunquismo europeista" porti molto
lontano: scoprire che la principale industria tedesca abbia imbrogliato non può e non deve diventare un
comodo alibi per le altre nazioni o industrie europee. Non può trasformarsi in una sorta di generale
"pareggiamento dei conti", in una specie di notte in cui "tutte le vacche sono grigie". Per chi abbia davvero a
cuore le sorti d'Europa dovrebbe esser chiaro che il danno provocato dal management di Wolfsburg va ben
oltre i confini tedeschi e colpisce l'intera Europa visto che dopo il grande sogno di portare pace al Vecchio
continente oggi si tratta di costruire una Europa-potenza capace di affermare i suoi valori e le sue conquiste
economiche e sociali nella sfida con gli Stati-continente del mondo globale. Si indebolisce l'Europa, dunque,
non solo truccando i conti come ha fatto la Grecia ma anche truccando le macchine e inquinando l'ambiente.
Nei prossimi giorni sapremo (forse) di più su come è stato possibile che i produttori tedeschi abbiano pensato
di poter eludere il controllo delle autorità americane e abbiano sottovalutato l'enorme rischio finanziario e
d'immagine. Sapremo (forse) perché questo scandalo sia venuto alla luce nella imminenza di un
prolungamento del contratto dell'amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn detto "Wiko".
E questo proprio nei giorni in cui a Francoforte si svolgeva la Iaa, la più grande rassegna automobilistica del
mondo. E sapremo (forse) se tutto questo ha a che fare con lo scontro mortale avvenuto nei mesi scorsi al
vertice della casa automobilistica. Scontro che si era concluso con la vittoria di Winterkorn e con la sconfitta
di Ferdinand Piëch, nipote del mitico Ferdinand Porsche. Quello che comunque già sappiamo è che questo
scandalo è un duro colpo per l'intera classe manageriale tedesca ma anche per la classe politica di quel
paese. Lo è per la Spd che prima con Helmut Schmidt e poi con Gerhard Schroeder, l'ultimo cancelliere
socialdemocratico (del quale in questi giorni è apparsa una monumentale biografia) aveva costruito il mito del
"modello tedesco". E avuto uno dei suoi principali elementi di forza proprio in una "relazione particolare" con il
mondo dell'industria automobilistica tedesca. Ma lo è anche per la Cdu e la sua concezione ordo-liberale
dell'economia secondo la quale tocca allo Stato controllare e nel caso imporre il rispetto delle regole che
altrimenti il "libero mercato" tende sistematicamente a violare. Ma soprattutto lo è per la Cancelliera Merkel
che nelle scorse settimane durante la crisi dei profughi pure si era mostrata capace di assumere un ruolo di
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leadership. Proprio chi giudica essenziale, e chi scrive è tra questi, un ruolo egemonico in senso gramsciano
della Germania nel processo di costruzione di una Europa unita deve pretendere che tutta la classe dirigente
tedesca faccia completa luce su quanto accaduto. Il rispetto delle regole non è una strada a senso unico. Non
vale solo per gli altri ma anche e soprattutto proprio per la Germania.
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I costruttori. Dieci milioni e mezzo di veicoli truccati circolano fuori dall'America: lo scandalo è mondiale. D'orain poi potrebbero essere incentivate le produzioni ibride ed elettriche È l'Europa più degli Usa il centro della frode addio al diesel pulito L'Acea: "Con la nuova normativa Euro 6 i test delle emissioni non saranno fatti in laboratorio ma in tutte lecondizioni di guida" PAOLO GRISERI ÈPRATICAMENTE certo che ci sia di mezzo il mercato europeo. Quello più importante per Volkswagen
perché comprende la Germania. E se negli Usa le radici quacchere impediscono di perdonare facilmente gli
ingannatori, nella Germania luterana le cose non vanno meglio. Il coinvolgimento dell'Europa è
inevitabilmente suggerito dalla matematica: Vw vende negli Usa poco più di 500 mila veicoli all'anno. Il
software che dopava i risultati è stato inserito nei primi modelli a partire dal 2009. Se anche tutte le auto
vendute in Usa fossero state truccate, al conto mancherebbero la metà degli 11 milioni che la stessa casa di
Wolfsburg ha ammesso ieri, con un comunicato ufficiale, di aver taroccato negli ultimi cinque anni. Ma non è
così. Perché l'Epa, l'ente di controllo statunitense, afferma di aver calcolato in 482 mila le auto tedesche
truccate.
Dunque gli altri 10,5 milioni di vetture con il software truffaldino sono "worldwide", come scrive il comunicato
ufficiale. Lo scandalo Volkswagen è mondiale.
Ieri pomeriggio l'Acea, l'associazione dei costruttori di automobili europei, non ha voluto entrare nel merito di
una vicenda che coinvolge il suo principale associato. Ma ha voluto ricordare che con la nuova normativa
Euro6 «presto si richiederà per la prima volta che i test delle emissioni non vengano fatti in laboratorio ma in
tutte le condizioni di guida». Ciò che, pare di capire, eviterebbe il rischio di far scattare il software che
riconosce il test dal fatto che l'auto si trova sui rulli e che il volante non viene toccato. E proprio ieri da
Wolfsburg è giunta la rassicurazione che sui nuovi modelli con motore diesel Euro 6 il software incriminato
non è stato montato e che dunque si tratta di veicoli sicuri.
I concorrenti di Volkswagen si guardano bene dal cantare vittoria. Un po' perché il clamoroso scivolone del
numero uno europeo ha finito per deprimere pesantemente i titoli di tutti: Fca ha perso ieri il 6,21, Peugeot
l'8,76, Renault il 7,12, Mercedes il 7,02. La seconda ragione che suggerisce prudenza è che lo scandalo ha
finito per riaccendere i riflettori sulla questione delle emissioni inquinanti e finirà inevitabilmente per
rinfocolare la polemica tra Bruxelles e i costruttori sui limiti imposti dall'Ue. Per anni le case costruttrici hanno
chiesto che l'Europa fosse più larga di manica. Soprattutto perché le case tedesche, produttrici di auto di
cilindrata medio-alta rischiavano di pagare a caro prezzo le nuove norme. Contro il tentativo tedesco di alzare
i limiti intervenne due anni fa l'allora ministro dell'ambiente Andrea Orlando. Oggi le norme europee sono assi
più rigide di quelle degli Usa e questo spiega perché lo scandalo è globale: non avrebbe avuto senso
inventare un software che abbassa le emissioni negli Usa, dove i limiti sono più alti, e non in Europa dove
sono più severi. In America Gm, Toyota e Chrysler si sono affrettate a dire che sui loro veicoli «non ci sono
apparecchiature irregolari». Dunque niente sotware truffaldino. Ma la vera domanda è ormai quella su chi
uscirà vincitore da questo terremoto. Diversi analisti si sono affrettati nelle prime ore dello scandalo a dare
per morta la scommessa sul diesel pulito.
E' infatti probabile che lo scandalo finisca per accelerare le due strade oggi più gettonate per abbattere
pesantemente le emissioni: l'ibrido e il full electric. Nell'ibrido Toyota è certamente stata il battistrada anche
se diversi altri costruttori l'hanno seguia. L'elettrico totale è invece la scommessa di brand come Audi (gruppo
Volkswagen) che al recente Salone di Francoforte ha promesso ulteriori accelerazioni: «Pensiamo di
presentare già nel 2018 un modello totalmente elettrico», ha annunciato Luca De Meo. Una possibilità
subordinata alla installazione di colonnine di nuova generazione sulle autostrade tedesche. Colonnine in
grado di abbattere notevolmente il tempo di ricarica e di renderlo compatibile con le normali esigenze di
viaggio. Per queste ragioni i costruttori sono prudenti. Perché non tutti sono immediatamente pronti al
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cambiamento e il salto della fase del diesel di ultima generazione potrebbe finire per spiazzare diverse case.
Paradossalmente potrebbe proprio essere la divisione elettrica del gruppo di Wolfsburg ad avvantaggiarsi nel
dopo crisi. Ma dovrà superare la montagna di sfiducia che oggi imcombe sul gruppo e dovrà mantenere gli
investimenti nonostante la batosta economica che si abbatterà sui conti, tra maxi multa e minori vendite.
I PUNTI FUORI DAGLI USA Circa 10,5 milioni di veicoli Vw truccati circolano fuori dagli Stati Uniti, dove
sono state calcolate 482 mila auto tedesche con il software truffaldino LIMITI AGLI INQUINANTI Le norme
Ue sono più rigide di quelle americane e tutti gli anni i costruttori hanno cercato di convincere la Ue ad alzare
i limiti. Adesso sarà difficile per loro insistere GM, TOYOTA E CHRYSLER Le tre case automobilistiche si
sono affrettate a chiarire che sui loro veicoli non ci sono apparecchiature irregolari come quella di Vw
I limiti di emissioni di CO2 nel mondoGIAPPONE 2020 105UE 2020 95CINA 2020 117 USA UE CINA GIAPPONE Grammi di CO2 per chilometro FONTE: ICCT USA 2025 107
www.acea.be www.welt.de PER SAPERNE DI PIÙ
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INTERVISTA THOMAS SCHMID "Il nostro governo deve sentirsi corresponsabile con la sua golden share" (a.t.) WOLFSBURG. «È un colpo durissimo a un simbolo della Germania, e senza giudizi morali mi rammenta
come è nata Volkswagen, azienda dal passato non del tutto incolpevole: nacque come idea del Reich,
"comunità di lavoro"».
Thomas Schmid, ex direttore della "Welt" ed editorialista di punta dei media tedeschi, non nasconde il suo
allarmato sconcerto. Che peso ha lo scandalo per l'immagine del sistema Germania? «Ha un peso
devastante. Crea problemi anche alla costruzione dell'Europa politica. Per amara ironia, mi viene in mente
che poco lontano da Wolfsburg nacque Hoffmann von Fallersleben, autore dei versi del nostro inno
nazionale. Forse nessun'altra azienda come la Volkswagen è stata il simbolo della rinascita postbellica
dell'industria tedesca: un'industria attendibile, seria, sinonimo di qualità e di concertazione, in una giovane ma
forte democrazia. Adesso riparare il danno sarà difficilissimo. Nessuno poteva aspettarselo, ma da
un'azienda e da un sistema-Paese privo di strutture criminali è nato un sofisticato sistema di truffa
organizzata. Anzi, proprio dall'azienda simbolo della tecnica attendibile e dell'uso responsabile, ecologico, di
ogni tecnologia. Scelta tanto più folle in quanto anche prima dello scandalo, Vw aveva difficoltà sul mercato
Usa».
E simbolo anche della concertazione: c'è del marcio anche là? «La concertazione è un cardine del sistema
tedesco, ma in passato recente, proprio in Volkswagen si è visto che può anche diventare un po' complicità,
fino a viaggi di piacere di ogni tipo in Sudamerica pagati dall'azienda. La concertazione è valore costitutivo
giusto nello spirito della nostra Costituzione. Diverso se riprende l'idea di comunità nazionale e di lavoro che
fu propria del nazionalsocialismo». La macchia nera del caso Volkswagen è contagiosa per tutto il sistema
Germania, anche per le altre grandi aziende global player tedesche? «Al momento non ancora, o non tanto.
Però deve essere fatta piena luce al più presto. È agghiacciante per noi tedeschi doversi domandare perché
una tale energia criminale sia nata in un'azienda simbolo del nostro Paese». Volkswagen è azienda
semipubblica: che conseguenze? «Serie. Appunto, lo scandalo non ha colpito i big privati come Bmw o
Mercedes. Il potere politico è presente con la sua golden share, deve sentirsi corresponsabile. Anche del
fatto che l'obiettivo di divenire numero uno mondiale sorpassando Gm e Toyota, iperambizioso anche prima,
oggi sembra drammaticamente più lontano».
Foto: Thomas Schmid
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 51
Fisco, concesse nuove rate a chi ritarda i pagamenti Evasione, pene piùleggere Via libera a 5 decreti. Non punito chi estingue il debito con l'erario Sì al monitoraggio annuale del tax gap edelle agevolazioni In Italia vi lamentate ma restate un paese ricco. Molti però votano per populisti e radicaliperché la ripresa è lenta Il governo elimini tutti i sussidi a partire da agricoltura ed energie rinnovabili. Siatassato invece l'uso del carbone ROBERTO PETRINI ROMA. Taglia il traguardo, ad un anno e mezzo dal varo avvenuto nel marzo del 2014, la delega fiscale:
ultima novità un aiuto ai contribuenti in difficoltà con una riaperture dei termini di rateizzazione fino a sei anni.
Ma entrano in vigore anche le nuove sanzioni penali «alleggerite» per chi fa dichiarazione infedele e
fraudolenta attraverso artifici, viene quintuplicata la soglia di non punibilità per l'omesso versamento Iva che
passa da 50 a 250 mila euro. Chi estingue il debito con il fisco prima del dibattimento, e ha fatto il
ravvedimento operoso, potrà evitare la sanzione penale.
Ieri il consiglio dei ministri ha varato l'ultimo pacchetto definitivo (dopo il doppio passaggio parlamentare)
composto da cinque decreti con misure che riguardano i rapporti con il cittadino (riscossione, contenzioso e
Agenzia delle entrate) e l'evasione (riduzione delle sanzioni e monitoraggio annuale del tax gap). Nel corso
dell'ultimo anno era stata varata la semplificazione (con il 730 telematico e la fatturazione elettronica), le
commissioni censuarie, la certezza dell'abuso di diritto, la tassazione dei tabacchi. Restano fuori la riforma
del catasto, che Renzi bloccò nei mesi scorsi per evitare un aumento delle tassazione ma che potrebbe
sempre rispuntare con l'intervento sulla Tasi, e la disciplina dei giochi.
Tra le principali novità inserite dal governo, che ha recepito le richieste del Parlamento, c'è la riapertura dei
termini per la rateizzazione delle imposte, per i contribuenti che non sono stati in grado di rispettare i
precedenti piani di pagamento dei tributi. In particolare, la nuova disposizione stabilisce che le somme non
ancora versate, oggetto di piani di rateazione da cui i contribuenti siano decaduti nei 24 mesi antecedenti
all'entrata in vigore del decreto, possono essere oggetto di un nuovo piano di rateazione, ripartito fino a un
massimo di 72 rate mensili.
Sul versante delle sanzioni penali il decreto conferma un sostanziale alleggerimento con l'elevazione delle
soglie di non punibilità in termini percentuali e in valore assoluti .
Il reato centrale, di fatto una frode fiscale, diventa la dichiarazione fraudolenta mediante artifici, spostando
l'obiettivo sulla «catena fraudolenta», sui comportamenti, su dolo e intenzioni, piuttosto che sul dato
oggettivo: per essere puniti (fino a sei anni di reclusione) l'imposta evasa deve superare i 30 mila euro e
l'ammontare imponibile non dichiarato deve essere almeno di 1,5 milioni (prima era 1 milione) mentre le poste
gonfiate devono essere superiori al 5 per cento dell'imposta dovuta.
La semplice dichiarazione infedele (da 1 a tre anni di reclusione) viene dunque in parte depenalizzata dato
che si può incappare nel reato anche senza esplicita intenzione. Viene elevata dunque la soglia di non
punibilità (tre volte più alta di quella attuale sale da 50 a 150 mila euro) e per incappare nel reato l'ammontare
sottratto all'imponibile deve superare i 2 milioni oppure stare entro un margine di tolleranza del 10 per cento
rispetto alla corretta valutazione degli attivi. Trattamento più morbido anche per l'omesso versamento dell'Iva:
la soglia di non punibilità viene quintuplicata passando da 50 a 250 mila euro. Attenzione tuttavia allla
distruzione di documenti: costa 6 anni di reclusione. Prevista anche una forma di non punibilità penale per chi
estingue il debito con il fisco. Potrà farlo chi ha fatto omesso versamento dell'Iva o delle ritenute (cioè ha
dichiarato la verità ma non ha pagato): può evitare il penale se paga prima dell'apertura del dibattimento. Il
secondo caso riguarda dichiarazione infedele e omesso versamento: chi ha fatto il ravvedimento operoso,
prima del successivo anno di imposta e ha pagato tasse e sanzioni, e non ha ricevuto accertamenti, può
evitare il penale. Situazioni, spiega la Relazione tecnica, in cui emerge la «spontanea resipiscenza del
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contribuente» e dunque lo Stato rinuncia alla pena.
1RATE CON IL FISCO Si riapre la finestra per i contribuenti che non sono riusciti a rispettare i precedenti
piani di pagamento dei tributi. Sarà possibile rateizzare le imposte fino a 72 mesi, sei anni 2MONITORAGGIO
L'evasione fiscale, il cosiddetto tax gap che ammonta attualmente a 91 miliardi, sarà oggetto di un rapporto
annuale.
Saranno passate ai "raggi x" anche le agevolazioni fiscali CATASTO La riforma del catasto contenuta nelle
legge delega resta fuori dai provvedimenti attuativi. Come pure attendono una riforma il sistema dei giochi e il
comparto dell'ippica MENO SANZIONI PENALI Soglie più alte di imponibili e imposte evase per incappare nei
reati di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, dichiarazione infedele e omesso versamento dell'Iva
PATTO EVITA-MANETTE Chi paga il debito con il fisco prima del dibattimento e ha fatto un ravvedimento
operoso, con sanzioni e intessi, può evitare il procedimento penale
Indebitamento netto Saldo primario Interessi Indebitamento netto strutturale (al netto di congiuntura e una
tantum) Debito pubblico (al lordo prestiti esteri) Debito pubblico (al netto prestiti esteri) Variazione strutturale
Foto: AL LAVORO Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è impegnato nella messa a punto della legge
di Stabilità da presentare entro il 15 ottobre
Foto: ESODATI Presidio degli esodati davanti all'Economia: secondo la Commissione Lavoro 26mila possono
essere salvati subito con i risparmi già disponibili.
Domani audizione di Padoan e Poletti
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 53
IL PUNTO Il governo frena sul ritorno della Robin tax ma le imprese non si fidano Guidi: "Sull'energia regole da rivedere. Bene Terna e Gme per allineare i prezzi all'Ue" LUCA PAGNI MILANO. «Ci mancava solo una nuova tassa, come se il settore in questo momento non avesse abbastanza
difficoltà. Ora speriamo che le smentite non siano solo di rito». Non l'hanno presa bene: le principali società
del settore energia si schierano contro una possibile reintroduzione della Robin Hood Tax, l'imposta che si
era inventato nel 2008 l'ex ministro Giulio Tremonti. Una tassa destinata a colpire le società del settore
energia, con la scusa che per anni hanno fatto utili e hanno distribuito ricchi dividendi ai soci, ma dichiarata
incostituzionale nel febbraio scorso. Per la Consulta non era stato corretto da parte del Governo aumentare
l'aliquota dell'Ires soltanto per le società di un determinato settore. Ma siccome nel periodo 2009-2013 la
Robin Tax aveva fruttato qualcosa come 4,8 miliardi alle casse dello Stato, la Corte aveva allo stesso tempo
disposto che gli effetti della sentenza non sarebbero stati retroattivi.
La possibilità di una riproposizione è stata ventilata dal Sole24ore nel giorno in cui Confindustria, proprietaria
del quotidiano finanziario, ha presentato le sue proposte per la riforma del settore energia a vent'anni
dall'avvio del processo di liberalizzazione. Il sottosegretario Claudio De Vincenti ha escluso il ritorno
dell'imposta, mentre il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi,ha condiviso il bisogno di una ampia
ristrutturazione chiesta dagli imprenditori. Perché, ad esempio, la bolletta energetica è diventata meno cara
per le grandi imprese e per le famiglie con i consumi più bassi. Mentre Pmi e utenze residenziali con consumi
più elevati pagano molto più di quanto sia la media Ue. E se da un lato il prezzo della bolletta energetica
nazionale è sceso grazie al lavoro di ammodernamento della rete di Terna e del Gme per allineare i prezzi
all'Europa, dall'altra i consumatori pagano ancora ritardi strutturali. Come ha denunciato sempre ieri il
presidente dell'Autorità per l'energia, Guido Bortoni, secondo il quale mentre soltanto un 2% di contatori
elettrici non è ancora telegestito, per il gas è il contrario i contatori elettronici sono l'1% del totale.
Foto: IL MINISTRO Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo economico, punta a far scendere il prezzo
dell'energia
23/09/2015Pag. 26
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 54
L'INTERVISTA/ DEIRDRE MCCLOSKEY, ECONOMISTA DELLA SCUOLA DI CHICAGO "I vincoli sul lavoro creano povertà" ANDREA GRECO MILANO. «I governi europei dovrebbero togliere le leggi che imbrigliano il lavoro e dare l'opportunità a
migranti e rifugiati di realizzare i loro obiettivi di migliorarsi. Così sprigionerebbero energie per l'economia: le
stesse che si libereranno quando le borghesie di India e Cina riusciranno a far studiare i figli, con innovazioni
che ci arricchiranno tutti». E' un pensiero liberista secco quello dell'economista Deirdre McCloskey, affinato in
una vita di studi, analisi dati e docenze tra l'università di Chicago e tante altre. Si definisce «cristiana
libertaria, non come papa Francesco che è cattolico socialista». E' a Milano discute all'Istituto Bruno Leoni di
Just a Great Free Lunch (Un grande pasto gratis), dibattito sul capitalismo, «l'unico modo per accrescere le
condizioni di vita di poveri e lavoratori. Lo dicono i numeri». Quali? «Nel 1800 il reddito pro capite mondiale a
valori costanti era 3 dollari al giorno.
Oggi è 33 dollari. In Italia vi lamentate ma siete ricchi: da 3 dollari siete ora a 90, vicino ai 120 degli Usa. Nel
complesso il mondo ha decuplicato il reddito. Un grande arricchimento collettivo reso possibile non certo dalle
riforme e misure dei governi». Perchè tra gli europei prevalgono invece le paure? «La gente stima ormai il
valore della sicurezza sopra a quello della libertà, che sembra pronta a sacrificarle. Nel libro Bourgeois
Equality (esce ad aprile, ndr) lo chiamo Bismarckian deal: fu il cancelliere tedesco a inventare il welfare che
dava agli individui protezione totale. Ma può trasformarsi in estorsione se un governo protegge troppo e male.
Dovremmo insegnare alle persone a preferire la libertà alla sicurezza: malgrado i rischi che comporta, nel
lungo termine conviene. Prendiamo i migranti: persone straordinariamente coraggiose venute da luoghi ostili
solo per lavorare e avere una vita migliore. Ma molti governi glielo vietano, e gli imprenditori non li assumono
perché poi è difficile licenziarli. Queste leggi contro il lavoro, e altre che lo ingabbiano come quella sul salario
minimo, sono un grave problema, che può in ultima analisi agevolare i populismi».
Ma i governi, oltre a levarsi di mezzo, non possono far niente di buono? «Se dicessi che il luogo dove
decidere che tipo di innovazione avere in Italia è il Parlamento mi dareste della pazza: ma è quanto avviene.
Il governo italiano, come tutti gli altri, dovrebbe limitare al minimo la sua azione: evitare di individuare i
"vincitori" della gara competitiva, eliminare ogni sussidio iniziando da agricoltura e rinnovabili, tassare l'uso
del carbone». La domanda di governo però è crescente: Tsipras rivince le elezioni, a Londra il radicale
Corbyn guida il Labour ...
«Dalla Grecia alla California la politica è simile. La gente è molto ansiosa e vota i populisti o i radicali perché
la ripresa dalla recessione è lenta. Non credo comunque Corbyn durerà, perché propone ricette che non
possono funzionare. Come ha fatto Tsipras prima di cambiare rotta».
Foto: L'economista Deirdre McCloskey
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L'INTERVISTA DEL PRESIDENTE AL WALL STREET JOURNAL IN OCCASIONE DELLA VISITAUFFICIALE NEGLI STATI UNITI Xi Jinping: Cina avanti tutta con i programmi di riforma Il pil? Non mi preoccupa: un +7% è suffi ciente. Lo yuan? Diventerà una valuta di riserva Charles Hutzler (Hutzler alle pagine 2 e 3) Alla vigilia della prima visita di Stato ufficiale negli Stati Uniti, il presidente cinese Xi
Jinping ha fornito delle risposte in forma scritta a una serie di domande inviate dal Wall Street Journal.
Domanda. Sotto la sua guida, la Cina ha promosso molto attivamente nuovi regimi economici. La Asian
Infrastructure Investment Bank è stato un traguardo notevole. State cercando di spostare il baricentro della
governance globale dagli Stati Uniti verso di voi? Risposta. L'Asian Infrastructure Development Bank (Aiib) è
stata istituita soprattutto come risposta alla necessità dei Paesi asiatici di promuovere le infrastrutture e ai
propri desideri di ulteriore cooperazione. Secondo la Banca Mondiale e la Asian Development Bank, tra il
2010 e il 2020 il deficit finanziario annuo per lo sviluppo infrastrutturale del continente sarà circa 800 miliardi
di dollari. La Aiib farà fronte a questa carenza, ed è pertanto accolta con favore sia dai Paesi asiatici, che
dall'intera comunità internazionale. Ma visto che il gap da colmare è ingente, è ovvio che la Aiib da sola non
può farcela. In quanto agenzia multilaterale per lo sviluppo aperta, si integrerà con altre istituzioni analoghe.
Oltre ai Paesi asiatici, altri Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna sono entrati nell'Aiib. La Cina
invita gli Stati Uniti a unirsi a loro. E questa è la posizione tenuta fin dall'inizio. Non credo che alcun Paese
possa ridefinire la governance globale a proprio favore. Il miglioramento dell'architettura globale dovrebbe
essere deciso da tutti i Paesi. Con l'avvicinarsi del summit delle Nazioni Unite in commemorazione del 70°
anniversario, la Cina è pronta a collaborare con tutti gli Stati membri per costruire un nuovo tipo di relazione
internazionale basata su una cooperazione vantaggiosa per tutti, migliorare l'architettura globale dei rapporti
fra Stati. D. La Cina gioca un ruolo sempre più incisivo in molte aree, dal Medioriente all'Africa fino alla
penisola coreana. Dove gli interessi della Cina divergono da quelli degli Usa? Cosa pensate dell'accordo sul
nucleare con l'Iran? Siete preoccupati dalle ambizioni in tal senso della Corea del Nord? R. La risoluzione
politica della questione del nucleare in Iran è un risultato importante per la comunità internazionale, e Cina e
Stati Uniti si sono impegnati molto per renderlo possibile. I nostri approcci hanno funzionato bene. In futuro, la
Cina collaborerà con le parti coinvolte per garantire che l'accordo sia pienamente attuato. Sul tema della
denuclearizzazione della penisola coreana la nostra posizione è ferma e ben definita. Tuttavia, riteniamo che
la denuclearizzazione, la pace e la stabilità dell'area vadano perseguite con mezzi pacifici. La situazione
attuale è complessa e delicata. La Cina si terrà strettamente in contatto con gli Stati Uniti e le parti interessate
per affrontare in modo adeguato le questioni relative alla penisola. D. Tra i primi slogan lanciati all'inizio del
suo mandato c'è quello del sogno cinese, che ha fatto presa nel Paese ricordando il sogno americano. Nei
suoi discorsi, ha affermato che il sogno cinese è la costruzione di una nazione solida anche militarmente. Che
similitudini e che differenze vede tra il sogno cinese e quello americano? R. Il sogno cinese è
sostanzialmente rendere migliore la vita del popolo, e penso che dovremmo approcciare questo progetto da
due angolazioni: storia e realtà. A partire dalla Guerra dell'Oppio nel 1840, la Cina ha attraversato un secolo
di agitazione sociale, aggressioni straniere e sofferenze causate dai vari conflitti. Tuttavia in questo periodo
difficile la nostra gente è rimasta in piedi e ha lottato tenacemente per un futuro migliore: non ha mai smesso
di aspirare al sogno a lungo bramato. Per comprendere la Cina di oggi è necessario cogliere appieno la
profonda sofferenza che la nazione ha subìto fin dall'inizio dell'epoca moderna e l'impatto profondo di tale
sofferenza sul pensiero. Per questo consideriamo il grande rinnovamento della nazione come il maggiore
sogno dell'epoca moderna. Il sogno cinese è quello di ogni cittadino. Non è un'illusione, né uno slogan. Il
sogno cinese è radicato nei cuori del popolo. Evidentemente, a causa di differenze storiche nella cultura e nel
grado di sviluppo, Cina, Stati Uniti e altri Paesi possono non condividere questa aspirazione. Ma i sogni di
varie persone, seppure diversi, sono fonti di ispirazione, e tutti questi sogni creano notevoli opportunità per la
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Cina e gli Usa, come anche per gli altri Paesi, di avviare una cooperazione. D. Le relazioni tra i due Paesi
sono messe a dura prova da questioni come le isole artificiali cinesi nel Mar cinese meridionale, le accuse di
spionaggio informatico, le lamentele delle imprese americane per le normative parziali. Negli Usa c'è chi
chiede una nuova politica di contenimento contro la Cina. Cosa risponde? R. Le Isole Nansha sono parte del
territorio cinese fin dall'antichità, e lo provano evidenze storiche e legali. Lo sviluppo e il mantenimento di
infrastrutture da parte della Cina in alcune delle isole e delle baie da noi presidiate nelle Nansha non ha
impatto o comunque non prende di mira nessun altro Paese. Tali infrastrutture sono state costruite per
migliorare il lavoro e le condizioni di vita del personale cinese che opera nel trasporto marittimo, agevolare la
fornitura di beni e servizi, e difendere meglio la libertà e la sicurezza di navigazione in quel tratto di mare.
Quanto alla sicurezza informatica, la Cina la prende molto seriamente ed è vittima dell'hacking. Il governo
non è stato coinvolto nel furto di segreti aziendali, né incoraggia o sostiene le società cinesi a impegnarsi in
simili pratiche. Il furto informatico di segreti aziendali e gli attacchi di hacker contro le reti governative sono
illegali; questi atti sono reati penali e dovrebbero essere puniti ai sensi della legge e delle convenzioni
internazionali. Cina e Stati Uniti condividono le stesse preoccupazioni sulla sicurezza informatica. Siamo
pronti a cooperazione di più con la controparte americana. D. L'espansione degli interventi militari promossi
dalla Cina preoccupa Washington e ha turbato alcuni governi nella regione. Ci spieghi le vostre intenzioni. Le
alleanze degli Stati Uniti in Asia fanno sentire Pechino meno sicura? R. La Cina ha sempre perseguito una
politica difensiva nella sua natura e una strategia militare caratterizzata dalla difesa attiva. Rafforzando la
nostra difesa e strategia militare non stiamo facendo alcun tipo di avventurismo. Non ci è mai passato per la
mente. La Cina non ha basi militari in Asia e le sue truppe non stazionano fuori dei confini nazionali. La Cina
è un Paese enorme e occupa un vasto territorio su terra, mare e nello spazio, con frontiere molto lunghe.
Abbiamo bisogno di adeguati investimenti nella difesa e di mantenere le truppe a un livello appropriato. Ma
per dimostrare la determinazione della Cina a salvaguardare pace e sviluppo, ne ho annunciato non molto
tempo fa un taglio di 300.000 unità. La Cina si è da tempo impegnata a non praticare l'espansionismo o
imporre una propria egemonia. La storia l'ha dimostrato e continuerà a farlo. D. Sul piano economico l'estate
è stata burrascosa per la Cina tra crollo dei mercati, svalutazione dello yuan, segnali di debolezza
nell'economia. Molti investitori si chiedono se l'economia cinese sia più debole di quanto non mostrino i dati
ufficiali e se il governo detenga saldamente il controllo. Come valutate la situazione economica e cosa fate
per risollevare la fiducia degli investitori cinesi e mondiali? R. La crescita della Cina è tuttora tre le più rapide
al mondo. Nella prima metà dell'anno, ha registrato un +7%, che è stata una dura conquista vista la
complessa e mutevole natura dell'economia globale. Una crescita intorno al 7% basterebbe a raggiungere il
nostro obiettivo di raddoppio del pil 2010 e del reddito pro capite già nel 2020. L'economia cinese sta ancora
girando a un regime adeguato. Ciò di cui abbiamo bisogno è una migliore qualità dello sviluppo economico,
che dovrebbe essere più sbilanciato, affinché la nostra economia poggi su basi più solide e proceda in modo
più costante rispetto a oggi. Stiamo intensificando gli sforzi volti in tal senso, facendo adattamenti strutturali e
ponendo più enfasi nello sviluppo di un'economia orientata al consumo e all'innovazione. Speriamo che
risolvendo questi problemi, l'economia della Cina si trasformi e conservi il proprio dinamismo. Di fronte al
contesto economico globale, molti Paesi hanno avuto difficoltà. Anche l'economia cinese è sottoposta a
pressioni al ribasso, ma è un problema che fa parte del processo. Ma voglio sottolineare che qualsiasi cosa
accada, la Cina resterà molto impegnata nel processo di riforme finalizzate all'apertura al mondo. Lavoreremo
in modo coordinato per assicurare la crescita, adeguare le infrastrutture, migliorare il benessere della
popolazione, prevenire i rischi, potenziare e innovare la regolamentazione. Con la promozione costante
dell'innovazione in campo industriale, informatica, urbano e agricolo, un tasso di risparmio delle famiglie
elevato e consumi che dispongono di un buon potenziale, insieme alla crescita della classe media, la Cina è
nella posizione di mantenere una crescita mediamente elevata negli anni a venire. Per capire l'economia
cinese è necessaria una prospettiva ampia. Se la si paragona a una grande nave che affronta il mare, la
domanda da porsi è se sta navigando nella giusta direzione, e se ha potenza sufficiente ed energia per
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navigare a lungo. Gli investitori ne avranno una corretta valutazione se avranno una totale comprensione dei
progressi fatti dalla Cina dall'inizio del processo di riforma e dall'avvio delle strategie finalizzate a una crescita
durevole e costante. Il rapporto pubblicato dalla Camera di Commercio americana a Shanghai ha mostrato
che il 95% delle imprese ascoltate progetta di aumentare o effettuare investimenti in Cina. Una decisione
presa da più di 300 investitori americani, e che sarà condivisa da tutti gli investitori più brillanti. D. All'inizio del
suo mandato ha illustrato un ambizioso programma di riforme, promettendo di consentire ai mercati di giocare
un ruolo decisivo. Il salvataggio del mercato azionario, tuttavia, ha sollevato dubbi su questo impegno a
riformare l'economia. Perché l'ha ritenuto necessario? R. Gli alti e bassi dei mercati azionari sono causati
dalla loro natura, e il governo normalmente non interviene. Il suo ruolo è mantenere un ordine equo e
imparziale, proteggere i diritti legittimi e gli interessi degli investitori, specie di quelli di piccola e media fascia,
promuovere una crescita stabile del mercato azionario sul lungo periodo, e placare il panico. Le ultime insolite
fluttuazioni nel mercato azionario sono state soprattutto il risultato di precedenti impennate e grandi volatilità
nei mercati mondiali. Il governo ha adottato alcune misure volte a disinnescare i rischi sistemici, dimostratesi
efficaci. Simili iniziative sono state intraprese anche in mercati esteri più maturi. Grazie a un mix di interventi
di stabilizzazione, il mercato è entrato in una fase di auto-correzione e adeguamento. Sviluppare il mercato
dei capitali è l'obiettivo fondamentale della riforma, che non cambierà per le ultime fluttuazioni di mercato. Nel
2014 abbiamo realizzato in anticipo delle riforme in diverse aree e in maniera rapida e costante, e 80
importanti sfide sono state portate a termine. A ciò si aggiunga che i più importanti dipartimenti governativi
hanno completato 108 riforme, con 370 risultati ottenuti in diversi settori. Da inizio anno abbiamo introdotto
più di 70 piani di riforma. Il 15 settembre abbiamo discusso e adottato molti programmi, tra cui un sistema di
black list per l'accesso al mercato, politiche a sostegno dello sviluppo e l'apertura delle regioni transfrontaliere
chiave, una decisione volta ad accelerare il miglioramento del meccanismo di pricing, e un piano finalizzato a
incoraggiare l'afflusso di capitali privati nei progetti di investimento lanciati da imprese statali in conformità alle
debite procedure. Queste innovazioni agevoleranno la crescita, e l'adeguamento delle strutture. E aree come
la politica fiscale e la tassazione, la finanza, l'apertura, il sistema giudiziario saranno oggetto di piani di
riforma concreti. Tali riforme hanno natura comprensiva e vengono portate avanti con un'intensità senza
precedenti. Abbiamo fatto sforzi ingenti e siamo riusciti a superare antichi ostacoli. D. Il Quotidiano del Popolo
e altri media di stato hanno parlato di resistenza alla riforma; da dove arriva l'opposizione? R. Queste riforme
hanno sconvolto gli interessi acquisiti da alcuni soggetti, oltre che le vite e le carriere di molti. È naturale
incontrare delle difficoltà, altrimenti non sarebbero riforme. Per questo ho detto che bisogna essere
abbastanza coraggiosi e guadare le rapide più pericolose: solo gli audaci avranno la meglio nei momenti
chiave. Allo stesso tempo, bisogna essere realisti: fare previsioni irrealistiche, giocare con l'opinione pubblica
ingigantendo o sfiorando appena i problemi non funzionerà. Come una freccia scoccata che non può tornare
indietro, procederemo per realizzare le riforme. D. La svalutazione di agosto è stata vista come un passo
verso un cambio più flessibile, ma ha anche spaventato i mercati. La Cina liberalizzerà i flussi di capitali per
rendere lo yuan convertibile? Quanto temete un calo delle riserve in valuta e una fuga di capitali? R. Dal
miglioramento della quotazione della parità centrale dello yuan, l'11 agosto scorso, sono stati fatti iniziali
progressi nella correzione dello scarto. Viste le attuali condizioni economiche e finanziarie, non ci sono motivi
per un sostenuto deprezzamento dello yuan. La riforma del regime di cambio continuerà in una direzione
favorevole al mercato. La Cina aveva posto l'obiettivo della convertibilità dello yuan all'inizio degli anni 90.
Negli ultimi 20 anni e più, ha lavorato per arrivarci. Oggi, davvero poche transazioni in conto capitale sono
ancora vietate. Stiamo andando avanti in modo costante e ordinato. Nelle riserve estere del Paese c'è stato
un calo, i cui motivi sono soprattutto tre: alcuni asset in valuta estera sono stati trasferiti dalla banca centrale
a quelle nazionali, alle imprese e ai privati, incluso l'aumento delle riserve in valuta estera delle banche
nazionali nei primi otto mesi dell'anno, con un aumento di 27 miliardi di dollari solo in agosto. Secondo, gli
investimenti all'estero delle imprese nazionali sono cresciuti rapidamente. Terzo, le imprese interne e altre
entità di mercato stanno riducendo costantemente i finanziamenti esteri, il che agevola la riduzione dei rischi
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su operazioni a forte leva e disallineamenti di valuta. Sono normali flussi di capitale, moderati e gestibili. Gli
investitori esteri con ottica di lungo termine stanno ancora investendo in Cina. Le riserve di valuta estera
restano abbondanti in base gli standard internazionali. Con il miglioramento del regime di cambio e
l'internazionalizzazione del renminbi, è normale che le riserve estere del Paese aumentino o calino, non è il
caso di reagire in modo esagerato. D. Molte società americane ed estere in generale che investono molto in
Cina riferiscono di essere soggette a norme che favoriscono i competitor cinesi. I player Usa riferiscono che
le società che si occupano di IT come Cisco sono particolarmente prese di mira. Anche gruppi cinesi come
Huawei parlano di difficoltà negli Stati Uniti. Cosa risponde? R. Stando all'Unctad e ad altri organismi
internazionali, la Cina resta la destinazione più allettante al mondo per gli investimenti. Dichiarazioni su
mutamenti di clima e perdite di fiducia degli investitori esteri non rispondono al vero. Nel 2014, la Cina ha
attratto 120 miliardi di dollari dall'estero, più che qualsiasi altro Paese, ed è stata la destinazione principale tra
i Paesi in via di sviluppo per 23 anni di fila. Nei primi otto mesi del 2015, la quota totale di investimenti esteri
raccolti dalla Cina ha superato 85 miliardi di dollari, il 9% in più rispetto al 2014. La Cina agevolerà ancora
l'accesso al mercato per gli investimenti esteri. Nel contempo, miglioreremo le regole in materia, proteggendo
meglio diritti e interessi degli investitori. D. La campagna anticorruzione è stata tra le iniziative più popolari da
lei promosse. Cosa state facendo per potenziare le norme e le istituzioni preposte allo scopo? R. Il fine del
Partito Comunista è servire il popolo. Una volta ho detto che la lotta alla corruzione non finirà mai, ma la
nostra tolleranza zero non cambierà mai. Né la nostra determinazione e severità con cui la sanzioniamo per
liberare il Partito. Tuttavia l'impegno contro la corruzione non colpirà l'economia. Traduzione di Giorgia Crespi
THE WALL STREET JOURNAL
Foto: Xi Jinping
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 59
TOTONOMINE Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia) Angela Zoppo (Zoppo a pagina 13) Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia) Spunta un altro
candidato eccellente nella corsa alla cloche di Alitalia. Da più parti si comincia a fare il nome di Giuseppe
Giordo, fino a marzo scorso amministratore delegato di Alenia Aermacchi. Il profilo di Giordo corrisponde a
quello dell'uomomacchina che ha in mente il presidente della compagnia, Luca Montezemolo, che ha assunto
ad interim le deleghe dell'ex amministratore delegato Silvano Cassano ed è intenzionato a mantenerne
qualcuna di peso, come le relazioni internazionali e il marketing, una volta che la vacatio al vertice sarà
colmata. Giordo non è nuovo a candidature di peso; era stato indicato già come possibile capo-azienda di
Finmeccanica prima dell'investitura di Mauro Moretti. Una volta uscito dall'orbita di piazza Monte Grappa, era
dato in corsa per la poltrona di Enav, la società dei controllori di volo in via di privatizzazione, ora guidata da
Roberta Neri. Il suo nome si aggiunge a quelli di Bruno Matheu (coo Etihad Equity Partners), Glen
Hauenstein (chief revenue officer di Delta), Duncan Naysmith e Giancarlo Schisano, rispettivamente cfo e
coo di Alitalia. Intanto il ceo di Etihad, James Hogan, ha fatto il punto della situazione post-Cassano con il
management di Alitalia. Il numero uno della compagnia emiratina, accompagnato da Matheu, era a Roma per
il summit con i vertici dei vettori partecipati: Alitalia (49%), Air Berlin (29,2%), Air Serbia (49%), Air Seychelles
(40%), Jet Airways (24%) e Darwin (33%). I conti del primo semestre 2015 infatti hanno messo in luce alcune
debolezze che il piano di sviluppo congiunto non ammette. Non tanto per le perdite, 130 milioni di euro (erano
circa 100 milioni nel primo trimestre), in linea con le previsioni del piano industriale, al netto dei danni stimati
dalla compagnia per il rogo del 7 maggio scorso che ha limitato a lungo l'operatività dell'aeroporto di
Fiumicino. Alitalia, con 1.077 voli cancellati e 5.652 posticipati, li ha quantitificati in 80 milioni di euro, anche
se Adr, la società che gestisce lo scalo romano, contesta la cifra. Altro fattore negativo non imputabile alla
gestione Cassano è il congelamento della rotta Roma-Caracas a causa delle restrizioni valutarie del
Venezuela. Rispetto al trimestre precedente si è registrato comunque un incremento dei passeggeri, che
sono cresciuti dai 4,5 milioni di gennaiomarzo ai 5,8 milioni del trimestre aprile-giugno, che ha portato il totale
del semestre a 10,3 milioni. Migliorato di conseguenza anche il cosiddetto load factor, ossia l'indice di
riempimento degli aerei, che è passato al 75% dal precedente 72,5%. Ma il problema restano i costi. Quelli
del carburante soprattutto. Il meccanismo dei contratti di hedging, con i quali le compagnie bloccano il prezzo
del jet fuel per proteggersi da eventuali rialzi, in questo caso è stato un danno più che un beneficio, perché la
compagnia italiana si è assicurata quando il greggio era oltre i 100 dollari al barile, coprendo con i contratti
hedging circa il 75% del suo fabbisogno. I dati relativi all'hedging sono tra i più sensibili per le compagnie
aeree e, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, da aprile 2015 a dicembre 2016 Alitalia si sarebbe
garantita forniture di carburante per un controvalore di 892 milioni di euro, mentre nel semestre avrebbe
speso circa 380 milioni di euro per il pieno degli aerei. Un documento inviato da Deloitte al board di Alitalia,
pur confermando che le performance sono in linea con gli obiettivi del piano, segnala anche criticità del
network in alcuni mercati, come Russia, Giordania, Israele e Nord Africa, in aggiunta a problemi cronici, come
la concorrenza delle low cost. Tutte sfide che il nuovo amministratore delegato di Alitalia si ritroverà sul
tavolo. (riproduzione riservata)
Foto: Giuseppe Giordo Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/alitalia
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BCE VS GERMANIA Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unionebancaria Francesco Ninfole (Ninfole a pagina 4) Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unione bancaria La Bce
ha bocciato la legge tedesca sulla risoluzione delle crisi bancarie poiché comprometterebbe l'uniformità delle
regole tra Paesi all'interno dell'Unione bancaria. «Gli Stati membri devono evitare di porre ostacoli sia a
prassi di supervisione uniformi sia all'esercizio della discrezionalità di vigilanza da parte della Bce nell'ambito
del Ssm», ha scritto l'Eurotower in un parere firmato da Mario Draghi. Il presidente della banca centrale ha
poi avvertito: «In considerazione del principio di supremazia del diritto dell'Unione e dello status della Bce
come istituzione indipendente, la Bce non sarà vincolata da alcun regolamento governativo o da misure
analoghe che possano pregiudicare la sua indipendenza o il buon funzionamento del Ssm, per il quale la Bce
è responsabile». Con questa posizione ufficiale la Bce vuole frenare sul nascere il tentativo della Germania
(ma altri Paesi potrebbero seguire l'esempio) di creare una zona grigia nella quale la supervisione europea
sulle banche sia minata da poteri e norme nazionali. Nella bozza di legge in fase di approvazione il governo
tedesco ha delegato al ministero delle Finanze guidato da Wolfgang Schaeuble la facoltà di definire regole in
materia di governance, risk management e piani di recupero degli istituti di credito. Queste norme
sostituirebbero le esistenti linee guida amministrative dell'autorità di supervisione finanziaria federale tedesca,
ma violerebbero lo status della Bce, che dal 4 novembre è responsabile della vigilanza sulle banche europee.
In alcuni ambiti la banca centrale sarebbe privata di poteri rilevanti, per esempio nella capacità di sanzionare
gli istituti. Sarebbe limitata anche l'armonizzazione regolamentare dell'Eba (che ieri ha pubblicato un
documento sulle definizioni di default). La Bce ha riconosciuto che le direttive europee lasciano alcuni spazi di
adeguamento per gli Stati, ma questi «devono essere in linea con gli obiettivi dell'Unione bancaria», con
«piena considerazione dell'unità e integrità del mercato interno nell'ottica di prevenire arbitraggi
regolamentari». Al contrario, le leggi nazionali, come quella proposta dal governo tedesco, avrebbero costi
per il Meccanismo di supervisione unico e anche per le banche, che dovrebbero applicare differenti discipline
in diversi Paesi. Di conseguenza normative nazionali «avrebbero un impatto sul campo di gioco livellato» che
la Bce vuole assicurare alle banche: «La definizione di condizioni uniformi di concorrenza potrebbe essere
ostacolata in modo significativo». Già Julie Dickson, membro del board di vigilanza della Bce, aveva criticato
la bozza di legge tedesca (si veda MF-Milano Finanza del 2 settembre). Ora le perplessità Bce sono
diventate un'opinione ufficiale, che non potrà essere ignorata da Berlino. In caso contrario la Germania
manderebbe un pessimo segnale per il futuro dell'Unione bancaria. Dopo tanti altolà giuridici dalla Germania,
ora la Bce (che è al lavoro per rimuovere le discrezionalità nazionali nelle regole bancarie) ha posto di fatto
un veto al governo tedesco. Non è la prima volta che le opinioni di Draghi e Schaeuble divergono in modo
netto: è già avvenuto per la crisi greca e, prima ancora, proprio nella fase preparatoria dell'Unione bancaria. Il
tentativo della Germania di sfuggire all'armonizzazione delle norme bancarie potrebbe essere il prossimo
terreno di scontro. (riproduzione riservata)
Foto: Mario Draghi Wolfgang Schaeuble Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/bce
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SCENARIO PMI
7 articoli
Fisco e contribuenti RATING 24 Ritocco last minute Tra le novità di ieri anche la chance di rientrare in unpiano di pagamenti dilazionati per chi è decaduto negli ultimi due anni Controlli, liti tributarie e rate-bis con Equitalia: il fisco cambia ancora Sì finale del Governo agli ultimi 5 decreti della delega Restano al palo le riforme del catasto e dei giochi Marco Mobili Giovanni Parente ROMA Nuova chance di rateazione con Equitalia per chi è decaduto negli ultimi due anni. Niente posizioni
organizzative speciali (Pos) nelle agenzie fiscali. Sono le due novità dell'ultim'ora dei decreti attuativi della
riforma fiscale. Dopo quattro anni e tre Governi, taglia il traguardo la delega. Con il via libera definitivo dato
ieri da Palazzo Chigi agli ultimi cinque decreti, si conclude il percorso di attuazione. Alla fine sono stati 11 i
provvedimenti varati, a cominciare da quello sul 730 precompilato e le semplificazioni. Anche se fanno
comunque rumore le mancate attuazioni, a partire dal nuovo catasto. Nell'ultima tornata, comunque, spiccano
soprattutto le misure in materia di riscossione, sanzioni, interpello e contenzioso. Sanzioni Sanzioni ridotte
sulle violazioni meno gravi e stretta sulle frodi. Mentre sul fronte amministrativo rafforzato il principio della
proporzionalità della penalità rispetto alla violazione. Sono le due direttrici su cui si è mossa l'attuazione della
delega e che sul fronte penale rivede le soglie di punibilità per gli omessi versamenti di Iva e ritenute e la
dichiarazione infedele. Sul primo fronte non sarà più reato il mancato "pagamento" dell'Iva fino a 250mila
euro (la soglia attualeè 50mila)e delle ritenute fino a 150mila (l'attuale soglia è sempre 50mila). Sul secondo
versante, la soglia di punibilità sale da 50mila euro a 150mila euro di imposta evasa e il reato scatta anche
quando l'imponibile evaso superai3 milioni di euro (prima il limite era di 2 milioni) o comunque il 10% del
totale dei ricavi. Il reato sarà punito con il carcere fino a 3 anni. Le nuove misure penali entreranno in vigore
da subito, ossia dopo 15 giorni dalla pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», mentre le sanzioni amministrative
riviste e corrette saranno operative solo dal 2017. Nel complesso viene concessa al contribuente la chance di
pagare di meno se correggerà errori o rimedierà a omissioni nel più breve tempo possibile. Interpelli La
revisione generale degli interpelli mira soprattutto a garantire maggiore omogeneità, anche ai fini della tutela
giurisdizionale al contribuente, ad assicurare una maggiore tempestività nella redazione dei pareri e a
procedere all'eliminazione delle forme di interpello obbligatorio nei casi in cui non producano benefìci ma solo
aggravi e adempimenti per i contribuenti e per l'amministrazione. Il decreto prevede quindi quattro tipologie di
interpello che sono: ordinario, probatorio,antiabuso e disapplicativo. Contenzioso Tra le novità principali
l'estensione della mediazione a tutti gli enti impositori, comuni inclusi, per le liti fino a 20mila euro di valore.
Inoltre le controversie di valore indeterminabile non sono reclamabili, ad eccezione di alcune controversie in
materia catastale. Viene rilanciata anche la conciliazione giudiziale, che diventa a due vie (fuori e all'interno
dell'udienza) e sarà possibile anche in secondo grado. Le sentenze di condanna in favore del contribuente da
giugno 2016 sono immediatamente esecutive e il pagamento può essere subordinato dal giudice alla
prestazione di garanzia oltre i 10mila euro. Riscossione Tra le novità apportate nelle ultimo passaggio in
Consiglio dei ministri nel decreto sulla riscossione,è stata introdotta la possibilità di accedere a un'ulteriore
rateizzazione con Equitalia ai soggetti che non sono stati in grado di completare il pagamento di piani
precedenti di dilazione. Le somme non ancora versate, oggetto di piani da cui i contribuenti siano decaduti
nei 24 mesi prima dell'entrata in vigore del decreto, possono essere oggetto di un nuovo piano fino a un
massimo di 72 rate mensili. La richiesta dovrà essere presentata entro 30 giorni dall'entrata in vigore del
decreto delegato. Dal piano di rateazione si decade saltando due rate. Il decreto riscrive le regole sull'aggio,
ossia sul compenso che Equitalia e gli altri concessionari della riscossione incassano per l'attività di recupero
crediti. Con l'ultimo passaggio in Parlamento viene rimodulata la riduzione dell'aggio prevedendo che se il
debitore riceve la cartella di pagamento e paga le somme iscritte a ruolo entro 60 giorni dalla data di
ricezione, paga l'1% in caso di riscossione spontanea (contributi di iscrizione agli ordini eccetera). Che
diventa il 3% in tutti gli altri casi di riscossione, oltre alle spese di notifica della cartella. Oltre i sessanta giorni
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dalla notifica della cartella, l'onere a suo carico cresce al 6% (fino al 31 dicembre prossimo resterà l'attuale
8%) delle somme iscritte a ruolo e degli interessi di mora (maturati in favore dell'ente creditore) riscossi.
Agenzie fiscali Non è entrata la norma per la creazione dei «semidirigenti», ossia le posizioni organizzative
speciali (pos), come richiesto dalle commissioni di Camerae Senato. Nel complesso il decreto prevede il
riordino della struttura della agenzie fiscali in funzione del contenimento delle spese di funzionamento e il
conseguente riassetto dei servizi di assistenza, consulenza e controllo. Evasione e bonus Un rapporto
programmatico per ridurre o riformare le spese fiscali ingiustificate, superate dalla nuova situazione sociale
ed economica, ovvero le spese fiscali che risultino avere le medesime finalità di programmi di spesa esistenti.
Il Governo dovrà predisporre un programma annuale di riordino delle spese fiscali da attuare con la manovra
di finanza pubblica. In particolare l'Esecutivo dovrà verificare le agevolazioni fiscali ogni cinque anni dalla loro
introduzione prevedendo la cancellazione, la possibile modifica o la conferma. Anche sull'evasione bisognerà
presentare con i documenti di finanza pubblica un monitoraggio annuale per quantificare i recuperi da
destinare al fondo «tagliatasse». I grandi assenti Fin qui i decreti approvati. La riforma del catasto e quella dei
giochi, invece, sonoi "grandi assenti" della delega fiscale. All'appello manca anche la tassazione del reddito
dell'imprenditore (Iri) e la riscrittura dei regimi fiscali semplificati. Annunciata come la vera riforma del sistema
fiscale per riportare equità nella tassazione sul mattone, il Governo ha rinunciato al nuovo catasto (atteso da
40 anni, senza contare che l'ultima revisione degli estimi catastale risale al lontano 1989). Siè scelto di non
rischiare un carotasse sulla casa in assenza della local tax: imposta destinata a restare anch'essa
un'incompiuta dato che il premier puntaa tagliare Imue Tasi sull'abitazione principale. Resta il paradosso che
tra gli 11 decreti legislativi approvati ci sia quello sulle commissioni censuarie. AGENZIE FISCALI
Convenzioni con il Mef da tarare sulla compliance Alla fine il decreto uscito dal Cdm di ieri non consentirà
all'agenzia delle Entrate di nominare ulteriori Posizioni organizzative speciali, le cosiddette "Pos". Il Dlgs nato
in frettae furia per porre rimedio alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato decadutii dirigenti
"incaricati" delle agenzie fiscali siè svuotato strada facendo con il decreto legge enti locali che ha anticipato
l'operatività della norma che consente alle stesse agenzie di bandirei concorsi per nominarei nuovi dirigentie
nominare le Posizioni organizzative temporanee (Pot). Nel decreto resta comunque il principio indicato dalla
legge delega, ovvero quello di un riordino della macchina amministrativa del Fisco. Non solo. Sulle
convenzioni stipulate dal ministro dell'Economia con le singole agenzie fiscali viene previsto che queste
dovranno contenere per le stesse agenzie l'indicazione di specifici obiettivi di incremento del livello di
adempimento spontaneo degli obblighi tributari, del livello di efficacia dell'azione di prevenzionee contrasto
dell'evasione fiscale, delle frodie degli illeciti tributari, anche attraverso l'attuazione delle nuovo ravvedimento
operoso lungo previsto dalla stabilità 2015e la piena operatività delle semplificazione degli adempimenti peri
contribuenti di cui il 730 precompilato rappresenta un punto cardine. Le convenzioni dovranno prevedere gli
indici della produttività, qualitàe tempestività dell'attività svolta nelle singole aree di operatività. IL TAGLIO 10
per cento La «limatura» dei dirigenti Il decreto prevede una riduzione del 10% del numero dei dirigenti
EFFICACIA BASSA SANZIONI E REATI TRIBUTARI Penalità amministrative, la riforma parte dal 2017 Il
Governo lascia il doppio binario per la riforma delle sanzioni: quelle penali saranno in vigore subito, ossia 15
giorni dopo la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» del Dlgs approvato ieri; per le nuove sanzioni
amministrative, invece, si dovrà attendere il 1° gennaio 2017. Mancanoi 40 milioni necessari per coprire gli
oneri della riforma. Il decreto mette nel mirino le frodi prevedendo che si hanno condotte fraudolente quando
si mettono in atto operazioni simulate oggettivamenteo soggettivamenteo artifizi per ostacolare l'attività di
accertamento.O quando il contribuente si avvale di documenti falsi, fatture falseo altri mezzi fraudolenti. Per
la frode fiscale la pena rimane quella attualmente prevista del carcere finoa sei anni.È rivista la soglia di
punibilità del reato in riferimento all'ammontare dei ricavi non dichiarati, che deve essere superiorea 1,5
milioni di euro (anziché un milione). Non sarà più punita la dichiarazione infedele finoa 150mila euro di
imposta evasa. Il reato scatta anche quando l'imponibile evaso superai tre milioni (prima era no due milioni)o
comunque il 10% del totale dei ricavi. In questo caso il reatoè punito con il carcere fino a tre anni. L'omesso
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versamento avrà una soglia di non punibilitàa 250mila euro. Al di sotto di questa soglia si applicano le
sanzioni amministrative per le quali il decreto prevede una gradualità delle sanzioni, anche riducendole per gli
illeciti di più lieve disvalore. Per l'omessa dichiarazione, la sanzioneè proporzionale al ritardo
nell'adempimento. OMESSI VERSAMENTI IVA 250 mila euro La nuova soglia penale La soglia per il reato di
omesso versamento Iva passa da 50mila a 250mila euro EFFICACIA MEDIA RISCOSSIONE A partire dal
2016 addio all'aggio all'8% Il decreto punta a favorire l'adempimento spontaneo dei contribuenti, anche
attraverso forme di rateizzazione più ampie e vantaggiose. Per agevolare i contribuenti, ad esempio, è stato
portato da cinque a sette giorni il ritardo di versamento che rientra nel "lieve inadempimento" e che non porta
quindi alla decadenza dalla rateizzazione. Per lieve inadempimento si parla di un minore versamento fino al
3% del dovuto con il limite massimo di 10mila euro. L'aggio riconosciuto agli agenti della riscossione
scenderà con le cartelle che saranno emesse dal 1° gennaio 2016 dall'8 al 6 per cento. Se si paga nei 60
giorni l'aggio sarà pari al 3% per la riscossione coattiva e all'1% per quella spontanea. Occhio poi alla data di
entrata in vigore del decreto (15 giorni successivi alla pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale»). Da quella
data decoreranno i 30 giorni entro cui i contribuenti decaduti dalla rateizzazione nei 24 mesi antecedenti
l'arrivo del Dlgs potranno ottenere un nuovo piano di rateazione fino a 72 rate mensili. Per professionisti e
contribuenti arriva poi la norma tagliacode. Con la posta certificata si potrà chiedere all'agente della
riscossione la notifica delle cartelle direttamente sul proprio computer tagliando così costi e tempi per valutare
le richieste dell'agente della riscossione. RITORNO ALLE RATE 2,8 miliardi L'ultima «riapertura» Sono state
120mila le riammissioni alle rate di Equitaliaa fine luglio per un importo di 2,8 miliardi EFFICACIA MEDIA
INTERPELLI E CONTENZIOSO La nuova mediazione si estende ai tributi locali L'obiettivo del decreto
attuativo su interpelli e contenzioso è quello di offrire più strumenti sia in chiave preventiva che in chiave
deflattiva per evitare le liti con il fisco. Sotto il primo profilo, la leva è quella di un riordino della disciplina.
Vengono, infatti, previste quattro tipologie di interpelli: ordinario, probatorio, antiabuso, disapplicativo. Il
provvedimento stabilisce una riduzione dei tempi di risposta da parte degli uffici delle Entrate per gli interpelli
ordinari : si passa da 120 a 90 giorni mentre in tutti gli altri casi i tempi di risposta andranno comunque
contenuti entro i 120 giorni. Si applica la regola del silenzioassenso, pertanto se l'amministrazione finanziaria
non risponde entro il termine previsto, diventa operativa la soluzione prospettata dal contribuente. Per quanto
riguarda, invece, gli istituti deflattivi, il decreto delegato punta essenzialmente a un'estensione della
mediazione tributaria per le liti fino a 20mila euro e della conciliazione giudiziale. Nel primo caso, il
reclamo/mediazione non varrà più solo contro gli atti delle Entrate ma si allarga tra l'altro anche ai tributi
contestati dagli enti locali. Nel secondo caso, la conciliazione (finora poco utilizzata) sarà possibile anche in
secondo grado e potrà essere tentata sia fuori udienza che in udienza. IL VALORE DELLA LITE 20 mila euro
Le contestazioni interessate La soglia entro la quale è obbligatorio passare prima dal reclamo/mediazione
EFFICACIA BASSA TAX EXPENDITURE ED EVASIONE Per le agevolazioni fiscali tagliando ogni cinque
anni Un tagliando ogni cinque anni per le agevolazioni fiscali. Il decreto sull'erosione e l'evasione fiscale
prevede infatti che le tax expenditure per le quali siano trascorsi cinque anni dalla entrata in vigore, sono
oggetto di specifiche proposte di eliminazione, riduzione, modifica o conferma. Per le spese fiscali , inoltre,
ogni anno il Governo dovrà procedere al loro riordino attraverso l'attività di un'apposita commissione
chiamata a redigere un rapporto che il Governo dovrà presentare nei tempi della Nota di aggiornamento al
Def corredato di precisi indirizzi programmatici. L'obiettivo è di valutare in modo organico e strutturale gli
impatti economici delle singole misure, nella prospettiva di una loro rimodulazione. Le maggiori entrate
derivanti dalle eliminazione o modifica delle tax expenditure confluiscono nel Fondo per la riduzione della
pressione fiscale. Fondo che sarà alimentato anche dai proventi della lotta all'evasione. Il monitoraggio
dell'evasione obbliga il Governo a presentare annualmente un rapporto in Parlamento. Il rapporto viene
presentato come documento autonomo rispetto alla Nota di aggiornamento al Def. Esso recepisce le
valutazioni effettuate dall'Istat sull'economia sommersa e contiene una stima dell'evasione attraverso la
misurazione del tax gap. I RITOCCHI AI BONUS 56 Il conto da maggio 2014 Sono 56 le agevolazioni fiscali
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introdotte, modificate o ripristinate EFFICACIA ALTA ABUSO DEL DIRITTO Criteri precisi per contestare le
operazioni elusive Dopo anni di attesa e di discussione, l'abuso del diritto è stato codificato nell'ordinamento
tributario con una norma entrata nello Statuto del contribuente (articolo 10bis della legge 212/2000). Le nuove
regole che fanno diventare coincidenti i concetti di elusione e abuso del diritto saranno efficaci a partire dal
prossimo 1° ottobre (primo giorno del mese successivo all'entrata in vigore del Dlgs 128/2015) ma si
applicano anche alle operazioni effettuate prima e per le quali a tale data non sia stato notificato il relativo
atto impositivo. L'esistenza dell'abuso del diritto poggerà su una serie di presupposti: l'assenza di sostanza
economica delle operazioni effettuate (ossia operazioni che non perseguono obiettivi quali, ad esempio,
sviluppo dell'attività o creazione di posti di lavoro, ma solo vantaggi fiscali); la realizzazione di un vantaggio
fiscale indebito; la circostanza che il vantaggio fiscale costituisca l'effetto essenziale dell'operazione. Il
decreto sulla certezza del diritto contiene anche altre regole: da un utilizzo più delimitato del raddoppio dei
termini di accertamento in presenza di reati tributari alla sanatoria per la non punibilità degli anni non più
accertabili per chi aderisce alla voluntary disclosure. C'è poi anche il regime della cooperative compliance
riservato inizialmente solo alle imprese con volume di affari o di ricavi non inferiore a dieci miliardi di euro,
che potranno rivolgersi alle Entrate per ottenere di fatto una vera e propria consulenza d'azienda.
L'OPERATIVITÀ 1° ottobre Nuove regole per l'elusione Gli avvisi dovranno tener conto delle regole del Dlgs
128/2015 EFFICACIA ALTA INTERNAZIONALIZZAZIONE Un accordo preventivo per chi investe in Italia Da
ieri il decreto internazionalizzazioneè legge dello Stato. Approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri
del6 agosto scorso, c'è voluto circa un mesee mezzo per l'approdo in «Gazzetta Ufficiale». Con la
pubblicazione avvenuta ieri, ora parte il conto alla rovescia per l'entrata in vigore delle nuove disposizioni del
Dlgs 147/2015 (che avverrà il prossimo7 ottobre). Tra le novità più attese c'è la procedura ad hoc per le
imprese che vogliono investire in Italiae per le quali l'agenzia delle Entrate svolgerà una verae propria attività
di consulenzaa fronte di una richiesta di interpello. La possibilità sarà riservata alle imprese sia nazionali sia
estere che intendono effettuare un investimentoa partire da 30 milioni di euroe che comporti un significativo
incremento occupazionale in relazione all'attività in cui avviene l'investimento. All'interno del decreto, tra
l'altro, c'è anche il «bonus per il rientro dei cervelli», destinato ai lavoratori altamente qualificati, compresii top
managerei cittadini comunitari in possesso di specifiche esperienze scientifichee professionali.
L'agevolazione prevede una detassazione peri lavoratori con alta qualificazioneo specializzazione con
laureae che, non essendo stati residenti in Italia nei cinque periodi di imposta precedenti, trasferiscono la
residenza nel territorio dello Stato. L'agevolazione consiste in uno sconto del 30% dell'imponibile su cui si
calcoleranno le imposte sui redditi per cinque anni. NUOVI CAPITALI 30 milioni Il livello minimo Accordi
preventivi con il fisco per le imprese che investono da 30 milioni di euro in Italia EFFICACIA ALTA
SEMPLIFICAZIONI ED EFATTURA Primo anno di precompilata E-fattura estesa dal 2017 Il primo decreto
delegato della (mini)riforma fiscale a tagliare il traguardo è stato quello sulle semplificazioni fiscali (Dlgs
175/2014). Da ricordare soprattutto per le regole sul 730 precompilato che, nonostante una serie di primi
intoppi da superare, ha già debuttato nella campagna dichiarativa 2015. Per il resto professionisti e operatori
economici ricorderanno positivamente il provvedimento per l'abolizione della responsabilità solidale sugli
appalti in ambito tributario. Molto criticata, invece, la norma sulle società «zombie» accertabili dopo cinque
anni dall'estinzione, su cui si sono alimentate ulteriori polemiche dopo l'interpretazione delle Entrate di
ritenere la norma retroattività: un punto, però, su cui si è già espressa in senso contrario la Cassazione. Poi ci
sono stati i decreti per la riforma della tassazione sui tabacchi (188/2014) e quello per le nuove commissioni
censuarie (Dlgs 198/2014): un provvedimento di fatto svuotato di importanza dalla scelta del Governo di non
proseguire più sulla strada della riforma del catasto. A fine luglio è stato approvato definitivamente anche il
decreto sulla fattura elettronica (Dlgs 129/2015) che consente di optare per l'estensione della fattura
dematerializzata a partire dal 2017 anche oltre i rapporti per la Pa, per i quali è già obbligatoria. IL 730
PRECOMPILATO 1,4 milioni Gli invii «faidate» I modelli accettati o modificati direttamente dai contribuenti
EFFICACIA MEDIA
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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 66
TASSELLI MANCANTI I giochi Sul fronte giochi il mancato accordo con regioni ed enti localiè alla base della
rinuncia all'attuazione della delega. In fumo al momento anche la nuova tassazione sul margine così come il
superamento dell'anticipazione del Preu chiesto agli operatori del gioco con la scorsa legge di stabilità. Dal
Mef hanno continuato ad affermare che la delega sui giochi nonè morta del tutto. Intanto però stanno
andandoa scadenza le concessioni sulle scommesse sportivee senza una disciplina tra comunie Statoe la
certezza delle regole, la gara potrebbe andare deserta mettendoa rischio non meno di 350 milioni di incasso
per lo Stato Gli autonomi Deluse anche le attese degli autonomi. Artigiani, commercianti, professionistie
piccole imprese hanno chiesto fino all'ultimo l'attuazione della delega nella parte in cui rivedei regimi
semplificati con l'introduzione dell'Irie l'estensione del regime di cassa. Principi che torneranno nei cassetti di
via XX settembre, almeno in questa fase salvo qualche intervento di modifica al regime forfettizzato. Ci sono
poii professionistie le piccole imprese in attesa da anni di una definizione di «autonoma organizzazione»
Foto: UMBERTO GRATI
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Energia Evoluzione Ict Fabbriche smart a basso consumo L'industria 4.0 potrebbe contribuire al Pil globale con 10-15 miliardi di $ in 20 anni. E avvicinare agli obiettividella Ue Elena Comelli Le fabbriche del futuro sforneranno prodotti senza sprechi di energia e senza scarti. Riusciranno a
trasformarsi, a comunicare le anomalie e a imparare dai propri errori. Gestiranno i grandi numeri con la
massima accuratezza, senza intervento umano, per accorciare i tempi e risparmiare energia. Un'utopia? No,
una scelta obbligata. Da qui al 2050, sei consumi di energia continuasseroa crescere al ritmo attuale,
servirebbero due pianetie mezzo per soddisfare la domanda di risorse naturali dell'umanità. Solo con le
nuove tecnologie dell'industria 4.0 il mondo riuscirà a ridurre il consumo di risorse, senza abbattere l'attuale
livello di vita. Questa nuova ondata di smart manufacturing potrebbe contribuire al prodotto interno lordo
globale con una cifra che oscilla dai 10 ai 15mila miliardi di dollari nei prossimi 20 anni, secondo uno studio di
Marco Annunziata, capo economista di General Electric. «Una rete aperta e globale per collegare persone,
dati e macchine, potrebbe contribuire al Pil europeo con qualcosa come 2.200 miliardi di euro da qui al
2030», calcola Annunziata. Siamo alla quarta rivoluzione industriale, dopo quelle storiche della macchina a
vapore, del motore elettrico e del nastro trasportatore. Per capire quanta energia si possa risparmiare con
l'efficienza, basta confrontare le economie esistenti: quella giapponese, la più efficiente del mondo, con un
gigawattora genera una quantità di Pil 16 volte superiore rispettoa quella russa,8 volte superiorea quella
cinese, doppia di quella americana e del 10% superiore anche rispetto a quella europea. Serve dunque uno
sforzo per scindere l'aumento della produzione industriale dall'aumento dei consumi elettrici e delle emissioni,
comprimendo al massimo gli sprechi di energia. Tagliare gli sprechi è imperativo anche per restare
competitivi sui mercati internazionali, perché i megawatt costano, ma i "negawatt" fanno guadagnare. È qui
che entra in campo l'efficienza dei processi produttivi: la Commissione europea ha lanciato una serie di bandi
di ricerca da 1,2 miliardi di euro complessivi, Factories of the Future 2020, che punta a trasformare
integralmente il corpo della fabbrica, migliorando le basi tecnologiche degli impianti. Grazie al declino nel
costo dei dispositivi di controllo e dell'archiviazione dati, i macchinari possono essere equipaggiati con un
numero crescente di sensori elettronici che consentono loro di vedere, ascoltaree percepire molto più di
quanto sia mai avvenuto prima, generando una serie di dati utili all'efficientamento. In Europa siamo sulla
buona strada, ma ancora ben lontani dagli obiettivi di efficienza della strategia 20-20-20, che punta a un taglio
dei consumi energetici del 20% al 2020, prendendo come base il 1990. Il punto dolente dell'efficienza
energetica è proprio l'industria, che consuma il 42% di tutta l'elettricità generata. In Italia, negli ultimi otto anni
i consumi industriali sono notevolmente calati per la prima volta nella storia, regredendo quasi ai livelli del
1990, a 122 terawattora, il 22% in meno rispetto al picco di 156 terawattora del 2006. Ma la causa di questo
calo non va tanto ricercata nell'efficienza energetica quanto nella crisi della produzione industriale, che nello
stesso periodo è crollata del 25%. «Si tratta di un calo irreversibile, causato da due processi paralleli di
trasformazione del tessuto industriale", secondo Simone Lo Nostro, da qualche mese direttore mercato di
Sorgenia dopo una lunga carriera in Enel. «Da un lato c'è stata la scure della grande crisi, dall'altro lato il
trasferimento nei Paesi emergenti dei processi industriali più energivori, come la produzione di alluminio
dell'Alcoa, che si è trasferita in Africa e non tornerà più indietro», spiega Lo Nostro. La chiusura delle
industrie pesanti e la progressiva terziarizzazione dell'industria europea porta con sé inevitabilmente una
riduzione dei consumi di energia, ma il manifatturiero resta una forza propulsiva centrale per l'economia del
continente, con 6.500 miliardi di euro di fatturato e 30 milioni di posti di lavoro in 25 settori diversi, pur avendo
perso importanti quote produttive e tre milioni di posti di lavoro. «Nel manifatturiero, il processo di
efficientamentoè ancora lento, soprattutto tra le piccole e medie imprese», fa notare Lo Nostro. «Fatto cento il
totale della contrazione dei consumi, solo il 10-15% va attribuito a una maggiore efficienza produttiva del
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sistema industriale», stima. Ma ci sono anche i casi virtuosi. Grandi progressi si registrano nel mondo della
produzione energetica, in particolare nelle fonti rinnovabili. I parchi eolici equipaggiati con i nuovi sistemi di
monitoraggioe di diagnostica remota permettono alle turbine eoliche di comunicare fra loroe di variare
l'inclinazione delle pale in modo coordinato, a seconda di come soffia il vento, consentendo di produrre
elettricità al costo di meno di 5 centesimi al kilowattora. Dieci anni fa, il costo era di 30 centesimi, sei volte di
più. Avanza anche l'aviazione civile, che avrebbe ampi margini di miglioramento. Nel corso di un qualsiasi
volo, si calcola uno spreco medio del 20% in termini di consumi di carburante. Per limitare questi sprechi,
basta applicare dei sensori nei punti strategici, per ottimizzare il dialogo fra macchina e macchina. In questo
modo, Alitaliaè riuscitaa tagliare l'1,5% dei suoi consumi di carburante in un anno. Lo stesso taglio, applicato
su scala mondiale, avrebbe vaste ricadute: l'1% del carburante bruciato in un anno dal traffico aereo globale
è equivalente ai consumi di oltre1 milione di auto. Migliorare non è impossibile.
Foto: @elencomelli
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Commercio. La proposta di legge sugli orari, ora al Senato, impone dodici giorni di saracinesca abbassata,sei derogabili Negozi verso sei giorni di chiusura Cobolli Gigli: non si può tornare indietro - Bussoni: tutelare le piccole imprese Emanuele Scarci pÈ braccio di ferro tra gli operatori commerciali sulla nuova disciplina degli orari di apertura dei negozi
attualmente in discussione in commissione Industriae commercio al Senato. Giovedì una commissione
ristretta esaminerà gli emendamenti (solo tre) con il Governo, anche per verificarne gli orientamenti. Di certo
c'è che i piccoli ritocchi imporranno il ritorno alla Camera del provvedimento e l'eventuale approvazione
slitterebbe al 2016. Il disegno di legge approvato alla Camera non va bene a Federdistribuzioneea
Confesercenti per opposti motivi. Rispetto alla liberalizzazione completa del Governo Monti, il testo attuale
reintroduce, in 4 articoli, un minimo di vincoli con 12 giorni di chiusura obbligatoria (6 derogabili)e prevede la
possibilità di accordi territoriali su iniziative dei Comuni, norme antimovidae un fondo di sostegno alle
microimprese. Per Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, «è un testo confuso, con errori
logici nel primo articolo che abbiamo contribuito ad eliminare. Ma poi negli altri tre non si tiene conto dei
cambiamenti del primo». Poi Cobolli incalza: «Sono previsti incentivi da parte dei Comuni peri negozianti che
seguono le sue indicazioni, ma questo è sbagliato: le decisioni devono essere prese dagli imprenditori. Anche
l'Antitrust sostiene chei Comuni non possono concedere incentivi. Eppoi non si capisce perchè bare ristoranti
possano stare sempre apertie gli altri no». Duro Mario Resca, presidente di Confimprese, l'associazione del
franchising, che rifiuta il compromesso che riduce l'obbligo di chiusura da 12a6 giorni. «Non si possono
chiudere per legge- dice- le im prese che vogliono servirei clienti. Quest'anno il 1° maggioe il 25 aprile gli
associati nell'abbigliamento e calzature hanno registrato una crescita del fatturato del 10%. E le giornate
festive per cui si prevede l'obbligo di chiusura valgono il 4% del fatturato annuale, circa8 milioni per
associato». E poi perchè, si chiede Resca, «l'obbligo di chiusura valga per certe merceologie e non per bar e
ristorazione, elettronica di consumo, arredo e librerie. Non si capisce la ratio per cui il diritto a conciliare tempi
di lavoro e di riposo debba valere solo per gli addetti di alcuni settori». Più morbida Confcommercio, secondo
cui «è necessario proseguire verso la realizzazione di una regolamentazione minimae ragionevole in materia
di orari dei negozi, peraltro assolutamente compatibile con i principi e le prassi prevalenti in Europa in materia
di libertà di concorrenza». Dal fronte opposto Mauro Bussoni, dg di Confesercenti, sostiene che «12 giorni di
chiusura obbligatoria su 60 festività non possono compromettere il processo di modernizzazione del Paese.
Amazon è aperto anche alla domenica? Certo, ma la consegna la effettua dal lunedì in poi». Bussoni si
appella anche «al principio della pluralità distributiva. Se si soffocano le piccole imprese commerciali si vìola
lo statuto delle imprese». Sereno si dichiara Bruno Astorre, senatore Pd, relatore del provvedimento.
«Ricordo che alla Camera non c'è stato nessun voto contrario.E anche al Senato non ci sono grandi
opposizioni alla riforma per il semplice fatto che non c'è nessun passo indietro nel processo di
liberalizzazione, principio che deve comunque risultare compatibile con la tutela dei lavoratori». Astorre
sottolinea che «persino in Inghilterrae Germania ci sono piccole restrizioni alle aperture: in Inghilterra i negozi
non rimangono aperti 365 giorni l'anno per 24 ore, eppure l'ecommerce è molto più sviluppato rispetto
all'Italia». Poi aggiunge che «è normale che la legge preveda un sostegno alle piccole imprese commerciali,
semmai porrei attenzione all'articolo 2 (accordi territoriali ndr) che può prestarsi a qualche confusione:
dobbiamo ragionarci un po'. Ma ricordo che è già previsto che gli accordi territoriali non sono vincolantie
come tali se ne potrebbe farea meno».
Foto: Shopping. L'interno di un grande magazzino
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Sistema Moda. Nel Napoletano si è sviluppato un polo che conta 4.581 imprese e 24 mila persone cherealizzano 3,3 miliardi di fatturato Da terra di artigiani a filiera industriale Accanto alle aziende sartoriali di moda maschile, quelle di accessori e i gruppi del fast fashionINNOVAZIONE Dopo l'accordo tra Unione Industriali e Cnr, siglato quest'anno, grande attenzione alla ricercadei nuovi materiali FORMAZIONE Gli allievi del corso Moda e design della Seconda Università di Napoliportano i propri modelli alle sfilate di Milano di questi giorni Francesco Prisco NAPOLI Agli inizi del Novecento la donna vestiva alla francesee l'uomo all'inglese.E in Italia chi meglio di tutti
riusciva a reinterpretare la moda maschile nata sulle rive del Tamigi, con impronta originale, stava ai piedi del
Vesuvio. Parte da qui la storia del successo internazionale del distretto tessilee calzaturiero napoletano, un
sistema economico che, secondo Srm Intesa Sanpaolo, riunisce 4.581 imprese, dà lavoro a quasi 24mila
persone e, tra abbigliamento, materie prime, accessori e scarpe, esprime un valore della produzione intorno
ai 3,3 miliardi. Questo sistema, in poco più di un secolo, si è evoluto strutturandosi in una filiera, ha superato
momenti critici innovando edè cresciuto, restando fedele alla propria vocazione internazionale. «A Napoli-
spiega il presidente dell'Unione industriali Ambrogio Prezioso - trovi grandi firme nate da storici laboratori
artigianali, eccellenti produttori di materie prime ma anche terzisti che lavorano per brand di tutto il mondo».
C'è qualitàe quantità. Parlano i numeri: in Campania, secondo Sistema Moda Italia, ha sede l'8,5% delle
imprese nazionali di settore che rappresentano il 9,9% delle realtà manifatturiere regionali. L'export non è mai
stato un optional: nel 2014, secondo Smi, le vendite oltre confine si sono attestate a quota 444 milioni, con
una crescita del 4,8% sull'anno precedente. Promette benissimo il 2015. «A qualcuno apparirà strano -
commenta Maurizio Marinella, re delle cravatte Made in Naplese presidente della sezione moda dell'Unione -
ma all'estero c'è una rinnovata voglia di Napoli, della nostra eccellenza sartoriale e del nostro stile. Una
tendenza che si traduce nelle performance dell'export». I portabandiera sono quelli della tradizione sartoriale:
Kitone Attolini, cui il Financial Times ha dedicato un servizio, lo stesso Marinellae Isaia& Isaia. Kitonè un
gigante da 108 milioni di fatturato per l'85% dall'export. «Diamo lavoro- sottolinea l'ad Antonio De Matteis - a
780 artigiani. L'estero, se tieni alta la barra della qualità, resta opportunità di crescita». Massimiliano Attolini
che, con il fratello Giuseppe, regge le sorti dell'impresa da 23 milioni di fatturato (export al 90%) e 150
addetti, vuola «continuare l'espansione con monobrand». Stategia in linea con quella di Gianluca Isaia, ad del
marchio da 50 milioni di fatturato (export al 90%) e 270 addetti che ricorda «le recenti aperturea Los Angeles,
Tokyo e New York». L'alta qualità della tradizione la trovi anche nelle scarpe di Benigno cheha messo le
proprie calzature ai piedi degli artisti del San Carlo, nelle pelli di Russo di Casandrino («Realizziamo le
materie prime per le borse di Chanel- dice l'ad Salvatore Marone-e per i cinturini dell'Apple Watch») e nelle
scarpe Dei Mille di Luigi Della Pia e nelle confezioni di Barba alle prese con l'apertura di monomarca in Italiae
all'estero. Ci sono poi le realtà industriali che hanno internazionalizzato anche le produzioni. Vedi alla voce
Carpisa Yamamay (borsee intimo controllato da Pianoforte Holding) con 300 milioni di fatturato, 1.700
addettie 1.300 monomarca di cui 300 all'estero. L'ad Carlo Palmieriè membro con delega al Mezzogiorno del
consiglio di presidenza di Smi. «L'internazionalizzazione- spiega-è imprescindibile. Dal 21 al 23 ottobrea
Napoli si terrà una tre giorni di incontri con buyer internazionali» (si veda l'articolo qui sotto). Ora c'è anche la
chance dei voucher governativi per dotarsi di un export manager, su cui il ministero dello Sviluppo economico
ha investito 19 milioni. Un'opportunità su cui Domenico Menniti, fondatore di Harmont& Blainea spiccata
vocazione internazionale, ha qualche dubbio: «L'internazionalizzazione- spiega- non può essere per tutti. Mi
sarei concentrato sulle medie imprese». Momento di grande evoluzione per il comparto.E per marchi storici
come Cilento che, dopo due secolie mezzo, cambia sede («Da via Medina- spiega il patron Ugo- ci spostiamo
a Riviera di Chiaia») e realtà consolidate come Carpisa che, complice la congiuntura internazionale, valutano
il reshoring. C'è chi invece si concentra sull'innovazione, sulla scia del recente accordo di collaborazione tra
Unindustriae Cnr. Come il brand Fracomina che guarda a tessuti innovativi. «Stiamo approfondendo - spiega
23/09/2015Pag. 29INVESTIRE A NAPOLI
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uno dei soci Ferdinando Prisco le novità della ricerca ed eventuali partnership». Si pensa alla formazione:
qualcuno fa da sé (Kitone Attolini), altri assumono allievi dei corsi in moda e design della Seconda Università
di Napoli che vedono sfilare i propri capi alla settimana della moda di Milano, qualche altro cerca talenti
all'Accademia della Moda di Michele Lettieri. In provincia continuanoa lavorarei terzisti come la Hismos di
Luigi Giamundo: «anche chi produce per private label - sottolinea - rappresenta una fetta importante
dell'economia di settore». Altri, come Carlo Casillo, ha quasi abbandonato il conto terzi: «Stiamo lanciando il
marchio di moda femminile Hanita- spiega- con ottimi riscontri di mercato».E in ultimo c'è l'ecommerce: «Nel
2012 - racconta Paola Marzario della start up Brandon - abbiamo cominciato a distribuire online capi di
abbigliamento. Da un anno abbiamo lanciato i nostri brand Les Sophistiques e Isabella Roma, realizzati
nell'hinterland». Perché il tessile napoletano riescea interpretare con originalità persino la sfida del web.
Foto: Il Laboratorio. L' archivio di tessuti pregiati di una prestigiosa e antichissima sartoria napoletana
Foto: .@MrPriscus
Foto: Secondo di una serie di servizi. La precedente puntata è stata pubblicata il 26 giugno 2015
23/09/2015Pag. 29INVESTIRE A NAPOLI
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SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 23/09/2015 - 23/09/2015 72
Le linee guida REGOLE GENERALI Il bilancio a dimensione d'impresa Meno vincoli per le Pmi Più adempimenti per i conti delle «grandi» Franco Roscini Vitali pL'intento della direttiva si può sintetizzare in poche parole: semplificazione per le imprese di minori
dimensioni e obblighi aggiuntivi per quelli di dimensioni maggiori. Questo emerge dalla lettura dei
«considerando» (premesse) della direttiva: il «considerando 1» precisa che la direttiva tiene conto del
programma per legiferare meglio della Commissione e, in particolare, della comunicazione della
Commissione intitolata «Legiferare con intelligenza nell'Unione europea». Il «considerando 2» rammenta che
il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011 ha esortato a ridurre l'onere normativo nel suo complesso, in
particolare per le Pmi, a livello sia dell'Unione sia nazionale, e proposto misure intese a incrementare la
produttività, ad esempio l'eliminazione degli oneri amministrativi e il miglioramento del quadro normativo per
le Pmi. Il legislatore nazionale, con il Dlgs 139/2015, tiene conto dell'intento del legislatore comunitario e
introduce nel nostro ordinamento il nuovo articolo 2435-ter Cc, che regolamenta il bilancio delle micro
imprese, e detta nuove disposizioni anche per la redazione del bilancio in forma abbreviata nel rispetto del
divieto, previsto dall'articolo 16 paragrafo 3 dalla direttiva, di imporre ulteriori obblighi di informativa rispetto a
quelli previsti. Pertanto, le imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata sono esonerate dalla
redazione del rendiconto finanziario e possono non applicare la valutazione al costo ammortizzato per titoli,
crediti e debiti, ma se stipulano contratti derivati devono seguire le disposizioni destinate alle imprese
maggiori. E questo è condivisibile, perché se un'impresa che redige il bilancio in forma abbreviata decide di
fare ricorso a strumenti finanziari complessi, quali sono i derivati, deve poi essere in grado di gestirli: con
questa previsione, forse, finiranno alcune contestazioni e i relativi contenziosi. Ma anche per le micro-imprese
il nostro legislatore ha calibrato le semplificazioni che riguardano, in particolare, la possibilità di non
presentare la nota integrativa se alcune informazioni sono riportate in calce allo stato patrimoniale. Tuttavia,
anche le micro devono effettuare il deposito del bilancio perché il Mef non ha recepito la possibilità, contenuta
nella direttiva, di esonero da tale obbligo: nel nostro Paese soltanto le imprese costituite in forma diversa
dalle società di capitali ne sono esonerate. Per le imprese maggiori, invece, vi sono obblighi aggiuntivi che
riguardano, in alcuni casi la totalità di esse, mentre in altri soltanto alcune. Per tutte, l'articolo 2423, comma 1,
include ora nel bilancio anche il rendiconto finanziario (nuovo articolo 2425-ter) che, pertanto, è parte
integrante dello stesso al pari di stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa. La relazione precisa
che la presentazione del rendiconto finanziario migliora in modo significativo l'informativa sulla situazione
finanziaria della società. Interessano soltanto alcune imprese, invece, le disposizioni relative alla
contabilizzazione e valutazione degli strumenti finanziari derivati. Si deve tenere conto che l'applicazione di
molte delle nuove disposizioni richiede l'ausilio dei principi contabili. Pertanto, il comma 3 dell'articolo 12
dispone che l'Organismo italiano di contabilità aggiorni i principi contabili nazionali sulla base delle
disposizioni contenute nel decreto legislativo e delle conseguenti modifiche apportate a codice civile e Dlgs
127/1991. A tale proposito, la norma cita l'articolo 9-bis del Dlgs 38/2005 e la relazione rammenta che tale
decreto riconosce nell'Oic il soggetto istituzionalmente preposto a fornire supporto sia al Parlamento sia agli
organi governativi nel processo di formazione della normativa e della regolamentazione contabile, compresa
l'elaborazione dei principi contabili. La relazione precisa che i principi contabili saranno di particolare utilità
con riferimento alla prima applicazione delle nuove disposizioni. Inoltre, ai principi contabili occorrerà fare
riferimento per la declinazione pratica, compresa la descrizione delle possibili casistiche, di alcune norme di
carattere generale riferite, ad esempio, ai principi di rilevanza e della sostanza economica: medesimo
discorso per l'applicazione di aspetti specifici di carattere tecnico riguardanti, per esempio, operazioni di
copertura, costo ammortizzato e attualizzazione. Tuttavia, alcune disposizioni non richiedono particolari
spiegazioni: per esempio, le imprese devono predisporre il piano dei conti che sarà utilizzato dall'1 gennaio
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2016.
I punti chiaveLA RILEVANZA Il Dlgs 139/2015 modifica, tra le altre cose, anche i principi generali di redazione del
bilancio. Infatti, nell'articolo 2423 è inserito un nuovo comma che così dispone: «Non occorre rispettare gli
obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia
effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi gli obblighi in tema
di regolare tenuta delle scritture contabili. Le società illustrano nella nota integrativa i criteri con i quali hanno
dato attuazione alla presente disposizione». Con queste disposizioni il legislatore introduce in via esplicita il
principio di rilevanza (detto anche di "materialità") come ideale completamento del principio di
rappresentazione veritiera e corretta. La previsione espressa del principio generale si accompagna
all'eliminazione di alcune regole di dettaglio nelle quali, in precedenza, il concetto di rilevanza era previsto
PICCOLE IMPRESE Nella riformata versione del codice, le piccole società hanno "facoltà" di godere delle
semplificazioni previste (anche solo di alcune di queste), redigendo un bilancio in forma abbreviata. Questo
significa che tali società, laddove lo ritenessero opportuno, possono fornire indicazioni aggiuntive rispetto a
quelle previste dal 2435-bis od utilizzare le disposizioni del bilancio redatto in forma "ordinaria". Peraltro è
sempre valida la previsione di dover riportare "informazioni complementari", laddove queste siano necessarie
per fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione aziendale (articolo 2423, comma 3). Le
semplificazioni inerenti la redazione dello stato patrimoniale sono rimaste, di fatto, invariate. È stata, però,
eliminata la previsione di dover detrarre direttamente nel prospetto gli ammortamenti e le svalutazioni dalle
immobilizzazioni materiali e immateriali. Tale informazione è reperibile nella nota integrativa (articolo 2427,
comma 1, n. 2)
BILANCIO ORDINARIO Il recepimento della direttiva 2013/34 comporta anche modifiche agli schemi di
bilancio che, a partire dall'esercizio 2015, saranno redatti in tre diverse forme, in base alle dimensioni
dell'impresa. Per quanto riguarda il bilancio in forma ordinaria, a seguito del recepimento della direttiva, non
potranno più essere iscritte, né nelle immobilizzazioni finanziarie, né nell'attivo circolante, le azioni proprie
che andranno evidenziate, con segno negativo, in una apposita riserva del patrimonio netto. Di contro è
prevista l'espressa iscrizione sia all'attivo sia al passivo (tra i fondi per rischi ed oneri) degli "strumenti
finanziari derivati passivi". Inoltre, poiché non sarà più possibile capitalizzare i costi di ricerca e di pubblicità
tra le immobilizzazioni immateriali, la voce B.I.2 si limiterà a prevedere l'iscrizione dei soli "costi di sviluppo"
RENDICONTO FINANZIARIO Cambiano i prospetti nei documenti contabili del 2016 e il rendiconto
finanziario entra tra gli schemi obbligatori del bilancio. Sono esentate solo le microimprese e le società che
redigono il bilancio abbreviato. La presentazione del rendiconto finanziario, già obbligatoria per le società
quotate, migliora in modo significativo l'informativa finanziaria sulla situazione della società. Infatti gli
aggregati finanziari contenuti nel prospetto esprimono il fabbisogno monetario della società e descrivono in
modo analitico i processi di raccolta e di impiego dei fondi. Non è previsto un contenuto minimo del
documento, ma vengono indicati gli obiettivi che questo deve prefiggersi: evidenziare l'ammontare e la
composizione delle disponibilità liquide e i flussi finanziari dell'esercizio riconducibili all'attività operativa, a
quella di finanziamento e a quella di investimento nonché i rapporti con i soci
VALUTAZIONI Cambiano i criteri di valutazione in tema di ammortamento dell'avviamento e dei costi di
sviluppo, ammodernando alcune previsioni normative allineandole a prassi e tecniche contabili già diffuse in
ambito nazionale ed internazionale, tra cui l'uso del costo ammortizzato ed il trattamento contabile delle poste
in valuta. In particolare, cambiano le modalità di determinazione dell'ammortamento dell'avviamento e dal 1°
gennaio 2016, l'avviamento dovrà essere ammortizzato secondo la sua vita utile e, solo nei casi eccezionali
in cui non sia possibile effettuare una stima attendibile della sua vita utile, l'avviamento dovrà essere
ammortizzato in un periodo non superiore a dieci anni. Un cambiamento simile a quello appena descritto per
l'avviamento, interessa anche le modalità di determinazione dell'ammortamento dei costi di sviluppo
capitalizzati
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Bilanci semplificati NUOVE OPZIONI Dal 2016 rendicontazione abbreviata per agevolare le piccole imprese L'allineamento con le disposizioni europee e parametri di identificazione Matteo Pozzoli pIl tessuto economico europeo si compone in massima misura di imprese di piccole e medie dimensioni
(circa il 99%). Il progetto della stesura della direttiva 2013/34/Eu è partito proprio dal presupposto di «pensare
prima alle piccole imprese» («think small first»). Il legislatore nazionale, quindi, muovendo dalle disposizioni
europee nonché in coordinamento con le conseguenti nuove previsioni introdotte con il recepimento della
direttiva, ha previsto semplificazioni del tutto nuove per il panorama giuscontabile nazionale. In questo
contesto, la scelta forse più evidente consiste nell'aver introdotto, ai fini rendicontativi, la categoria delle
micro-imprese, di cui parleremo in seguito. Si evidenzia da subito che le nuove disposizioni in materia di
piccole e micro imprese entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2016 e non possono essere adottate per i
prossimi bilanci degli esercizi 2015. Per le piccole società (articolo 2435-bis, Cc), giova, prima di tutto rilevare
che il legislatore ha optato per mantenere invariati i parametri quantitativi previsti per la loro identificazione,
pur potendo optare per incrementare o decrementare tali valori. Le soglie di riferimento indicate nel novellato
articolo 2435-bis sono: 1 totale dell'attivo dello stato patrimoniale: 4.400.000 euro; 1 ricavi delle vendite e
delle prestazioni: 8.800.000 euro; 1 dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 50 unità. Una società è
piccola, come previsto anche nell'attuale articolato, quando non supera per due esercizi consecutivi almeno
due dei predetti limiti (articolo 2435-bis, comma1). Specularmente, una società non rientra più nella categoria
delle piccole quando supera per due esercizi consecutivi le richiamate soglie (articolo 2435-bis, comma 8). È
opportuno premettere che, anche nella novellata versione del codice, le piccole società hanno "facoltà" di
godere delle semplificazioni previste (anche solo di alcune di queste), redigendo un bilancio in forma
abbreviata. Questo significa che tali società, laddove lo ritenessero opportuno, possono fornire indicazioni
aggiuntive rispetto a quelle previste dal 2435-bis od utilizzare le disposizioni del bilancio redatto in forma
"ordinaria". Peraltro, vale la pena ricordare che è sempre valida la previsione di dover riportare "informazioni
complementari", laddove queste siano necessarie per fornire una rappresentazione veritiera e corretta della
situazione aziendale (articolo 2423, comma 3). Le semplificazioni inerenti la redazione dello stato
patrimoniale sono rimaste, di fatto, invariate. È stata, però, eliminata la previsione di dover detrarre
direttamente nel prospetto gli ammortamenti e le svalutazioni dalle immobilizzazioni materiali e immateriali.
Tale informazione è reperibile nella nota integrativa (articolo 2427, comma 1, n.2). Nel conto economico, a
seguito dell'introduzione di un'apposita contabilizzazione per gli strumenti finanziari derivati, è concesso che
possano essere aggregati con i valori concernenti le rivalutazioni delle partecipazioni, immobilizzazioni
finanziarie e titoli del circolante diversi dalle partecipazioni -disposizione già esistente- anche le
rideterminazioni di valore in aumento degli strumenti finanziari derivati. Lo stesso dicasi per le svalutazioni dei
sopra richiamati elementi che possono essere aggregate con i decrementi di valore dei derivati. Sempre
restando al contesto dei prospetti quantitativi, le società piccole sono esentate dalla predisposizione del
rendiconto finanziario. Il codice civile "sperimenta", poi, le semplificazioni in termini di criteri di valutazione.
Nonostante, infatti, il codice civile abbia introdotto il criterio del costo ammortizzato per titoli immobilizzati,
crediti e debiti, sono stati confermati per le piccole gli attuali criteri di valutazione previsti, ossia: costo di
acquisto per i titoli immobilizzati; valore di presumibile realizzo per i crediti; e valore nominale per i debiti. Le
società piccole possono, poi, fruire di una serie di importanti agevolazioni concernenti la redazione della nota
integrativa. In termini di impostazione, si evidenzia che mentre l'attuale previsione codicistica indica in
negativo cosa le imprese possono non inserire in nota, il "nuovo" disposto indica in positivo, come previsto
dall'impostazione di «massima armonizzazione» («maximum harmonisation») della direttiva), le informazioni
che devono essere riportate. Non è questa la sede per poter esaminare nel dettaglio le modifiche apportate.
In prima istanza, appare che l'informativa risulti inferiore rispetto al vigente contesto. In ultimo, è riproposta la
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previsione per la quale le società piccole che rientrano nei parametri di cui all'articolo 2435-bis possano non
redigere la relazione sulla gestione se forniscono le informazioni di cui ai numeri 3 e 4 dell'articolo 2428, Cc
(numero e valore nominale delle azioni possedute, acquistate e alienate) nella nota integrativa.
In sintesi8 Parametri quantitativi delle soglie invariati rispetto all'attuale previsione
8 Stato patrimoniale: semplificazioni "confermate". Eliminata la previsione della detrazione diretta nel
prospetto degli ammortamenti e delle svalutazioni dalle immobilizzazioni materiali e immateriali;
8 Rendiconto finanziario: esenzione dalla predisposizione;
8 Nota integrativa: previsione "in positivo" delle informazioni da fornire;
8 Relazione sulla gestione: confermata l'esenzione dalla predisposizione. Le scelte del legislatore in merito
alle semplificazioni del bilancio in forma abbreviato delle piccole società 8Conto economico: semplificazioni
"confermate". Aggregazione delle movimentazioni degli strumenti finanziari derivati che transitano in conto
economico (D18d e D19d) rispettivamente con le altre rivalutazioni e svalutazioni degli strumenti finanziari
(D18a-c e D19a-c); 8Criteri di valutazione: esenzione dall'utilizzo del costo ammortizzato per titoli, crediti e
debiti, per i quali sono confermati gli attuali criteri;
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Milano Moda Donna / MF fashion Fashion shiner, a Milano debutta un ponte tra Italia e Cina Giulia Sciola Si chiama Fashion shiner ed è il nuovo ponte tra Italia e Cina. Alla base l'interesse crescente dell'ex Celeste
Impero nei confronti del made in Italy, confermato dalla partnership tra la Cnmi-Camera nazionale della moda
italiana, l'e-commerce di abbigliamento Jd.com e l' Europe design center. «Lo scorso agosto in Cina abbiamo
firmato un accordo davvero importante», ha dichiarato il presidente onorario di Cnmi Mario Boselli: «Abbiamo
selezionato quattro stilisti emergenti cinesi che domenica 27 settembre presenteranno le loro collezioni a
Milano moda donna con sfilate o eventi in shwroom». I new names sono quelli di Lin Gu, Ali Tan, Xiaoyan Xu
e Ivy Hu, scelti per il loro approccio originale alla creatività. «La volontà di promozione va però anche in
direzione opposta, dall'Italia verso la Cina, con l'obiettivo di aiutare soprattutto le piccole medie imprese, a
vendere online a Est», ha spiegato Alan Zhong, operation director di Europe design center, che ha precisato
come domenica prossima Jd.com, che è il secondo e-tailer in Cina con un fatturato di 7 miliardi di dollari
(circa 6,2 miliardi di euro al cambio di ieri) nel secondo trimestre (+6%) e un traffico giornaliero di 120 milioni
di utenti, annuncerà il lancio di Italian fashion mall, una piattaforma che opererà per sostenere lo sviluppo dei
brand italiani nel territorio cinese. (riproduzione riservata)
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diffusione:104189tiratura:173386
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