MADE IN ITALY DA RAFFORZARE La pera piace, ma l'export non ... · il 70% della produzione...

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FILIERA ORTOFRUTTA 1327 ott.-2 nov. 2017

MADE IN ITALY DA RAFFORZARE

Da quattro anni i consumi interni aumentano, sui mercati esteri (solo nell'ultima campagna) segnano ­13%

La pera piace, ma l'export non tira A rilento il processo di internazionalizzazione: il 93% della produzione rimane nel mercato Ue

I consumi di frutta e ver-dura per anni hanno fattosoffrire. Complice la

grande crisi economica, la spe-sa delle famiglie italiane perquesti prodotti, nel complesso, a partire dal 2008 è progressi-vamente diminuita. Salvo qualche timido segnale di ri-presa alla fine del 2016 e nel primo semestre di quest'anno che lascia ben sperare.

Ma per alcune specie difrutta la ripresa è già realtà. È il caso del comparto della frutta a guscio, nell'insieme, e poi di un prodotto, come la pera, ritenuto fino a ieri «in-differenziato». Quasi unacommodity.

Le campagne di promozio-ne, in particolare per la pera Igp dell'Emilia Romagna (re-gione dove si concentra oltre il 70% della produzione na-zionale) sicuramente hanno aiutato. Sta di fatto che i con-sumi di pere in Italia sono inaumento da quattro anni.

Nel 2000, in base a elabo-razioni di Cso Italy, se ne con-sumavano quasi 460mila ton-nellate. Poi, sia pure in modo discontinuo, il progressivo ca-lo che nel 2013 è arrivato a

toccare il fondo con poco piùdi 305mila tonnellate. E que-sto per un valore di quasi 544milioni di euro.

Nel 2014 la risalita: gli ac-quisti sono stati pari a 344.195 tonnellate, per una spesa di circa 593 milioni. Nel 2015 si è passati a 377mila tonnellate circa, con un balzo del valore a 647 milioni. Nel 2016 i con-sumi hanno quindi superato le393mila tonnellate, per una spesa di 677 milioni.

Un trend positivo che èproseguito anche nel periodoconsilidato gennaio-agosto 2017, con oltre 236mila ton-nellate e 425 milioni in valore, già in crescita di circa l'1% ri-spetto allo stesso periodo2016. Il resto, verosimilmente proiettato ancora in aumento, verrà ora con la fine dell'annoin corso.

Ma se i consumi internisi sono risvegliati, non al-trettanto si può dire per le

esportazioni. È infatti sulfronte dell'export che la fi-liera - dai produttori ai di-stributori, con il sostegnodelle istituzioni - dovrà la-vorare di più per affermarela valenza della produzionedi pere italiane. A partiredalla varietà Abate che rap-presenta quasi un «unicum»nel panorama internaziona-le, per i suoi standard diqualità e caratteristiche or-ganolettiche.

I numeri per ora non sonoincoraggianti, anzi. Nella campagna 2016-17 (mese ter-minante maggio di quest'an-no) le esportazioni di pere ma-de in Italy sono diminuite del 13%, a 133mila tonnellate: il livello più basso degli ultimi cinque anni. Questo per un valore di 162 milioni di euro, in calo del 4% nonostante ilprezzo medio (1,22 euro il chilo) sia aumentato dell'11%rispetto al 2016.

Altro limite della pe-ricoltura italiana è rappresen-tato dalle destinazioni. Il 93% della produzione rimane infat-ti nel mercato Ue. Con la Ger-mania che assorbe il 40% deltotale, la Francia il 15%, Au-stria e Romania il 7% ciascu-na, la Gran Bretagna il 4 percento. Tutti paesi comunque in leggero calo. Mentre la pre-senza nei mercati extra-Ue-28 è ferma a un 4% del totale (2% in Svizzera, 1% ciascuno in Albania e Norvegia. E con volumi anche lì in calo. InNord America, per ora, sonoandate solo 523 tonnellate.

Argomenti, oltre ai numeri,sui quali la filiera avrà modo di riflettere alla seconda edi-zione di FuturPera, evento in-ternazionale dedicato al setto-re organizzato da Oi (Organiz-zazione interprofessionale) Pera e Ferrara Fiere e Con-gressi, con il contributo di A&A Broker assicurativi e Bper Banca, che si terrà nella città estense dal 16 al 18 no-vembre prossimo. O

PAGINA A CURA DIMASSIMO AGOSTINI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PROGETTO DI FILIERA

P er adesso sono 11 inEmilia Romagna, più

una nelle Marche. Ma leaziende agricole che pro-ducono noci potrebberodiventare presto decine,centinaia. Non solo inqueste due regioni, ma intutta Italia; accomunate daun progetto di filiera cheoltre a garantire redditoagli agricoltori ha l'ambi-zione di incrementare l'of-ferta di noci di qualità, peril consumo diretto e perl'industria alimentare.

Il progetto si chiama«In-Noce» e le aziende pi-lota dell'iniziativa - capo-fila è New Factor di Rimi-ni, con la partecipazionedell'azienda agricola SanMartino di Forlì e il coin-volgimento di Agrintesa,Università di Bologna, Ca-nale emiliano romagnolo,la società di ricerca Aretée Iter, cooperativa di ricer-catori impegnati nellamessa a punto delle cartedei suoli - l'hanno presen-tato alla Regione EmiliaRomagna nel quadro delProgramma di svilupporurale dedicato al finanzia-mento delle imprese.

«In-Noce» prevede unpiano di investimenti da 2milioni di euro (l'importomassimo finanziabile per icosiddetti «settori minori»come quello della frutta aguscio) e una superficieiniziale coltivata a nocetodi 250 ettari, ai quali siaggiungerà un finanzia-mento di 1,5 milioni per larealizzazione degli im-pianti.

Tutta la produzione diquesto «pool» di aziendesarà commercializzato daNew Factor, azienda spe-cializzata nella lavorazio-

ne e commercializzazionedi snack naturali a base difrutta secca e disidratata.Tra gli impegni assunti daNew Factor, l'obbligo diritiro della produzione e ladefinizione di un prezzoconcordato con i conferen-ti, che sarà comunque sta-bilito in base a fasce diqualità.

«San Martino e NewFactor credono e investo-no nella filiera della noceda quasi vent'anni - haspiegato Alessandro Anni-bali, amministratore dele-gato di New Factor e

dell'azienda agricola SanMartino -. Con "In-Noce"raggiungiamo un nuovotraguardo che ci permettedi essere sempre più ilpunto di riferimento per ilsettore della nocicoltura inEmilia Romagna e in Ita-lia. L'investimento di NewFactor nel progetto, circaun milione di euro, vienefatto nella convinzioneche il prodotto abbia anco-ra grandi potenzialità dicrescita in un mercatosempre più interessato alconsumo della frutta sec-ca. New Factor e San

Martino mettono a dispo-sizione la loro esperienzain tutti gli step, dalla pro-duzione alla lavorazione,fino alla commercializza-zione, con un'idea di faresistema che reputiamovincente».

Attualmente, ha aggiun-to Annibali, «la nocicol-tura in Emilia Romagnaconta 307 aziende e 704ettari che nei prossimi die-ci anni potrebbero però di-ventare 7mila».

«Per le aziende coinvol-te nel progetto i vantaggisono molteplici - ha sotto-

lineato Alessandro Zampa-gna, direttore operativo diNew Factor – La rete per-mette un'integrazione trale aziende di tutte le fasi:produzione, smallatura, es-siccazione, calibratura, se-lezione e infine commer-cio. Il tutto potendo usu-fruire di impianti all'avan-guardia. Parte degliinvestimenti viene indiriz-zata proprio al potenzia-mento di una tecnologianei canoni di un'industria4.0, per una produzionemaggiormente digitalizza-ta e interconnessa». O

In Romagna il noce mette radicie il piano New Factor spinge sul Psr

I CONSUMI DI PERE IN ITALIA(Trend 2013­2017 in volume e valore

Anno Tonnellate Migliaia di euro

2013 305.041 543.651

2014 344.195 592.964

2015 377.267 647.272

2016 393.352 677.032

2017* 236.287 425.346

* Gennaio­agostoFonte: elaborazioni Cso Italy

AZIENDA PILOTA

L' azienda agricola SanMartino, alle porte di

Forlì, può già contare su 50ettari dove dimorano quasi13mila piante di noce. Chequest'anno hanno garantitorese elevate, intorno a 6 ton-nellate per ettaro. E nel2018, con un nuovo impian-to di prima lavorazione, po-trà garantire fino a 40 ton-

nellate al giorno di noci.Durante la raccolta dei

frutti, partita a metà settem-bre e fino a tutto ottobre,Alessandro Annibali ha or-ganizzato la XIII edizionedella «Giornata della Noce»annunciando il progetto difiliera «In-Noce». Il patrondella San Martino (e di NewFactor, la società commer-

ciale che completa la filiera)ha spiegato che «quest'annosi chiude un ciclo, partito nel 2004 con l'entrata in produ-zione di noci piantati nel1997-98. Da domani proce-deremo con i primi espiantiper fare nuovi investimentiche, in prospettiva, ci con-sentiranno di "servire" unaproduzione in forte aumento

in tutto il territorio». «L'ac-cordo che abbiamo siglatocon i produttori locali traRomagna e Marche è aper-to», ha sottolineato Annibali.Avvertendo comunque che«coltivare noci non è sempli-ce, richiede perizia. Il 2017 aesempio è stato un annocomplicato». Con alternanzadi freddo, caldo, gelate tardi-

ve e siccità. Persino ventocon raffiche da 130 chilome-tri orari che hanno rotto oltre2mila tutori in pino tornito.

Ma chi ci crede potrà es-sere ripagato. Anche perchéil mercato europeo registraattualmente una produzionedi 50mila tonnellate l'anno, afronte di una domanda alconsumo di 500mila. O

San Martino produce già 6 tonnellate a ettaro